IL CATECHISMO CATTOLICO DEL CARDINAL GASPARRI (24)

CATECHISMO CATTOLICO

A CURA DEL CARDINAL PIETRO GASPARRI (25)

PRIMA VERSIONE ITALIANA APPROVATA DALL’AUTORE 1932 COI TIPI DELLA SOC. ED. (LA SCUOLA) BRESCIA

Brixiæ, die 15 octobris 1931.

IMPRIMATUR

+ AEM. BONGIORNI, Vic. Gen

TESTIMONIANZE DEI CONCILI ECUMENICI DEI ROMANI PONTEFICI, DEI SANTI PADRI E DELLE SACRE CONGREGAZIONI ROMANE CHE SI CITANO NEL CATECHISMO

DOMANDA 291a.

S. Giovanni Crisostomo, In Genesim, XXX, 5:

« Gran bene è la preghiera. Difatti, se uno parlando ad un uomo fornito di virtù, ne percepisce non piccolo vantaggio, di quanto gran beni non godrà colui, il quale parlerà con Dio? Difatti la preghiera è un colloquio con Dio…. A dir vero, non può egli esaudirci prima che lo preghiamo? Eppure, per questo egli differisce di esaudirci e aspetta, per cogliere l’occasione di renderci degni giustamente della sua provvidenza ».

(P. G., 53, 280).

DOMANDA 298a

S. Agostino, In Joann., CVII, I:

« Dobbiamo ora trattare di questa parola del Signore: In verità, in verità vi dico: se chiederete al Padre qualche cosa in mio nome, ve la darà. (Gio., XVI, 23). È già stato detto nei punti precedenti di questo discorso del Signore — in considerazione di chi chiede qualche cosa al Padre in nome di Cristo, ma non riceve — che non si chiede nel nome del Salvatore quel che non si chiede in ordine alla salvezza. Difatti quando dice In nome mio s’ha da intendere che dica non una serie di lettere o di sillabe, ma ciò che è significato precisamente dal suono delle parole e che con quel suono si comprende rettamente e veracemente, Di conseguenza chi sente di Cristo ciò, che non si deve sentire dell’unico Figlio di Dio, non chiede in nome di lui, anche se pronuncia materialmente, con lettere e sillabe, la parola Cristo: dal momento che chiede in nome di colui, a cui pensa, quando chiede. Ma chi pensa quel che ha da pensarsi di lui, chiede proprio in nome di lui: e riceve quel che chiede, e non chiede in contrasto colla sua eterna salute. Ma riceve quando deve ricevere. Certe cose ifatti non sono ricusate, ma si differiscono per concederle a tempo opportuno. Così appunto s’ha da intendere ciò che dice: Darà a voi: perchè con queste parole si vedano significati que’ beneficii, che spettano propriamente a quelli che chiedono. In verità tutti i Santi sono per se stessi esauditi, ma non per tutti gli amici o nemici loro o altri qualsiasi: non indifferentemente fu detto Darà, ma Darà a voi ».

(P. L., 35, 1896).

DOMANDA 313a.

Concilio di Trento: Vedi D. 189.

DOMANDA 322a.

Leone XIII, Encicl. Adiutricem populi, 5 sett. 1895:

« Si palesa splendidamente il mistero della singolare carità di Cristo verso di noi, anche dal fatto che morendo egli volle lasciare la Madre sua per madre al discepolo Giovanni col memorabile testamento: Ecco il tuo figlio. Ora Cristo designò in Giovanni, come fu sempre pensiero della Chiesa, la persona del genere umano, specialmente di coloro che per la fede aderirebbero a lui. Su questo pensiero dice S. Anselmo di Canterbury: « Che cosa di più degno può immaginarsi che tu, Vergine, sii madre di coloro, di cui Cristo volle essere padre e fratello? » (Preghiera 47). Ella dunque di questo compito singolare e laborioso si assunse il carico e morì da magnanima, dopo i sacri auspicii del Cenacolo ».

(Acta Leonis XIII, XV, 302).

