MESSA DELLA FESTA DEL SS. NOME DI GESÙ (2021).

MESSA DELLA FESTA DEL SS. NOME DI GESÙ (2021).

Doppio di II cl. – Paramenti bianchi.

La Domenica tra la Circoncisione e l’Epifania.

Dopo averci manifestato l’Incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa ci rivela tutta la grandezza del suo nome. Durante il rito della Circoncisione i Giudei davano un nome ai bambini. Cosi la Chiesa usa lo stesso Vangelo del giorno della Circoncisione, insistendo sulla seconda parte, che dice: « il Bambino fu chiamato Gesù » (Vang.) « come Dio aveva ordinato che si chiamasse » (Or.) ». L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio a Maria e le disse: lo Spirito Santo scenderà sopra di te, « partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù » (S. Luca, 1, 31). «Un Angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe, ciò che in Maria tua sposa è stato concepito, è dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio al quale porrai nome Gesù; perché Egli libererà il suo popolo dai peccati » – S. Matteo. I, 20). Questo nome significa Salvatore poiché spettava a Gesù di salvarci; «nessun altro nome è stato dato dagli uomini con il quale noi dovessimo essere salvati » (Ep.). Le prime origini di questa festa risalgono al XVI secolo, e la si celebrava nell’ordine di S. Francesco. Nel 1721 la Chiesa, retta da Innocenzo XIII, estese al mondo intero questa solennità. Se vogliamo « rallegrarci di vedere i nostri nomi scritti con quello di Gesù nel cielo » (Postc.) abbiamolo spesso sulle nostre labbra quaggiù. Venti giorni d’indulgenza sono accordati a quelli che curvano il capo con rispetto pronunciando o ascoltando il nome di Gesù e di Maria, e Pio X ha concesso 300 giorni a quelli che li invocheranno piamente con le labbra o almeno con il cuore.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Phil II: 10-11
In nómine Jesu omne genu flectátur, cœléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris [Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e nell’inferno, e ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo regna nella gloria di Dio Padre.]


Ps VIII: 2.
Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!

[Signore, Signore nostro, quant’è ammirabile il Nome tuo su tutta la terra!]

In nómine Jesu omne genu flectátur, cœléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris [Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e nell’inferno, e ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo regna nella gloria di Dio Padre.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui unigénitum Fílium tuum constituísti humáni géneris Salvatórem, ei Jesum vocári jussísti: concéde propítius; ut, cujus sanctum nomen venerámur in terris, ejus quoque aspéctu perfruámur in cœlis.

[O Dio, che l’Unigenito tuo Figlio hai costituito Salvatore del genere umano, e hai voluto chiamarlo Gesù, concedici propizio di volerci beare in cielo della vista di Colui di cui sulla terra veneriamo il santo Nome.]

Lectio

Léctio Actuum Apostolorum
Act IV: 8-12
In diébus illis: Petrus, replétus Spíritu Sancto, dixit: Príncipes pópuli et senióres, audíte: Si nos hódie dijudicámur in benefácto hóminis infírmi, in quo iste salvus factus est, notum sit ómnibus vobis et omni plebi Israël: quia in nómine Dómini nostri Jesu Christi Nazaréni, quem vos crucifixístis, quem Deus suscitávit a mórtuis, in hoc iste astat coram vobis sanus. Hic est lapis, qui reprobátus est a vobis ædificántibus: qui factus est in caput ánguli: et non est in alio áliquo salus. Nec enim aliud nomen est sub cœlo datum homínibus, in quo opórteat nos salvos fíeri.

[In quei giorni: Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani, ascoltate: Giacché oggi siamo interrogati sul bene fatto ad un uomo ammalato, per sapere in qual modo sia stato risanato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo di Israele, che in virtù del Nome del Signore nostro Gesù Cristo Nazareno, che voi crocifiggeste e Iddio risuscitò dai morti, costui sta ora qui sano alla vostra presenza. Questa è la pietra rigettata da voi, costruttori, la quale è divenuta testata d’angolo. Né c’è salvezza in alcun altro. Poiché non vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini in virtù del quale possiamo salvarci.]

Graduale

Ps CV: 47

Salvos fac nos, Dómine, Deus noster, et cóngrega nos de natiónibus: ut confiteámur nómini sancto tuo, et gloriémur in glória tua.

[Sàlvaci, o Signore, Dio nostro, e raccoglici di mezzo alle nazioni: affinché celebriamo il tuo santo Nome e ci gloriamo della tua gloria. ].

Isa LXIII: 16

Tu, Dómine, Pater noster et Redémptor noster: a sǽculo nomen tuum. Allelúja, allelúja

[Tu, o Signore, Padre nostro e Redentore nostro: dall’eternità è il tuo Nome. Allelúia, allelúia].

Ps CXLIV: 21

Laudem Dómini loquétur os meum, et benedícat omnis caro nomen sanctum ejus. Allelúja.

[La mia bocca annuncerà la lode del Signore: e ogni vivente benedirà il suo santo Nome. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam
Luc II:21
In illo témpore: Postquam consummáti sunt dies octo, ut circumciderétur Puer: vocátum est nomen ejus Jesus, quod vocátum est ab Angelo, priúsquam in útero conciperétur.

