SALMI BIBLICI: “TE DECET, DEUS, HYMNUS IN SION” (LXIV)

SALMO 64: “TE DECET HYMNUS, DEUS, IN SION”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR – 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 64

In finem. Psalmus David, canticum Jeremiæ, et Ezechielis, populo transmigrationis, cum inciperent exire.

[1] Te decet hymnus, Deus, in Sion,

et tibi reddetur votum in Jerusalem.

[2] Exaudi orationem meam; ad te omnis caro veniet.

[3] Verba iniquorum prævaluerunt super nos, et impietatibus nostris tu propitiaberis.

[4] Beatus quem elegisti et assumpsisti: inhabitabit in atriis tuis. Replebimur in bonis domus tuæ; sanctum est templum tuum,

[5] mirabile in æquitate. Exaudi nos, Deus, salutaris noster, spes omnium finium terræ, et in mari longe.

[6] Præparans montes in virtute tua, accinctus potentia;

[7] qui conturbas profundum maris, sonum fluctuum ejus. Turbabuntur gentes,

[8] et timebunt qui habitant terminos a signis tuis; exitus matutini et vespere delectabis.

[9] Visitasti terram, et inebriasti eam; multiplicasti locupletare eam. Flumen Dei repletum est aquis; parasti cibum illorum; quoniam ita est præparatio ejus.

[10] Rivos ejus inebria, multiplica genimina ejus; in stillicidiis ejus lætabitur germinans.

[11] Benedices coronæ anni benignitatis tuæ, et campi tui replebuntur ubertate.

[12] Pinguescent speciosa deserti, et exsultatione colles accingentur.

[13] Induti sunt arietes ovium, et valles abundabunt frumento; clamabunt, etenim hymnum dicent.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO LXIV

Questo Salmo si dice cantico di Aggeo, ecc., per questi profeti predissero la liberazione dalla schiavitù di Babilonia e il ritorno in Gerusalemme, applica al giusto che desidera uscire dal pellegrinaggio di questa vita per giungere alla Gerusalemme celeste. Si può anche intendere della vocazione dei popoli alla fede.

Per la fine: salmo di David; cantico di Aggeo, Geremia ed Ezechiele al popolo della trasmigrazione, quando principiavano a partire.

1. A te son dovuti, o Signore, gl’inni di Sionne; e a te saranno renduti i voti in Gerusalemme.

2. Esaudisci, o Dio, la mia orazione; verranno a te tutti gli uomini.

3. Le parole degli iniqui hanno prevaluto sopra di noi; ma tu sarai propizio alle nostre empietà.

4. Beato colui cui tu eleggesti e prendesti in tua società; egli avrà stanza nel tuo tabernacolo. Sarem ripieni dei beni della tua casa; santo è il tuo tempio, ammirabile per la giustizia.

5. Ascolta le nostre preghiere, o Dio, Salvator nostro, speranza di tutte le parti della terra e delle isole più remote.

6. Tu che dai a’ monti fermezza col tuo potere; tu cinto di potenza;

7. tu che sconvolgi il profondo del mare, e fai romoreggiare i suoi flutti.

8. Saranno in agitazione le genti, impauriti gli ultimi abitatori della terra, a causa dei tuoi prodigi; tu spanderai l’allegrezza, e dove nasce il mattino e dove nasce la sera.

9. Tu hai visitato la terra, e l’hai inzuppata; tu l’hai arricchita di molte maniere.

10. Il fiume di Dio è ripieno di acque; hai preparato il loro cibo; perocché cosi la terra è preparata.

10. Inebria i rivi di lei; moltiplica i suoi germogli; dell’inaffiamento di lei si rallegrerà tutto quello che germina.

11. Tu benedirai la corona dell’anno di tua benignità, e saranno grandemente ubertosi i tuoi campi.

12. S’impingueranno i monti del deserto, e di letizia cinte saranno le pendici.

13. Gli arieti de’ greggi son ben vestiti, e le valli abbonderanno di frumento; e alzeranno le voci, e canteranno inni di laude.

