DA SAN PIETRO A PIO XII (9)

[G. Sbuttoni: Da Pietro a Pio XII, Edit. A. B. E. S. Bologna, 1953; nihil ob. et imprim. Dic. 1952]

CAP. IX

LE ORIGINI DELLA SOVRANITÀ TEMPORALE DEI PONTEFICI

PREAMBOLO

La forza delle cose

In mezzo alle agitazioni interminabili provocate dalle dominazioni barbariche, in mancanza di un potere centrale fortemente costituito, i Papi, per una conseguenza necessaria della loro stessa condizione morale, si videro obbligati a provvedere ad una tale molteplicità di faccende, da potersi considerare veri prìncipi temporali. Nessuno ormai crede più al famoso Atto di donazione di Costantino, a cui accenna [l’eretico gnostico – n.dr.] Dante (Parad. XX, 57), per cui quest’Imperatore, ritirandosi a Bisanzio nel 330, avrebbe ceduto al Pontefice Silvestro I, la città di Roma e tutta la parte occidentale dell’Impero. Tale documento, a cui si accenna nelle decretali pseudo isidoriane e negli atti apocrifi di Silvestro Papa, è dimostrato essere una finzione del sec. VIII. E’ certo però che l’atteggiamento di Costantino il Grande conciliò al Papato un certo splendore esterno. Con il trasferimento della residenza imperiale da Roma a Costantinopoli, il Papa divenne di fatto la suprema autorità politica, sebbene di diritto l’Imperatore continuasse a dominare, per oltre quattro secoli ancora, la città di Roma. – Ma la dominazione bizantina diverrà per l’Italia più insopportabile che quella dei barbari. Le angherie del fisco, le ingerenze della corte nel campo religioso finiranno, ai tempi di Liutprando, per sollevare le popolazioni. L’alleanza dei Papi con la Casa di Heristal e le donazioni fatte da Pipino il Breve alla Santa Sede verranno a costituire, come vedremo, uno stato autonomo, di cui sarà riconosciuto sovrano il Pontefice. Questo potere temporale, sorto per la forza stessa delle cose, contribuì allora efficacemente ad assicurare alla Santa Sede quel prestigio che le era necessario per il disimpegno della sua alta, missione civile, religiosa e morale in mezzo ai popoli.

D. Nel doloroso periodo delle invasioni barbariche chi aiutò gli Italiani?

— Gli unici che dessero un aiuto veramente efficace furono i Sommi Pontefici, poiché gl’imperatori di Costantinopoli si ricordavano dell’Italia quasi soltanto quando si trattava di spillar denaro. I Papi, invece, e con la loro autorità e con la loro beneficenza riuscirono, nei limiti del possibile, a difendere e a soccorrere le popolazioni prostrate da così gravi sciagure.

D. Quale conseguenza portò questo fatto?

— In ogni sventura, come guerra, carestia, pestilenza, i Romani erari sicuri di trovare nel Papa un padre pronto a soccorrerli con tutti i mezzi a sua disposizione; perciò, abbandonati come si trovarono di fatto dagli imperatori di Costantinopoli, cominciarono a vedere nel Papa il loro unico difensore e il loro vero sovrano.

D. Il Papa ha mai cercata e domandata tale sovranità?

— No, ma è nata dal diritto che avevano i Romani di scegliersi un difensore. Tuttavia qualche debole legame con l’impero bizantino rimase ancora di fatto sino all’anno 754, quando ogni vincolo si ruppe.

D . Che avvenne in detto anno?

— I Longobardi, in avanzata verso Roma, avevano giurato di mettere ogni cosa a ferro e a fuoco e di troncar la testa a tutti i Romani. Questi ricorsero, come al solito, inutilmente, all’imperatore di Costantinopoli. Allora il Papa valicò le Alpi nel cuore dell’inverno, «per salvare Roma », e ottenne l’aiuto necessario dal re dei Franchi, Pipino, che scese due volte in Italia e sconfisse il re dei Longobardi.

D. Che fece Pipino dei territori tolti ai Longobardi?

— Li donò al Papa.

D. Che cosa formarono essi?

— Roma con i suoi dintorni, dove il Papa era già da tempo riconosciuto come sovrano, e i territori donati da re Pipino, formarono il « Patrimonio di S. Pietro » o Stato Pontificio.

D. Quanto durò lo Stato Pontificio?

— Attraverso vari e vicende, che sarebbe troppo lungo narrare, si mantenne per più di mille e cento anni, cioè fino al 1870, quando le truppe di Vittorio Emanuele II entrarono in Roma.

