TUTTA LA MESSA (L’UNICA “VERA” CATTOLICA ROMANA) MOMENTO PER MOMENTO (4)

TUTTA LA MESSA MOMENTO PER MOMENTO (4)

[Aldéric BEAÜLAÇ, p. S. S.

Vicario & subdiacono (Montréal)

“TOUTE LA MESSE

Par questions et réponses”

TUTTA LA MESSA in Domande e risposte

(Nouvelle édition revue et corrigée)

3425, RUE ST-DENIS MONTREAL

Cum permissu Superioris,

EUGENE MOREAU, p.s.s.

Nihil obstat’.

AUGUSTE FERLAND, p.s.s.

censor deputatus

Marianopoli, die 28a martii 1943

Imprimi potest’.

ALBERT VALOIS, V. G.

Marianopoli, die 28a martii 1943

5 — Le predica

119 — Di quante parti si compone la predica?

La predica, come si fa oggi alle grandi Messe, si svolge in tre parti:

a) gli annunci delle feste, dei digiuni e dell astinenze che si verificheranno durante la settimana:

b) gli annunzi di nozze, le funzioni settimanali, le preghiere per i bisogni  temporali e spirituali, per la parrocchia e per i fedeli defunti;

c) l’istruzione dei fedeli.

120 — Che cos’è la predica od omelia?

L’omelia è un discorso familiare sul Vangelo.

6 — Il Credo

121— Quali verità contiene il Credo?

Il Credo contiene le principali verità che la Chiesa ci insegna.

Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente che ha fatto il cielo e la terra, tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo Signore Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, che nacque dal Padre prima di tutte i secoli, Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da vero Dio; non fatto ma generato; consustanziale al Padre e per mezzo del quale tutto è stato fatto. Che, per noi uomini e per la nostra salvezza, scese dal cielo (qui ci inginocchiamo). E si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria E SI È FATTO UOMO. Che fu crocifisso per noi, soffrì sotto Ponzio Pilato e fu sepolto; è risorto il terzo giorno secondo le Scritture. Ascese al cielo e siede alla destra del Padre e verrà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il cui regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, che procede dal Padre e dal Figlio, che con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato; ed ha parlato per mezzo dei profeti. Credo alla Chiesa; una, santa, cattolica e apostolica. Confesso un solo Battesimo per la remissione dei peccati; Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del secolo a venire. Così sia.

122 — Perché il Credo viene detto un symbolo?

La parola simbolo significa marchio, segno e ancora stendardo. Diamo il nome di simbolo al Credo perché un tempo era un marchio o un segno che veniva usato per distinguere i Cristiani dagli infedeli: da signum, da symbolum, dà il segno, recita il simbolo, nella Chiesa primitiva si diceva di quelli che si presentavano alle riunioni. Il Credo è in qualche modo lo stendardo dei Cristiani, vale a dire il loro segnale di battaglia, quando la loro fede viene attaccata e quando si uniscono per difenderla, come i soldati attorno alla loro bandiera.

123— Quanti simboli si contano?

La liturgia reconosce tre symboli di fede:

a) Il symbolo degli Apostoli: la Chiesa lo recita nell’officio del breviario, il padrino e la madrina lo formulano a nome del bambino che sta per essere battezzato.

b) Il symbolo di sant’Athanasio: lo si recita all’Ufficio di certe domeniche.

c) Il symbolo di Nicea: lo si recita alla Messa.

124 — Quando si dice  il Credo alla Messa?

Due motivi in ​​particolare hanno determinato l’introduzione del Credo nella Messa: la speciale solennità del giorno e il rapporto che il simbolo ha con la festa celebrata.

Per la prima ragione, il Credo è recitato nelle feste del titolare della chiesa, ad esempio nella festa di Santa Caterina, San Luigi di Francia, ecc., nelle chiese che sono rispettivamente dedicate a loro; nelle feste del patrono del luogo, vale a dire il Santo che è solennemente onorato come il protettore particolare di una parrocchia, una città, una diocesi, una provincia, per esempio alla festa di Sant’Anna, alle due feste di San Giuseppe; alla festa di un Santo di cui è custodita una reliquia emblematica; alle solenni Messe votive, celebrate per una causa grave e generale, su ordine o con il permesso del Vescovo. L’ottava è la continuazione della festa: se questa ha il Credo, ce l’ha anche l’ottava.

