I SERMONI DEL CURATO D’ARS: “IL MONDO”

I SERMONI DEL CURATO D’ARS: “Il MONDO”

(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. IV, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)

Il Mondo.

Nomo potest duobus dominis servire.

(MATTH. VI, 24).

Gesù Cristo ci dice, Fratelli miei, che non possiamo servire a due padroni, cioè a Dio ed al mondo. Non potete piacere a Dio ed al mondo, Egli ci dice; per quanto facciate, non riuscirete ad andar d’accordo con ambedue ad un tempo. E la ragione, F. M., si è che essi sono totalmente opposti nei loro pensieri, nei loro desideri e nelle loro azioni: l’uno promette una cosa del tutto contraria a quella che promette l’altro; l’uno proibisce quanto permette e comanda l’altro; l’uno vi fa lavorare per la vita presente, l’altro per la vita avvenire, cioè pel cielo; l’uno vi offre i piaceri, gli onori, le ricchezze, l’altro non vi presenta che lagrime, penitenza e rinuncia a voi stessi; l’uno vi invita a percorrere una via tutta fiori, almeno in apparenza, l’altro vi apre una via di spine. Ognuno dei due, F. M., domanda il nostro cuore; tocca a noi di scegliere quale dei due padroni vogliamo seguire. Uno, il mondo, promette di farci gustare quanto possiamo desiderare durante la vita, sebbene sempre più di quanto essa dia; ma, nel medesimo tempo ci nasconde i mali che ci sono riservati nell’eternità; l’altro, Gesù Cristo, non ci promette tutte queste cose; ma per consolarci dice che ci aiuterà, anzi che addolcirà grandemente le nostre pene: “Venite a me, Io vi consolerò: seguendo me, troverete la pace dell’anima e la gioia del cuore. ,, (Matt. XI, 29). Ecco, F. M., i due padroni che ci domandano il cuore; a quale volete appartenere? Tutto ciò che il mondo vi offre non è che pel tempo presente. Beni, piaceri, onori, finiranno colla vita, e terminata la vita cominceremo una eternità di tormenti. Ma se vogliamo seguire Gesù Cristo che ci invita carico del peso della croce, vedremo subito che le pene del suo servizio non sono grandi come crediamo; Egli ci andrà innanzi, ci aiuterà, ci consolerà, e, conforme alla sua promessa, dopo pochi istanti di pene, ci darà una felicità che durerà eterna come Lui – Ma, per meglio farvelo comprendere, F. M., voglio mostrarvi che è impossibile piacere a Dio ed al mondo; o tutto per Dio, o tutto pel mondo: non v’è divisione”.

I . — È certo, F. M., che se Gesù Cristo sapeva che molti avrebbero abbandonato il mondo per darsi a Lui, abbracciando la follia della croce, ed a suo esempio avrebbero passata la vita nelle lagrime, nei sospiri, nella penitenza per rendersi degni della ricompensa ch’Egli ci ha meritata, sapeva altresì che molti l’avrebbero abbandonato per darsi al mondo, che promette ciò che non potrà mai dare, loro nascondendo l’eterna infelicità; perciò volle darci soltanto un cuore, affinché non potessimo darlo che ad un solo padrone. Ci dice chiaramente che è impossibile essere di Dio e del mondo: perché, se vorremo piacere all’uno, diverremo nemici dell’altro. Dio, F . M., per mostrarci quanto è difficile salvarsi in mezzo al mondo, lo ha maledetto, dicendo: a Guai al mondo! „ (Matt. XVIII, 7). Ma ragioniamo di questa cosa addentrandoci un poco più nell’argomento. Sapete, F. M., che lo spirito di Gesù Cristo è spirito di umiltà e disprezzo di se stesso, spirito di carità e bontà per tutti. Ebbene! come potete conservar questo spirito, se vi accomunate ad un orgoglioso il quale non vi parlerà che di piaceri e di onori, si loderà e vanterà delle sue pretese belle doti, del bene che ha fatto, ed anche di quello che non ha fatto? Se lo frequentate per un po’di tempo, necessariamente senza accorgervene, diverrete orgoglioso al pari di lui. Se udrete qualcuno parlar sempre male del prossimo, senza saperlo diverrete anche voi una lingua cattiva, e porterete lo scompiglio dovunque vi troverete. Sapete che Gesù Cristo, scelto da voi quale padrone, vuole che gli conserviamo il cuore ed il corpo nostro puri quanto è possibile; ma se frequenterete quel libertino, che è occupato solo in pensare e dire le cose più laide ed infami, come potrete conservare quella purità che Dio domanda da voi? A forza di frequentarlo, diverrete laido ed infame al pari di lui. Sapete che il vostro Padrone vuole che amiate e rispettiate la Religione, e quanto ha rapporto con essa; ma se frequentate un empio, che si fa beffe di tutto, disprezza quanto v’ha di più sacro e mette tutto in ridicolo, come potrete amar la religione e praticare ciò che essa vi comanda, ascoltando tutte queste empietà? Come potrete aver confidenza