COMMENTARIO ALL’APOCALISSE DI BEATO DI LIEBANA (11)

 Beato de Liébana:

COMMENTARIO ALL’APOCALISSE (11)

Migne, Patrologia latina, P. L. vol. 96, col. 893-1030, rist. 1939, I, 877

[Dal testo latino di H. FLOREZ – Madrid 1770]

LIBRO QUINTO

(Ap. VIII, 2-5)

Et vidi septem angelos stantes in conspectu Dei: et datæ sunt illis septem tubæ. Et alius angelus venit, et stetit ante altare habens thuribulum aureum: et data sunt illi incensa multa, ut daret de orationibus sanctorum omnium super altare aureum, quod est ante thronum Dei. Et ascendit fumus incensorum de orationibus sanctorum de manu angeli coram Deo. Et accepit angelus thuribulum, et implevit illud de igne altaris, et misit in terram: et facta sunt tonitrua, et voces, et fulgura, et terræmotus.

(E vidi i sette Angeli che stavano dinanzi a Dio: e furono loro date sette trombe. E un altro Angelo venne, e si fermò avanti l’altare, tenendo un turibolo d’oro: e gli furono dati molti profumi affinché offerisse delle orazioni di tutti i santi sopra l’altare d’oro, che è dinanzi al trono di Dio. E il fumo dei profumi delle orazioni dei santi salì dalla mano dell’Angelo davanti a Dio. E l’Angelo prese il turibolo, e lo empié di fuoco dell’altare, e lo gettò sulla terra, e ne vennero tuoni, e voci, e folgori, e terremoto grande.)

COMINCIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA NEL LIBRO QUINTO

[1] In questo libro si ricapitola dalle origini dicendo: e vidi i sette angeli in piedi davanti a Dio. I sette Angeli sono le sette chiese sopra descritte, ma sono anche altre visioni che si dovrebbero contemplare attraverso questi sette Angeli … che ricevettero sette trombe, cioè una predicazione perfetta, come sta scritto: « … alza la tua voce come una tromba » (Is. LVIII, 1). E un altro Angelo venne e si fermò davanti all’altare. Anche questo tipo di narrazione usato qui deve essere inteso in senso spirituale. Spesso ciò che si propone in senso spirituale, lo si riassume in un piccolo paragrafo, e lo si racconta brevemente. E, finito ciò che aveva intercalato per oscurarlo, torna al suo proposito. Prima ha detto che i sette Angeli ricevettero le trombe, e ora dice: un altro angelo è venuto e si è fermato accanto a quello vicino all’altare. Questo Angelo è Cristo, che sta accanto alla Sua Chiesa ripiena di Spirito Settiforme: questo perché si possa capire che Egli è venuto dopo i sette Angeli. Giovanni invero vide questo nello stesso tempo, e quando venne l’Angelo, essi ricevettero le sette trombe, cioè annunciarono Cristo in tutto il mondo. Certamente la Chiesa ha predicato prima della venuta di Cristo, ma solo in Giudea. Dio infatti comandò, per mezzo di Mosè, che nessuno salisse all’altare finché Cristo non fosse venuto con un turibolo d’oro. Chiamiamo turibolo d’oro, quel che è il corpo di Cristo. Il Signore stesso è diventato un turibolo da cui Dio ha ricevuto il dolce profumo e si è reso propizio al mondo. « A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme » (1 Pt. II, 21): e poi « siamo diventati il buon profumo di Cristo » (2 Cor. II, 15). Gli furono regalati molti profumi affinché, rappresentando le preghiere dei santi, potesse offrirli sull’altare dorato, posto davanti al trono. Traeva cioè i profumi delle orazioni dei Santi. Infatti ha lasciato in eredità alla sua Chiesa le preghiere con cui Dio è placato, secondo quanto dice: il fumo dei profumi che rappresentano le preghiere dei santi è salito davanti a Dio per mano dell’Angelo. L’Angelo prese l’incensiere e lo riempì con la brace dall’altare. Abbiamo già detto che l’incensiere è il corpo di Cristo, e l’altare è la Chiesa. Il Signore ha preso il suo corpo, cioè la Chiesa, perché essa, imitando Cristo attraverso la fede, è congiunta al corpo di Cristo come un membro, e compiendo la volontà del Padre l’ha riempita con la brace dell’altare, cioè con la sua potenza, come dice: « Come il Padre mio mi ha mandato alla passione, così anch’Io mando voi alla passione » (Gv. XX, 21), passione, che consiste nel sacrificio e nella propiziazione a Dio. Su questo la Chiesa riceve tutto il potere in cielo ed in terra quando, nell’Offerta del Signore, compie il sacrificio di Dio. E lo gettò sopra la terra… poiché dalla Chiesa è venuta l’ira sul mondo, secondo si dice per mezzo di Zaccaria: « In quel giorno farò dei capi di Giuda come un braciere acceso in mezzo ad una catasta di legna e come una torcia ardente fra i covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli vicini. » (Zac. XII, 6); poiché chi non obbedisce alla Chiesa incorrerà sicuramente nell’ira di Dio. E si udirono voci di tuoni, fulmini e terremoti. Le voci, i tuoni e i lampi della Chiesa sono la predicazione; i terremoti, invece, sono le persecuzioni che la Chiesa subisce ovunque, perché ovunque predichi soffre sempre tribolazione. Dice che questo sarebbe accaduto nel tempo, e diretto verso tutti i poteri fino alla fine. Poi ripete ciò che ha detto, per esporre uno ad uno la missione dei sette Angeli di cui si è parlato. E i sette angeli delle sette trombe si prepararono a suonare (Ap. VIII, 6-7). Cioè le sette chiese si preparano a predicare. Il primo angelo suonò la sua tromba, e vi furono grandine e fuoco mescolati a sangue. L’ira di Dio si abbatté, e si ebbe in essa la morte di molti. Fu gettata sopra la terra: la terza parte della terra fu bruciata, la terza parte degli alberi fu bruciata, tutta l’erba verde fu bruciata.

[2] Terra, alberi ed erba sono la stessa cosa. Ha parlato qui di tre “parti”, perché vi sono tre ordini, cioè la Chiesa, poi i falsi fratelli, quelli si chiamano Cristiani, ed una terza parte che sono gli infedeli. È contro queste due ultime parti, malvagie gemelle, che combatte la Chiesa: e queste due parti combattono contro la Chiesa. Così, Dio promette per mezzo di Zaccaria, di colpire i pastori e coloro che sono uniti a loro in tutto il mondo e di disperdere le pecore (Zac. XIII, 7); di queste tre parti, se ne libera una, e se ne uccidono le altre due, cioè gli infedeli ed i cattivi Cristiani, i Cristiani cioè solo di nome, ma pagani nelle loro opere. E queste parti sono due. Ed in due modi l’uomo si separa da Dio, o per la fede o per le opere. Infatti, così come chi non ha fede è separato da Dio, anche chi se ne allontana per le opere si dice separato da Dio Onnipotente, anche se, stando all’interno della Chiesa, sembra avere fede. Di queste tre parti che sono in tutto il mondo, una sarà risparmiata, e sono le “pecore”  , che è la Chiesa. «  Insorgi, spada – dice – contro i pastori, contro colui che è mio compagno. Oracolo del Signore degli eserciti. Percuoti il pastore e sia disperso il gregge, allora volgerò la mano sopra i pastori e succederà in tutta questa terra » Due terzi saranno sterminati e moriranno, e un terzo rimarrà in essa, certamente tutto questo accadrà nella terra: In tutto il paese, – oracolo del Signore – due terzi saranno sterminati e periranno; un terzo sarà conservato. Farò passare questo terzo per il fuoco e lo purificherò come si purifica l’argento; lo proverò come si prova l’oro. Invocherà il mio nome e io l’ascolterò; dirò: “Questo è il mio popolo”. Esso dirà: “Il Signore è il mio Dio“. » (Zac. XIII-7-9). Prima del giorno del giudizio, avverrà già la separazione tra tutti quelli che sembrano o si reputano popolo di Dio, e quelli che si pensa essere il solo popolo di satana nel mondo: quando avverrà la separazione, che si attuerà mediante la persecuzione che avrà luogo nel mondo, allora apparirà il terzo di Dio, e ad essi, a coloro che vede soffrire per il suo Nome, Dio dice: voi siete il mio popolo; … ed il popolo dice: voi siete il mio Dio. L’erba verde, a sua volta, si riferisce alla carne impinguata e lussuriosa: « Ogni uomo è come l’erba » (Is. XL, 6). Queste tre parti sono tra loro discordi; ma solo una è di Dio, ed è quella che si salva o in questo mondo o nel giudizio. Secondo che si dice attraverso Giobbe: « Non lascia vivere l’iniquo e rende giustizia ai miseri. » (Giob. XXXVI, 6). La Sacra Scrittura spesso chiama gli umili: « poveri »; per questo nel Vangelo li cita, aggiungendovi lo spirito, quando dice: « beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli » (Mt. V, 3). Infatti, sebbene le ricchezze mostrino visibilmente i potenti, quando questi in sé stessi non sono orgogliosi, nella loro coscienza sono anch’essi poveri. Ma chiama empi coloro che si sono separati dalla pietà della fede, o quelli che ciò che credono per fede lo contraddicono con le loro cattive abitudini. Dio onnipotente infatti condanna la malizia della superbia, non l’eccellenza della ricchezza, come dice: Dio non respinge il potente, come tale; ma non salva i malvagi, e rende giustizia ai poveri, cioè distruggerà i superbi, e libererà gli umili con il suo giudizio. Oppure renderà giustizia ai poveri, perché coloro che sono ingiustamente oppressi in questo mondo, saranno poi i giudici dei loro oppressori nel giorno del giudizio. Infatti ci sono due parti nel giudizio, quella degli eletti e quella dei reprobi. Ma entrambe queste parti sono contenute in ognuna delle stesse parti. Infatti alcuni sono giudicati e periscono; altri non sono giudicati ma periscono; altri sono giudicati e regnano. Sono giudicati e periscono quelli ai quali sarà applicata la sentenza del Signore: « … io avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere. Ero un forestiero e non mi avete ospitato. Ero nudo e non mi avete vestito. Ero malato ed in prigione e voi non mi avete visitato » (Mt. XXV, 42). A questi era stato premesso: andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli. Di altri che non sono giudicati nel giudizio finale e periscono, il profeta dice: « … non risorgeranno gli empi nel giudizio » (Psal. I, 5); e dei quali il Signore dice: « chi non crede è già giudicato » (Gv. III,18). Di questi anche San Paolo dice: « Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge » (Rm. II, 12). Anche tutti gli infedeli risorgeranno, però non per il giudizio, bensì per il tormento … Infatti la causa di coloro che sono già stati sottoposti al giudizio del Giudice rigoroso e condannati per la loro infedeltà, non viene esaminata. D’altra parte, coloro che mantengono la professione di fede, ma non hanno opere corrispondenti a tale professione, sono redarguiti onde perire. Ma coloro che non hanno neppure posseduto i misteri della fede non sentiranno il rimprovero del Giudice nel giudizio finale, perché, condannati a priori dalle tenebre della loro incredulità, non meritano di essere rimproverati con la condanna di Colui che hanno disprezzato. Chi, almeno a parole, ha fede almeno ascolterà le parole del Giudice. Quelli che, nella loro condanna, non ascolteranno nemmeno le parole dell’eterno Giudice, è perché hanno preferito non conservare che a parole il rispetto della fede. Periranno legalmente coloro che, posti sotto la legge, hanno peccato; a questi, nella loro condanna, non si dice nulla della legge, perché non si sono sforzati di osservare nulla della legge. Il principe che governa la repubblica terrena, punisce il cittadino che commette un crimine all’interno del regno in un certo modo, ma in altro modo il nemico che combatte fuori dal regno. Nel primo caso, esamina i suoi diritti, e lo condanna con parole che trova adeguate; contro il nemico, invece, dichiara guerra, impiega strumenti di distruzione, e lo punisce con i castighi adeguati alla sua malvagità; e non chiede al malvagio quale legge abbia; né è necessario che questi sia ucciso secondo una legge alla quale non si è mai sottomesso. Così, nel giudizio finale, la condanna legale colpirà colui che, avendo fatta professione di fede, ha deviato nella sua condotta. L’uomo che viene messo a morte senza conoscere alcun giudizio, è colui che non possiede la legge della fede. – Parte degli eletti, sono giudicati e regnano: essi sono quelli che lavano le macchie della vita con le loro lacrime. Infatti nel riscattare i mali di un tempo con le loro azioni successive, nascondono agli occhi del Giudice ciò di cui si erano un tempo macchiati mediante le elemosine riparatrici. Quando arriva, il Giudice dice a quelli alla destra: Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Avevo sete e mi avete dato da bere. Ero straniero e mi avete accolto. Ero nudo e mi avete rivestito. Ero malato e mi avete visitato. Ero carcerato e siete venuti a trovarmi. A questi dice: Venite, benedetti dal Padre mio, possedete il regno preparato per voi fin dalla fondazione del 0mondo. Altri non sono giudicati e regnano: sono coloro che sono andati al di là anche degli insegnamenti della legge mediante le virtù della perfezione, in quanto non si sono accontentati di adempiere solo a ciò che la legge divina comanda a tutti ma, avendo il desiderio di una maggiore perfezione, hanno voluto realizzare più di quanto appreso dai precetti generali; a questi dice la voce del Signore: « Voi che avete lasciato le vostre cose e mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo siederà sul trono di sua maestà, anche voi siederete sui dodici troni per giudicare le dodici tribù d’Israele (Mt. XIX, 28). Di questi ancora il profeta dice: « Il Signore verrà a giudicare con gli anziani del suo popolo » (Is. III, 14).  – Salomone ne parlava anche a proposito dello sposo della santa Chiesa, dicendo: «  … è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese » (Prov. XXXI, 23). Questi, quindi, non vengono giudicati e regnano nel giudizio finale, perché vengono come giudici insieme al loro Fondatore: ed infatti lasciando tutto, hanno seguito questi precetti con una devozione più determinata di quanto abbiano sentito dire che fosse stato ordinato a tutti in generale. Perciò con un precetto speciale si obbliga pochi altri perfetti, e non a tutti in generale, quello che il giovane ricco si sentì dire: « va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo. Vieni e seguimi » (Mt. XIX, 21). Pertanto se un comandamento generale obbligasse tutti a questo precetto, sarebbe certamente peccaminoso per noi possedere qualcosa di questo mondo. Tuttavia, una cosa è ciò che le Sacre Scritture obbligano tutti a fare in generale, e un’altra cosa è ciò che viene comandato ai più perfetti in particolare. Questi giustamente non sono vincolati al giudizio universale, perché nella loro vita sono andati ben oltre i precetti generali. Chi, consigliato dalla perfidia, ha disprezzato la legge, non viene giudicato e perisce; chi invece, su consiglio della pietà, va oltre i precetti generali della legge di Dio, non viene giudicato ma regna. Per questo s. Paolo, andando oltre anche i precetti particolari, ha esposto nella sua condotta più di quanto si era impegnato a fare secondo la legge stabilita (At. XX, 33). Infatti, pur avendo accettato che colui che predica il Vangelo viva del Vangelo, ha predicato il Vangelo agli uditori, ed ha rifiutato di essere sostenuto da coloro che lo ricevevano. Perché allora, non dovrebbe essere giudicato degno di regnare chi non si è limitato a fare il minimo, ma ha fatto qualcosa di più grande di ciò che gli era stato comandato? Si dice con giustizia: « Ai miseri del suo popolo renderà giustizia » (Psal. LXXI, 4), perché nella stessa misura in cui sono stati disprezzati in questo mondo, per la loro grande umiltà, in quella stessa misura poi nel giudizio, occupando i loro posti, ugualmente si eleveranno a maggiore altezza di potere.