Pio X, Encicl. Ad diem illum, 2 febbr. 1904:

« Non è forse madre di Cristo Maria? dunque è anche madre nostra. Difatti ognuno deve ritenere che Gesù, Verbo fatto carne, è anche il salvatore dell’uman genere. Ora, in quanto Dio-Uomo, ebbe un corpo materiale, come tutti gli altri uomini; in quanto poi restauratore dell’uman genere, una specie di corpo spirituale e, come si dice, mistico, ed è la società di coloro, che credono in Cristo. Siamo molti in un unico corpo di Cristo (Ai Rom., XII, 5). Ma la Vergine non concepì il Figlio eterno di Dio soltanto allo scopo che diventasse uomo, assumendo da lei la natura umana; ma anche allo scopo che diventasse, per mezzo della natura assunta da lei, il salvatore degli uomini. Perciò disse l’Angelo ai pastori: È nato a voi oggi il Salvatore, che è Cristo Signore (Luc., II, 11). Nell’unico e medesimo grembo dunque della Madre purissima Cristo, come assunse la carne, così s’aggiunse una specie di corpo spirituale, costituito cioè da coloro ch’eran per credere in lui. Sicché Maria, in quanto ha in grembo il Salvatore, può dire d’avervi portato anche quelli, la vita de’ quali era contenuta nella vita del Salvatore. Tutti dunque, quanti siamo congiunti con Cristo, e che, al dir dell’Apostolo, siamo membra del corpo di lui, della carne e delle ossa di lui (Agli Efes., V, 30), siamo usciti dal grembo di Maria, a modo di corpo intimamente aderente al capo. Onde, per una ragione a dir vero spirituale e mistica, siamo noi chiamati figli di Maria, ed ella è madre di noi tutti. Madre, a dir vero, spirituale… ma davvero madre delle membra di Cristo, che siamo noi. (S. Agost., De sancta virginitate, 6). Se dunque la beatissima Vergine è madre insieme di Dio e degli uomini, chi mai potrebbe dubitare ch’ella non faccia ogni sforzo affinchè Cristo, capo del corpo della Chiesa (Ai Coloss., I , 18), diffonda su noi, sue membra, i suoi doni, specie quello di riconoscerlo e di vivere per lui? (I. di Giov., IV, 9) ».

(Acta Pii X, I, 152).

Benedetto XV, Lett. al Sodalizio di N. Signora della Buona Morte, 22 marzo 1918:

« …. Similmente è chiaro che la Vergine Dolorosa, in quanto che, costituita da Gesù Cristo Madre di tutti quanti gli uomini, li accolse in virtù del testamento d’un amor infinito lasciato a lei e compie con materna bontà il suo ufficio per la loro vita spirituale, non può far a meno di venire in soccorso ai carissimi figli di adozione più sollecitamente in quel momento, nel quale si tratta della loro salvezza e santificazione da confermarsi per l’eternità ».

(Acta Apost. Sedis, X , 182).

Pio XI, Encicl. Rerum Ecclesiæ, 28 febb. 1926:

« Orbene arrida benigna e soccorra ai comuni propositi la Santissima Regina degli Apostoli Maria, che, avendo avuto raccomandati al suo cuore materno tutti quanti gli uomini sul Calvario, aiuta e ama coloro, che ignorano d’essere stati redenti da Cristo Gesù, non meno di coloro, che godono fortunatamente dei beneficii della di lui redenzione ».

(Acta Apost. Sedis, XVIII, 83).

DOMANDA 325A.

Concilio di Firenze, Decretimi prò Armenis:

