L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XXIII)

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XXIII)

INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE Che comprende LA STORIA DELLE SETTE ETÁ DELLA CHIESA CATTOLICA.

DEL VENERABILE SERVO DI DIO BARTHÉLEMY HOLZHAUSER RESTAURATORE DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA IN GERMANIA.

OPERA TRADOTTA DAL LATINO E CONTINUATA DAL CANONICO DE WUILLERET.

PARIS, LIBRAIRIE DE LOUIS VIVÈS, ÉDITEUR RUE CASSETTE, 23 – 1856 –

LIBRO SETTIMO.

§ IV.

Condanna della grande prostituta che siede sulle grandi acque.

CAPITOLO XVII. – VERSETTI 1-12.

Et venit unus de septem angelis, qui habebant septem phialas, et locutus est mecum, dicens: Veni, ostendam tibi damnationem meretricis magnæ, quæ sedet super aquas multas, cum qua fornicati sunt reges terræ, et inebriati sunt qui inhabitant terram de vino prostitutionis ejus. Et abstulit me in spiritu in desertum. Et vidi mulierem sedentem super bestiam coccineam, plenam nominibus blasphemiae, habentem capita septem, et cornua decem. Et mulier erat circumdata purpura, et coccino, et inaurata auro, et lapide pretioso, et margaritis, habens poculum aureum in manu sua, plenum abominatione, et immunditia fornicationis ejus. Et in fronte ejus nomen scriptum: Mysterium: Babylon magna, mater fornicationum, et abominationum terræ. Et vidi mulierem ebriam de sanguine sanctorum, et de sanguine martyrum Jesu. Et miratus sum cum vidissem illam admiratione magna. Et dixit mihi angelus: Quare miraris? ego dicam tibi sacramentum mulieris, et bestiæ, quæ portat eam, quae habet capita septem, et cornua decem. Bestia, quam vidisti, fuit, et non est, et ascensura est de abysso, et in interitum ibit: et mirabuntur inhabitantes terram ( quorum non sunt scripta nomina in libro vitae a constitutione mundi) videntes bestiam, quæ erat, et non est. Et hic est sensus, qui habet sapientiam. Septem capita, septem montes sunt, super quos mulier sedet, et reges septem sunt. Quinque ceciderunt, unus est, et alius nondum venit: et cum venerit, oportet illum breve tempus manere. Et bestia, quæ erat, et non est: et ipsa octava est: et de septem est, et in interitum vadit. Et decem cornua, quæ vidisti, decem reges sunt: qui regnum nondum acceperunt, sed potestatem tamquam reges una hora accipient post bestiam.

[E venne uno dei sette Angeli, che avevano le sette ampolle, e parlò con me, dicendo: Vieni, ti farò vedere la condannazione della gran meretrice che siede sopra molte acque, colla quale hanno fornicato i re della terra, e col vino della cui fornicazione si sono ubbriacati gli abitatori della terra. E mi condusse in ispirito nel deserto. E vidi una donna seduta sopra una bestia di colore del cocco, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. E la donna era vestita di porpora e di cocco, e sfoggiante d’oro e dì pietre preziose e di perle, e aveva in mano un bicchiere d’oro pieno di abbominazione e dell’immondezza della sua fornicazione: e sulla sua fronte era scritto il nome: Mistero: Babilonia la grande, la madre delle fornicazioni e delle abbominazioni della terra. E vidi questa donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E fui sorpreso da grande meraviglia al vederla. E l’Angelo mi disse: Perché ti meravigli? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la porta, la quale ha sette teste e dieci corna. La bestia, che hai veduto, fu, e non è, e salirà dall’abisso, e andrà in perdizione: e gli abitatori della terra (ì nomi dei quali non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo) resteranno ammirati vedendo la bestia che era e non è. Qui sta la mente che ha saggezza. Le sette teste sono sette monti, sopra dei quali siede la donna, e sono sette re. Cinque sonò caduti, l’uno è, e l’altro non è ancora venuto: e venuto che sia, deve durar poco tempo. E la bestia, che era e non è, essa ancora è l’ottavo: ed è di quei sette, e va in perdizione. E le dieci coma, che hai veduto, sono dieci re: i quali non hanno per anco ricevuto il regno, ma riceveranno la potestà come re per un’ora dopo la bestia.]

I. Vers. 1. – E venne uno dei sette angeli che portavano le sette coppe, e mi parlò, dicendo: Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta che siede su molte acque. Questo Angelo che annuncia a San Giovanni la condanna della grande meretrice è, come è detto nel testo stesso, uno dei sette Angeli che portavano le sette coppe dell’ira di Dio. Questo Angelo è solo, e parla a nome di tutti: è sempre per farci vedere l’unità di azione, di principio e di dottrina che unisce tutte le potenze del cielo e la Chiesa trionfante; così come San Giovanni che, rappresentante unico della Chiesa militante, rappresenta anche la stessa unità in questa Chiesa. E questi due ambasciatori che conferiscono insieme, sulla caduta del nemico, con le loro rispettive potenze, è ancora un’altra figura che mostra la stretta unione che esiste tra i Santi del cielo e quelli della terra. Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta. Vieni, cioè, risvegliate la vostra attenzione, e distogliete i vostri occhi dalle cose terrene, e badate solo a ciò che vi mostrerò in spirito ed immaginazione; poiché, ecco, questa è la condanna della grande prostituta. Nel capitolo precedente abbiamo visto in primo luogo l’esecuzione di questa sentenza, una sentenza che si rivela a San Giovanni solo in un secondo momento, in questo capitolo. La ragione di questa inversione era quella di non turbare l’ordine della narrazione delle sette piaghe. Vediamo in questo anche una figura di ciò che accadrà effettivamente nella consumazione di queste piaghe, cioè che la maggior parte degli uomini degli ultimi tempi non conoscerà i motivi di questa sentenza fino a dopo la sua esecuzione, perché allora non sarà possibile conoscerne le ragioni.; infatti i resti degli uomini che sono sopravvissuti a questo disastro … saranno presi da terrore e daranno gloria a Dio, e i Giudei diranno: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore“. – Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta. Ti mostrerò i decreti di Dio, che finalmente porterà una giusta e terribile vendetta sui malvagi. Perché questa grande prostituta è Babilonia, che rappresenta figurativamente la massa universale degli empi di tutti i luoghi e di tutti i tempi. (Vedi Sant’Agostino, Enarrat. secunda in Psal. XXVI, e San Prospero, In dim. temp.). Colei che siede sulle grandi acque, cioè sui popoli, le nazioni e le lingue, secondo l’Apocalisse stessa, (XVII, 15): « Le acque che avete visto, dove siede la meretrice, sono i popoli, le nazioni e le lingue ».

