SALMI BIBLICI: “LAUDATE NOMEN DOMINI” (CXXXIV)

SALMO 134:  “LAUDATE NOMEN DOMINI; LAUDATE … “

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS. 

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 134

Alleluja.

[1] Laudate nomen Dominum;

laudate, servi, Dominum:

[2] qui statis in domo Domini, in atriis domus Dei nostri.

[3] Laudate Dominum, quia bonus Dominus; psallite nomini ejus, quoniam suave.

[4] Quoniam Jacob elegit sibi Dominus, Israel in possessionem sibi.

[5] Quia ego cognovi quod magnus est Dominus, et Deus noster prae omnibus diis.

[6] Omnia quæcumque voluit Dominus fecit, in cælo, in terra, in mari et in omnibus abyssis.

[7] Educens nubes ab extremo terræ, fulgura in pluviam fecit; qui producit ventos de thesauris suis.

[8] Qui percussit primogenita Ægypti, ab homine usque ad pecus.

[9] Et misit signa et prodigia in medio tui, Ægypte, in Pharaonem, et in omnes servos ejus.

 [10] Qui percussit gentes multas, et occidit reges fortes:

[11] Sehon, regem Amorrhæorum, et Og, regem Basan, et omnia regna Chanaan;

[12] et dedit terram eorum hæreditatem, hæreditatem Israel populo suo.

[13] Domine, nomen tuum in aeternum; Domine, memoriale tuum in generationem et generationem.

[14] Quia judicabit Dominus populum suum, et in servis suis deprecabitur.

[15] Simulacra gentium argentum et aurum, opera manuum hominum.

[16] Os habent, et non loquentur; oculos habent, et non videbunt.

[17] Aures habent, et non audient; neque enim est spiritus in ore ipsorum.

[18] Similes illis fiant qui faciunt ea, et omnes qui confidunt in eis.

[19] Domus Israel, benedicite Domino; domus Aaron, benedicite Domino.

[20] Domus Levi, benedicite Domino; qui timetis Dominum, benedicite Domino.

[21] Benedictus Dominus ex Sion, qui habitat in Jerusalem.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXXXIV

Esorta i fedeli alle lodi di Dio. Il che conviene a quei che già arrivarono in patria, ed anche a quelli che i gradi di perfezione già salirono, o molto nel salire profittarono.

Alleuija: lodate Dio.