TERMINA LA STORIA DELLA PRIMA TROMBA

INIZIA LA STORIA DEL SECONDO ANGELO

(Ap. VIII, 8-9)

Et secundus angelus tuba cecinit: et tamquam mons magnus igne ardens missus est in mare, et facta est tertia pars maris sanguis, et mortua est tertia pars creaturæ eorum, quæ habebant animas in mari, et tertia pars navium interiit.

(E il secondo Angelo diede fiato alla tromba: e fu gettato nel mare quasi un gran monte ardente di fuoco, e la terza parte del mare diventò sangue, e la terza parte delle creature animate del mare morì, e la terza parte delle navi perì.)

TERMINA LA STORIA

COMINCIA LA SPIEGAZIONE DI QUESTA STORIA

[3] E il secondo angelo suonò la tromba: poi fu gettata in mare con come una grande montagna in fiamme. Il monte ardente è il diavolo lanciato al popolo. E la terza parte del mare si è trasformata in sangue. Il mare si riferisce a questo mondo. Quel che è la terza parte della terra o degli alberi, come esposto in precedenza, tale è pure la terza parte del mare. Ha detto terza, confermando così che ci sono tre parti in tutto il mondo. E ciò che ha detto: la terza parte del mare è diventata sangue,  quella stessa parte si trova nella Chiesa sotto il nome di Cristianesimo. Così in Egitto per la prima volta le acque diventano sangue. Il mare e l’Egitto sono questo mondo. Anche se questo è successo materialmente in Egitto, lo stesso sta accadendo spiritualmente in mezzo a noi. Le acque diventano sangue, cioè la dottrina dei filosofi è recepita carnalmente nel mondo. Questi attingono molte cose dalle Scritture, ma le interpretano secondo la carne; quindi il mare, cioè il popolo, si converte in sangue ad imitazione di quelli che la croce di Cristo, cioè la penitenza, espelle dalla Chiesa. Un terzo delle creature del mare che hanno la vita sono morte. Quello che è la creatura, lo è anche il mare: la medesima cosa è divisa in due parti. Ha detto anche che la terra e gli alberi avevano la vita, per dimostrare che si riferiva ai vivi e ai morti. E la terza parte delle navi è stata distrutta. Abbiamo detto prima che le dottrine dei filosofi e degli ipocriti distruggono la terza parte della terra, facendo proseliti. Distruggono la terra, cioè gli uomini terreni che non si elevano alle cose celesti. Quello che è il mare, questo è pure la creatura: ed in questo mare ci sono anche le navi.

TERMINA LA SECONDA TROMBA

COMINCIA IL TERZO ANGELO DELLA STORIA

(Apoc. VIII, 10-11)

Et tertius angelus tuba cecinit: et cecidit de cælo stella magna, ardens tamquam facula, et cecidit in tertiam partem fluminum, et in fontes aquarum:  et nomen stellae dicitur Absinthium, et facta est tertia pars aquarum in absinthium; et multi hominum mortui sunt de aquis, quia amaræ factæ sunt.

(E il terzo Angelo diede fiato alla tromba: e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una fiaccola, e cadde nella terza parte dei fiumi e delle fontane: e il nome della stella si dice Assenzio; e la terza parte dell’acque diventò assenzio: e molti uomini morirono di quelle acque, perché diventate amare.)

SPIEGAZIONE DELLA STESSA STORIA

[4] Suonò la tromba il terzo Angelo ed una grande stella cadde dal cielo, bruciando come una torcia. Si dice che gli uomini siano caduti dalla Chiesa. Ha detto una grande stella perché personaggi importanti sono coloro che sembrano essere nella Chiesa, ma che sono invece tra i membri dell’Anticristo. Egli chiama la Chiesa: « cielo »: quando ci si separa dalla Chiesa sollevandosi contro di essa,  si dice che « si è caduti dal cielo ». Si dice « stella » perché, anche se non hanno un cuore puro, sembrano brillare tra gli ignari. La Verità dice nel Vangelo: io sono la luce del mondo (Gv. VIII, 12), e così come lo stesso Redentore del mondo è una sola Persona con l’assemblea dei buoni – perché Egli è il Capo del corpo, e noi siamo il corpo di quel Capo -, così l’antico nemico è un’unica persona congregata con  i reprobi. Esso infatti, in qualità di capo, li presiede per mezzo dell’iniquità. – Infatti è un procedere normale in relazione ad esso, e quello che si sente dire del capo si applica ai membri, o quello che si dice dei membri si riferisce al capo. Quello che sappiamo di Cristo e del suo corpo, lo stesso si deve intendere del diavolo e delle sue membra. Infatti, quando obbediscono alle sue persuasioni, aderiscono a lui come un corpo sottomesso al capo, di cui si dice attraverso Paolo « Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona. » (Tt. I,16), per cui sicuramente le loro azioni sono infime e scadenti, o le opere giuste non sono fatte con la rettitudine di cuore. Infatti non cercano con le loro opere delle ricompense eterne, ma dei benefici temporali. Eppure, sentendo che vengono lodati come santi, si convincono di esserlo veramente. E nella misura in cui si reputano irreprensibili agli occhi di molti, guardano con fiducia al giorno del giudizio. … cadde sulla terza parte dei fiumi e sulle sorgenti delle acque. È la terza parte che viene associata all’amarezza della predicazione, come quando dice: la stella si chiama assenzio. E la terza parte degli uomini divenne simile alla stella che cadde sopra di essa. E la terza parte delle acque si trasformò in assenzio, e molte persone morirono per le acque che erano diventate amare. Le acque sono le persone. Le acque diventano amare quando viene assorbita la malefica dottrina dalla predicazione. Così al Signore è dato da bere sulla croce dell’aceto e del fiele, che rappresentano appunto la dottrina malvagia degli eretici; per questo Egli non li ha voluti bere. Ma gli uomini sono morti, colpiti da letali dottrine.

TERMINA LA TERZA TROMBA

COMINCIA LA STORIA DELLA QUARTA TROMBA

(Apoc. VIII, 12-13)

Et quartus angelus tuba cecinit: et percussa est tertia pars solis, et tertia pars lunæ, et tertia pars stellarum, ita ut obscuraretur tertia pars eorum, et diei non luceret pars tertia, et noctis similiter. Et vidi, et audivi vocem unius aquilæ volantis per medium caeli dicentis voce magna: Væ, væ, væ habitantibus in terra de ceteris vocibus trium angelorum, qui erant tuba canituri.

(E il quarto Angelo diede fiato alla tromba; e fu percossa la terza parte del sole, e la terza parte della luna, e la terza parte delle stelle, di modo che la loro terza parte fu oscurata, e la terza parte del giorno non splendeva e similmente della notte. E vidi, e udii la voce di un’aquila che volava per mezzo il cielo, e con gran voce diceva: Guai, guai, guai agli abitanti della terra per le altre voci dei tre Angeli che stanno per suonare la tromba.)