Vers. 2 – … con la quale i re della terra sono stati corrotti e gli abitanti della terra sono stati ubriacati con il vino della sua prostituzione. Come è stato detto, San Giovanni paragona la massa universale degli empi ad una prostituta, così come paragona, per contrasto, la Chiesa di Gesù Cristo ad una donna. Vedremo di seguito che cosa sia questa prostituta con la quale si sono corrotti i re della terra. L’Apostolo chiama questi re i “re della terra”, per chiarire che non si tratta di tutti i re, ma solo di quelli della terra, cioè dei principi malvagi dediti ai piaceri terreni, che hanno prostituito i loro cuori corrompendosi con la prostituta, considerandosi i padroni assoluti della terra, imponendo il loro giogo di ferro sui loro sudditi, ed esercitando la loro tirannia con atti puramente arbitrari, senza preoccuparsi dei giudizi di Dio, che è il Re dei re. E gli abitanti della terra si sono ubriacati con il vino della sua prostituzione. Questo vino di prostituzione sono le tre concupiscenze di cui parla San Giovanni: l’amore dei piaceri, la sete delle ricchezze e l’orgoglio della vita.  Perché 1° il vino inebria e produce sugli uomini lo stesso effetto dei piaceri carnali e terreni, specialmente quando sono assecondati con passione. 2° Il vino toglie la sete per un momento, ma se bevuto in eccesso la eccita ulteriormente, come le ricchezze eccitano l’avidità. 3° Produce un vapore, o un fumo come quello dell’orgoglio, che stordisce per un momento e si disperde poi nell’aria. 4° Il vino è piacevole da bere e soddisfa i sensi come i piaceri della terra. 5° Il vino è come il fuoco, e dovrebbe essere usato con cautela, e non gli dovrebbe mai essere permesso di prendere il sopravvento; e così, secondo San Paolo, un uomo dovrebbe anche godere dei beni terreni con moderazione, e come se non ne godesse. E gli abitanti della terra sono stati ubriacati con il vino della sua prostituzione, cioè il maggior numero di uomini che hanno abusato dei doni di Dio sulla terra, e che sono stati ubriacati con il vino dei piaceri, delle ricchezze e degli onori condannati da Gesù Cristo, apparterranno agli abitanti di Babilonia e subiranno la stessa sorte, soprattutto se persistono nei loro vizi. Questo vino è chiamato il vino della prostituzione, perché fa perdere la ragione, la fede, il timore di Dio, la distinzione tra il bene e il male e il ricordo dei fini ultimi; e perché gli uomini dimenticano Dio e si prostituiscono alla creatura (Isaia, XXVIII, 7): « Ma quelli d’Israele sono così pieni di vino che non sanno quello che fanno. Il sacerdote e il profeta sono senza conoscenza nell’ubriachezza che li possiede; sono assorbiti dal vino, barcollano come se fossero ubriachi, non hanno conosciuto la profezia, non hanno conosciuto la giustizia. Tutti i tavoli sono così pieni di fetore e di ciò che vomitano, che non c’è più un posto pulito ».

II. Vers. 3. – Ed egli mi trasportò in spirito nel deserto, e vidi una donna seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. – 1° L’angelo portò San Giovanni in spirito nel deserto, cioè fuori dalla Chiesa di Dio, che è la terra irrigata dalle acque della sua grazia e resa feconda dal Sole della giustizia e della verità. Nel deserto, cioè nel luogo delle abominazioni e dell’aridità, dove c’è una completa assenza di opere buone. Nel deserto, dove le piante dei giusti sono appassite e la terra della Chiesa è diventata sterile. – Nel deserto, dove si trovano solo pietre, che sono i cuori degli uomini induriti dal peccato. Nel deserto, dove gli uomini infiammati dalle loro passioni sono numerosi come la sabbia ardente che copre la sua superficie. Nel deserto, abitato da bestie feroci, da mostri, da empi, da malvagi, da tiranni, da oppressori di vedove e orfani. Nel deserto, la tana dei rettili, degli ingannatori, dei corruttori e dei seduttori. Nel deserto, abitato da demoni, dagli ingiusti, dai ribelli, da empi, peccatori, malvagi, profani, dagli assassini dei loro padri e delle loro madri, dagli omicidi, dai fornicatori, dagli abominevoli, da ladri di schiavi, bugiardi, spergiuri e da tutti coloro che sono contrari alla sana dottrina (Vedere. I. Tim, 1, 9). Ora la prostituta abita in questo deserto, perché fugge dalla dolce e benefica luce della terra fertile, per inaridirsi e svanire al sole ardente delle passioni. Cerca la solitudine e la segretezza per nascondere la sua vergogna, e per indulgere nei suoi abomini in sicurezza. Il deserto è dunque il luogo del suo ritiro e della sua dimora abituale; è lì che gli apostati, che lasciano la terra della fecondità, vanno a cercarla, e questa donna esce dal suo ritiro solo per cercare vittime da divorare, soprattutto se si sente abbandonata dai suoi cortigiani abituali. E vidi una donna seduta su una bestia color scarlatto. Questa donna, dunque, è la prostituta di cui abbiamo appena parlato, e che l’Apostolo continua a descrivere con colori tali che è impossibile fraintenderla. Questa donna non deve essere confusa con quella che rappresenta la Chiesa, e di cui si parla in questi termini, nel cap. XII, 6: « E la donna fuggì nel deserto dell’Ovest, dove aveva un rifugio che Dio aveva preparato per lei, per essere nutrita per milleduecentosessanta giorni. »  Infatti, sebbene la Chiesa e il mondo siano entrambe rappresentate da due donne, e sebbene queste donne abbiano ciascuna un riparo nel deserto, si vede chiaramente la differenza tra l’una e l’altra dal contesto, e in particolare da quei passaggi in cui si dice che una di queste donne è una prostituta seduta su una bestia scarlatta; mentre l’altra donna, che rappresenta la Chiesa, fugge nel deserto, che non era la sua casa, ma solo un luogo di ritiro che Dio aveva preparato per lei. – Questa differenza diventa molto più chiara, fino all’ovvietà, dal testo seguente: « E ci fu una grande battaglia in cielo (cioè nella Chiesa militante, quando fuggì nel deserto): Michele e i suoi Angeli combatterono contro il dragone, e il dragone combatté con i suoi angeli. Ma questi erano i più deboli e il loro posto non era più in cielo; » cioè nella Chiesa, che si era impadronita del deserto d’Occide. Vedi sopra, cap. XII. Così Dio ha preparato questo ritiro per la sua Chiesa nel deserto con la lotta che San Michele e i suoi Angeli, guidando gli apostoli della Germania e di tutto l’Occidente, hanno condotto contro il dragone e la prostituta; e questi ultimi erano i più deboli e hanno dovuto cedere la loro dimora alla donna che Dio proteggeva. Ma la prostituta sedeva nel deserto su una bestia color scarlatto. Queste ultime parole designano perfettamente il carattere di questa donna; poiché nient’altro può essere inteso da queste parole così espressive, se non le orribili persecuzioni e i fiumi di sangue, per cui la prostituta sedeva nel deserto, assicurandosi il suo impero sul mondo con le persecuzioni. – 2 ° Questa bestia color scarlatto, sulla quale la prostituta sedeva, non è altro che il dragone o il diavolo, che è l’autore di tutti gli omicidi; poiché egli era omicida fin dall’inizio. Questo è ciò che Gesù Cristo stesso dimostrò ai Giudei, che sostenevano di essere figli di Abramo, quando disse loro, (Jo. VIII, 39): « Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ma ora cercate di far morire me che vi ho detto la verità che ho appreso da Dio; questo è ciò che Abramo non ha fatto. Voi fate le opere di vostro padre. » E chi è questo padre? Questo è quello che ci dicono gli stessi Giudei, perché risposero: « Noi non siamo nati dalla prostituzione; abbiamo un Padre che è Dio ». E Gesù disse loro: « Se Dio fosse vostro Padre, ….. sicuramente mi amereste. Il padre da cui siete nati è il diavolo, e voi volete eseguire gli ordini di vostro padre, che era un assassino fin dal principio, e non ha perseverato nella verità, perché la verità non è in lui. Quando proferisce menzogna, dice quello che trova in se stesso; perché è un bugiardo, egli è il padre della menzogna. » Queste parole spiegano il nostro testo in modo ammirevole; perché vediamo chiaramente che gli stessi Giudei hanno confessato a Gesù Cristo che coloro che non sono figli di Abramo sono nati dalla prostituzione, e Gesù Cristo aggiunge che il loro padre è il diavolo, che era omicida fin dall’inizio. Da qui queste parole dell’Apocalisse: E vidi una donna seduta su una bestia color scarlatto. Tutti coloro che non sono figli di Abramo secondo la fede, sono del seme della prostituta, perché sono nati dalla prostituzione. E il loro padre è il diavolo, che era omicida fin dall’inizio. La bestia color scarlatto, ovvero il colore del sangue, su cui siede la prostituta, è dunque il dragone, il padre della menzogna, che San Michele con i suoi Angeli cacciò dal deserto d’Occidente, quando Dio preparò un rifugio per la sua Chiesa, perché la verità non poteva abitare nello stesso rifugio della falsità, né il vizio poteva conciliarsi con la giustizia. E questa bestia era piena di nomi di blasfemia, vale a dire che tutte le bestemmie che sono state dette o scritte, o anche in atti, dal principio del mondo fino alla sua consumazione, sono e saranno ispirate dal diavolo; e queste bestemmie saranno così numerose che la bestia ne sarà piena. E quella bestia era piena di nomi di blasfemia. Questo passaggio si applica a tutti gli empi del mondo che hanno bestemmiato contro Dio, contro la beata Vergine Maria, contro i Santi, contro la Chiesa. Che aveva sette teste e dieci corna. 1º Queste sette teste rappresentano in figura l’universalità dei re, dei principi, dei governi, dei capi delle sette, etc., che saranno stati i supporti, i grandi capi o direttori dei malvagi, ed i ministri di satana sulla terra della prostituzione. 2º Queste sette teste rappresentano anche i sette nemici principali che avranno fatto guerra alla Chiesa di Gesù Cristo, cioè, i Giudei, i tiranni del paganesimo, gli eretici, come gli ariani, i nestoriani, i pelagiani, i protestanti, i falsi profeti, che bandiranno la fede di Gesù di Nazareth, per preparare la strada all’anticristo, e l’anticristo stesso. 3° Infine, queste sette teste rappresentano alla lettera le sette dinastie principali e le sette epoche principali, che si distinguono nella storia generale del mondo empio e corrotto. Perché queste sette teste sono sette re o capi, ognuno dei quali rappresenta una di queste grandi epoche, e una delle dinastie principali che hanno regnato in ciascuna di queste epoche. Questo si vedrà più avanti, quando il profeta stesso darà la spiegazione di queste sette teste e delle dieci corna.

