LA SITUAZIONE (12)

LA SITUAZIONE (12):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

DOVERI

Lettera Duodecima

Caro Amico

È meno di un anno che apparve uno scritto avente a scopo il legittimare lo spogliamene del patrimonio di S. Pietro; e ciò che è più insultante, il non lasciare al Vicario di Gesù Cristo che uno scettro derisorio.mQuesto scritto è senza nome di autore. Per bocca del suo Capo il mondo cristiano dichiarollo « un insigne monumento d’ipocrisia, ed un ignobile quadro di contraddizioni ». Tale essendo, gli manca valore intrinseco, ed estrinseco. Ciò nulla ostante, quest’opuscolo di ottanta pagine ha messo l’Europa sossopra. Più di dugento scrittori, francesi e stranieri, preti e vescovi, reputarono bene di doverlo confutare. – Un sì grande effetto per una sì piccola causa! Vi è in ciò un mistero. Voi forse, caro amico, giudicherete che bene avrebbero dovuto di leggieri addarsene, e ciascuno domandarsi perché uno scritto assurdo in se stesso, ed impossibile in altre età destasse tanto rumore; perché il senso cristiano sembri così indebolito in Europa, che abbia dovuto temersi la seduzione di un gran numero, se non si fosse con tutta fretta cercato di dimostrare che la notte non è giorno! – Si sono messi dunque all’opera ; e conviene esser giusto dicendo che la difesa è andata più lungi dell’attacco. Nell’opuscolo alcerto non si è veduta altra cosa dall’opuscolo infuori. Sotto la maschera dell’anonimo si è riconosciuto non già l’autore, chiunque esso siasi, né il pensiero personale di un uomo isolato: ma una potenza terribile, contro la quale è paruto necessario il ricorrere a questo grande spiegamento di forze: ed in rispetto a ciò non si sono ingannati. Preso alla lettera, l’opuscolo è stato confutato in tutte le lingue. Onde agli occhi dell’Europa esso è stato, se si vuole, stritolato, polverizzato. Ma possiam dire la stessa cosa della potenza occulta, di cui esso è riguardato come il programma, e la prima prova? Si è detta la sua natura, la sua origine, il mistero della sua forza, e il mezzo di vincerla? Le frasi eloquenti, e gli argomenti perentorii indirizzati contro la figlia, hanno uccisa la madre? l’hanno essi convertita, arrestata? Guardale a quello che accade e succede in Europa da un anno in qua. L’hanno forse almeno illuminata? Pur questo meschino risultato è più che dubbioso. – Che si è fatto adunque? Si è provato, si è dimostrato fino all’evidenza di un assioma di geometria, che l’indipendenza territoriale della S. Sede è necessaria al libero esercizio della sua autorità spirituale;

che il Capo di dugento milioni di Cattolici sparsi per tutte le parti del mondo non può esser l’ospite, e molto meno il pensionato o il vassallo di un re qualunque;

Che il potere temporale del Papa è il più antico, il più sacro, il più paterno, il più utile, il più legittimo di tutti i poteri esistenti;

Che le leggi dello Stato Pontificio non si oppongono alle riforme ed alle libertà vere, non solo più, ma forse anche molto meno, di quello che fanno le leggi di certi paesi che presumono essere a capo della civilizzazione; Che violare il diritto di proprietà, e di sovranità nella persona del Santo Padre, è la stessa cosa che violarlo nella rappresentazione di tutti i proprietarii e di tutti i Sovrani; scuotere tutti i troni; preparare le vie alla democrazia, mettendo in effetto sopra un punto della terra il sogno anarchico che essa si promette di realizzare dappertutto; e commettere in ultimo un atto di demenza e di fellonia che pone ogni cosa a repentaglio, l’ordine sociale più ancora che non l’ordine religioso. – Ecco, mio caro amico, ciò che è stato provato senza replica nelle confutazioni del detto opuscolo, e di altri scritti del medesimo conio. Era ben dovere il ciò fare; e questo dovere è stato nobilmente adempito. I forti sono stati meglio armati, i deboli fortificati, taluni disertori forse illuminati e richiamati; tutti messi in guardia. – Ma che è della potenza contro la quale si è ragionato? Posto che n’avesse bisogno, è stata essa confermata nella sua maniera di vedere, dimostrandosi quel che già da pezza essa ha ben veduto: poiché tutto quello che si è procurato con tanta diligenza di provare, ben essa sel sa. Sel sa da molto tempo; e meglio di qualunque altro. Ma per ciò a punto che lo sa, essa lo vuole, e lo vuole con tale volontà che non hanno mai arrestato, ed è lecito temere, che non arresteranno giammai né le confutazioni, né le grida di allarme, né le protestazioni della giustizia e del buon senso.