coi sacerdoti, dopo che gli empi vi avranno narrato qualche calunnia a loro carico, e vi avranno persuasi che è vera e che tutti i sacerdoti sono così? Ah! F. M., guai a chi segue il mondo! È perduto! Ditemi, come avrete rispetto per le leggi della Chiesa, se andate con questi empi che deridono e disprezzano il digiuno e l’astinenza, dicendovi che sono tutte invenzioni degli uomini? — Lo spirito di Dio, come sapete, ci stimola a disprezzare le cose create per attaccarci solo ai beni dell’eternità; ma come potrete formarvene almeno un’idea se frequentate quell’incredulo, che crede, quantunque non seriamente, o pretende che tutto finisca colla vita? Amico mio, se volete salvarvi, dovete necessariamente fuggire il mondo, altrimenti penserete ed agirete come il mondo, e vi troverete nel numero di coloro che sono maledetti da Dio. – Vedete, F. M., quando qualche gran peccatore non vuol convertirsi, la Chiosa lo scomunica, cioè lo respinge dal suo seno, non lo considera più come figliuol suo: egli non partecipa più alle grazie che Dio ci largisce per i meriti della sua Passione e morte; non vuole nemmeno che si mangi o si beva con Lui, o che lo si saluti; ci proibisce d’aver alcuna comunicazione con Lui, so non vogliamo partecipare alla sua disgrazia. Se uno di costoro viene a morire, è sepolto in luogo profano, e non ha diritto alle preghiere, perché muore da riprovato. Ebbene! F. M., se vogliamo seguire il mondo, ci toccherà la stessa disgrazia. Del resto, F. M., se ne dubitate, vedete quanto hanno fatto tutti i santi: hanno considerato il mondo, i suoi piaceri ed anche i suoi beni come una peste per la salvezza delle anime loro, e tutti quelli che poterono l’abbandonarono. Per quale causa i deserti si popolarono di tanti uomini che prima abitavano le città e le campagne, se non perché ebbero paura del mondo, e l’abbandonarono appunto pel timore che il contagio del mondo li perdesse, facendo nascere in loro gli stessi sentimenti, facendoli operare col medesimo spirito? Sì, F. M., fuggiamo il mondo, se no siamo certi di perderci con esso. F. M., non saremo mai d’accordo col mondo, se vogliamo salvarci. Dobbiamo giurargli guerra eterna; questo fecero tutti i santi. O rinunciare al cielo, o rinunciare al mondo!… Ascoltate, F. M.: volete sapere quanto siamo nemici del mondo, e quanto il mondo ci odia? Uditemi un momento, e vedrete che cosa dobbiamo fare se vogliamo sperare di possedere un giorno il cielo. Ne abbiamo un bell’esempio in S. Gennaro, vescovo di Benevento (Ribadeneira, 19 settembre). Fu denunciato al governatore di Napoli Timoteo perché faceva ogni sforzo possibile per fortificare i Cristiani nella fede, ed indurre i pagani a convertirsi: diceva loro che erano nel numero di quelli che Gesù Cristo aveva maledetti con queste parole: “Guai al mondo! „ Il governatore, incollerito per tale notizia, ordinò sull’istante che si andasse ad arrestare il santo, e lo si conducesse legato mani e pieni davanti al suo tribunale. Fece porre un idolo in faccia a lui, intimandogli d’adorare subito gli dèi, altrimenti si preparasse a morirò fra i tormenti più atroci che si possano immaginare. Il santo, senza commuoversi gli rispose che non ora nato e non aveva ricevuto il battesimo per seguire il mondo, ma per seguire Gesù Cristo carico della croce e morto per noi sul Calvario; che tutti i tormenti che gli erano minacciati non lo spaventavano; erano la sua porzione, ad essa un giorno formerebbe la sua felicità. “Voi, disse al governatore, appartenete a quel mondo che Gesù Cristo ha maledetto. „ Questa risposta infuriò tanto il governatore che ordinò fosse subito gettato in una ardente fornace. Ma Dio, che non abbandona coloro che sono seguaci suoi e non del mondo, fece sì che S. Gennaro, invece di restar abbruciato dalle fiamme, sembrasse entrato in un bagno refrigerante. Il santo ne uscì senza che né i suoi abiti né i suoi capelli avessero alcunché sofferto; cosa questa che meravigliò la folla dei pagani presenti. Il governatore medesimo ne fu sorpreso; ma attribuendola all’opera del demonio, divenne più furibondo, e fece mettere il santo alla tortura, porche soffrisse tale supplizio, che solo l’inferno aveva potuto ispirargli. Ordinò che gli fossero tagliati uno dopo l’altro tutti i nervi del corpo; indi, vedendo che non poteva camminare se non per miracolo, lo fece condurre in prigione, sperando di farlo soffrire ancor più. Alcuni fedeli della sua diocesi, saputo quanto si faceva soffrire al loro Vescovo, partirono subito per venire a visitarlo e recargli, se fosse possibile, qualche sollievo. Il