III. Vers. 4. – E la donna era vestita di porpora e di scarlatto, ornata d’oro, di pietre preziose e di perle, e aveva in mano un vaso d’oro, pieno di abomini e di impurità della sua fornicazione. Questa veste di porpora e scarlatto rappresenta il lusso, la vanità, il fasto e la pompa del mondo; perché qui lo scarlatto non è più menzionato per il suo colore di sangue, come sopra; ma è messo con la porpora, a causa della luminosità e della ricchezza di questi due materiali, di cui sono fatti i mantelli dei re e le ricche vesti. Questo ornamento d’oro, pietre preziose e perle, è aggiunto dal profeta, per rendere il suo pensiero più chiaro, e spiegare meglio ciò che significa questa veste della prostituta. – Portando in mano un vaso d’oro, pieno di abomini e delle impurità della sua fornicazione. Queste parole rappresentano le tentazioni con cui questa prostituta avvelena le sue vittime. Perché quando lei presenta il veleno e il veleno mortale delle abominazioni, che sono, secondo Sant’Ambrogio, in Psal. I: « gli errori e le false dottrine contro la fede, e impurità », cioè i suoi insegnamenti contro la morale e la purezza dei costumi. « Questo calice è d’oro – aggiunge lo stesso Santo Padre – ma gli stolti che lo usano ne bevono solo impurità e abominio. » Questo calice contiene il veleno dell’ingiustizia, della frode, dei ladrocini, dell’usura, della vendetta, dell’ubriachezza, del libertinaggio, dell’impurità, dell’avidità, in una parola, di tutti i vizi. Ora la prostituta ha cura di indorare la pillola, e di nascondere l’amarezza, il fiele e il veleno di questi orrori, presentandoli in un vaso d’oro, per meglio riuscire ad ingannare e sedurre gli uomini. Perché se il diavolo, che è il padre della prostituta, e se la prostituta stessa non fossero attenti ad agire in questo modo, gli uomini non troverebbero alcuna attrazione nel vizio, e ne concepirebbero solo un giusto orrore.

IV . Vers. 5. E questo nome era scritto sulla sua fronte: Mistero, la grande Babilonia, la madre della fornicazione e delle abominazioni della terra.Questa donna portava il nome di Mistero; e un mistero è una verità nascosta e segreta. Nella religione, è una verità che non comprendiamo, ma che crediamo, perché Dio l’ha rivelata. I nostri padri chiamavano misteri le rappresentazioni di certe opere teatrali, il cui soggetto era tratto dalla Bibbia, e nelle quali portavano Angeli e diavoli, ecc. Per estensione, diciamo: i misteri della politica, i misteri dell’iniquità; è in quest’ultimo senso che sono stati scritti recentemente i Misteri di Parigi, i Misteri di Vienna, ecc. Ora, è anche nello stesso senso che il nome Mistero debba essere inteso qui. Perché l’iniquità dei malvagi è piena di misteri che saranno conosciuti e rivelati solo nell’ultimo giorno, il giorno del giudizio. 2° La grande Babilonia. Si è già detto che questa parola significa confusione, ed è in questa confusione che si nascondono i segreti dei malvagi e le ingiustizie delle loro iniquità. Babilonia era la capitale della Caldea e del regno degli Assiri. Questa città è generalmente menzionata nella Scrittura per rappresentare il mondo malvagio, a causa del significato del suo nome, e anche a causa della grande corruzione di questa città. Inoltre, queste parole, Mistero, grande Babilonia, non sono citate da San Giovanni per la cosa in sé, ma per ciò che rappresenta; poiché egli dice espressamente che è il nome che cita, e non la città. E questo nome era scritto sulla sua fronte, sulla fronte di questa donna: Mistero, la grande Babilonia. Poi aggiunge quello che è, cioè: la madre delle fornicazioni e delle abominazioni della terra. Dobbiamo notare che San Giovanni chiama questa prostituta la grande Babilonia, per farci capire meglio che, con questa donna, dobbiamo intendere l’universalità degli empi di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

V. Vers. 6 . E vidi la donna ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, e quando la vidi fui pieno di grande stupore. 1°. È impossibile dipingere più vividamente il furore dei tiranni idolatri e degli empi di tutte le epoche contro i Santi e gli amici di Dio di quanto faccia San Giovanni, quando dice che la donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, poiché essi spinsero la sete di sangue e di vendetta fino all’ubriachezza. Dopo questo aggiunge: E quando la vidi, fui pieno di grande stupore, nel vedere questa donna, così crudele e così feroce, innalzata ad un così alto grado di grandezza, nuotando nelle delizie, e circondata da così tanti cortigiani. 2°. Si noterà che San Giovanni non parla del sangue di Gesù Cristo stesso; lo fa deliberatamente, per farci capire che la causa dei martiri e dei fedeli è la stessa di quella di Gesù. E quando l’Apostolo omette il principale, lo fa per esprimere meglio la stretta unione tra gli amici di Gesù e Gesù Cristo stesso, il cui sangue si fonde, per così dire, con quello dei martiri, così che non si possa nominare l’uno senza esprimere l’altro. Un’altra ragione per cui San Giovanni non dice che la donna fu inebriata dal sangue di Gesù Cristo, è che questo sangue non servì per la sua redenzione, nonostante i suoi meriti infiniti. Perché la prostituta aveva, con il permesso di Dio, il potere di versare questo sangue prezioso ma non ebbe la felicità di berlo. Questa felicità era riservata ai soli figli di Abramo, secondo la fede; e questo sangue cadrà sulla prostituta e sui suoi figli, poiché i Giudei hanno osato chiederlo in nome di Dio. E questo sangue cadrà sulla prostituta e sui suoi figli, secondo quanto osarono chiedere i Giudei, bestemmiando; (Matth. XXVII, 25): « Che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli. » Ora, è per vendicarsi che il padre della prostituta l’ha ispirata ad inebriarsi del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, non potendo vendicarsi in nessun altro modo del sangue di Dio stesso, che gli ha strappato innumerevoli vittime con i suoi meriti infiniti. Dio permette che la prostituta possa così inebriarsi del sangue dei suoi santi e dei suoi martiri, per la loro felicità e quella della Chiesa, perché il sangue dei martiri è una semenza, dice Tertulliano; e la prostituta, inebriata di questo sangue, non può capirlo nel suo stato di ubriachezza, di rabbia e di stordimento. E alla sua vista fui pieno di grande stupore, come si dovrebbe essere alla vista di questa donna che è ubriaca del prezioso sangue dei martiri, per la sua rovina, per la sua confusione e per la sua condanna; così ella inebria anche le sue vittime, gli empi, con il vino della sua prostituzione, che fa bere da una coppa d’oro, sempre per la loro rovina, per la loro confusione e per la loro condanna.