1. Lodate il nome del Signore, lodate il Signore, voi servi suoi.

2. Che fate il vostro soggiorno nella casa del Signore, ne’ cortili della casa del nostro Dio.

3. Lodate il Signore, perché è buono il Signore; cantate inni al nome di lui, perché è soave.

4. Perché il Signore elesse per sé Giacobbe, per sua proprietà Israele.

5. Perché io ho conosciuto come è grande il Signore, e il nostro Dio sopra tutti gli dei.

6. Tutte le cose che ha voluto, le ha fatte il Signore in cielo e in terra, in mare e in tutti gli abissi.

7. E i che fa venir le nuvole dall’estremità della terra, fece i lampi per segnale della pioggia.

8. Egli i venti trae fuora da’ suoi tesori, egli percosse i primogeniti dell’Egitto, dall’uomo fino al bestiame.

9. E mandò segni e prodigi in mezzo a te, o Egitto; contro Faraone e contro tutti i suoi servi.

10. Egli che abbatté molte genti, e uccise de’ re robusti;

11. Sehon re degli Amorrei, e Og re di Barsan, e tutti i regni di Chanaan.

12. E diede la loro terra in retaggio, in retaggio ad Israele suo popolo.

13. Signore, il tuo nome è in eterno: Signore, la memoria di te per tutte le generazioni.

14. Perché il Signore farà giustizia al suo popolo, e si placherà co’ suoi servi.

15. I simulacri delle nazioni sono oro e argento, opere delle mani degli uomini.

16. Hanno bocca e non parleranno; hanno occhi, e non vedranno.

17. Hanno orecchi, e non udiranno; imperocché non vi è spirito nella loro bocca.

18. Sien simili ad essi coloro che li fanno, e tutti quei che in essi confidano.

19. Casa d’Israele, benedici il Signore; benedici il Signore, casa d’Aronne.

20. Casa di Levi, benedici il Signore; voi che temete il Signore, benedite il Signore.

21. Di Sionne si benedica il Signore, che abita in Gerusalemme.

Sommario analitico

Il Salmista rivolge ai Sacerdoti lo stesso invito del salmo precedente, ma lo motiva meglio [Questo salmo ed il seguente sono stati composti dopo il ritorno dalla cattività, come dimostra il colore moderno del loro stile. Il Salmo CXXXIV è composto in parte da citazioni di salmi anteriori.].

I. Egli li invita a lodare il Signore:

1° perché essi sono suoi servi (1, 2);

2° perché il Signore è buono ed il suo nome pieno di dolcezza, ragione che sviluppa in tutto lo svolgimento del salmo (3);

3° perché è pieno di amore per Israele che ha scelto per farne sua eredità (4);

4° perché Egli è infinitamente possente, come lo provano tutte le meraviglie che Egli ha operato: a) nell’ordine fisico (3-7); b) nell’ordine della sua provvidenza morale sui nemici del suo popolo dei quali ricorda i castighi (9-14);

5° perché Egli è al di sopra di tutti gli dei, ciò che il salmista rende sensibile con il contrasto tra la sua potenza con la vanità degli idoli (15-18).

6° Termina invitando di nuovo i ministri del Signore e tutti i fedeli a glorificare il Dio potente che li protegge (19-21). 

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-17.

ff. 1, 2. Notiamo che il Profeta, dall’esordio del salmo, ci eccita a lodare Dio, mentre nei salmi precedenti ci esortava solo a benedirlo. Ora, nessuno dubita che la lode non prevalga sulla benedizione. La benedizione viene in primo luogo e si consuma nella lode. E questa non è una lode confusa nel suo oggetto, ma essa procede con ordine. « Lodate il nome dl Signore. » In effetti è con la conoscenza del nome di Dio che noi perveniamo a conoscere Lui stesso (S. Hilar.). – Utilità per noi il lodare Dio: la lode di Dio è per noi come un freno che ci impedisce di correre a nostra perdita. « Laude mea infrenabo te ne intereas. » (Isai. XLVIII, 9). Noi dobbiamo lodarlo perché siamo suoi servi. Cosa c’è di più giusto che lodare il Signore? Cosa è più convenevole? Cosa di più delizioso? In effetti, se i servitori del Signore non lo lodassero, sarebbero dei superbi, degli ingiusti, degli empi. E cosa fanno se non lodano il Signore, se non attirarsi la sua severità? Il servo ingrato che rifiuta di lodare il suo padrone, non di meno ne resta servo. Lodate il Signore, non lo lodate … voi siete suoi servi; se lo lodate ve lo rendete propizio, se non lo lodate, lo offendete (S. Agost.) – Il salmo ci esorta, il Profeta ci esorta, lo Spirito di Dio ci esorta, il Signore stesso ci esorta a lodare il Signore. Le nostre lodi non lo fanno più grande, ma fanno noi più grandi. Dio non diviene più perfetto se lo lodate, non resta sminuito se voi lo accusate; ma voi, lodando Colui che è eccellente, diventate migliori, mentre accusandolo diventate peggiori di quanto non siate; quanto a Lui, Egli resta ciò che è (S. Agost.). –  Voi che state nella casa del Signore. » Voi che state ritti e non cadete. Ora, coloro che stanno in piedi, secondo la Scrittura, sono coloro che perseverano nella pratica dei Comandamenti di Dio con vera fede, con la speranza incrollabile ed una carità sincera, che onorano la sua Chiesa e non causano scandalo con i loro cattivi costumi, e coloro che vogliono entrare nella Chiesa ma che trovano sulla loro strada pietre di inciampo. Di conseguenza: « Voi che state ritti nella casa del Signore, lodate il Nome del Signore. Siate riconoscenti; voi siete all’esterno ciò che avete dentro. Poiché voi siete così in piedi, non è forse un dovere che non potete dimenticare, il riconoscere e il lodare il Signore nella dimora ove Egli merita di essere lodato, per avervi rialzato dalla vostra caduta ed avervi concesso di restare nella sua casa? È dunque un beneficio di poco valore restare nella casa del Signore? A Lui dobbiamo un poco di riconoscenza di averci concesso di restare quaggiù, in questo luogo di passaggio, in questo luogo di esilio, in questa casa che si chiama ancora una “tenda da viaggio”? Noi non dobbiamo considerare che stiamo in piedi? Non dobbiamo considerare ciò che siamo diventati? Non dobbiamo considerare che alcun empio cerchi il Signore, e che Egli abbia cercato coloro che non lo cercano; e dopo averli trovati, li ha risvegliati; e dopo averli risvegliati, li ha chiamati; e dopo averli chiamati, li ha introdotti nella sua casa ed ha concesso di restarvi? (S. Agost.). – In questa vita, noi siamo abitanti degli atri della casa del Signore. Noi non siamo ancora nel tempio eterno in cui Dio fa il suo soggiorno; ma noi siamo nella Chiesa che ne è l’entrata, ed in questa Chiesa, noi possediamo il Santo dei Santi, poiché Gesù-Cristo vi risiede con il suo Spirito, con l’influenza delle sue grazie e con la presenza reale del suo Corpo adorabile (Berthier).

