COMMENTARIO ALL’APOCALISSE DI BEATO DE LIEBANA (17)

LIBRO UNDECIMO

INIZIA L’UNDICESIMO LIBRO: SUL CAVALLO BIANCO E RICAPITOLA PIÙ BREVEMENTE DALLA PASSIONE DI CRISTO

(Ap. XIX, 11-16)

Et vidi cœlum apertum, et ecce equus albus, et qui sedebat super eum, vocabatur Fidelis, et Verax, et cum justitia judicat et pugnat. Oculi autem ejus sicut flamma ignis, et in capite ejus diademata multa, habens nomen scriptum, quod nemo novit nisi ipse. Et vestitus erat veste aspersa sanguine: et vocatur nomen ejus: Verbum Dei. Et exercitus qui sunt in caelo, sequebantur eum in equis albis, vestiti byssino albo et mundo. Et de ore ejus procedit gladius ex utraque parte acutus, ut in ipso percutiat gentes. Et ipse reget eas in virga ferrea : et ipse calcat torcular vini furoris irœ Dei omnipotentis. Et habet in vestimento et in femore suo scriptum: Rex regum et Dominus dominantium.

(E vidi il cielo aperto, ed ecco un cavai bianco, e colui che vi stava sopra si chiamava il Fedele e il Verace, e giudica con giustizia, e combatte. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco, e aveva sulla testa molti diademi, e portava scritto un nome, che nessuno conosce se non egli. Ed era covestito d’una veste tinta di sangue: e il suo nome si chiama Verbo di Dio. E gli eserciti, che sono nel cielo, lo seguivano sopra cavalli bianchi, essendo vestiti di bisso bianco e puro. E dalla bocca di lui usciva una spada a due tagli, colla quale egli percuota le genti. Ed egli le governerà con verga di ferro: ed egli pigia lo strettoio del vino del. furore dell’ira di Dio onnipotente. Ed ha scritto sulla sua veste e sopra il suo fianco: Re dei re e Signore dei dominanti.).

TERMINA

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[1] Poi vidi il cielo aprirsi, e c’era un cavallo bianco; e colui che vi sedeva sopra si chiamava Fedele e Vero, e giudicava e combatteva rettamente. I suoi occhi sono una fiamma di fuoco, e sulla sua testa ci sono molte corone; ha un nome scritto che solo lui conosce. Indossa una veste intrisa nel sangue, e il suo nome è la parola di Dio. Il cavallo bianco è il corpo assunto da Cristo, e il suo cavaliere è il Signore della Maestà; è il Verbo dell’Altissimo Padre; è il Figlio Unigenito dell’ingenerato, cioè la Divinità incarnata. Questo è il cavallo che abbiamo descritto nel quarto libro, e che combatte contro il cavallo rosso, nero e pallido, perché combatte e vince per noi; per questo viene proclamata anche la peculiarità del suo nome, che è “Fedele e Vero”; perché di Dio si dice:  « è verace e senza malizia; Egli è giusto e retto » (Dt. XXXII, 4). Giudica e combatte con giustizia. Perché di Lui è scritto: « Dio è giudice giusto, forte e paziente » (Sal. VII, 12). Combatte duramente, liberandoci dalla malvagità del peccato; è paziente, essendo tollerante con i peccati che abbiamo commesso. Quando viene chiamato forte, si mostra tale, col respingere i malvagi. I suoi occhi, fiamma di fuoco. A somiglianza del fuoco che penetra in un corpo e in tutto ciò che contiene, non lascia alcuno al di fuori della sua influenza. Per questo si dice che il capo dell’uomo è Cristo (1 Cor. XI, 3). Gli eserciti del cielo, vestiti di puro lino bianco, lo seguivano su cavalli bianchi. I cavalli bianchi sono i Santi, cioè la Chiesa; con i loro corpi bianchi lo imitano e seguono le sue orme così come è scritto sopra: sono quelli che seguono l’Agnello ovunque vada (Ap. XIV, 4). Sono vestiti di puro lino, cioè ognuno di loro è vestito con le orazioni e le azioni delle loro buone opere. Dalla sua bocca esce una spada affilata, per colpire i pagani con essa; li governa con uno scettro di ferro; pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente. La spada che esce dalla sua bocca è la parola della predicazione, è la stessa spada, come descritto nel primo libro, uscita dalla sua bocca. Con quella spada arma i suoi fedeli. Pigerà nel tino il vino della sua ira. È lo stesso torchio che abbiamo descritto nel settimo libro. Lo calpesta ora, perché combatte per la Chiesa, finché in futuro la Chiesa non pigerà il tino fuori della città; e perché è il capo della Chiesa. Egli è Padre, perché in Lui, mediante il Battesimo, si rigenerano tutte le nazioni della terra. Ha un nome scritto sulla veste e sul femore: Re dei Re e Signore dei Signori. Il suo femore, ove è scritto il suo nome, sono i popoli dei credenti che, con l’adozione della fede, Egli ha scelto di chiamare figli di Dio, cioè figli di Cristo; la sua veste è il corpo che Egli ha assunto. E poiché Egli è una sola Persona dalle due nature, leggiamo nella veste un nome scritto, cioè conosciamo la divinità nel mistero del corpo del Signore. In quella veste del corpo si legge il suo nome scritto: Re dei Re e Signore dei Signori. E la veste gli copriva il femore. Per “femore” intendiamo il lignaggio delle generazioni. La veste citata è il corpo di Cristo. Ed è per questo che la porta sul femore, perché tutti coloro che, come abbiamo detto, per fede sono chiamati figli di Dio, lo proclamano incessantemente Re dei re e Signore dei signori. Si comprende molto chiaramente che nessuno dei superbi conosce questo nome nel femore, ma solo quelli che abbiamo indicato sopra.

