IL MESSIA GIUDAICO (2)

Roger Gougenot des Mousseaux

– IL GIUDEO, Il giudaismo e la giudaizzazione
dei popoli cristiani –

2e édition
Paris: F. Wattelier, 1886

CAPITOLO DODICI. (2)

PRIMA DIVISIONE.                              

IL MESSIA GIUDAICO – II –

Questo linguaggio è abbastanza forte, abbastanza chiaro? – Bene, a sua volta, il presidente del lavoro di Gerusalemme, il grande rabbino Isidoro, sebbene sia l’uomo del progresso, cioè della riforma dogmatica del Giudaismo, usa questo linguaggio: « Gerusalemme è per tutte le religioni la città dei ricordi; per noi è allo stesso tempo la città del passato e del futuro. » (Archives israélites, XI, p. 495; 1868). La vera patria, la patria del cuore e definitiva di ogni Giudeo, è dunque ancora e sempre la Giudea! Altrimenti non c’è Giudaismo! Da qui l’importanza dei pellegrinaggi in questa città, riprende dal canto suo la frangia israelita ostile alla riforma; perché è « rompendo con le nobili tradizioni, diventando indifferenti alle migliori memorie della religione e del proprio paese, che si pronuncia la propria rovina. Gli autori del Rituale lo hanno capito perfettamente quando, nell’ufficio delle grandi feste (Preghiera di Moussaph, per le tre feste),  legarono la speranza della restaurazione d’Israele a questo stesso pellegrinaggio, che è riecheggiato da migliaia di bocche in questi giorni solenni. » – « Pensieri messianici e pensieri di unione universale vengono a noi in gran numero in questo momento; ma se, secondo le parole infallibili dei profeti e le nostre buone e antiche credenze, » si dice che moltitudini di popoli devono un giorno andare al monte Sion e alla casa del Dio di Giacobbe, » o scandalo! … e come tollerarlo? « I dottori della riforma giudaica sembrano credere il contrario »; cioè, che noi Israeliti andremmo « ai templi dei culti stranieri! » E dal pulpito i rabbini mettono in ridicolo le speranze della restaurazione messianica di Giuda! (Universo israelita, II, pp. 67-54; 1866. Id. IX, p. 386; 1867. Da tutte le parti, ahimè, soffriamo; ed è in presenza di questa persecuzione continua, di questo martirio ininterrotto di Israele, che i nostri dottori riformatori in Germania hanno abolito il Messia, la liberazione, le preghiere e la speranza del futuro! »  (L’Univers israélite, p. 147, XX anno; Parigi, settembre 1864). – Oh no, per un cuore veramente israelita, un tale pensiero sarebbe un crimine! Qualunque sia la lingua che si parli fuori, questo Messia è seriamente, impazientemente atteso. Tuttavia, anche tra i Giudei che sono rimasti fedeli alle tradizioni rabbiniche, la maggior parte dei dottori nega la natura divina di colui che Israele attende con una fede che i secoli non possono spegnere e che il minimo soffio ravviva. Questo Messia, – ci dice un antico rabbino, i cui profondi studi lo hanno riportato nel seno della Chiesa ai nostri giorni, e che si è sforzato di rendere i suoi correligionari partecipi della sua felicità, – questo Messia sarà, secondo la credenza contraddittoria e grottesca dei dottori, un uomo del sangue di Davide, ed il cui modo di nascere non avrà nulla di miracoloso. « Egli sarà dotato dello spirito di profezia, e avrà un olfatto così fine, che per mezzo di questo senso discernerà tutte le cose! ….. Tuttavia, non raggiungerà la perfezione di Mosè… » L’oggetto della sua missione sarà di liberare l’Israele disperso, di liberarlo dalla cattività in cui le nazioni lo costringono a gemere, « e di riportarli in Terra Santa dopo aver sconfitto Gog e Magog. » Tocca al popolo eletto ricostruire Gerusalemme ed il suo tempio; tocca a loro ristabilire e consolidare « un regno temporale la cui durata sarà quella del mondo… Tutte le nazioni saranno allora soggette ai Giudei, ed i Giudei disporranno di coloro che le compongono e dei loro beni a loro piacere ». Sposerà molte mogli ed i suoi figli formeranno la linea dei suoi successori dopo che avrà completato la sua lunga e gloriosa carriera. Questa è, per i Giudei giudaizzanti, una delle immagini della felicità promessa sotto il Messia che essi attendono! (Si legga