LA SITUAZIONE (14)

LA SITUAZIONE (14):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

CONSOLAZIONI

Lettera Decimaquarta.

Caro Amico.

Voi siete impaziente di sapere come io potrei giustificare il titolo di questa mia lettera. Parlare di consolazioni ai Cattolici, allorché tutto si pare ad essi soggetto di profonda tristezza, a voi son certo che sembra difficile. In ogni caso, voi temete non le gioje annunziate siano più immaginarie che reali. Giudicatene voi stesso: sol ricordatevi al tribunale ove sederete a giudicare, che voi siete Cattolico, e che io parlando m’indrizzo a’ Cattolici. Checché ne dicano oggidì taluni non so quali antropologi, l’uomo è ben altra cosa che un bruto. Ch’egli non vive solo di alimenti grossolani; sì vive di verità. La verità gli è pane, gli è vino, gli è vita, gli è tesoro. Dalla culla sino alla tomba egli la domanda, egli sempre la cerca. Felice se la possiede; infelice e disperato, se muore senza averla trovata. Ecco perché la prima felicità dei Santi in cielo è il contemplare Dio, la verità medesima nel pieno splendore del suo lume; e la prima consolazione dell’uomo su questa terra è il vedere la verità con quella chiarezza che gli consente la condizione terrestre. Ma le verità che hanno il privilegio di procurargli le più dolci consolazioni, sono le verità religiose. Ve ne sono tre soprattutto che io or dispongo di segnalarvi.

La prima, che Dio è infallibile nelle sue parole.

La seconda, che la società umana non è abbandonata al caso.

La terza, che la Chiesa Cattolica è veramente la sposa unica, sempre fedele e sempre feconda, del Dio del Calvario.

Perché dico io che queste verità sono consolanti sopra tutte? Perché il Cristiano che le possiede può fare a meno di tutto il resto; essendo esse la sua fortuna, la sua bussola, la sua àncora in mezzo alle tempeste. Ora ai giorni nostri, e voi mel consentirete volentieri, queste verità sono singolarmente abbassate appresso gli uomini.

Che cosa è Dio? In quanto a molti è una parola; per altri è il male; per la moltitudine, Dio è come un vecchio monarca detronizzato, che si può impunitamente dimenticare, disprezzare, insultare.

Che cosa è la società? Una nave senza pilota, che voga a grado dei venti; una palestra ardente, in cui il potere, la ricchezza, gli onori sono posti premio al più forte ed al più astuto; un edilizio di fabbrica umana, che l’uomo, senza debito di renderne ragione, ordina a suo talento. – Che cosa è la Chiesa? Una instituzione, che ha compito il suo tempo; un ostacolo, piuttosto che un mezzo; una vecchia decrepita, che non ha più latte da somministrare. Tali sono gli oltraggi, che a parole ed in fatti, taluni si permettono di lanciare, a giornata finita. Poi si rivolgono ai Cattolici, e li domandano con ironia: « Dov’è il vostro Dio? dove sono le leggi sociali di cui voi parlate? che cosa è la vostra Chiesa? » Se ha per noi tortura, non è quella di sentire beffeggiare tutto ciò che noi rispettiamo, tutto che noi crediamo, tutto che noi amiamo? Ma ad un tempo che è mai di più desiderevole, quanto il vedere Dio nostro padre, e la Chiesa nostra madre splendidamente vendicati? Ebbene, questa splendida vendetta sorge dagli avvenimenti che si preparano, e già cominciano compirsi. – Or come mai tanto? Se l’uomo che voi più amate al mondo vi avesse annunziato venti anni fa una serie di fatti superiori a tutte le umane previsioni; forse, che al vedere alla lettera compiuti questi atti non possibili a prevedere, la vostra fiducia non si sarebbe conciliata, non che la vostra ammirazione rapita, sicché, vi terreste per fortunato, e vi esaltereste superbamente in voi stesso di avere per amico un uomo inspirato da Dio, un profeta di primo grado? Ora, non già da venti anni, sì da ben venti secoli, il Figliuol di Dio, l’oggetto di tutte nostre affezioni, venuto fra gli uomini ci ha predetto tutto quello che ora vediamo. Non ci ha Egli forse detto, e fatte dire le parole seguenti? « Verrà giorno, in cui appena vi avrà più fede sulla terra. Tornati gli uomini ad esser simili ai contemporanei del diluvio, nemici della verità, avidi di favole e di menzogne, e’ non baderanno più che ai loro corpi. Bere, mangiare, fabbricare, maritarsi, vendere e comprare; questa sarà l’unica loro sollecitudine; e Dio, l’anima, l’eternità non varranno più nulla per essi. (Luc. XVII, 26).