Per la seconda ragione, si dice che il Credo sia presente alle Messe di tutte le domeniche, perché la Domenica è soprattutto dedicata all’adorazione della Santissima Trinità; nelle Messe di Nostro Signore, ad esempio: del Preziosissimo Sangue, del Corpus Christi; dello Spirito Santo; della Beata Vergine; degli Angeli, a causa delle parole: Creatore del cielo … e cose invisibili; degli Apostoli, per via delle parole: credo nella Chiesa che è … apostolica; i due evangelisti Luca e Marco, che si collegano agli Apostoli, e Santa Maria Maddalena, che annunciò la risurrezione di Cristo agli Apostoli; del giorno di Ognissanti, della Dedicazione e del suo anniversario, per via delle parole: credo nella Chiesa che è una; dei Dottori della Chiesa, che hanno magistralmente esposto la dottrina del simbolo.

125 — Perché il Sacerdote fa un segno di croce terminando il Credo?

Un tempo i fedeli pronunciando le parole “la risurrezione dalla carne”, solevano mettere le mani sulla fronte per affermare con questo gesto che è nella loro carne che resusciteranno. In seguito questo gesto è stato prolungato nel segno di croce.

TERZA PARTE

La Messa dei fedeli

OFFERTA:

Offertorio

Offerta del pane

Miscela dell’acqua e del vino

Offerta del vino

Invocazione allo Spirito Santo

Lavaggio delle mani

Preghiera alla santa Trinità

Orate Fratres

Secreta

CONSACRAZIONE:

Prefazio

Sanctus

Canone

Te igitur

Memento dei vivi

Communicantes

Hanc igitur

Quam oblationem

Consacrazione del pane e del vino

Unde et memores

Supra quæ

Supplices

Memento dei morti

Nobis quoque peccatoribus

La conclusione del Canono

COMUNIONE

Pater

Libéra nos

Frazione del pane

Agnus Dei

Preghiera per la pace

Preghiere prima della Comunione

La Santa Comunione

Le abluzioni

L’Antifona della Comunione

Il Postcommunio

La Preghiera sul popolo

La dimissione dei fedeli

Il Placeat

La benedizione

L’ultimo Evangelio

Le preghiere dopo la Messa

CAPITOLO IV

126 — Come si divide la Messa dei fedeli?

La Messa dei fedeli è divisa in tre parti: offerta, consacrazione e comunione (preparazione e ringraziamento).

Questa divisione è indicata dalle sante parole che precedono la consacrazione del pane e del vino: “Egli prese il pane… e anche questo prezioso calice” (offerta); “rese grazie, benedisse” (consacrazione); “spezzò e diede” (comunione).

OFFERTA

127 — Qual è lo scopo dell’Offerta?

Attraverso le preghiere e le cerimonie dell’Offerta, i fedeli, prima di offrire il santo Sacrificio dell’altare, affidano al Sacerdote di Dio le loro intenzioni di offerta e di domanda.

1 — Offertorio

128 — Perché il Sacerdote dice il “Dominus vobiscum” dopo il Credo?

Il sacerdote dice Dominus vobiscum dopo il Credo, perché è lì che inizia la Messa dei fedeli. Il sacerdote saluta il gruppo dei battezzati che parteciperanno al Sacrificio della Messa e li invita alla preghiera con questa parola: oremus, preghiamo.

129 — Come si faceva un tempo l’offerta dei doni all’altare?

In passato, i presenti venivano in processione per offrire al sacerdote i doni per il sacrificio, – pane e vino, – o per il fabbisogno personale del celebrante, – pane, vino, latte, miele, – o per il servizio pubblico della Chiesa, – olio, candele, incenso e altri doni.