ff. 3. Per qual motivo noi dobbiamo lodare il Signore? « Perché il Signore è buono. » In una sola parola, il Profeta ha spiegato la lode che dobbiamo al nostro Dio: « Il Signore è buono, ma Egli è buono in altra maniera che le cose che ha fatto buone. In effetti, Dio ha fatto tutte le cose molto buone; esse non sono solamente buone, ma molto buone, eccellenti. Egli ha fatto buoni e molto buoni il cielo e la terra, e tutte le cose che ha create. Se Egli ha fatto buone tutte queste cose, quale deve essere la bontà di Colui che le ha fatte? Egli è in sé il molto-buono, dal quale viene tutto ciò che è buono, perché Egli ha creato tutto ciò che è buono; ma Egli è l’Essere sovranamente buono, che nessuno ha creato. Egli è buono per bontà propria e non per partecipazione ad una bontà estranea; Egli è buono per bontà propria e non per unione alla bontà altrui, mentre tutti gli altri hanno avuto bisogno di Lui per divenire buoni (S. Agost.). – L’utilità si trova congiunta al piacere. Il frutto più prezioso che noi raccogliamo da questo santo esercizio è cantare le lodi di Dio, purificare la nostra anima, elevare i nostri pensieri, avere una conoscenza perfetta delle verità divine ed un’idea giusta del presente e dell’avvenire. La melodia dà allora a questi canti un fascino ineffabile che consola, riposa l’anima e rende degna di venerazione colui che ama cantare i ritmi sacri. (S. Chrys.) – « Cantiamo alla gloria del suo Nome, perché Egli è soave. » Forse potrebbe essere buono senza essere soave, senza concedervi di gustarlo? Ma se Egli si mostra così propizio agli uomini, che ha loro inviato il pane dal cielo (Giov. VI, 32-51), e che ha datolo loro suo Figlio, uguale a Lui, che è Egli stesso, perché fosse fatto uomo e fosse messo a morte per la salvezza deli uomini, affinché, per quanto voi siate, possiate gustare in Lui ciò che voi non siete. Vi era in effetti, ben difficile gustare la soavità di Dio, perché Dio era infinitamente lontano da voi, e posto ad un’altezza infinita, mentre che eravate ancora un essere abietto, sprofondato nel fondo dell’abisso; ma tra queste due estremità sì distanti, vi è stato inviato un Mediatore. Voi non potevate, non essendo che un uomo, salire fino a Dio; Dio si è fatto uomo, affinché voi, che come uomo potevate avvicinarvi all’uomo, benché non lo possiate con Dio, voi aveste accesso come uomo a Dio; e il Cristo Gesù, come Uomo è stato mediatore tra Dio e gli uomini … (I. Tim. II, 5). Egli è il Mediatore, ed è così che ha messo la sua soavità alla vostra portata.  Cosa c’è di più soave del pane degli Angeli? Come potrebbe il Signore non essere soave, allorché l’uomo mangia il pane degli Angeli? (Ps. LXXVII, 25)? In effetti, l’uomo vive di un nutrimento, l’Angelo di un altro: questo nutrimento è la verità, è la saggezza, è la forza di Dio; ma voi non potete gioirne come ne gioiscono gli Angeli; perché, come ne gioiscono essi? Essi lo possiedono così com’è: « In principio era il Verbo, ed il Verbo era in Dio, ed il Verbo era Dio, e per mezzo di Lui tutte le cose, sono state fatte. » (Jov. I, 1). Ma voi, come lo possedete? Nel fatto « che si è fatto carne ed ha abitato tra noi; » (Ibid. 14); perché, affinché l’uomo mangiasse il pane degli Angeli, il Creatore degli Aneli, si è fatto uomo. (S. Agost.).