[In quel tempo: Passati gli otto giorni, il bambino doveva essere circonciso, e gli fu posto il nome Gesù: come era stato indicato dall’Angelo prima di essere concepito.]

Omelia

« Gesù », Cioè il « Salvatore »

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI  ediz. Soc. Ed. Vita e pensiero – Milano)

Nessuno poteva dare un vero nome al figlio di Dio fatto uomo, se non l’eterno Padre, perché Egli lo conosceva. E l’eterno Padre gli diede un nome che è sopra ogni altro nome, e per mezzo d’un Arcangelo lo comunicò alla Vergine Madre: « Il Figlio che nascerà da te, lo chiamerai Gesù » . Jesus! Perciò, dopo otto giorni dalla sua nascita, fu circonciso secondo la legge di Mosè e gli fu imposto il nome di Gesù. Jesus! Gli altri uomini assai spesso hanno nomi a cui la realtà non corrisponde: non tutti quelli che si chiamano Fortunato sono poi nella vita fortunati; né tutti quelli che si chiamano Carlo sono poi valorosi come Carlo Magno, o santi come il Borromeo. Non così il Figlio di Dio: quel suo nome disceso dal cielo non è parola vuota, ma significò il valore della sua vita terrena fin dal primo istante. Fin dal primo istante della incarnazione, egli poté dire al Signore: « Padre, i sacrifici delle bestie e degli uomini non ti furono graditi, ma la tua giustizia volle il sacrificio del tuo Figliuolo per salvare il mondo. Eccomi, son qui, io sono il Salvatore del mondo ». Orbene la parola Salvatore tradotta in ebraico suona: Gesù. Jesus! L’umanità era caduta nell’abisso: una distanza incolmabile disgiungeva Dio dall’uomo peccatore. Ed ecco un ponte divino fu lanciato tra noi e il Signore sdegnato: questo ponte è Gesù. Per lui solo fu rifatta la strada che permette di ascendere dalla disperazione mondana alla salvezza eterna. Gesù stesso parlando ai suoi discepoli svelò a loro il significato del proprio nome: « Io sono colui ch’è venuto a salvare ciò ch’era perito » (Mt., XVIII, 11). Venit salvare quod perierat. – Per meglio comprendere il mistero racchiuso in questo nome, facciamoci due domande: – che cosa era perito?; – come fu salvato?

1. QUOD PERIERAT

Noi non possiamo rifarci all’origine delle nostre disgrazie senza che sulle labbra ci torni un nome: Adamo. Quando Iddio creò Adamo, il primo uomo, non solo volle farlo uomo perfetto, ma volle adottarlo per suo figlio. Pensate quale sublime dignità entrare a far parte della famiglia delle Tre infinite Persone, partecipare a quella divina società, essere destinati a godere del loro gaudio stesso! Ma per poter essere adottati è necessario appartenere alla medesima specie dell’adottante: l’uomo non può adottare se non uomini, e Dio non poteva adottare se non esseri divini. Ora l’uomo non era della natura di Dio: anzi la natura umana è lontana da Dio molto più di quanto una bestia disti da noi. E allora? … allora ecco Dio infondere una forza interiore e inerente all’anima nostra, la quale, pur lasciandoci uomini, ci fa degli esseri divini, partecipi della vita di Dio, e per ciò da Lui adottabili in figli: la grazia. O Signore! come furono inesauribili le tue ricchezze e come impensabili le tue vie d’amore! – La grazia! essa fa dell’uomo un figlio di Dio. Notate: Se voi adottate un trovatello, voi lo dichiarate figlio, non lo fate figlio vostro perché non potrete far scorrere in lui il vostro sangue e la vostra vita. La grazia invece immette nell’anima nostra una partecipazione della stessa vita di Dio, per cui gli diventiamo veri figli, benché non per natura, ma per adozione. Videte, qualem charitatem dedit nobis Deus ut filii Dei nominemur et simus (I Joan., III, 1). La grazia! non solo fa l’uomo figlio di Dio, ma gliene dà pure tutti i diritti. Come i figli hanno il diritto di ereditare i beni del padre, così l’uomo in grazia ha diritto di ereditare il regno del Padre celeste, il Paradiso, ove si gode il godimento di Dio. La grazia! non solo fa l’uomo figlio di Dio, ma gliene dà pure tutti i diritti così che Dio stesso n’è rapito. Quando il patriarca, presago della morte vicina, abbracciò Giacobbe per benedirlo, sentì che dai vestimenti del suo figliuolo, tra piega e piega, si svolgeva un profumo deliziosissimo. In un rapimento di gioia esclamò: « Sento l’olezzo di un campo di fiori: io t’amo, figlio mio. Su te la rugiada del cielo! E te la fecondità della terra! Per te il frumento e il vino! Maledetto chi ti maledirà e benedetto chi ti benedirà » . Questa scena ti può rappresentare la delizia di Dio quando abbraccia un’anima in grazia. Davanti a queste verità, noi possiamo comprendere la vertiginosa dignità a cui l’uomo fu elevato, ma possiamo anche misurare l’abisso in cui è poi decaduto. Ah, il peccato d’Adamo quale tesoro ci ha fatto perdere! – Non più figliuoli di Dio, ma uomini soltanto, e per giunta maledetti. Non più vita divina in noi, ma soltanto vita umana, e per giunta amareggiata da passioni prepotenti e da croci pesanti. Non più grazia, luce, profumo, soprannaturale bellezza nell’anima, ma invece la macchia del peccato originale che, con la natura umana, da Adamo si trasmetteva di generazione in generazione. Non più diritti alla divina eredità del Paradiso. Ecco quello che avevamo perduto: Quod perierat. L’uomo sentiva ancora una angosciosa brama verso il destino soprannaturale da cui si era escluso: ma gli mancavano assolutamente i mezzi per ritornarvi: sospirava alla vetta del monte baciata dal sole e carezzata dall’azzurro, ma egli era nel profondo d’un baratro, affondato nel fango, avvolto dalle nebbie. Questo era il dramma dell’umanità. E venne il Salvatore.

