GNOSI: TEOLOGIA DI sATANA (55) LA VERA E LA FALSA FEDE -X.-

LA VERA E LA FALSA FEDE –IX.-

 (P. Gioacchino VENTURA: LE BELLEZZE DELLA FEDE, vol. II. Genova; Ed. Dario Giuseppe Rossi, 1867)

LETTURA VI.

LA CREDENZA DEI MAGI OVVERO LA VERITÀ E LA CERTEZZA DELL’INSEGNAMENTO DELLA FEDE.

PARTE SECONDA.

S I CONFERMA ULTERIORMENTE LA VERITÀ DELLE ESPOSTE DOTTRINE

§ XVII. – I protestanti sono pure obbligati dai loro principj a riguardare, come riguardano difatti, ogni religione buona per salvarsi. Quanto questa opinione è empia ed assurda. Devono altresì essere, come sono, indifferenti per la pretesa loro religione. Questa loro indifferenza è manifesta dal loro sistema di educazione, di predicazione e d’insegnamento: più che mai però apparisce chiara dal loro culto pubblico e dal disprezzo in che lo tengono. 1 protestanti di Amburgo.

Parto mostruoso di questa tolleranza dottrinale e teologica degli eretici sono le due orribili massime uscite dall’abisso del protestantismo cioè: 1.° Ogni uomo si può salvarsi nella sua religione. 2.° Un uomo onesto non cambia mai religione; quanto dire che, a giudizio dei protestanti, tutte le religioni sono egualmente buone. Ed in verità che l’eretico infatti non può pensare altrimenti. Subito che non vi è, né per lui né per gli altri, alcuna certezza di essere nel vero, subito che parte egli dalla dottrina che fa dipendere dalla privata ragione di ognuno l’esame e la decisione della bontà di una setta o di una religione; è di tutta necessità obbligato a riconoscere per buona ogni religione che ognuno sulla testimonianza della propria ragione tiene per buona, come egli stesso sulla stessa testimonianza tiene per buona la propria. Né ha il diritto di dire che nella propria religione si trova la salute e la dannazione in quella degli altri. Forse dirà che gli altri per mancanza d’ingegno non ragionano bene? ma la mancanza d’ingegno è una disgrazia e non già una colpa; non può dunque egli ragionevolmente escludere dall’eterna salute colui che si è arrestato ad una religione che la scarsezza del suo ingegno non gli ha permesso di conoscere che è cattiva. Quindi l’eresia sotto pena di contradizione e d’ingiustizia, è obbligata ad allargare le vie della salute agli uomini di tutte le religioni, di tutte le sette; è obbligata a proclamare che ogni religione è buona per andar salvo. E poiché in quantunque religione in cui l’uomo si trova si può salvare, e non vi è alcuna necessità di cambiar religione per assicurare l’eterna salute, ha dovuto altresì proclamare quest’altra massima, di cui abbiamo di già notata e l’empietà e la follia, cioè che un uomo onesto non cambia mai religione. E di fatti i libri dei protestanti inglesi sono ripieni di queste massime; né fanno un mistero di questa loro opinione, che discende come una conseguenza necessaria dei loro principi: Che non solo gli eretici di tutte le comunioni e di tulle le sette, ma anche i maomettani e gl’idolatri si salvano, restando nelle rispettive loro religioni. E mirate generosità di questi eretici: spingono essi la loro carità, onde abbracciano i popoli e le nazioni, sino a noi Cattolici; e concedono pure a noi, di potere, nella nostra religione, conseguir la salute!!! – Ma se queste strane massime non sono contrarie alla logica degli eretici, lo sono però al senso comune degli uomini; e di più sono tanto orribilmente empie quanto manifestamente assurde. Imperciocché dire che ogni uomo si può salvare nella propria religione è lo stesso che dire che ogni religione è egualmente buona. Dire che ogni religione è egualmente buona è lo stesso che dire che ogni religione è egualmente vera; giacché non può essere buona una religione che non è vera. Ma la maggior parte delle religioni sono non solo diverse, ma ancora contradittorie fra loro. Il giudaismo è contrario dell’idolatria, il Cristianesimo del giudaismo e del