VI. Vers. 7.- E l’Angelo mi disse: Perché ti meravigli? Ti dirò il mistero della donna e della bestia che l’ha partorita, che aveva sette teste e dieci corna. È sempre lo stesso Angelo che parla e dice a San Giovanni: Perché ti meravigli? Questo è un modo oratorio di esprimersi, che è pieno di energia. Non dobbiamo dimenticare che San Giovanni rappresenta qui la Chiesa; e il suo stupore esprime in modo ammirevole il sentimento del grande pubblico e della gente comune che sono stupiti e non possono penetrare improvvisamente i segreti nascosti di questo tragico evento; ecco perché l’Angelo stesso lo chiama un mistero: Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la porta, che ha sette teste e dieci corna. Queste parole contengono anche un avvertimento dato ai Cristiani, che non devono essere tra coloro che si meraviglieranno con gli empi. Perché non avranno voluto conoscere o praticare la verità delle profezie che la Chiesa possiede, e di cui i fedeli devono essere informati; perché è scritto, (Apoc. I, 3): « Beato chi legge e ascolta le parole di questa profezia, e osserva tutto ciò che vi è scritto; perché il tempo è vicino. » – Questa espressione di stupore è infine una figura per eccitare la nostra attenzione alla spiegazione di questo importante mistero: Vi dirò il mistero della donna, etc. Prima di tutto, dobbiamo notare che qui non si tratta più, come sopra, del nome di questa donna, ma della donna stessa, il cui segreto l’Angelo sta per rivelarci: Io ti svelerò il mistero della donna, della bestia che la porta e della bestia che la porta, che ha sette teste e dieci corna. Ora ecco questo mistero:

VII. Vers. 8La bestia che tu hai visto era e non è, e uscirà dal pozzo senza fondo e sarà gettata nella perdizione; e quelli che abitano sulla terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dall’inizio del mondo saranno stupiti quando vedranno la bestia che era e non è. Con queste parole: La bestia che tu hai visto era e non è più, l’Angelo insegna alla Chiesa nella persona di San Giovanni, che, con la catastrofe descrittanel capitolo precedente, la bestia cesserà di esistere. Questo è un modo di confermare questa verità così consolante per i buoni, e così terribile per i malvagi. L’Angelo dice al passato: La bestia che avete visto era; e aggiunge al presente: e non è più, come se fosse già accaduto quando San Giovanni scrisse questo libro; perché il tempo è un attimo ed anche un batter d’occhio, in confronto all’eternità. – In secondo luogo, l’Angelo, dicendo che la bestia era, indica anche in modo ammirevole la presenza e l’impero della bestia, cioè del diavolo, nel mondo, prima della venuta di Gesù Cristo e prima della costituzione della sua Chiesa. Perché la bestia, che è l’antico serpente, poteva già, al momento della costituzione della Chiesa,… e quando San Giovanni scrisse questo libro, essere considerata come non più esistente, poiché la Donna che doveva schiacciare la sua testa era appena apparsa; ed è al momento di essere schiacciata da Lei, che la bestia doveva morderla nel tallone; poiché il tempo è  un attimo in confronto all’eternità. (Gen. III. 15): « Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo; essa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno. » Ora, il colpo del piede con cui si schiaccia la testa di un rettile è come istantaneo, e da qui queste parole dell’Angelo: La bestia che avete visto era e non è più; essa risorgerà dall’abisso. Queste ultime parole al tempo futuro si applicano soprattutto alla fine dei tempi, quando la bestia, cioè il demone il cui potere sarà stato come annientato dalla Chiesa durante i mille anni del regno di Gesù Cristo sulla terra, diffonderà il suo impero e uscirà una seconda volta dall’abisso in cui è stato gettato dalla venuta del Salvatore. Infatti, durante i mille anni di dominio della Chiesa sulla terra, la bestia non può che ferirla al calcagno con le eresie e i tiranni; (Jo., XII, 31): « Ora sarà cacciato il principe del mondo. E Io (dice Gesù Cristo), quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. Questo disse per segnalare di qual morte dovesse morire, e anche per farci vedere che Egli avrebbe trionfato attraverso la croce. » Ora, è in questo che la profezia contenuta nella Genesi, e che abbiamo citato, si è verificata; ma questa profezia non si contraddice con quella che troviamo nell’Apocalisse, e tutte queste profezie trovano davvero il loro posto e sono verificate in modo ammirevole confermandosi e corroborandosi a vicenda. – Questo è ciò che dimostreremo con questi testi dell’Apocalisse, (XX, 7): « E dopo che i mille anni saranno compiuti, satana sarà sciolto, uscirà dalla sua prigione e ingannerà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, etc. » (lbid ., XIII, 15): « E gli fu dato di dare vita all’immagine della bestia e di farla parlare, e di uccidere tutti coloro che non avrebbero adorato l’immagine della bestia. » Così vediamo da questo che la bestia colpirà ancora alla fine dei tempi la beata Vergine Maria nella persona morale della Chiesa che è anche chiamata la Donna, (Ap., XII, 6). Ma questa ferita è sempre solo una ferita da tallone, perché Maria è colei che è il tallone. Ma questa ferita è che sempre solo una ferita al tallone, perché Maria e la Chiesa trionferanno sulla bestia dopo questa breve, feroce lotta alla fine dei tempi, e la Donna finirà per schiacciare di nuovo la testa del serpente, col braccio onnipotente di suo Figlio Gesù Cristo, secondo queste parole: (Apoc. XX, 7): « E dopo che i mille anni saranno compiuti, satana sarà sciolto e uscirà dalla sua prigione e sedurrà le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, e le radunerà per la battaglia, e il loro numero sarà come la sabbia del mare. E salirono sulla faccia della terra. E circondarono l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma il fuoco di Dio scese dal cielo e li divorò; e il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia ed i falsi profeti saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. Così la bestia, o il vecchio serpente, il seduttore della razza umana, avrà la testa schiacciata per i secoli dei secoli. » È dunque così che la bestia, o l’antico serpente, questo seduttore del genere umano avrà la testa schiacciata. Da qui queste parole del testo: La bestia che tu hai visto era e non è più; essa si leverà dall’abisso e sarà precipitata nella perdizione; e gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dall’inizio del mondo, cioè, coloro che non sono predestinati, e che sono conosciuti da Dio da tutta l’eternità, come non debbano essere salvati che per loro colpa, si stupiranno quando vedranno la bestia che era e che non è più. Queste parole devono essere ancora applicabili al momento della caduta e dello sterminio della bestia, dell’anticristo e dei suoi falsi profeti; perché allora « gli uomini saranno stupiti, e tutti coloro i cui nomi non sono nel libro della vita saranno uccisi e gettati con la bestia nel lago di fuoco e di zolfo per esservi tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli; e i restanti saranno presi da timore e daranno gloria a Dio.

VIII. Vers. 9. E questo è il saggio significato di questa visione: le sette teste sono sette montagne su cui siede la donna.

Vers. 10. Sono anche sette re, cinque dei quali sono caduti; uno è ancora, e l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, dovrà rimanere un po’ di tempo.