FINE DELLA SPIEGAZIONE

INIZIA LA STORIA DELL’ANGELO IN PIEDI SOPRA IL SOLE

(Ap.XIX, 17-18)

Et vidi unum angelum stantem in sole, et clamavit voce magna, dicens omnibus avibus, quæ volabant per medium cœli: Venite, et congregamini ad cœnam magnam Dei: ut manducetis carnes regum, et carnes tribunorum, et carnes fortium, et carnes equorum, et sedentium in ipsis, et carnes omnium liberorum, et servorum, et pusillorum et magnorum.

(E vidi un Angelo che stava nel sole, e gridò ad alta voce, dicendo a tutti gli uccelli che volavano per mezzo il cielo: Venite, e radunatevi per la gran cena di Dio: per mangiare le carni dei re, e le carni dei tribuni, e le carni dei potenti, e le carni dei cavalli e dei cavalieri, e le carni di tutti, liberi e servi, e piccoli e grandi).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA..

[2] Poi ho visto un angelo in piedi sopra il sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volavano in mezzo al cielo. Il sole è la predicazione della Chiesa e l’annuncio della fede; gli uccelli e le bestie li consideriamo, a seconda del testo, essere i buoni o i cattivi. Qui in questo testo, dice l’unica Chiesa gli uccelli che volano in mezzo al cielo, formando come un unico corpo. Questi uccelli sono lo stesso che quell’aquila descritta nel quinto libro, che gridava: “Ahimè“: qui si dice che questi uccelli volino in mezzo al cielo. Venite, radunatevi per la grande cena di Dio, per mangiare la carne dei re, la carne dei tribuni, la carne dei potenti, la carne dei cavalli e dei loro cavalieri, e la carne di ogni sorta di genti, sia liberi che schiavi, sia piccoli che grandi. Tutti questi che ha menzionato sono quelli mangiati spiritualmente dalla Chiesa. Sopra aveva detto: Ho visto il cielo aperto, e c’era un cavallo bianco, e colui che vi sedeva sopra si chiama Fedele (Ap. XIX, 11); ma qui dice: Ho visto un angelo in piedi sul sole. Notate che là è seduto mentre qui sta in piedi. Alzarsi in piedi è proprio di chi combatte: questo riguarda l’ultima persecuzione dell’Anticristo. – Ancora una volta fa una sorta di apostrofe, e lasciando da parte la forma del giudizio, si porta di nuovo alla fine dei tempi con una specie di salto di espressione profetica, poiché vede un Angelo in piedi sul sole. Il sole, come abbiamo detto, è la fede della Chiesa Cattolica, sulla quale si descrive qui essere l’Angelo in piedi. Questo è l’Angelo che nel sesto libro abbiamo descritto come Michele, che combatte con il dragone. Anche Daniele dice di lui: « In quel tempo sorgerà Michele, il grande Principe, che difende i figli del tuo popolo » (Dan. XII, 1). E come questo santo Arcangelo stava davanti a Dio per difendere i figli del popolo antico, così ora interviene instancabilmente in difesa del popolo di tutta la Chiesa Cattolica. Sarà – dice – un tempo di angoscia, come non ce n’è mai stato e mai ci sarà da quando esistono le nazioni: in questo tempo – dice San Giovanni in tale sentenza dell’Apocalisse – gli uccelli della terra si riuniranno per consumare i corpi degli empi. Dice infatti il Signore per mezzo di Isaia:  « Avvicinatevi, popoli, per udire, e voi, nazioni, prestate ascolto; ascolti la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce! Poiché il Signore è adirato contro tutti i popoli ed è sdegnato contro tutti i loro eserciti; li ha votati allo sterminio, li ha destinati al massacro. I loro uccisi sono gettati via, si diffonde il fetore dei loro cadaveri; grondano i monti del loro sangue. Tutta la milizia celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutti i loro astri cadono come cade il pampino della vite. Poiché il Signore fa un sacrificio in Bosor ed una gran mattanza in Idumea; e i forti cadranno con essa, arieti e tori; e la terra sarà ubriaca del loro sangue e piena del loro grasso. Perché è un giorno di vendetta per il Signore e un anno di vendetta per il difensore di Sion. I torrenti di quel paese si cambieranno in pece, la sua polvere in zolfo, la sua terra diventerà pece ardente. Non si spegnerà né di giorno né di notte, sempre da essa salirà il suo fumo »(Is. XXXIV, 1-19). Ed insegna ciò che è Idumea e Bosor, dicendo: è un giorno di vendetta per il Signore e un anno di vendetta per il difensore di Sion; ma della Sion che è costruita dal sangue. Dimostra anche che Idumea e Bosor esistono in tutte le nazioni. Infatti ha detto dapprima: Avvicinatevi, voi nazioni e ascoltate, voi principi, oda la terra e i suoi abitanti, perché il Signore è adirato con tutte le nazioni. Più tardi dice che la spada del Signore si abbatte su di un popolo per il suo massacro, cioè su Idumea e Bosor. È il giorno della vendetta per il Signore e l’anno della vendetta per il difensore di Sion. Vediamo che si citano solo una regione e due città. L’Idumea è la regione di Esaù, che si chiamava Edom, cioè sanguinario. E Bosor è anche una città di Esaù nella stessa regione. Ma Sion è la città di Davide, stirpe di Giacobbe. Ecco allora che Esaù e Giacobbe sono due città, l’una di Dio e l’altra del diavolo. Abbiamo già detto in precedenza, nel libro decimo, delle due città, che abbiamo spiegato essere i due figli di Adamo. Ed ora in questi due figli di Isacco scopriamo allo stesso modo le due città, quella di Dio e quella del diavolo. E queste sono le due città: Sion e Bosor. Sion in latino significa “torre di guardia della contemplazione”, cioè il monte dove medito, e della stessa città si testimonia che si trovi su un monte, come dice il profeta: « Salite su un alto monte, voi che evangelizzate Sion » (Is. XL, 9). E questa è la Chiesa Cattolica, che non si trova in una sola regione, come le conventicole degli eretici, ma è diffusa in tutto il mondo. Invece, Bosor, che è la città del fratello persecutore, ed Edom, la terra del sangue, è il mondo nella sua interezza: cioè la città del diavolo, che perseguiterà la città di Cristo fino alla fine del mondo; nell’una nasce Cristo, nell’altra l’Anticristo. Ecco perché dice: “… spada del Signore per il massacro di Edom e di Bosor“, cioè dei fratelli malvagi che si spacciano per Sion, come sta scritto: « il popolo di Dio beve il sangue dei suoi nemici » (Ez. XXXIX, 17-18).