maomettanismo; lo scisma greco del protestantismo; il Cattolicismo, di tutte l’eresie. Dire adunque che tutte queste religioni sono egualmente vero è lo stesso che dire che è vero che vi è un Dio, è vero che vi sono più dei; che è vero che Gesù Cristo è Dio, e vero che non è se non  uomo; che è vero che il Cristianesimo è una religione divina, e vero che è una religione umana; che è vero che l’autorità legittima di spiegar la Scrittura appartiene alla Chiesa, e vero che quest’autorità appartiene solo alla ragione. È insomma lo stesso che ammettere che una stessa cosa è allo stesso tempo vera e non vera: è un ammettere la più manifesta assurdità. – Che se si dice che, senza esser tutte vere le religioni, sono però tutte egualmente buone per la salute, non si sfugge l’assurdità che per cadere nella bestemmia. Perché, ciò vuol dire che Dio, avendo fatta una rivelazione, avendo pubblicata una legge, avendo compiuta una redenzione, è poi indifferente  che l’uomo creda a questa rivelazione, o la impugni: abbia fede a questa redenzione, o lametta in ridicolo; adempia a questa legge, o la calpesti; che Dio riceve un culto degno di Lui tanto dalle superstizioni idolatre, dalle turpitudini maomettane, dalla perfidia giudaica, e dall’orgoglio dell’eresia, quanto dalla fede santa e pura della Chiesa Cattolica; in una parola, che Dio apre le porte del suo paradiso egualmente alla santità e al delitto, e ricompensa egualmente la virtù e il vizio, chi l’onora e chi lo bestemmia. – Ora non è più ragionevole il non ammettere alcuna rivelazione celeste di quello che ammetterne una che non è affatto necessaria il credere? Non è più ragionevole il non ammettere alcuna legge, alcuna religione divina, di quello che ammetterne una che non è necessario affatto il praticare, ed a cui senza alcun inconveniente, senza alcun pericolo per l’eterna salute si può sostituirne un’altra ispirata dal capriccio e dalle passioni umane? Non è più ragionevole il non ammettere alcun paradiso di quello che ammetterne uno aperto egualmente all’errore e alla verità, al vizio ed alla virtù? Finalmente, lo dirò io?… Non è più ragionevole il non ammettere alcun Dio di quello che ammetterne uno, alla foggia di quello di Epicuro, che non si cura affatto degli uomini: che né gradisce i loro omaggi sinceri, né si offende dei loro oltraggi; e che guarda collo stesso occhio d’indifferenza ogni specie di sacrificio ed ogni specie di delitto, e l’anima generosa che per Lui s’immola e l’anima idolatra di se stessa che si ride di Lui? Perciò tollerare teologicamente come fanno i protestanti, tutte le religioni, ammetterne indistintamente tutti i seguaci a partecipare all’eterna salute è lo stesso che negare l’esistenza di ogni rivelazione divina di ogni religione vera, di ogni legge, di ogni culto, di ogni ricompensa, di ogni divinità. Avea dunque ben ragione Fénélon di dire che « tra la Religione Cattolica, unica, vera, e l’ateismo puro, non vi è alcun mezzo ragionevole. « Imperciocché, disprezzando l’autorità divina, su cui la vera Religione è fondata, e riportandosi alla sola ragion privata in materia di religione, uno spirito veramente logico di conseguenza in conseguenza si vedrà trascinato a negar tutto fino Dio stesso. Quindi ancora la fredda indifferenza in cui sono caduti i protestanti di Germania e d’Inghilterra intorno al protestantismo considerato come dottrina religiosa, mentre che sono tenaci sino all’ostinazione, zelanti sino al fanatismo del protestantismo in quanto è istituzione politica e religione dello stato. La ragione di ciò si è che, in quanto è religione dello stato, l’eresia assicura a quelli che ne hanno il monopolio grandi dignità, grandi ricchezze e grandi privilegi. Il clero ammogliato dell’Inghilterra non è infatti esso solo più riccamente retribuito del clero cattolico, preso insieme, di tutto l’universo? Ma in quanto è dottrina