governatore informatone, mandò i soldati per arrestarli e condurli tutti davanti al suo tribunale. Giunti alla sua presenza, li interrogò sulla loro religione e sul motivo del loro viaggio. Gli risposero coraggiosamente che erano Cristiani e venivano a visitare il loro Vescovo, nella speranza d’aver la bella sorte di essergli compagni nel martirio. Non comprendendo nulla di questo strano linguaggio, si rivolse a S. Gennaro, domandandogli se costoro dicevano la verità. Il santo rispose che davvero erano Cristiani al pari di lui, ed avevano rinunciato al mondo per seguire Gesù Cristo. Ottenuta questa dichiarazione, il governatore ordinò che si mettessero loro delle catene alle mani ed ai piedi, e fossero fatti camminare dinanzi al suo carro sino a Pozzuoli, per esservi colà divorati dalle fiere. La gioia che quei santi mostravano andando al martirio, meravigliava i pagani. Appena arrivati, furon posti nell’arena. Allora S. Gennaro, che era il capo, perché loro Vescovo, disse indirizzandosi a’ suoi compagni : “Figli miei, coraggio! Ecco il giorno del nostro trionfo. Combattiamo generosamente per Gesù Cristo nostro Maestro, giacché l’abbiamo riconosciuto per nostro Dio; andiamo con coraggio alla morte, come vi andò Egli stesso per amor nostro. Diamo, figli miei, diamo arditamente il nostro sangue per Gesù Cristo, come Egli lo diede per noi. Sì, figli miei, poiché abbiamo rinunciato al mondo, maledetto da Dio, disprezziamolo, in un con quelli che lo seguono; né le promesse né le minacele giungano a farci piegare dalla parte del mondo maledetto: mettiamo tutta la confidenza nel nostro Dio, e sorretti dalla sua protezione, non temiamo né i tormenti né la morte. Vedete, figli miei, il vostro pastore, al quale furon tagliati tutti i nervi. Io do volentieri il resto del mio corpo alle fiere che stanno per divorarmi. Guardiamo al cielo, figli miei, là il nostro Dio ci attende per ricompensarci; ancora un momento di sofferenze, ed avremo una eterna felicità. „ Appena il santo ebbe finito di parlare, furono lanciate contro di loro le fiere, in presenza d’una moltitudine sterminata di popolo, accorso a vedere quello spettacolo. I leoni, le tigri ed i leopardi, tenuti digiuni da più giorni, volarono con furia eguale a quella d’un torrente di acque che dall’alto d’una rupe cade in un precipizio; ma invece di divorare i martiri, come ognuno s’attendeva, si videro ad un tratto quelle belve perdere interamente la lor ferocia naturale, gettarsi ai loro piedi, lambirli in segno di rispetto, dimenando le code, senza che alcuna osasse pur toccarli.- Questo miracolo colpì talmente la moltitudine, che come un sol uomo fu udita esclamare: “Sì, sì, solo il Dio dei Cristiani è il vero Dio, e tutti i nostri dèi ci ingannano e ci conducono a rovina; i sacerdoti dei nostri idoli non fecero mai nulla di somigliante. „ Il governatore, udendo questo grido, temette per sé, ed ordinò che i martiri fossero condotti sulla pubblica piazza per far tagliare loro il capo; ma, mentre vi erano condotti, S. Gennaro passando davanti al governatore, disse: “Signore, togli, ti prego, la vista a questo tiranno, perché non abbia il barbaro piacere di veder morire i tuoi figli. „ All’istante, il governatore divenne cieco. Questo castigo così prodigioso gli fece riconoscere il potere del servo di Dio. Tosto, comandò di sospendere l’esecuzione della sentenza pronunciata contro i santi martiri, e fattosi condurre dinanzi al santo, gli disse in tono supplichevole : “Tu che adori il Dio onnipotente, pregalo , te ne scongiuro, per me, affinché mi renda la vista di cui mi ha privato in punizione dei miei peccati. „ E poiché i santi non hanno né rancore, né odio, S. Gennaro per mostrare con doppio miracolo la potenza del vero Dio, fece una seconda preghiera a favor del governatore, preghiera che fu efficace al pari della prima. Timoteo ricuperò la vista all’istante. Questo prodigio non fu inutile per la gloria di Dio e la salute delle anime: quasi cinque mila pagani, che ne furono testimoni, si convertirono nel medesimo giorno; ma il governatore, a favore del quale era stato fatto il miracolo, fu così ostinato che non si convertì. Temendo, col risparmiare i martiri, di cadere in disgrazia dell’imperatore, ordinò in segreto ai suoi ufficiali di far morire il santo Vescovo. Mentre lo si conduceva in piazza per esservi giustiziato, un buon vecchio gettatosi ai suoi piedi gli domandò qualche oggetto che gli avesse servito, per conservarlo, come ricordo, rispettosamente. Il santo, commosso dalla sua fede, gli disse: “Amico mio, non ho