Ascoltare la Messa o offrire il proprio pane era allora tuttuno per i fedeli. Chi non si è offerto non doveva associarsi al Sacrificio del Vescovo o del Sacerdote. San Cipriano (= 258) rimprovera una donna ricca che, per avarizia, si è astenuta dall’offrire, ma non ha esitato a fare la comunione: “Osi – diceva – partecipare al sacrificio offerto da un povero”.

130 — Donde deriva l’antifona chiamata offertorio?

Fintanto che la durava cerimonia di offerta, due cori eseguivano un canto composto da un’antifona ed alcuni versi. Questo canto processionale, come l’introito, non aveva nulla a che fare con l’offerta fatta all’altare; esprimeva un’idea in linea con la solennità del giorno. Questo carattere è stato generalmente preservato abbreviandolo.

131— Quando oggi i fedeli fanno i loro doni per il santo sacrificio?

Per ragioni pratiche, i fedeli sostituirono le oblazioni in natura richieste per il santo sacrificio – pane e vino – con il loro equivalente in forma di monete o di altri valori materiali. Per le stesse ragioni, i fedeli provvedevano al mantenimento personale dei loro Sacerdoti e al servizio pubblico della Chiesa con contributi in denaro. Questa è l’origine degli onorari per le Messe, delle questue, ecc.

Sant’Epifanio (+ 403) cita il caso di un ebreo che era stato battezzato segretamente sul letto di morte dal Vescovo di Tiberiade e iniziato ai sacri misteri dell’Eucaristia. Terminata la cerimonia, consegnò al Vescovo una quantità d’oro molto importante e gli disse: “Offri per me”. Santa Matilde ( + 968), alla morte del marito, l’imperatore Enrico l’uccellatore, fu sorpresa dagli eventi. Al posto delle normali oblazioni, offrì al sacerdote due braccialetti d’oro, chiedendogli di celebrare la Messa per il defunto.

132 — Con quale spirito i fedeli devono fare le loro offerte?

La nostra vita è legata al nostro pane, chi si aliena il suo pane, dona la sua vita, si dona vivente, si dona da se stesso. Nel portare il pane e il vino all’altare, i fedeli non solo offrivano. ma si offrivano da se stessi con Cristo. Nonostante le nuove modalità, il rito dell’oblazione e il suo significato profondo rimangono ancora oggi. Offrendo oggi le loro monete, i fedeli continuano ad offrire se stessi. Quanto più santo sarà questo atto di oblazione, tanto più sarà gradito a Dio, tanto più agirà sul suo cuore, tanto meglio assicurerà l’abbondanza delle sue grazie, tanto più sarà fecondo.

2 — Offerta del pane

133 — Cosa fa il Sacerdote dopo aver letto l’offertorio?

Il Sacerdote scopre il calice, prende tra le mani la patena su cui poggia l’ostia, la solleva davanti ai suoi occhi, che guardano per un attimo la croce sull’altare e subito ritornano all’ostia; pronuncia la preghiera Suscipe, “Ricevi, Santo Padre” … poi pone l’ostia sul corporale, facendosi il segno della croce con la patena.

Preghiera:

Suscipe, sancte Pater, omnipotens ætérne Deus, hanc immaculátam hóstiam, quam ego indígnus fámulus tuus óffero tibi Deo meo vivo et vero, pro innumerabílibus peccátis, et offensiónibus, et neglegéntiis meis, et pro ómnibus circumstántibus, sed et pro ómnibus fidélibus christiánis vivis atque defúnctis: ut mihi, et illis profíciat ad salútem in vitam ætérnam. Amen.

[Accetta, Padre santo, onnipotente eterno Iddio, questa ostia immacolata, che io, indegno servo tuo, offro a Te Dio mio vivo e vero, per gli innumerevoli peccati, offese e negligenze mie, e per tutti i circostanti, come pure per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti, affinché a me ed a loro torni di salvezza per la vita eterna. Amen.]

134 — Perché il pane disposto sulla patena si chiama ostia?