« Sono sette i Sacramenti della nuova legge: cioè Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio, che differiscono assai dai Sacramenti dell’antica legge. Quelli difatti non conferivano la grazia, ma solamente la raffiguravano come un dono della passione di Cristo: mentre questi nostri come contengono la grazia così la conferiscono a chi li riceve degnamente. Di questi i primi cinque sono ordinati alla spiritual perfezione di ciascun uomo in se stesso, i due ultimi al reggimento e moltiplicazione di tutta la Chiesa. Difatti per mezzo del Battesimo rinasciamo spiritualmente: per mezzo della Cresima cresciamo in grazia e siamo rafforzati nella fede. Rinati poi e rafforzati ci nutriamo del cibo divino dell’Eucaristia. Che se per causa del peccato incorriamo nell’infermità dell’anima, ne siamo risanati spiritualmente per mezzo della Penitenza: spiritualmente e anche corporalmente, in quanto giova all’anima, per mezzo della Estrema Unzione; per mezzo dell’Ordine poi la Chiesa è governata e moltiplicata spiritualmente, per mezzo del Matrimonio è aumentata corporalmente. Tutti questi Sacramenti sono costituiti di tre elementi, vale a dire di oggetti come materia, di parole come forma e della persona del ministro, che conferisce il Sacramento, coll’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa; e, se manca uno di essi, il Sacramento non si compie ».

(Mansi, XXXI, 1054).

Concilio di Trento, sess. VII, Dei Sacramenti in generale, can. 1 e 6:

« Sia scomunicato chi afferma che i Sacramenti della nuova legge non sono stati tutti istituiti da Gesù Cristo, o che sono più o meno di sette, vale a dire: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio, oppure che qualcuno di questi sette non è davvero e propriamente un Sacramento. – « Sia scomunicato chi afferma che i Sacramenti della nuova legge non contengono la grazia che significano, oppure che non conferiscono la grazia stessa a coloro che non vi mettono ostacolo; quasi che fossero segni soltanto esteriori della grazia o della giustizia ricevuta per mezzo della fede e una specie di contrassegno della professione cristiana, per mezzo del quale dinanzi agli uomini si distinguono i fedeli dagli infedeli ».

Pio X, Decreto Lamentabili, 3 luglio 1907, prop. 39-41 tra le condannate:

« 39. Le opinioni di cui erano imbevuti i Padri del Concilio di Trento, circa L’origine dei Sacramenti, e che ebbero senza dubbio influenza sui loro canoni dogmatici, sono ben differenti da quelle che ora hanno credito meritamente presso gli storici critici del fatto cristiano.

« 40. I Sacramenti ebbero origine dal fatto che gli Apostoli e i loro successori interpretarono, per la spinta delle circostanze e degli avvenimenti, una semplice idea e intenzione di Cristo.

« 41. I Sacramenti mirano soltanto allo scopo di richiamare in mente all’uomo la presenza sempre benefica del Creatore ».

(Acta Apost. Sedis, XL, 472).

DOMANDA 326a.

Concilio di Firenze, Vedi D. 325.

Concilio di Trento, Sess. VII, Dei sacramenti in generale, can. 11:

« Sia scomunicato chi affermerà che nei ministri, mentre formano e conferiscono i Sacramenti, non si richiede almeno l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa ».

DOMANDA 329a.

Concilio di Firenze: Vedi D . 325.

DOMANDA 331a

Concilio di Trento, sess. VII , Dei Sacramenti in generale, can. 7, 8:

« Sia scomunicato chi dirà che non sempre nè a tutti, ma qualche volta e a qualcuno, per mezzo di questi Sacramenti è data la grazia, per quanto dipende da Dio, anche se li ricevono convenientemente. « Sia scomunicato chi afferma che, per mezzo dei Sacramenti della nuova legge, non è conferita la grazia ex opere operato, ma che basta la sola fede nella divina promessa, a conseguire la grazia ».

S. Agostino, Epist. 98, 2:

« L’unico Spirito, dal quale il presentato viene rigenerato, opera in modo che…. chi ha da essere santificato possa rigenerarsi quand’è presentato, per l’intervento dell’altrui volontà. Difatti non sta scritto: Se uno non sarà rinato dalla volontà dei genitori o dalla fede dei presentatori o dei ministri, ma: Se uno non sarà rinato di acqua e Spirito Santo (Gio., III, 5). Dunque l’acqua conferendo all’esterno il Sacramento della grazia e lo Spirito operando all’interno il beneficio della grazia…. rigenerano nell’unico Cristo l’uomo generato dall’unico Adamo ».

(P. L., 33, 360).

