SALMI BIBLICI: “LEVAVI OCULOS MEOS IN MONTES” (CXX)

SALMO 120: “LEVAVI OCULOS MEOS in montes”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 120

Canticum graduum.

[1] Levavi oculos meos in montes,

unde veniet auxilium mihi.

[2] Auxilium meum a Domino, qui fecit cœlum et terram.

[3] Non det in commotionem pedem tuum, neque dormitet qui custodit te.

[4] Ecce non dormitabit neque dormiet qui custodit Israel.

[5] Dominus custodit te, Dominus protectio tua super manum dexteram tuam.

[6] Per diem sol non uret te, neque luna per noctem.

[7] Dominus custodit te ab omni malo; custodiat animam tuam Dominus.

[8] Dominus custodiat introitum tuum et exitum tuum, ex hoc nunc et usque in sæculum.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXX.

Consola il Salmo i pellegrini che ascendono verso la Gerusalemme celeste, promettendo loro la perpetua custodia di Dio. Parla il profeta dapprima in persona del pellegrino, poi in persona propria, a consolar il pellegrino

Cantico dei gradi.

1. Alzai gli occhi miei verso dei monti, donde verrà a me soccorso?

2. Il mio aiuto vien dal Signore, che fece il cielo e la terra.

3. Non permetta egli che vacilli il tuo piede e non assonni colui che è tuo custode.

4. Ecco che non assonnerà, né dormirà colui che custodisce Israele.

5. Il Signore ti custodisce; il Signore è tua difesa al tuo destro fianco.

6. Non ti brucerà il sole di giorno, né la luna di notte.

7. Il Signore ti custodisce da ogni male; custodisca il Signore l’anima tua.

8. Il Signore ti custodisca all’entrare e all’uscire, da questo punto e per sempre.

Sommario analitico

Il salmista personifica qui i pellegrini di Gerusalemme affrancati dai legami dell’esilio, il popolo cristiano entrato nella via della salvezza, e la Chiesa trionfante nella Gerusalemme celeste.

I. – Egli dichiara che mette tutta la sua speranza in Dio:

1° Con l’elevazione dei suoi occhi verso il cielo (1),

2° con la fede del suo cuore nella potenza di Dio 82).

II. – Mostra che ha ottenuto da Dio tutto ciò che è necessario al viaggiatore:

1° È necessario al viaggiatore che il suo piede non traballi; è il vantaggio che gli procura la vigilante sollecitudine di Dio, fedele guardiano suo e di tutto il popolo di Israele (3, 4);

2° la mano del viaggiatore deve raffermarsi appoggiandosi su di un sostegno; è ancora ciò che fa Dio coprendola con la sua ombra protettrice (5);

3° occorre difendere il proprio corpo dagli ardori del sole e dal freddo della notte: « Il sole non vi brucerà, etc. » (6);

4° bisogna che la propria vita sia protetta da ogni danni: « Dio lo preserva da ogni pericolo. »  

5° bisogna arrivare al termine del viaggio, alla patria, al riposo eterno: « Che il Signore custodisca la vostra via. » (8).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-2.