Il pane depositato sulla patena diventerà presto il corpo di Cristo, la vera vittima o ostia reale del sacrificio. Attraverso questo pane materiale, la Chiesa contempla già in anticipo la vittima immacolata, l’ostia immacolata, Cristo Gesù.

135 — Di qual tipo di pane ci si serve per il santo Sacrificio della Messa?

I primi Cristiani offrivano al Sacerdote il pane delle loro case, pane fermentato. A partire dal settimo secolo, si è cominciato a preferire sempre più il pane azzimo. Nell’XI secolo le chiese d’Occidente usavano il pane azzimo e quelle d’Oriente il pane fermentato. Il Concilio di Firenze (1439) dichiarò la perfetta legittimità dell’usanza stabilita. Oggi  « nella celebrazione della Messa il sacerdote deve, secondo il proprio rito, usare pane azzimo o fermentato ovunque si trovi ». Questa è la regola stabilita dal Codice di Diritto Canonico.

136 — Cosa simbolizza il pane senza lievito?

Il lievito rappresenta la malizia e la malvagità. Poiché il pane eucaristico è azzimo, per mangiarlo con dignità, bisogna togliere dal cuore ogni lievito di peccato.

137 — Perché il Sacerdote leva gli occhi al momento dell’offerta?

Quando compieva atti particolarmente solenni, Gesù alzava gli occhi al cielo: per esempio, alla risurrezione di Lazzaro, alla moltiplicazione dei pani. Il sacerdote imita questo gesto durante la Messa, prima dell’oblazione del calice, durante l’invocazione allo Spirito Santo, prima della preghiera alla Santissima Trinità e anche prima della consacrazione.

138 — A chi il Sacerdote indirizza la sua preghiera?

Come farà spesso alla Messa, qui il Sacerdote si rivolge soprattutto a Dio  Padre, in unione con il Salvatore che si immola Egli stesso sull’altare al suo Padre celeste.

139 — Per chi il Sacerdote offre  il Sacrificio?

Prima per se stesso, poi per tutti i presenti, e infine per tutti i Cristiani, vivi e morti.

È normale che gli offerenti – un tempo offrendo in natura, oggi con un’offerta pecuniaria – siano presenti al Sacrificio, poiché è il loro sacrificio. Possono essere materialmente assenti, ma anche in loro assenza sono veramente offerenti; il Sacerdote offre a Dio il sacrificio in loro favore e da parte loro.

140 — Perchè è offerto il santo Sacrificio?

Il santo Sacrificio è offerto per la remissione dei peccati e per la salvezza di tutti nella vita eterna.

La Messa è infatti un Sacrificio propiziatorio, cioè rende Dio propizio, clemente e misericordioso onde perdonarci le nostre miserie, i nostri peccati e così riconciliarci con Lui.

La salvezza è la totalità di tutti i beni portati da Gesù Cristo; possederli significa essere salvati. Per noi qui sulla terra inizia con la grazia e si consuma dopo la morte nella gloria.

3 — Mescolanza dell’acqua e del vino

141 — Cosa fa il Sacerdote dopo aver deposto l’ostia sul corporale?

Il sacerdote si reca al lato dell’Epistola e versa nel calice il vino e qualche goccia d’acqua.

“Il Santo Concilio (di Trento) avverte che la Chiesa impone ai Sacerdoti di mescolare l’acqua con il vino da offrire nel calice, sia perché Cristo Nostro Signore, si crede, lo abbia fatto, sia perché l’acqua sgorga dal suo fianco insieme al sangue; è questo mistero che viene commemorato da questa mescolanza; e come le acque nell’Apocalisse di San Giovanni significano i popoli, così è qui rappresentata l’unione del popolo fedele stesso con il suo capo, Cristo. (Conc. Trid. Sess. XXII, c. VII).

142 — Come la mescolanza dell’acqua al vino rapresenti la nostra unione al Cristo?