Il medesimo, In Ioann., LXXX, 3:

« Ormai voi siete mondi per la parola che io ho detto a voi » (Gio., XV, 3). Perché non sarà: Voi siete mondi per il Battesimo, nel quale siete stati lavati, ma dice: Per la parola che ho detta a voi, se non perché la parola purifica anche nell’acqua? Togli la parola e che cos’è l’acqua, se non acqua? S’aggiunge la parola all’elemento e si compie il Sacramento, anch’esso come una parola visibile ».

(P. L., 35, 1840).

DOMANDA 337a.

Concilio di Trento, sess. XIV, Del Sacramento della Penitenza, cap. 4:

« Inoltre insegna che, quantunque questa contrizione talvolta accade che sia carità perfetta e che riconcilii l’uomo a Dio, prima che questo Sacramento sia attualmente ricevuto, nondimeno la riconciliazione non dev’essere attribuita precisamente alla contrizione, senza il desiderio del Sacramento, che in essa è compreso ».

DOMANDA 339a.

S. Agostino, Contra Epistolam Parmeniani, I I , 28:

« L’uno e l’altro (Battesimo e Ordine) è un Sacramento ed è conferito all’uomo con una specie di consacrazione, quello quando si battezza, questo quando si ordina, e perciò nella Chiesa Cattolica l’uno e l’altro non è lecito che sia ripetuto. Difatti se talvolta anche prelati, che vengono dalla stessa parte, corretto per amor di pace l’errore scismatico, furono accolti, benché parve conveniente che sostenessero i medesimi uffici di prima, non furono di nuovo ordinati, ma, come il Battesimo, così l’Ordinazione rimase intatta in loro, perchè ciò che fu corretto nella pace dell’unità era vizio nella separazione, non nei Sacramenti, che dappertutto sono quel che sono ».

(P. L., 43, 70).

DOMANDA 341a.

Concilio di Firenze, Decretum prò Armenis:

« Tra questi Sacramenti, il Battesimo la Cresima e l’Ordine sono i tre che imprimono nell’anima il Carattere, cioè una specie di contrassegno spirituale, indelebile, distintivo da tutti gli altri. Onde non si ripetono nella medesima persona. Invece gli altri quattro non imprimono il Carattere e possono ripetersi ».

(Mansi, XXXI, 1054).

Concilio di Trento, sess. VII, Dei Sacramenti in generale, can. 9:

« Sia scomunicato chi afferma che coi tre Sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine non s’imprime nell’anima il Carattere, vale a dire una specie di contrassegno spirituale e indelebile, sicché non posson esser ripetuti » .

Innocenzo III, Epist. Majores Ecclesiae Causas (1201) a Umberto arcivescovo di Arles:

« Altri non senza ragione distinguono tra involontario e involontario, tra costretto e costretto, perchè chi è piegato violentemente dal terrore e dai supplizii e riceve il Battesimo per non incontrar danno, colui a dir vero, come chi s’accosta al Battesimo per finzione, riceve impresso il carattere di cristianità ed egli, come volente sotto condizione, benché in assoluto non voglia, è da costringersi alla osservanza della fede cristiana…. Chi poi non mai è consenziente, ma affatto contrario, non riceve né la realtà né il carattere del Sacramento, perché conta di più contraddire espressamente che non consentire…. A lor volta i dormienti e i dementi se, prima di entrare in demenza o nel sonno, persistevano a contraddire, non ricevono il carattere del Sacramento, perché s’intende che in essi perduri il proposito del rifiuto, anche se sono stati così immersi; non invece, se prima erano stati catecumeni e avevano avuto il proposito di essere battezzati; perciò la Chiesa in caso di necessità è solita battezzarli. Dunque il rito sacramentale imprime il carattere, quando non trova in contrasto l’opposizione della volontà ».

(Decretales Gregorii IX, 1. III, tit. 42, cap. 3).

DOMANDA 348a.

Pio X, Decreto Lamentabili, 3 luglio 1907, prop. 42 tra le condannate:

« La comunità cristiana introdusse la necessità del Battesimo, adottandolo come un rito necessario e annettendogli i doveri della professione cristiana » .

(Acta Apost. Sedis, XL, 472).