TERMINA LA SPIEGAZIONE

COMINCIA CON: LA BESTIA ED I RE DELLA TERRA

(XIX; 19,21)

Et vidi bestiam, et reges terræ, et exercitus eorum congregatos ad faciendum prælium cum illo, qui sedebat in equo, et cum exercitu ejus.  Et apprehensa est bestia, et cum ea pseudopropheta: qui fecit signa coram ipso, quibus seduxit eos, qui acceperunt caracterem bestiae, et qui adoraverunt imaginem ejus. Vivi missi sunt hi duo in stagnum ignis ardentis sulphure: et ceteri occisi sunt in gladio sedentis super equum, qui procedit de ore ipsius: et omnes aves saturatæ sunt carnibus eorum.

 (E vidi la bestia, e i re della terra, e i loro eserciti radunati per far battaglia con colui che stava sul cavallo, e col suo esercito. E la bestia fu presa, e con essa il falso profeta, che fece davanti ad essa, prodigi, coi quali sedusse coloro che ricevettero il carattere della bestia, e adorarono la sua immagine. Tutti e due furono gettati vivi nello stagno di fuoco ardente per lo zolfo: e il restante furono uccisi dalla spada di colui che stava sul cavallo, la quale esce dalla sua bocca: e tutti gli uccelli si sfamarono delle loro carni.).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[3] Poi ho visto”, dice, “la bestia e i re della terra con i loro eserciti, riuniti insieme per combattere contro Colui che stava sul cavallo bianco e contro il suo esercito. Abbiamo già detto prima che la bestia e i re della terra sono la stessa cosa, cioè il diavolo e il popolo sul quale egli regna, che raccoglie pure in una unità facendolo aderire al suo corpo; fa la guerra, perché combatte contro Cristo e la Chiesa. Ma questo lo dice dell’Anticristo nell’ultima battaglia, nella quale sarà gettato nel supplizio per la sua condanna finale. Se questo si confronta con il linguaggio dal santo Daniele (Dan. XI, 44), si scopre che è una sola e medesima cosa; questi è infatti in accordo con San Giovanni: « egli partirà – dice – con grande ira per distruggere e disperdere molti. » Nell’Apocalisse infatti si dice che con i re della terra, e con i loro eserciti riuniti per attaccar battaglia, fa la guerra contro Colui che cavalca il cavallo bianco, cioè il Signore Gesù Cristo, e il suo esercito, cioè tutti i Santi che lo seguono. Ma la bestia fu catturata: cioè il diavolo e il suo corpo, che dicevamo essere il popolo a lui sottomesso. Daniele dice: nessuno lo aiuterà. Lottando il Signore contro di lui, nessuno potrà dargli aiuto… e con lui i falsi profeti, cioè i preposti, che sono i falsi vescovi e i loro sacerdoti altrettanto malvagi, rappresentati, dicevamo prima, da quella bestia la cui testa sembrava come uccisa. Questi costituiscono lo spirito immondo dentro la Chiesa, coloro che realizzano davanti a sé falsi prodigi per ingannare gli uomini, coloro che hanno sedotto quelli che hanno accettato il marchio della bestia. Attraverso questi falsi prodigi, saranno ingannati tutti coloro che crederanno nell’Anticristo perché accetteranno il marchio del nemico. E coloro che adoravano la sua immagine: cioè quelli di quella testa che sembrava come uccisa, e che sotto il nome di Cristo fingono di essere sacerdoti. Se fosse chiaramente la bestia, l’Agnello non lo temerebbe, ma finge di essere l’Agnello, quando indossa l’abito sacerdotale. All’esterno appare certamente l’Agnello, ma dentro freme la bestia. I due furono gettati vivi nel lago di fuoco ardente di zolfo. Qui ha diviso l’unico corpo in due parti: la bestia, che è il popolo, ed i falsi sacerdoti. Infatti i due vivi sono certamente il popolo ed i prepositi che il Signore troverà vivi nel giorno del giudizio. Gli altri furono sterminati dalla spada che usciva dalla bocca di colui che sedeva sul cavallo; e tutti gli uccelli furono pieni della loro carne. Nella storia dell’Angelo sopra il sole, aveva detto infatti agli uccelli: “Venite e riunitevi per la grande cena di Dio, affinché possiate mangiare le carni“. E qui dice: tutti gli uccelli erano pieni della loro carne. Questo deve essere inteso come in due momenti: per il presente e per il futuro. Quando dice mangiare, è nel presente; quando dice: si riempirono delle loro carni, si riferisce al futuro, nel giudizio di nostro Signore Gesù Cristo. Con lo spirito della sua bocca saranno tutti sterminati: la bestia ed il falso profeta, quelli che sono annoverati tra i membri dell’Anticristo, coloro che ne hanno accettato il marchio ed hanno creduto in lui, e la loro carne sarà lasciata agli uccelli del cielo ed alle bestie della terra. La Chiesa ora mangia la carne dei suoi nemici in ogni momento, quando riceve il male da loro e non restituisce male al male, ma, vendicata, si satolla nella risurrezione delle loro opere carnali, come sta scritto: « Il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno alla vista di ogni carne » (Is. LXVI, 24). Dopo la venuta del Signore e la condanna della bestia, chi morirà di spada per essere mangiato dagli uccelli manifesti, quando poi i corpi saranno risuscitati per essere tutti giudicati integri?