ff. 1, 2. – Se le sofferenze della cattività hanno reso migliori i Giudei, e fatto loro alzare gli sguardi al cielo, malgrado le loro grossolane inclinazioni ed il loro attaccamento alla terra. Ma è giusto che imitiamo la loro condotta, ricorrendo a Dio in mezzo ai nostri guai, noi che siamo tenuti ad una più grande perfezione? Essi erano allora in mezzo ai loro nemici, senza città, senza fortezze, senza alcun soccorso umano, senza denaro, senza alcuna risorsa; essi vivevano come prigionieri, come schiavi in mezzo ai loro padroni e loro nemici. È allora, che schiacciati sotto i piedi dei loro infortuni, riconoscevano la mano invincibile di Dio e che, privi di ogni soccorso umano, trovavano in questo universale abbandono un motivo per elevarsi alla più alta saggezza. Ecco ciò che loro dettava questa preghiera. Tutto ciò che possiamo attendere dagli uomini svanisce, tutto ci manca, tutto ci sfugge, non abbiamo che un’unica speranza: quella che viene da Dio (S. Chrys.). – Tale è la natura dello spirito umano, se assorbito nel pensiero, nella contemplazione di un oggetto qualunque: questo oggetto ci appare sotto la forma che il nostro pensiero gli ha dato. Così, in un giorno d’inverno, se pensiamo alla primavera ed il nostro pensiero si rappresenta tutti i suoi ricchi ornamenti, dimentichiamo la stagione rigorosa che fa tremare dal freddo, per non pensare che alla primavera con tutte le magnificenze che con sé comporta. È  in questo che gli occhi dello spirito hanno un vantaggio sugli occhi del corpo, perché ci fanno dimenticare le cose presenti, per assorbirci interamente nel pensiero delle cose passate o future. Il Profeta leva dunque gli occhi verso le montagne. Quali occhi? Gli occhi dei quali egli dice: « Togliete il velo che copre i miei occhi, perché io consideri le meraviglie della vostra legge » (Ps. CXVIII, 9), ed ancora: « Il precetto del Signore è luminoso, rischiara gli occhi. » (Ps. XVIII, 9). Gli occhi del nostro corpo non sono stati disposti come illuminati da una luce corporea per vedere gli oggetti esteriori? Qual bisogno di togliere il velo che li copre? … Sono dunque gli occhi dello spirito che il Profeta eleva verso i monti (S. Hil.). – Un viaggiatore leva continuamente gli occhi verso il luogo verso il quale è diretto, per vedere se potrà scorgerlo, o verso le montagne che sono vicine. Questo sguarda allevia la sua fatica e gli dà nuova forza per completare il suo viaggio. Il cielo deve essere l’oggetto continuo dello sguardo del Cristiano durante il pellegrinaggio di questa vita, ed è da li che deve attendere tutto il suo soccorso. (Duguet). – Nel linguaggio della Scrittura, la montagna, presa al singolare, figura abitualmente Gesù-Cristo o la Chiesa, mentre le montagne, quando nominate al plurale, sono piuttosto l’emblema delle creature più elevate nell’ordine della religione, come gli Angeli, gli Apostoli, i Profeti, i predicatori, etc. (S. Greg., S Agost.). – Queste montagne sono quelle delle quali è descritto che sono illuminate da Dio; Dio le illumina perché dall’alto delle loro cime, la luce scenda fino al fondo della valle. È attraverso di loro che effettivamente ci arriva la divina parola, quando ci viene dal ministero dei Profeti o degli Apostoli. – Ma non è in esse che termina la nostra speranza, esse ci soccorrono quando Dio viene dapprima in loro aiuto, ed esse non si illuminano se non quando Dio invia loro per primo la sua luce, ed è per questo che il salmista, dopo aver detto: « Io ho alzato gli occhi verso i monti, da dove mi verrà il soccorso, » subito si appresta a dire: « Il mio soccorso viene da Dio che ha creato cielo e terra. » (S. Agos.). – Ecco il ragionamento che racchiudono queste parole: se Dio ha fatto il cielo e la terra, può venir dunque in nostro aiuto in terra straniera, e fin in questi paesi barbari, può tenderci una mano in soccorso e salvare dei poveri esiliati. Una sola parola gli è sufficiente per creare gli elementi, Egli potrà dunque a maggior ragione, liberarci da questo popolo che ci tiene prigionieri. (S. Chrys.). – Si è dappertutto nel territorio che appartiene a Dio, si è dappertutto sotto I suoi occhi e sotto la sua protezione, ed è una malattia del nostro spirito legare il nostro benessere ad un clima piuttosto che ad un altro (Berthier).