2. VENIT SALVARE

Il peccato è un’ingiuria fatta a Dio: e la giustizia divina esigeva che fosse espiata. Ma l’uomo, semplice creatura, è incapace di soddisfare a un debito contratto col Signore per una colpa la cui malizia è infinita. Infatti la gravità d’un’ingiuria si misura dalla dignità della persona offesa, e qui l’offeso era Dio: Dio solo dunque poteva dare una giusta riparazione. D’altra parte, per riparare occorre soffrire umiliazione e sacrificio: e Dio necessariamente beato non poteva soffrire per noi. E allora? La soluzione dell’arduo problema venne attuata dal nostro Salvatore. Il quale si fece uomo come noi per poter soffrire, e rimase Dio per dare alla sua sofferenza un valore infinito che bastasse alla riparazione dell’offesa divina. Dunque sia a gloria a Gesù, il Salvatore!

1) Egli è il figlio di Dio che s’è fatto uomo, perché l’uomo tornasse ad essere figlio di Dio, che prese la nostra natura perché noi fossimo partecipi della sua natura divina; che visse la nostra vita umana perché noi vivessimo la sua vita divina. Gloria a Gesù, il Salvatore!

2) Egli è l’innocente che s’è messo al posto del malfattore. Toccava a Barabba, l’assassino, morire in croce, ma Gesù, il Figlio di Dio, s’è messo al suo posto tra due ladroni. Toccava all’uomo espiare il peccato, ma Gesù prese sopra le sue spalle e peccato e pena. Gloria a Gesù, il Salvatore!

3) Egli è l’eterno beato che si è fatto l’uomo dei dolori. Vedetelo nascere nel gelo della notte invernale, in una stalla; vedetelo dopo otto giorni che già versa sangue nella circoncisione; vedetelo in tutta la sua vita d’umiltà e di dolore, ma specialmente vedetelo nella sua morte. In tutta la sua carne appesa al patibolo non v’è una fibra intatta, ed un soldato con la lancia gli apre il fianco. – Da quel fianco squarciato ascese al cielo la soddisfazione per noi; attraverso a quel fianco squarciato poté discendere all’umanità il perdono e la salvezza. Sia gloria a Gesù, il Salvatore! Per lui noi siamo liberi di raggiungere il fine soprannaturale a cui fummo elevati; per lui noi abbiamo riavuto la grazia che ci fa figli di Dio, che ci dà diritto al Paradiso, che ci rende templi della Divinità. Dio è tornato ad abitare nell’uomo. Si racconta che quando Temistocle, eroe di Atene, si rifugiò presso il re dei Persiani, fu tale la gioia di questo sovrano che l’andava dicendo a tutti. E nella notte balzava in sonno a gridare: « Ho meco Temistocle Ateniese ». Pensate, Cristiani, che dopo la salvezza portataci da Gesù, noi abbiamo nel nostro cuore non un mortale, ma Dio stesso immortale. Eppure ce ne dimentichiamo! E ci sono di quelli che scacciano l’ospite divino con nuovi peccati per ritornare nella schiavitù del demonio! – Quando S. Bernardino ebbe la grazia di comprendere il mistero racchiuso nel nome di Gesù, lo prese tanta ardenza d’amore che parve pazzo. « Gesù! Gesù!» andava dicendo migliaia di volte al giorno. E per le piazze di Firenze, di Ferrara, di Padova spessissimo predicò il nome di Gesù. Ed istillò da per tutto la devozione, sì che gli italiani ponevano questo nome celeste sulle loro case, sulle loro porte, sul loro cuore. Sul nostro cuore mettiamolo anche noi, per tutti i giorni della vita, e ci sia fatta grazia di ripeterlo come ultima parola, morendo: « Gesù ». E il Salvatore ci salverà dall’inferno.