TERMINA L’AQUILA CHE VOLAVA

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[5] Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente. Il sole, la luna e le stelle rappresentano tutti la Chiesa, la cui terza parte è stata ferita. La terza parte è solo un nome che ne designa la divisione, ma non si riferisce per nulla alla quantità. Abbiamo detto prima che in tutto il mondo ci sono tre parti. Una è la gentilità, che è al di fuori della Chiesa; nella Chiesa ce ne sono  altre due: l’una buona, e l’altra, sotto il nome di Cristianesimo, cattiva; e così si dice che siano tre. Queste due parti all’interno della Chiesa si chiamano: « giorno e notte ». E fu chiamata la terza parte del giorno e la terza parte della notte, alle quali si dice: « Tu inciampi di giorno e il profeta con te inciampa di notte e farò notte tua madre. » (Osea IV, 5). Ed ancora, come il giorno è la « scienza », così la notte è l’« ignoranza ». Infatti l’ignoranza è la madre degli errori. Perciò essa fu colpita, perché apparissero la terza parte del giorno e la terza parte della notte: una terza parte è di Cristo, ed una terza parte è del diavolo. E perché ha detto … fu ferita e si oscurerà, se non perché diverrà oscurata; e qual è la sua ferita, se non la propria volontà? Perché non è apparsa oscurata quando è stata percossa, ma è stata ferita in vista di tale scopo, cioè è stata consegnata alla propria volontà. Infatti chi è spinto dai propri desideri, anche se sembra operare con rettitudine, è chiamato indubbiamente « tenebra dell’ignoranza ». Ed infatti la Chiesa, non fa la propria volontà, ma obbedisce ai comandi del Maestro che la guida dicendo: « … non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato, del Padre » (Gv. V, 30). Del sole, la luna e le stelle, un terzo sono oscurati, perché chi non imita Cristo, la Chiesa ed i Santi Padri che lo precedono, colpito da interessi terreni, si manifesta come oscurato durante il giorno. Il sole consiste nella luce, e le opere buone ne sono la manifestazione, secondo sta scritto: « Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli » (Mt. V, 16). Ed anche: « Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese (Lc. XII, 35). Quel che qui si designa col sole è quello stesso che nel Vangelo è rappresentato dalle lampade accese. Un’opera buona, quando brilla tra i malvagi, è una torcia collocata nella notte; ma quando brilla nella Chiesa, brilla di giorno. La buona opera, se è tale da suscitare ammirazione solo tra i cattivi, è davvero una torcia nella notte. Ma se l’operare benefico può essere ammirato dal buono e dal più perfetto, questo è proprio il sole di giorno. La buona opera, quando brilla attraverso la sola attività del corpo, illumina con la sua luce come una lampada di fango. Ma quando si eleva alla contemplazione, per sola virtù dell’anima, la sua luce si vede venire dal cielo, come dal sole. Ci sono alcuni che, quando fanno delle opere buone, obliando nel contempo le loro iniquità, fissano l’occhio del cuore al pensiero dell’opere buone compiute: pensano così di essere santi, perché con le opere buone che compiono, cancellano la memoria delle loro opere cattive nelle quali forse sono ancora coinvolti. Se mettessero in conto il rigore del giudizio, temerebbero più per le loro cattive opere che per le loro imperfette opere buone. Essi osserverebbero che hanno da temere più per quei debiti che devono ancora saldare, che per aver pagato una piccola parte del debito con le buone opere fatte. Perché non viene assolto il debitore che ha ripagato solo parte del debito, ma colui che ha scontato tutto. E ancora c’è chi cammina con superbia, perché con la sua sottile intelligenza conosce quelle cose buone che non realizza. Questi, infatti, che si compiacciono dell’abbondanza dei loro beni, quando scoprono una verità elevata che debba essere compresa, si fanno trascinare nell’orgoglio dalle loro stesse scoperte. Ci sono anche alcuni la cui intelligenza non li fa brillare, ma che si esaltano per le opere realizzate, e che considerando le proprie opere, disprezzandosi nella propria anima, si pospongono agli altri. Questi certamente, pur godendo dell’abbondanza dei loro beni, tuttavia vedono il sole risplendere (Giob. XXXI. 26). – E ci sono alcuni la cui azione in sé non è esaltante; ma quando cominciano ad essere lodati dagli uomini per questa stessa buona azione, persuasi dall’acclamazione stessa degli uomini, si ritengono grandi nel proprio pensiero e non tengono custodita la guardia del cuore. Questi in realtà, pur non vedendo il sole che brilla, vedono la luna che splende senza fine; perché nel buio della loro vita, quando fissano il loro cuore sul lume della loro opinione, perdono la grazia dell’umiltà, come la luce della notte; e vedendo la luna, non vedono se stessi, cominciando a rinnegare se stessi quando fissano gli occhi dell’anima sulla lode passeggera. Nel quarto sigillo si dice che fu percosso perché si manifestasse. E nel quinto dirà come si manifesterà in una parte della terra, affinché da lì si sappia come sarà poi la rivelazione in tutto il mondo. Vidi poi ed udii un’aquila che volava nell’alto del cielo e gridava a gran voce: “Guai, guai, guai agli abitanti della terra al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!” Egli chiama la Chiesa un’aquila che vola in mezzo al cielo, cioè che plana in mezzo ad essa, e che predica a voce alta le piaghe dell’ultimo tempo.

TERMINA LA QUARTA TROMBA

COMINCIA LA QUINTA TROMBA DELLA QUINTA STORIA

(Apoc. IX, 1-6)

Et similitudines locustarum, similes equis paratis in prælium: et super capita earum tamquam coronæ similes auro: et facies earum tamquam facies hominum. Et habebant capillos sicut capillos mulierum. Et dentes earum, sicut dentes leonum erant: et habebant loricas sicut loricas ferreas, et vox alarum earum sicut vox curruum equorum multorum currentium in bellum: et habebant caudas similes scorpionum, et aculei erant in caudis earum: et potestas earum nocere hominibus mensibus quinque: et habebant super se regem angelum abyssi cui nomen hebraice Abaddon, græce autem Apollyon, latine habens nomen Exterminans. Væ unum abiit, et ecce veniunt adhuc duo væ post hæc.

(Il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso; egli aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. Però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.)

[6] Il quinto Angelo suonò la tromba: allora vidi una stella che era caduta dal cielo sulla terra. Una stella è il corpo dei molti che cadono per i peccati, come si dice attraverso Giobbe: « … si oscurino le stelle del suo crepuscolo » (Giob. III: 9). Le stelle sono oscurate dalla caligine della notte, quando anche coloro che già brillano di grandi virtù, conservano ancora un po’ dell’oscurità della colpa. Infatti così ci sono alcuni che brillano davanti agli occhi degli uomini nell’apparenza di grandi opere; ma poiché quelle stesse opere non procedono da un cuore mondo, prigionieri come sono dei loro pensieri occulti, sono oscurati dalle tenebre notturne. E così spesso, poiché non fanno con cuore limpido le loro buone pere, perdono anche le opere che fanno con buona intenzione. E così si accecano ancor più con l’azione per mezzo della quale potevano ricevere luce. E poiché si permette che prevalga la notte, quando tra le opere buone l’intenzione del cuore non viene mondata, si dice giustamente che le stelle sono oscurate dalla loro caligine, e questo contro coloro che davanti agli occhi degli uomini brillano per le opere buone, ma nei quali prevale l’oscura malizia dell’antico nemico. E quando lasciano la luce della lode sotto la quale si trovavano per la reputazione umana, allora sono coperti dall’oscurità della notte; ed è oscurata così la loro vita da un errore evidente, in modo che appaiano veramente tali anche all’esterno, nella loro azione, non temendo più dentro di sé di manifestarsi al giudizio divino. E gli fu data la chiave del pozzo dell’abisso. La stella, il pozzo, l’abisso, sono quello che abbiamo detto già. Diciamo abisso la profondità segreta del cuore umano, di cui non si conosce cosa vi si nasconda se non si manifesta attraverso la porta della lingua. Così Davide, quando pregò di non essere circondato dai suoi nemici, disse: « l’abisso non chiuda su di me la sua bocca » (Psalm. LXVIII, 16). La stella cadde allora dal cielo sulla terra e prese la chiave del pozzo dell’abisso, cioè il potere del suo cuore, per aprire il suo cuore nel quale è legato il diavolo, facendo così la sua volontà e la volontà del diavolo. E aprì il pozzo dell’abisso, cioè manifestò il suo cuore senza vergogna e senza paura di peccare. E dal pozzo è uscito un fumo come il fumo di una grande fornace, cioè è uscito dal popolo, che già si erge apertamente nel suo orgoglio contro la Chiesa, per disprezzarne la predicazione ed oscurarla, come quando si dice che non esiste: per questo dice … e il sole e l’aria sono stati oscurati dal fumo della fornace. I molti peccati commessi dal mondo oscurano la predicazione della Chiesa, per mezzo della quale il sole sorge nel cuore dei credenti, e fa sì che alcuni diventino ciechi. Come il fumo – dice – di una grande fornace. Il fumo precede il fuoco, e cos’è il fuoco se non l’uomo del peccato, il figlio della perdizione, l’Anticristo? E cos’è il fumo se non i suoi ministri? Perché prima che il fuoco appaia, il fumo delle loro tenebre acceca gli occhi dei superbi. Questo fumo precede il fuoco della fornace, cioè l’ultima prova. Da questa generalizzazione si passa in quella parte della terra dove, per indicare la via della sua futura manifestazione, esce già qualcosa delle sue opere, e dice: dal fumo del pozzo sono uscite locuste sulla terra e ad esse è stato dato un potere come quello degli scorpioni della terra. Le locuste, per i loro agili movimenti, sono come le anime che vagano e saltano tra i piaceri del mondo; lo scorpione cammina palpando, ma la sua coda ferisce; non morde con la parte anteriore, ma con le sue parti posteriori. Gli scorpioni, quindi, sono gli uomini blandi e maliziosi che non contrastano il bene di faccia; ma, quando si allontanano, calunniano e diffamano gli altri appena ne hanno la possibilità, causando loro tutti i danni possibili: non cessano di inoculare occultamente veleni mortiferi. Quindi, gli scorpioni sono coloro  che sembrano essere deboli ed innocui di faccia, ma portano sul dorso il veleno che possono iniettare. Chi fa del male in occulto, procura la morte come in segreto. Per questo è detto anche dal salmista: « Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine » (Psal. CXVII, 12). Le api hanno il miele in bocca ma hanno il veleno nel pungiglione. E tutti quelli che lusingano con la bocca, ma feriscono di nascosto con malizia, sono come le api: nel parlare porgono la dolcezza del miele, ma ferendo occultamente causano ferite, e facendo questo bruciano come fuoco di rovo. Perché la vita dei giusti non è bruciata dalle fiamme dei calunniatori: ma se in essi c’è qualcosa di peccaminoso o di vizioso, è bruciata come un rovo. È stato detto loro, di non danneggiare l’erba della terra, né nulla di verde. Si insegna qui che le locuste sono degli uomini. È stato detto di non ucciderli, tranne coloro che non hanno il sigillo di Dio sulla fronte, ma sotto un doppio aspetto. Come abbiamo detto, ci sono due parti della Chiesa: una parte è del diavolo, che come una locusta vola a balzi, gonfia di vanagloria o di vuote presunzioni; l’altra parte è di Cristo, ed è la Chiesa, impegnata con umiltà nella conoscenza della giustizia di Dio e nella pratica della penitenza, come è scritto: « è un bene che io sia umiliato, o Signore, perché impari i tuoi precetti » (Psal. CXVIII, 71). Così in tutte le Scritture si trova che c’è un riferimento generale, e che il contenuto della frase ne indica la specie. Secondo dice il Signore: « Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt. IX, 13). E a causa dei peccatori si ha misteriosamente che, convertiti, saranno guariti. Anche in questo caso è scritto: « Voi siete dei e tutti voi siete figli dell’Altissimo; ma ora morirete come uomini » (Psal. LXXXI, 6). Non sembra qui riferirsi a tutti? Ma in nessun modo sono tutti chiamati dei. Né di tutti si diceva che sarebbero morti. Così anche qui: chi non ha il sigillo di Dio sulla fronte, si riferiva in generale a tutti: e non è stato loro dato il potere di ucciderli: questo si diceva in particolare, cioè riferendosi alla porzione che torna alla penitenza, e che non viene uccisa dai malvagi, né è ferita spiritualmente, ma soffre solo nella carne, per il dolore della caduta e della prigionia. È stato loro dato il potere, non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi. Ha nominato gli anni: mesi e in altro modo, e lo interpretiamo come i cinque sensi del corpo, per cui tutti sono tormentati da tali pericoli, quando per questo motivo sono vigilanti con cautela. Il tormento che producono è come quello dello scorpione quando punge l’uomo, cioè quando inocula i veleni dei vizi. E gli uomini cercheranno la morte e non la troveranno. Essi desiderano veramente morire, per vivere per Dio, così come noi moriamo per il secolo per vivere per Dio. Cercheranno questa morte ma, cercandola dal mattino, non la troveranno. Desiderano morire, e la morte fuggirà da loro. Si mostra ancora una volta la disgrazia di questa calamità: perché cercare significa lo stesso che desiderare. Desidereranno cercarla e non la troveranno.