che il fazzoletto che mi servirà per bendarmi gli occhi; ma state certo, dopo la mia morte l’avrete. „ Quelli che l’intesero così parlare, sorrisero, e dopo fatto morire il santo, calpestarono coi piedi il fazzoletto, dicendo: “Lo doni ora al vecchio a cui lo promise. „ Ma furono ben sorpresi nel ritorno: videro il vecchio che lo teneva tra mani. Al momento in cui gli fu reciso il capo, S. Gennaro esclamò; “Mio Dio, rimetto nelle tue mani l’anima mia. „ Ebbene! F. M., eccovi il mondo e Gesù Cristo, quelli cioè che hanno disprezzato il mondo per seguire solo Gesù Cristo e la sua croce; quelli che hanno davvero abbandonato il mondo, i suoi beni e piaceri, per non cercare che il cielo e la salvezza dell’anima loro! – Vedete un po’ da qual lato vi mettereste se il buon Dio vi mettesse a prova simile a quella dei martiri S. Gennaro e i suoi compagni. Ahimè! mio Dio, quanto pochi vi sarebbero… poiché vi sono ben pochi che non siano dei mondo, cioè che non amino il mondo, i suoi beni e i suoi piaceri. È possibile, che quantunque il mondo faccia i suoi seguaci infelici, prometta molto, ma non dia mai ciò che promette, è possibile che l’amiamo ancora ? Tutti ci lamentiamo della su perfidia, e malgrado ciò, cerchiamo ancora di piacergli, e se non possiamo accontentarlo del tutto, vogliamo almeno dargli i nostri anni più belli, la giovinezza e spesso la sanità, la riputazione ed anche la vita. Ah! mondo maledetto! sino a quando ci ingannerai chiamandoci alla tua sequela per opprimerci di tanti mali, farci sempre sventurati e mai felici? O mio Dio! apriteci, di grazia, gli occhi dell’anima, e conosceremo la nostra cecità di amare chi non cerca altro che la nostra rovina eterna! Ma per farvi ancor meglio comprendere quale dei due partiti dovrete seguire, consideriamo il mondo composto di tre società: alcuni sono tutti del mondo, altri sono tutti di Dio, altri, infine, stanno tra i due: vorrebbero essere del mondo senza cessare d’essere di Dio; il che è impossibile, come vedrete. Anzitutto, F. M., dico, che una parte, e forse la maggiore, è tutta del mondo; appartengono a questo numero quelli che sono contenti d’aver spento nell’anima loro ogni senso di religione, ogni pensiero dell’altra vita, che hanno fatto quanto poterono per cancellare il pensiero terribile del giudizio che un giorno dovranno subire. Usano tutta la loro scienza e spesso le loro ricchezze per attirare quanti più possono sul loro sentiero: non credono più a nulla, si gloriano perfino d’essere più empi ed increduli che non siano in realtà, per meglio convincere gli altri, e far loro accettare, non dico le verità, ma le falsità che vorrebbero spargere nei loro cuori. Come Voltaire, che un giorno in un pranzo dato ad amici, cioè ad empi, si compiaceva perché tutti i suoi commensali non credevano alla religione. Eppure egli vi credeva, come ben lo mostrò all’ora di sua morte. In quegli estremi istanti chiese con premura un sacerdote per riconciliarsi con Dio; ma era troppo tardi per lui: Dio, contro del quale si era scagliato con tanto furore, rinnovò per lui il castigo inflitto ad Antioco: lo abbandonò al furore dei demoni. Voltaire non ebbe in questo momento terribile, come sua porzione, che la disperazione e l’inferno. “L’empio, così lo Spirito Santo (Ps. XIII, 1; LII, 1), disse dentro di sé che non v’è Dio, „ ma è solo la corruzione del suo cuore che può portarlo ad un simile eccesso; egli non pensa così nel fondo dell’anima sua. Questa parola: “Vi è Dio, „ non si cancellerà mai; il più gran peccatore la pronuncerà spesso, anche senza pensarvi. Ma lasciamo da parte questi empi; fortunatamente, sebbene voi non siate buoni Cristiani quanto dovreste esserlo, non siete ancora, grazie a Dio, di questo numero. Ma, mi direte, chi sono coloro che ora sono di Dio, ora del mondo? — F . M., eccoli. Li assomiglio, se posso usare questa frase, a quei cani che vanno dietro al primo che li chiama. Seguiteli, F. M., dal mattino alla sera, dal principio sino alla fine dell’anno; costoro non considerano la domenica che come giorno di riposo e di piacere; stanno a letto più a lungo che negli altri giorni della settimana, ed invece di dare il loro cuore a Dio, non vi pensano neppure. Penseranno, gli uni ai piaceri, gli altri alle persone che vedranno; questi alle compere da fare, quelli al denaro che dovranno spendere o ricevere. A mala pena si fanno un segno di croce, a qualche modo; e col pretesto che andranno in chiesa, non faranno alcuna preghiera, dicendo tra sé: “Ne ho del tempo prima della Messa. „ Hanno sempre qualche cosa da terminare