2. IL NOME DI GESÙ E LA VITA SOPRANNATURALE

Capita non di rado che dalla bocca d’un bambino escano parole profonde e vere che stupiscono i grandi e i sapienti. Or questo avvenne in una scuola elementare d’Italia. Aveva insegnato il maestro a distinguere i tre regni della natura: minerale, vegetale e animale. Toccava con la mano la pietra nera della lavagna e chiedeva alla scolaresca: « A che regno? ». E tutti prontamente: « Al regno minerale ». Additava il pioppo che si alzava dal cortile sottostante fino a guardar con la vetta dentro la finestra dell’aula, e tutti. « Al regno vegetale ». Poi colla punta dell’indice posata sull’allievo del primo banco, ripeté l’interrogazione. E la risposta fu ancora pronta e piena: « Al regno animale ». Ma l’allievo del primo banco, alzatosi in piedi rosso rosso, scoppiò a piangere. E diceva tra i singhiozzi: « Non voglio; Non voglio! ». Tutti risero. Anche il maestro: ma poi riprese, e cercò di convincerlo, spiegandogli che non c’era timore di venir confuso coi conigli e coi gatti perché possedeva la ragione che da sola bastava a collocarlo molto più in alto. Ma l’altro non si consolava, e persisteva, benché con più rari singhiozzi, nella medesima protesta: « Non voglio ». « Allora, dillo tu a che regno vorresti appartenere » . E l’allievo d’impeto rispose: « Al regno di Dio ». Fosse ispirazione di Dio che si compiace di parlare per la bocca di candidi fanciulli, o fosse il germe deposto in quel cuore dal santo Battesimo che, non soffocato dalle colpe, in quel momento prendeva coscienza di sé, certo l’allievo del primo banco disse una grande realtà: la più grande, la più consolante realtà del mondo. In ogni uomo battezzato che è senza peccato mortale c’è una vita divina per cui trascende tutti i regni della natura e partecipa del regno e della famiglia di Dio. Chi ci ha dato questa realtà? Gesù. Sia benedetto in eterno questo Nome. « Avrai un figliuolo, — diceva l’Arcangelo alla Vergine Maria, — e lo chiamerai Gesù… » perché Gesù in ebraico vuol dire Salvatore. Egli appunto ci salvò dalla morte dandoci la Vita. Che vita? Quella soprannaturale, quella divina, che ci fa appartenere al regno di Dio. Chi non capisce questa vita, non capisce il Nome di Gesù: per lui è un bisillabo senza senso. Chi non ama questa vita, non ama il nome di Gesù: per lui è un nome d’un illustre forestiero. Cerchiamo con opportuni pensieri di capire e di amare la vita soprannaturale.

1. CAPIRE IL NOME DI GESÙ: CIOÈ LA VITA SOPRANNATURALE

Nel nome di Gesù i due apostoli Pietro e Giovanni, avevano guarito lo storpiato che elemosinava sulla porta del tempio. Per questo fatto, furono messi in prigione. Davanti al Sinedrio che voleva condannarli, Pietro, infiammato dallo Spirito Santo, esclamò: « Faccio noto a tutti voi, e a tutto il popolo, che nel Nome del Signore nostro Gesù Cristo, quello che voi uccideste e che poi risuscitò, lo storpio è qui davanti a voi, diritto e sano. E sappiate pure che sotto la volta del cielo non c’è nessun altro nome in cui gli uomini possano sperare la salvezza » (Atti, IV, 1-12). Infatti Gesù stesso aveva detto: « Io sono la Vita ». Se solo Gesù è la salvezza e la vita, senza di lui o fuori di lui c’è la morte e la perdizione. E in altra occasione aveva pur detto: « Io sono venuto a portare la Vita e a portarne tanta ». (Giov., X, 19). Che vita? Forse quella per cui respiriamo, mangiamo, lavoriamo, e poi moriamo? Questa è la vita naturale, ed essa pure viene in origine da Dio, ed a ciascuno di noi è comunicata per tramite dei suoi genitori. Ma non era necessario, perché vivessimo di questa vita, che il Figlio dell’Onnipotente si facesse creatura come noi, prendendo umana carne nel seno di una Vergine. Che vita allora? una nuova e diversa vita, incomparabilmente più intensa, infinitamente più preziosa, e che perciò chiamiamo vita soprannaturale: essa è la stessa vita divina che nella sua pienezza è contenuta in Gesù, e che Gesù fa defluire in quelli che si uniscono a lui. C’è dunque nell’uomo redento una duplice vita: naturale e soprannaturale. Come l’uomo redento ha una doppia vita, così ha una duplice nascita. Per la prima nasce dai suoi genitori figlio d’Adamo; per la seconda nasce figlio di Dio da Gesù Cristo. Una notte Gesù aveva concesso un colloquio ad una persona istruita ed influente, a Nicodemo; e gli diceva: « Se non rinasci, non ti salvi » . Si meraviglia il saggio Nicodemo e risponde: « Come faccio a ritornare nel grembo di mia madre, se ho già tanti anni sulle spalle?! ». « Hai tanti anni sulle spalle, ma di vita naturale; c’è però un’altra vita, la mia vita divina, e in questa non sei ancor nato. Per nascervi, bisogna farsi battezzare. Nelle acque del Battesimo, per virtù dello Spirito Santo, la mia vita divina viene in te, tu vivi con la mia vita, tu pure diventi figlio di Dio… ». (Giov., III, 3-6). Il Battesimo è un atto di morte e di vita. Di morte, al ceppo d’Adamo, il padre decaduto, dal quale siamo rampollati; di vita nel Corpo di Cristo, viventi in lui, come il tralcio vive della linfa che sale nel tronco della vite, come la mano vive della vita che viene dalla testa e dal cuore. Due vite, due nascite, due diverse dignità. Ma che cosa sono i valori e le dignità umane anche le più alte in confronto a quelle della vita soprannaturale? San Paolo ha detto che sono « una spazzatura ». S. Tommaso ha detto che la più piccola particella di questa vita soprannaturale vale di più dell’universo intero. Perciò meglio è perdere tutto, anche la vita naturale, ma non la Grazia.