ff. 4. Egli ha posto le altre Nazioni al di sotto degli Angeli, ma « il Signore ha scelto Giacobbe per averlo con Lui, ed Israele per possederlo in sé. » Egli ha fatto della sua Nazione un campo che coltiva, che semina e, benché abbia dato l’esistenza a tutte le Nazioni, ha affidate le altre alla guardia degli Angeli, e si è riservato il possesso e la conservazione di questa Nazione, di questo popolo di Giacobbe. Lo ha scelto per i suoi meriti o per la sua grazia? Esso è stato conosciuto prima di ogni merito, predestinato prima di ogni merito, eletto prima di ogni merito; esso non è stato scelto per i suoi meriti, ma è la grazia di Dio che è venuta a trovarlo e renderlo alla vita per grazia di Dio. (Rom. IX, 11-13). Di tutte le Nazioni è così; perché per essere innestato sull’ulivo fertile, cosa aveva meritato l’ulivo selvatico per l’amarezza delle sue bacche e per la sua sterilità l’albero della foresta? Esso non era che un albero della foresta e non un albero del campo del Signore; e tuttavia il Signore, nella sua misericordia, lo ha impiantato sull’ulivo fertile (S. Agost.).

ff. 5-7. « Perché io ho riconosciuto che il Signore è grande. » Il suo spirito prendendo il volo verso il cielo, elevandosi sopra della carne e liberandosi da ogni creatura, ha riconosciuto che il Signore è grande. Egli non ha dato a tutti il conoscerlo per averlo visto; essi lo glorificano nelle sue opere, « Egli è pieno di soavità, ha scelto Giacobbe per averlo con sé, ed Israele per possederlo come sua proprietà. » lodatelo per i suoi benefici. « Perché io ho riconosciuto che il Signore è grande, » dice il Profeta, che è entrato nel santuario di Dio, ove forse ha ascoltato delle parole ineffabili che è non è permesso all’uomo il ridire; (II Cor. XII, 4); egli ha detto agli uomini ciò che poteva essere loro detto. Ascoltiamo ciò che noi possiamo intendere e crediamolo su ciò che possiamo comprendere (S. Agost.). – I santi, da questa vita partecipano in qualche modo alla conoscenza che gli abitanti del soggiorno celeste hanno di Dio. « Io ho conosciuto da me stesso che Dio è grande. » Questa conoscenza non gli è venuta solo dallo spettacolo dell’universo, con l’istruzione dei suoi maestri, dalla frequentazione degli altri profeti; egli lo ha ricevuto da Dio stesso con una speciale rivelazione, e questa scienza è intima in lui, egli gusta la grandezza di Dio. Quando tutti gli uomini fossero nell’ignoranza di Dio, egli ne sarebbe stato non meno penetrato da ciò che sa, perché è a lui che Dio si è comunicato. Questa conoscenza della grandezza di Dio, opera degli effetti meravigliosi nell’anima di colui che la possiede; essa eleva al di sopra di tutti gli oggetti creati, gli dà una forza superiore, sia per combattere le sue passioni, sia per compiere tutti i doveri che Dio gli ha imposto, sia per sopportare tutte le tribolazioni di questa vita … L’anima che ha conosciuto, come il Profeta, che Dio è grande, afferra questo grande oggetto e si rivolge a Lui con il trasporto dell’amore più vivo, più tenero e più generoso. (Berthier). –  Qual è dunque questa grandezza veramente degna di Dio e che non conosce che Lui solo? « Il Signore ha fatto tutto ciò che ha voluto nel cielo e sulla terra. » Vedete questa potenza alla quale nulla assolutamente manca? Vedete questa fonte di vita? Vedete questa forza invincibile? Vedete questa superiorità incomparabile? Vedete questo potere che non conosce ostacoli? Come tutto gli