teologica, non essendo l’eresia che un affare di pura opinione, che non apporta nulla di utile per la vita presente e non promette nulla di sicuro per la futura, non può destare e non desta che indifferenza. – Perciò, eccettuato il popolo , che anche nei paesi protestanti o scismatici è sempre più o meno religioso, giacché non può e non sa formarsi un’opinione sulla religione, ma la riceve dagli egregi apostoli della ragione che gliela pongono per le vie della forza e dell’autorità; i grandi poi, i ricchi, gli scienziati non hanno per lo più altra religione fuorché la indifferenza sulla religione, che non è in sostanza che un ateismo mascherato. E sebbene questo spirito di ateismo pratico, che si trova nel fondo di tutti i sistemi di errore, per un avanzo ben piccolo di verecondia, non osa che tremando di prodursi alla luce del giorno colle parole, si manifesta abbastanza però nel linguaggio ancora più eloquente dei fatti e della condotta. – Penetrate nell’interno delle famiglie protestanti, e vedrete la poca e nessuna importanza che vi si attacca alla religione cristiana. Lo zelo e la premura che le madri veramente cristiane hanno fra noi che i loro figliuoletti consacrino a Dio che li ha creati, le primizie della loro intelligenza, del loro cuore, della loro lingua; e perciò additano loro Iddio nel cielo, li avvezzano a pronunziare pria di tutto i nomi dolcissimi di Gesù e di Maria, ed insegnano loro l’Ave Maria, il Pater, il Credo e gli atti cristiani; queste sante industrie della vera fede sono ignote affatto nel seno delle famiglie protestanti. Le prime lezioni che vi si danno ai fanciulli riguardano il corpo, la terra, il tempo: nulla desta nella 1oro mente di bambina idee di Dio, dell’anima, del ciclo, dell’eternità. Tutta l’istruzione morale che si dà alle fanciulle in particolare si riduce al precetto di essere sagge, colla glossa che essere sagge significa non mentire, non nominare la coscia, e dire gamba di pollo e non mai coscia di pollo, e sapersi tener ritte colla vita e mantenersi pulite nella persona… I pagani insegnano qualche cosa di più alle loro figliuole. Quando poi il fanciullo è giunto all’età della ragione e sa sufficientemente leggere, gli si dà in mano la Bibbia tradotta in volgare e si lascia che la intenda come gli pare, che ne creda quanto e come gli pare; onde più tardi, tra le tante sette da cui si vedrà circondato al metter piede fuori di casa o nella casa sua propria, si determini per quella che più gli pare confacente ai suoi gusti e ai suoi capricci, o non si determini per nessuna, salvo il giurare o più presto spergiurare la confessione di Augusta, o i trentanove articoli, e il dirsi protestante o anglicano. Oh educazione che non è se non indifferenza assoluta ed il più profondo disprezzo del Cristianesimo! Ora siffatti uomini chiamateli. se vi dà l’animo, cristiani. – Ma qual meraviglia che i laici siano indifferenti quando e molto più lo sono i sacerdoti, i pontefici dell’eresia? Considerate la predicazione protestante. I dommi ne sono sbanditi. Ed a che parlarne, subito che essi non sono più che semplici opinioni per chi parla non meno che per chi ascolta? ed opinioni intorno alle quali chi parla non è d’accordo con chi ascolta, e sulle quali, tra quei due che ascoltano, non si trovano nemmen due soli che opinino allo stesso modo? Le prediche protestanti non sono adunque sermoni cristiani, ma dissertazioni accademiche, fredde e fastidiose dicerie sopra un qualche punto di morale evangelica, esposto colla stessa indifferenza, colla stessa freddezza, come se si trattasse di una morale puramente filosofica ed umana, e che non distruggono alcun vizio, non persuadono alcuna virtù e non migliorano alcuno. Né è raro l’udire dalla bocca di questi egregi cristiani lo stesso Gesù Cristo messo a confronto e trattato collo stesso rispetto o piuttosto collo stesso