« Per voi, quegli ultimi giorni saranno tempi pericolosi: il mondo sarà popolato di uomini egoisti, cupidi,arroganti, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai lorogenitori, ed ingrati, scellerati, snaturati, nemici dellapace, calunniatori, incontinenti, crudeli, senza benignità,traditori, protervi, gonfii, amanti dei piaceri più che diDio, aventi apparenza di pietà, di cui rigettarono dase lungi la sostanza ». (II Tim. III, 1-5).Non è questa dipintura al naturale? Di tutti questitratti ove è quello che non si addica al mondo attuale,in sua generalità; e certo con tale verità che non convienea verun’altra epoca? Ben io so, che in tutti itempi vi furono errori e delitti; ma l’apologia dell’errore, ma la riconoscenza legale dell’errore nel seno delle nazionicattoliche, il delitto senza rimorso, l’ingiustizia senza restituzione, lo scandalo senza riparazione; ela teoria del delitto, l’apologia del delitto, l’orgogliodel delitto e di tutti i delitti; non solo della ribellionecontro Dio, contro la Chiesa, contro i potentati, mala negazione sistematica dell’autorità di Dio, della Chiesa,e dei Re; la teoria della ribellione, l’apologia della ribellione, l’orgoglio della ribellione, la consacrazionelegale del principio medesimo di ogni ribellione: questoè ciò che non si trova, se non nel mondo presente,e fa il carattere proprio della sua perversità.Ecco, mio caro amico, quello che è stato vedutoe predetto sono già duemila anni. Qual cosa più incredibiledi simigliante profezia? Qual cosa più divina ditale visione? Quanti misteri fu di bisogno a penetrare,prima di arrivare a questo? All’epoca, in cui questeparole uscivano di bocca al Figliuol di Dio e dei suoiApostoli, il mondo non era ancora cristiano. A giudicarlevere, bisognava primieramente che il divenisse,il che sembrava impossibile; bisognava che tale rimanesselungo tempo, il che non poteva prevedersi. Maquello che pareva men possibile, anzi il più impossibilea prevedere, si è che il mondo un giorno dimenticherebbela mostruosa schiavitù, la degradazioneprofonda, le lamentevoli miserie, da cui il Cristianesimo lo aveva cavato fuori; che calpesterebbe il sanguedel Calvario, prezzo del suo riscatto; che prenderebbein disgusto le libertà, i lumi, le felicità dovute al Vangelo;che richiamerebbe con ardore il suo antico tiranno,e caccerebbe il suo benefattore opprimendolodi oltraggi, e gridando: « noi non vogliamo che turegni più su di noi! »Io ripeto; qual cosa più incredibile! Cionnostantel’incredibile è sotto gli occhi nostri. Nostro Signoreadunque ha ben veduto! Egli ha ben veduto quelloche nessun occhio umano poteva vedere. Ravvisatodi tal guisa lo spettacolo del mondo attuale, perquanto affliggente ci possa mai essere, mi consola, mirapisce. Meglio che tutti i ragionamenti, esso dimostrala mia fede, dimostrando la divinità del di leiAutore.Venga ora l’empio a domandare al Cattolico: Ove èil tuo Dio? Il Cattolico gli risponderà: Il mio Dio!Egli è qui! Ei ti vede, ti ascolta; e giudicherà te edi simili a te. Sono già duemila anni che ha inciso abulino il vostro ritratto, annunziato tuttocciò che voidite, tuttocciò che voi fate, eziandio le vostre orgie segrete. E sì gli astri del firmamento mi narrano la sua gloria con meno di eloquenza di quello che i vostri delitti e le vostre bestemmie senza esempio e senza nome non mi rivelino la sua prescienza infinita. Io vi veggo: io credo! – La stessa consolazione per noi, mio caro amico, è nelle rivoluzioni che sconvolgono il mondo presente. La società, del pari che l’uomo, non si è formata da se stessa. Creazione divina, essa esiste in virtù di leggi fondamentali, che non sono l’opera sua. Vivere e prosperare, se essa le osserva; degenerare e perire, se essa le viola: è questa la vicenda, di cui la medesima non può francarsi. Tutte le leggi divinamente date alle società umane si conchiudono in una sola. Ed è tale, come loro fu intimato: Come l’uomo, di cui voi non siete che lo svolgimento, voi siete state create e messe al mondo per conoscere Iddio, amarlo, servirlo, e quindi per tal via arrivare alla felicità. – A tale legge il Divino Legislatore dette sanzione non meno certa di quel che fosse la stessa Legge. Egli ha detto: Si raccoglie quello che si semina; ed inoltre: la giustizia innalza le nazioni, il peccato le rende infelici. Ancora: ogni nazione, ogni regno che ricusa di servirmi, perirà. Più: se il Signore non custodisce la Città, vegliano invano coloro che la custodiscono. E del pari: io sono il Re immortale dei secoli; non essendo i Re della terra che miei ministri. Tutti a me debbono ubbidienza e fedeltà, come vassalli al loro Signore. E se fia che osino ribellarsi contro di me, ed io li spezzerò come vasi di argilla: sicché ieri in potenza, domani se voi li cercherete, e non saranno più. E con essi periranno le loro opere, e le società che vollero fondare senza di me, lungi da me, e mio malgrado ».