Sommario analitico

In questo salmo, uno dei più notevoli per la bellezza dei pensieri e dello stile, Davide, che lo compose probabilmente in occasione della festa dei tabernacoli, per ringraziare, a nome del popolo, Dio dei suoi benefici, e soprattutto della benedizione del cielo sui beni della terra.

I.Espone l’oggetto e il fine dei suoi desideri:

– 1° Che Dio sia lodato in Gerusalemme dai suoi fedeli servitori (1); – 2° che la conoscenza della fede sia data a tutte le nazioni (2); – 3° che il perdono dei peccati sia accordato a tutti i peccatori; – 4° che siano riempiti e colmati dei beni della casa di Dio (3, 4); – 5° che essi ammirino e celebrino la santità del tempio (5).

II. – Egli descrive i beni sparsi tra tutti i popoli con cui attira a riconoscere il Signore, ma soprattutto su Israele:

– 1° Le montagne rafferme e indistruttibili; – 2° la mobilità che lascia alle onde, ugualmente contenute dalla sua potenza (7); – 3° i loro nemici compressi e stupiti alla vista dei prodigi che Dio ha operato in loro favore; – 4° un sole sempre puro e vivificante (8); – 5° visitando Dio stesso questa terra prediletta, e moltiplicando le sue ricchezze (9); – 6° un fiume abbondante che porta fecondità con i corsi di acqua che da esso scorrono (10); – 7° i frutti degli alberi e le messi dei campi che ne derivano nel corso dell’anno (11); – 8° il deserto stesso che diviene fecondo, e le colline ricoperte di ricchi vitigni (12); – 9° le greggi numerose e le vallate ripiene di messi abbondanti, e risuonanti di cantici gioiosi (13).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1-5.

ff. 1-4. –  « Un inno che vi conviene, o mio Dio », ma dove? « In Sion ». Non conviene in Babilonia! In effetti chiunque cominci a rinnovarsi, canta già di cuore in Gerusalemme, secondo questa parola dell’Apostolo: « La nostra conversazione è nei cieli » (Fil. III, 20). « Perché, benché camminiamo nella carne, noi non combattiamo con la carne » (2 Cor. X, 3). Già con il desiderio noi stiamo in cielo; già noi abbiamo riposto la speranza, come un’ancora sulla terra, per paura che, battuti dalla tempesta, non facciamo naufragio nel mare di questo mondo. Cosicché pure noi diciamo con ragione, di un naviglio all’ancora, che ha già preso terra, perché se ancora è sui flutti, è già come condotto a terra, e messo in sicurezza contro i venti e le tempeste; similmente, contro le tentazioni del nostro esilio, la nostra speranza che si appoggia su questa santa città di Gerusalemme, fa che noi non siamo ancora gettati sulle rocce. Colui dunque che qui canta, canta secondo questa speranza, egli con il profeta dice: « un inno vi conviene, o mio Dio, in Sion ». In Sion e non in Babilonia. Ma siete ancora in Babilonia, con il corpo, ma non con il cuore. Ecco perché l’Apostolo, esortando gli Efesini a cantare i cantici di amore e ad esprimere il loro desiderio per questa magnifica città, per queste visione di pace dice loro: « Cantate degli inni al Signore nei vostri cuori » (Efes. V, 19). –  Si compiono tutti gli oracolo del Re-Profeta che hanno annunciato che la lode di Dio risuonerà nella Chiesa, nella grande assemblea dei santi, in mezzo ad un popolo numeroso riunito davanti agli altari, ed è in Sion, o Dio, che ascoltate  l’inno che conviene, l’inno in armonia con la vostra perfezione infinita; è in Gerusalemme che vi saranno offerti gli omaggi degni della vostra suprema maestà. Tenete per certo, dice Bossuet, che la Chiesa Cattolica è il solo tempio universale di Dio, come lo chiama Tertulliano: « Catholicum Dei templum », e che è pure il solo luogo ove Dio è adorato in verità. (Serm. sur le culte dû à Dieu), cosa che vuol dire che è la sola scuola ove gli attributi divini siano insegnati così completamente e luminosamente come Dio ha potuto rivelarli, confessando con tutto l’ardore e la purezza che esige dai suoi adoratori. La Chiesa è questa città di cui ha parlato il Profeta Ezechiele, questa città che si chiama: « Dio è là » (Ps. XLVIII, 55). Pertanto, poiché Essa sola ha questa pienezza, adoriamo Dio in questo grande ed augusto tempio ove Egli abita tra di noi, cioè a  dire nell’unità della Chiesa Cattolica; adoriamolo nella pace e nell’unità della Chiesa Cattolica; adoriamolo nella fede della Chiesa Cattolica, così sicuri di rendergli l’onore che Egli vuole ricevere da noi  (Mgr PIE, Sur les princip. erreurs du temps prés..). – Quanto è difficile resistere all’impressione che producono i discorsi dei malvagi; essi offuscano la ragione, corrompono lo spirito, lo riempiono di falsi principi e di false idee. Questa falsità, che nascono da discorsi di uomini, attaccano così fortemente che nessuno ne è perfettamente guarito in questo mondo. Nati su questa terra, noi vi abbiamo trovato i malvagi di cui abbiamo inteso i discorsi. In qualunque luogo nasca un uomo egli apprende la lingua di questa contrada, di questo paese e di questa città; egli si impregna dei suoi costumi e della sua vita (S. Agost.).

