COMMENTARO ALL’APOCALISSE DI BEATO DI LIEBANA (14)

LIBRO OTTAVO

COMINCIA IL LIBRO OTTAVO – LA STORIA DELLE COPPE

(Ap. XVI, 1-2)

Et audivi vocem magnam de templo, dicentem septem angelis: Ite, et effundite septem phialas irae Dei in terram. Et abiit primus, et effudit phialam suam in terram, et factum est vulnus saevum et pessimum in homines, qui habebant caracterem bestiæ, et in eos qui adoraverunt imaginem ejus.

(E udii una gran voce dal tempio, che diceva ai sette Angeli: Andate, e versate le sette coppe dell’ira di Dio sulla terra. E andò il primo, e versò la sua coppa sulla terra, e ne venne un’ulcera maligna e pessima agli uomini che avevano il carattere della bestia, e a quelli che adorarono la sua immagine.).

TERMINA LA STORIA

INIZIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA PRECEDENTEMENTE DESCRITTA

[1] Udii poi una gran voce dal tempio che diceva ai sette angeli: “Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio”. Si è dato alla Chiesa il potere di versare la sua ira sulla terra dalla quale proviene. Abbiamo già detto sopra che i sette Angeli sono le sette chiese, che poi è una sola. Le sette coppe sono la predicazione del Vangelo, che annuncia al mondo attraverso i suoi predicatori la gloria o i supplizi. Queste sono le coppe che hanno gli Angeli che, abbiamo detto sopra, essere piene di aromi (Ap. V, 8). Queste coppe sono pure quella ruota dentro ad un’altra ruota, e cioè il Vangelo nella Legge, un tema che abbiamo spiegato in precedenza nel terzo libro, nel trattare dei quattro animali. Questa ha in sé stabilità, e cioè precetti perché cessino di operare il male: essa ha un aspetto orribile, perché è il terrore dell’inferno, che tormenta i reprobi senza fine; ha altezza, cioè la gloria della promessa eterna. È, quindi, stabile nei suoi precetti, elevata nelle sue promesse, orribile nelle sue minacce. Questa è la ruota che … « acque oscure e dense nubi coprivano » (Psal.  XVII: 12), perché la conoscenza dei profeti era oscura. Attraverso questa ruota le nuvole passano e versano la pioggia sulla terra arida, cioè i Santi predicatori versano le loro coppe sulla Chiesa. Coloro che più conoscono, versano le coppe; e chi ha meno conoscenza versa i vasi. Così essi proclamano l’ira e la gloria di Dio: ed è questa la piaga spirituale che i saggi meditano continuamente; e questa piaga devasta la Chiesa, non materialmente, ma spiritualmente; non chiaramente, tale che ci sia una fame corporea, ma una fame spirituale, allorquando questa Scrittura può essere letta e ascoltata da tutti, ma compresa solo dai sapienti. Le parole sono sigillate e sono nella oscurità tenebrosa delle allegorie, come è scritto in questo libro: sigillate ciò che i sette tuoni hanno detto e non lo scrivete (Ap. X, 4). E a Daniele fu detto: « tenete segrete queste parole e sigillate il libro » (Dan. XII, 4). Stando così le cose, molti lo leggono e lo ascoltano, ma esso viene compreso solo grazie alla rivelazione dello Spirito Santo, da pochi e da sapienti e viene fatto conoscere, non ai carnali, ma agli spirituali contemplativi … « perché la sapienza non entra in un’anima perversa » (Sap. I, 4).  In questa grande oscurità dei misteri, chi non lascia l’involucro della lettera non l’intenderà. Perché la lettera uccide ed il senso dà vita. Come dice San Girolamo: alcuni sono alla ricerca della lettera e delle sillabe; bisogna invece cercare le sentenze. Le sentenze ricevono il loro nome perché acconsentono sempre al bene. Al contrario, gli ipocriti, gli eretici, gli scismatici, i superstiziosi, i sacerdoti carnali, non cercano le sentenze, ma seguono bene la lettera. Di questi si è detto che sono seguaci della « lettera che uccide, non dello spirito che dà la vita » (2 Cor. III, 6). Per questo il Signore dice ad Eliu attraverso Giobbe: « Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? » (Giob. XXXVIII, 2). Infatti i superbi carnali, che sembrano essere saggi, nascondono sempre le sentenze con insipienza, quando cercano di ricevere lodi dagli uomini; e poiché non comprendono questo libro, si ergono superbamente contro la Chiesa, anzi intendendo ognuno cose diverse, cadono nell’eresia e, dando in più sensi diversi, trascinano le anime ignoranti nell’errore. Essendo essi carnali, ingannano il popolo carnale e, difendendo queste loro tesi, opprimono la Chiesa. Fu detto giustamente a Daniele: « Tenete segrete queste parole e sigillate il libro, fino al tempo stabilito; allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza sarà accresciuta » (Dan. XII, 4). – Colui che aveva rivelato a Daniele la molteplice verità, occultando il senso stesso della verità, sigillando le sue parole, gli aveva ordinato di nascondere le parole e di sigillare il libro, affinché molti potessero leggere e cercare la verità del racconto, e attraverso la grande oscurità pensassero a cose diverse. Quando dice molti passeranno, intende che molti ricorreranno ai libri che leggeranno. Ebbene, di solito diciamo: ho letto il libro e l’ho letto e ne ho seguito il racconto; come se un cieco dicesse: ho corso per strada, ma non ho visto né il cielo né la terra. Ma a che serve sapere molto e non capire niente? Ogni giorno nella Chiesa leggiamo la Sapienza di Salomone, il quale, a causa di una cattiva donna viene gettato all’inferno. Questo libro è sigillato e nascosto in parole oscure. Lo stesso manifesta Isaia dell’oscurità del suo libro, quando dice: «  … le parole di un libro sigillato: si da’ a uno che sappia leggere dicendogli: “Leggilo”, ma quegli risponde: “Non posso, perché è sigillato”. Oppure si da’ il libro a chi non sa leggere dicendogli: “Leggilo”, ma quegli risponde: “Non so leggere. » (Is. XXIX, 11). E questo libro dell’Apocalisse, Giovanni lo vede sigillato con sette sigilli, dentro e fuori. E poiché nessuno può sciogliere i sigilli, Giovanni dice: Ho pianto profondamente e una voce mi è giunta dicendo: non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha trionfato; egli aprirà il libro e scioglierà i suoi sigilli (Ap. V, 5). Può aprire questo libro chi conosce i misteri delle Scritture, ne comprende gli enigmi e le parole oscure per la grandezza dei misteri, interpreta le parabole e va oltre la lettera che uccide lo spirito che dà vita. Questo è il libro che viene rappresentato con la ruota (Ez. I). Che cosa significa la ruota se non la Sacra Scrittura, che in ogni direzione fa girare la mente degli ascoltatori, e non si ferma sulla via della sua predicazione a causa di una qualsiasi erronea angolazione? Si gira nella sua interezza, perché cammina con rettitudine e umiltà tra le cose avverse e le favorevoli. Il cerchio dei suoi precetti è ora in alto, ora va giù. È al di sopra, allorché quella Scrittura è spiritualmente compresa dai perfetti servitori di Dio. La ruota va giù, quando è compresa da menti carnali e ignoranti, non spiritualmente, ma storicamente conforme alla lettera. Tutto questo è una sola ruota e una sola Scrittura, ed è un solo comando: v’è una sola Chiesa, e un solo Signore, e una sola fede, e un solo Battesimo; ma non v’è una sola vita, né una medesima predicazione, perché nell’intendere ognuno cose differenti, si ottengono sfumature diverse di colori diversi. E perché uccide se non perché camminano su questa ruota, ma senza vederla, poiché ciechi ed in cammino nell’oscurità? E quando fanno questo, conducono la ruota verso il basso. Invece, gli uomini saggi e spirituali, predicando nel senso spirituale, portano la ruota verso l’alto. Le coppe sono le piaghe spirituali costituenti le minacce dei potenti. Infatti la Scrittura promette minacce e terrori alle anime carnali se non lasciano il mondo. Poi ci saranno fulmini e tuoni, grandine e fuoco mescolati alla pioggia; e il fulmine verrà dal trono di Dio, cioè dalla Chiesa attraverso i predicatori. Perciò dice: il primo Angelo andò a versare la sua coppa sulla terra e sopravvenne un’ulcera maligna e perniciosa sugli uomini che avevano il marchio della bestia e su quelli che adoravano la sua immagine. Tutte queste sono piaghe spirituali. Infatti ai tempi dell’Anticristo tutti gli empi saranno indenni da piaghe del corpo, sarà come se avessero ricevuto tutto il potere di fare il male contro la Chiesa. Né sarà opera impossibile allora aumentare i peccati, tanto saranno pieni di peccato e consunti dall’ira; e in questo tempo nessun malvagio potrà sentire nel suo corpo alcun flagello, né fame, né sete, né malattia, e non sarà nemmeno molestato dall’ira dei cattivi. Il sopraggiungere di un’ulcera maligna, cioè di una ferita perniciosa, o putrida, avviene in senso spirituale, quando abbandonato ai suoi capricci, [il reprobo] commette volontariamente i peccati mortali che desidera.