Questa èla Gran Carta dell’umanità. Ove sono oggidì governi e popoli, che se ne sovvengano? Ed il Cattolico si guardi bene dal rammentarla; chesubito gli si risponderà con bestemmia. « La nostra parola dipende da noi; chi èil nostro Signore? Labia nostra a nobis sunt; quis noster Dominus est? Siamo noi il diritto. Noi diremo, noi faremo, noi ordineremo, noi proibiremo, secondo nostro arbitrio; noi non dipendiamo da alcuno. »

Ecco ciò che da pezza si dice su tutti i tuoni, ed in tutte le lingue. Al vedere la prosperità dei ribelli, il Cattolico medesimo è tentato di domandare a se stesso, ove siano le leggi divine delle Società: perciocché Legge e sanzione sembrano oscurarsi a’ suoi occhi. Ma e’ si rassicuri e si consoli: poiché le tenebre ecco che si dissipano; sicché la base divina delle Società ricomparisce; e, chi sa vedere, essa ricomparisce circondata di nuovo splendore. – Fatevi a guardare voi stesso, mio caro amico: quale spettacolo presenta l’Europa attuale? Più rivoluzioni, e certo rivoluzioni sociali, in un anno, che altre volte in un secolo. I popoli si trastullano colle corone dei Re, come i fanciulli coi balocchi. Da settant’anni in quatrentanove troni caduti: ventidue dinastie esiliate, peregrinanti a piedi per tutte le vie di Europa. Inoltre venticinque Carte e Costituzioni acclamate, giurate, e lacerate. Le forme di governo fra loro più opposte, succedentisi come le foglie sugli alberi, o come gli abiti di Arlecchino in su le spalle dell’istrione. Il mondo poggia sopra un vulcano; talché tutti coloro che ancora si appellano principi, re, imperatori, scossi e vacillanti sopra il loro trono, stanno sbattuti e pensierosi, come il pilota in su la sommità del naviglio durante la tempesta. – Per restringere l’orizzonte, vedete quel che accade oggidì in Italia, a Napoli sopra tutto. Un avventuriere intraprende il conquisto di un regno di dieci milioni di anime, con in mano una frusta. Sin sotto Capua, non lamenta Garibaldi che otto morti, e trentacinque feriti. Presso alla città capo del regno, mentre la fedeltà si rifugia fra le donne ed i contadini, ecco corrono al tradimento, come si farebbe alla gloria, in gran folla generali, ufficiali, nobili, letterati, tutti educati da quarant’anni in qua da preti, da religiosi. A tanta defezione, il Re fugge, la monarchia crolla, la nazione è cancellata dal numero delle nazioni, divenuta un proconsolato di non so qual nuovo impero. A dir vero l’Europa intera, e noi primi ci siamo arrossiti per Napoli – (In mezzo a tante defezioni scoraggianti è stata certo grande consolazione a tutte le anime ben nate ed a tutti i cuori ben fatti, che siasi trovato l’eroico Re Francesco II, il quale ha gloriosamente lavato il suo popolo dalia macchia, colla quale il tradimento lo aveva coverto. Egli è finalmente caduto, perché l’Europa del secolo XIX ha permesso che il trionfo della forza costituisse un diritto; ma e caduto da Re. Egli è caduto gloriosamente, come caddero i Maccabei per la difesa della giustizia. Egli è disceso dal trono puro da ugni errore, scevro da ogni bassezza: ha ceduto tatto quello che gli era permesso di cedere; ha difeso tutto quello che gli era prescritto di difendere; e deponendo la corona, di cui si mostrò tanto degno, sulla rupe di Gaeta ha potuto ben dire all’attuale società che cammina verso la barbarie: « Io ho sacrificato il mio potere, la mia corona, la mia patria al buon diritto ed alla giustizia ». I naviganti passando quindi innanzi per davanti Gaeta, la saluteranno con santo e terribile raccoglimento, e diranno: « Qui fu la gloriosa dimora del magnanimo Re Francesco II, allorché combatté per la causa di tutti i Sovrani, mentre niun Sovrano combattè per la causa sua » … Oh! i nemici di Francesco II non si rallegrino della di lui caduta; poiché questa è la caduta del diritto politico cristiano, ed è l’inaugurazione di un