Drach, seconda lettera, p. 99; Parigi, 1827). Secondo le più serie autorità giudaiche, il Giudeo francamente talmudico, e specialmente il Giudeo della folla, nutre ancora i suoi sogni solo con la dolce speranza della conquista delle nazioni cristiane che gli danno diritto di cittadinanza; della sottomissione dei miserabili risparmiati dal suo ferro; della spoliazione dei vinti! – Ma un simpatico aneddoto ci dà la misura ed il grado sempreverde di questa fede di Israele; e se il fatto che ci porta a conoscenza sembra provenire dai Giudei del Medioevo, non immaginiamo però che appartenga ai tempi passati: Appartiene al secolo stesso in cui viviamo. È del tempo in cui il Grande Sinedrio del 1807 aveva appena dato al Primo Impero le sue famose e toccanti risposte sulle qualità civiche e la carità edificante di Israele: risposte che un antico e dotto rabbino ha ridotto al loro giusto valore, ma che sono ancora in uso oggi, sotto la penna dell’avvocato giudeo Bedarride, per cui vendicavano finalmente la nazione giudaica di secoli di calunnie ed insulti di cui l’ingiustizia dei popoli l’aveva ricoperta! « Nella scuola dove sono stato a Strasburgo – ci racconta M. Drach, l’ex rabbino – i bambini hanno deciso di fare man bassa di tutte le pasticcerie della città alla prima apparizione del Messia. Hanno discusso su chi sarebbe stato il depositario di questo prezioso bottino. Mentre aspettavano i dolci, si prendevano a calci e pugni. Queste argomentazioni ad hominem portarono ad un accordo in virtù del quale, ognuno doveva tenersi quello che aveva preso. Per molto tempo ho redatto, a parte me stesso, l’inventario di un bel negozio all’angolo della Place d’Armes, sul quale avevo messo gli occhi. » (Drach, seconda lettera, p. 319; Parigi, 1827). Meglio di qualsiasi parola umana, il piano ingenuo, i dibattiti, le lotte e le convenzioni dei giovani talmudisti d’Alsazia, compagni di studi del dottissimo Drach, nostra vecchia conoscenza, descrivono con tratti tanto caratteristici quanto indelebili le dottrine positive della religione che i loro maestri inculcavano loro! – Fu così con tutta la serietà della fede inculcata nell’infanzia che, nel XIX secolo, e in una delle principali città della Francia che si affrettò a proclamarli cittadini francesi, si vide la credenza nel Messia talmudico, cioè nel Messia che doveva sterminare e spogliare i Cristiani, farsi più pronunciata tra i Giudei  fedeli alla loro legge religiosa. Che cosa ti aspetti”, si potrebbe dire, “ai Giudei che languivano allora in un’ignoranza così crassa e disgustosa! – Ma no, per favore! No, per favore, questa scusa ripugna ai Giudei; e nel tono più forte possibile, l’organo stesso della Riforma giudaica pronuncia queste parole: Che lo si creda o no, « se l’educazione della gioventù occupa un grande posto nelle preoccupazioni del presente, se essa è diventata la questione capitale, tanto che da un estremo all’altro dell’Europa si grida contro l’ignoranza, si può affermare che è stata da tempo immemorabile in Israele una delle questioni che più hanno occupato i rabbini ed i capi della nazione; e che mai è esistita tra noi questa ignoranza che si vuole estirpare oggi. » – « Esclusivamente religiosa fino a quel momento, era, per così dire, gratuita ed obbligatoria. L’emancipazione, abbattendo tutte le barriere, aprendo un vasto campo all’attività dei Giudei e mettendoli su di un piano di completa uguaglianza con i loro concittadini di altre fedi, gettò lo scompiglio in tutte le loro organizzazioni ed abitudini, soprattutto in Francia, dove hanno dovuto abbandonare i loro idiomi particolari per adottare la lingua del paese. » Infine, « l’istruzione religiosa ha subito i contraccolpi di questo felice cambiamento che fu per essa il segnale della decadenza », così come fu per le scienze profane in Israele il segnale del progresso! (Archivi israeliti, XX. p. 945-46; 1867. Strano elogio della propria religione, chiamare felice il cambiamento che porta alla sua decadenza! – Il talmudismo, cioè l’ortodossia farisaico-rabbinica, vi ricevette il più grave fallimento; perché, come