(Ap. XVI, 3)

Et secundus angelus effudit phialam suam in mare, et factus est sanguis tamquam mortui: et omnis anima vivens mortua est in mari.

(E il secondo Angelo versò la sua coppa nel mare, e divenne come sangue di cadavere: e tutti gli animali viventi nel mare perirono.).

[2] Che cosa si intende con il mare se non la tempesta delle persecuzioni ed il cuore dei malvagi che si agitano in pensieri vani ed orgogliosi, a causa dei quali ai tempi dell’Anticristo, per la forza del vento, cioè per la malvagità spirituale, la barca della Chiesa sarà pericolosamente agitata nella tempesta di questo mondo, ed ovunque sarà scossa dalle onde e sopporterà le molestie della sua peregrinazione?

TERMINA

INIZIA LA STORIA DEL TERZO ANGELO

(Ap. XVI, 4-7)

Et tertius effudit phialam suam super flumina, et super fontes aquarum, et factus est sanguis. Et audivi angelum aquarum dicentem: Justus es, Domine, qui es, et qui eras sanctus, qui hæc judicasti: quia sanguinem sanctorum et prophetarum effuderunt, et sanguinem eis dedisti bibere: digni enim sunt. Et audivi alterum ab altari dicentem: Etiam Domine Deus omnipotens, vera et justa judicia tua.

(E il terzo Angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle fontane d’acque, e diventarono sangue. E udii l’Angelo delle acque che diceva: Sei giusto, Signore, che sei e che eri, (che sei) santo, tu che hai giudicato così: perché hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e hai dato loro a bere sangue: perocché ne sono degni. E ne udii un altro dall’altare che diceva: Sì certo, Signore Dio onnipotente, i tuoi giudizi (sono) giusti e veri.).