ff. 5. – Non c’è felicità comparabile a quella di essere chiamato ed avvicinato da Dio. L’Apostolo dice agli Efesini che prima della loro vocazione alla fede, essi erano senza promesse e senza Dio in questo mondo; ma che dopo la predicazione del Vangelo, essi si sono avvicinati a Dio in virtù del sangue di Gesù-Cristo, e che con questo essi hanno acquistato la pace. Quali frutti immensi di salvezza! Il Profeta dice che quando si abita nella casa del Signore si è ricolmati di ogni bene, che si gode della santità e della giustizia che regnano nel tempio di Dio; che si ha fiducia nel rivolgere le preghiere al Signore, nel considerarlo l’unico appoggio, fosse anche alle estremità della terra e nelle isole dei mari più lontani. Il mondo non concepisce né gusta questi vantaggi, il Cristiano lasso ed indifferente non ne gode più; è l’uomo di fede che entra in questo santo commercio. Ah! Diceva ancora S. Paolo a questi ferventi efesini, voi non siete più stranieri, siete concittadini dei santi, siete della casa di Dio, siete costituiti sulle fondamenta degli Apostoli e dei Profeti, e su Gesù-Cristo stesso, che è la pietra angolare sulla quale si eleva tutto l’edificio destinato ad essere il Tempio santo del Signore. Ma tutto questo edificio non si costruisce che per lo Spirito-Santo e nello Spirito-Santo, come aggiunge l’Apostolo. Questa casa spirituale non si costruisce sul tumulto del mondo, tra i conflitti delle passioni, nella foga dei desideri corrotti. È nella solitudine del cuore, nel silenzio della preghiera, nel distaccarsi dagli interessi temporali che si eleva questo Tempio ove il Padre, il Figlio e lo Spirito-Santo abitano, come sottolinea eloquentemente san Crisostomo (Berthier). – « Noi saremo ricolmati di beni nella vostra casa ». Quali sono i beni della casa di Dio? Ricostruiamo, nella nostra immaginazione qualche ricca casa; di qualunque bene sia riempita, qualunque sia la sovrabbondanza di questi beni, qualunque sia il numero di vasi e di mobili d’oro e d’argento che essa contiene, o il numero di servitori, di greggi o di animali; qualunque sia infine la magnificenza di questa casa in quadri, opere di marmo, rivestimenti dorati, colonne, gallerie, camere abitabili; benché questi beni siano i più desiderati, non c’è nulla che non appartenga alla confusione di Babilonia. Eliminate tutti questi desideri, cittadini di Gerusalemme, eliminateli. Se volete ritornare nella patria, la cattività non faccia le vostre delizie. Forse avete già iniziato ad uscire da Babilonia? Cercate di non guardare indietro, cercate di continuare il cammino … « Noi saremo ricolmati dei beni della vostra casa; il vostro tempio è santo, la giustizia lo rende ammirabile ». Tali sono i beni della vostra casa. Il Profeta non ha detto: il vostro tempio è santo, mirabile per le sue colonne, per i suoi marmi, per i soffitti dorati, ma « … la giustizia lo rende ammirabile ». Voi avete gli occhi esteriori per ammirare l’oro e il marmo; ma internamente l’occhio vede la bellezza della giustizia … Ecco i beni della casa di Dio: preparatevi a saziarvene. Ma per saziarvene, quando sarete giunto a questa casa, occorrerà prima aver fame e sete durante il vostro esilio sulla terra: abbiate fame di questi beni, abbiate sete perché tali saranno per voi i beni di Dio (S. Agost.). – Il tempio dell’antica legge, era mirabile per la sua magnifica struttura, le sue pietre colossali, gli ornamenti ricchi. Il tempio della legge nuova, è mirabile a causa della santità e della giustizia che vi regna. – Il tempio di Dio è santo e voi siete questo tempio (1 Cor. III, 17). E se dunque il tempio di Dio è santo e pieno di giustizia, bisogna che coloro che lo abitano siano essi stessi santi e giusti (Dug.).