S. Basilio Magno, Homilia 13, 5:

« Il Battesimo è il prezzo del riscatto per i prigionieri, il condono dei debiti, la morte del peccato, la rigenerazione dell’anima, l’abito della luce, il sigillo che non può essere infranto con nessuno sforzo, guida al cielo, pegno del regno, dono di adozione ».

(P. G., 31, 434).

DOMANDA 349a.

Concilio di Vienna (1311-1312), Constitutio de Trinitate et fide, cantra errores Petri Olivi:

« Da tutti i fedeli dev’essere professato un unico Battesimo, che rigenera tutti i battezzati in Cristo, come unico è Dio e unica la fede (agli Efes., IV, 5). Ed esso, celebrato coll’acqua nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, crediamo che sia perfetto rimedio di salvezza tanto per gli adulti, quanto pei bambini, senza distinzione ».

(Mansi, XXV, 411).

Concilio di Firenze, Decretum prò Armenis:

« Occupa il primo luogo fra tutti i Sacramenti il santo Battesimo, che è porta della vita spirituale; difatti per mezzo di esso noi diventiamo membra di Cristo e del corpo della Chiesa. E siccome per causa del primo uomo la morte entrò in tutti quanti, non possiamo, come dice la Verità, entrare nel regno de’ cieli, se non rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito (Gio., III, 5). Materia di questo Sacramento è l’acqua vera e naturale; non importa se calda o fredda. La forma è poi: Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Tuttavia non neghiamo che vero battesimo si compia anche con quelle parole: È battezzato il tal servo di Cristo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, oppure: È battezzato dalle mie mani il tale nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo; dacché, essendo la Santa Trinità la causa principale onde il Battesimo ha forza, e strumentale invece il ministro che conferisce all’esterno il Sacramento, se si effettua l’atto, coll’invocazione della Santa Trinità, il Sacramento è compiuto. Ministro di questo Sacramento è il sacerdote, al quale compete battezzare d’ufficio. In caso poi di necessità non soltanto il sacerdote o il diacono, ma anche un laico o una donna, anzi pure un pagano o un eretico può battezzare, purché osservi la forma della Chiesa e intenda fare ciò che fa la Chiesa. L’effetto di questo Sacramento è la remissione d’ogni colpa originale e attuale, anche di ogni pena dovuta per la colpa stessa. Perciò nessuna soddisfazione si deve imporre ai battezzati per i peccati del passato: ma essi morendo prima di commettere qualche colpa, ottengono subito il regno de’ cieli e la visione di Dio ».

(Mansi, XXXI, 1059).

Concilio di Trento, sess. VII, Sui Sacramenti in generale, can. 2:

« Sia scomunicato chi afferma che l’acqua vera e naturale non è necessaria per il Battesimo, e perciò stravolge a senso metaforico quelle parole del Signor Nostro Gesù Cristo : Se uno non sarà rinato di acqua e di Spirito Santo ( Giov., III, 5) ».

Innocenzo III, Epist. Non ut apponeres, 1 marzo 1206, a Toria arcivescovo di Nidrosia. ‘

« Hai domandato se si devono considerar cristiani i bambini, qualora, in punto di morte, per mancanza d’acqua e per assenza del sacerdote, qualcuno per semplicità li ha bagnati di saliva sul capo sul petto e tra le scapole, in luogo di Battesimo. Rispondiamo che, siccome nel Battesimo si richiedon sempre due cose, cioè la parola e l’elemento, necessariamente, secondo dice la Verità a proposito della parola: Andate nel mondo ecc. (Marc, XVI, 15; Matt., XXVIII, 19) e, parimenti, riguardo all’elemento: Se alcuno non ecc. (Gio., III, 5), non devi nemmeno aver dubbio che non abbiano un vero Battesimo coloro per i quali è stato omesso non solo l’uno e l’altro requisito, ma uno di essi ».

(Decretales Gregorii IX, III, 42, 5).

Didaché, VII, 1:

« Quanto poi al Battesimo, battezzate così: e dopo aver detto tutto ciò, battezzate nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, con acqua viva ».

(Patres Apostolici, ed. Funk, I, 17 s.).