diritto nuovo, di cui i rivoluzionari saranno i primi a provarne i tristi e duri effetti! Non se ne rallegrino, si; che tale caduta non ha servito, sé non ad accrescergli la simpatia dell’Europa, e l’amore dei suoi popoli; e nel tempo stesso a preparargli la via ad una splendida restaurazione. Se il trionfo dell’iniquità non può esser durevole; il nuovo diritto rivoluzionario che si è inaugurato colla forza e col tradimento dovrà un giorno cedere il posto al diritto eterno ed immutabile della giustizia, che è l’unica base, su cui possono le società aver vita durevole e stabile; ed allora il virtuoso Monarca risalire sul trono degli Augusti Avi suoi, ove lo chiama il desiderio e l’affetto dei suoi popoli ora gementi sotto le strette del più duro dispotismo rivoluzionario, ed ove non ritornerà che per ricondurre in mezzo ad essi l’ordine, la pace, e la vera felicità.)  — Ma noi non possiamo di troppo insuperbire! Che cosa abbiamo noi fatto in Francia ha già pochi anni, e che spettacolo abbiamo di noi dato al mondo? Nel 1848 dugento cinquanta democratici crollano in poche ore la monarchia francese. Ed otto giorni dopo, trentasei milioni di uomini si prostravano dinanzi loro! A tale è la Spagna; a tale Europa. Che cosa è dunque l’Europa? Già vel diceste da voi stesso: l’Europa è ormai tavola fradicia, che un colpo di piede basta a ridurre in polvere. Ora l’Europa è tale a punto, che fu fatta. Che diranno adunque al Cattolico codeste agitazioni perpetue, tante vergogne incredibili, tali catastrofi subitanee? Esse gli dicono della frivolezza delle società fatte da mano d’uomini, e dell’evidenza delle leggi divine, assai più che non gl’insegnino tutti i libri di filosofia politica. – Queste oscillazioni incessanti gli sono la pruova visibile che l’Europa moderna somiglia a un ago calamitato che smarrì il suo polo. Queste vergogne incredibili gli si manifestano effetto d’una educazione che non fortifica, non porge armi contro di nulla; per cui intende esser giusto castigo dato ad una società che fu ostinatamente infedele a questa divina legge che dice: « L’uomo raccoglie quello che ha seminato ». Sol una cosa arma l’uomo contro il male, ed è la Religione. All’ora delle grandi lotte del dovere contro l’interesse, e dell’onore contro la fellonia, solamente la Religione inspira i sublimi sagrifizii, le eroiche fedeltà. Ma per armare l’uomo, la Religione dev’essere l’anima della sua anima; e tale non sarà mai, se non mediante l’educazione. – (Questo bisogno di trasfondere in tutta la sua pienezza il Cattolicesimo alla crescente gioventù nel tempo della sua prima educazione, se vuole salvarsi la società, viene eloquentemente dimostrato dal celebre Gesuita P. Felix nelle Conferenze che in quest’anno tiene in Parigi nella Chiesa di Notre Dame. Nella prima delle quali, recitata la prima domenica di Quaresima, e che è come il programma di tutte le altre, egli dice: « Niente più è certo, non v’ha oggi nel mondo se non queste due grandi bandiere che si dividono l’umanità; cioè la bandiera del Cristianesimo, e quella dell’anticristianesimo. La seconda non si darà indietro che davanti alla prima: ciò che la farà indietreggiare non sarà il soldato animato dalla bajonetta, dalla mitraglia, e dal cannone; ciò che farà indietreggiare la barbarie, barbarie esterna, e barbarie interna, sarà il Cristo, il Cristo vincitore delle anime, mediante la sua verità, vincitore dei cuori mediante il suo amore, vincitore delle volontà mediante la sua autorità. Continueremo con Gesù Cristo la nostra marcia progressiva? Ci daremo indietro, allontanandoci da Gesù Cristo, verso le frontiere della barbarie? È la questione dell’avvenire. Ma questa questione che porta nelle sue pieghe la barbarie, e la decadenza o il progresso, chi potrà risolverla? – L’educazione. – Per arrestare il progresso della barbarie rinascente, fa d’uopo una grande