Vers. 11. – E la bestia che era e non è, è l’ottava; è una delle sette e va nella morte. Ed ecco il senso pieno di saggezza di questa visione.  Con queste parole, l’Angelo insegna alla Chiesa, nella persona di S. Giovanni, la profonda saggezza celata in questa visione: egli vuol farci sapere che anche i saggi hanno bisogno di molta attenzione e devono meditare, pregare e digiunare a lungo per capire tali misteri. Le sette teste sono sette montagne su cui la donna siede. Questo confronto tra le montagne è tanto bello quanto sensibile. 1° Le montagne dominano tutta la terra. 2° Si estendono con lunghe catene e ramificazioni su molte contrade. 3° Dalle montagne più alte, sulle quali si trovano i ghiacciai, scendono i grandi fiumi che bagnano la terra e alimentano le grandi acque. 4° Le cime di queste alte montagne, anche se più vicine al sole, sono le regioni più fredde, e più ci si avvicina ai bacini dove sono contenute le grandi acque del mare e dei laghi, più l’aria si addolcisce e perde la sua asperità. 5° Le montagne sono generalmente aride e selvagge. 6° Esse sono il rifugio di animali feroci. 7° È soprattutto in queste alte regioni che scoppiano le tempeste più grandi e frequenti. 8° La pioggia e la nebbia le rendono quasi sempre scure. 9° Alcune delle montagne della terra sono ridenti, fertili e graziose, tutte sono più o meno imponenti e maestose. 10°. È sulle cime più alte che troviamo i più grandi spettacoli e i più grandi orrori della natura, come i precipizi, le grandi cascate, il rumore spaventoso dei torrenti, ecc. 11°. Accanto alle più alte cime, troviamo le valli profonde e gli abissi senza fondo, etc. Ora, questi sono precisamente i poteri dell’epoca, che San Giovanni chiama le montagne. Perché 1° dominano la terra. 2° Si uniscono ed estendono il loro dominio su molte terre. 3° Dai grandi regni vennero le guerre e le persecuzioni che fecero scorrere fiumi di sangue, per irrigare la terra della fede e per alimentare le grandi acque della tribolazione. 4°. I più alti di questi poteri, pur essendo i più alti, sono spesso oscurati dalle nuvole dell’ambizione e del sordido interesse; e sono proprio coloro che erano più vicini al sole della giustizia e della verità, come gli imperatori romani, per esempio, che si sono dimostrati i più freddi ed amari nelle loro azioni. È anche da questo contatto dei ghiacciai, cioè, delle menti e dei cuori dei tiranni con il sole della giustizia e della verità, che sono venuti i fiumi di sangue della persecuzione. Più si scende nelle regioni inferiori dell’umiltà, della povertà e della semplicità, verso le acque della tribolazione, più vi troviamo gli effetti del dolce calore della grazia, della giustizia e della verità della luce eterna. 5° I grandi regni sono generalmente quelli che sono state più sterili di opere buone e di filantropia. 6° È nella storia delle grandi potenze che troviamo i più grandi mostri e le bestie più feroci che si inebriarono di sangue umano. 7° Quante terribili tempeste scoppiarono tra queste nazioni devastatrici? 8°. Quante lacrime non fecero versare, coprendo la terra di lutto e di desolazione? 9° Alcune di queste potenze sono state davvero benefiche e hanno reso la terra felice per la fecondità delle loro grandi e generose imprese; e tutte sono maestose ed imponenti. 10° Quali grandi spettacoli e orrori non fornisce generalmente la loro storia? 11° Infine, non è forse nei più grandi regni che i più potenti siedono in mezzo ai più deboli, ai più poveri e ai più miserabili? L’Angelo, volendo spiegare cosa sono queste sette teste, ci dice: Le sette teste sono sette montagne su cui siede la donna: la donna, cioè la prostituta, come abbiamo descritto sopra.

IX. Poi San Giovanni ci presenta la stessa cosa sotto un’altra figura, secondo l’uso dei Profeti, e ci dice che sono anche sette re…  – Ora da queste tre figure: a) la donna seduta, b) sulle sette montagne, c) che sono anche sette re, capiamo chiaramente, soprattutto per la loro connessione, che si tratta qui di dominazioni e poteri su cui la donna è seduta, cioè su cui il mondo è stabilito, fondato, sostenuto, protetto e rafforzato. Sono anche sette re, cinque dei quali sono caduti; uno c’è ancora e l’altro non è ancora arrivato. Da tutto quello che è stato spiegato prima, abbiamo già potuto convincerci che questa donna è la prostituta seduta nel deserto sulla bestia di colore scarlatto, e che questa bestia è il diavolo che fa guerra agli uomini da solo, o con i suoi ministri, gli empi e i malvagi, e questo che a causa della sua antica inimicizia contro la razza umana. Gen III, 15: « Metterò inimicizia tra te e la donna ». Ora, se prendiamo la storia del mondo, vi vediamo una lotta feroce e continua con circostanze diverse, è vero, ma sempre la stessa, quanto al principio, tra Dio e il diavolo; tra la donna, che è la Chiesa, e la prostituta, che è il mondo; tra la posterità del diavolo e quella della beata Vergine Maria; in una parola, tra il bene e il male. I buoni sono sostenuti da Dio e dalla sua Chiesa, e devono seguire le orme di Gesù Cristo, il loro capo, che fu crocifisso e che ha sofferto. I malvagi, al contrario, sono ispirati dal diavolo e sono sostenuti dalle potenze della terra, alle quali il mondo appartiene, secondo le parole di Gesù Cristo stesso; Joa., XVIII, 36: « Il mio regno non è di questo mondo » e Ibid. XVI: « Il principe di questo mondo è già giudicato. » Ora, da ciò che abbiamo appena detto, si vede già che queste potenze, o queste sette montagne su cui la donna siede, devono essere intese come tutti i luoghi ed i tempi della storia del mondo. Ora, se compiliamo la storia universale dei malvagi che possiedono la terra e perseguitano i buoni, vediamo sette epoche principali e distinte, alle quali l’Angelo applica queste parole: Le sette teste sono sette montagne, etc. Queste epoche sono precisamente quelle in cui la bestia ha versato così tanto sangue da diventare rossa come lo scarlatto. (Apoc. XVII, 3): « E vidi una donna seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. » Il primo periodo fu da Adamo a Noè: vediamo Caino, il primo assassino, e i giganti che furono i primi persecutori dei buoni; questa è la prima montagna o la prima potenza e il primo re. Nella seconda, da Noè ad Abramo, ci sono Nimrod e i malvagi che costruirono la torre di Babele; questa è la seconda montagna. Nella terza epoca, da Abramo a Mosè, troviamo i re di Sodoma e i Faraoni d’Egitto. La quarta, da Mosè alla cattività babilonese, ci dà i re empi di Israele e Giuda. Nella quinta, dalla cattività babilonese a Gesù Cristo, troviamo i re della Caldea e quelli dell’Asia e della Siria. Ora queste cinque montagne o potenze, anch’esse rappresentate da re, erano effettivamente cadute quando San Giovanni ricevette questa rivelazione. Da qui queste parole: Questi sono anche sette re, di cui cinque sono caduti. La sesta epoca ci presenta gli imperatori pagani le cui orribili persecuzioni imperversavano proprio quando San Giovanni scrisse questo libro, poiché ricevette la rivelazione nel suo esilio da Pathmos, dove si ritirò dopo essere stato immerso in una caldaia di olio bollente. Per questo l’Angelo aggiunge: Uno è ancora. Infine, la settima potenza nemica del bene, è quella di Maometto e del suo immenso impero, che ha portato la Chiesa di Gesù Cristo sull’orlo della distruzione e si è mostrata così crudelmente ostile al Cristianesimo; ma questa settima potenza non esisteva ancora al tempo di San Giovanni; ecco perché l’Angelo gli dice: « E l’altro non è ancora venuto. E quando sarà venuto, devrà rimanere poco tempo. » Queste ultime parole sono spiegate ulteriormente, e si applicano all’Anticristo il cui potere sorgerà dai resti dell’impero turco, e formerà moralmente lo stesso potere, il potere della bestia che comprende l’intera estensione del regno dei Turchi o della setta musulmana, da Maometto fino all’Anticristo incluso.