prima di muoversi per andare ad ascoltar la S. Messa: credevano d’aver tempo d’avanzo per fare la loro preghiera, ed invece non arrivano nemmeno al principio della Messa. Se trovano un amico per via, non hanno difficoltà di condurlo a casa loro e rinunciano per questa volta alla Messa. Costoro però vogliono sembrar ancora Cristiani agli occhi del mondo, e vanno ancora a Messa qualche volta; ma vi stanno con una noia ed un tedio mortali. Ecco il pensiero che li occupa: “Mio Dio, quando sarà finita? „ Li vedete, specialmente durante le istruzioni, voltar la testa da una parte e dall’altra, domandare al vicino quante ore sono; sbadigliano e si stirano, o sfogliano il libro, per cercar non so che cosa; mentre qualche loro vicino della medesima risma, dorme d’un sonno saporito. Il primo pensiero che loro si presenta, non è d’aver profanato un luogo così santo, ma: “Mio Dio, non finisce più!… ah! non ci torno un’altra volta!… „ Ve ne sono persino di quelli ai quali la parola di Dio, che ha convertito tanti peccatori, fa venire il mal di cuore; debbono uscire, dicono, per respirare una boccata d’aria, e non morire; li vedete tristi, sofferenti durante le sacre funzioni; ma quando l’ufficiatura è appena finita, e spesso il sacerdote non è ancora partito dall’altare, si accalcano alla porta, e fanno a chi uscirà pel primo; e vedete allora ritornare quella gioia che avevano perduta, Sono così stanchi che, spesso, non hanno il coraggio di ritornare ai vespri. Se domandate loro perché non vanno al vespro: “Ah! vi soggiungono, bisognerebbe, dunque, stare tutto il giorno in chiesa: abbiamo altro da fare! „ Costoro non danno importanza né al catechismo, né al rosario, né alla preghiera della sera: tutte quelle pie pratiche sono considerate da essi come cose da nulla. Se loro chiedete che cosa ha detto il parroco all’Evangelo o alla Dottrina? “Ah! vi risponderanno, ha gridato abbastanza!… ci ha abbastanza annoiati!… non mi ricordo… se non fosse così lungo, si ricorderebbe almeno qualche cosa; ecco ciò che fa perdere al mondo la voglia di venire alle funzioni; perché son troppo lunghe. „ Avete ragione di dire, al mondo, perché costoro sono nel numero di quelli che appartengono al mondo senza pur saperlo. Ma, via, procuriamo di farlo adesso meglio comprendere, se almeno lo vogliono: essi sono sordi e ciechi, ed è appunto perché son sordi che è ben difficile far loro intendere le parole di vita, come è difficile far loro intravvedere il loro stato miserando, essendo essi ciechi. Vedete, in casa loro non si usa più dire il Benedicite prima dei pasti, né il ringraziamento dopo, e neppur l’Angelus. Se per antica abitudine lo fanno, chi ne è testimone prova una stretta al cuore: le donne lo fanno lavorando o sgridando  figli od i domestici; gli uomini facendo girare il cappello od il berretto tra le mani, come por esaminare se avessero dei buchi; pensano tanto a Dio, come se credessero davvero che Egli non esiste, e come se facessero tutto per ischerzo. Non si fanno scrupolo di vendere o comperare in giorno di domenica, quantunque sappiano benissimo, o almeno debbano sapere che un contratto un po’ grosso fatto in domenica, senza necessità, è un peccato mortale. Costoro riguardano tutte queste cose come un nonnulla. Andranno nei giorni festivi in una parrocchia vicina per accordare domestici al loro servizio; e se loro si dice che fanno male: “Ah! vi rispondono, bisogna pur andarvi quando si possono trovare. Senza alcuna difficoltà pagano le loro imposte in domenica: perché durante la settimana, dovrebbero andare un po’ più lontano, e impiegare qualche ora di più. Ah! mi direte, noi non badiamo a tutte queste cose. — Non vi badate, amico mio? Non mi fa meraviglia, perché siete del mondo; o meglio, vorreste essere di Dio ed accontentare nello stesso tempo il mondo. Sapete, F. M., chi sono costoro? Sono gente che ancora non ha perduto interamente la fede, ed a cui resta ancora qualche attaccamento al servizio di Dio, che non vorrebbero abbandonare del tutto; perché essi stessi biasimano chi non frequenta più le funzioni: ma non hanno abbastanza coraggio per romperla col mondo, e per voltarsi dalla parte di Dio. Costoro non vorrebbero dannarsi, ma non vorrebbero scomodarsi; sperano di potersi salvare senza farsi tanta violenza; hanno l’idea fissa che Iddio, che è così buono, non li ha creati per perderli, li perdonerà ben ugualmente; che col tempo si daranno a Dio, si correggeranno, lasceranno le cattive abitudini. Se, in alcuni momenti di riflessione, si mettono la loro misera vita appena un po’ davanti agli occhi, ne gemono, e talora anche ne piangeranno. Ahimè! F. M., qual vita triste conducono coloro che vorrebbero essere del mondo senza cessare d’essere di Dio! Proseguiamo un po’, e comprenderete ancor meglio, vedrete come la loro vita è altresì ridicola. Ora, li udrete pregare Dio e fare un atto di contrizione, e più tardi li sentirete bestemmiare fors’anche il santo Nome di Dio, se le cose non vanno a modo loro. Stamattina li avete veduti alla S. Messa cantare le lodi di Dio, e nello stesso giorno li udirete tenere i più laidi discorsi. Le medesime mani che hanno preso l’acqua benedetta, domandando a Dio di purificarli dei loro peccati, un istante dopo, le medesime mani sono adoperate per fare toccamenti disonesti sopra di sé o forse sopra altri. I medesimi occhi che al mattino ebbero la gran ventura di contemplar Gesù Cristo stesso nell’Ostia consacrata, durante il giorno si porteranno volontariamente e con diletto sugli oggetti più disonesti. Ieri, avete visto costui fare la carità al suo prossimo, o rendergli un servigio: oggi cercherà d’ingannarlo, se vi trova interesse. È appena un minuto che quella madre augurava ogni sorta di benedizioni a’ suoi figli: ed ora che l’hanno contrariata, li ricolma di imprecazioni; non vorrebbe mai averli visti nascere, vorrebbe esserne tanto lungi quanto ne è vicina; e finisce per mandarli al diavolo affine di sbarazzarsene. Ora manda le sue figlie alla santa Messa ed a confessarsi: ora le manda ai balli, od almeno farà sembiante di non saperlo, o lo proibirà loro sorridendo, come se dicesse: “Andate pure. „ Una volta dirà alla figlia d’esser riservata, di non frequentare le cattive compagnie, ed un’altra la lascia per ore intere in compagnia di giovinotti senza dirle nulla. Andate, povera donna, siete del mondo. Credete di essere di Dio per qualche atto esteriore di religione che praticate: vi ingannate; siete del numero di coloro ai quali Gesù Cristo dice : “Guai al mondo !„ (Matt. XVIII, 7). Vedete costoro che credono d’essere di Dio e sono del mondo: non si fanno scrupolo di portar via ai vicini ora un po’ di legna, ora qualche frutto, e mille altre cose; finché sono lodati per ciò che fanno rispetto alla religione, lo fanno volentieri, rivelano molta sollecitudine, sono maestri nel dare consigli agli altri; ma, se sono disprezzati o calunniati, allora li vedete scoraggiarsi, affliggersi per essere trattati in questo modo; ieri volevano bene a quelli che facevano loro del male; oggi non possono più soffrirli, e spesso neppure vederli o parlare con essi. Povero mondo! quanto sei sventurato; prosegui la tua strada: va, non puoi sperare che l’inferno! Gli uni vorrebbero frequentare i Sacramenti, almeno una volta all’anno; ma per questo occorrerebbe un confessore molto accomodante, vorrebbero soltanto e tutto fatto. Se il confessore non li vede abbastanza ben disposti e rifiuta loro l’assoluzione, eccoli scatenarsicontro di lui, dicendo quanto potrà giustificarli del non aver finito la loro confessione; conoscono benissimo perché sono stati rimandati, ma siccome sanno che il confessore non può loro condiscendere, si sfogano dicendo ciò che loro talenta. Va, o mondo, va per la tua via, vedrai un giorno quello che non volesti vedere. Bisognerebbe adunque che potessimo dividere in due il nostro cuore! — Ma no, amico mio, o tutto di Dio, o tutto del mondo. Volete frequentare i Sacramenti? Ebbene lasciate i giuochi, le danze, le osterie. Del resto, vi par cosa corretta venire ora a presentarvi al tribunale di penitenza, ad assidervi alla sacra Mensa per cibarvi del pane degli Angeli; e dopo tre o quattro settimane, forse meno, farvi vedere passare la notte in mezzo agli ubbriachi ripieni di vino, peggio ancora, commettere gli atti i più infami di impurità? Va, o mondo, va!… cadrai ben presto nell’inferno; e là imparerai ciò che dovevi fare: imparerai quanto dovevi fare per andare in cielo, che hai perduto per colpa tua. No, F. M., non inganniamoci: bisogna necessariamente, o sacrificare pel mondo Gesù Cristo, ovvero fare a Gesù Cristo il sacrificio di quanto abbiamo di più caro sulla terra. Ma che può dare il mondo da potersi paragonare a quanto ci promette Gesù Cristo in cielo? D’altra parte, P. M., fra tutti quelli che si sono dati al mondo, che non hanno cercato che d’accontentare le loro inclinazioni perverse e corrotte, non ve n’ha uno che non abbia provato delusioni, e che, all’ora della morte, non si sia pentito di averlo amato. Sì, F. M., è allora che sentiremo la vanità e fragilità delle cose di quaggiù, e la sentiremmo fin