disprezzo di Socrate e di Marco Aurelio. Lo stesso sintomo d’indifferenza si manifesta nell’insegnamento teologico delle università. A questo insegnamento si concorre da prima per ispirito di mero interesse, per acquistarvi un requisito, un titolo onde fare il ministro o il pastore evangelico, come si studia la medicina per fare il medico, e la legge per fare l’avvocato: giacché in questi paesi il ministro ecclesiastico non è altrimenti una vocazione, ma una professione, un mestiere come ogni altro, e men nobile di ogni altro. In quanto poi alla scienza teologica, vi si attacca minore importanza che alla scienza della chimica o della medicina. Simili agli antichi accademici che, formati alla dottrina di Socrate e di Platone, proponevano ai loro uditori il prò ed il contra sopra ciascuna delle grandi tesi della religione primitiva, i professori della teologia protestante non fanno per lo più altro che mettere sotto gli occhi dei loro uditori il prò ed il contra sulle grandi tesi della religione cristiana, lasciando ad ognuno la libertà di ritenere ciò che gli è sembrato, ragionevole. Non insegnano a credere, ma a dubitare. Non spiegano misteri, ma propongono enimmi. Maestri senza convincimento formano discepoli senza scienza. Ed è singolare il contrasto che offrono, l’indifferenza che traspira da tutte le parole del maestro e la noja che si manifesta da tutti i movimenti de’ suoi discepoli. – Quest’indifferenza si manifesta più chiaramente ancora nel culto protestante. Il culto religioso è l’espressione o la manifestazione pubblica e solenne delle credenze di un popolo. Ora dove non vi sono credenze comuni, ma tante opinioni religiose quanti sono individui, non vi può esser un culto comune: e volendolo assolutamente stabilire, per dare ad intendere alla moltitudine che un culto comune sussiste, deve essere un culto negativo, non già che esprima l’orribile anarchia di tutte le opinioni, ma che tutte le tolleri, le approvi, le sanzioni, e che non ne offenda veruna: cioè a dire un culto che non è culto; un culto che annunzj la distruzione di ogni culto, come la opinione indica la distruzione di ogni fede. Ora tale appunto si è il culto protestante. – Nessuna cerimonia vi è in esso, nessun segno che esprima un domma qualunque. Ma tutto vi si riduce ad un freddo sermone, pronunciato senza convincimento ed ascoltato con indifferenza, o alla lettura di un qualche capitolo della Bibbia, che ognuno intende a suo modo, ed alla recita di preghiere e di cantici senza unzione, senza sentimento, in cui nulla si chiede, e con cui non si spera di ottener nulla. – I luterani ammettono è vero la presenza reale; siccome però chi l’ammette col pane, chi nel pane e chi sotto il pane, e le opinioni anche su questo punto variano all’infinito: così hanno esse lo stesso valore dell’opinione dei calvinisti e degli anglicani, che presenza reale non ammettono affatto: e l’affermazione degli uni e la negazione degli altri, non essendo un domina, ma un’opinione, e questa, a giudizio comune, né fondamentale né importante: la verità si è che è spenta egualmente tra tutti ogni credenza effettiva, ogni fede formale teologica nella presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia. Or senza l’Eucaristia non vi è sacrificio, senza sacrificio non vi è culto, senza culto non vi è religione. Difatti ciò che colpisce di più il Cristiano che crede e che sente, si è l’assenza assolata di ogni segno di religione nei templi dei protestanti e nelle loro cerimonie religiose. Poiché un magazzino non è una chiesa: un tavolino non è un altare; il mangiare un pezzetto di azimo insieme non è un sacrificio; un discorso accademico non è una predica; un pover uomo togato non è un sacerdote. Qual differenza tra questo culto, freddo come la ragione di cui è l’espressione, e la maestà e il sentimento sublime del culto cattolico, espressione della