II. — 3-8.

 ff. 3, 4. – Il Profeta sviluppa nel prosieguo del salmo qual sia questo soccorso che attende da Dio, e qual sia l’oggetto della sua speranza: 1° Dio non permetterà che la sua volontà, che è come il piede dell’anima, sia lacerata, che essa cada per una caduta mortale. – Il piede è una parte, un membro del corpo che porta il corpo ovunque debba agire. E come la Chiesa si serve di cose corporali e visibili per insegnare cose spirituali ed invisibili, sotto il nome di piede essa intende i movimenti della nostra anima, che sono come i piedi dell’anima … che hanno in se stessi sia la vista dell’intelligenza, sia la determinazione della volontà … Ora, non cerchiamo di intendere queste parole in questo senso: che Dio ci consegni ai vizi nei quali introdurremo i piedi di un’anima corrotta. Non è Lui che ci introduce e ci abbandona, siamo noi che ci separiamo da Lui con il peccato, e che cadiamo allora nei precipizi e negli abissi di tutti i crimini. (S. Hil.). – Si vorrebbero avere nel mondo dei protettori che non fossero soggetti né a dimenticare, né a perderci, che fossero sempre attenti ai nostri interessi e che la morte non possa prenderli. Questo è impossibile; così siamo tutti ingannati in ogni istante nelle nostre speranze. Il Profeta dà al suo popolo un protettore sempre attento e sempre sussistente: è Dio, il Padre di tutti gli uomini, e l’Essere immortale; è Lui che custodisce il vero Israele, cioè l’uomo rivestito dalla forza di Dio (Berthier). – Dal momento che dimoriamo con Dio e che Dio dimora in noi, abbiamo un guardiano dei più vigilanti ed un appoggio che non si stanca mai. Ma se noi veniamo ad addormentarci con l’intiepidire della fede, si addormenta anche Egli stesso in noi. Non è che il sonno né il riposo possano esistere in questa Potenza eterna, di cui gli Angeli mantengono questa vigilanza conforme al loro nome ed alla loro natura … ma, a seconda che la nostra fede vegli o dorma, il soccorso di Dio veglia in nostro favore o cade nel sonno (S. Hil.). – Dio veglia continuamente su di noi, e la conoscenza che ha di noi e dei nostri bisogni non è una conoscenza semplicemente abituale che si possa comparare alla disposizione di un uomo a metà addormentato, ma una conoscenza sempre attuale. (S. Tommaso, – lib. I cont. Gent. 56). – Non temiamo quindi da Lui né abbandono, né isolamento, Egli non vi lascerà alla mercé dei vostri nemici. È questo punto che vuole insegnarci quando aggiunge: « Colui che custodisce Israele? » Che significano queste parole? Se dopo tanti secoli e dai tempi dei vostri ancestri, tutto il suo oggetto è stato il vegliare alla vostra sicurezza, non temete di vederlo mai mancare a questo dovere. (S. Chrys.).  

ff. 5, 6. – 2° Non soltanto Dio non vi abbandonerà, ma vi assicura una protezione che vi metterà al riparo da ogni pericolo: Egli sarà vostro difensore, vostro alleato, vostro soccorso. Notate che Dio esige ancora i vostri sforzi. Prendendo a prestito questa figura dai combattenti, il Salmista vi rappresenta Dio che si tiene alla vostra destra per rendervi invincibile, raddoppiare la vostra azione, la vostra forza, la vostra potenza, assicurarvi la vittoria e farvi riportare uno splendido trionfo, perché la mano destra è lo strumento di tutte le azioni incisive che noi facciamo. Non contenti di difendervi e portarvi soccorso, vi coprirà ancora con la sua protezione (S. Chrys.). – « Il sole non vi brucerà durante il giorno, né la luna durante la notte. » 3° Giorno della prosperità e notte dell’avversità di cui si è ugualmente bruciati, ci si acceca nella prosperità, come ci si abbatte nell’estremo dell’infortunio; ma come sottolineano i santi, è più facile soffrire l’avversità senza lasciarsi abbattere che avere prosperità senza lasciarsi corrompere (Dug.). – Coloro che si consacrano al servizio di Dio devono combattere due tipi di nemici: la fuga dalle loro passioni e l’inerzia della loro tiepidezza. È difficile dire quale di essi sia più pericoloso. Le passioni possono generare grandi traversie, e la tiepidezza può arrestare il progresso delle virtù più grandi (Berthier).