2. AMARE IL NOME DI GESÙ: CIOÈ LA VITA SOPRANNATURALE

S. Paolo ritornava in Gerusalemme da un lungo viaggio. Essendosi fermato in Cesarea a riposare in casa d’un amico, venne quivi un profeta di nome Agabo a fargli una dolorosa profezia. Agabo infatti si fece dare da Paolo la cintura, e mentre tutti guardavano stupefatti, si legò le mani e i piedi; poi disse all’Apostolo: « L’uomo a cui appartiene questa cintura così sarà legato dai Giudei di Gerusalemme e consegnato ai Gentili ». Si può immaginare la costernazione che la strana profezia sparse in quella casa, tra i compagni e gli amici di Paolo. Parecchi non poterono tenere le lagrime, e lo scongiurarono a non andare a Gerusalemme. Ma Paolo disse: « Perché piangete, perché mi straziate il cuore così? Io per me sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire in Gerusalemme per il nome del Signore Gesù ». Propter nomen Domini Jesu. E pronunciò il nome di Gesù con una tale forza d’amore, che tutti compresero che non c’era più speranza di rimuoverlo dal suo proposito, e mormorarono: « Sia fatto quello che Dio vuole ». (Atti, XXI, 8-14). Questa di Paolo è la vera devozione al nome santo di Gesù. « Dio — scriveva ai Filippesi (II, 9-10) — ha dato al nostro Salvatore un nome che è sopra ogni altro nome ». E perciò egli ha voluto amarlo sopra ogni altra cosa: a costo d’ogni tribolazione, d’ogni angustia, a costo d’andare in giro per il mondo affannato, nudo, perseguitato, cercato a morte (Rom. VIII, 35-36; II Cor., XI, 23-33). Di fronte alla devozione di Paolo, ognuno consideri quale e quanta sia la propria devozione a questo Nome divino. Il nome di Gesù stia come un sigillo sul nostro cuore, sulle nostre labbra, sulle nostre mani. Sul nostro cuore: a conservare la vita soprannaturale della Grazia, da ogni assalto del mondo, delle passioni, del demonio. Sulle nostre labbra: ad avvalorare le nostre preghiere, a impedire qualsiasi parola contro la carità o la purità. Sulle nostre mani: perché possiamo eseguire i nostri doveri con cristiana onestà e dignità. Dobbiamo imitare San Vincenzo de’ Paoli, chiedendoci spesso: « Che cosa farebbe Gesù se fosse al mio posto? ». – I sette figliuoli di un certo Sceva, sacerdote ebreo, avendo visto che Paolo operava miracoli invocando il nome di Gesù, credettero anch’essi con quel nome di guarire ammalati ed ossessi e guadagnare mucchi di denaro. Il primo caso che loro capitò era di un povero indemoniato. Cominciarono lo scongiuro: « In nome di quel Gesù che Paolo predica, esci da questo corpo ». Ma lo spirito malvagio rispose: « Conosco Gesù, e conosco Paolo, ma voi chi siete? » . E improvvisamente l’ossesso saltò addosso a quei sette disgraziati, stracciò i loro panni, li picchiò a sangue. A stento riuscirono a scamparla fuggendo. (Atti, XIX, 13-17). Cristiani, non c’è altro nome di salvezza che quello di Gesù. Non basta però non bestemmiarlo, per salvarsi. – E neanche basta ripeterlo con le labbra, per salvarsi; come non è bastato ai sette figli di Sceva. Che gioverà dire « Gesù, Gesù! » se poi si sta placidamente in peccato mortale? Se non si vive in Grazia, se non si distacca il cuore dalle abitudini peccaminose, non gioveranno neanche i nove primi venerdì del mese. « Conosco Gesù; — dirà il demonio; — conosco San Paolo e tutti i santi e i buoni Cristiani che si sono salvati invocando con la sincerità della vita questo Nome divino. Ma tu sei mio: sulla tua anima c’è il mio nome e il segno del mio possesso ». E travolgerà l’illuso nella perdizione eterna.

Credo …

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXXXV: 1; 5
Confitébor tibi, Dómine, Deus meus, in toto corde meo, et glorificábo nomen tuum in ætérnum: quóniam tu, Dómine, suávis et mitis es: et multæ misericórdiæ ómnibus invocántibus te, allelúja.

[Confesserò Te, o Signore, Dio mio, con tutto il mio cuore, e glorificherò il tuo Nome in eterno: poiché Tu, o Signore, sei soave e mite: e misericordiosissimo verso quanti Ti invocano, allelúia.]