TERMINA

COMMENTO DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[3] Il terzo Angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. Allora udii l’angelo delle acque che diceva: “Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere: ne sono ben degni!”.In questo ottavo libro dice a sette Angeli di versare le sette coppe: la prima sulla terra, la seconda sul mare, la terza sui fiumi e sulle sorgenti d’acqua, la quarta sul sole, la quinta sul trono della bestia, la sesta sul fiume Eufrate e la settima sull’aria. La terra, il mare, i fiumi, le sorgenti d’acqua, il sole, il trono della bestia, il fiume Eufrate, l’aria, cioè tutte le cose su cui gli Angeli versavano le loro coppe, rappresentano la terra, cioè gli uomini; il che è facile da dimostrare. Infatti a tutti gli Angeli fu ordinato di versare sulla terra, cioè di predicare ai popoli. E non c’è da credere che abbiano fatto altra distinta cosa. D’altra parte, tutte le piaghe devono essere intese nel senso inverso. Infatti è una piaga incurabile ed un’ira grande, il ricevere il potere di peccare, specialmente contro i Santi, e di non emendarsi. È ancora maggiore ira di Dio dare il minimo fomento al peccato con un ricordo compiacente, e si pensi che la cosa santa che si fa, sia per questo santità, e dica nel proprio cuore: realizzo la giustizia. « Ci sono molte vie che sembrano diritte ma sboccano nel profondo dell’inferno. » (Prov. XIV, 12). Questa è la piaga dell’ira di Dio: vedersi colpiti da queste piaghe insanabili come il gioire e compiacersi di questo mondo e, qualunque cosa accada, vedersi puri e miti; e quando si fa questo, si cresce di giorno in giorno sempre più nei propri peccati, essendo trasportati da molti vizi ed aggrappandosi a molti fratelli e, pensando di fare un sacrificio a Dio quando si servono i fratelli, ci si lascia trasportare dalle proprie concupiscenze, e si cresce di giorno in giorno nella malvagità. Pensa di fare un sacrificio a Dio, bagnato nel sangue del fratello, anche quando vede che in  lui non c’è innocenza, ma malizia: « … gli innocenti ed i retti si uniranno a me » (Psal. XXIV, 21), dice il Signore. Per questo lo Spirito Santo si è manifestato in un animale innocente, cioè in una colomba, che non ha fiele nel corpo, e non sa fare alcun male ad un altro uccello. Infatti lo Spirito Santo abita solo in coloro in cui trova l’affetto innocente e mite dell’amore. In altro luogo lo Spirito Santo si è manifestato sotto forma di fuoco: l’utilità del fuoco è quella di riscaldare chi ha freddo. Poiché il fuoco ardente ha questa proprietà: di riscaldare tutti coloro che vi si avvicinano, e di consentire una visione luminosa a tutti coloro che vedono la corona del suo fulgido splendore; e fornisce la sua utilità mediante qualsiasi cosa per sua natura combustibile e, non dimunuendo con essa, permane nella sua integrità. A somiglianza di questo fuoco dunque, lo Spirito Santo è designato col nome di fuoco. Per questo motivo negli Atti degli Apostoli si è manifestato come fuoco che si posò su ciascuno di essi, per la diversità delle lingue. E fece agli Apostoli la grazia di parlare lingue diverse, affinché potessero insegnare ai fedeli. E l’indicare che Esso sia venuto a posarsi su ciascuno di loro, significa chiarire che non si è diviso tra molti, ma è rimasto integro in ciascuno di essi. C’erano molti che allora vedevano Cristo corporalmente, e quando lo vedevano fare tante meraviglie credevano in Lui e non lo perseguitavano. Però tra una tale moltitudine, si legge che lo Spirito Santo sia disceso solo su centoventi anime (Le centoventi anime furono radunate per l’elezione di Mattia – Atti I, 15); e questo avvenne non a coloro che erano radunati in molte case, ma in una sola casa. Dove ha avuto origine la Chiesa, se non dove è venuto lo Spirito Santo dal cielo ed ha pervaso i centoventi che erano riuniti in una stanza? Il numero dodici era decuplicato. Se ad ognuno dei dodici se ne aggiungono dieci, che è un numero perfetto, risultano centoventi. Questa è l’unica Chiesa, la casa della carità. Questo costituisce un cuore solo ed un’anima sola. Questa è l’unica colomba della semplicità, questo è l’unico Spirito Santo, che è chiamato in senso proprio: “carità”, perché unisce per natura il Padre e il Figlio, dai quali procede, e dimostra di essere Uno con loro e di operare in noi, affinché rimaniamo in Dio e Lui in noi. Per questo, tra i doni di Dio, non ce n’è uno più grande della carità; né potremmo riconoscere la Chiesa in altre virtù meglio che nella semplicità e nella carità. E non c’è dono di Dio più grande dello Spirito Santo. Esso è anche una grazia, perché ci viene donato liberamente non per meriti nostri, ma per volontà divina, ed appunto per questo viene anche chiamato “grazia”. E come noi chiamiamo l’unico Figlio di Dio, in senso proprio, “Sapienza”, ed anche in senso generale lo Spirito Santo ed il Padre sono la medesima Sapienza, così lo Spirito Santo in senso proprio è designato con il nome di Carità, anche se pure il Padre e il Figlio in senso generale, sono Carità. E come unisce i due, il Padre e il Figlio, ed è quindi designato in senso proprio “carità”, così nella Chiesa pure ne unisce due: Dio e il prossimo, e tutti coloro che amano il prossimo amano anche Dio. Ed in senso proprio, la carità non si manifesta in se stessa, bensì nell’altro, e da qui si conosce che lo Spirito Santo sia veramente arrivato. E tra quelli nei quali è arrivato lo Spirito Santo, non ce n’è nessuno che sia freddo: come abbiamo detto, nessuno rimarrà freddo tra coloro che si avvicinano al fuoco per riscaldarsi. La catasta di legna quando non è accesa, è fredda e viene chiamata in greco rogus (catasta di legna). Ma quando è accesa, in greco si chiama « pira » e in latino « fuoco ». Tutti quelli che cercano il fuoco per scaldarsi si scalderanno sicuramente. E se arde e non riscalda, sappiate che quel fuoco non brucia. E se brucia e non  riscalda, sappiate con certezza che non c’è nessuno che si riscalderà. Dovete pensare allo Spirito Santo nello stesso modo con cui pensate al fuoco. – Perché abbiamo detto tutto questo? Perché vediamo molti Santi che nella Chiesa sono coperti di avidità, e quando vedono che gli altri sono nel bisogno, non aprono le viscere della misericordia al prossimo bisognoso, né lo compatiscono; e giorno e notte si dedicano allo crudezza della penitenza. Qua dunque non c’è il fuoco dello Spirito Santo, perché non riscalda entrambi. Si chiama fuoco, ma è freddo. Da questo fuoco, la Verità dice nel Vangelo: « per il dilagare dell’iniquità, la carità nella maggioranza si raffredderà. » (Mt. XXIV, 12). Questa è la coppa versata sopra i fiumi. Questa è soprattutto una piaga spirituale per i Santi. È anche il flagello dei servi di Dio che si mescolano ai peccatori ed ai malvagi, così com’è scritto: « Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna » (Gv. XII, 25). Non ama la sua anima colui che cerca se stesso più del prossimo: perché chiunque non abbia pietà del fratello bisognoso, e non abbia compassione di lui nella medesima tribolazione, gioisce più della prosperità del mondo che della tribolazione. Questo è l’Angelo delle acque, attraverso il quale Dio cambierà lo stato di quelle acque, cioè Dio mostrerà qual è la situazione delle sue acque. Perché nell’Angelo delle acque si riferisce a tutti gli Angeli dei popoli, cioè all’interno degli uomini, che sono le anime. Infatti non è un solo Angelo che ringrazia Dio per il suo giusto giudizio, poiché trasforma tutto il suo bene in male per i malvagi e i peccatori, ed ha ubriacato con la morte gli omicidi.  Questa è una piaga spirituale che, come avanza apertamente nei malvagi, così procede pure in modo occulto nei buoni. E ai tempi dell’Anticristo una schiera di demoni invaderà coloro che si tenevano in precedenza già immersi nei vizi, come sta scritto: « … aggiunge colpa su colpa » (Psal. LXVIII, 28). Allora apparirà apertamente ciò che ora è in gestazione segretamente nel grembo materno. E ognuno brucerà nel fuoco dei propri peccati e sarà ricompensato secondo i suoi meriti: quando i giusti si vedranno esser puniti, allora si laveranno « … le mani nel sangue degli empi, quando vedranno la vendetta » (Psal. LVII, 11) degli empi. Infatti, quale altra vendetta può esserci, se gli assassini dei profeti hanno bevuto sangue invece che acqua? O come diranno “pace e sicurezza” a coloro che mangiano e bevono, se essi sono punti, feriti da ulcere e bagnati nel sangue? Ed ho sentito l’altare di Dio dire: Sì, Signore, Dio onnipotente: veri e giusti sono i tuoi giudizi. Ciò che sono gli Angeli, è anche l’altare, e questa è l’unica Chiesa, che giorno e notte non cessa mai di ringraziare Dio.