Come l’acqua mescolata al vino partecipa alla natura del vino e diventa in qualche modo il vino stesso, così per grazia partecipiamo alla natura divina e diventiamo in qualche modo Dio stesso. Il Sacerdote, attraverso la preghiera che recita in quel momento, chiede a Dio di concederci di essere partecipi della natura divina:

Preghiera:

Deus, qui humánæ substántiæ dignitátem mirabíliter condidísti, et mirabílius reformásti: da nobis per hujus aquæ et vini mystérium, ejus divinitátis esse consórtes, qui humanitátis nostræ fíeri dignátus est párticeps, Jesus Christus, Fílius tuus, Dóminus noster: Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus: per ómnia sæcula sæculórum. Amen

O Dio, che in modo meraviglioso creasti la nobile natura dell’uomo, e più meravigliosamente ancora l’hai riformata, concedici di diventare, mediante il mistero di quest’acqua e di questo vino, consorti della divinità di Colui che si degnò farsi partecipe della nostra umanità, Gesù Cristo tuo Figlio, Nostro Signore, che è Dio e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

143 — Quale è alla Messa la conseguenza dell’unione dei fedeli al Cristo?

Come Cristo, il capo del Corpo mistico della Chiesa, guida i suoi membri nella sua offerta, così i fedeli non sono più semplici trasgressori, sono veramente trasgressori. Ogni mattina, partecipando all’oblazione della Messa, versano nel calice del sacrificio di Cristo – come la piccola goccia d’acqua persa nel vino del calice – la somma dei sacrifici che la loro fedeltà alla sua legge richiede a ciascuno di loro, nel corso della giornata.

« Io sono – dice il Cardinale Mercier – la piccola goccia d’acqua che il vino della Messa assorbe, e il vino della Messa diventa il sangue dell’Uomo-Dio ». E il Dio-Uomo è sostanzialmente unito alla Santissima Trinità. La piccola goccia d’acqua viene portata nel fiume della vita della Santissima Trinità. Sarà mai abbastanza pura, abbastanza chiara, la piccola goccia d’acqua destinata a partecipare al santo Sacrificio della Messa?

144 — Perché il Sacerdote benedice l’acqua prima di mescolarla al vino?

L’acqua è l’immagine dei Cristiani, che hanno sempre bisogno di grazia e che traggono il massimo beneficio dalla loro unione con Gesù Cristo.

Nelle Messe dei Morti questa benedizione viene omessa. Tutte le cerimonie di questo ufficio hanno lo scopo di ottenere il maggior numero possibile di grazie per il defunto; pertanto, tutto ciò che può indicare il frutto che va ai presenti o ai vivi viene omesso.

4 — Offerta del vino

145 — Che fa il Sacerdote dopo aver mescolato l’acqua al vino?

Il sacerdote ritorna al centro dell’altare, solleva il calice per presentarlo a Dio e allo stesso tempo recita la preghiera: Offerimus,

Preghiera:

Offérimus tibi, Dómine, cálicem salutáris, tuam deprecántes cleméntiam: ut in conspéctu divínæ majestátis tuæ, pro nostra et totíus mundi salute, cum odóre suavitátis ascéndat. Amen.

[Ti offriamo, o Signore, questo calice di salvezza, e scongiuriamo la tua clemenza, affinché esso salga come odore soave al cospetto della tua divina maestà, per la salvezza nostra e del mondo intero. Così sia.]

146 — Perché il Sacerdote dice questa preghiera al plurale?

Il sacerdote è l’ambasciatore della Chiesa all’altare; perciò egli offre a nome di tutti i fedeli, e questi, specialmente gli assistenti, offrono in unione con il Sacerdote. Con il loro Amen, fanno proprie in qualche modo le parole del sacerdote.

Ci riuniamo in comune – dice San Cipriano – e celebriamo i sacrifici divini con il Sacerdote di Dio. San Paolo ha già scritto (1 Cor., X, 16): « Il calice di benedizione che noi benediciamo », cioè che consacriamo. Con queste parole si intendono i fedeli presenti al Sacrificio.

