“UNA CUM FAMULO TUO, PAPA NOSTRO …”

UNA CUM PAPA NOSTRO …”  GARANZIA DI GRAZIA SOPRANNATURALE  ED UNICA VIA DI SALVEZZA

L’UNIONE CON IL SOMMO PONTEFICE (quello canonicamente eletto in un vero e valido Conclave con Cardinali nominati dalla “vera” ed unica Autorità Apostolica, cioè il vero Papa!), è “condicio sine qua non” per

l’ETERNA SALVEZZA DELL’ANIMA.

“Chi aderisce ad un falso [o finto usurpante] Papa, diceva già S. Cipriano, è assolutamente fuori dalla Chiesa Cattolica – quindi sulla via della dannazione – come pure gli scismatici senza giurisdizione o missione con i loro settari, che sacrilegamente amministrano falsi sacramenti e false messe senza “una cum Papa nostro …” , l’unico garante della fede, dei Sacramenti e delle azioni liturgiche, e senza il quale, tutto il resto risulta inutile, anzi sacrilegio degno di riprovazione e condanna eterna. Ma sentiamo come si esprime la Dottrina immutabile e perenne della Chiesa Cattolica, per bocca del suo massimo teologo, l’Angelo della scuola, San Tommaso d’Aquino:

T. Pégues, O. P.:

LA SOMMA TEOLOGICA di S. Tommaso D’Aquino In forma di Catechismo per tutti i fedeli; (trad. aut. A. Romani) – ROMA, Marietti, 1922 p. 452, Impr ., (interamente pubblicato sul blog):

Sull’importanza vitale dell’essere in unione con la Giurisdizione papale onde  ricevere la grazia soprannaturale:

D. Perché questo potere supremo nell’ordine della Giurisdizione appartiene al Sovrano Pontefice?

R. Perché la perfetta unità della 9Chiesa esige che questo potere supremo appartenga a lui solo. Per questo motivo Gesù Cristo ha incaricato Simon Pietro di nutrire il suo gregge; e il Romano Pontefice è l’unico e solo legittimo successore di San Pietro fino alla fine dei tempi (XL. 6).

D. È quindi dal Sovrano Pontefice che dipende l’unione di ogni uomo con Gesù Cristo attraverso i Sacramenti, e di conseguenza la sua vita soprannaturale e la sua salvezza eterna?

R. ; poiché sebbene sia vero che la grazia di Gesù Cristo non dipende in modo assoluto dalla ricezione dei Sacramenti stessi quando è impossibile riceverli, almeno nel caso degli adulti e che l’azione dello Spirito Santo possa integrare questo difetto purché la persona non sia in malafede; è, d’altra parte, assolutamente certo che nessuno che si separi consapevolmente dalla comunione con il Sovrano Pontefice, possa partecipare alla grazia di Gesù Cristo, e che di conseguenza …

se muore in quello stato si perde irrimediabilmente “.

SALMI BIBLICI: “JUBILATE DEO, OMNIS TERRA; SERVITE DOMINO”(XCIX)

SALMO 99: “JUBILATE DEO, omnis terra; servite Domino

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 99

Psalmus in confessione.

[1] Jubilate Deo, omnis terra; servite Domino

in lætitia. Introite in conspectu ejus in exsultatione.

[2] Scitote quoniam Dominus ipse est Deus; ipse fecit nos, et non ipsi nos; populus ejus, et oves pascuæ ejus.

[3] Introite portas ejus in confessione, atria ejus in hymnis; confitemini illi. Laudate nomen ejus,

[4] quoniam suavis est Dominus; in æternum misericordia ejus, et usque in generationem et generationem veritas ejus.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO XCIX.

Invito al popolo di frequentemente lodar Dio che ci creò, che ci pasce, che è soave, che è misericordioso e verace.

Salmo di laude.

1. Canti con giubilo le Iodi quanta la terra, servite il Signore in allegrezza. Presentatevi al cospetto di lui con esultazione.

2. Sappiate che il Signore egli è Dio; egli ci ha fatti, e noi stessi non ci siam fatti da noi,

3. Voi suo popolo e pecorelle de’ suoi paschi, entrate nelle sue porte con canti di laude nella sua casa con inni, e rendete a lui grazie.