TERMINA LA STORIA DEL TERZO ANGELO

INIZIA IL QUARTO ANGELO.

(Ap. XVI, 8-9)

Et quartus angelus effudit phialam suam in solem, et datum est illi aestu affligere homines, et igni: et æstuaverunt homines aestu magno, et blasphemaverunt nomen Dei habentis potestatem super has plagas, neque egerunt pœnitentiam ut darent illi gloriam.

(E il quarto Angelo versò la sua coppa nel sole, e gli fu dato di affliggere gli uomini col calore e col fuoco: e gli uomini bruciarono pel gran calore, e bestemmiarono il Nome di Dio, che ha potestà sopra di queste piaghe, e non fecero penitenza per dare gloria a lui).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

 [4] Il quarto Angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. Questo non è affidato al sole, ma a colui che ha versato sul sole. E gli uomini erano bruciati da un calore rovente. Certamente ciò riguarda il fuoco futuro, dove saranno gettati i peccatori, come nella prima descrizione del quinto libro sui cavalli visti nella visione, le cui teste erano come leoni e dalle cui bocche uscivano fuoco, fumo e zolfo, e che erano cioè preparati per il fuoco dell’Inferno, e con queste tre piaghe avevano ucciso spiritualmente gli uomini, cioè con le parole degli stessi uomini che chiamati “terreni”. Ciò che è il fuoco, lo zolfo ed il fumo, vale a dire le parole con cui i terrestri sono sedotti, è anche il calore ardente del sole, per mezzo del quale si predispongono per le fiamme del fuoco coloro che le hanno ascoltate. Nelle attuali circostanze di questo mondo, nella misura consentita, il Signore glorifica i suoi: è questa gloria e questa gioia che lo Spirito Santo ha definito piaghe e dolori, perché non possono esser fatti Santi se non sono stati prima messi alla prova con la pazienza dalle persecuzioni dei malvagi. E bestemmiarono il nome di Dio che ha potere su queste piaghe; e non fecero penitenza dandogli gloria. Si bestemmia il Nome di Dio, quando in questo mondo ci si abbandona con passione ai propri peccati; e si chiamano figli di Dio, quando non bestemmiano apertamente il Nome di Dio; ma nel compiere le opere sunnominate, si dice che bestemmino il Nome di Dio, e questo perché si confessano Cristiani nelle parole, ma nelle loro azioni non sono Cristiani. Perciò dice: bestemmiano il Nome di Dio, che ha potere su queste piaghe; e non fanno penitenza dandogli gloria. Non si riferisce al suo rigore, ma alla giusta indignazione del Signore, che ha inviato tal genere di piaga, a chi non si ricorda di Lui. Infatti, se fossero stati puniti corporalmente, avrebbero dovuto essere guariti dalla mano di Dio che li aveva toccati. Ma in questo mondo, per disposizione divina, sono stati lasciati nelle mani dei loro desideri, per fare ciò che vogliono, e quindi saranno condannati. Invece, i giusti di questo mondo, attraverso la tribolazione, vengono mandati nel mezzo della battaglia, così che, dopo essere stati messi alla prova, abbiano di che essere coronati. Come sta scritto: « Il Signore flagella, punisce e corregge ogni figlio che ama » (Prov. III,12).