Secreta

Benedíctio tua, clementíssime Deus, qua omnis viget creatúra, sanctíficet, quǽsumus, hoc sacrifícium nostrum, quod ad glóriam nóminis Fílii tui, Dómini nostri Jesu Christi, offérimus tibi: ut majestáti tuæ placére possit ad laudem, et nobis profícere ad salútem.

[O clementissimo Iddio, la tua benedizione, che dà vita d’ogni creatura, santífichi, Te ne preghiamo, questo nostro sacrificio, che Ti offriamo a gloria del Nome del Figlio tuo e Signore nostro Gesù Cristo: affinché torni gradito e di lode alla tua maestà e profittevole alla nostra salvezza.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps LXXXV:  9-10
Omnes gentes, quascúmque fecísti, vénient et adorábunt coram te, Dómine, et glorificábunt nomen tuum: quóniam magnus es tu et fáciens mirabília: tu es Deus solus, allelúja.

[Tutte le genti che Tu hai fatto, o Signore, vengono e Ti adorano e glorificano il tuo Nome: poiché grande Tu sei e fai meraviglie: Tu solo sei Dio, allelúia.]

Postcommunio

Orémus.
Omnípotens ætérne Deus, qui creásti et redemísti nos, réspice propítius vota nostra: et sacrifícium salutáris hóstiæ, quod in honórem nóminis Fílii tui, Dómini nostri Jesu Christi, majestáti tuæ obtúlimus, plácido et benígno vultu suscípere dignéris; ut grátia tua nobis infúsa, sub glorióso nómine Jesu, ætérnæ prædestinatiónis titulo gaudeámus nómina nostra scripta esse in cœlis.

[Onnipotente eterno Iddio, che ci hai creati e redenti, guarda propizio i nostri voti: e degnati di ricevere benignamente il sacrificio della Vittima salutare che offriamo alla tua maestà in onore del Nome del tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore; affinché, per la tua grazia, in virtù del glorioso Nome di Gesù, godiamo di vedere i nostri nomi scritti in cielo in eterno.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

ANNO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA 2021

L’ANNO LITURGICO 2020-2021

1 Gennaio – Circoncisione di Gesù

3 – SS. Nome di Gesù

6 Gennaio – Epifania

10 Gennaio – Sacra Famiglia   (Domenica entro l’Ottava dell’Epifania)

17 Gennaio – 2a Domenica dopo l’Epifania

24 Gennaio – 3a Domenica dopo l’Epifania

– Festa dell’Arciconfraternita del Cuore Immacolato di Maria Ss.

31 Gennaio – Domenica di Septuagesima

7 Febbraio – Domenica di Sessuagesima

14 Febbraio – Domenica di Quinquagesima

17 Febbraio – Mercoledì delle CENERI  – Inizio della Quaresima    

21 Febbraio – Domenica I di Quaresima  

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

28 Febbraio – IIa Domenica di Quaresima 

7 Marzo – IIIa Domenica di Quaresima 

14 Marzo – IVa Domenica di Quaresima

21 Marzo – I DOMENICA DI PASSIONE

28 Marzo  – II DOMENICA DI PASSIONE – DELLE PALME

4 Aprile – DOMENICA DI PASQUA

11 Aprile – Domenica in Albis

18 Aprile – 2a Domenica dopo Pasqua

25 Aprile  – 3a Domenica dopo Pasqua

2 Maggio – 4a Domenica dopo Pasqua

9 Maggio – 5a Domenica dopo Pasqua

10 a 12 Maggio – Giorni delle Rogazioni

13 Maggio – Giovedì in Ascensione Domini

16 Maggio – Domenica entro l’Ottava dell’Ascensione

23 Maggio  – Domenica di Pentecoste

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

30 Maggio – Domenica della SS. Trinità

3 Giugno – Corpus Christi

6 Giugno – 2a Domenica dopo Pentecoste

11 GiugnoSACRO CUORE DI GESÙ (Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Christi)

13 Giugno – 3a Domenica dopo Pentecoste

20 Giugno – 4a Domenica dopo Pentecoste

17 Giugno – 5a Domenica dopo Pentecoste

4 Luglio – 6a Domenica dopo Pentecoste

11 Luglio  – 7a Domenica dopo Pentecoste

18 Luglio  – 8a Domenica dopo Pentecoste

25 Luglio – 9a Domenica dopo Pentecoste

1 Agosto – 10a Domenica dopo Pentecoste

8 Agosto – 11a Domenica dopo Pentecoste

15 Agosto – 12a Domenica dopo Pentecoste

22 Agosto – 13a Domenica dopo Pentecoste

29 Agosto – 14a Domenica dopo Pentecoste

5 Settembre – 15a Domenica dopo Pentecoste

12 Settembre – 16a Domenica dopo Pentecoste

19 Settembre – 17a Domenica dopo Pentecoste

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

26 Settembre – 18a Domenica dopo Pentecoste

3 Ottobre – 19a Domenica dopo Pentecoste

10 Ottobre – 20a Domenica dopo Pentecoste

17 Ottobre – 21a Domenica dopo Pentecoste

24 Ottobre – 22a Domenica dopo Pentecoste

 31 Ottobre – 23a Domenica dopo Pentecoste

FESTA DI CRISTO RE

7 Novembre – Va Domenica post Epiphaniam

16 Novembre – VIa Domenica post Epiphaniam

21 Novembre – 24a Domenica dopo Pentecoste

28 Novembre  – 1a Domenica di Avvento

5 Dicembre – 2a Domenica di Avvento

12 Dicembre – 3a Domenica di Avvento

(GIORNI DI QUATEMPORA IN QUESTA SETTIMANA )