d’ora, se volessimo dare uno sguardo alla vita passata: vedremmo che la vita è pur poca cosa. Ditemi, F. M., voi che pel peso degli anni incominciate già a curvar la testa sulle spalle; nella vostra giovinezza, correvate dietro ai piaceri del mondo, e vi sembrava non potervene saziare abbastanza; avete passato molti anni a cercar solo i vostri diletti: le danze, i giuochi, le osterie e le vanità erano tutta l a vostra occupazione; avete sempre differito il vostro ritorno a Dio. Giunti ad età più avanzata, avete pensato di accumulare ricchezze. Eccovi ora arrivati alla vecchiaia, senza nulla aver fatto per la vostra salvezza. Ora che siete disingannato delle follie della gioventù; ora che avete affaticato per risparmiarvi qualche ricchezza, ora sperate di far meglio. Io non lo credo, amico mio. Gli acciacchi della vecchiaia che vi accasceranno; i figli, che forse vi disprezzeranno: tutto sarà un nuovo ostacolo per la vostra salvezza. Avete creduto di essere di Dio, ed invece riconoscerete di essere del mondo: cioè del numero di coloro che sono ora di Dio, ed ora del mondo, e che finiscono per ricevere la ricompensa del mondo. Guai al mondo! Andate, mondani, seguite il vostro padrone, come faceste sin ora. Vedete benissimo che siete stati ingannati seguendo il mondo: ebbene, F. M., diverrete per questo più saggi? No, F. M., no. Se alcuno ci inganna una volta, diciamo: Non ci fidiamo più di costui; ed abbiamo ragione. Il mondo ci inganna continuamente, oppure l’amiamo. “Guardatevi, dice S. Giovanni, dall’amare il mondo, o dall’attaccarvi a qualsiasi cosa nel mondo „  (I Joan, II, 15) — “Invano, ci dice il Profeta, porteremo la luce a costoro: furono ingannati e lo sono ancora: non apriranno gli occhi se non quando non avranno più speranza di ritornare a Dio. „Ah! F. M., se riflettessimo bene che cosa è il mondo, passeremmo la nostra vita nel ricevere il suo addio e nel dargli il nostro. All’età di quindici anni abbiamo detto addio ai giuochi dell’infanzia, abbiamo considerato come altrettante scempiaggini il correr dietro le farfalle, come fanno i bambini, che costruiscono per loro case di carta o di fango. A trent’anni avete cominciato a dire addio ai piaceri rumorosi d’una giovinezza ardente; ciò che tanto vi piaceva allora, comincia già ad annoiarvi. Dirò meglio, F. M.: ogni giorno diciamo addio al mondo; facciamo come un viaggiatore che gode della bellezza dei paesi dove passa: appena veduti, deve subito lasciarli: altrettanto è dei beni e dei piaceri, ai quali siamo così attaccati. Infine, arriviamo alla soglia dell’eternità, che tutto inghiotte nei suoi abissi. Ah! F. M., allora il mondo scomparirà por sempre dai nostri occhi, e riconosceremo quale grande pazzia sia stata la nostra di averlo ornato. E quello che ci si diceva del peccato? Era dunque tutto vero, diremo in quel punto. Ahimè! non ho vissuto che pel mondo, non ho cercato che il mondo in tutto lo mio azioni; ed i beni ed i piaceri del mondo non sono più nulla per me! tutto mi sfugge dalle mani: il mondo che ho tanto amato, i beni od i piaceri che tanto occuparono il mio’ cuore ed il mio spirito!… Bisogna intanto che ritorni al mio Dio!… Ah! P. M., quanto è consolante questo pensiero per chi non cercò che Dio solo durante la sua vita! ma come è disperante per chi ha perduto di vista il suo Dio e la salute dell’anima! No, no, F. M., non inganniamoci: fuggiamo il mondo, altrimenti ci mettiamo in gran pericolo di perderci. Tutti i santi hanno fuggito, disprezzato, abbandonato il mondo durante tutta la loro vita. Quelli obbligati a restarvi, vissero come se ne fossero fuori. Quanti grandi del mondo l’hanno abbandonato per vivere nella solitudine! vedete un sant’Arsenio. Colpito da questo pensiero: E difficile salvarsi nel mondo; abbandona la corte dell’imperatore, e va a passare la vita nelle foreste, per piangervi i suoi peccati e fare penitenza Sì, F. M., se non fuggiamo il mondo, almeno quanto ci è possibile, tranne un gran miracolo, ci perderemo col mondo. Eccone un bell’esempio, e ben adatto a farcelo comprendere. – Leggiamo nella sacra Scrittura (III Reg. XXII) che Giosafat, re di Giuda, fece alleanza con Acab, re d’Israele. Lo Spirito Santo ci dice che il primo, Giosafat, era un santo re; ma invece il secondo, Acab, era un empio. Tuttavia, Giosafat acconsentì di unirsi ad Acab per combattere contro i Siri. Prima di partire volle vedere un profeta del Signore, per domandargli quale sarebbe stato l’esito della battaglia. Acab gli disse: “Noi l’abbiamo un profeta del Signore, ma non ci predice che sventure. „ — “Ebbene! gli disse Giosafat, fatelo venire, e lo consulteremo.