rigenerazione cristiana. Ed in qual modo il Cristianesimo rinnoverà la sua immortale giovinezza? mediante la formazione e la restaurazione di Gesù Cristo nelle novelle generazioni. Si, il Cristo che si forma e che s’ingrandisce nei fanciulli; il Cristo nelle loro intelligenze, il Cristo nel loro cuore, il Cristo nelle loro volontà, il Cristo nella loro anima, il Cristo in tutto il loro essere; la vita del Cristo insomma che scorra a pieni rivi pel cuore dell’infanzia nelle vene dell’umanità, ecco il progresso nell’avvenire. Da qui a settant’anni voi tutti non sarete più; un’altra generazione vi terrà luogo sulla scena del 1mondo. Quale sarà questa umanità? Sarà civilizzata e progressiva? Sarà retrograda e barbara? È questo il segreto di Dio; ma questo segreto è nelle vostre mani. Sarà quella che voi l’avrete fatta; barbara e retrograda se l’educherete senza Gesù Cristo e contro Gesù Cristo: civilizzata e progressiva se l’educherete con Gesù Cristo e per Gesù Cristo. » – Grandi verità! ma chi le intende nel loro diritto ampio, universale, religioso e sociale senso? Buono, che l’umanità più che dagli uomini è dall’alto misteriosamente, ma potentemente guidata, governata, e svolta dal Dio dell’amore, dall’eterno operatore della giustizia. Fede in questa suprema idea, e l’ordine, la vera libertà, la giustizia trionferanno fra gli uomini: idea, che solo porge come un fanale, stella di ultima speranza, il Cristianesimo perfetto, cioè il Cattolicismo e Roma, a tutte le generazioni della terra.) –  L’Europa ha chiuso gli occhi a queste verità elementari, e gli orecchi alle parole del Capo della Chiesa. Pio IX medesimo ha detto: « La gran leva della rivoluzione, che mette oggidì il Papato in pericolo, è l’ammirazione per l’antichità pagana ». Resta a sapere come dopo diciotto secoli questa fanatica ammirazione fiorisca in tutto suo vigore nel centro medesimo del Cattolicismo, fra genti al tutto cattoliche, tutte e solo educate dal clero cattolico. Ad onta di tal solenne avvertimento; ad onta delle terribili lezioni dell’esperienza, e della conoscenza del male, e del prossimo pericolo, si è continuato e si continua a dare per lo spazio di dieci anni alla gioventù italiana, francese, europea, a modelli e maestri gli Autori che pur si osa appellare del secolo d’oro; cioè dire gli eterni panegiristi dell’antichità pagana, del vecchio Bruto, delle vecchie instituzioni, e in una parola, della vecchia gloria di Roma pagana. In tal guisa, sprezzatore ostinato delle leggi della Providenza, il mondo attuale semina la zizania a piene mani, presumendosi di sì trasformar la natura delle cose, mediante una certa coltura, di cui si crede d’avere il segreto, e di raccoglierne in tal modo tutto il buon grano. Tentativo insensato, non meno che colpevole! Ch’esso vien punito per quello stesso, in cui ha peccato. Perciocché le generazioni, che ebbe avvelenate, gli rendono ciò che ricevettero; onde discacciano i loro maestri, spodestano i re, rovesciano da cima a fondo quell’ordine di cose, che non si avvera esser quello che si fece loro ammirare. Aspettano il giorno solenne, in cui Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere, queste infelici vittime di funesta educazione, invocano sui governi e sui maestri, autori e fautori di tale disciplina, gli anatemi ed i gastighi, ond’esse vengono colpite. In esilio, nelle prigioni, e sino a piedi del patibolo, ove le menano colpevoli traviamenti, esse dicono come Ruffini, Gallenga, Melegari, Orsini e tutti i rivoluzionari che rivelarono la causa dei loro delitti: «I due focolari delle idee repubblicane in Europa sono i collegii, e le società segrete. Egli è verissimo; noi siamo rivoluzionarii e democratici: dalle nostre file escono gli assassini dei Re; ma di chi n’è la colpa? Noi siamo a punto quello che siamo stati fatti; sicché i nostri maestri sono coloro che ci fecero ciò