SALMI BIBLICI: “LAUDATE, PUERI, DOMINUM” (CXII)

SALMO 112: “LAUDATE, PUERI, DOMINUM”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS -LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 112

Alleluja.

 [1]  Laudate, pueri, Dominum,

laudate nomen Domini.

[2] Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc et usque in sæculum.

[3] A solis ortu usque ad occasum laudabile nomen Domini.

[4] Excelsus super omnes gentes Dominus, et super cælos gloria ejus.

[5] Quis sicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat,

[6] et humilia respicit in cœlo et in terra?

[7] Suscitans a terra inopem, et de stercore erigens pauperem:

[8] ut collocet eum cum principibus, cum principibus populi sui.

[9] Qui habitare facit sterilem in domo, matrem filiorum lœtantem.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXII.

Si lodi Dio, principalmente perché, essendo egli altissimo, non isdegna abbassare gli occhi fino a noi, ed arricchirci di beneficii.

Alleluja: Lodate Dio.

1. Fanciulli, lodale il Signore, lodate il nome del Signore.

2. Sia benedetto il nome del Signore, da questo punto fino nei secoli.

3. Dall’oriente fino all’occaso ha da lodarsi il nome del Signore.

4. Il Signore è eccelso presso tutte le genti; e la gloria di lui fin sopra de’ cieli.

5. Chi è come il Signore Dio nostro, che abita nell’alto,

6. e delle basse cose tien cura in cielo e in terra? (1)

7. Ei dalla terra solleva il mendico, e il povero alza dal fango,

8. Per metterlo a sedere tra’ principi, tra i principi del suo popolo.

9. Egli la donna sterile fa che abili nella casa, lieta madre di figli.

(1) « Nel cielo e sulla terra. » Queste due parole si riferiscono a parti della frase che precede e devono essere così intese: Chi è come il nostro Dio che si eleva per abitare nei cieli, e che abbassa gli occhi fino a riguardare la terra? (Le Hir.).

Sommario analitico

Questo salmo è un invito indirizzato a tutti i fedeli di lodare la grandezza, la potenza, la bontà di Dio Creatore e salvatore. (1).

I. – Questa lode deve essere resa pubblica:

1° Da tutti i fedeli (1); 2° in tutti i tempi (2); 3° In tutti i luoghi (3). 

II. – Motivo di questa lode – Essa è dovuta a Dio:

1° A causa della sua maestà, che infinitamente al di sopra dei cieli, degli Angeli e degli uomini (4);

2° A causa della sua bontà, che abbassa i suoi sguardi sui piccoli e li toglie dalla loro abiezione per farli sedere con i principi del suo popolo (5-8);

3° A causa della sua potenza, che dà la fecondità della fede e delle buone opere alla Chiesa delle nazioni, fino ad allora sterile (9).  

(1) Questo salmo si applica in un primo senso molto imperfetto, al ritorno da Babilonia, dopo il quale esso è stato composto, come lo prova lo stile, ed in un senso molto più perfetto, alla redenzione del genere umano, figurato da questo ritorno, e alla Chiesa divenuta madre di numerosi figli (Le Hir.).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-3