147 — Perché il Sacerdote chiama il vino offerto a Dio il calice della salvezza?

Presto questo vino sarà trasformato nel sangue di Nostro Signore; questo sangue è stato versato per la nostra salvezza e per la salvezza del mondo intero. È per noi uomini e per la nostra salvezza che il Verbo è sceso dai cieli, come cantiamo nel Credo.

148 — Spiegate l’espressione “salire come un profumo soave”.

Questa espressione allude agli antichi sacrifici, come quelli di Abele. Si bruciava allora una vittima e, vedendo il fumo salire verso il cielo, si stimava che Dio accettasse questo sacrificio odorando con soddisfazione il fumo odoroso.

149 — Quali disposizioni devono avere il Sacerdote ed i fedeli offrendo il santo Sacrificio?

Queste disposizioni sono riassunte nella preghiera che il sacerdote recita con le mani giunte e poste sul bordo dell’altare:

Preghiera:

In spíritu humilitátis et in ánimo contríto suscipiámur a te, Dómine: et sic fiat sacrifícium nostrum in conspéctu tuo hódie, ut pláceat tibi, Dómine Deus.

[Con spirito di umiltà e con animo contrito, possiamo noi, o Signore, esserti accetti, e il nostro sacrificio si compia oggi alla tua presenza in modo da piacere a Te, o Signore Dio.]

150 — Qual è il senso di questa preghiera?

Questa preghiera si trova per la prima volta sulle labbra dei tre giovani israeliti nella fornace di Babilonia. Poiché questi giovani non potevano più offrire a Dio i sacrifici prescritti dalla Legge, si sono offerti come vittime espiatrici, per ottenere misericordia per i loro peccati e per quelli del popolo. Seguendo il loro esempio, in spirito di umiltà e con cuore contrito, dobbiamo offrirci a Dio come olocausti graditi al Signore. Queste sono le migliori disposizioni che possiamo portare all’altare.

151 — Perché questa espressione “Possiamo esserti accetti”?

Le oblazioni – pane e vino – rappresentano gli offerenti stessi, il Sacerdote e i fedeli, esseri imperfetti che devono quindi presentarsi al Signore battendosi il petto.

5 — L’invocazione allo Spirito-Santo

152 — Quale rubrica osserva il Sacerdote recitando la preghiera allo Spirito-Santo?

Il sacerdote, in piedi, alzando e tendendo le mani, inizia l’invocazione allo Spirito Santo, poi, con le parole benedice questo sacrificio, fa il segno della croce sia sull’ostia che sul calice.

Preghiera:

Veni, sanctificátor omnípotens ætérne Deus: et bene dic hoc sacrifícium, tuo sancto nómini præparátum.

[Vieni, Onnipotente Santificatore, Dio Eterno, benedici questo sacrificio preparato per la gloria del tuo Santo Nome.]

153 — Perché questa invocazione allo Spirito Santo?

La liturgia unisce a più riprese i misteri dell’Incarnazione e dell’Eucaristia. Pur essendo prodotte dalla potenza divina delle tre Persone, tuttavia, come opere d’amore, l’Incarnazione e la consacrazione sono attribuite soprattutto allo Spirito Santo. La benedizione a cui si fa riferimento in questa preghiera è la consacrazione.

Senza sosta, la Chiesa tiene gli occhi fissi sulla transubstanziazione delle Oblate, sul corpo e sul sangue di Gesù Cristo. È attraverso la consacrazione e per essa che tutte queste cerimonie preparatorie di offerta hanno il loro significato.

154 — Perché il Sacerdote traccia un segno di croce sui doni deposti sull’altare?

Questo segno della croce rappresenta la benedizione dello Spirito Santo, che viene implorato sui doni offerti; l’alzare gli occhi, che lo precede, e il movimento delle mani mostrano il forte desiderio della discesa dello Spirito Santo e delle sue benedizioni.

https://www.exsurgatdeus.org/2020/04/17/tutta-la-messa-lunica-vera-cattolica-romana-momento-per-momento-5/

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.