TERMINA

INIZIA A PARLARE DI UN ALTRO ANGELO E DELLA CHIAVE DELL’ABISSO

(Ap. XX, 1-3)

Et vidi angelum descendentem de cœlo, habentem clavem abyssi, et catenam magnam in manu sua. Et apprehendit draconem, serpentem antiquum, qui est diabolus, et Satanas, et ligavit eum per annos mille: et misit eum in abyssum, et clausit, et signavit super illum ut non seducat amplius gentes, donec consummentur mille anni: et post hæc oportet illum solvi modico tempore.

(E vidi un Angelo che scendeva dal cielo, e aveva la chiave dell’abisso, e una grande catena in mano. Ed egli afferrò il dragone, il serpente antico, che è il diavolo e satana, e lo legò per mille anni, e lo cacciò nell’abisso, e lo chiuse e sigillò sopra di lui, perché non seduca più le nazioni, fino a tanto che siano compiti i mille anni: dopo i quali deve essere sciolto per poco tempo.).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[4] Poi ho visto un altro angelo scendere dal cielo: questi è nostro Signore Gesù Cristo alla sua prima venuta … aveva in mano la chiave dell’abisso e una grande catena. Ha afferrato il serpente, il serpente antico, che è il diavolo, satana, e lo ha incatenato per mille anni; lo ha gettato nell’abisso, ve lo ha rinchiuso e gli ha messo i sigilli, in modo da non sedurre le nazioni, fino al compiersi dei mille anni. Con maggiore diligenza dobbiamo invocare il Signore qui, per non essere consenzienti all’erronea interpretazione dei mille anni fatta da molti, accrescendone l’errore per il nostro stesso eccesso, ma protegga la nostra fede quello stesso che si chiama il Fedele ed il Verace. Il Signore stesso dice all’inizio di questo libro: Io sono il primo e l’ultimo, Colui che vive; che ero morto e che ho le chiavi della morte e dell’inferno (Ap. I, 17), affinché si possa capire che questa chiave è Lui stesso, quella cioè che abbiamo descritto all’inizio del libro. Questa chiave ora costituisce la sua missione di ministro, ufficio che è l’aprire il pozzo dell’abisso. La grande catena è il vincolo indissolubile del comando divino, catena che portava con mano, e cioè nella sua opera e nella sua attuazione. Con la mano ci si riferisce all’azione. E ha dominato il dragone, il nemico della razza umana, che è il diavolo e satana, e lo ha legato per mille anni. Infatti alla sua prima venuta il Signore ha sopraffatto il diavolo, la cui dimora era questo mondo, ove abitava nel cuore degli infedeli, dimora di cui il Signore dice: « Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa » (Mt. XII, 29). Lo ha dominato e lo ha gettato nell’abisso, cioè nel popolo, escludendolo dal cuore dei credenti. Mille, nelle cifre greche è l’alfa con la tilde. Nell’alfa si intende il principio che è Cristo, nella tilde si intende la croce, che è la nostra Vittoria e l’abbattimento del male del nemico. Perciò, nella croce di Cristo e nella potenza della croce Egli ha incatenato il nemico del mondo che ha tentato gli abitanti della terra. Infatti nessun tempo succede a quell’eternità, e l’eternità del tempo stesso non finirà con una fine, né finirà con un certo numero di anni; e così, per comando del Signore, per la potenza della croce di Cristo, lo ha incatenato nell’abisso. E gli mise i sigilli, cioè gli impose la serratura della croce, in modo che non si riprenda più e non seduca più le nazioni, che la risurrezione avrebbe reso migliori. Gli ha proibito di sedurre le persone, ma solo quelle già destinate alla vita eterna, quelle che seduceva in precedenza perché non si riconciliassero con Dio. Dopo la venuta di Cristo non sedurrà più coloro che sono già stati destinati alla vita eterna. E se dice: e ha posto i sigilli sopra, è perché in occulto, non si sa chi appartiene alla parte del diavolo e chi a Cristo. Infatti coloro che sembrano in piedi, non sappiamo se cadranno; e non si sa se colui che è caduto si rialzerà. Che non sedurrà finché si compiano i mille anni, cioè ciò che resta del sesto giorno, che consiste nei mille anni. Il sesto giorno infatti, Dio si è fatto uomo, e Cristo è nato uomo nella sesta età del mondo, che egli chiama “giorno”. Ha chiamato mille anni la parte del sesto millennio, in cui il Signore è nato ed ha sofferto. Dice mille, per modo di dire, come si deve intendere pure il… « Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni » (Psal. CIV, 8), anche se non sono proprio mille, perché a volte il tutto è compreso dalla parte. Ecco perché non si deve ascoltare chi dice che dalla nascita di Cristo fino alla sua seconda venuta ci sono mille anni, come chi condivide ed è d’accordo con l’eretico Cerinto. Né devono essere degni di ascolto coloro che dicono che nessun peccato o crimine è imputabile ai battezzati morti senza penitenza, purché siano rimasti nella fede; o che se sono sprofondati nell’inferno, ne saranno liberati dopo il corso di mille anni, non comprendendo quel che il Signore va a dire ai peccatori: Andate nel fuoco eterno, e se è eterno, non ha fine. Questi sono in accordo con gli eretici Eunomio ed Origene. Senza dubbio è contrario a questa esposizione ciò che segue: finché non si compiano i mille anni, perché è solo del diavolo l’essere liberato, come si dice: dopo di che deve essere liberato per un breve periodo di tempo. Ma può essere inteso così: finché per volontà di nostro Signore Gesù Cristo e per suo comando, e per la potenza di Colui che lo comanda, si dissolva nel nulla. Per un breve periodo, cioè in un’ora, cioè alla fine del mondo, viene liberato, e l’Anticristo entra con tutte le sue forze in tutti gli uomini come nel suo involucro, per morire allo stesso modo con esso. Un tempo diceva: “Io sarò come l’Altissimo” (Is. XIV, 14); ed ora, quando sarà entrato nel figlio della perdizione, si farà superiore a Dio e si innalzerà al di sopra di tutto ciò che porta il nome di Dio o è oggetto di culto (2 Tess. II, 4). Infatti non è sciolto per essere liberato, ma è liberato proprio per questo scopo, perché lo stesso autore delle tenebre con tutti i suoi membri si dissolva nel nulla e cada, ed insieme vadano alla perdizione eterna. La sua dissoluzione nell’uomo del peccato, l’Anticristo, ne sarà l’inizio. In lui ci sarà nel mondo una tale potenza persecutoria, come non si è mai avuta fin dal principio.