ff. 1-3. – Le Sacre Scritture, ed il Salmista in particolare, tornano sovente sul sacrificio di lode che si deve offrire a Dio … Questo non è la sola lezione che ci offre questo salmo, ma esso serve a condurci a formare un solo coro per non fare che un unico concerto. Così, esso non si indirizza ad una o due persone, ma al popolo intero … Così il Salvatore, che preghiamo da soli o con altri, ci ordina costantemente di entrare con i nostri fratelli in una vera comunione di preghiera (S. Chrys.) – Quando sentite cantare « Pueri, lodate il Signore, » non crediate che questa esortazione non vi riguardi, con il pretesto che avendo già oltrepassato fisicamente l’età dell’infanzia, siete nel verde vigore della giovinezza, o che la corona della vecchiaia imbianchi la vostra fronte; perché l’Apostolo dice a tutti: « non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.» (I Cor. XIV, 20). Da quale malizia dobbiamo essere soprattutto esenti, se non dall’orgoglio? Perché l’orgoglio, per la presunzione che dà come vanagloria, impedisce all’uomo di camminare per la via stretta e di entrare. Ora, un bambino passa facilmente in una via stretta; ecco perché nessuno, se non è come un bambino piccolo, entrerà nel regno dei cieli. (S. Agost.). – Tutti gli uomini hanno dei motivi particolari per lodare Dio, ma nessuno deve, a più giusto titolo, celebrare le sue lodi e rendere pubbliche le sue grandezze, che la gioventù e la prima età: l’orizzonte della vita si svolge magnifico ai loro sguardi, il cuore deborda di sentimenti di speranza. – La lode dei bambini è gradita a Dio a causa della loro purezza, della loro semplicità. – Cerchiamo di essere noi stessi bambini per la semplicità, la docilità, l’umiltà e l’innocenza (I Cor. XIV, 20), e potremo, anche nel vigore dell’età matura, ed anche giunti al tempo della canizie, prendere per noi queste parole e metterle in pratica. (Mgr. Pichenot, Ps. du D.). – La semplicità cristiana ha la sua infanzia, molto superiore all’infanzia naturale. L’infanzia è l’emblema dell’umiltà, che contrasta con la vana e falsa grandezza dell’orgoglio; in questo senso la vostra vecchiaia sia un’infanzia e la vostra infanzia una vecchiaia, vale a dire: la vostra saggezza sia umile e la vostra umiltà saggia, affinché lodiate Dio nel presente e fino all’eternità.- Non bisogna stupirsi che il Profeta ci inviti così spesso a lodare il nome del Signore, la cui essenza adorabile sfugge ai nostri sensi ed al nostro spirito, mentre il suo Nome ci è manifestato dai suoi oracoli e dalle sue opere, ed è per questo che i libri santi gli danno tanti nomi. È dunque con il Nome, o se si vuole, con i nomi di Dio, che noi giungiamo fino a Lui, ed è questo il motivo per cui Gesù-Cristo ci indirizza al suo santo Nome ordinandoci di dire: « Sia santificato il tuo Nome. » (Berthier). – Per noi c’è l’obbligo tanto più grave di benedire, di lodare il Nome di Dio, che è bestemmiato e maledetto da un gran numero di persone che, nell’impero di Dio, tra le sue opere, tra i suoi benefici, proferiscono verso questo santo Nome delle esecrazioni che fanno fremere la natura. – « Dal sorgere del sole fino al suo tramonto, il Nome del Signore, sia degno di lode. » Ogni giorno, Dio ci accorda nuovi favori; in ogni ora del giorno ci colma di nuovi benefici. – Non c’è alcun giorno dell’anno che non fornisca all’uomo il soggetto di nuovi cantici. – Non c’è contrada nell’universo che non riceva i favori di Dio e le influenze del suo amore. – « Dal sorgere del sole fino al tramonto, il mio Nome è grande tra le nazioni, e si sacrifica e si offre in ogni luogo una oblazione pura al mio Nome, perché il mio Nome è grande tra le nazioni. » (Malach I, 11). – « Dal sorgere del sole fino al suo tramonto, » vale a dire dalla nostra nascita fino alla morte. (S. Girol.). La vita dei Santi è comparata giustamente al sole nel suo sorgere e nel suo tramonto, perché essi sono i bambini della luce e la luce del mondo. – « Che il nome del Signore sia benedetto da ora ed in tutti i secoli dei secoli. » Il Nome del Signore sia benedetto da voi « dal momento presente », cioè dal momento in cui lo fate. La vostra lode cominci in effetti, ma non finisca; lodate dunque il Signore dal presente fino all’eternità; « lodatelo senza mai fermarvi! » Guardatevi dal dire: oggi cominciamo a lodare Dio, perché noi siamo ancora piccoli bambini; ma quando avremo creduto e saremo diventati grandi, allora saremo noi a lodarci. Non fate nulla, bambini, non fate nulla; perché il Signore ha detto per bocca di Isaia: « Io sono, e quando voi vegliate, io sono, e mentre voi vegliate, Io sono. » (Isai. XLVI, 4) Colui che bisogna lodare ogni giorno, è Colui che è. Bambini, lodatelo fin dal presente; vegliardi, lodatelo per l’eternità. Perché allora la vostra vecchiaia si coronerà di bianchi capelli e di saggezza, ma non appassirà  con la caducità della carne (S. Agost.). – Io mi dedicherò a questo Oriente ed Occidente; dal mattino renderò a Dio i miei omaggi; terminando la giornata, lo adorerò e lo benedirò, si avrà nella mia vita un Oriente ed un Occidente, delle luci e delle tenebre, degli avvenimenti felici e delle avversità; io riceverò tutto dalla sua mano, e Gli renderò delle azioni di grazie. Dall’oriente dei miei giorni, dalla mia infanzia dovrò dedicarmi interamente al suo servizio; io sono stato infedele nell’adempiere a questo dovere; sono al termine della mia carriera, il termine si avvicina, almeno devo consacrargli questi pochi giorni che mi accorda affinché, quando la luce si spegnerà per noi, possiamo gioire in pieno giorno della gloria nell’eternità (Berthier). 