4. Lodate il suo nome, perché dolce è il Signore; eterna ch’è la sua misericordia, e la sua verità si mantiene per tutte le generazioni.

Sommario analitico

In questo salmo, che è una esortazione al culto del vero Dio,

I. – Il salmista invita tutta la terra ad adorare il vero Dio:

1° Con gli accenti della sua voce (1);

2° con le opere, servendolo con gioia (1) e ad aprendosi dinanzi a Lui nel trasporto dell’allegrezza (1);

3° Con i pensieri, riconoscendolo – a) come Dio e come Creatore (2); – b) come Re e come Pastore (8).

II. – A lodarlo come un Dio pieno di bontà:

1° Che ha aperto ai suoi eletti le porte del cielo (3);

2° Che ha elargito ad essi i tesori della sua bontà e della sua misericordia<,

3° Che mostra loro la sua verità nel mantenere le sue promesse di generazione in generazione (4). 

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1, 2

ff. 1, 2. – Tre gradi, o se si vuole, tre azioni sono in questo preambolo del salmo: « Cantare le lodi del Signore con gioia; servire il Signore in allegria; comparire alla presenza del Signore, o nel suo tempio santo, con i sentimenti di una soddisfazione perfetta. » Alcuna noia in questi santi cantici; nessun mormorio in questa servitù; nessun turbamento in questo commercio con Dio. Colui che vuole accordare l’amore del mondo con i doveri della Religione non comprenderà nulla degli inviti del Profeta; egli dirà, se è in buona fede, che la preghiera lo disgusta, che la fedeltà alle leggi i Dio lo preoccupa, che l’assiduità nel tempio santo lo affatica. Si, è così quando il cuore è vuoto di Dio e quando l’amore del mondo vi regna imperiosamente (Berthier). – Già tutta la terra loda Dio nel giubilo, e tutta la parte della terra che non ancora lo loda, lo loderà un giorno; perché la benedizione divina, spandendosi nell’universo, ribalta dappertutto l’empietà e dappertutto stabilisce la pietà; ma i buoni sono frammisti ai malvagi, vi sono malvagi su tutta la terra, come su tutta la terra vi sono degli uomini buoni; i malvagi gridano su tutta la terra mormorii, ed i buoni un grido di giubilo. –  Colui che è nel giubilo non pronunzia parole, ma esprime la sua gioia con suoni inarticolati. Ciò che fa intendere è l’accento di un’anima tutta penetrata di gioia, che esprime i suoi sentimenti quel tanto che può, incapace di contenersi essa stessa. L’uomo che è nella gioia, dopo essersi dapprima espresso, nel trasporto della sua allegrezza, con parole che non possono né dirsi né comprendersi, si lascia andare ben preso ad una sorta di crisi di benessere, senza frammiste parole. – Quando dunque, dobbiamo essere in questo giubilo al quale ci esorta il Salmista? Quando noi lodiamo ciò che non possono esprimere le parole umane. Noi consideriamo, ad esempio, la creazione intera, la terra, il mare ed il cielo e tutto ciò che essi contengono; noi sottolineiamo che ogni cosa ha la sua origine e le sue cause; noi osserviamo le meravigliose proprietà delle sementi, l’ordine delle nascite, la maniera di sussistere dei differenti esseri, il deperimento che le conduce alla morte, il corso dei secoli che si succedono senza turbamenti, le rivoluzioni delle stelle che sembrano andare da Oriente verso Occidente, il corso degli anni che si compie, la lunghezza regolare dei mesi e la durata delle ore, e in mezzo a tutte queste meraviglie, noi sentiamo che c’è un non so che di invisibile che si chiama spirito o anima, che in tutti gli esseri animati fa loro cercare il piacere, fuggire il dolore e conservare tra esse un certo legame di unità per la cura che prendono della loro conservazione; noi constatiamo infine che l’uomo porta in sé qualcosa di comune con gli Angeli di Dio, operazione che appartiene esclusivamente ad uno spirito e che non condivide con gli animali, come invece condivide con essi la vita, l’udito, la vista ed altre facoltà, ma che consiste nell’avere l’idea di Dio, operazione che appartiene esclusivamente al suo spirito, ed a discernere il bene dal male, come l’occhio distingue il bianco dal nero. In questa veduta d’insieme della creazione, l’anima si domanda: chi ha fatto tutte queste cose? Chi le ha create? Chi ha creato te stesso in mezzo a tutte queste cose? Cosa sono queste creature che tu esamini? Cosa sei tu che ti esamini? Chi è colui che ha fatto, e queste core che tu consideri e tu che esamini? Chi è? Di’, chi è? Ma per dirlo è necessario che il tuo pensiero lo concepisca; perché tu puoi concepire determinati pensieri e non poterli esprimere, ma tu non potrai mai esprimere ciò che il tuo pensiero non avrà potuto concepire. Il tuo pensiero