X. E la bestia che era e non è, è l’ottava; è una delle sette e va nella morte. Si ricorderà che i Profeti sono soliti parlare di cose molto remote come se fossero presenti, per la ragione che il tempo non è che un punto in confronto all’eternità; ecco la ragione per cui parlano di cose molto remote come se fossero presenti. Ecco perché l’Angelo dice al presente, parlando dell’Anticristo: « E la bestia che era e non è, è l’ottava. » Egli usa qui le stesse parole usate sopra, al versetto 8, per farci capire che si tratta sempre della stessa bestia, e che il settimo e l’ottavo monte sono veramente uno. Infatti ora l’Angelo parla di un’ottava montagna, un’ottava bestia o un’ottava potenza, visto che ne aveva annunciate solo sette! È quello che lui stesso spiega dicendo che questo ottavo è uno dei sette. E per farci sapere di quale bestia parla, la tocca per così dire, con il dito, dicendoci che è il figlio della perdizione, con queste parole: E va alla morte. Perché allora dice che va alla morte, dopo aver detto prima che non c’è più? È per spiegare meglio il suo enigma; e se vogliamo capirlo bene, dobbiamo vedere le parole che accompagnano questi due punti di difficoltà. Quando parla della bestia che era e non è, aggiunge immediatamente che è l’ottava; è come se dicesse: l’ottava bestia che verrà, cioè l’Anticristo, era e non c’è più. Egli annuncia la sua fine in modo così rapido, per farci capire che regnerà per un breve periodo. Questo spiega la parte finale del testo precedente: E quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco tempo. Quindi vediamo che queste ultime parole si applicano all’ottava montagna, che è l’Anticristo, e non all’impero di Maometto, che deve durare milleduecentosettantasette anni e mezzo, se contiamo la durata di questo regno da Maometto alla fine del mondo, e milleduecentosessanta anni se torniamo al tempo di Cosroe, quando la Chiesa cominciò a stabilirsi in Occidente, ridiscendendo fino al tempo in cui questa prima bestia sarà come ferita a morte dalla presa di Costantinopoli e dalla quasi completa rovina del suo impero. La ragione per la quale il profeta ha potuto unire la fine di questo testo, che si applica all’Anticristo, con il regno di Maometto, è spiegato dalle seguenti parole: È una delle sette, e va nella morte; cioè, che questa ottava bestia, l’Anticristo, appartiene a una delle sette montagne o potenze che è l’impero dei Turchi, perché avrà la sua origine da esso e sarà moralmente la stessa potenza. Ma quando entrerà nella morte, sarà l’ottava potenza; perché allora l’impero dei Turchi, che è il settimo, sarà passato. Da tutto ciò che abbiamo appena detto, ne consegue che San Giovanni ha voluto insegnarci con il suo enigma: 1º Che l’impero dei Turchi e quello dell’Anticristo sono uno solo moralmente; e questa unità morale è rappresentata dalla bestia. 2º Vediamo inoltre in queste parole che queste due potenze dei Turchi e dell’Anticristo, che sono le stessi in principio, saranno tuttavia distinte l’una dall’altra per le loro forme, la loro natura, e per il tempo in cui saranno apparsi. Ancora una volta, poiché l’Angelo dice al presente di questa ottava potenza, che essa era e non è più, mentre dice di essa al futuro: È una delle sette e va nella morte? Si tratta di esprimere, con una forza e un’energia che non possiamo ammirare a sufficienza, la certezza della morte di questa bestia ed anche la rapidità con cui i tempi si consumeranno in essa. Infatti, come è stato spesso detto, il passato, il presente e il futuro, agli occhi di Gesù Cristo che è l’Autore di questa rivelazione, non sono che un unico punto. E così è che i Profeti ispirati di Dio ci rappresentano nel passato le cose a venire e nel futuro gli eventi passati. – Possiamo quindi vedere da tutto ciò che è stato appena detto, che possiamo considerare il regno dell’Anticristo sotto due diversi aspetti: come appartenente all’impero turco: è uno dei sette. 2. come non appartenente ad esso, questa bestia forma un potere a parte e indipendente dal regno di Maometto, al quale apparterrà solo moralmente e per la sua origine: … è l’ottava e va alla morte. Bisogna osservare che questa parola ottava concorda con il sostantivo bestia. Questo si vede meglio in latino a causa dei generi dei sostantivi che non sono gli stessi che in francese. E tutti questi poteri sono bestie, perché è sempre il dragone che li ispira e dirige tutti.

XI. Ora è il momento di dire una parola su questo passaggio del venerabile Holzhauser, dove predice la nascita dell’Anticristo per l’anno 1855. Senza voler toccare questa grande questione del tempo della fine del mondo, diremo di sfuggita che non è certo senza motivo che questo venerabile servo di Dio ha osato fissare in modo così preciso e assoluto la data più importante che ci sia mai stata. Ricordiamo che la data da lui indicata per il periodo di tempo in cui il sacrificio della Messa sarebbe stato abolito in Inghilterra è stata verificata alla lettera. « Et intellexi juge sacrificium centum et viginti annis ablatum esse. » Nonostante questo, possiamo prevedere che un numero abbastanza considerevole dei nostri lettori si rifiuterà di credere a questa data,  soprattutto per la brevità del tempo che rimane per il compimento di tutti i fatti che annuncia. Basti dire che non sono necessari lunghi periodi di tempo per il compimento di questi eventi, ma che bisogna considerare la volontà di Dio, che può, spesso anche contro le nostre previsioni, far precipitare eventi di cui potremmo prevedere il compimento solo in un secondo momento. È da ricordare, inoltre, che le ultime due età saranno molto brevi, e che Dio ha promesso alla sua Chiesa, rimasta fedele durante la quinta età, di portare ad essa come ricompensa tutte le nazioni della terra; il che sembra farci capire che Dio non seguirà, in questo caso, il corso ordinario della sua provvidenza. Aggiungeremo che cinquanta anni sono sufficienti per rinnovare la massa di due generazioni, senza contare quella che sta nascendo ora e che Dio castiga per purificarla. Infine, se torniamo indietro di venticinque anni, saremo costretti ad ammettere che la faccia della terra è stata rinnovata. Per quanto riguarda le persone a cui questo calcolo del venerabile Holzhauser sembrerebbe azzardato, le preghiamo di non avventurarsi nel loro giudizio su fatti così gravi, essendo a noi sconosciuti i modi della loro realizzazione. Chi non vede, dopo tutto, che l’interpretazione di questo venerabile autore merita molto meno gli attacchi di chi non vede, dopo tutto, che l’interpretazione di questo venerabile autore è molto meno degna degli attacchi dei critici che del nostro rispetto, della nostra fiducia e diremmo anche della nostra ammirazione. Inoltre, ciò che è successo finora conferma tutto ciò che questo autore ha scritto. Abbiamo già la felicità di vedere l’alba della sua sesta età, così desiderata e così desiderabile: l’anno 1848, quando i popoli cospirarono per stabilire una repubblica universale, sarà una pietra miliare nella storia del mondo. L’improvviso e insperato ristabilimento dell’ordine, dopo i terribili tumulti che minacciavano l’esistenza stessa della società nelle capitali del nostro continente; il progresso del Cattolicesimo in Austria, in Inghilterra e nelle missioni straniere; le nuove comunicazioni stabilite con l’Africa e l’Asia, che facilitarono l’accesso dei missionari cristiani al centro dell’impero celeste; l’umiliazione subita dagli eserciti degli eretici e degli scismatici nell’ultima guerra, in cui i Cattolici hanno recuperato il loro ascendente, la decadenza dell’impero dei turchi e l’emancipazione che è stata appena concesso ai cristiani. Lo sviluppo delle scienze naturali, predetto dallo stesso venerabile Holzhauser; lo stabilimento universale delle ferrovie e dei telegrafi elettrici, con i quali si comprende come un solo gregge sarà facilmente governato da un solo Pastore, (Jo., X, 16), e senza i quali la possibilità di un impero universale, quale sarà quello dell’Anticristo, non può essere umanamente spiegata, più che l’affluenza di tutti i popoli della terra verso Gerusalemme. La tendenza del mondo verso un sistema centrale e uniforme, che si nota soprattutto nei trattati e nei concordati tra i vari governi; trattati che sembrano essere estesi in modo generale alla stampa, ai costumi, alle monete, ai pesi e alle misure, ecc. Le esposizioni universali, i congressi di studiosi, le società che si occupano delle statistiche generali del mondo; statistiche che potrebbero essere il primo principio di questo affare. Le esposizioni universali, i congressi scientifici, le società che si occupano delle statistiche generali del mondo; statistiche che potrebbero essere il primo principio di quel terribile monopolio che l’Anticristo eserciterà sui mezzi indispensabili alla vita degli uomini. I giganteschi piani per perforare una delle più grandi catene montuose, per aprire l’istmo di Suez, ecc. ecc., tutte queste circostanze prese insieme sono eventi troppo importanti per non essere notati da tutti gli uomini riflessivi e seri. Speriamo, tuttavia, che la sesta età ci porti presto tutti i vantaggi che promette, e che la Chiesa goda a lungo di una santa e vera pace e delle altre grandi consolazioni che le sono riservate. Ma non si dimentichi che la conversione dell’universo, che avrà luogo in quest’epoca, è indicata nel Vangelo come uno dei principali indicatori della fine del mondo, secondo San Marco, XIII, 10: « È necessario anche prima che il Vangelo sia predicato a tutte le nazioni. » E secondo San Matteo, XXIV, 14: « Questo vangelo del regno sarà predicato in tutta la terra per servire da testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine. » (Matteo XXIV, 42): « Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà. Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti. »