TERMINA IL POZZO DELL’ABISSO

CONTINUA ANCORA SULLE CAVALLETTE

(Ap. IX, 7-12)

Et similitudines locustarum, similes equis paratis in prælium : et super capita earum tamquam coronae similes auro: et facies earum tamquam facies hominum. Et habebant capillos sicut capillos mulierum. Et dentes earum, sicut dentes leonum erant: et habebant loricas sicut loricas ferreas, et vox alarum earum sicut vox curruum equorum multorum currentium in bellum: et habebant caudas similes scorpionum, et aculei erant in caudis earum: et potestas earum nocere hominibus mensibus quinque: et habebant super se regem angelum abyssi cui nomen hebraice Abaddon, græce autem Apollyon, latine habens nomen Exterminans. Væ unum abiit, et ecce veniunt adhuc duo væ post hæc.

(E gli aspetti delle locuste, simili ai cavalli preparati per la battaglia: e sulle loro teste una specie di corone simili all’oro; e i loro volti simili al volto dell’uomo. E avevano capelli simili ai capelli delle donne: e i loro denti erano come di leoni. E avevano corazze simili alle corazze di ferro, e il rumore delle loro ali simile al rumore dei cocchi a più cavalli correnti alla guerra: e avevano le code simili a quelle degli scorpioni, e v’erano pungiglioni nelle loro code: e il lor potere (era) di far male agli uomini per cinque mesi: e avevano sopra di loro per re l’angelo dell’abisso, chiamato in ebreo Abaddon, in greco Apollyon, in latino Sterminatore. Il primo guaì è passato, ed ecco che vengono ancora due guai dopo queste cose.)

[7] L’aspetto delle cavallette era simile a quello dei cavalli preparati per la guerra: cioè simile a quello degli ultimi persecutori. Ora nell’ultima guerra che sarà descritta nella sesta tromba, si dice che abbiano combattuto i cavalli; di queste locuste si dice che erano simili a quei cavalli. D’altra parte, cos’è simile ai cavalli preparati per la guerra? Chi ha detto mai che questi cavalli erano preparati alla guerra, se non quando si tratti di quelle cose spirituali che avvengono nella Chiesa, e che non sono viste dagli ignoranti, ma solo dai fedeli Cattolici? In queste cavallette si mostra ancora come saranno i cavalli che combatteranno i quattro Angeli liberati alle quattro estremità della terra, come troviamo nella storia del sesto Angelo. Sulle loro teste, dice, c’erano corone che sembravano d’oro. Cosa dobbiamo intendere di queste corone d’oro, se non che esse siano il falso Cristianesimo? Abbiamo letto che i ventiquattro vegliardi, che sono la Chiesa, avevano corone d’oro: di queste si dice invece … che sembravano d’oro. Dice che sembravano, perché … non sono d’oro! Mostrano cioè in apparenza di essere la Chiesa, ma non sono la Chiesa. I loro volti erano come volti umani. Per volto si intende la conoscenza. Simulano volti umani, perché sembra che lodino Cristo con noi, con una stessa voce. Infatti gli uomini sono chiamati così per la loro capacità razionale, ma questi non sono uomini, e se li si guarda, sono cavalli, pronti cioè a correre verso il male. Volendo esse sono locuste, cioè poggiate sull’orgoglio di questo mondo ed agili per la propria vanagloria. Se si chiede loro, sono uomini: perché confessano con la bocca che conoscono Dio, ma lo rinnegano con le loro azioni. Se si pensa bene, sono donne: perché mostrano una forza fiacca ed effeminata. A meditare, sono leoni: perché sono forti nel divorare gli innocenti. Se si guarda alle loro spalle, sono come scorpioni: perché davanti adulano gli uomini, ma dal di dietro infliggono ferite attraverso le loro false profezie. E questo non lo fanno da se stessi, perché hanno per capo il diavolo che li guida. Perché, come Cristo è il capo dei buoni, così il diavolo è il capo di tutti i malvagi. Avevano capelli come i capelli di una donna. Nei capelli delle donne, si vuol mostrare non solo i flaccidi e gli effeminati, ma anche l’uno e l’altro sesso. E i loro denti come quelli di un leone, cioè forti per divorare. E avevano il petto come corazze di ferro: cioè petti forti e protetti. Fu detto questo anche al serpente, che simboleggia il diavolo: … striscerai sul tuo petto e sul tuo ventre (Gen. III, 14). Nel petto c’è l’orgoglio, nel ventre la lussuria e la golosità vorace. – … E il rumore delle sue ali come il rumore di molti cavalli che corrono in battaglia: questo è lo strepito come il rumore di chi corre in battaglia, il rumore di chi corre verso il male. Hanno code simili a quelle degli scorpioni, con pungiglioni nella coda che … hanno il potere di danneggiare gli uomini per cinque mesi. Egli definisce code i cattivi predicatori, cioè i Vescovi. Perché è così che Dio si è degnato di definirli attraverso Isaia, dicendo: « L’anziano e i notabili sono il capo, il profeta, maestro di menzogna, è la coda » (Is. IX, 15). Ma a quelli che ha descritto lì, dice che erano interni, cioè dentro la Chiesa; in questa parte c’è quanto viene dall’esterno. Il potere delle cavallette è esterno a noi, cioè fuori dai nostri, nei falsi profeti; e dentro alla Chiesa nei cattivi che, attraverso l’amicizia regale, simulano santità all’interno di essa e, sostenuti dai cattivi Cristiani, danno loro spudoratamente sicurezza. Essi hanno al di sopra, come loro re, l’angelo dell’abisso, cioè il diavolo, o il re di questo mondo. L’abisso è il popolo, nel quale il diavolo rimane legato nel profondo del cuore, e il re di questo secolo domina con sagacia. Il suo nome in ebraico è Abaddon, in greco Apolion, in latino il Distruttore. Il primo guai è passato; si vede che dietro di questo ce ne sono ancora altri due.

TERMINANO LE LOCUSTE

COMINCIA LA SESTA TROMBA DELLA STORIA

(Ap. IX, 13-16)

Et sextus angelus tuba cecinit: et audivi vocem unam ex quatuor cornibus altaris aurei, quod est ante oculos Dei, … dicentem sexto angelo, qui habebat tubam: Solve quatuor angelos, qui alligati sunt in flumine magno Euphrate. … Et soluti sunt quatuor angeli, qui parati erant in horam, et diem, et mensem, et annum, ut occiderent tertiam partem hominum. … Et numerus equestris exercitus vicies millies dena millia. Et audivi numerum eorum.

(E il sesto Angelo diede flato alla tromba: e udii una voce dai quattro angoli dell’altare d’oro, che è dinanzi agli occhi di Dio, la quale diceva al sesto Angelo, che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli che sono legati presso il gran fiume Eufrate. E furono sciolti i quattro angeli che erano preparati per l’ora, il giorno, il mese e l’anno a uccidere la terza parte degli uomini. E il numero dell’esercito a cavallo venti mila volte dieci mila. E udii il loro numero.).

INIZIA LA SPIGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[8] Il sesto Angelo suonò la tromba. Da qui in avanti inizia l’ultima predicazione del tempo dell’Anticristo. Ed udii una voce dai quattro angoli dell’altare d’oro, che è dinanzi agli occhi di Dio, la quale diceva al sesto Angelo che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli che sono legati presso il gran fiume Eufrate.  L’Eufrate è un fiume di Babilonia. E Babilonia significa « confusione ». Ecco perché Babilonia significa il mondo, e il fiume di Babilonia è il popolo di questo mondo, ove il diavolo rimane relegato. Quando ha detto: sciogli i quattro Angeli incatenati sul lato del grande fiume Eufrate, è come se avesse detto: Predica ai quattro angoli della terra. Prima aveva parlato dei quattro venti (Ap. VII, 1); ora dice che sono i quattro Angeli. Anche qui si insegna che i venti e gli Angeli sono una cosa sola. Aveva detto in precedenza, che i venti erano trattenuti dagli Angeli; ora dice che gli Angeli sono liberati dall’Angelo. Tutto questo è l’unica Chiesa. Ma l’Angelo, da un’estremità dell’unica Chiesa, che è l’altare d’oro che sta davanti a Dio nei quattro venti della terra, ha udito che per ordine di Dio è giusto che siano liberati adesso: infatti dall’Africa si rivelerà a tutta la Chiesa. Questo Angelo mostrerà ciò che ha sofferto e ciò che sia bene per l’uomo soffrire, e che in questo consista il carattere dell’ultima persecuzione. E mostrerà con l’aiuto di Dio che il mondo non deve aspettarsi altro se non ciò che come esempio Cristo stesso ha sofferto, e la Chiesa, che sta vivendo l’ormai imminente o presente venuta del re Anticristo, sarà istruita nel rifiutare dei  precetti orgogliosi e nell’allontanarsi da coloro che ad essi obbediscono. Tu che hai – dice – una tromba, cioè che ora predichi, sciogli i quattro Angeli incatenati presso il grande fiume Eufrate, che aveva detto già trovarsi ai quattro angoli della terra, e questo per insegnare che l’Eufrate è in tutta la terra. Afferma che il popolo persecutore è il grande fiume Eufrate, nel quale si trova satana con la propria volontà legata, in modo che non faccia più alla Chiesa ciò che tanto desidera. Infatti ai tempi dell’Anticristo, al diavolo sciolto per tutto il mondo, sarà permesso di fare del male. E questo secondo quanto Dio dice di questo fiume Eufrate attraverso Geremia: « Ma quel giorno per il Signore Dio degli eserciti, è un giorno di vendetta, per vendicarsi dei suoi nemici. La sua spada divorerà, si sazierà e si inebrierà del loro sangue; poiché sarà un sacrificio per il Signore, Dio degli eserciti, nella terra del settentrione, presso il fiume Eufrate. » (Ger. XLVI, 10). Indica il sacrificio, ma che sarà di eccidio e di sgozzatura, come predice per gli stessi fratelli per mezzo di Isaia: « La spada del Signore è piena di sangue, è imbrattata di grasso, del sangue di agnelli e di capri, delle viscere grasse dei montoni, perché si compie un sacrificio al Signore in Bozrah, una grande ecatombe nel paese di Edom. »  (Is. XXXIV, 6). Bozrah e Edom sono le città di Esaù. Abbiamo già parlato dell’Aquilone. Ed i quattro Angeli sono stati liberati. La persecuzione è già iniziata: … sono pronti per l’ora, il giorno, il mese e l’anno, ad uccidere una terza parte degli uomini. Questi sono i quattro tempi, cioè un triennio e sei mesi. Si dice che fossero preparati, perché con questi era stata percossa la terza parte del sole e della luna e delle stelle, onde mostrare ciò che fosse la terza parte del giorno e la terza parte della notte, cioè il giorno della Chiesa, e la notte della Sinagoga, che cammina con i malvagi nelle tenebre. Ma si dice sempre che ci siano tre parti, una di Cristo e due dell’Anticristo, che si preparano l’un l’altra alla guerra: per questo si era detto delle cavallette che erano come cavalli preparati alla guerra. E quando dice di aver liberato gli Angeli, dice di aver visto dei cavalli, cioè uomini con i loro cavalieri: i demoni. E il numero degli eserciti – continua – è due miriadi di miriadi; potevo sentire il loro numero. Miriadi di miriadi è un numero greco, che in latino significa migliaia di migliaia. Ma non ha detto quante miriadi. … Per uccidere la terza parte degli uomini. Questa è la terza parte da cui si separa la Chiesa, affinché le tre parti si manifestino su tutta la terra: una è fuori della Chiesa, cioè i gentili; e due sono dentro la Chiesa, gli uomini Santi ed i cattivi Cristiani, ed i due sono frammisti: quali del giorno e quali della notte: essi infatti uccidono coloro che son loro consenzienti.