che siamo. Nei collegii, fra i repubblicani ed i regicidi dell’antichità, coi quali voi ci fate passare la nostra gioventù, noi abbiamo attinto il nostro entusiasmo per l’antica Roma, e l’odio contro i Re. Puniteci, proscriveteci; ma se volete esser giusti, dopo d’aver fatto la processura contro gli assassini, fatela anche a quelli che li educano  ». – (Parole testuali dei Rivoluzionari italiani oggidì alle porte di Roma. Sono le precise parole che si leggono nelle Memorie di Orsini alla gioventù italiana Cap. I . pag. 1., e nel Giornale L’Opinione di Torino del 27 Gennaro 1858, riportate per disteso dall’Autore nel Volume IX della sua operaLaRivoluzione, pag. 39 e 43, e nel Vol. X, pag. 9. I giornali tutti del Novembre 1856 riportarono le memorabili parole del Gallenga, che confessava aver attinte le sue tendenze regicide negli studii di sua gioventù. Lo stesso ha confessato ultimamente di sé il noto Canonico Spinucci ; e pochi giorni addietro il Sindaco di Lucca proponeva come suo merito alla candidatura di Deputato al parlamento di Torino l’essersi fatto notare nel Collegio per l’amore avanzato alla patria italiana attinto negli studi delle belle lettere la gioventù – Confessioni che valgono tant’oro, e che sono un grande avviso a chi tocca.) – In quanto a quei colpi ripetuti di fulmine, che atterrano in un batter d’ occhio le monarchie le più antiche, e le istituzioni in apparenza più forti, ciò al Cattolico è la giustizia di Dio che passa. È il supremo Legislatore che vendica le sue leggi, che confonde gli artefici di Babele, e che spogliando del vano loro orpello le nazioni colpevoli, pone la loro nudità in spettacolo al mondo. Senza dubbio egli è ben lontano dall’applaudire al male; ma si rallegra in vedere la sua fede consolidata, e la Providenza dimostrata. Il lavoro dell’uomo ben può essere colpevole; ma l’opera è divina. – Allorché Nabuccodonosorre metteva la Giudea a fuoco ed a sangue, saccheggiava Gerusalemme, profanava i vasi del santuario, sgozzava i sacerdoti, menava prigioniero il popolo di Dio, e delle rovine sanguinose che aveva accumulate faceva piedistallo al suo orgoglio; la sua opera era certo satanica. Ma non è men vero che Nabuccodonosorre era lo stromento della giustizia divina. Che la spada vendicatrice sfolgorava di tanto splendore nelle sue mani, che forzava gli stessi Giudei ad esclamare. « Voi siete giusto, o Signore! abbiamo violate le vostre leggi, e voi ci trattate come meritiamo ». (Daniele IX, 11). Lo stesso ragionamento vale pei Nabuccodonosorri di tutt’i secoli; poiché a rivelare la sua previdenza nel governo delle società, Iddio arma l’iniquità degli uni per punire l’iniquità degli altri. Più l’istrumento è debole ed il castigo terribile, e più l’azione del cielo si rende manifesta. Quando dopo una giornata di gravi calori Iddio vuol rinfrescare l’atmosfera e renderle la sua trasparenza, usa chiamar la tempesta. In un batter d’occhio la di lei missione è compita. L’aria è purificata; ma a prezzo della natura sconvolta; vedendosi di poi scoperte le fondamenta degli edifizii crollati, le radici degli alberi schiantati … Tali son pure le rivoluzioni nell’ordine morale. Allorché le grandi verità, basi all’ordine universale, vengono oscurate dalle passioni, snaturate dal sofisma sino ad essere come se non fossero, l’Onnipotente si leva nella sua collera, scuotendo le società, schiantando gl’imperi, distruggendo i fondamenti che la sua mano aveva lor posti. Ma dalle rovine la verità brilla di nuovo splendore, ai buoni consolante, formidabile agli empii. In giorni d’incertezza e di tenebre, in che viviamo, questa dimostrazione solenne della Previdenza è data seconda e veracissima consolazione a’ Cristiani. Se non che ve n’ha delle altre, Ch’io v’invierò al prossimo corriere.

Tutto vostro etc.

LA SITUAZIONE (15)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.