DOMANDA 352a

Concilio IV di Laterano (1215), c. I , De fide catholica contra Albigenses:

« Il Sacramento del Battesimo (che si compie coll’acqua, invocando Dio e l’individua Trinità, vale a dire il Padre e il Figliuolo e lo Spirito Santo), conferito legittimamente nella forma della Chiesa da chicchessia, tanto ai bambini quanto agli adulti giova alla salvezza » .

(Mansi, XXII, 982).

Concilio di Firenze, Vedi D. 349.

S. Agostino, Contra Epistolam Parmeniani, II, 29:

« Del resto, anche se darà (il Battesimo) un qualsiasi laico, spinto dalla necessità del morente, sapendo, da quando lo riceveva lui stesso, come si dovesse dare, non so chi mai vorrebbe piamente sostenere che debba essere ripetuto. Difatti, quando non vi sia un’urgente necessità, a conferirlo si usurpa un compito altrui; se poi c’è necessità urgente, o non è peccato o è veniale. Ma anche se è arbitrario, non essendoci urgenza, e sia dato a chicchessia da chicchessia, ciò che è stato dato non può dirsi non dato; al più si può dire giusto che fu dato illecitamente » .

(P. L., 43, 71).

DOMANDA 354a

Concilio di Firenze, Decretum prò Jacobitis:

« Impone a tutti quelli…. che si gloriano del nome cristiano, che bisogna metter da parte addirittura la circoncisione, in qualunque tempo, sia prima, sia dopo il Battesimo, poi che nessuno affatto la può praticare, tanto se riponga, quanto se non riponga speranza in essa, senza pregiudizio della salute eterna. Quanto poi a’ fanciulli, a cagion del pericolo di morte, che può accadere spesso, insegna che, siccome ad essi non si può venir in aiuto con altro rimedio se non col Sacramento del Battesimo, per mezzo del quale vengono sottratti alla schiavitù del demonio e adottati come figli di Dio, il sacro Battesimo non dev’essere differito, secondo la pratica di certuni, per quaranta oppure ottanta giorni o altro tempo, ma si deve conferire al più presto che è comodamente possibile; a condizione però che, se incombe il pericolo di morte, siano battezzati subito, senza differimento, anche da un laico o da una donna, nella forma della Chiesa, se manca il sacerdote, com’è contemplato più distesamente nel decreto per gli Armeni ».

(Mansi, XXXI, 1738 ss.).

Pio X, Decreto Lamentabili, 3 luglio 1907, prop. 43 tra le condannate :

« L’usanza di conferire il Battesimo ai bambini derivò da un’evoluzione della disciplina, e fu una delle cause per le quali il Sacramento si sdoppia, cioè in Battesimo e Penitenza ».

(Acta Apost. Sedis, X L , 472).

DOMANDA 357a.

Concilio di Trento, Sess. V I I , De’ Sacramenti in generale, can. 7:

« Sia scomunicato chi afferma che i battezzati appunto per il Battesimo hanno l’obbligo unicamente della fede, ma non di osservare tutta quanta la legge di Cristo ».

DOMANDA 358a

Concilio di Cartagine: V. D. 74; Concilio di Firenze: V. D. 341.

Concilio di Trento, Sess. VII, Sul Battesimo, can. 5:

« Sia scomunicato chi afferma facoltativo il Battesimo, cioè non necessario per la salvezza ».

S. Cirillo di Gerusalemme, Catecheses, III, 10:

« Uno, se non riceve il Battesimo, non può aver salute, eccetto i soli martiri, che ricevono il regno anche senza l’acqua » .

(P. G., 33, 439).

DOMANDA 359a.

Innocenzo III, Epist. Majores Ecclesiae Causas (fine del 1201) a Umberto arcivescovo di Arles:

« La pena del peccato originale è la mancanza della vision di Dio, quella dell’attuale è il tormento della geenna perpetua…. » .

(Decretales Gregorii IX, 1. III, tit. 42, cap. 3).