vera fede, che parla sì altamente all’intelligenza, che commuove profondamente il cuore e lo solleva e lo innalza e lo divinizza? Perciò gli stessi protestanti, in cui il filosofismo e il raziocinio non hanno estinto ogni sentimento religioso, assistono con piacere e con meraviglia alle nostre feste, e moltissimi ogni giorno ritornano alla nostra fede soggiogati dalla grandezza del nostro culto. In quanto al culto loro, non vi attaccano la minima importanza. – Perciò nessuno di quelli cui ciò incomberebbe si dà il minimo pensiero per promuoverne la frequenza. In molte citta dell’Inghilterra di nuova data, per una popolazione di sessanta o ottantamila anime, non vi è che uno o due templi incapaci tutti e due di contenere più di tremila posti; e questi tremila posti sono affittati alle ricche famiglie, e nessuno può occuparli. Or siccome il così detto servizio religioso non si fa che una volta sola nelle domeniche, così è chiaro che la totalità dei cittadini è fisicamente esclusa dall’assistere al culto della sua religione: e le autorità protestanti, ecclesiastiche e civili, vedono con indifferenza questo disordine che allontana la massa del popolo da ogni pratica religiosa. È l’eresia, che si è arricchita delle opime spoglie del Cattolicesimo, e che retribuisce i suoi ministri sì strabocchevolmente che ce ne hanno per mantenere palazzi spiranti lusso e mollezza profana, copiosa servitù, ricche carrozze, cacce clamorose, deliziose campagne, non solo per sé ma per le loro mogli e per i loro figliuoli, per le loro nuore, per i loro generi, per le loro sorelle, pei loro nipoti: l’eresia, dico, che profonde tante ricchezze a ricompensare la servitù abbietta de’ suoi ministri, non trova poi un obolo per edificare templi dove il popolo possa raccogliersi e ricordarsi almeno una volta la settimana che vi è Iddio. Ah! questi bravi uomini rendono essi stessi giustizia al loro culto e alla loro fede. Sanno pur troppo che un sì povero culto, figlio di una sì povera fede, non è né grato a Dio, né necessario, né utile agli uomini. Il denaro che s’impiegasse a dilatarlo, a promuoverlo, sarebbe buttato; ed è meglio adoperarlo a fabbricare officine mercantili che almeno rendono, o teatri che almeno divertono. Intervengono, è vero, i protestanti a questo culto sì meschino, vi assistono: ma più come ad una cerimonia umana che come ad una funzione divina; la riguardano più come un affare di mera convenienza sociale che come un obbligo morale di religione. – Questo sentimento di noncuranza e di disprezzo del culto protestante, i protestanti di Amburgo Io manifestano in una maniera pubblica e solenne, e che sarebbe ridicola, se non fosse sacrilega. Un testimonio oculare ci ha riferito che, di passaggio nell’indicata città, in giorno di domenica, vide ingombra di carrozze tutta la gran piazza dirimpetto all’antica cattedrale cattolica, cambiata dall’eresia in tempio protestante. Credendo adunque che i padroni di quelle carrozze fossero in Chiesa ad assistere il servizio divino, qual fu perciò la sua sorpresa allorché, entrato nel tempio, lo trovò affatto deserto? ed avendo ricercato « che stavano dunque a fare sulla piazza quelle carrozze? » ne ebbe in risposta: « Che i ricchi ed i signori protestanti, non usando più di andare in chiesa nei dì festivi, vi mandavano le loro carrozze ad onorarne la piazza. « Oh uomini veramente religiosi e pii! che, non potendo andare di persona in chiesa a render culto al Signore, ed essendo troppo lusso di religione il farsi rappresentare in chiesa dai loro domestici, si fanno rappresentare sulla piazza dai loro cavalli! Ora può mai immaginarsi, dalla parte dei protestanti medesimi, atto non dico di maggiore indifferenza, ma di maggior insulto e di maggior disprezzo pel culto protestante? Ecco frattanto a che miseria, a che degradazione il protestantismo ha fatto discendere la religione!