ff. 7, 8. – 4° Il potere dei principi e dei re, anche i più potenti, è estremamente limitato. Se hanno talvolta qualche potere di liberare altri uomini, questo potere non si intende che per qualche male particolare, come la fame, la calunnia, la vessazione, l’infamia, la violenza. Gli uomini vi liberano da una prova, ma non possono salvarvi da un’altra, oppure se possono, non lo vogliono. Non c’è che l’Onnipotente che abbia il potere di preservare i sensi da ogni male, e quando permette che siano afflitti da qualche male, Egli li preserva, se sono veramente fedeli, dal turbamento e dall’amarezza che ne sarebbero il seguito. Egli fa ancora di più: custodisce letteralmente la nostra anima, contro la quale soprattutto si scatena il demonio, e gli dà la forza di sopportare questi mali, ed anche di amarli e preferirli alle delizie della terra; Egli la protegge da ogni male, principalmente dai più grandi, che è poi il solo male propriamente detto, cioè il peccato. « Voi siete custoditi, diceva l’Apostolo San Pietro (I Piet. V. 1, 5), dalla virtù di Dio, e a causa della vostra fede, dalla salvezza che vi sarà manifestata negli ultimi tempi. » (S. Chrys., Dug., Berthier). – .5° Le espressioni di cui si serve il Salmista si estendono a tutta la vita, per cui i due termini abbracciano l’entrata e l’uscita; e per esprimere più chiaramente questa verità, egli aggiunge. « Ora e per sempre. » Egli non vi custodirà solo uno, due, tre, venti o cento giorni, ma per sempre. Questa perseveranza non si riscontra negli uomini, soggetti a tanti ritorni, a tante vicissitudini, Colui che è sempre vostro amico, diviene domani vostro nemico, e colui che vi presta soccorso in questo momento, vi abbandona l’istante successivo, e si dichiara contro di voi; ma al contrario, i doni di Dio sono immutabili, senza interruzione, immortali, stabili, e non hanno limite che nell’eternità. (S. Chrys.). –  Dio ci protegge all’inizio ed alla fine delle nostre azioni, quando entriamo nell’occupazione alla quale la sua Provvidenza ci chiama, e quando ne usciamo, alla fine della nostra vita. (Dug.). – Questa guardia fedele non è limitata ai tempi presenti e non è durante questa vita che possiamo sperare di essere interamente al riparo dal calore del giorno e dal freddo della notte, come pure di essere preservati da ogni male; ma è una grazia riservata al secolo futuro … il Signore proteggerà dunque la nostra uscita, quando lasciando il nostro corpo, andremo a riposarci nel seno di Abramo, separati dagli empi da un caos insormontabile. Il Signore proteggerà la nostra entrata, introducendoci nell’eterno e felice reame, Egli che ha detto: « Io sono la porta. » (Giov. X, 7) e: « Nessuno va al Padre, se non per me. » (Giov. XIV, 6). – Non c’è una gradazione evidente nei versetti di questo salmo. Il Profeta dice che Dio custodisce il suo popolo, perché non abbia più cadute; che lo custodisce perché stia al riparo dalle insidie dei suoi nemici; che lo custodisce perché non sia esposto né al calore del giorno, né al freddo della notte; che lo  custodisce perché sia preservato da ogni male ed anche da ogni peccato, perché custodisce la sua anima; è l’oggetto del 7° versetto; Egli lo custodisce nel corso della sua vita; infine che lo custodisce sempre, sia nel tempo, che per l’eternità (Berthier).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.