ci dice l’antico Rabbino Drach: « Nelle scuole teologiche i corsi erano limitati unicamente al Talmud; il testo della Bibbia era trascurato. Il curriculum delle scuole talmudiche è stato da allora aggiornato; ma è a spese del Talmud ….. che la scienza talmudica è diminuita molto. » Drach, Arm. tra Chiesa e Sinagoga, vol. I, p. 234; 1844. L’ortodossia ne è influenzata; e più si affievolisce, più il Giudeo diventa accettabile). – Ma questo aneddoto che Drach ci ha raccontato senza che sembri sentirne l’importanza, e che sembra riportarci indietro di parecchi secoli, crediamo di doverlo avvicinare al racconto di M. Crémieux, che, nel suo discorso all’assemblea generale dell’Alliance Israélite Universelle, ci dipinge, in questa stessa data e con uguale ingenuità, lo stato pietoso del Giudeo, così diverso dal suo stato trionfante nel momento attuale. – Leggiamo e meditiamo le storie di questi due figli d’Israele, in cui la marcia ed i segni dei tempi si rivelano con un’energia così potente e comica. « Come tutto è già cambiato per noi, signori, in così poco tempo! Quando ero un bambino…, non potevo attraversare le strade della mia città natale senza ricevere qualche insulto. Quante lotte ho sostenuto con i miei pugni! Bene, qualche anno dopo finii i miei studi a Parigi; e quando tornai a Nîmes, nel 1817, presi il mio posto al bar, e non ero giudeo per nessuno! Vidi presto i Giudei conquistare posti elevati, e la mia gioia è stata grande. Sì, io vi dico, signori, che sono orgoglioso dei Giudei, e mi si passi questo sentimento di vanità; perché quando ero bambino essi non contavano nulla, e con l’avanzare dell’età li ho visti pieni di ardore, pieni di coraggio, operosi, buoni cittadini, uomini utili: li ho visti conquistare in tutte le carriere una posizione elevata; ho sentito i loro nomi risuonare tra i più bei nomi con cui il paese si onora. Coraggio, amici miei, raddoppiate l’ardore vostri sforzi; quando il presente è stato conquistato così rapidamente e così bene, allora l’avvenire è bello! » (Archivi israéliti, I, p. 13; 1867). … Rimessa in luce la verità messianica, conserverà dunque oggi due sensi: secondo il primo, quello dell’israelita filosofico e progressista, il Messia non è un uomo, un personaggio, ma è l’epoca filosofica che vediamo prendere forma davanti ai nostri occhi, rovesciare le superstizioni religiose, gli edifici verminosi della Chiesa e del Talmud, e marciare improvvisamente in avanti, avanzare a passi da gigante, riempire il tempo e lo spazio con il rumore delle sue dottrine riformatrici, e trionfare a gloria del giudeo che ne è l’apostolo ed eroe; mentre il Messia è un uomo, un personaggio molto positivo, nel senso del giudeo dell’ortodossia bastarda, e del giudeo di ortodossia franca, che rimase nei paesi remoti dell’Europa, e nelle vaste regioni dell’Africa e dell’Asia, ciò che non erano all’inizio dei secoli i discepoli dei signori Drach e Crémieux.  Per questi fedeli, che formano la massa della nazione, l’epoca filosofica che stiamo attraversando non è che una delle tappe che preparano il Messia, l’uomo sotto la cui legge Israele deve un giorno piegare il mondo. [Non è inutile osservare, andando avanti, e prendendo atto della vitalità delle tradizioni messianiche, che le superstizioni più grottesche si mescolano provvidenzialmente all’attesa della turba giudaica, e testimoniano l’indefettibile e straordinario vigore della fede popolare. I rabbini seri ci insegnano, per esempio, che « secondo le antiche profezie, il Messia è venuto in un dato tempo; che non invecchia e che rimane nascosto sotto terra, dove aspetta di manifestarsi fino a quando Israele non avrà celebrato il sabato come si deve. I talmudisti hanno abusato di queste parabole interpretandole; e ci assicurano che questo Messia darà al suo popolo, riunito nella terra di Chanaan, un pasto il cui vino sarà quello di Adamo stesso; il quale vino è conservato dagli Angeli in ampie cantine al centro della terra ….. In questo pasto, si servirà il famoso pesce Leviathan, lungo due o trecento leghe, come antipasto; » tutto