D. Il Papa, a Roma, si può dire che avesse una posizione come quella d’un vescovo qualunque?

— L’asserirlo sarebbe una puerilità. Difatto egli non era suddito dell’imperatore; infatti non era l’imperatore a nominarlo, né a dargli prestigio, ma la successione di Pietro, l’autorità di S. Pietro, la tomba di S. Pietro.

D. Come mai allora lo si vede immischiato in affari terreni… ?

— È vero, ora è intento a operazioni di guerra, ora a negoziare trattati, in nomine di funzionari, nella custodia delle finanze dello Stato, in intraprese di carattere municipale, come in restauri delle fortificazioni e degli acquedotti, in servizio di vettovagliamento pubblico… Ma tutto questo, non per ingerenza sua, ma per la fiducia che si aveva nella sua autorità morale, nella sua esperienza, nel suo personale d’amministrazione, nella solidità delle sue finanze. S’invocò il suo soccorso; egli non lo rifiutò.

D . Che cosa crearono questi servizi domandati e resi?

— Un territorio sacro intorno al santuario apostolico, che ne originò lo Stato.

D. Difendendo l’autonomia di Roma, il Papa non ha impedito la unificazione d’Italia per opera dei Longobardi?

— Sì, ma fu il sentimento nazionale degl’Italiani di Roma ad opporsi a tale unificazione.

D. E perché mai?

— Perché i Romani non volevano essere Longobardi e il loro capo morale — il primo tra loro —, il Papa, non poteva voler essere longobardo. Si era lottato tanto tempo per conservare l a qualità di Romani, di membri della repubblica santa, di sudditi di un uomo che, nonostante tutto, era l’erede di Augusto e di Costantino. Questa qualità era diventata cosa sacra e intangibile.

D . Chi erano i Longobardi?

— Erano dei barbari; sul loro conto si diffondevano racconti di ogni specie sulle loro inferiorità. Le loro leggi e i loro costumi non quadravano con quelli dei Romani; il diritto longobardo era fortemente improntato a tradizioni germaniche, mentre il Romano era piamente conservato dalle Dodici Tavole fino a Giustiniano. Dove arrivava il longobardo, bisognava vestire e portare i capelli e barba come lui; un Romano non l’avrebbe mai fatto, come un inglese non si rassegnerebbe mai a portare il codino dei cinesi e i loro abiti ondeggianti.

CAPO XI.

LO SCISMA GRECO

PREAMBOLO

Incompatibilità di carattere

Nel sec. IX, la Chiesa Orientale, che faceva capo a Costantinopoli, si separò dalla Chiesa Occidentale, che faceva capo a Roma. – Diverse ragioni d’indole morale, culturale, politica avevano lentamente scavato un profondo solco tra l’Europa medio-occidentale e l’Impero d’Oriente. Dalla diversità di carattere, esistente tra gli Occidentali e gli Orientali era nata un’avversione reciproca tra Greci e Latini, avversione che si accrebbe soprattutto durante la dominazione romana. – I Greci, che avevano raggiunto il primato nella filosofia, nell’arte, nella cultura, sentivano il giogo di Roma più di ogni altro popolo. In seguito, il trasferimento della capitale a Bisanzio diede ai Patriarchi di questa città l’illusione che vi fosse stato trasferito anche il Primato dell’Autorità spirituale e, se non osarono mai esprimere chiaramente quest’idea, praticamente lasciarono spesso comprendere che ambivano di rendersi indipendenti dal Pontefice Romano.

D. Per quali cause nacquero dissidi tra greci e latini?

— Per risentimenti nazionalistici con relative mutue incomprensioni, e per l’ambizione dei patriarchi di Costantinopoli.

D. Che cosa pretendevano i patriarchi di Costantinopoli?

— Pretendevano che dopo che questa città era diventata la capitale dell’Impero, fosse riservato ad essi un posto speciale di onore e di comando.

D. Che cosa accordarono loro i Papi?

— Il titolo di Patriarca, cioè di capo ecclesiastico per alcune Provincie, ma non la denominazione di « ecumenico », cioè «universale », ch’essi si arrogarono. Per questo videro nel Papa di Roma il perpetuo ostacolo alla gloria della « nuova Roma », come chiamavano Costantinopoli.