TERMINA LA SPIEGAZIONEDEI QUATTRO ANGELI

INIZIA LA STORIA DEI CAVALLI

(Apoc. IX, 17-21)

Et ita vidi equos in visione: et qui sedebant super eos, habebant loricas igneas, et hyacinthinas, et sulphureas, et capita eorum erant tamquam capita leonum: et de ore eorum procedit ignis, et fumus, et sulphur. Et ab his tribus plagis occisa est tertia pars hominum de igne, et de fumo, et sulphure, quae procedebant de ore ipsorum.  Potestas enim equorum in ore eorum est, et in caudis eorum, nam caudæ eorum similes serpentibus, habentes capita: et in his nocent. Et ceteri homines, qui non sunt occisi in his plagis, neque pœnitentiam egerunt de operibus manuum suarum, ut non adorarent dæmonia, et simulacra aurea, et argentea, et aerea, et lapidea, et lignea, quae neque videre possunt, neque audire, neque ambulare,

(E così vidi nella visione i cavalli: e quelli che vi stavano sopra avevano corazze di colore del fuoco, del giacinto e dello zolfo, e le teste dei cavalli erano come teste di leoni: e dalla loro bocca usciva fuoco, e fumo, e zolfo. E da queste tre piaghe; dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che uscivano dalle loro bocche fu uccisa la terza parte degli uomini. Poiché il potere dei cavalli sta nelle loro bocche e nelle loro code. Le loro code infatti sono simili a serpenti, hanno teste, e con esse recano nocumento. E gli altri uomini che non furono uccisi da queste piaghe, neppure fecero penitenza delle opere delle loro mani, in modo da non adorare i demoni e i simulacri d’oro, e d’argento, e di bronzo, e di pietra, e di legno, i quali non possono né vedere, né udire, né camminare, e non fecero penitenza dei loro omicidii, né dei loro veneficii, né della loro fornicazione, né dei loro furti.).

[9] Così ho visto nella visione i cavalli e quelli che li cavalcavano. I cavalli sono gli uomini e i cavalieri sono gli spiriti dei demoni. Avevano corazze dal colore del fuoco, del giacinto e dello zolfo: essi erano cioè armati di fuoco, fumo e zolfo, preparati per il fuoco della futura Gehenna. E le teste dei cavalli erano come le teste di leoni. In precedenza aveva detto che le cavallette sembravano cavalli preparati per la guerra, con volti umani e code di scorpione; ora dice invece di aver visto i cavalli ed i loro cavalieri, le loro teste di leone e le loro code di serpente, preparati per incendiare: tutte queste cose indicano una stessa cosa, e descrivono la medesima realtà in modo diverso. Mai abbiamo visto una cosa del genere nei cavalli equipaggiati: questo è per far capire che questi sono uomini che compiono innumerevoli mali. Dalle loro bocche escono fuoco, fumo e zolfo; si mostra che per fumo aveva detto giacinto. È chiaro che queste cose non escono dalla loro bocca, ma sono le parole degli stessi uomini: per questo ha detto fuoco, fumo e zolfo. Secondo li avverte in un altro testo: coloro che adorano la bestia saranno puniti, e il fuoco, il fumo e lo zolfo si leveranno dai loro tormenti per sempre (Ap. XIV, 9-10). Da queste tre piaghe fu sterminato un terzo degli uomini: dal fuoco, dal fumo e dalla zolfo che usciva dalle loro bocche. Caddero infatti per sempre in queste piaghe per le parole dei loro capi, cioè dei loro principi. Poiché il potere dei cavalli è nelle loro bocche e nelle loro code: cioè nelle parole, nelle opere, negl’incarichi. Abbiamo già detto che le code sono i prepositi, cioè i Vescovi che sono i falsi profeti. Le loro code, simili a serpenti, hanno la testa. Nelle teste diciamo che sono rappresentati i principi del mondo: e … con esse fanno danni. Infatti senza di essi, i prepositi malvagi non possono causare danni all’interno della Chiesa. Si dice un terzo dei gentili. Che nessuno pensi, dicendo « gentili », che i Santi di allora si allontaneranno dai loro legittimi pastori, né che tutto il genere umano abbia le stesse superstizioni; ma si dice che ciò avvenga all’interno della Chiesa, e sotto il nome di « Cristianesimo » servano il diavolo contro la Chiesa. E gli altri uomini, non furono uccisi da questi flagelli … Ma a cosa serve non essere sterminati da queste piaghe, se si dice che … non si sono convertiti dalle loro azioni malvagie, e non hanno smesso di adorare i demoni e gli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra, che non possono vedere, né sentire, né camminare, e non si sono convertiti dai loro omicidi, né dalle loro stregonerie, né dalle loro fornicazioni, né dai loro furti? Tutto questo avviene all’interno della Chiesa, e sotto il nome di « Cristianesimo » v’è l’idolatria spirituale. – Così leggiamo in Daniele che … bevvero dalle coppe d’oro del Signore e lodarono i loro dei … come colà descritto (Dan. V, 4). Quanta stoltizia: essi bevevano in coppe d’oro e lodavano gli dei di legno e di pietra! Quando i vasi erano nel tempio degli idoli di Babilonia, e non si beveva da essi, il Signore non si sdegnava, perché erano considerati come appartenenti a Dio, anche se certamente secondo una prava opinione, essendo stati consacrati al culto divino; ma dopo che i vasi del Signore furono contaminati dal loro uso profano, l’istante dopo il sacrilegio subirono la punizione. Essi infatti lodavano i loro dei e, insultando il Dio dei Giudei che pur aveva concesso loro la vittoria, bevevano dai suoi vasi. Che cos’è questo, se non qualcosa che accade all’interno della Chiesa? Babilonia è questo mondo; i vasi del Signore sono quanto c’è di più sacro della Chiesa, cioè il Battesimo, la Consacrazione, la Legge e il Vangelo, il Simbolo, la Preghiera domenicale, l’Amen e l’Alleluia. In senso tropologico va detto che tutti gli eretici e la dottrina contraria alla verità, che pure fanno uso delle parole dei Profeti, abusano delle testimonianze della Scrittura divina riempendole delle loro opinioni, e con esse danno da bere a coloro che ingannano, e con i quali fornicano: prendono i vasi del Tempio di Dio, da essi si inebriano e non lodano Dio al quale appartengono i vasi, ma gli dei di oro, di argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra. Sembrano aurei infatti gli dei composti dalla ragione del secolo. Quelli che hanno l’eleganza della parola sono di argento, essendo stati modellati secondo l’arte della retorica. Quelli che nascono dalle favole dei poeti e utilizzano tradizioni antiche contenenti eleganza di forma o distinte per stoltizia, sono chiamati di bronzo e di ferro. Quelli che propongono cose del tutto insulse, si definiscono di legno o di pietra. Questi son tutti divisi in due gruppi nel Deuteronomio là ove si dice: « Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto! » (Dt. XXVII, 15). Ed infatti tutti gli eretici nascondono ed occultano le opinioni menzognere nelle loro saette: « Ecco, gli empi tendono l’arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire nel segreto i retti di cuore » (Psal. X, 2). I gentili neppure in questa persecuzione consentiranno alle opinioni sopra menzionate, e moriranno così nella loro incredulità. – Descritta l’ultima battaglia e la morte dei gentili, si omette nel modo consueto ciò che si riferisce al settimo Angelo, quando si svolgerà l’ultima battaglia e la venuta manifesta del Signore, e si ricapitola dunque solo dal tempo della pace futura fino alla fine. – Subito poi racconta il finale nell’ordine che aveva interrotto: sembra quasi che abbia fatto come due finali. Questo perché ci potremo ricordare, quando si farà il riepilogo al termine, che la fine tiene seguito ad una sequenza interrotta. Ma in questa ricapitolazione ha fatto una cosa fuori dall’ordinario: non ha concluso con un finale entrambe le narrazioni. Infatti descrive la predicazione della pace futura aperta e forte; diafana così come la terra ed il mare sono trasparenti.

TERMINA LA STORIA

COMINCIA LA STORIA DELL’ANGELO POSSENTE

(Ap. X, 1-11; XI, 1-2)

Et vidi alium angelum fortem descendentem de cœlo amictum nube, et iris in capite ejus, et facies ejus erat ut sol, et pedes ejus tamquam columnœ ignis: et habebat in manu sua libellum apertum: et posuit pedem suum dextrum super mare, sinistrum autem super terram: et clamavit voce magna, quemadmodum cum leo rugit. Et cum clamasset, locuta sunt septem tonitrua voces suas. Et cum locuta fuissent septem tonitrua voces suas, ego scripturus eram: et audivi vocem de cœlo dicentem mihi: Signa quœ locuta sunt septem tonitrua: et noli ea scribere. Et angelus, quem vidi stantem super mare et super terram, levavit manum suam ad cœlum: et juravit per viventem in sœcula sœculorum, qui creavit cœlum, et ea quae in eo sunt: et terram, et ea quœ in ea sunt: et mare, et ea quœ in eo sunt: Quia tempus non erit amplius: sed in diebus vocis septimi angeli, cum cœperit tuba canere, consummabitur mysterium Dei sicut evangelizavit per servos suos prophetas. Et audivi vocem de caelo iterum loquentem mecum, et dicentem: Vade, et accipe librum apertum de manu angeli stantis super mare, et super terram. Et abii ad angelum, dicens ei, ut daret mihi librum. Et dixit mihi: Accipe librum, et devora illum: et faciet amaricari ventrem tuum, sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. Et accepi librum de manu angeli, et devoravi illum: et erat in ore meo tamquam mel dulce, et cum devorassem eum, amaricatus est venter meus: et dixit mihi: Oportet te iterum prophetare gentibus, et populis, et linguis, et regibus multis.

XI

Et datus est mihi calamus similis virgæ, et dictum est mihi: Surge, et metire templum Dei, et altare, et adorantes in eo: atrium autem, quod est foris templum, ejice foras, et ne metiaris illud: quoniam datum est gentibus, et civitatem sanctam calcabunt mensibus quadraginta duobus.

(E vidi un altro Angelo forte, che scendeva dal cielo, coperto d’una nuvola, ed aveva sul suo capo l’iride, e la sua faccia era come il sole, e i suoi piedi come colonne di fuoco: e aveva in mano un libriccino aperto: e posò il piede destro sul mare, e il sinistro sulla terra: e gridò a voce alta, come rugge un leone. E gridato ch’egli ebbe, i sette tuoni fecero intendere le loro voci. E quando i sette tuoni ebbero fatto intendere le loro voci, io stava per iscrivere: ma udii una voce dal cielo, che mi disse: Sigilla quello che hanno detto i sette tuoni, e non lo scrivere. E l’Angelo, che io vidi posare sul mare e sulla terra alzò al cielo la mano: e giurò per colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato il cielo e quanto vi è in esso: e la terra e quanto vi è in essa: e il mare e quanto vi è in esso, che non vi sarà più tempo: ma che nei giorni del parlare del settimo Angelo, quando comincerà a dar flato alla tromba, sarà compito il mistero di Dio, conforme evangelizzò pei profeti suoi servi. E udii la voce dal cielo che di nuovo mi parlava, e diceva: Va, e piglia il libro aperto di mano dell’Angelo, che posa sul mare e sulla terra. E andai dall’Angelo dicendogli che mi desse il libro. Ed egli mi disse: Prendilo, e divoralo: e amareggerà il tuo ventre, ma nella tua bocca sarà dolce come il miele. E presi il libro di mano dell’Angelo e lo divorai: ed era nella mia bocca dolce come miele: ma, divorato che l’ebbi, ne fu amareggiato il mio ventre: E disse a me: Fa d’uopo che tu profetizzi di bel nuovo a molte genti, e popoli, e re.

C. XII

E mi fu data una canna simile ad una verga, e mi fu detto: Sorgi, e misura il tempio di Dio, e l’altare, e quelli che in esso adorano. Ma l’atrio, che è fuori del tempio, lascialo da parte, e non misurarlo: poiché è stato dato alle genti, e calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.).