è semplice, come tutto gli è facile? Qual è stato il teatro della sua potenza? Il cielo e la terra! (S. Chrys.). – Chi può conoscere tutte queste cose? Chi può enumerare le opera del Signore nel cielo e sulla terra, nel mare e negli abissi? Tuttavia, se non possiamo conoscere tutto ciò che esiste, noi dobbiamo credere, con fede incrollabile, che tutte le creature del cielo, tutte le creature della terra, tutte le creature del mare e di tutti gli abissi, sono stati fatti dal Signore … Egli non è stato obbligato a fare tutto ciò che ha fatto, « Egli ha fatto ciò che ha voluto. » La sua volontà è stata la causa di tutto ciò che ha fatto. Voi costruite una casa, perché se non vorreste farlo, restereste senza un’abitazione: la necessità vi forza a costruire una casa, qui non è la vostra libera volontà che agisce. Voi vi fate un vestito perché, se non lo fate, camminereste nudo; è dunque la necessità e non la vostra libera volontà che vi conduce a fare questo vestito. Voi piantate di vigne una montagna, seminate una terra, perché se non lo fate, non avreste di che nutrirvi. Tutte queste cose le fate sotto l’imperativo della necessità. Dio ha creato tutto per bontà, e non ha avuto alcun bisogno di avere qualche cosa; ecco perché Egli ha fatto tutto ciò che ha voluto. (S. Agost.) – Il Profeta non parla qui che delle opere meravigliose che Dio fa nel cielo aereo, sulla terra e nelle acque, opere che noi vediamo, benché ne ignoriamo le cause. Esempio ne sono le nubi che vengono dalla terra e si condensano nel cielo per tornare come acqua sulla terra. – Gli apostoli ed i predicatori, come cibo spirituali, passano da un’estremità della terra all’altra, per diffondervi le acque della dottrina di salvezza. Timori salutari sono quelli che essi imprimono nell’animo dei peccatori, lanciando su di essi i fulmini che sono il terrore dei giudizi di Dio. – Altro effetto della potenza di Dio, è la produzione dei venti, con tutta la sottigliezza di cui lo spirito umano non può scoprire l’origine. «Lo spirito soffia dove vuole, e voi ascoltate la sua voce, ma non sapete da dove viene e dove va. »Soffio dello Spirito divino che ispira delle inclinazioni tutte spirituali e sante, come principio della nostra vita novella. Dio lo trae dai suoi tesori, vale a dire da se stesso, e ce lo comunica quando e nella maniera che gli piace. (Dug.). « … La nuvole spandono la loro luce. » (Giob. XXXI, 51). Perché, si domanda S. Gregorio? Perché i predicatori del santo Vangelo nello stesso tempo fecondano le nostre anime con l’effusione della loro parola, li rischiarano e le rallegrano con l’irradiamento della loro vita santa. Felici dunque il suolo privilegiato sul quale passano le nubi che fecondano e che rischiarono, ma maledetto colui che ha meritato questo arresto terribile del Signore: « Io ordinerò alle mie nuvole di non piovere su di lui! » Maledetta l’anima che non vede più la luce, almeno attraverso la nube. Quanti popoli hanno visto passare sopra di essi le nubi benefiche? « Dio solo – è detto nel libro i Giobbe – conosce i grandi cammini che seguono le nubi. » (Giob. XXXVII, 16). Stiamo attenti a che Dio non li spinga verso le contrade che non sarebbero più le nostre; facciamo attenzione che le nubi non abbiano più per noi né la pioggia della divina parola, né la luce dei santi esempi; stiamo attenti a che Dio non faccia diventare il cielo di bronzo al di sopra delle nostre teste. (Mgr DE LA BOUILLERIE, Symb.)