TERMINA LA SPIEGAZIONE

INIZIANO I TRONI E LE ANIME DEGLI UCCISI

(Ap. XX, 4-6)

Et vidi sedes, et sederunt super eas, et judicium datum est illis: et animas decollatorum propter testimonium Jesu, et propter verbum Dei, et qui non adoraverunt bestiam, neque imaginem ejus, nec acceperunt caracterem ejus in frontibus, aut in manibus suis, et vixerunt, et regnaverunt cum Christo mille annis.  Ceteri mortuorum non vixerunt, donec consummentur mille anni. Haec est resurrectio prima. Beatus, et sanctus, qui habet partem in resurrectione prima: in his secunda mors non habet potestatem: sed erunt sacerdotes Dei et Christi, et regnabunt cum illo mille annis.

(E vidi dei troni, e sederono su questi, e fu dato ad essi di giudicare: e le anime di quelli che furono decollati a causa della testimonianza di Gesù, e a causa della parola di Dio, e quelli i quali non adorarono la bestia, né la sua immagine, né ricevettero il suo carattere sulla fronte o sulle loro mani, e vissero e regnarono con Cristo per mille anni.).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA.

[5] Poi ho visto alcuni troni, ed essi si sono seduti su questi e fu dato ad essi il potere di giudicare. Questi troni sono ora nella Chiesa, la Chiesa costituita nel numero di dodici, e che siede con Cristo su dodici troni per giudicare; e già siede, per giudicare il diavolo legato, come sta scritto: I santi giudicheranno il mondo (1 Cor. VI, 2). E il Signore, nel promettere ai suoi questo potere, dice loro: « Voi che mi avete seguito, nella resurrezione, quando il Figlio dell’uomo si siederà sul trono della sua gloria, anche voi altri siederete su dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele » (Mt. XIX, 28). Infatti il Figlio dell’uomo si è seduto sul trono della sua gloria da quando è stato glorificato nel Signore. Il trono della sua gloria è l’incarnazione; ed al suo Corpo si aggiunge la reiterata generazione dei Santi, ed Egli siede come Capo alla destra del potere (di Dio), giudicando per mezzo dei suoi sacerdoti e di tutti i suoi servi. Ora giudica nella Chiesa, cosicché ognuno si dia rigorosamente da se stesso alla penitenza e si ecciti all’amore della carità. Infatti é questo ciò che dice l’Apostolo: « Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati » (1 Cor. XI, 31). In un altro luogo: « E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, e dessi il mio corpo alle fiamme, ma non avessi la carità, niente mi gioverebbe » (1 Cor. XIII, 2). Ecco come i Santi giudicano il mondo. Qui il Signore ha parlato del presente, non del futuro. Non ha detto: mi siederò e vi giudicherò, come cosa futura, ma: mi siedo e vi giudico (al presente). Dice anche dei Santi già morti: Ho visto anche le anime di coloro che sono stati decapitati per la testimonianza di Gesù e della Parola di Dio. Ha detto:  il Verbo e la carne: ad entrambi la Chiesa rende testimonianza: a Gesù che è il Figlio dell’uomo ed al Verbo di Dio che si è unito al Figlio dell’uomo. Le anime di coloro che sono stati uccisi, dice, sono quelle che ora muoiono con Cristo con la passione e la penitenza. E tutti coloro che non hanno adorato la bestia, né la sua immagine, e non hanno accettato il marchio sulla fronte o nelle mani, vivranno e regneranno con Cristo per mille anni. Se avesse visto i troni e coloro che vi si erano seduti sopra nell’ultimo giudizio, non avrebbe detto le anime dei decapitati. Pertanto, queste saranno le anime con i loro corpi. Certamente, se alcuni devono sedersi con Cristo per giudicare, è più conveniente che si siedano e giudichino coloro che sono stati decapitati per la loro testimonianza. Ma ora dice di aver visto coloro che sedevano sui troni, e ha parlato delle anime degli uccisi, per insegnare che i vivi ed i morti hanno regnato con Cristo per mille anni, cioè dalla passione del Signore fino alla sua seconda venuta; e che dalla prima venuta alla seconda venuta c’è questo mistero dell’iniquità che è il marchio della bestia; perché ci sono state da sempre la Chiesa e la bestia; ed ogni uomo malvagio aveva il marchio sulla fronte e sulla mano, con le opere di conoscenza. Anche quando dice che coloro che non hanno accettato il marchio o non hanno adorato la sua immagine, tutti hanno regnato per mille anni, lo riferisce per  immagine e somiglianza. Perché così dice Dio in principio: Facciamo l’uomo a nostra immagine, e somiglianza. L’immagine è nell’anima, e la somiglianza nelle opere: l’anima dell’uomo è l’immagine di Dio, e il corpo dell’uomo è l’immagine del corpo di Cristo. Chiunque segua Cristo nel suo corpo, ha l’immagine di Cristo, immagine ed anima, e l’immagine di Dio. Di tutti questi dice: hanno vissuto e regnato con Cristo per mille anni. Con ragione dice tutti, perché i Santi viventi e le anime dei Santi decapitati regnano con il Signore adesso e nel futuro. Ma siccome Egli ha detto che regneranno, si deve certamente capire come ciò che sta per accadere sia come già realizzato, perché davanti a Dio non c’è nulla di nuovo. Così si diceva già prima che Cristo venisse al mondo: si divisero i miei vestiti (Sal. XXI, 19). Quel che dice che regneranno in futuro, anche qui lo possiamo intendere come già realizzato; è come se dicesse: sono già stati battezzati. Essi sono penitenti, e non più nutriti con il latte, bensì seguono Cristo nella sua passione con un cibo solido. Dirà poi: regneranno, per indicare ciò che siano questi mille anni: questa è, dice, la prima risurrezione, e certamente, perché noi risorgiamo attraverso il Battesimo; ed insegnare poi la penitenza dopo il battesimo, come dice l’Apostolo: « Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù » (Col. III, 2). Ed anche: « come vivi tornati dai morti » (Rm. VI, 13), perché il peccato è la morte, come dice l’Apostolo stesso: « Anche voi eravate morti per le vostre colpe ed i vostri peccati » (Ef. II, 1). Beato e santo è colui che partecipa alla prima risurrezione, chi è stato fedele al Battesimo in cui è rinato. Come in questa vita la prima morte è prodotta dai peccati, così la prima risurrezione è prodotta in questa vita dal perdono dei peccati. La seconda morte non ha alcun potere su di loro: non avranno cioè i tormenti eterni. Saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e regneranno con lui per mille anni. In questi mille anni ci si riferisce a questo mondo, non al mondo eterno, dove regneranno con Cristo senza fine. Mille è un numero perfetto, e anche se si dice che sia un numero perfetto, crediamo che avrà una fine. Nello scrivere queste cose lo Spirito ha mostrato che la Chiesa avrebbe regnato per mille anni, cioè fino alla fine di questo mondo.