si porti dunque verso di Lui, prima di dire chi è, e per concepirlo avvicinati a Lui; perché quando tu vuoi vedere un oggetto, per essere in grado di parlarne, tu ti avvicini per esaminarlo per timore di un errore se l’oggetto non è visto che da lontano. Ma dal momento che si vede con gli occhi corporali, e Dio non è percepito che dallo spirito, non è considerato e visto che dal cuore. E dov’è questo cuore per mezzo del quale lo si vede? « Beati, dice il Signore, coloro il cui cuore è piro, perché essi vedranno Dio. » (Matt. V, 8). Io ho esaminato, come ho potuto, tutta la creazione, ho osservato la natura corporea nel cielo e sulla terra, e la natura spirituale in se stessa … e tuttavia cosa posso comprendere da me stesso? Come potrei concepire ciò che è al di sopra di me? Tuttavia la vista di Dio è promessa al cuore dell’uomo, e perché io l’ottenga, Dio impone l’obbligo di operare per purificare il proprio cuore, perché la Scrittura dice: Preparatevi in modo da vedere ciò che voi amate, ancor prima di vederlo (S. Agost.). – « Servite il Signore nella gioia. » La gioia, l’allegria, la vera contentezza, sono la conseguenza naturale di una fede viva nell’esistenza, nella protezione, nell’onnipotente bontà di Dio. Ogni servizio è pieno di amarezza: tutti coloro che la loro condizione obbliga a servire, non lo fanno se non mormorando. Non temete il servizio di questo Padrone, egli non provocherà nessuna lamentela, nessuna irritazione; là nessuno chiede di essere venduto ad un altro padrone, tanto è dolce l’essere riscattati da Lui (S. Agost.). – Il Profeta si indirizza a voi che sopportate tutte le cose nella carità, e che gioite nella speranza: servite il Signore non nell’amarezza con spirito di mormorio, ma « nella gioia dell’amore; presentatevi davanti al suo volto con allegria. » È facile essere trasportati dalla gioia per qualche causa esteriore, ma è davanti a Dio che bisogna librarsi alla gioia. Questi trasporti siano meno quelli della vostra lingua piuttosto che quelli della vostra coscienza. (S. Agost.). – « Sappiate che il Signore è Dio. » La scienza di Dio è necessaria: 1° prima di determinarci a presentarci davanti a Dio, noi dobbiamo sapere ciò che Egli è; 2° la conoscenza di Dio è l’inizio della virtù; 3° essa è la gloria dell’anima fedele: « Il saggio non si glorifichi nella sua saggezza, il forte non si glorifichi che nella sua forza, il ricco non si glorifichi nella sua ricchezza; ma colui che si glorifica, dice il Signore, si glorifichi di conoscermi e di sapere che Io sono il Signore; » (Gerem. IV, 23, 24); 4° Essa è la luce che ci conduce al cielo: « La vita eterna consiste nel conoscervi, Voi, il solo e vero Dio, e Colui che avete inviato, Gesù-Cristo. » (Giov. XVII, 3). – Nessun Cristiano c’è che non sappia che il Signore è il vero Dio, il Creatore di tutte le cose, ed la maggior parte però agisce come se non ne fosse convinto. – « Egli ci ha fatti e non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. » – Cosa avete per gioire tanto? Qual motivo di inorgoglirvi? Un altro vi ha fatti, e voi vi vantate, vi glorificate vi elevate come se vi foste fatti da voi stessi. È vantaggioso che Colui che vi ha fatto vi renda perfetti. « … è Lui che ci ha fatti. » Noi non dobbiamo inorgoglirci, tutto il bene che è in noi, lo otteniamo dal nostro Creatore. Tutto ciò che abbiamo fatto in noi, è per noi materia di condanna, tutto ciò che Egli ha fatto in noi e per noi, è oggetto della corona celeste. (S. Agost.). – « Noi non ci siamo fatti da noi stessi; » dunque noi riteniamo da Dio tutto ciò che abbiamo da essere, e in ogni momento della nostra esistenza. Noi siamo l’opera di Dio, e non abbiamo in noi stessi alcun mezzo per conservare quest’opera; Colui che solo può conservarla è Colui che ha dato la prima esistenza. Conseguenza di questa verità, è vedersi incessantemente nell’essere di Dio e pensare a Lui unicamente come a Colui che ci ha fatti per Lui e al Quale dobbiamo tornare. – Noi siamo chiamati popolo di Dio, perché Dio è il nostro Re; noi siamo chiamati sue pecore, perché Egli è il nostro Pastore. Noi siamo sue pecore e ciascuno di noi è una pecora, e le sue pecore non fanno che una pecora. E quale non è per noi l’infinita tenerezza del nostro Pastore? Egli ha lasciato le novantanove sue pecore ed è sceso a cercarne la sola perduta; Egli la riporta sulle sue spalle (Luc. XV, 4, 5), riscattata dal suo sangue. Il pastore è morto come assicurazione per la sua pecora, ed è risuscitato e possiede la sua pecora: « Noi siamo il suo popolo e pecore del suo pascolo » (S. Agost.). 