COMINCIA IL QUINTO ANGELO

(Ap. XVI, 10-11)

Et quintus angelus effudit phialam suam super sedem bestiæ: et factum est regnum ejus tenebrosum, et commanducaverunt linguas suas præ dolore: et blasphemaverunt Deum cœli præ doloribus, et vulneribus suis, et non egerunt pænitentiam ex operibus suis.

(E il quinto Angelo versò la sua coppa sul trono della bestia: e il suo regno diventò tenebroso, e pel dolore si mordevano le loro proprie lingue: E bestemmiarono il Dio del cielo a motivo dei dolori e delle loro ulceri, invece di pentirsi delle loro azioni.)

COMINCIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[5] Il quinto Angelo versò la sua coppa sul trono della bestia e il suo regno fu avvolto dalle tenebre: cioè, per queste piaghe che abbiamo detto sopra si è oscurato (il regno), e reso estraneo alla luce: il trono della bestia è la sua [falsa] chiesa, quella che è sotto i piedi della donna. E si mordono la lingua per i loro dolori, cioè si fanno del male l’un l’altro; poiché, essendo malvagi, e costituendo così un unico corpo del diavolo, non hanno pace tra loro. Secondo che dice la Verità: « Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire » (Mt. X, 21). – Bestemmiando l’ira di Dio, infatti in questo breve tempo essi amano i piaceri; e ciò che vedono con i loro occhi, prende il posto di Dio, e quindi, invece che a Dio, rendono culto al ventre. E non hanno fatto penitenza. Sono induriti nel piacere e nell’amicizia del mondo; ma non bestemmiano apertamente Dio, perché essendo amanti del mondo e predicatori malvagi, rendono grazie a Dio per la sua pace e la sua abbondanza. Come è detto nel Vangelo delle pecore di Dio, coloro che le vedevano dicevano: « Benedetto sia il Signore, perché anche noi siamo stati benedetti » – « Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore » (Mt. XXI, 9 e Psal. CXVII, 25-26).

TERMINA IL QUINTO ANGELO

COMINCIA IL SESTO ANGELO DELLA STORIA

(Ap.. XVI, 12)

Et sextus angelus effudit phialam suam in flumen illud magnum Euphraten: et siccavit aquam ejus, ut præpararetur via regibus ab ortu solis.

(E il sesto Angelo versò la sua coppa nel gran fiume Eufrate, e si asciugarono le sue acque, affinché si preparasse la strada ai re d’Oriente).

[6] Ed il sesto Angelo versò la sua coppa sopra il grande fiume Eufrate; cioè, sopra ogni grande popolo preparato al fuoco dell’incendio, come si dice: e le sue acque si sono prosciugate; cioè sono perfette per la combustione, in esse non c’è niente di vivo, niente di verde che non sia adatto al fuoco. Questo è ciò che ha detto sopra: è prosciugato il raccolto dalla terra, e lo ritroviamo anche nel settimo libro. Per preparare la via per i re che si trovano al sorgere del sole (ad oriente); il sole è Cristo. I re sono i Santi, che si trovano al sorgere del sole, cioè di Cristo. A questi Santi, saranno aggiunti i giusti …« per incontrare Cristo nell’aria » (1 Tess. IV: 17). Questo è il cammino di quei re che sono al sorgere del sole (ad oriente). Nell’omettere il riferimento al settimo Angelo, ricapitola più brevemente fin dall’inizio.

TERMINA

INIZIA LA STORIA DELLE RANE

(Ap. XVI, 13-16)

Et vidi de ore draconis, et de ore bestiæ, et de ore pseudoprophetæ spiritus tres immundos in modum ranarum. Sunt enim spiritus dæmoniorum facientes signa, et procedunt ad reges totius terræ congregare illos in prælium ad diem magnum omnipotentis Dei. Ecce venio sicut fur. Beatus qui vigilat, et custodit vestimenta sua, ne nudus ambulet, et videant turpitudinem ejus. Et congregabit illos in locum qui vocatur hebraice Armagedon.

(E vidi (uscire) dalla bocca del dragone e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta tre spiriti immondi simili alle rane. Poiché sono spiriti di demoni, che fanno prodigi, e se ne vanno ai re di tutta la terra per congregarli a battaglia nel gran giorno di Dio onnipotente. Ecco che io vengo come un ladro. Beato chi veglia e tiene cura delle sue vesti, per non andare ignudo, onde vedano la sua bruttezza. E lì radunerà nel luogo chiamato in ebraico Armagedon.).