TERMINA LA SPIEGAZIONE

INIZIA CON LA LIBERAZIONE DEL DIAVOLO E DELLA SUA CUSTODIA.

(Ap. XX, 7-8)

Et cum consummati fuerint mille anni, solvetur satanas de carcere suo, et exibit, et seducet gentes, quæ sunt super quatuor angulos terræ, Gog, et Magog, et congregabit eos in prœlium, quorum numerus est sicut arena maris. Et ascenderunt super latitudinem terræ, et circuierunt castra sanctorum, et civitatem dilectam.

(E compiti i mille anni, satana sarà sciolto dalla sua prigione, e uscirà, e sedurrà le nazioni che sono nei quattro angoli della terra, Gog e Magog, e le radunerà a battaglia, il numero delle quali è come la rena del mare. E si stesero per l’ampiezza della terra, e circondarono gli accampamenti dei santi e la città diletta.).

TERMINA LA STORIA

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[6] Quando i mille anni saranno passati, satana sarà liberato dalla sua prigione. Ha detto “quando sono finiti”, esprimendo la parte per il tutto: perché non ha detto nel senso esatto che gli anni finiranno quando se ne conteranno mille, e che satana sarà liberato con tutte le sue forze quando l’Anticristo entrerà nel suo involucro, cosicché resteranno i tre anni e sei mesi dell’ultimo combattimento, ma da questo tropo si dice giustamente e sinceramente finito il tempo, e non dobbiamo considerare come pochi il resto dei Santi, che nelle Sacre Scritture si contano essere trecento, e che sono contenuti nella lettera greca tau: sono solo quelli che l’Anticristo non può superare, quelli che giustamente credono che la Santa Trinità sia un solo Dio, e che negli ultimi tempi hanno confessato con cuore puro davanti agli uomini, che il Figlio di Dio è nato dalla gloriosissima Vergine, e che con l’occhio retto della loro intenzione hanno guardato la sua croce che, come detto, è rappresentata da questa lettera “tau”. Allo stesso modo infatti Gedeone con trecento uomini sconfisse i Madianiti, ora considerati come demoni: i trecento sono una figura della croce. E avverte quanto pochi siano i santi al tempo dell’Anticristo, perché Dio vuole chiamarli in un’ora dell’anno. L’anno ha dodici mesi, quattro stagioni: primavera, estate, autunno ed inverno, trecento sessantacinque giorni e un quarto; le ore sono quattromilatrecentoottantatre. Osservate cosa dice: di tante ore dell’anno, i Santi sono stati chiamati solo in un’ora dell’anno; e delle ore destinate ai peccatori, ne rimangono quattromilatrecentottantadue. Considerate la grande differenza tra questo numero e l’altro. Il giorno ha dodici ore (Gv. XI, 9): i Santi sono chiamati in una delle dodici ore del giorno, e rimangono, di tutto il ciclo dell’anno, trecentosessantaquattro giorni ed undici ore, che sono assegnate alla parte dei peccatori. Quindi da questa figura si comprende quanto sia piccolo quel gregge a cui il Signore ha promesso di dare in eredità il regno dei cieli (Lc. XII). E in quest’anno od in una sola ora dell’anno si deve anche sapere che sono compresi i peccatori o le persone giuste di tutti i tempi, cioè dall’inizio fino alla fine del mondo, quando queste cose si realizzeranno, quando con tutte le sue energie il diavolo sarà liberato e combatterà apertamente contro la Chiesa; e proprio poco prima che la Chiesa torni nella pace, in quell’ora la lotta sarà evidente; e allora egli farà suoi alleati, attraverso il marchio, coloro che già in precedenza in vita possedeva, attraverso i vizi, secondo quanto dice: e andrà a sedurre le nazioni dei quattro angoli della terra, Gog e Magog. Ha detto qui “sedurre”, cioè perdere e portare con sé alla perdizione; cioè tutti i malvagi, che ha sedotto dai quattro angoli della terra, riuniti insieme a lui nella sua perdizione, rendendoli schiavi delle torture eterne. Gog significa “tetto”; e Magog, della “stessa opinione o tetto”. Essi sono tutti quelli che egli ha sedotto, o ha portato alla caduta per il loro orgoglio, o li ha innalzati al tetto della vanità, o che sono stati partecipi della sua stessa dottrina, o sono giunti in cima alla loro superbia: per questi arriverà la stessa perdizione ed il fuoco eterno. E quando dice li radunerà per la guerra, descrive il futuro nel passato, perché in latino il futuro ha lo stesso suono del preterito: in un certo senso infatti, c’è guerra quando i malvagi combattono e perseguitano coloro che vivono con buoni costumi. E quanto è grande il numero dei cattivi! Tanto che non si possono contare per il loro numero, ed ecco perché ha aggiunto: numerosi come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. – Elevati nella superbia, gli empi ascesero in altitudine, ma trattenuti ad un’altezza solo terrena; perché nulla conoscono del celeste. Non temono alcun potere dell’altezza celeste. E cinsero d’assedio l’accampamento dei santi: perché vogliono restare in compagnia dei Santi. Ma in essi si adempie la profezia del profeta, che dice: « Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città » (Psal. LVIII, 7), cioè la Chiesa, che egli chiama qui “diletta”. Si dice che siano riuniti, ma si diffonderanno ai quattro angoli della terra. Per questo si dice che saranno riuniti, riuniti cioè nel loro orgoglio con tutto lo sforzo della loro anima contro la Chiesa, perché ogni popolo si riunirà nell’assedio della città santa della Chiesa, quando l’Anticristo strapperà tre delle dieci corna della bestia: distruggerà cioè tre regni, il re d’Egitto, il re d’Etiopia e il re della Libia, cioè dell’Africa. Egli sottometterà al vassallaggio i sette re rimanenti e con loro sterminerà il mondo intero. Allo stesso modo di come sappiamo che, dopo la passione di nostro Signore Gesù Cristo, tutti i martìrii della terra sono stati compiuti da dieci re: cioè: Nerone, Domiziano, Traiano, Severo, Massimino, Decio, Valeriano, Aureliano, Diocleziano e Massimiliano, che sono le dieci corna della bestia; e