il popolo ne sarà saziato. « All’inizio Dio aveva creato il maschio e la femmina di questo singolare pesce; ma, poiché la loro posterità avrebbe potuto creare grande imbarazzo sulla terra, Dio fortunatamente cambiò idea e uccise la femmina, che salvò per il pasto del Messia. Altri rabbini aggiungono che il toro Behemoth deve essere ucciso per quello stesso giorno. Esso è così mostruoso che mangia ogni giorno il fieno di mille montagne. La femmina di questo toro è stata uccisa per lo stesso motivo, ma non è stata salata, poiché si preferiva il pesce. – I Giudei più ignoranti, – i veri Giudei, quelli della tradizione rabbinica, – giurano ancora nelle questioni importanti per la loro parte del Behemoth. Des Juifs au dix-neuvième siècle, etc., p. 45, di M. Bail, amico dei Giudei; Parigi, 1816, 2° ed. Queste assurdità, mescolate a immoralità di numero e qualità incredibili, come i nostri capitoli hanno mostrato, furono adottate come venerabili verità dalla immensa maggioranza dei Giudei ortodossi. – Si legga nel grave e dotto Drach, antico rabbino, la lettera seconda, pp. 300-330; id. in Armonia, ecc., vol. II, p. 489, ecc. Vedi id. tutti gli scritti in cui è stato versato l’inchiostro dei rabbini, per esempio i Vangeli apocrifi, di G. Brunet, pp. 343-374; Parigi, 1863, ecc.]. – Una cosa è dunque certa, qualunque cosa si dica, che la fede nel Messia vendicatore è viva e vegeta, e prodigiosamente radicata nelle viscere della nazione da un capo all’altro della terra. È la base della religione giudaica;  essa è l’ultima consolazione del giudeo; e, proprio nel corso di quest’anno 1866, i documenti trasmessici da corrispondenti stranieri testimoniano la sua singolare fermezza. Un fenomeno davvero incredibile in mezzo alla decomposizione provvidenziale che le credenze giudaiche hanno cominciato a subire da alcuni anni, e della trasformazione sensibile di Israele, presagio e foriero di eventi futuri. Fedeli a questa tradizione, i Giudei sono quindi attaccati « con straordinario ardore e fermezza, e si aggrappano alla speranza di vedere ben presto la venuta del Messia »; e per la maggior parte « Si aspettano che nasca tra di loro, o piuttosto tra certe famiglie privilegiate e ben conosciute. La principale vive nel punto quasi più centrale d’Europa, la piccola e orrida cittadina di Sada-Gora, nella Bucowina, un vero covo giudeo, e della peggior specie.  » (Altre famiglie messianiche esistono a Belz, in Galizia, a Kozk, in Podlachia, a Kozienica, governo di Sandomirz, ed in diverse comunità ebraiche dell’impero degli zar, ecc.). L’attuale capo di questa famiglia messianica è per gli ortodossi l’oggetto di un culto religioso, che sfiora il feticismo; perché si scopre in quest’uomo solo il più miserabile degli idioti. Piegato sotto il peso della vecchiaia precoce, con gli occhi spenti e incorniciati di rosso, Isrolka, – questo è il suo nome, – « è il giudeo più ricco di tutti i paesi slavi; e chi sa che cosa i Giudei di Russia e di Polonia accumulano di ricchezza nei loro tuguri in rovina, sa cosa significhi ciò. » Grazie alla speranza dell’imminente arrivo del Messia tra i Giudei dei paesi slavi, la famiglia Isrolka ha accumulato milioni da un secolo. « I capi di questa famiglia sono considerati degli operatori di miracoli (baalschem) tra i loro correligionari. Sada-Gora è attualmente il luogo d’incontro universale, il pellegrinaggio preferito, per così dire, dei Giudei di Russia, Polonia, Galizia, Bucowina, Moldavia e Valacchia. È un preciso dovere di fede per i seguaci della famiglia Isrolka, che sono centinaia di migliaia, visitare almeno una volta nella vita il capo di questa famiglia messianica e portargli dei regali. Si attaccano gioielli ai corpi dei membri di questa famiglia, come si farebbe con il corpo di un idolo; vengono ricoperti di ducati ed imperiali. L’avaro più incallito si priva di un pezzo d’oro per sacrificarlo al rappresentante del Messia e per farsi benvolere dalla sua famiglia. Ma né i Giudei che danno volentieri quest’oro, né quelli che lo rimpiangono, amano parlare di questi doni; e, a