D. Che cosa contribuì a rendere più vivo questo malanimo!

— La serie di errori di religione che sorsero nella Chiesa orientale, e che costrinsero spesso il Papa a intervenire in difesa della vera Fede, e a lottare anche contro gli imperatori greci, che pretendevano di sentenziare su cose di fede, come se fossero essi i capi della Chiesa.

D. Che cosa portarono questi interventi pontifici?

— A ferire l’orgoglio degli orientali assai vivamente, tanto più che essi per gli occidentali conservavano il più burbanzoso disprezzo. Era per loro umiliante ammettere di essere caduti nell’eresia, tanto più poi doverlo riconoscere per l’intervento di un occidentale, quale era il Papa. Gli occidentali per loro erano nient’altro che barbari.

D. Ci furono atti di ribellione all’autorità del Papa?

— Ce ne furono anche prima del secolo IX, ma il più grave fu lo scisma promosso da Fozio nel sec. IX.

D. Chi era Fozio?

— Un greco assai dotto, segretario dell’imperatore Michele III, e scomunicato dal santo patriarca di Costantinopoli, Ignazio, per i suoi scandali.

D. Che fece Fozio!

— Brigò per far cacciare illecitamente Ignazio e poi approfittò della di lui assenza forzata per andare al suo posto. Era semplice laico, in soli sei giorni si fece conferire tutti gli ordini sacri, fino all’episcopato, e, sostenuto dall’imperatore, si mise a perseguitare i vescovi che non lo volevano riconoscere e rimanevano fedeli al legittimo patriarca Ignazio.

D. A chi si rivolse Ignazio per aver giustizia?

— A Roma, ma Fozio ne fece intercettare le lettere, poi scrisse lui stesso presentando i fatti in modo completamente alterato.

D. Che fece il Papa!

— Il grande Papa Nicola I, conosciuti gli inganni di Fozio, prese risolutamente le parti della giustizia, depose Fozio e dichiarò legittimo Ignazio.

D. Come si diportò Fozio?

— Non si volle sottomettere al giudizio del Papa e si ribellò; anzi cercò di trascinare alla ribellione tutta la Chiesa greca, impugnando la supremazia della Santa Sede di Roma.

D . Quali accuse portava contro i latini!

— Ne portava delle ridicole, ad es che i preti latini si radevan la barba (presso gli orientali la barba è segno di dignità, ed esserne privi è uno dei più gravi sfregi) : … che i latini a Pasqua mettono sull’Altare un agnello per sacrificarlo con il Corpo di Gesù Cristo: cosa che nessuno s’è mai sognato di fare. Ma la più grave fu che i latini fossero caduti in eresia, perché nel Credo dicevano: « Credo nello Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio », mentre gli antichi dicevano solo « dal Padre ».

D . Che risposero i latini?

— … che l’aggiunta non falsava, ma chiariva, il senso della Scrittura e il pensiero dei Padri.

D. Accettarono i greci la spiegazione ?

— No, ritennero vera l’accusa di Fozio e si servirono anche di essa per consumare lo scisma definitivo di due secoli dopo.

D. Che diceva Fozio nella sua lettera del Primato del Papa !

— Lo negava, in quanto il Vescovo di Roma sarebbe stato capo della Chiesa fino a che Roma fu capitale dell’Impero, ma ormai che la capitale era Costantinopoli, il capo della Chiesa era il Vescovo di Costantinopoli.

D. È giusto l’argomento di Fozio?

— No, perché il Papa non è il capo della Chiesa perché anticamente

Roma era capitale del mondo ; ma soltanto perché il legittimo successore di San Pietro principe degli Apostoli, morto vescovo di Roma.

D. Che avvenite nell’ottavo Concilio Ecumenico (Costantinopolitano IV)!

— La condanna di Fozio e la riconciliazione della Chiesa Orientale con Roma (anno 869).

D. Fu vera riconciliazione!

— Esternamente sì; negli animi però i rancori non erano scomparsi. Dopo 200 anni di pace apparente, nel 1054, per opera di Michele Cerulario, patriarca di Costantinopoli, scoppiò di nuovo lo scisma e questa volta fu permanente.

D. Come cominciò l’attacco?

— Michele ordinò la chiusura delle chiese e monasteri latini; scrisse contro i latini incolpandoli di eresia: proibì la Comunione amministrata dai latini, perché consacravano il pane azimo e non fermentato come gli orientali; fece persino calpestare l’Eucarestia dei latini.

D. A che valse l’ intervento del Papa?

— A nulla: i legati suoi non furono neppur ricevuti. Era l’anno 1054.