TERMINA LA STORIA

SPIEGAZIONE DELLE RANE

[7] Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi. Abbiamo già detto sopra che il dragone è il diavolo; la bestia è tutto il popolo malvagio, cioè il suo corpo; e il falso profeta sono i falsi sacerdoti, che abbiamo descritto sopra come bestia con due corna. Questi tre sono uno. Testimonia di aver visto tre spiriti, ma questi hanno un solo spirito, perché hanno il diavolo come unico capo, di cui essi sono considerati membri.  Questi spiriti sono le sue parole: infatti ciò che il diavolo ispira loro, questo dice il popolo, che è chiamato la bestia; questo pure dicono i falsi profeti, che si dicono essere suoi sacerdoti. Egli vede un solo spirito, ma dice che sono tre secondo il numero delle parti dell’unico corpo del dragone, cioè il diavolo. Infatti, anche la bestia è corpo del diavolo, e così pure i falsi profeti, cioè i prepositi del corpo del diavolo, ed insieme compongono un unico spirito. Come le rane: sono gli spiriti dei demoni che operano prodigi … le rane. La rana è della più loquace vanità, perché in essa non c’è nulla di utile ad un altro essere se non l’emettere col suono della sua voce un gracchiare fastidioso ed importuno. Per loro stessa natura sono impure a causa del luogo in cui si trovano, e di solito si nutrono in acque ristagnanti, nel fango e negli acquitrini; hanno un aspetto sudicio e maleodorante: non solo fuggono dalle acque e soffrono la sete, ma sguazzano nelle stesse luride acque e nella melma. Così anche gli ipocriti ed i falsi profeti non vivono nelle acque pulite che sono nelle fontane o nei fiumi, quelle che sono la dottrina degli Apostoli o dei Dottori, ma si crogiolano tra lo stesso popolo, considerato esser le membra del diavolo: trasmettono le voci alle loro anime [del popolo], con un loro gracchiare aspro simile alle rane nel fango, nonché con una modulazione vacua e gonfia, quali i versi ed il gracidio delle rane, onde operare i loro inganni. Come il faraone che, quando il popolo fu condotto al battesimo, osò entrare dietro di esso  morendovi egli medesimo, così anche questi hanno certamente lo spirito della rana impura, cioè lo spirito dei demoni, e sguazzano e si nascondono in questo fango della loro lussuria. Essi eseguono dei prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente. Egli chiama re tutti gli uomini del regno del diavolo. Come i Santi che coraggiosamente dirigono i loro corpi, sono chiamati re, così pure – di contro – gli uomini malvagi che realizzano i desideri del loro corpo, sono detti re. Che realizzano -dice – prodigi. Dice prodigi, ma non sono veramente tali: perché sotto il nome del Cristianesimo e della santità, onde ingannare, si dice che compiano segni. E vanno ai re di tutto il mondo. Non ha detto che lo faranno, o che andranno, come per indicare che questo accadrà solo in futuro, ma ha detto che lo fanno già al presente: e comprende in un unico tempo, dalla passione di Cristo alla venuta dell’Anticristo, il tempo in cui i falsi sacerdoti agiscono nella Chiesa. Si tratta, quindi, di una ricapitolazione di tutto il tempo nel quale gli ipocriti compiono prodigi, amministrando i beni celesti, cioè il battesimo nel popolo, e come facendo ostentazione delle benedizioni. Per radunarli, dice, per la battaglia del grande giorno; non che li raduni da tutto il mondo in un unico luogo, ma ogni popolo li raduna nel suo territorio. Infatti, come la Chiesa si estende in tutto il mondo, così noi crediamo che il diavolo governi in tutto il mondo – sotto il nome di Cristianità – i suoi che perseguitano la Chiesa. Ed infatti dice alla Chiesa stessa: So dove abiti, dove satana ha la sua sede (Ap. II, 13). Il grande giorno del Signore dunque si riferisce a tutti i tempi dalla passione del Signore, anche se deve essere inteso secondo i testi: a volte il giorno del Signore si riferisce al giorno del Giudizio; altre volte all’ultima persecuzione dell’Anticristo; altre ancora si riferisce a tutto il tempo, cioè dalla passione del Signore all’Anticristo, che non definisce “tempo”, ma “un giorno”: come dice attraverso il profeta Amos: « Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce. Come quando uno fugge davanti al leone e s’imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde. Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del Signore, e oscurità senza splendore alcuno? » Questi paragoni sono adatti al giorno del giudizio, quando non è più necessario fuggire da un pericolo all’altro, perché si dice che c’è già il fuoco eterno? O che il giorno del giudizio è tenebra, fuliggine che non ha luce, com’è scritto: «  Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Signore? ». (Mt. XXIV: 27). Quindi, ciò che abbiamo raccontato, se non accade allora, accade in questa vita, ove il giorno del Signore è l’oscurità, e questo perché si anela di vivere nei piaceri in questo mondo. Guai – dice – a coloro che anelano al giorno del Signore, cioè a coloro che si dilettano in esso ed per i quali è soave; … a coloro che ne godono i beni, a coloro che pensano che la Religione sia un affare, a questi dice: « Guai a voi sazi; guai a voi che ridete, perché piangerete. Non a quelli, di cui dice: « Beati quelli che piangono e si affliggono » (Mt. V, 5); per costoro questo giorno, vale a dire il mondo, non è oggetto di concupiscenza; per costoro il giorno, è una fornace di umiltà, di povertà, e di tribolazioni. Così al ricco viene detto che … mentre Cristo è nel bisogno e ha fame, egli si veste di porpora e festeggia splendidamente (Lc. XVI, 19). Cosa giova chiamarsi figlio di Abramo, a colui che non ha compito le opere di Abramo? E cosa giova chiamarsi Cristiano a chi non è imitatore di Cristo? A cosa ha giovato a quel ricco [Epulone] aver conosciuto il giorno del Signore e nello stesso tempo aver desiderato ciò che non è lecito, o goduto in questo mondo ogni genere di dignità e l’abbondanza di ricchezze? Non fu forse il giorno del Signore, per costui che soddisfò la  concupiscenza in questo mondo, un giorno di fame e di nudità, di ombra oscura e tenebrosa e di perpetua notte di cecità? Non avendo corretto la negligenza dei fratelli in questa vita, non facendo loro aprire gli occhi in questo mondo, cercava poi di correggerli dall’inferno! – Continua poi a dire quanto sia contrario questo giorno ai voluttuosi: « Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri sacrifici, né vedrò il segno di salvezza sopra l’architrave delle vostre porte. Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo! » (Am. V, 21). Non ha detto che se offrirete olocausti, non li accetterò, ma i “vostri sacrifici. Il Signore li gradisce, ma che siano i suoi, cioè divini, non i loro, perché umani. Sembra che essi sacrifichino, e facciano come quando, con il sangue di un agnello, per salvarsi ponevano sui loro architravi dei segni che il Signore ora però non vede: essi portano cioè sulla fronte il segno della croce, e credono di avere la sicurezza del Battesimo e qualche indizio di Cristianesimo; e pensano che questo sia sufficiente, per essere partecipi del Cristo attraverso questi segni, ma senza avere una condotta santa. Questo è allora il marchio della bestia, non il sangue di Cristo. Ecco perché dice che fanno prodigi. Ha anche mostrato che essi desiderano il giorno del Signore, e che, usando le loro ricorrenze in modo falso, legittimamente ricordano e celebrano anniversari, solennità e festività; ma appartiene a loro, non al Signore, ciò che fanno, e pensano che i loro piaceri non siano qualcosa di transitorio, ma che siano permanenti, e non hanno alcuna compassione per i loro fratelli. Guai – intima – a coloro che bramano questo giorno avvicinandosi ad esso vuoti (di opere), ed osservano i falsi sabati, riposano nella solennità della festa … « … su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla, canterellano al suono dell’arpa » (Am VI, 4) e considerano ciò che è fugace come permanente, e che non finirà mai. Essi che bevono il vino filtrato e si ungono con unguenti raffinati, ma non si affliggono per coloro che soffrono. Ha indicato anche un terzo modo di intendere il giorno del Signore in generale: tutto il tempo e l’ultima lotta che ci si aspetta che avvenga: coloro che trascorreranno questo giorno del mondo nei piaceri, quegli stessi saranno trascinati da questo giorno di piaceri al giorno del supplizio. Vedendo questo giorno, il profeta ha detto: « È vicino il gran giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: Amaro è il giorno del Signore! anche un prode lo grida. “Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, giorno di squilli di tromba e d’allarme sulle fortezze e sulle torri d’angolo. Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perché han peccato contro il Signore; il loro sangue sarà sparso come polvere e le loro viscere come escrementi. Neppure il loro argento, neppure il loro oro potranno salvarli” » (Sof. I, 14-18). È chiaro, quindi, che egli si riferisca a tutto il tempo, al presente e al futuro, in cui li avrebbe chiamati alla battaglia del grande giorno del Signore. Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne. E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn Beato colui che guarda ora e cammina nelle vesti delle sue opere, cioè nella veste bianca del battesimo e della penitenza, nell’elemosina e nelle opere giuste. che non desidera la gloria ed il riposo presente se non quello futuro; di modo che, circondati da ogni parte da opere buone, non peccando in parole, opere, e pensieri, i santi non vedano la loro vergogna nel giorno del giudizio. E ciò che ha detto: li chiamerà in un luogo chiamato in ebraico Harmagedon, appartiene all’ultima persecuzione dell’Anticristo; come se avesse detto: li radunerà per la battaglia. Questo riguarda i santi che in questo tempo saranno in battaglia. In un’altra ricapitolazione questo luogo viene ricordato col dire: … li radunerà per la battaglia: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta… (Ap XX, 7-8), questa è la Chiesa. Torna di nuovo su questo più chiaramente nella settima coppa e nell’ultima persecuzione, come non ce n’è mai stata nel mondo.