causa di ciò, si sa molto poco, da lontano, di questi pellegrinaggi a Sada-Gora. D’altra parte, i polacchi e gli stranieri che passano per Sada-Gora non possono lodare abbastanza l’abbagliante opulenza del palazzo del Messia, che sembra essere unico al mondo. » In mezzo a case miserabili e in rovina di piccoli mercanti ed usurai, si trova un palazzo ricco e grandioso, circondato da un certo numero di case eleganti, ma più piccole, e che servono come dimora dei figli e delle figlie sposate di Isrolka. Tutto ciò che si possa immaginare di più lussuoso e di magnifico, è raccolto negli splendidi appartamenti di queste case. Nel palazzo c’è un vero e proprio deposito di argenteria antica e moderna, che ammonta a diverse centinaia di migliaia di talleri. I più magnifici tappeti turchi, le più ricche tappezzerie damascate, si trovano a profusione nelle stanze che servono da abitazione, e questi magnifici oggetti sono devote offerte dei Giudei slavi! Serre ed aranceti disposti con gusto delimitano il grande parco. L’intero palazzo forma una dimora principesca, decorata e arredata con il lusso più raffinato. In mezzo alle sporche baracche di Sada-Gora, ha l’effetto di un palazzo fatato sperduto e fuori posto. Ed il possessore di queste ricchezze e magnificenze, il padre che deve generare il Messia atteso; il vaso sacro di un futuro glorioso a lungo sperato; il discendente di Davide, la cui sola vista è considerata come una felicità così grande da essere comprata a peso d’oro, quest’uomo che essi venerano come un essere soprannaturale, sembra un essere senza ragione, prossimo ad un animale » – Rebiche Isrolka è davvero un uomo privo di ogni facoltà intellettuale. Sotto i capelli bianchi che gli coprono il cranio, gli mancano lo spirito ed il pensiero; egli è vecchio innanzitempo, caduco senza motivo e senza ragione. Il suo linguaggio consiste solo di suoni inarticolati, comprensibili solo alla sua famiglia e al suo segretario intimo. Egli è stupido al massimo grado, si comporta quasi interamente come un bruto, emette grida selvagge e sonnecchia alla maniera degli animali. Tuttavia, quando deve apparire in strada, lo si sa sempre diverse ore prima, e tutte le finestre e le porte, tutte le strade e le piazze si affollano subito di persone desiderose di vederlo. La gente sale sui tetti e sugli alberi per guardare il capo della famiglia messianica; si combatte e si viene schiacciati per ammirare l’idolo. » – Rebiche Isrolka è sposato; ha figli e figlie, e la maggior parte di queste ultime sono sposate fin dall’infanzia. Ogni suo genero, scelto naturalmente tra i ricchi del paese, è tenuto a stabilirsi a Sada-Gora, e a costruirvi, nelle vicinanze del palazzo paterno, una casa simile, ma più piccola. A casa loro, e nei loro appartamenti privati, le sue figlie sono sempre vestite di velluto e di ricche seterie. I cafetani ordinari dei suoi figli e generi sono fatti dei tessuti più preziosi. I bambini hanno cameriere francesi, tedesche, inglesi e russe, governatori e tutori come i giovani principi e le principesse. » Numerosi impiegati si occupano degli affari della casa, che consistono soprattutto nella ricezione delle donazioni. Durante la mattinata, Rebiche Isrolka dà udienze, cioè riceve, assistito dal suo segretario intimo, qualche pellegrino annunciato con largo anticipo, si lascia fissare per qualche istante, senza pronunciare la minima parola ed accetta il dono tradizionale, che non può essere inferiore a dieci fiorini (25 franchi). Nel pomeriggio, va a fare un giro in macchina. Non molto tempo fa era seguito da una carrozza piena di musicisti; ma questo accompagnamento musicale non ha più luogo, probabilmente in seguito ad un divieto delle autorità ufficiali. » Il nonno di Rebiche Isrolka, più di quarant’anni fa, mostrò un lusso simile in Russia, e spinse la temerarietà del suo orgoglio fino al punto da tenere una guardia personale di venti cosacchi che accompagnavano continuamente la sua carrozza. L’imperatore Nicola, che per caso era stato testimone assistendo ad una tale scena, gli proibì categoricamente questo