19 Dicembre – 4a Domenica di Avvento

25 Dicembre – GIORNO DI NATALE

26 Dicembre – Domenica entro Ottava di Natale

27 Dicembre – SAN GIOVANNI, Apostolo ed Evangelista

28 Dicembre – SANTI INNOCENTI

31 Dicembre – SAN SILVESTRO I, Papa.

1st GENNAIO 2022 – CIRCUMCISIONE DI NOSTRO SIGNORE

LO SCUDO DELLA FEDE (142)

P. F. GHERUBINO DA SERRAVEZZA

Cappuccino Missionario Apostolico

IL PROTESTANTISMO GIUDICATO E CONDANNATO DALLA BIBBIA E DAI PROTESTANTI (9)

FIRENZE DALLA TIPOGRAFIA CALASANZIANA 1861

DISCUSSIONE IX

Titoli e ossequii tributati al Papa.

35. Prot. Ecco dunque terminata anche la questione, la causa sul regno temporale del Papa. Si appelli pure e sia il Papa Re, io più non mi oppongo. Ma come potranno mai tollerarsi certi altri titoli, certi ossequi che i Cattolici con tanto trasporto e attenzione gli tributano, né egli si degna punto di ricusarli? Lo appellano SANTO PADRE, e BEATISSIMO, SANTISSIMO PADRE! e persino il VICE DIO !!!… Egli pure non manca talvolta di appellarsi IL VESCOVO DE’ VESCOVI!… Gli ossequi poi corrispondono a’ titoli, poiché non solo la plebe, non solo la nobiltà, etc, ma persino i regnatiti Principi, Re, Imperatori, Regine si prostrano dinanzi a lui, hanno per grazia speciale il baciargli il piede o il ginocchio; e se in necessità lo vedono, obbligati si credono a sovvenirlo in ogni maniera, ed anche senza necessità gli presentano talvolta doni, regali di sommo pregio e valore, quasi fossero suoi umilissimi tributari! Dove mai trovasi nella parola di Dio una sentenza, o un fatto, un esempio che tali cose autorizzi, o almeno coonesti? Non ledono anzi tali cose quell’onore ed ossequio che a Dio solo è dovuto?

Bibbia. È scritto: « Eleazaro figliuolo di Aronne sacerdote, principe de’ principi de’ Leviti? » (Num. III, 32). Ora se il figlio del Gran Sacerdote Israelita, poté avere senza inconveniente il titolo di principe de’ principi de’ Leviti; quale inconveniente vi è mai che il Papa si dia il titolo assai più modesto di Vescovo de’ Vescovi, titolo assolutamente dovutogli come a Capo Supremo dì tutta la Chiesa? – Il titolo di Vice Dio è un sinonimo di quello di Vicario di Gesù Cristo; e che tale sia, tu medesimo ne hai già convenuto. Di più, avendo detto i Giudei al Redentore che volevano lapidarlo: « perché che essendo tu uomo, fai te stesso Dio: 3 » ( Giov. X, 34, 35) rispose loro che se anche non fosse stato tale, avrebbe potuto ciò asserire in senso affatto innocente irreprensibile, così dicendo: « Non è egli scritto nella vostra Legge: Io dissi: siete dii? Se dii chiamò quelli a’ quali Dio parlò, e la Scrittura non può essere abolita, etc. » (Giov. X, 34, 35), non può riprendersi di errore. Da ciò è chiaro non esservi colpa di sorta, se anche (nel debito senso, in onore di colui che rappresenta) appellassero il Papa – il Dio in terra; – e quindi molto meno vi è colpa appellandolo – Santissimo, Beatissimo Padre. Anzi quest’ultimo titolo l’ha espressamente avuto da Gesù Cristo nella persona di S. Pietro, quando a questo Egli disse, nell’atto di eleggerlo Capo Supremo di tutta la Chiesa: « BEATO SEI TU SIMONE BAR IONA. » (Matt. XVI, 17).

54. Riguardo poi agli ossequi, parimente sta scritto: « Queste cose dice il Signore Dio: Ecco che io…. alzerò a’ popoli il mio vessillo (la Croce), e tuoi nutricatori saranno i re, e tue o nutrici le regine: COLLA FACCIA PER TERRA TI ADORERANNO, E BACERANNO LA POLVERE DE’ TUOI PIEDI. » (Isa. XLIX. 22, 23) Se riscontri adesso tutto il contesto evidentemente vedrai che Dio in questo luogo non parla che alla Chiesa Cristiana, e che tali onori ed ossequi a lei promette, nella persona sicuramente de’ suoi primari rappresentanti. Onde i Cattolici prestando tali onori di ussequi al Vicario di Gesù Cristo, altro non fanno che la volontà di Dio, il loro preciso dovere.