TERMINA LA SESTA COPPA

INIZIA IL SETTIMO ANGELO

Et septimus angelus effudit phialam suam in aerem, et exivit vox magna de templo a throno, dicens: Factum est. Et facta sunt fulgura, et voces, et tonitrua, et terraemotus factus est magnus, qualis numquam fuit ex quo homines fuerunt super terram: talis terraemotus, sic magnus. Et facta est civitas magna in tres partes: et civitates gentium ceciderunt. Et Babylon magna venit in memoriam ante Deum, dare illi calicem vini indignationis irae ejus. Et omnis insula fugit, et montes non sunt inventi. Et grando magna sicut talentum descendit de cœlo in homines: et blasphemaverunt Deum homines propter plagam grandinis: quoniam magna facta est vehementer.

(E il settimo Angelo versò la sua coppa nell’aria, e dal tempio uscì una gran voce dal trono, che diceva: È fatto. E ne seguirono folgori, e voci, e tuoni, e successe un gran terremoto, quale, dacché uomini furono sulla terra, non fu mai terremoto così grande. E la grande città sì squarciò in tre parti: e le città delle genti caddero a terra: e venne in memoria dinanzi a Dio la grande Babilonia, per darle il calice del vino dell’indignazione della sua ira. E tutte le isole fuggirono, e sparirono i monti. E cadde dal cielo sugli uomini una grandine grossa come un talento: e gli uomini bestemmiarono Dio per la piaga della grandine: poiché fu sommamente grande.).