TERMINA

COMINCIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA

[10] Ho visto anche – dice – un altro Angelo possente che scendeva dal cielo in una nube. È questi il Signore, rivestito della sua Chiesa, nascendo da Dio sempre dalla Chiesa. Egli è descritto in vari modi nell’essere rivestito della Chiesa: con una tunica, come si legge all’inizio di questo libro; con una veste bianca, come si legge in Daniele (Dan. VII, 9); in una nuvola: ed infatti leggiamo che i Santi sono nuvole, in Isaia: « Chi sono questi che volano come nuvole? » (Is. LX: 8). È avvolto, quindi, in una nube spirituale ed in un corpo santo… con l’arcobaleno sulla testa. L’arcobaleno è la promessa della perseveranza: si descrive la Chiesa nel Signore. Il suo volto è come il sole e le sue gambe sono come colonne di fuoco. C’è un motivo importante e una questione mirabile. All’inizio di questo libro (Ap. I, 15-16), si è parlato dapprima delle gambe di fuoco e poi del volto brillante, per mostrare che essi bruciano nella passione e brillano nella risurrezione; ora, invece, dice prima che il suo volto brilla e che le sue gambe sono come colonne di fuoco, per mostrare quale sia lo splendore della Chiesa per la passione. … Aveva in mano un libro aperto. Non c’è da stupirsi che il suo volto sia come il sole, perché quando aprirà il libro saprà cosa sta per succedere. Per « libro » intendiamo le pagine della Sacra Scrittura. Il libro arrotolato è il testo oscuro della Sacra Scrittura, che viene arrotolato dalla profondità delle sentenze, in modo che non è facile per tutti penetrarne il senso. Ciò che prima era arrotolato si apre; infatti per mezzo dei predicatori si chiarisce l’oscurità della parola sacra, come sta scritto: « … nasconde la sua dimora nelle acque, stende il cielo come una pelle » (Psal. CIII, 2). Cos’altro è designato qui con il nome di cielo, se non la Sacra Scrittura? In essa risplendono per noi il sole della saggezza, la luna della conoscenza, le stelle degli esempi e delle virtù degli antichi Padri. « Si dispiega come una pelle », perché per mezzo dei suoi scrittori si spiega con lingua di carne, quando si srotola davanti ai nostri occhi venendo esposta attraverso le parole dei dottori. Cos’altro sono queste, col nome di “acque”, se non i santi Angeli? Di questi sta scritto: « Lodate il nome del Signore, voi acque al di sopra dei cieli. » (Psal. CXLVIII, 4). – Il Signore nasconde nelle acque le alte dimore di questo cielo, perché ciò che racconta del sacro messaggio circa la natura della divinità, o le gioie eterne che ancora non conosciamo, è conosciuto in segreto solo dagli Angeli. Questo cielo, quindi, da una parte si apre davanti a noi, mentre la parte più alta di esso è nascosta nelle acque superiori: e questo perché ci sono certe cose del messaggio divino, già chiare per la manifestazione dello Spirito, mentre altre possono essere chiare solo agli Angeli, e per noi rimangono ancora celate. E ha messo il piede destro sul mare e il sinistro sulla terraferma: tanto per la predicazione. Ha messo il piede destro sul mare, cioè l’arto più forte nei pericoli più grandi, mentre il sinistro in quelli più convenienti. E gridava a voce alta come ruggisce il leone, cioè predicava con coraggio. E quando gridava, sette tuoni facevano sentire la loro voce. I sette tuoni sono le sette chiese, che ne sono poi una sola. Cos’altro potrebbe dire la Chiesa se non le sue parole? E quando l’Angelo ebbe parlato, si udirono i sette tuoni, che sono le sette trombe. Stavo per scrivere ciò che i sette tuoni avevano detto, e ho sentito una voce dal cielo che diceva: “Sigilla le cose che i sette tuoni hanno detto, e non scriverle“. Gli fu ordinato di non scrivere le parole che aveva sentito così come le aveva sentite, ma in un altro modo, cioè per allegoria, per similitudine: né scrivesse senza sigillo per i bruti e gli stolti. Così ha detto: sigillalo e non scriverlo. Perché avrebbe detto sigillalo, se non c’era niente da sigillare? Bastava dire: non scrivere. Ma ha comandato di non scrivere come voleva, senza sigillo, a causa dei bruti e degli stolti. In un altro luogo dice per i giusti: « Non sigillerai le parole di questa profezia, perché il tempo è vicino » (Ap. XXII, 10). Qui si mostra una diversità rivolta ai due, cioè ai buoni ed ai malvagi, per questi ha comandato di porre i sigilli, mentre per gli altri non l’ha fatto. « Il perverso continui pure a essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia, e il santo si santifichi ancora. » (Ap. XXII, 11). Ecco perché egli ha parlato loro in allegoria, con similitudini, affinché il giusto perseveri nella sua pazienza fino alla fine, per aver  di che essere incoronato; e il malvagio perseveri nella sua malizia fino alla fine, cosicché meriti di essere condannato. Che i giusti siano ancor più giustificati e che anche il Santo sia ancor più santificato. Cioè, benedetti siano i vostri occhi perché vedono, e le vostre orecchie perché odono. Si riferisce qui alle orecchie e agli occhi del cuore, non della carne. E Daniele fece questa distinzione della conoscenza della pace futura tra i fratelli: « conserva, disse, queste parole, e sigilla il libro fino al tempo (finale) » (Dan. XII, 4). Ma per coloro ai quali esse sono sigillate dice: « I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre … ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. »  (Dan. XII: 3 e 10). Alcuni spesso si chiedono se i santi dotti e gli ignoranti avranno la stessa ricompensa e la stessa dimora in cielo. Perciò si dice ora – secondo Teodosio – che il dotto otterrà il cielo medesimo, mentre i giusti senza dottrina sono paragonati alle stelle di gloria: e che c’è tanta differenza tra la santità dotta e la santità grossolana, quanto il cielo dista dalle stelle. E dunque con quel che ha detto: conserva queste parole e sigilla il libro, gli ha ordinato di oscurarne le parole e sigillare il libro in modo tale che molti leggessero e cercassero la verità del contenuto e, per la sua grande oscurità, ne interpretassero il significato in modo non conforme. Può aprire questo libro colui che conosce i misteri della Scrittura e comprende anche le parole oscure a causa della grandezza dei misteri e le interpreti correttamente, in quanto uccidendone la lettera le riferisce allo spirito che dà la vita. – Allora l’Angelo che aveva visto in piedi sul mare e sulla terra alzò la mano destra al cielo e giurò per Colui che vive per i secoli dei secoli, amen, che ha creato il cielo e tutto ciò che è in esso, la terra e tutto ciò che è in essa, il mare e tutto ciò che è in esso, perché non ci sarà più tempo, se non nei giorni in cui la voce del settimo Angelo sarà ascoltata, quando suonerà la sua tromba. La settima tromba è la fine della persecuzione e la venuta del Signore. Per questo l’Apostolo ha detto: « in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba … e i morti risorgeranno » (1 Cor. XV, 52). Nel tempo della pace futura dirà alla Chiesa che non è più il tempo della Chiesa, ma della purificazione, che essa sarà purificata dall’ultima persecuzione dell’Anticristo fino alla settima tromba. Il mistero di Dio sarà stato compiuto, secondo quanto aveva annunciato come buona novella attraverso i suoi profeti. La voce che ho sentito dal cielo mi ha parlato di nuovo e mi ha detto: Vai, prendi il libro che è aperto nella mano dell’Angelo che sta sul mare e sulla terra. La voce dal cielo è il comando di Dio che riguarda il cuore della Chiesa e ci ordina di ascoltare ciò che la Chiesa predicherà nel tempo della pace futura con il libro aperto. Andai dall’Angelo e gli dissi di darmi il libro. La Chiesa consiglia coloro che desiderano essere istruiti. Mi disse: prendilo e divoralo, cioè mettilo nel tuo cuore e scrivilo. Prendiamo questo libro già quando vogliamo compiere opere giuste. Apriamo la bocca e divoriamo il libro quando parliamo rettamente; mangiamo e distribuiamo ciò che riceviamo da Dio, quando ci è concesso il cibo della vita spirituale che aumenta nei nostri sensi quando iniziamo a predicare. Perciò un altro profeta dice: « Ho aperto la bocca ed attratto lo spirito » (Psal. CXVIII, 131). Perché non attirerei lo spirito se non aprissi la bocca. Infatti, se non ci si fosse applicati alla predicazione al prossimo, non si sarebbe accresciuta la grazia della dottrina spirituale. … Renderà le interiora amare, ma sarà alla bocca dolce come il miele. Chi ha imparato ad amare veramente Dio nel profondo del suo cuore, sa parlare dolcemente di Dio Onnipotente. Certo, la Sacra Scrittura è dolce quando riempie le viscere della vita di chi la mangia: perché è dolce da comunicare per chi l’ha interiorizzata onde viverla. Ma la parola non ha dolcezza per colui la cui vita da reprobo fa sì che gli rimorda nella coscienza. Per questo è necessario che coloro che annunciano la parola di Dio conoscano prima di tutto com’è la loro vita, e dalla loro vita dedurre cosa e come predicare. Perché la predicazione edifica maggiormente una coscienza con l’amore santo, piuttosto che con l’ostentazione della parola. Infatti amando le cose celesti che sono in lui, il predicatore sa come persuadere a disprezzare le miserie terrene. Colui che medita interiormente nella sua vita ed edifica gli altri consigliandoli con il suo esempio esteriore, sembra intingere nel cuore il calamo della lingua in ciò che scrive esteriormente per il prossimo con la mano e la parola. Questo libro renderà amare le viscere quando si inizierà a predicare e ad operare ciò che si è compreso. Ho preso il libro dalla mano dell’Angelo e l’ho divorato. Ed era nella mia bocca dolce come il miele. Ma quando l’ho mangiato, le mie viscere si sono riempite di amarezza. Poi mi disse: è necessario predicare di nuovo. Dimostra qui chiaramente che l’Angelo è un corpo: quando ne indica uno, si riferisce a molti. Mi disse: devi predicare di nuovo. La Chiesa ha mai smesso di predicare, per cui debba sentire che debba predicare di nuovo? Ma siccome descrive il tempo futuro che verrà dopo le persecuzioni africane, per dimostrare che questa sarà l’ultima predicazione, ed il rinnovamento della lotta, ecco perché ha detto ancora di nuovo. E poiché dopo, non solo in Africa ma in tutto il mondo, la Chiesa predicherà allo stesso modo, ha aggiunto: in molti popoli, lingue, nazioni e regni. C’è una sola Chiesa in tutto il mondo: quella che predica in Africa è quella che predicherà ovunque allo stesso modo. Per questo ha detto alla Chiesa africana: devi predicare di nuovo. – E mi fu data una canna di misura come un’asta, e l’Angelo che mi stava accanto mi disse: Alzati e misura il tempio di Dio e l’altare, e quelli che vi adorano in esso. Quando dice « alzati », intende l’incoraggiamento da dare alla Chiesa, affinché perseveri nella contemplazione. Infatti Giovanni non ha sentito queste cose mentre era seduto. Per “misura” intendiamo il mandato del Figlio di Dio nostro Signore, di confessare il Padre Onnipotente ed il suo Cristo, generato spiritualmente presso il Padre prima dei secoli, fatto uomo e che, superata la morte, ha ricevuto dal Padre suo in cielo un corpo, ha effuso lo Spirito Santo, dono e pegno dell’immortalità, annunciato dai profeti, descritto nella Legge: Egli che è la mano di Dio, il Verbo del Padre ed il Creatore dell’universo. Questa è la canna: la misura della fede. E nessuno adora l’altare santo se non colui che confessi questa fede: perché non tutti quelli che sembrano essere con Lui lo adorano, secondo quanto dice: la corte che è fuori dal tempio, lasciatela fuori e non misuratela. Il cortile infatti si trova alle porte del tempio e sembra appartenere al tempio ma non è il tempio, perché non appartiene al “sancta sanctorum“: in esso si rappresentano quelli che sembrano essere nella Chiesa, ma ne sono fuori. Il cortile è chiamato atrio, che è lo spazio vuoto tra le mura. A questi tali che non sono necessari è stato ordinato di lasciare la Chiesa. Perché è stato concesso ai gentili di calpestare la città santa, e la calpesteranno per quarantadue mesi. Coloro che si sono esclusi e coloro ai quali è stato concesso, calpesteranno insieme la Chiesa: e questi sono gli uomini malvagi di questo mondo.