ff. 9-12. —  Il Profeta passa dalle meraviglie della natura, ai miracoli propriamente detti, e secondo l’uso delle Scritture, aggiunge ai miracoli i prodigi terreni dei benefici, perché gli uomini sono più sensibili al terrore che non alla riconoscenza.  Bisogna far risaltare questa verità, che tutte queste vittorie raccontate nei libri dei Numeri e di Giosuè sono state l’opera di Dio e non l’effetto del valore dei combattenti. Gli uomini non attribuiscono mai questi grandi esempi e le rivoluzioni degli imperi se non a cause tutte umane. Ve n’è tuttavia una causa primaria nel cielo, alla quale le seconde sono sottomesse. (Berth. e Duguet). – Così, quando Dio vuol donare la vittoria ad un popolo, nulla gli resiste; quando Egli la ritira, non serve più nulla: né le armi sono più temprate, né i coraggi non sono più invincibili e, come dice Bossuet, né i cavalli sono veloci, né gli uomini sono abili se non solo a fuggire davanti al vincitore … È la storia di questi ripieghi molteplici, di questi disastri inauditi nella storia di una Nazione, fino ad allora vittoriosa, e di cui lo Spirito-Santo ci dà qui la spiegazione: « È Dio che colpisce le Nazioni numerose, è Lui che stermina i re potenti. »     

ff. 13, 14. — Il Profeta interrompe la sequela della sua recita per lodare Dio, secondo il costume dei santi. Appena hanno cominciato a parlare delle meraviglie della mano di Dio, l’amore che li avvolge li forza ad interrompersi per benedire e lodare l’autore di questi prodigi e soddisfare così il desiderio del loro cuore. (S. Chrys.). – Si possono applicare al popolo di Dio le due parti di questa proposizione: « Il Signore giudicherà il suo popolo e si lascerà piegare dalle preghiere dei suoi servi, » in questo senso che Dio comincerà con il castigare, ed all’azione della sua giustizia succederà la consolazione. Si può anche dividerla, cioè applicare al popolo di Dio l’esercizio della bontà, e restringere ai suoi nemici l’azione della giustizia divina (S. Chrys.). 

ff. 15-18. –  v. nel Ps. CXIII,   ai vv. ff. 12-16.

II. — 19-21

ff. 19-21. — Il Profeta ha abbracciato qui tutta la Chiesa nelle distinzioni che stabilisce tra le differenti membra del popolo di Dio, che egli esorta a benedire il Signore (S. Hilar. ). – Benediciamo Dio, ognuno secondo il proprio stato, secondo la vocazione che Dio ci ha dato e gli impieghi che ci affida. La casa di Israele, i semplici Cristiani che vivono nella luce della fede, lo benedicano per il beneficio inestimabile della verità che hanno ricevuto da Dio. – La casa di Aronne, i sacerdoti che partecipano al sacerdozio di Gesù-Cristo, benché più eccellente di quello di Aronne, benedicano il Signore nelle loro preghiere e nei loro sacrifici. – La casa di Levi, i diaconi e gli altri ministri dell’altare, benedicano Dio ciascuno nell’esercizio delle loro funzioni. – Tutti coloro che temono il Signore lo benedicano con le loro parola e con la pietà delle loro azioni. – La Chiesa, infine, che è la vera Sion, deve lodare e benedire incessantemente il Signore, che dimora in mezzo ad essa, ma che abita e regna in maniera ancor più eclatante nella Gerusalemme celeste.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.