II. – 6-12.

ff. 6. – Predizione della conversione delle nazioni più lontane dalla conoscenza, al culto ed all’amore del vero Dio. – Dio non era solo il Salvatore degli Israeliti, ma anche la speranza di tutte le nazioni della terra e dei mari, perché la grazia della vocazione dei gentili doveva abbracciare, senza eccezione, tutti i popoli del mondo (Dug.).

ff. 7, 8. – Dio rafforza, con la virtù della grazia, coloro che sembrano i più elevati nella Chiesa, i predicatori della verità, che possono essere comparati alle montagne in rapporto gli altri fedeli: « … che le montagne ricevano la pace per il popolo e le colline la giustizia. » (Ps. LXXI, 3). – Egli agita pure in modo salutare il fondo del mare, quando Egli spaventa, per il terrore dei suoi giudizi, il cuore e la coscienza degli uomini del secolo per assoggettarseli. Agitazione salutare è questa che fa concepire lo spirito di compunzione e generare la salvezza. – Si tratta di segni eclatanti della potenza di Dio, nonché soggetto di gioia e di consolazione per i buoni e di terrore per i malvagi. La grazia del Vangelo, che è la vera gioia del mondo, è diffusa fin nell’oriente e nell’occidente, e su coloro che abitano le estremità della terra (Dug.).

ff. 9. – La pioggia è giustamente segnalata dalle sante Scritture come uno dei doni più preziosi che Dio conserva tra i suoi tesori. « La pioggia scende dal cielo – dice il Profeta Isaia – irrora la terra, la penetra, la fertilizza, dà il grano a chi lo semina ed il pane a chi lo mangia » (Is. LV, 10). Nel contratto dell’antica Alleanza, la pioggia figurava al primo posto delle promesse e delle minacce divine (Lev. XXVI, 3, 4, 5, 12, 19). Benché il patto speciale fatto con Israele non esista più e che, sotto la legge del Vangelo, il Padre celeste ci venga mostrato come Colui che fa sorgere il sole e cadere la pioggia sui malvagi e sui buoni, l’Altissimo non è dispensato dal diritto di esercitare, quando gli piace, la sua giustizia nel tempo, e di porre a servizio della sua provvidenza il doppio risalto del buon governo, la dispensa intelligente ed equa della ricompensa e del castigo modificando a suo arbitrio le leggi che seguono gli elementi anche se molti spiriti ciechi, estranei agli insegnamenti della tradizione cristiana, alle prime nozioni della libertà di Dio e della potenza che Egli ha dato alla preghiera, si ostinano a ritenerle un effetto fortuito di cause cieche e capricciose, una fantasia della natura o un risultato necessario di combinazioni atmosferiche (Mgr, PIE, M. dem 1861). – Il senso morale nascosto sotto le espressioni poetiche del Profeta è di una abbondanza che gli uomini di preghiera avvertiranno bene. Quando Dio si comunica ad un’anima, la inebria in qualche modo del suo amore; Egli moltiplica i suoi sentimenti e le sue buone opere; allora questa terra, irrorata dalle influenze del cielo, è nella gioia; i suoi anni scorrono come in un cerchio di benedizioni. Il cielo, sempre liberale per essa, sembra distillare l’abbondanza; essa cresce in virtù, man mano che i giorni di questa vita si accumulano (Berthier).