„ Venuto il profeta davanti al re, Giosafat gli domandò se dovevasi o no combattere contro il nemico. Il re Acab si affrettò di dirgli che tutti i suoi profeti l’avevano assicurato della vittoria. “Sì, rispose il profeta del Signore, andate, o Principi; attaccherete i nemici, li batterete, e tornerete vittoriosi e caricati delle loro spoglie. „ Il re Giosafat capì che non era questo il pensiero del profeta; e gli chiese di dirgli con verità ciò che gli ispirava il Signore. Allora il profeta assumendo il tono di profeta del Signore: “Viva Iddio, nella presenza del quale io sto! Ecco ciò che il Signore, il Dio d’Israele mi ha comandato di dirvi: Voi darete battaglia , ma resterete vinti. Il re Acab vi perirà, e il suo esercito sarà messo in rotta, ed ognuno tornerà a casa senza condottiero. „ Il re Acab disse a Giosafat : “Ti aveva ben detto che questo profeta non annuncia che sventure. „ E lo fece imprigionare, per punirlo al suo ritorno. Ma poco s’inquietò il profeta per questo, perché sapeva bene che il re non sarebbe tornato, ma sarebbe perito. Ingaggiata la battaglia, vedendo che il forte dell’esercito si volgeva contro di lui, Acab mutò vesti. Allora Giosafat fu scambiato per Acab, al quale soltanto si portava rancore. Vedendosi quasi accerchiato dai nemici: “Ah! Signore, Dio d’Israele, esclamò, abbi pietà di me! „ E il Signore venne in suo soccorso, e lo liberò dai nemici. Ma gli mandò il suo profeta per rimproverarlo d’aver fatto alleanza con quell’empio re. “Avresti ben meritato di perire con lui, ma perché il Signore ha visto in te delle buone opere, ti ha conservato la vita, ed avrai la bella sorte di ritornare nella tua città. “Acab invece perì nel combattimento, come appunto gli aveva predetto il profeta prima della partenza. Ecco, F. M., che cosa vuol dire frequentare il mondo: il che ci mostra che, necessariamente, dobbiam fuggire il mondo se non vogliamo perire con esso. Stando colle persone di mondo apprendiamo lo spirito del mondo e perdiamo quello di Dio: e questo ci trascina in un abisso di peccati senza che quasi ce ne accorgiamo: ne abbiamo un bell’esempio nella storia.S. Agostino ci racconta (Conf. VI, C. VII e VIII) che aveva per amico un giovane, che conduceva vita ottima, e proseguiva pel retto sentiero del bene col suo franco ardire giovanile. Un dì, essendo alcuni suoi compagni di studio usciti con lui, indispettiti perché non faceva com’essi, tentarono di trascinarlo all’anfiteatro. Era giorno in cui vi si compieva la lotta dei gladiatori. Il giovane che aveva un estremo orrore per simili curiosità, resisté con tutte le forze; ma i suoi compagni usarono tante lusinghe e oviolenze, che lo trascinarono, per così dire, suo malgrado. Cedendo egli disse: “Potete ben trascinare il mio corpo, e tenermi in mezzo a voi nell’anfiteatro; ma non potete comandare al mio spirito, ed ai miei occhi, che assolutamente non prenderanno mai parte a così orribile spettacolo. Vi starò come se non vi fossi, e per tal modo vi accontenterò senza prendervi 9parte. „ Ma Alipio ebbe un bel dire; lo condussero: e mentre l’anfiteatro intero andava in delirio pel barbaro divertimento, il giovane impediva al suo cuore di prendervi parte, ed a’ suoi occhi di guardare, tenendoli chiusi. Ah! fosse a Dio piaciuto, che si fosse turato anche le orecchie. Poiché scosso dà un fortissimo grido, la curiosità lo vinse: aprì gli occhi per vedere che cosa fosse accaduto; e bastò quello sguardo perché ci si perdesse. Più guardava, più il suo cuore ne sentiva piacere: giunse tant’oltre in seguito, che invece di farsi pregare per andarvi, egli stesso vi trascinava gli altri. “Ahimè! Dio mio, esclama S. Agostino, chi potrà cavarlo da tale abisso? Null’altro, se non un miracolo della grazia di Dio. „ – Concludo, F. M., dicendo che se non fuggiamo il mondo co’ suoi piaceri, se non ci nascondiamo, quant’è possibile, ci perderemo ed andremo dannati. La strada più comoda è d’essere ora del mondo, ora di Dio; cioè fare alcune pratiche di pietà, e seguire gli usi del mondo: i giuochi, le danze, le osterie, il lavoro in domenica; nutrire odi, vendette, risentimenti, fare attenzione ad ogni piccolo torto ricevuto. Se saremo tutti di Dio, bisogna aspettarci d’essere disprezzati e rigettati dal sondo. Felice colui che sarà di questo numero e camminerà con coraggio dietro al suo Maestro, portando la croce: poiché solo per questa via avremo la grande felicità di arrivare al cielo! Ecco quanto vi auguro!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.