Pio VI, Costit. Auctorem fìdei, 28 ag. 1794, prop. 26 tra le condannate, contro gli errori del Sinodo di Pistoia:

« È falsa, temeraria, ingiuriosa contro le scuole cattoliche la dottrina, la quale ci gabella, alla pari d’una storiella Pelagiana, quel luogo d’oltretomba (designato talvolta dai fedeli col nome di limbo de’ bambini) nel quale son punite colla pena del danno, senza quella del fuoco; le anime de’ morti con la sola colpa originale; come se per ciò stesso, che alcuni escludono la pena del fuoco, dimostrassero l’esistenza di quel luogo e stato scevro di colpa e pena tra mezzo al regno di Dio e alla dannazione eterna, come favoleggiavano i Pelagiani » .

(Bullarii Romani continuatio, 1. c. , 2711 ss.).

Pio IX: V. D. 162.

DOMANDA 360a.

Innocenzo II: V. D. 162.

S. Fulgenzio, De fide, 41:

« Da quando il Salvatore disse: Se uno non rinascerà dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrar nel regno di Dio (Gio., III, 5). Non può alcuno ricevere il regno de’ cieli né la vita eterna, senza il Sacramento del Battesimo, tranne quelli che versano per Cristo il sangue nella Chiesa Cattolica. Perché sia nella Chiesa Cattolica, sia in qualunque eresia o scisma, chi riceve il Sacramento del Battesimo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, riceve perfetto il Sacramento; ma non avrà la salvezza, che è virtù del Sacramento, se riceverà il Sacramento stesso fuori della Chiesa cattolica. Dunque ha da far ritorno alla Chiesa, non precisamente per ricever di nuovo il Sacramento del Battesimo, che nessuno deve rinnovare in un uomo battezzato, ma per ricevere nella società cattolica la vita eterna, perchè non può esser mai in grado di ottenerla, chi col Sacramento del Battesimo sia rimasto estraneo alla Chiesa cattolica ».

(P. L., 65, 692).

DOMANDA 363a.

Concilio II di Lione (1274), Professione di fede di Michele Paleologo:

« La medesima santa Romana Chiesa crede anche e insegna che son sette i Sacramenti ecclesiastici, vale a dire un solo Battesimo, e di esso s’è detto sopra; altro Sacramento è quello della Confermazione, che è conferito dai vescovi colla imposizion delle mani, cresimando i battezzati; un altro è la Penitenza, un altro l’Eucaristia, un altro il Sacramento dell’Ordine, un altro il Matrimonio, un altro l’Estrema Unzione, che, secondo la dottrina del beato Giacomo, s’adopera per gli infermi. Il Sacramento dell’Eucaristia la medesima Romana Chiesa lo forma col pane azimo, credendo e insegnando che nel Sacramento appunto il pane si transustanzia davvero nel corpo e il vino nel sangue del Signor nostro Gesù Cristo. Quanto poi al Matrimonio crede che non si permette che un solo marito abbia più mogli contemporaneamente, né una donna più mariti. Ma, sciolto il legittimo matrimonio per la morte dell’uno de’ coniugi, afferma che sono lecite successivamente le seconde e poi le terze nozze: purché non s’opponga per qualche ragione un altro impedimento canonico ».

(Mansi, XXIV, 71).

Concilio di Firenze, Decretum prò Armenis:

Il secondo sacramento è la Confermazione; e di esso materia è il crisma composto di olio, che significa la purezza di coscienza, e del balsamo, che significa il profumo della buona fama, benedetto dal vescovo. La forma poi è: Io ti segno della croce e ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Ordinario ministro è il vescovo. E, mentre un semplice sacerdote può compiere tutte l’altre unzioni, quest’altra non la deve conferire se non il vescovo: perchè si legge de’ soli Apostoli, de’ quali tengono le veci i vescovi, che davano lo Spirito Santo per mezzo dell’imposizione della mano, come fa chiaro il passo degli Atti degli Apostoli: Ora, avendo udito gli Apostoli, che erano in Gerusalemme, che Samaria aveva ricevuto la parola di Dio, mandarono là Pietro e Giovanni. E, com’essi vi giunsero, pregarono per loro perchè ricevessero lo Spirito Santo; non ancora infatti era sceso su alcuno di essi, ma soltanto eran stati battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano su di essi le mani e ricevevano lo Spirito Santo (Atti, VIII, 14 ss.). Orbene nella Chiesa si conferisce la Confermazione i n luogo di quella imposizion delle mani. Si legge tuttavia che qualche volta, con dispensa della Sede Apostolica, per causa ragionevole e assai urgente, un semplice sacerdote, consacrato il crisma dal Vescovo, amministrò con esso il Sacramento della Confermazione. L’effetto poi di questo Sacramento è che in esso è conferito lo Spirito Santo per rinvigorire, come fu dato agli Apostoli nel giorno della Pentecoste, affinchè il cristiano confessi coraggiosamente il nome di Cristo. E perciò il cresimando è unto sulla fronte, sede della timidezza, affinchè non arrossisca di professare il nome di Cristo e specialmente la Croce di lui, la quale è scandalo per i Giudei e per le Genti una stoltezza (ai Cor., I , 23), come dice l’Apostolo; perciò è segnato col segno della croce ».

(Mansi, XXXI, 1055 s.).

Concilio di Trento, sess. VII, Del Sacramento della Confermazione:

« Can. 1. Sia scomunicato chi afferma che la Confermazione dei battezzati è una cerimonia oziosa e non piuttosto un vero e proprio Sacramento, oppure che una volta fu nient’altro che un insegnamento catechistico, col quale i fanciulli vicini all’adolescenza esponevano in cospetto alla Chiesa la ragione della loro fede ».

« Can. 2. Sia scomunicato chi afferma che fanno ingiuria allo Spirito Santo coloro i quali attribuiscono qualche virtù al sacro crisma della Confermazione ».

« Can. 3. Sia scomunicato chi afferma che l’ordinario ministro della santa Confermazione non è solamente il Vescovo, ma qualsiasi semplice sacerdote ».

Innocenzo III, Epist. Cum venisset, 25 febbr. 1204, ad Basili um archiep. Trinovitanum:

« L’imposizione della mano, che con altro nome si chiama Confermazione, è designata per mezzo dell’unzione della fronte, perché per mezzo di essa è dato lo Spirito Santo ad aumento e irrobustimento. Onde, mentre un semplice sacerdote o presbitero può compiere tutte l’altre unzioni, questa non la può conferire se non il sommo sacerdote cioè il vescovo, perché dei soli Apostoli, di cui i vescovi son vicari, si legge che comunicavano lo Spirito Santo per l’imposizione della mano

(Atti, VIII, 14 ss.) ».

(P. L., 215, 285).

Pio X, Decreto Lamentabili, 3 luglio 1907, prop. 44 tra le condannate:

« Niente dimostra che il rito del Sacramento della Cresima sia stato introdotto dagli Apostoli; ma la formale distinzione tra i due Sacramenti, cioè Battesimo e Confermazione, non entra nella storia del cristianesimo primitivo ».

(Acta Apost. Sedis, XL, 473).

S. Cirillo di Gerusalemme, Catecheses, XXI, (mist. III), 3:

« Guardati dal sospettare che questo sia unguento nudo e crudo. Difatti come il pane dell’Eucaristia, dopo l’invocazione dello Spirito Santo, non è più pane ordinario, ma corpo di Cristo, così anche codesto santo unguento non è più unguento puro, o, se piace meglio dir così, comune, dopo l’invocazione, ma donativo di Cristo e dello Spirito Santo, divenuto efficace per presenza della sua divinità. Ed esso viene simbolicamente spalmato sulla fronte e sugli altri tuoi sensi. E, mentre il corpo è unto coll’unguento visibile, l’anima è santificata dal santo Spirito vivificatore ».

(P. G., 33, 1090 ss.).

S. Cirillo d’Alessandria, In Joel, 32:

« Ci è stata data, come pioggia, l’acqua vivace del sacro Battesimo e, come frumento, un pane vivo e, come vino, un sangue. S’è aggiunto similmente l’uso dell’olio, affinchè conferisse perfezione ai giustificati in Cristo per mezzo del santo Battesimo » .

(P. G., 71, 374).