Prot. Ciò posso accordarvi rapporto ai buoni Papi: ma ì Cattolici li onorano tutti nel modo stesso indistintamente buoni e cattivi.

55. Bibbia. È scritto: « E mirato fissamente il sinedrio, disse Paolo etc,… Ma il Principe de’ sacerdoti, Anania, ordinò ai circostanti che lo percotessero nella bocca. Allora Paolo gli disse: Percuoterà te Iddio, muraglia imbiancata…. Ma i circostanti dissero: Tu oltraggi il Sommo Sacerdote di Dio? E Paolo disse: Fratelli, io non sapeva che egli è il Principe de’ sacerdoti. Imperocché sta scritto: Non oltraggerai il principe del popol tuo. » (Act. XXIII, 1 e segg.). Ora dir non potrai che questo Anania fosse uomo dabbene; eppure S. Paolo, domanda scusa per avergli mancato di rispetto, e con ciò t’insegna che tali onori ed ossequi non sono annessi ai costumi, ma al grado, alla dignità della persona.

Prot. Giustissime sono le vostre ragioni, ed io medesimo anche per lo innanzi ne era talmente persuaso che scrivendo a lui così espresso mi sono: « AL BEATISSIMO PADRE LEONE PONTEFICE MASSIMO: « Martin Lutero: Prostratomi a’ piedi della tua Beatitudine, etc. » (Lutero, Epist. ad Leonem Pap. Præf. Thesium, edict. 1519) Ed infatti, «Che cosa è il Papa?… Esso è un Vescovo, IL PADRE SANTO, IL SOMMO SACERDOTE…. Egli benefica e benedice…. Esso è il beneaccetto a milioni di cuori da lui santificati: esso si manifesta grande nella più alta maestà sino alle menti de’ potenti, i quali onorano il Papato; esso è il possessore di una potestà; dinanzi a cui nello spazio di 1700 anni ora 1860), a cominciare dalla Casa di Cesare insino alla stirpe di Asburgo, son passate e cadute molte grandi nazioni. » (Giov. Muller, Opp. Tom. 8, p. 56).

DISCUSSIONE X

I Precetti della Chiesa.

56. Prot. Sì: antica e grande è la potestà del Papa, ma più grande ancora è 1’abuso che egli ne fa. Ed invero: chi mai gli ha dato il potere di aggiungere ai divini Comandamenti i propri disciplinari precetti, e di obbligare gravemente i fedeli alla osservanza di essi? Eppure ha egli ciò fatto sino a comandar digiuni, a proibire in certi giorni e tempi dell’ anno i cibi di grasso! Non è egli questo un arrogarsi l’inaudito potere di correggere la legge santa di Dio, e violare in pari tempo i diritti più sacri dell’uomo?

Bibbia. Sta scritto: «Gli Apostoli e i seniori…. ai fratelli…. È parso allo Spirito Santo ed a noi…. che vi asteniate dalle cose immolato agli idoli, e dal sangue, e dal soffocato. – E Paolo elettosi Sila,… fece il giro della Siria e della Galilea, confermando le Chiese: comandando che si osservassero i precetti degli Apostoli. » (Act. XV, 28, 29, 40, 41). « E passando di città in città raccomandavano di osservare i regolamenti decretati dagli Apostoli. » (ivi, XVI, 4). Potrai adesso negare che non possa fare il Papa ciò che poteron fare gli Apostoli? Che se domandi quando il Papa, e da chi abbia ricevuto tal potestà: ti dico che l’ha ricevuta da Gesù Cristo, quando disse al primo Papa S. Pietro: « Tuttociò che avrai legato sopra la terra, sarà legato anche in cielo. » (Matt. XVI, 19) Dipoi disse ancora, per far conoscere di quanta forza siano tali precetti, di quanta reità si aggravano i trasgressori di essi: «Se non ascolta la Chiesa, abbilo come per un pagano e pubblicano. » (Matt. XVIII, 17) Hai ben capito?

Prot. Ho capito benissimo: Sono ancor io del medesimo sentimento.

57. « Senza la disciplina non può sussistere famiglia, né Chiesa, la dottrina di Cristo è l’anima della Chiesa, la disciplina tiene il luogo dei nervi che saldano tra loro i membri. Infrangere la disciplina è un uccider la Chiesa. La disciplina è il freno che doma l’anima ribelle, il pungolo che eccita la volontà infingarda, la sferza paterna che mite punisce l’indocile fanciullo. Gesù ha detto – Matt. XVIII – colui che dopo due rimproveri, fattigli dinanzi a tre testimoni, non si sarà emendato, verrà tradotto dinanzi al tribunale della Chiesa, da cui verrà pubblicamente rimproverato. Se il rimprovero rimane senza effetto, egli sarà espulso e scacciato dalla società de’ fedeli. » (Calvino: lib. 4, Instit. cap. 3). « Noi crediamo che i digiuni e le mortificazioni della carne, alle quali l’uomo volontariamente si sottopone, sono utilissime cose per avanzare nella pietà; e che dobbiamo esortarvi i Cristiani come fecero gli Apostoli. » (Melantone: Professione di fede mandata, anche a nome della Germania, a Francesco I, re di Francia: Art. 3). (Gli Apostoli non solo esortarono, ma comandarono.)