Poniamo pure che si sia fatta dubbiosa, e che per poco essa sospenda il suo cammino, o lo rallenti! Tale potenza non però smetterà il suo intento. Sicché fino a quando esisterà sarà una minaccia senza posa contro alla Chiesa, allo Stato, a tutti gl’interessi costituiti ed esistenti. In tal guisa, io ridico, si è attaccato il male nelle sue manifestazioni, e si è ben fatto: ma ciò non basta; bisogna attaccarlo nella sua causa. A che giova tagliare i rami di un albero avvelenato, se lasciate sussistere il tronco e le radici? Il medico che dice all’ammalato: Il vostro stato è grave, gravissimo; può venirne la morte: e ciò provato sino all’evidenza, dipoi si ritira senza indicare né la natura del male, né la causa, né il rimedio; tal maniera di medico, foss’egli membro di tutte le accademie del mondo, dottore di tutte le università, punto non migliora lo stato dell’ammalato. Che cosa si è fatto insinora? Parole di eloquente indignazione furono scagliate dalla penna dei più abili scrittori, dalle labbra dei più grandi oratori. Esse hanno impresso ardenti stimmate in sulla fronte degli uomini che oggigiorno sconvolgono l’ordine sociale, i quali a fin d’arrivare il loro scopo calpestano egualmente le leggi divine ed umane, e senza vergogna, fanno della ingratitudine, della ipocrisia, e della viltà, loro ausiliarii e loro complici. Ma che? Non è questo un arrestarsi alla superficie, senza penetrare il fondo? Non è un prendere l’effetto per la causa, e lo strumento per la mano che lo muove? La rivoluzione guarda tutto ciò con compassione, e ci dice: «Voi sbagliate i vostri colpi. Nel 93, io non era né Marat, né Robespierre, né Babeuf; oggi io non sono né Vittorio Emmanuele, né Garibaldi, né Mazzini, né Kossutb, né alcun altro dei loro complici manifesti o secreti. Questi uomini sono miei figli e miei soldati; ma essi non sono me. Questi uomini sono manifestazioni passeggiere; ma io, io sono uno stato permanente. Essi sono alcuni fatti; io sono un principio ».

Si sono adunque ben vituperati con energia gli uomini della rivoluzione! Di nuovo ripeto: Si è ben fatto. Ma ancora una volta, caro Amico, ciò non basta. Che bisogna dunque fare, e qual è il dovere più imperioso dei Cattolici nelle occorrenze solenni, in cui noi versiamo? Ditemi: se un giorno vedeste i vostri figli, fin a ieri brillanti di salute, divenuti pallidi e languidi, che fareste voi? Di subito, ed a colpo certo voi cerchereste della causa di questo doloroso cangiamento. E tale sarebbe il vostro primo pensiero, poiché tale v’incomberebbe il vostro primo dovere. Conosciuta la causa del male, voi senza più ricorrereste al rimedio. – Or il gran dovere dei Cattolici sta nell’imitarvi. Facciano essi di esaminare seriamente e senza preoccupazione, davanti a Dio e davanti alla storia, come l’Europa, in altri tempi sì cristiana, sia uscita dalla sua via, sino a mettersi in sull’orlo d’abisso; e sì conosceranno quale veramente fosse stata la causa primiera e sempre attiva di questa fatale aberrazione. E conosciuta questa causa, bisogna armarsi di volontà irremovibile di schiantarla, e distruggerla. Or voi, ben sapete, come fuvvi nella vita dell’Europa un’età, in cui, ad onta del peccato originale e delle sue conseguenze inevitabili, l’ordine sociale intero poggiava sopra il Cristianesimo. Idee, leggi, istituzioni, arti, feste, linguaggio, il Cristianesimo informava ogni cosa del suo spirito, imprimeva il suo suggello a tutto. E questo è un fatto. Tutte le posizioni che il Cristianesimo teneva una volta, oggi tienle un nuovo padrone. E questo regna nelle idee, nelle leggi, nelle istituzioni, nelle arti, nelle feste, nel linguaggio. E questo è un altro fatto. – Di tale fenomeno quale n’è la causa? Primieramente chi è mai questo nuovo Padrone, questo Usurpatore audace che incalza il Cristianesimo colla spada alle reni, e tiene la società per la gola, minacciandola di soffocarla, con toglierle la respirazione della fede? Se e’ ricusa di nominarsi, e voi raffiguratelo alle sue opere. Esaminata da vicino l’Europa presente, l’Europa sulla quale egli regna, essa non è né luterana, né calvinista; non né protestante, né giudea, né maomettana: essa è qual cosa di più, o se volete, qual cosa di meno. Ma questo più o meno che è esso mai? Esso si definisce per se medesimo dai suoi grandi caratteri. Ai giorni della Chiesa nascente, satana regnava pienamente sopra il mondo; e ‘1 suo regno si compendiava in una triplice apoteosi.