sfoggio di lusso orientale, e lo fece arrestare e gettare nella prigione di Kiew, perché questo giudeo aveva osato sfidare gli ordini del sovrano. I suoi numerosi sostenitori e la sua ricchezza gli aprirono le porte della prigione, e si rifugiò a Sada-Gora, nella Bucowina austriaca, dove l’imperatore Nicola lo rivendicò come suddito russo. Ma il denaro della famiglia Isrolka era più forte di quello dell’imperatore, e fece decidere a dodici contadini del Bukowine di affermare con giuramento che il rifugiato era nato a Sada-Gora. » Alcuni anni fa Rebiche Isrolka fu accusato di fabbricare denaro falso. Delle monete contraffatte erano uscite da casa sua e messe in circolazione. Questo fu un’occasione perfetta per i Cristiani di fare uno scherzo all’arrogante giudeo, il cui lusso insolente offendeva tutti. Rebiche Isrolka fu arrestato senza alcuna pietà, e nonostante le rumorose recriminazioni dei Giudei. Questo arresto causò una vera e propria rivolta. Isrolka fu messo in prigione e subì diversi interrogatori. Ma per quanto spesso lo si interrogasse, non si riusciva mai ad ottenere una parola da lui. Come era prevedibile, i sostenitori di Isrolka ed i membri della famiglia si riunirono per consultarsi su come ottenere il rilascio del padre del Messia. Ma il giudice a cui fu affidato il caso era uno di quegli uomini su cui le seduzioni non fanno presa; egli non era disposto a rilasciare un prigioniero contro il quale erano state mosse accuse così gravi. Dato che questo funzionario non poteva essere conquistato né con promesse né con minacce, cercarono di fargli perdere la reputazione presso i suoi superiori, cosa che si credeva possibile con l’aiuto del denaro. Ma questo piano non ebbe successo. » I sostenitori di Isrolka ebbero allora l’idea di togliere il loro capo dalle grinfie del giudice facendolo promuovere ad una posizione più elevata. Una deputazione con raccomandazioni solide e diplomatiche andò a Vienna; il giudice fu nominato consigliere della corte superiore e lasciò il paese. Il suo successore liberò Isrolka, assolvendolo per mancanza di prove. » La fabbrica di monete false è stata poi scoperta successivamente. Divenne così chiaro che era stato un grande errore credere che Isrolka e la sua famiglia fossero colpevoli della falsificazione del denaro. Queste persone non solo sono troppo ricche, ma anche troppo stupide per commettere un tale crimine. » [Dalla Volks-Halle di Lipsia, Monde, 9 gennaio 1866; – ibid. in parte, Universo israélita, I, p. 34; 1866, tradotto dal Fremdemblatt di Vienna, riprodotto dall’Israélite di Mainz del 30 maggio. – Id. in Archiv Israel, XIII, p. 591; 1866. Questa recensione anti-messianica si stupisce che giornali seri in Austria, dove si trova Sada-Gora, ed in Francia, ripetano questi fatti senza riserve]. Crediamo di dover seguire questo resoconto con un estratto molto curioso di una relazione fatta dal Dr. Buchanan nel 1810 alla Chiesa Anglicana, riguardante questa fede messianica, la cui perseveranza non è da meno tra gli israeliti dell’India rispetto alla parte più centrale dell’Europa. – « Durante il mio soggiorno in Oriente, ho trovato ovunque dei Giudei animati dalla speranza di tornare a Gerusalemme e di vedere i loro Messia. Ma due cose mi hanno colpito soprattutto: il ricordo che conservano della distruzione di Gerusalemme e la speranza che hanno di vedere un giorno questa città santa rinascere dalle sue rovine. Senza re, senza patria, parlano incessantemente della loro nazione; la distanza di tempo e di luogo non sembra aver indebolito in alcun modo il ricordo della loro disgrazia. Parlano della Palestina come di un paese vicino e facilmente accessibile… Essi credono che l’ora della loro liberazione non sia molto lontana e considerano le rivoluzioni che agitano l’universo come presagi di libertà. Un segno sicuro della nostra prossima libertà, dicono, è che in quasi tutti i paesi le persecuzioni sollevate contro di noi stanno rallentando. (Ovunque, dunque, rivoluzioni e catastrofi sono la speranza del giudeo ortodosso. Hist. des Juifs, di Malo, pp. 523-526).