TERMINA LA STORIA

COMINCIA LA STORIA DI ELIA O DELLA LEGGE E DEL VANGELO

(Ap. XI, 3-7)

… et dabo duobus testibus meis, et prophetabunt diebus mille ducentos nonaginta (*), amicti saccis. Hi sunt duæ olivæ et duo candelabra in conspectu Domini terræ stantes. Et si quis voluerit eos nocere, ignis exiet de ore eorum, et devorabit inimicos eorum: et si quis voluerit eos lædere, sic oportet eum occidi. Hi habent potestatem claudendi cælum, ne pluat diebus prophetiæ ipsorum: et potestatem habent super aquas convertendi eas in sanguinem, et percutere terram omni plaga quotiescumque voluerint. Et cum finierint testimonium suum, bestia, quæ ascendit de abysso, faciet adversum eos bellum, et vincet illos, et occidet eos. Et corpora eorum jacebunt in plateis civitatis magnæ.

(*) [I Codici dicono “novanta giorni“; il latino Vetus e la Vulgata, “sessanta” e così Tyconium. È influenzato da Dan. XII, 11.]

(… ma darò ai due miei testimoni che per mille duecento sessanta giorni profetino vestiti di sacco. Questi sono i due ulivi e i due candelieri posti davanti al Signore della terra. E se alcuno vorrà offenderli, uscirà fuoco dalla loro bocca, e divorerà i loro nemici; e se alcuno vorrà loro far male fa d’uopo che in tal guisa sia ucciso. Questi hanno potestà di chiudere il cielo, sicché non piova nel tempo del loro profetare: e hanno potestà sopra le acque per cangiarle in sangue, e di percuotere la terra con qualunque piaga ogni volta che vorranno. Finito poi che abbiano di rendere testimonianza, la bestia, che viene su dall’abisso, loro muoverà guerra, e li supererà, e li ucciderà. E i loro corpi giaceranno nella piazza della grande città.).

COMINCIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA.

[11] e io darò i miei due testimoni ed essi profetizzeranno per 1.290 giorni. Questi milleduecentonovanta giorni sono tre anni e sei mesi. Tanto durerà la predicazione di Elia, e tanto pure il regno dell’Anticristo che così sommati, fanno sette anni. I due testimoni nella Chiesa, nel senso spirituale, sono i due Testamenti, cioè la Legge ed il Vangelo. Dalla passione del Signore all’Anticristo contiamo tre anni e sei mesi: cioè quarantadue mesi, cioè tre anni e mezzo, o trecentocinquanta: quindi un mese sono cento mesi per mezzo del numero dieci. Quattrocento e venti, sono cioè quattromila duecento mesi. Cioè centoventiseimila giorni, trecentocinquanta anni, per cui un giorno sono cento giorni; quindi cento volte mille e duecento novanta, cioè centoventiseimila giorni, che sono allo stesso tempo trecentocinquanta anni. Questo è tutto il tempo dalla passione del Signore fino all’Anticristo. – Ed ora spiritualmente la figura di Elia e di colui che verrà con lui – i due testimoni – cioè la Legge e il Vangelo, che viene ucciso da coloro che non li hanno osservati e per mezzo dei quali non si è adempiuto: ecco, questi sono i due testimoni, la Chiesa che profetizza attraverso i due Testamenti. E chi sono i testimoni del Signore se non i Cristiani? Coloro che in greco sono chiamati martiri, in latino son detti i testimoni: perché con la passione danno testimonianza a Cristo. Non ha detto: avrò un testimone, come se non ce ne fossero più ora; ma ha detto: « darò ai miei due testimoni », qui presenti, che sono la Legge ed il Vangelo. – Anche l’ultima persecuzione dell’Anticristo si protrarrà per gli stessi giorni. E colui che ora nuoce spiritualmente alla Chiesa, la devasterà poi apertamente. E ucciderà apertamente Elia e colui che verrà con lui, mentre ora uccide solo spiritualmente i due testimoni: vestiti – dice – di cilicio … che consiste nella confessione (exomologesis), cioè nella determinazione a manifestare il pentimento: infatti coloro a cui predicano e che vogliono ascoltarli, si convertono rapidamente alla penitenza. Questi sono i due ulivi e i due candelieri che sono alla presenza di Dio. Questi sono – dice – quelli che stanno, che sono ora nella predicazione. I due candelieri sono la Chiesa. Ma siccome essa è presente attraverso la Legge ed il Vangelo, così ha detto esserne due. Così come attraverso i quattro Angeli e i quattro venti ci si è riferito all’unica Chiesa, e così come le sette chiese ne sono una sola, così anche i sette candelieri sono indicati come un solo candeliere, e per lo più, secondo i testi, i molti costituiscono una sola Chiesa. Infatti il profeta Zaccaria vide un candeliere settiforme e due olivi, cioè i due Testamenti, versare il loro olio sul candelabro. Questa è la Chiesa con il suo olio inesauribile, che fa bruciare onde essere la luce del mondo. Infatti così dice Zaccaria: « … e mi svegliò come un uomo che è svegliato dal sonno. E dissemi: che è quel che vedi? E io dissi: Vedo un candelabro tutto d’oro; in cima ha un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne. Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra » (Zac. IV: 2). E quando chiese cosa fosse, l’Angelo rispose e disse: Questi sette sono gli occhi del Signore, che guardano su tutta la terra. Intendiamo questi essere gli occhi della settiforme grazia dello Spirito, che sono nella Chiesa che osserva tutta la terra del corpo dell’uomo. E quando si chiede degli olivi, che sono i due Testamenti, si dice così: « Questi, soggiunse, sono i due consacrati che assistono il Signore di tutta la terra ». (Zac. IV: 14). Se qualcuno cercasse di nuocere loro, il fuoco uscirebbe dalla loro bocca e divorerebbe i loro nemici. Il fuoco è la parola della predicazione: se qualcuno fa del male alla Chiesa ora o in futuro, mediante le orazioni della sua bocca, questi sarà bruciato nel fuoco divino. Essi [i testimoni] hanno il potere di chiudere il cielo affinché non piova nei giorni in cui profetizzano. Il cielo è la Chiesa, e la pioggia è la parola della predicazione. Essi hanno il potere di chiudere il cielo, cioè di legare: affinché la benedizione della Chiesa non scenda su colui che la perseguita; ed hanno il potere sulle acque di trasformarle in sangue e colpire la terra con ogni sorta di piaghe, tutte le volte che vogliono. Le acque sono i popoli. Le acque – i popoli – diventano sangue, quando intendendo carnalmente le opinioni dei filosofi, riprovandole la Chiesa, sono ripresi dalla sua correzione. Tutte queste cose che Dio realizza attraverso la Chiesa, le affida ai poteri della Chiesa, avendo essa ricevuto ogni potere in cielo ed in terra dal Figlio dell’uomo, di cui il Signore si è rivestito, ed il cui capo è Dio. È questo potere che è stato dato alla sua Chiesa, che chiude spiritualmente il cielo per cui non piove, e questo vuol dire che la saggezza non entra nell’uomo malvagio. Come dice di una parte della sua vigna: « alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. » (Is. V, 6); e non solo le acque non cadranno, ma renderanno inutili anche le acque che erano già cadute. Il Cristo, il Vescovo, la Chiesa, fanno ciò che vuole, perché chi opera in tutti è l’uno e medesimo Dio. E quando avran finito di testimoniare, la Bestia che sorge dall’abisso gli muoverà guerra, li vincerà e li ucciderà. Questa è la testimonianza che la Chiesa offre fino alla manifestazione della bestia, quando apertamente, nello stesso numero di giorni precedenti, i testimoni saranno uccisi dalla bestia: di modo che, così come uccide spiritualmente i due Testamenti, quando il diavolo sarà sciolto per regnare nell’Anticristo, ucciderà corporalmente i due testimoni, cioè Elia e colui che verrà con lui. Molti pensano che con Elia verranno Eliseo o Mosè; ma entrambi sono morti. La morte di Geremia non è nota; per questo i nostri maggiorenti ci hanno lasciato in eredità la tradizione che colui che verrà è Geremia. La parola stessa che gli è stata rivolta lo testimonia, dicendo: « prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, e prima che tu nascessi ti ho consacrato: ti ho fatto profeta dei Gentili. » (Ger. 1: 5). Geremia non era un profeta tra i gentili, ma solo in Israele. E la parola verace di Dio deve fare ciò che promette, cioè che sarà profeta tra i Gentili. Questi sono i due candelabri e i due olivi che stanno davanti a Dio, vale a dire in Paradiso. Per questo ne ha preso nota, in modo che se leggendo un altro testo non lo si capisce, lo si capisca qui. Conviene che questi due siano uccisi dall’Anticristo. E siccome abbiamo detto queste cose in senso tipico, commentiamo ora le stesse parole in senso spirituale, per la vostra carità, proprio come abbiamo iniziato.

TERMINA L’ESPOSIZIONE

COMINCIA LA STORIA DEL TESTAMENTO

(Ap.XI, 7-10)

… et vincet illos, et occidet eos. Et corpora eorum jacebunt in plateis civitatis magnæ, quæ vocatur spiritualiter Sodoma, et Ægyptus, ubi et Dominus eorum crucifixus est. Et videbunt de tribubus, et populis, et linguis, et gentibus corpora eorum per tres dies et dimidium: et corpora eorum non sinent poni in monumentis: et inhabitantes terram gaudebunt super illos, et jucundabuntur: et munera mittent invicem, quoniam hi duo prophetæ cruciaverunt eos, qui habitabant super terram.

( … e li supererà, e li ucciderà. E i loro corpi giaceranno nella piazza della grande città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il lor Signore è stato crocifisso. E gente d’ogni tribù, popolo, lingua, e nazione, vedranno i loro corpi per tre giorni e mezzo: e non permetteranno che i loro corpi siano seppelliti. E gli abitanti della terra godranno, e si rallegreranno sopra di essi: e si manderanno vicendevolmente dei presenti, perché questi due profeti hanno dato tormento agli abitatori della terra).

TERMINA

SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA.