II. — 4 – 9

ff. 4. – « Il Signore è eccelso su tutte le genti. » La nazioni sono composte da uomini, cosa c’è di strano che Dio sia elevato sopra gli uomini? Questi adorano il sole, la luna e le stelle, che i loro occhi vedono brillare nel cielo sopra di essi, ed abbandonano il Creatore, al Quale obbediscono tutte le creature; ma il Signore non è eccelso solo sopra tutte le nazioni: la sua gloria è eccelsa anche sopra i cieli. « I cieli lo vedono al di sopra di essi, e gli umili, che la carne relega al di sotto del cielo, ma che non adorano il cielo al suo posto, lo possiedono in se stessi. » (S. Agost.). – Nell’ordine morale, come nell’ordine fisico, Dio è grande, Dio solo è grande, ed è questo nuovo motive per rendere pubbliche le sue lodi. Nell’ordine morale, il Re-Profeta dice tutto con una sola parola: « Il Signore è eccelso sopra le nazioni. » Egli tiene nelle sue mani le redini di tutti gli imperi, governa i popoli ed i re; Egli dirige, muta le volontà senza vincoli e dispiaceri al compimento delle sue volontà. Coloro che Gli resistono lo servono; coloro che hanno la pretesa di portare le armi contro di Lui, difendono la sua causa … nell’ordine fisico, qual gloria, qual magnificenza! … Nel cielo dei cieli, Egli vede ai suoi piedi milioni di spiriti puri, i nove cori degli Angeli formano la sua augusta milizia. (Mgr, Pichenot, Ibid.). 