di quei dieci, sette sono i  maggiori, che abbiamo precedentemente chiamato le sette teste; affinché possiamo considerare l’Anticristo tra i dieci re, come lo erano nell’Impero Romano, così che alla fine nell’Impero Romano, tra i dieci, l’Anticristo sarà l’undicesimo e, uccisi i tre che abbiamo detto, regnerà su tutto il mondo con gli altri sette; ed egli sarà l’ottavo, che nella bestia con sette teste, che abbiamo detto sopra, era un ottavo, che sembrava essere ucciso, ed è quella testa che è stata da sempre occultata nella Chiesa dai suoi falsi profeti sotto il nome di Cristo. Attraverso questa testa, egli ha finto di riconoscere Cristo, con il cui nome fa dei Santi i suoi compagni; e così tanto grande sarà l’ignominia, che certamente pochi Santi sapranno che egli è l’Anticristo. Eppure lo riconosceranno solo perché andrà a realizzare la circoncisione. Perché all’inizio non imiterà i Santi nell’adorazione degli idoli ma, per la legge di Mosè, osserverà la circoncisione; e fingerà di essere così santo da non bere vino, né unirsi a donne; non avrà le ricchezze di questo mondo, ma darà tutto a coloro che sono sedotti, come si dice nel Vangelo per bocca dello stesso Anticristo: tutto questo è mio, e lo darà a chi voglio (Lc. IV, 52).  D’ora innanzi ci saranno una casa di cinque persone e staranno divisi due contro tre (Lc. XII, 52), cioè il padre, la madre, il figlio, la figlia e la nuora. Cinque sono coloro che dividerà la persecuzione; mentre alcuni credono in Cristo, altri lo negano, perché quando verrà l’Anticristo predicherà le due tavole dell’Antico Testamento; Cristo invece predica la Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Alcuni crederanno nell’Anticristo, altri in Cristo. E così le due tavole saranno divise dalle tre (Trinità). E i tre saranno divisi dai due: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua stessa casa (Mt. X, 36). Cercheranno di perseguitarli, affinché credano all’Anticristo, quando il padre dirà al figlio o il figlio al padre: Ti prego, abbi pietà di te stesso, se non vuoi morire; ascoltalo, adoralo, soprattutto quando si sa che tutte le cose del mondo sono sue, ed egli le dà a chi vuole. Cosicché in questo ognuno acconsente alle proprie inclinazioni. Acconsente al suo nemico quando per sua istigazione si separa da Cristo per accettare l’Anticristo. Allora si adempirà ciò che il Signore ha detto: che coloro che sono in Giudea fuggano sui monti (Mt. XXIV, 16); cioè che coloro che sono in Giudea si radunino in quel luogo preparato, per rifugiarsi per tre anni e sei mesi, lontano dalla presenza del diavolo. Si riferisce alla Chiesa Cattolica, alla quale negli ultimi tempi crederanno in centoquarantaquattromila per mezzo della predicazione di Elia. Ma del restante popolo ancor vivo alla venuta del Signore, saranno salvati dal suo potere, solo pochi Santi ritirati dall’Arabia, dove ci sono Edom e Moab, e la stirpe dei figli di Ammon, cioè gli Idumei, i Moabiti e gli Ammoniti. Ove ci sono luoghi inaccessibili, lì i santi fuggiranno, e lì si nasconderanno quelli che Cristo troverà vivi nella loro carne. E non solo in Arabia, perché anche in altri luoghi si seguirà l’esempio di questi Santi, poiché ovunque ci sono luoghi inaccessibili ci sono Santi; e non solo fuggiranno dai malvagi con le loro anime, ma migreranno verso grotte inaccessibili anche con i loro corpi. Infatti come ai tempi dei martiri pensiamo che molti Padri si salvarono per mezzo di questi rifugi, così si immagina che ai tempi dell’Anticristo molti saranno salvati grazie a questi luoghi inaccessibili. Leggiamo che Antioco, che prefigura l’Anticristo, compì quasi tutte quelle cose che l’Anticristo compirà, e che, come si dice in Daniele, i Santi riceveranno poco aiuto in quel momento (Dan. XI, 34). – I nostri interpretano così il piccolo aiuto, in quanto i Santi riuniti si opporranno a lui e avranno poco aiuto, e poi tra i dotti alcuni soccomberanno, e questo accadrà perché gli eletti scelti siano purificati come in un forno e resi candidi fino al tempo della fine: infatti la vera Vittoria sarà alla venuta di Cristo. Anche in Daniele: un tempo, due tempi e mezzo tempo (Dan. XII, 7), sono i tre anni e mezzo del regno dell’Anticristo. E ancora: sette tempi passeranno su di te (Dan. IV, 22), cioè sette anni. E contando dal momento in cui viene abolito il sacrificio perpetuo, e viene istituito l’abominio della desolazione: milleduecentonovanta giorni. Questi milleduecentonovanta giorni sono appunto i tre anni e mezzo in cui regnerà l’Anticristo. E anche in Daniele [si dice]: « Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni », (Dan. XII, 12), perché questi sono i giorni assegnati come numero; e se – questo non accada – si totalizzassero tutti questi giorni nel regno, nessun Santo si potrebbe salvare da vivo. Ma di questi milletrecentotrecentotrentacinque giorni ne saranno interdetti quarantacinque, e ne resteranno milleduecento novanta per regnare. Questi giorni saranno abbreviati dagli eletti. Il Signore ha detto di questo nel Vangelo: « E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati » (Mt. XXIV, 22). Sono gli eletti del Signore coloro per i quali saranno abbreviati quei giorni: quelli che poi fuggendo dalla presenza [dell’anticristo], ripareranno nei luoghi segreti. Dopo di ché l’anticristo, trascorsi i millenovecentonovanta giorni, sarà ucciso sul monte santo, cioè sul monte degli Ulivi. Ed infatti si dice: “Beato chi sa aspettare, e raggiunge i mille trecento trentacinque giorni, cioè: beato chi, ucciso l’anticristo, aspetta i quarantacinque giorni del tempo stabilito, quando il Signore e Salvatore verrà nella sua maestà, perché Cristo lo trovi vivo nella sua carne. Alla fine l’Impero Romano sarà distrutto, impero del quale, si era detto che, come quarto regno, aveva i piedi come di ferro.