§ V.

I dieci re che si uniranno con l’Anticristo per fare guerra all’Agnello e ai Santi.

CAPITOLO XVII. VERSETTI 12-18

Et decem cornua, quæ vidisti, decem reges sunt: qui regnum nondum acceperunt, sed potestatem tamquam reges una hora accipient post bestiam. Hi unum consilium habent, et virtutem, et potestatem suam bestiæ tradent. Hi cum Agno pugnabunt, et Agnus vincet illos: quoniam Dominus dominorum est, et Rex regum, et qui cum illo sunt, vocati, electi, et fideles. Et dixit mihi: Aquæ, quas vidisti ubi meretrix sedet, populi sunt, et gentes, et linguæ. Et decem cornua, quae vidisti in bestia: hi odient fornicariam, et desolatam facient illam, et nudam, et carnes ejus manducabunt, et ipsam igni concremabunt. Deus enim dedit in corda eorum ut faciant quod placitum est illi: ut dent regnum suum bestiæ donec consummentur verba Dei. Et mulier, quam vidisti, est civitas magna, quæ habet regnum super reges terræ.

[E le dieci corna, che hai veduto, sono dieci re: i quali non hanno per anco ricevuto il regno, ma riceveranno la potestà come re per un’ora dopo la bestia. Costoro hanno un medesimo consiglio, e porranno la loro forza e la loro potestà in mano della bestia. Costoro combatteranno coll’Agnello, e l’Agnello li vincerà: perché egli è il Signore dei signori, e il Re dei re, e coloro che sono con lui (sono) i chiamati, gli eletti e i fedeli. E mi disse: Le acque che hai vedute, dove siede la meretrice, sono popoli, e genti e lingue. E le dieci corna che hai vedute alla bestia: questi odieranno la meretrice, e la renderanno deserta e nuda, e mangeranno le sue carni, e la bruceranno col fuoco. Poiché Dio ha posto loro in cuore di fare quello che a lui è piaciuto: e di dare il loro regno alla bestia, sinché le parole di Dio siano compiute. E la donna, che hai veduta, è la grande città, che ha il regno sopra i re della terra.]

I. Vers. 12. Le dieci corna che hai visto sono dieci re che non hanno ricevuto il loro regno; ma riceveranno il potere come re per un’ora dopo la bestia. Qui l’Angelo continua la comunicazione dei segreti pieni di saggezza, che furono rivelati a San Giovanni, e gli dice: Le dieci corna che hai visto sono dieci re.  Questi dieci re esisteranno al tempo dell’Anticristo, e anche prima di lui, secondo San Girolamo; sono chiamati corni a causa della forza e del potere che la bestia otterrà ed eserciterà tramite loro, per combattere contro l’Agnello e contro i suoi santi. Questo paragone è preso da certi animali, la cui forza è tutta nelle loro corna. Di queste dieci corna si parla anche in Daniele, (VII, 19) (abbiamo messo tra parentesi le parole che non fanno parte del testo della profezia): « Ebbi allora un gran desiderio di sapere cosa fosse la quarta bestia, che era molto diversa da tutte le altre e spaventosa oltre ogni dire: i suoi denti e le sue unghie erano di ferro; divorava e faceva a pezzi, e calpestava ciò che era sfuggito alla sua violenza. E chiesi dei dieci corni che aveva sulla testa e di un altro che le si aggiunse, in presenza del quale tre dei suoi corni erano caduti (Cioè, tre re cadranno per il potere dell’Anticristo che li vincerà). E chiesi di questo corno, che aveva occhi e una bocca che diceva grandi cose; e questo corno era più grande degli altri. E quando ho guardato attentamente, ho visto che questo corno faceva guerra ai santi e aveva il sopravvento su di loro, finché venne l’Antico dei Giorni (Gesù Cristo) e diede ai santi dell’Altissimo il potere di giudicare; e quando il tempo fu compiuto, i santi ottennero il regno (Venite, benedetti del Padre mio; prendete il regno, ecc.) E così dice: La quarta bestia sarà il quarto regno (dell’anticristo), che sarà più grande di tutti i regni, e divorerà tutta la terra, la calpesterà e la ridurrà in polvere. E le dieci corna di quel regno saranno dieci re che vi regneranno; e un altro (Anticristo) sorgerà dopo di loro, che sarà più potente dei primi, e umilierà tre re; e parlerà con orgoglio contro l’Altissimo, e infrangerà i suoi santi; e penserà di poter cambiare i tempi e le leggi, e gli uomini saranno dati in mano sua fino a un tempo, un tempo e mezzo tempo (1277 giorni e mezzo). Poi intervverrà il giudizio, in modo che il potere sia tolto a quest’uomo, affinché sia completamente distrutto e perisca in eterno; e che nello stesso tempo il regno, la potenza e il dominio di tutte le cose sotto il cielo siano dati al popolo dei santi dell’Altissimo; perché il suo regno è un regno eterno, al quale tutti i re saranno soggetti con un’intera sottomissione. » Qui finisce la predizione. Allora: dei tempi. Le dieci corna che tu hai visto sono dieci re, che esisteranno come re nei loro rispettivi regni, prima che l’Anticristo venga al potere, secondo queste parole di Daniele, (VII, 24): « E un altro sorgerà dopo di loro, che sarà più potente dei primi e umilierà tre re. Questi dieci re non hanno ricevuto il loro regno, cioè non faranno all’inizio parte del regno della bestia di cui l’Anticristo sarà il primo sovrano, poiché l’Anticristo deve sorgere solo dopo di loro. (Dan. VII, 24): « E un altro sorgerà dopo di loro »; ma essi riceveranno il potere per un’ora dopo la bestia, cioè l’Anticristo prima sottometterà tre re con la forza, e gli altri si sottometteranno a lui appena avrà raggiunto il potere. E poi riceveranno il loro regno per un po’ di tempo cominciando a far parte del grande regno della bestia, chiamato da Daniele il quarto regno, e diventeranno le corna con cui la bestia combatterà contro l’Agnello e i suoi santi. Questo è confermato da San Giovanni nel testo seguente:

II. Vers. 13. Questi hanno un solo consiglio, e daranno la loro forza e il loro potere alla bestia. Questo unico consiglio rappresenta l’unità delle azioni di questi re, che saranno diretti e ispirati dalla bestia, cioè da lucifero, e dall’anticristo, che sarà la testa sulla quale tutti questi corni saranno fissati.