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[8] Il settimo Angelo versò la sua coppa nell’aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: “È fatto!”. Abbiamo già detto più in alto che la terra, il mare, i fiumi e le sorgenti delle acque, il sole, il trono della bestia, il fiume Eufrate e l’aria, questi sette elementi ne sono in realtà uno solo. Ed egli – disse – uscì una grande voce dal tempio del trono, dicendo: “È fatto”; cioè, uscì una voce dalla Chiesa, dicendo: “È fatto”. Poi ripete e ricapitola ancora dalla persecuzione: e seguirono fulmini e tuoni, e ci fu un grande terremoto, come non avveniva da quando gli uomini erano sulla terra, un terremoto così violento e così grande; vale a dire che, l’angoscia al tempo dell’Anticristo sarà tale come non è mai stata da quando è cominciato il mondo. La grande città si aprì in tre parti. Abbiamo spesso detto in questo libro, e lo ripetiamo ancora una volta, che ci sono tre parti di popolo in tutto il mondo: due sono del diavolo, ed una di Dio. Una è fuori della Chiesa, e sono cioè i gentili e gli infedeli; due sono dentro la Chiesa: una è l’immagine dell’Anticristo, e l’altra – la terza – è la Chiesa. Quindi, la grande città è tutto il popolo, e cioè tutti coloro che vivono sotto il cielo; il popolo si aprirà in tre parti quando la Chiesa sarà divisa stata; così che una parte sarà la gentilità, la seconda costituirà l’abominio della desolazione, e la terza – la Chiesa – uscirà da mezzo ad esso. Continua a mostrare ancora quali siano queste tre parti, dicendo: e le città delle nazioni sono crollate. Dio si ricordò della grande Babilonia, per darle il calice del vino della sua collera feroce. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. Le città delle nazioni sono i gentili e i pagani come abbiamo detto innanzi. Babilonia è la confusione e l’abominio della desolazione che è all’interno della Chiesa, sotto il nome di Cristianesimo. E quando ha detto: le città delle nazioni sono crollate, si riferisce al fatto che tutte le forze e le speranze che i gentili riponevano in questo mondo sono cadute. Le montagne e le isole sono la Chiesa, fondata e perseguitata in queste città. Ed infatti non si hanno città separate dei Cristiani, che crollino in modo speciale, ma quando i malvagi calpestano la Chiesa, allora si dice che poi crollino e perdano la speranza. O se si deve intenderlo come giorno del giudizio, per cui Babilonia venne dopo in mente a Dio? Ma Davide diceva di queste città: « Nessuna breccia, nessuna incursione, nessun gemito nelle loro piazze. » (Sal. CXLIII,14); infatti il bene e il male hanno piazze comuni. Queste, quindi, sono le tre parti, vale a dire: i gentili, la Babilonia, dalla quale al popolo di Dio è comandato di uscire, le isole e le montagne da cui sono fuggiti, quelle che sono la Chiesa stessa. Si dice che sia fuggita, non che sia stata trovata, cioè che non sia separata dai cattivi. E Babilonia è il male universale avverso a Gerusalemme, che è o nei Gentili, o nei falsi fratelli; ma ciò deve essere compreso secondo il testo, come lo conosciamo dalla Verità. Babilonia poi, beve la collera di Dio, quando riceve il potere di perseguitare la Chiesa, soprattutto nell’ultima persecuzione dell’Anticristo. Per questo dice che è crollata a causa di un terremoto, quello che provoca nella Chiesa. Le isole dice che siano le sette chiese. Così in Isaia: « Le onde del mare si agitano per la gloria del Signore » (Is XIX, 5). Perciò nelle isole del mare, si glorificherà il Nome del Signore, (Is XXIV, 15).Si dice che queste isole siano fuggite e non siano state poi trovate, cioè non si siano separate: perché coloro che acconsentono ai malvagi si dice che siano separati. E grandine enorme del peso di mezzo quintale scrosciò dal cielo sopra gli uomini. Questa grandine che cade dal cielo è l’ira di Dio che si abbatte sui peccatori. Come sta scritto: « nel mio furore per la distruzione cadrà grandine come pietre »(Ez XIII,13). Il Signore promette alla Sua Chiesa la protezione da questa grandine dicendo: se la grandine cade, essa non verrà su di voi. Dio minaccia lo stesso popolo con questo terremoto, dicendo: quando Gog verrà nella terra d’Israele, in quel giorno ci sarà un grande terremoto sul suolo d’Israele, e ha aggiunto: « … farò giustizia di lui con la peste e con il sangue: farò piovere su di lui e le sue schiere, sopra i popoli numerosi che sono con lui, torrenti di pioggia e grandine, fuoco e zolfo. » (Ez XXXVIII, 19 e 22). Queste piaghe – grandine, zolfo e fuoco – sono spirituali all’interno della Chiesa. Così come abbiamo letto che in Egitto ci sono state dieci piaghe, si deve sapere che in questo libro esse sono tutte spirituali. Infatti, tutte le piaghe d’Egitto erano una figura delle piaghe spirituali. E gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché era davvero un grande flagello. Non che essi bestemmino apertamente Dio; ma per il fatto che abbondino nei loro peccati, e si definiscano figli di Dio, sono spiritualmente devastati dal flagello della grandine, cioè dall’ira di Dio. Quando credono di vivere a lungo in pace ed in tranquillità in questo mondo, improvvisamente vengono privati di questa luce e ignorano a quali punizioni e tormenti siano condotti. Queste sono le sette coppe, cioè le piaghe spirituali, che si compiono in questo mondo all’interno della Chiesa. – Finisce qui e ricapitola dall’inizio, cioè dalla passione di Cristo.

TERMINA IL LIBRO OTTAVO

COMMENTARIO ALL’APOCALISSE DI BEATO DI LIEBANA (15)