ff. 5-8. – Quando I desideri dei beni o dei piaceri della terra ci pressano, il mezzo più sicuro per resistere e liberarcene, sarebbe chiedere a noi stessi: Quale oggetto può essere comparabile al Signore, mio Dio? Non possiede Egli tutte le perfezioni, tutti i beni, tutte le beltà? (Berthier). – Cosa di più sublime e nello stesso tempo, di più toccante del contrasto stabilito qui dal salmista tra la grandezza incomparabile di Dio, questo sovrano delle nazioni, il Dio che i cieli non possono contenere negli spazi incommensurabili, e questa bontà incomprensibile con la quale Egli si compiace di sollevare il povero dalla terra e l’indigente dal letame, per farlo sedere tra i principi, con la quale Egli si degna ancora di accondiscendere fino all’umile donna priva delle dolcezze della maternità, e di consolarne l’afflizione. – I re del mondo, i grandi della terra, crederebbero di disprezzare ed avvilirsi se si curvassero verso chi è al di sotto di loro … Così non è per il nostro Dio: Egli solo è grande e dalle profondità della sua eternità, contempla e benedice, perso nel tempo e nello spazio, ciò che ha di più umile e più povero. È sui piccoli ed i disgraziati che Egli di preferenza abbassa gli sguardi della sua misericordia. « Su chi getterò gli occhi se non sul povero che ha il cuore infranto, e che ascolta le mie parole con tremore? » (Isai., LXVI, 2). – « Chi è simile al Signore nostro Dio, che abita nei luoghi più elevati, » cioè nei Santi, Egli abita negli umili? Si, Egli li abita, perché abbassa i suoi sguardi verso gli umili, come è scritto: « Su chi abbasserò i miei sguardi, se non su colui che è umile, e che trema ascoltando le mie parole? » – Quando i Santi sono elevati? Quando contemplano le cose celesti. Essi sono umili sulla terra, quando si umiliano nelle opere della vita attiva, e si elevano nelle meditazioni della vita contemplativa. Essi sono umili sulla terra, ma sono elevati davanti a Dio. Perché il salmista non ha detto: Dio abita negli umili? Ma « Egli abbassa i suoi sguardi sugli umili. » Perché Dio getta i suoi sguardi là ove abita, ed Egli abita là dove getta i suoi sguardi (S. Gerolamo). – Nelle anime elevate ove abita, Egli guarda ciò che è umile. In effetti Egli eleva gli umili in modo da non renderli orgogliosi. Ecco perché Egli abita nelle altezze dei cieli che Egli stesso ha elevato; Egli fa di essi il suo cielo, cioè il suo trono; e tuttavia vedendoli sempre, non orgogliosi ma sottomessi, considera chi è umile come il cielo stesso, di cui abita la altezze. È ciò che ci insegna lo Spirito Santo per bocca di Isaia. «Ecco ciò che dice l’Altissimo, che abita il luoghi elevati ed il cui Nome è eterno, il Signore Altissimo che prende il suo riposo nei Santi. » (LVII, 15). Ma quali sono i Santi, se non gli umili che, facendosi bambini, glorificano il Signore? (S. Agost.). È il carattere di una potenza veramente grande ed ineffabile elevare ciò che è piccolo (S. Chrys.). – È una legge provvidenziale che Davide ha constatato da se medesimo, e che si può applicare agli uomini che Dio ha tratto dall’oscurità per elevarli al primo posto: Giuseppe, Mosè, Davide stesso e tanti altri. – Ma questa parola ha avuto il suo compimento in modo più sublime nella trasformazione della natura umana con l’Incarnazione del Verbo. Quale povertà più grande di quella della nostra natura? E tuttavia il Figlio di Dio è disceso dal cielo in terra per venire a cercare questa natura fin nella polvere ed il fango del vizio; Egli ti ha estratto da questo abisso di abiezione per elevarti fino a Lui; Egli ha trasportati nei cieli le primizie di questa natura e l’ha fatta sedere sul trono del Padre. Il letame figura qui l’abiezione della condizione, ed il cambiamento subìto, di cui è l’oggettiva prova che per Dio, tutte le cose sono semplici e facili (S. Chrys.). –  Il Profeta volendo insegnarci perché si trovano umili cose in cielo, quando il nome di cielo si applica a grandi Santi spirituali e degni di sedere come giudici sui dodici troni, il Profeta, aggiunge subito: « Egli eleva da terra ciò che è nell’indigenza, trae dal letame colui che è nella povertà, al fin di porlo con i principi del suo popolo. » Che le teste più elevate non disdegnino di essere umili sotto la mano del Signore, perché benché il fedele dispensatore delle ricchezze del Signore sia posto tra i principi del popolo di Dio, non di meno lo è l’indigente elevato da terra, e il povero estratto dal letame (S. Agost.). – Il Signore rinnova questo miracolo di potenza e di bontà per ogni peccatore in particolare nel Battesimo e nella Penitenza; egli tira via dal letame e dalla corruzione del suo peccato per porlo nel cielo e offrirgli un posto tra i principi del suo popolo, tra gli Angeli e gli altri abitanti della Gerusalemme celeste.

ff. 9. – Così come la più grande sventura degli uomini è lo stato di oscurità e di disprezzo, la sterilità è una delle pene più sensibili per le donne. (Bellarm.). – Ma non soltanto Dio può operare anche strabilianti cambiamenti, da far succedere la grandezza alla bassezza, ma Egli può dislocare i limiti della natura e dare la fecondità a colei che era sterile: cosa che è accaduta a Sara, Rebecca, Rachele e tante altre. In un senso più elevato, il salmo vuole qui parlare della Chiesa, formata da tutte le nazioni e che, dopo essere rimasta per lungo tempo sterile, ha prodotto nella sua vecchiaia una numerosa posterità, secondo queste parole di Isaia: « Rallegrati sterile, che non hai partorito; emettete grida di gioia, voi che non diventate madri, perché colei che era abbandonata ha più figli della maritata. » (Isai. LIV, Gal., V), – Chi ama la Chiesa come sua madre, non può vedere questa fecondità senza entrare nella gioia. – Questa donna sterile è pure la nostra anima che da se stessa non può concepire né il pensiero del bene, né germogliare la virtù; ma che diviene feconda o per una conversione totale, o per un rinnovo del fervore. Tutto fruttifica in quest’anima resa feconda dal divino Sposo, e la gioia spirituale è la prima ricompensa che Egli versa su questa sposa divenuta degna di Lui (Berthier).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.