II. — 3, 4

ff. 3, 4. – « Entrate nelle porte per la confessione. » Le porte sono l’inizio della casa, cominciate con la Confessione. Confessate che non siete voi che avete fatto voi medesimi, lodate Colui che dal Quale siete stati fatti; il vostro bene viene da Colui il cui allontanamento ha causato il vostro male. Che il gregge entri dentro le porte; che non resti al di fuori, esposto ai lupi. – E come entrerà: Con la Confessione. Confessatevi passando per le porte della casa, e quando sarete entrati nei suoi sagrati, confessate il Nome del Signore con i vostri canti di lode (S. Agost.). « Lodate il suo Nome perché il Signore è pieno di dolcezza, etc. » Tre sono gli attributi che il Profeta ci richiama incessantemente nei suoi cantici, e che si incatenano l’uno nell’altro; la dolcezza, la misericordia, la verità di Dio. Poiché Dio è pieno di dolcezza e di bontà, Egli è sempre portato a perdonare; perché Egli è misericordioso, promette il perdono dei peccatori; perché Egli è fedele e verace nelle sue promesse, rende in effetti le sue buone grazie al peccatore (Berthier). – « Lodate il suo Nome, perché il Signore è soave. » Non temete che vi manchi la forza nel lodarlo. Le lodi che voi Gli darete saranno come un nutrimento che mangerete: più lo loderete, più forza acquisterete, e più Colui che voi loderete diverrà un alimento soave. « La sua misericordia è eterna; » perché dopo avervi liberato, non cesserà di essere misericordioso, e l’effetto della sua misericordia sarà quello di proteggervi senza fine per la vita eterna (S. Agost.). – La misericordia e la verità di Dio sono eterne, perché Egli le esercita in questa vita e nel secolo futuro. I Santi non gioiscono della gloria che in virtù della misericordia che Dio ha avuto per la loro miseria, ed essi non sono coronati se non perché Egli aveva promesso loro questa corona. (Idem). « Verità di Dio che si intende in tutto il susseguirsi delle generazioni, » perché essa non cambia, è sempre la stessa, e sempre così sarà durante tutto il corso dei secoli, come una regola inflessibile per raddrizzare tutti coloro che si allontanano dalla sua divina rettitudine.