– Apoteosi della ragione. Non v’erano più credenze stabili: anzi contraddizione universale; eguaglianza di tutte le religioni davanti alla legge; ammissione di tutti gli dei al medesimo Panteon; derisioni perpetue della fede, degli usi, dei costumi e delle tradizioni dei maggiori.

– Apoteosi della carne. Culto universale dei sensi, per il lusso delle vestimenta, delle abitazioni, del nutrimento, e di tutte sorte di voluttà; per una civilizzazione materiale raffinatissima, e messa al servigio di tutte le concupiscenze; per la letteratura e la poesia, pei teatri e per le arti, cantando, glorificando, e riproducendo in marmi, in bronzi, in statue ed in dipinture tutte le infamie degli dei e degli uomini, collocandole con onore dentro a’ palagi, in sulle pubbliche piazze, e nei giardini, e nelle case particolari, e sulle pareti, e nelle volte, e sul suolo, e dappertutto.

– Apoteosi della volontà. In alto, ogni potere temporale e spirituale concentrato in un uomo regnante a suo libero ed anche capriccioso talento, senza alcuno sindacato che avesse in terra, o temesse nel cielo. In basso, l’adorazione servile del Divus Imperatore. Dappertutto, odio del Cristianesimo, che predicava i diritti di Dio, e il principio di libertà; odio del Cristiano, servitore di Dio ed apostolo della libertà; odio del Cristianesimo e del Cristiano insieme, rivelantesi ad ogni modo, con l’ingiuria, e la calunnia, e non risparmiando le carneficine. – Tale fu, contrassegnato dei suoi grandi caratteri il regno di satana sopra il mondo pagano negli ultimi giorni di sua esistenza.

Or ripigliate, mio caro amico, ciascuno di cosiffatti caratteri; studiatevi sopra accuratamente; e vedete se la storia delle nazioni cristiane porga una sola età, eccetto la nostra, ove questa triplice apoteosi sia ricomparita nella pienezza delle sue manifestazioni. Che è tutto questo, se non l’antico paganesimo ritornato nel mondo; tale di certo a cui, per esser compito, non manca altro che la forma plastica? Ove non si voglia chiudere volontariamente gli occhi alla luce, non v’ha di che prendere abbaglio: e però diciamo che l’Usurpatore, che noi abbiamo a combattere, è quel desso che il Cristianesimo nascente trovò re e dio di questo mondo. In quanto a noi, come accadeva a’ nostri primi padri, la vera lotta non è contro uomini di carne e di sangue, sì bene contro le potenze dell’aria, contro gli spiriti del male, ritornati reggitori di questo mondo di tenebre. Non est nobis colluctatio adversus carnem et sanguinem, sed adversus principes et potestates, adversus mundi rectores tenebrarum harum, contra spiritualia nequitiæ, in cælestibus (Ad Ephes. V. 12). Ciò posto, qual è la natura della guerra, che noi abbiamo a sostenere? Evidentemente la nostra si mostra dover essere una reazione anti-pagana. Ogni altra guerra è cieca, sterile, infelice: l’invasione del paganesimo è universale, incessante; dunque la reazione vuol essere universale, incessante. E questa è la grande, anzi unica necessità della nostra epoca. La società può vivere senza strade di ferro, senza telegrafi elettrici, senza giornali, senza cannoni rigati, ed anche senza Camere legislative, mute o parlanti; ma al punto in cui essa si trova, non può a meno di fare una reazione antipagana, più certo che non possa fare a meno sia di pane per nutrirsi, sia di aria per respirare. – Onde la è questa letteralmente, questione di vita o di morte. – Ma rimane a sapere per qual mistero l’antico tiranno dell’umanità, dopo mille anni di scacciamento, or si trovi vivissimo ed onnipotente in seno alle nazioni cristiane? Quest’altra questione fornirà argomento alla mia prossima lettera.

Tutto vostro etc.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.