TERMINA LA SPIEGAZIONE

INIZIA CON IL DIAVOLO, LA BESTIA E IL FALSO PROFETA

(Ap. XX, 9-10)

Et descendit ignis a Deo de cælo, et devoravit eos : et diabolus, qui seducebat eos, missus est in stagnum ignis, et sulphuris, ubi et bestia et pseudopropheta cruciabuntur die ac nocte in sæcula sæculorum.

(E dal cielo cadde un fuoco (spedito) da Dio, il quale li divorò: e il diavolo, che li seduceva, fu gettato in uno stagno di fuoco e di zolfo, dove anche la bestia, e il falso profeta saranno tormentati dì e notte pei secoli dei secoli.).

TERMINA LA STORIA

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[7] Ma un fuoco sceso dal cielo: cioè il fuoco è sceso dalla Chiesa e li ha divorati. Questo è il fuoco che aveva detto uscire dalla bocca dei testimoni, cioè dalla Legge e dal Vangelo, di cui il Signore aveva detto: « forse lo condanno io? la parola che ho annunziato lo condannerà » (S. Giov. XII, 48). Questo è il fuoco che il Signore fece cadere dal cielo quando Lot lasciò Sodoma. E ha divorato i suoi nemici. Così nell’ultimo giorno non farà piovere fuoco su di loro, ma riuniti alla sua presenza e condannati li getterà nel fuoco eterno. Questo fuoco che – dice – scende dal cielo, avverrà al tempo dell’Anticristo quando, perseguitando la Chiesa, saranno condannati con maggior rigore proprio per i mali provocati alla Chiesa. E il diavolo, il loro seduttore, fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove si trovavano la bestia e il falso profeta. Si è cercato di oscurare con scaltrezza la comprensione [di questa sequenza], perché si potesse credere che, secondo quanto diceva la bestia ed il falso profeta, fosse condannato e gettato nel lago di fuoco solo il diavolo, e questo dopo i mille anni dalla condanna della bestia e del falso profeta. Ma quello che si è detto, dopo mille anni, si riferiva alla bestia nella sua totalità, e non solo alla condanna di una parte della bestia: infatti quando Cristo verrà per il giudizio, troverà viva questa bestia. così la bestia ed il falso profeta sono morti dacché il Signore ha patito, e vengono gettati nel fuoco, finché non si compiano i mille anni, fino alla venuta del Signore. Notate quello che ha detto, … per il quale aveva astutamente oscurato la comprensione. Aveva detto, infatti, che il diavolo, il suo seduttore, era stato gettato nel lago di fuoco, dove si trovavano di già la bestia ed il falso profeta: quindi erano stati gettati nell’inferno dapprima la bestia ed il falso profeta e solo dopo il diavolo, il loro seduttore; e questo ne aveva oscurato la comprensione. Questo gettare all’inferno si fa dalla prima venuta del Signore fino alla sua seconda, per cui prima vengono gettati in esso la bestia ed il falso profeta, perché in ogni momento muoiono persone malvagie e sacerdoti malvagi, che sono la bestia ed il falso profeta, mentre il diavolo, che li seduce sempre, sarà anche lui solo alla fine punito finendo là dove si trovano già tutti quelli ivi gettati in precedenza. Ma il tempo trascorso dalla passione del Signore in poi fino ad ora, lo descrive proprio adesso: infatti da quando è venuto Cristo, fino ad oggi, la bestia è stata gettata nel fuoco; e dopo aver compiuto il suo tempo, il diavolo, il suo seduttore, sarà gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia e il falso profeta saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli. È questa la liberazione di cui parlava sopra: allora deve essere liberato per un breve periodo di tempo (Ap. XX, 3). Il poco tempo è posto in luogo dei tre anni e sei mesi, in modo che nel suo inganno periscano il seduttore con i sedotti.

TERMINA IL LIBRO UNDECIMO

COMMENTARIO ALL’APOCALISSE DI BEATO DI LIEBANA (18)