CONCLUSIONE.

Arrivano dunque da tutte le parti i documenti, la cui moltitudine ci porta a riconoscere ciò che è stato riconosciuto da un’assemblea di dotti professori di teologia, con a capo un santo prete di origine giudaica, M. l’abbé Goschler: «I talmudisti – egli diceva – sono il nucleo indistruttibile della nazione che resisterà fino alla fine nella sua testardaggine e nella sua fedeltà nel conservare le scritture » (Goschler, Dict. encycl. de la théologie cathol., vol. XII, p. 453). E quando prestiamo orecchio a questi ortodossi incrollabili, acquisiamo sempre più la certezza che il Messia « è il perno della loro fede e della loro speranza! 3 (S. de Félicité – Vercruysse), La Régénération, p. 43; Courtrai, 1860). – Le parole in cui si esprimono le speranze e la fede immortali dell’immensa maggioranza del popolo giudaico devono dunque essere ripetute alla fine di queste pagine, affinché non lascino mai la nostra memoria, se ci preoccupiamo dell’avvenire: « Gerusalemme sarebbe una parola vuota per noi Giudei? Ma questo sarebbe il rovesciamento immediato del nostro culto, della nostra tradizione, della nostra ragion d’essere! Tutta la religione giudaica è fondata sull’IDEA NAZIONALE; non c’è una sola aspirazione, né un solo impulso, che non sia verso LA PATRIA. Quando ci alziamo, quando andiamo a letto, quando ci smettiamo a tavola, noi invochiamo Dio affinché affretti il nostro ritorno a Gerusalemme, senza indugio, nei nostri giorni; e queste sarebbero parole vane? ….. » E si cesserebbe di credere che l’idea del Messia sia « realizzabile e accettabile!… ». – « Per fortuna non è così! » E possiamo, noi dobbiamo continuare a dire: « Credo fermamente che il Messia debba venire, e benché tardi lo sto aspettando! » Noi lo aspettiamo e, senza che la nostra fede vacilli, ripetiamo con la voce più ferma il grande brindisi nazionale: « L’anno prossimo a Gerusalemme! » Molti Giudei, quando arrivano alla fine della loro carriera, volgono lo sguardo verso la Giudea e vanno, essi dicono, ad aspettare il Messia. Il giudeo è tenace e perseverante. » J. B. Morot, Journal de voy. de Paris à Jérusalem, p. 193; 1869. In un articolo interessante, ma di cui non possiamo condividere tutte le idee e le valutazioni, M. l’abbé E. Michaud sottolinea i fallimenti del Talmud in Israele, che viene trattato come un vecchio straccio, un’accozzaglia tradizionale, e contrario alla legge formale di Mosè. Ci racconta, tuttavia, degli sforzi di una nuova scuola per riabilitarlo, mentre « ciò che subisce nella maggior parte degli israeliti una grave alterazione è il soprannaturale, l’ispirazione biblica e il carattere sacerdotale. » – Il monoteismo, come egli osserva, costituisce talmente l’israelismo, secondo alcuni, che i signori Strauss e Renan, per esempio, « appaiono loro come veri israeliti. » Tuttavia, aggiunge, accanto a queste rovine « una doppia restaurazione sta cercando di avere luogo: la restaurazione dell’idea messianica e della nazionalità ebraica. » Si legga l’articolo intitolato La Crisi israélita en 1867, ne le Correspondent, 25 dicembre 1867).

IL MESSIA GIUDAICO (3)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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