[12]E li vincerà e li ucciderà. L’Anticristo vincerà coloro che ha ingannato perché credessero in lui. Ed ucciderà i Santi che hanno reso testimonianza a Dio. Spiritualmente, egli ora vince nella Chiesa coloro che non credono nel Vangelo e nella Legge, uccide coloro che credono in Cristo e vivono nella penitenza, come dice il Signore nel Vangelo: « vi condurranno in prigione e vi uccideranno » (Mt. XIV, 17). Chi non accetta la Chiesa, uccide i due Testamenti. E il loro corpo sarà gettato nella piazza della grande città. Ha detto un solo corpo dei due, mentre altre volte dice “corpi” al plurale, per indicare il numero della Legge e del Vangelo, e ciò per mostrare che v’è un solo corpo della Chiesa. Si riferisce qui non solo al corpo degli uccisi, ma anche a quello dei vivi. E quando ha detto « sarà gettato via », questo sta a significare: disprezzato, come è scritto: « tu hai odiato la dottrina e hai gettato le mie parole alle tue spalle » (Psalm. XLIX,17). Sarà gettato per le strade della grande città, cioè in mezzo alla Chiesa, spiritualmente chiamata Sodoma ed Egitto, dove il Signore è stato crocifisso; si riferisce certamente alla Chiesa, perché Gerusalemme non può essere restaurata, come dice il Signore: « e Gerusalemme sarà calpestata fino a quando si compia il tempo dei gentili » (Lc. XXI, 14). – E gente di ogni popolo, tribù, lingue e nazioni contemplano il suo corpo per tre giorni e mezzo. Cioè tre anni e sei mesi, cioè trecentocinquanta anni, come abbiamo detto sopra, dalla passione del Signore fino all’Anticristo. Questo, come abbiamo detto, accade spiritualmente alla Chiesa. Si mescola il tempo, il presente con il futuro. Contemplano, dice, e non contempleranno. Come dice il Signore nel Vangelo: « verrà l’ora, dice, in cui tutti coloro che vi uccidono penseranno che stanno adorando Dio » (Gv. XVI, 2). Ed ora accade quello che dice che avverrà. Per questo ha detto che « l’avrebbero fatto, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. » Non dice: « Lo faranno perché non lo conosceranno ». Non separa mai il tempo presente dall’ultimo tempo, in cui si manifesterà l’Anticristo. Ora la malizia spirituale lo sta facendo nella Chiesa. Non è permesso seppellire i loro corpi. Si riferisce al desiderio di coloro che si rifugiano nella penitenza: essi vogliono essere sepolti nel loro corpo; e coloro che sono dalla parte del diavolo non permettono loro di servire Dio con devozione. Infatti il marito perseguita la moglie, e la moglie perseguita il marito; i genitori perseguitano i figli, e i figli perseguitano i genitori; il padrone perseguita il servo, e i servi perseguitano il padrone; e, quel che è peggio, i falsi profeti perseguitano tutti; e i servi di Dio non possono resistere al loro attacco, come dice il Signore: « Guai a voi che chiudete il regno dei cieli: non entrate voi, né lasciate entrare gli altri » (Mt. XXIII, 13); ma essi tuttavia entrano sempre, nonostante la loro opposizione. In questo modo non permettono che i loro corpi siano sepolti. E lo faranno apertamente con i corpi dei vivi e dei morti: perché non permetteranno ai vivi di riunirsi a celebrare i sacri uffici in loro memoria, né pronunceranno il nome degli uccisi nella celebrazione, né permetteranno che i loro corpi siano sepolti in una tomba come testimoni di Dio. Gli abitanti della terra si rallegrano a causa loro. E festeggiano con feste e si scambiano doni. Questo è sempre stato fatto, ma mentre ora si scambiano doni, in tempi successivi gioiranno e banchetteranno. Ogni volta che i giusti sono afflitti, gli ingiusti si rallegrano e festeggiano. Si scambiano doni, cioè l’uno lo dice all’altro con gaudio, così come è scritto: « quelli che bevevano vino mi dileggiavano. » (Psal. LXVIII, 13). Perché questi due profeti hanno tormentato gli abitanti della terra. I due profeti sono i due Testamenti. Dice che tormentano la terra perché comandano di lasciare il mondo; e gli empi perseguitano coloro che vogliono servire Dio. E oltre alle piaghe, con le quali i Testamenti di Dio rimproverano il genere umano, anche la loro stessa vista grava sugli empi. Infatti essi medesimi  dicono: « È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo » (Sap. II, 15). E non solo risultano per essi gravosi, ma li faranno struggere, come sta scritto: « Gli empi lo vedranno e si adireranno, digrigneranno i denti e si consumeranno » (Psal. CXI, 10). Si rallegreranno, quindi, quando ovunque sembrerà che non si abbia più nulla da sopportare a causa dell’impazienza, poiché i giusti sono stati abbattuti ed uccisi e la loro eredità è stata abbattuta.

TERMINA LA SPIEGAZIONE

COMINCIA LA STORIA DEGLI STESSI TESTIMONI

(Ap. XI, 11-14)

Et post dies tres et dimidium, spiritus vitæ a Deo intravit in eos. Et steterunt super pedes suos, et timor magnus cecidit super eos qui viderunt eos. Et audierunt vocem magnam de cœlo, dicentem eis: Ascendite huc. Et ascenderunt in caelum in nube : et viderunt illos inimici eorum. Et in illa hora factus est terræmotus magnus, et decima pars civitatis cecidit: et occisa sunt in terræmotu nomina hominum septem millia: et reliqui in timorem sunt missi, et dederunt gloriam Deo cœli. Væ secundum abiit: et ecce væ tertium veniet cito.

(Ma dopo tre giorni e mezzo lo spirito di vita che viene da Dio entrò in essi. E si alzarono in piedi, ed un grande timore cadde sopra coloro che li videro. E udirono una gran voce dal cielo che disse loro: Salite quassù. E salirono in una nuvola al cielo: e i loro nemici li videro. E in quel punto avvenne un gran terremoto, e cadde la decima parte della città: e nel terremoto furono uccisi sette mila uomini: e il restante furono spaventati, e diedero gloria al Dio del cielo. Il secondo guai è passato: ed ecco che tosto verrà il terzo guai).

INIZIA LA SPIEGAZIONE DELLA STORIA DESCRITTA IN PRECEDENZA.

[13] … e dopo tre giorni e mezzo, lo spirito di vita di Dio è entrato in loro. Abbiamo già detto dei giorni: qui l’Angelo ha raccontato il futuro, e ha presentato come già compiuto ciò che ha sentito che si sarebbe compiuto: si sono alzati ed una grande paura si è impadronita di coloro che li contemplavano. Poi ho sentito una voce forte dal cielo che diceva loro: Venite quassù; e sono saliti in cielo nella nuvola. Questo deve essere compreso riguardo alla risurrezione, come dice l’Apostolo: « saremo presi dalle nuvole per incontrare Cristo » (1 Tess. IV, 16). Ma sta scritto pure che, prima della venuta del Signore, questo non può accadere a nessuno: « … prima Cristo, poi coloro che sono perfetti servitori di Cristo » (1 Cor. XV, 23) … che saranno presi dalle nuvole alla sua venuta. Per questo motivo sono escluse tutte le opinioni di coloro che pensano che questi due testimoni siano due uomini, cioè Elia e colui che verrà con lui, e che prima della venuta del Signore saliranno in cielo tra le nuvole. Abbiam già detto che questo non può essere fatto da nessuno se non alla venuta del Signore nella risurrezione di tutta la Chiesa, e che coloro che hanno vissuto perfettamente per mezzo dei due Testamenti saliranno ad incontrare Cristo nell’aria. Se si parla di questi due soli uomini, come potrebbero gli abitanti della terra gioire della morte di entrambi che morirebbero in una sola città? Oppure, come si scambierebbero doni su tutta la terra se ci fossero i tre giorni, e prima di gioire della loro morte sarebbero addolorati per la loro risurrezione?…. dal momento che tanti, in una così vasta distesa della terra, non riceverebbero la notizia della morte prima di quella della risurrezione. Oppure, quale banchetto o festa può esserci se, nelle piazze dei commensali, i cadaveri umani mescolano ai banchetti le esalazioni del fetore di tre giorni? Quindi è chiaro chi siano i testimoni e quali siano i giorni: sono quelli che abbiamo detto sopra, cioè dalla passione del Signore alla sua seconda venuta. E quel che dice del « grande timore che è caduto su coloro che li hanno contemplati », lo ha detto di tutti i viventi alla venuta del Signore: infatti i giusti che Cristo troverà vivi, avranno grande timore alla risurrezione di coloro che dormono, poiché la risurrezione dei morti sarà molto rapida. E se poi i giusti avranno grande timore, che ne avverrà dei peccatori? … E i loro nemici li vedranno. Qui ha separato i giusti dai peccatori, che prima aveva detto avere paura in comune. In quell’ora si è verificato un grande terremoto, cioè la persecuzione: questa è quindi una ricapitolazione, come detto, nella venuta del Signore. In quell’ora, « … chi è sul terrazzo della casa, non scenda a prendere nulla dalla casa » (Mt. XXIV, 17). L’ora indica tutto il tempo. E la decima parte della città è crollata, e con il terremoto sono morte settemila persone. I numeri dieci e sette sono numeri perfetti. E se non fossero perfetti, si dovrebbe capire il tutto per la parte; perché così dice che nella persecuzione l’intera città è distrutta, con tutti i suoi costruttori. Ci sono due edifici nella Chiesa, uno fondato sulla roccia, che è Cristo, l’altro sulla sabbia, che è la fiducia in questo mondo: è quest’ultimo edificio quello che è caduto. I sopravvissuti hanno avuto paura e hanno dato gloria al Dio del cielo. Questi invece sono coloro che son fondati sulla roccia, cioè i Santi che, alla venuta del Signore, vedendo morire i peccatori nel terremoto, essendo molto timorosi pur essendo giusti, rendono gloria a Dio con la confessione ed il disprezzo della loro vita, come sta scritto dell’uomo giusto: « il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli empi. » (Psal. LVII, 11). Quando l’uomo giusto vede la morte del peccatore, è più attento all’osservanza dei comandamenti e quindi diventa più prudente e puro, come sta scritto: « … chi tiene conto dell’ammonizione diventa prudente. » (Prov. XV, 5). Terminata la ricapitolazione che aveva introdotto, omettendo il racconto del settimo Angelo, torna all’ordine [interrotto], dicendo: il secondo “guai” è passato! Ha detto che il primo “guai” era passato quando era finita la guerra delle locuste, e che il secondo “guai” stava arrivando; dopo aver scritto a riguardo dei cavalli, non ha detto che il secondo “guai” era passato, per non descrivere subito il terzo “guai”, perché doveva fare una ricapitolazione. Ed ora, terminata la ricapitolazione, dice che il secondo “guai” è avvenuto, non alla ricapitolazione, ma ai cavalli già descritti che non aveva concluso con il “guai”! Il terzo “guai” che segue è il settimo Angelo, con cui si finisce. Qui vediamo dunque, che ha fatto due finali consecutivi: uno di ricapitolazione e l’altro seguendo l’ordine (della narrazione). Ha narrato la fine nella Resurrezione dei testimoni, che aveva introdotto fuori dall’ordine: includendovi il secondo “guai”! dovuto alla guerra dei cavalli, dicendo: “Passò il secondo “guai!” Ed ecco, il terzo “guai”! Questo terzo “guai” è la separazione dei giusti dai peccatori alla risurrezione.

TERMINA LA STORIA DELLE SEI TROMBE

INIZIA LA SETTIMA TROMBA, CHE È LA RESURREZIONE DI OGNI CARNE.

(Ap. XI, 15-18)

Et septimus angelus tuba cecinit: et factæ sunt voces magnæ in cœlo dicentes: Factum est regnum hujus mundi, Domini nostri et Christi ejus, et regnabit in sæcula sæculorum. Et viginti quatuor seniores, qui in conspectu Dei sedent in sedibus suis, ceciderunt in facies suas, et adoraverunt Deum, dicentes: Gratias agimus tibi, Domine Deus omnipotens, qui es, et qui eras, et qui venturus es: quia accepisti virtutem tuam magnam, et regnasti. Et iratæ sunt gentes, et advenit ira tua et tempus mortuis judicetur …

(E il settimo Angelo diede fiato alla tromba: e si alzarono grandi voci nel cielo, che dicevano: Il regno di questo mondo è diventato del Signor nostro e del suo Cristo, e regnerà pei secoli dei secoli: così sia. E i ventiquattro seniori, i quali siedono sui loro troni nel cospetto di Dio, si prostrarono bocconi, e adorarono Dio, dicendo: rendiamo grazie a te, Signore Dio onnipotente, che sei, e che eri, e che sei per venire: perché hai fatto uso della tua grande potenza, e ti sei messo a regnare. E le genti si sono adirate, ed è venuta l’ira tua e il tempo di giudicare i morti …)

[14] Ha fatto riferimento all’inizio ed alla fine: ha regnato e le nazioni si sono incollerite. La sua prima venuta è: che … ha regnato; è la sua seconda venuta è: …il dare la ricompensa ai tuoi servi i profeti e a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di distruggere quelli che distruggono la terra. Vedi – dice – è arrivato il terzo “guai”, con la voce del settimo Angelo. E dopo averlo toccato, dice che, non altri, ma solo la Chiesa ha lodato Dio e lo ha ringraziato. Per questo comprendiamo che la ricompensa del bene non è data senza il “guai”! dei malvagi. Come la Chiesa stessa dice: è giunto il momento di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai vostri servi e di distruggere coloro che distruggono la terra. Questa è l’ultimo “guai”!, che è la separazione dei giusti dai peccatori. Qui finisce, e ricapitola dalla nascita di nostro Signore Gesù Cristo, per dire la medesima cosa in altro modo e con maggiore chiarezza.

TERMINA IL QUINTO LIBRO

COMMENTARIO ALL’APOCALISSE DI BEATO DI LIEBANA (12)