Vers. 14. – Combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei re, e coloro che sono con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli. 1° Questo testo è già spiegato da se stesso e da tutto ciò che è stato detto sulla grande catastrofe che abbiamo descritto nel penultimo capitolo. 2º Questo testo significa dunque che Questi dieci re combatteranno contro Gesù Cristo, che è l’Agnello di Dio, sacrificato per i peccati del mondo; e combatteranno contro questo Agnello, cercando di sopprimere la sua dottrina e abolire il Sacrificio perpetuo. Combatteranno anche contro l’Agnello nei suoi discepoli, che sono i chiamati, gli eletti e i fedeli, perché sarà dato loro di ucciderli e immolarli come pecore. Ma l’Agnello vincerà loro e il loro capo, che è il diavolo e l’anticristo, nel modo indicato sopra. Egli li sconfiggerà anche nel senso che, dando agli eletti la morte del corpo, questi tiranni daranno loro la vita del corpo e dell’anima nei secoli dei secoli, secondo le parole di Sant’Agostino, (Tratto VII, in Joan.): « E quale Agnello, l’Agnello che è il terrore dei lupi? Cos’è questo Agnello, questo Agnello è Colui che, essendo stato sacrificato e messo a morte, uccise il leone, perché il leone è il diavolo, di cui si dice che ruggisca e cerchi sempre qualcuno da divorare. E per mezzo del sangue dell’Agnello il leone fu vinto. »

III. Vers. 15. Ed egli mi disse: “Le acque che tu hai visto, dove siede la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue“. Abbiamo visto sopra cosa fosse questa prostituta, seduta su una bestia di colore scarlatto, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. Perché l’Angelo dice ora a San Giovanni che questa grande prostituta, che aveva rappresentato prima nel deserto, e che aveva mostrato a San Giovanni sotto forma di una donna seduta su una bestia color scarlatto, etc., perché, diciamo, la rappresenta ora seduta su grandi acque, e perché dice: Le acque che hai visto, dove è seduta la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue? È per caratterizzare meglio questa donna seduta sulla bestia, e per farci capire che questa donna è la stessa prostituta di cui aveva anche detto che è seduta su molte acque. Ora ci spiega cosa siano queste grandi acque con queste parole: E le acque che avete visto, dove siede la prostituta, sono i popoli, le nazioni e le lingue. Possiamo trovare espressioni più energiche e ingegnose per mostrare il potere di questa bestia con sette teste e dieci corna, che domina la grande i popoli, le nazioni e le lingue su cui questo potere è basato e solidamente costituito nel corso dei secoli? Perché la parola grande è intesa come il regno dei malvagi di tutti i tempi e luoghi, che domina la terra attraverso le acque della tribolazione. Questo passaggio conferma l’interpretazione precedente.

IV . Vers. 16. Le dieci corna che hai visto nella bestia sono quelle che odieranno la prostituta e la porteranno all’estrema desolazione, la rovineranno, ne divoreranno la carne e la bruceranno tra le fiamme. Tutte queste parole continuano a riferirsi ai chiarimenti dati sopra; perché, come è stato detto, queste dieci corna saranno dieci re, e queste corna cresceranno sulla testa della bestia nel regno dell’anticristo. Questi dieci re saranno ispirati e diretti dal loro capo, che è il diavolo che viene nel mondo, non più in forma di serpente, ma in forma di uomo. E quest’uomo sarà l’anticristo con il quale il demonio sarà come incarnato, volendo così scimmiottare le opere dell’Onnipotente fino all’incarnazione del Verbo. E come l’Uomo-Dio, quando volle redimere la razza umana con il suo infinito amore, usò dodici corni, che sono i dodici Apostoli, per propagare la sua santa e salutare dottrina, ordinando agli uomini di crocifiggere la loro carne per ottenere la vita eterna; allo stesso modo il drago, a causa della sua antica inimicizia, e nell’eccesso del suo odio implacabile contro la razza umana, userà le sue dieci corna, che sono dieci re, per diffondere la sua dottrina infernale. Questi re hanno un solo consiglio, ed essi daranno la loro forza e il loro potere alla bestia. Cioè, questi re saranno in un certo senso posseduti dal diavolo, al quale avranno ceduto la loro forza e il loro potere; e la bestia se ne servirà per esalare il suo odio e soddisfare la sua sete di vendetta. Da qui le parole dell’Angelo: Le dieci corna che hai visto nella bestia sono quelle che odieranno la prostituta, perché il dragone odia i malvagi e gli empi che egli seduce e spinge a prostituirsi a lui, ed è per far pesare sul genere umano di cui è geloso, il suo antico rancore che userà le sue dieci corna. Ora questi dieci re, che saranno i suoi ministri, e che saranno animati dal suo stesso spirito, poiché avranno tutti un solo consiglio, questi dieci re, diciamo, odieranno la prostituta, e la ridurranno all’ultima desolazione, facendo precipitare gli uomini nelle tenebre dell’errore e nel fango dei vizi. Essi la spoglieranno di ogni bene e di ogni virtù, e la renderanno la più desolata di tutti i suoi beni, e la renderanno la più desolata di tutti i suoi beni. La spoglieranno di ogni bene e di ogni virtù, e divoreranno la sua carne, facendo perire gli uomini per gli eccessi del peccato e anche per renderli partecipi delle terribili piaghe con cui il Signore colpirà gli empi. E la bruceranno nelle fiamme dell’inferno, dove gli empi saranno gettati da quei dieci re che li avranno fatti prevaricare, e dove i demoni continueranno ad esercitare il loro odio infernale per i secoli dei secoli. E tutto questo avverrà per permesso di Dio, che è giusto Giudice e che rende ad ogni uomo secondo le sue opere.

Vers. 17. – Poiché Dio ha messo nei loro cuori di fare quello che Egli vuole, di dare il loro regno alla bestia, finché le parole di Dio non siano adempiute. Cioè, Dio permetterà alla bestia di usare le sue corna, che sono i dieci re; e permetterà che i corrotti diano i loro cuori e il loro potere alla bestia, affinché le profezie si compiano.  Troviamo un esempio di questo permesso di Dio per l’adempimento delle sue profezie, nella passione di Gesù Cristo, (Matth. XXVI, 53): « Pensate che Io non possa pregare il Padre mio, e che non mi manderebbe subito più di dodici legioni di Angeli? Come si adempiranno allora le Scritture che dicono che le cose devono andare così? »

V. Vers. 18. – E la donna che tu hai visto è la grande città che regna sui re della terra. Questa grande città, di cui l’Angelo parla qui, è Gerusalemme nel senso di Babilonia, che era il tipo della confusione e della perversione. Perché al tempo dell’Anticristo Gerusalemme diventerà una grande città, non solo perché è già grande, ma anche per la sua storia. Questa grande città diventerà la sede del potere dell’anticristo. E siccome questo potere si estenderà su tutto il mondo, secondo Daniele, (VII, 23): « La quarta bestia sarà il quarto regno, che dominerà sulla terra e sarà più grande di tutti gli altri regni: esso divorerà tutta la terra, la calpesterà e la ridurrà in polvere. Così Gerusalemme, essendo diventata la capitale di questo regno, sarà la grande città che governa sui re della terra. Questa interpretazione è inoltre saldamente fondata su questo versetto, (cap. XVIII, 24): « E in questa città fu trovato il sangue dei profeti e dei santi, e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra ». Perché qual è la città del mondo della quale si possa dire che sia stato trovato il sangue di tutti coloro che sono stati uccisi sulla terra, se non Gerusalemme, dove è stato versato il sangue adorabile di Gesù Cristo, che rappresenta il sangue di tutti i martiri morti per Lui e a causa sua, così come il sangue di tutti i martiri rappresenta anche il sangue di Gesù Cristo che è morto per loro e a causa loro.  E come i martiri hanno versato il loro sangue per Gesù Cristo in tutto il mondo rappresentato da questa nuova Babilonia, così Gesù Cristo ha versato il suo a Gerusalemme per la salvezza del mondo. Come sono toccanti e ammirevoli queste parole del Profeta!

FINE DEL LIBRO SETTIMO

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XXIV)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.