ff. 10, 11. – « Colui che crede in me, dice Nostro Signore Gesù Cristo, fiumi di acqua viva scorreranno nelle sue viscere ». Tali fiumi, in effetti, sono scaturiti dalle viscere di Pietro, di Paolo, di Giovanni, degli Apostoli, degli Evangelisti; ma tutti questi fiumi non ne fanno che uno solo, perché si confondono nell’unità. Ci sono molte chiese, e non c’è che una Chiesa; ci sono molti fedeli, e non c’è che una Sposa di Gesù-Cristo; ci sono tanti fiumi, e non c’è che un fiume … Ed è questo fiume, questa meravigliosa unione di grazie, di tutte le sante parole, di tutti i doni dello Spirito; è questo fiume la cui impetuosità fa la gioia della città di Dio. Questo bel fiume non si prosciuga mai … e quando le sorgenti dei peccatori sono aride, quando le loro cisterne sfondate lasciano colare l’acqua senza ritorno, il fiume di Dio è sempre pieno, ci dice il Re-Profeta (S. Agost.). – « Inebriate i suoi solchi, moltiplicate le sue generazioni, ed ogni pianta nascente gioirà per le gocce d’acqua che la irrorano », attendendo, senza dubbio, che essa diventi così forte per sopportare le acque abbondanti del fiume. Ogni pianta nascente gioirà delle gocce d’acqua che convengono alla debolezza. In effetti su quelle che sono ancora piccole e deboli, si lascia cadere goccia a goccia qualche cosa dei sacri misteri, perché essi non potrebbero ancora sopportare la pienezza della verità… e colui che sta per nascere e che inizia a crescere gioisce di queste gocce d’acqua che riceve; più tardi, quando sarà divenuto forte, riceverà anche la pienezza della saggezza (S. Agost.). – Il fiume di Dio è lo Spirito-Santo le cui grazie e i doni così diversi e variati, sono come tanti ruscelli che si spandono nelle anime per renderle ricche in virtù ed in buone opere. È Dio solo che prepara loro il nutrimento, che non è che di questo tipo, per l’influenza di queste acque divine che le prepara a portare del frutto. – Le anime così preparate sono come dei solchi atti ad essere irrorati ed inebriati da queste acque celesti (Dug.). – Quando rinasciamo nelle acque del Battesimo, noi proviamo una gioia grandissima, sentendo fuori di noi le prime impressioni dello Spirito-Santo, che ci comunica l’intelligenza dei Sacramenti, il dono della interpretazione delle Scritture, il dono di parlare con saggezza, la fermezza della speranza, il potere di guarire e di comandare ai demoni. Queste grazie ci penetrano come tante gocce di rugiada che rendono feconda la nostra terra, fertilizzano i germi della santità, la ricolmano di gioia e, moltiplicandosi, formano dei ruscelli e dei fiumi (S. Ilar.). – Le anime così preparate sono come dei solchi idonei ad essere irrorati e inebriati dalle acque celesti (Dug.).

ff. 12. – Nella vostra bontà, Voi benedirete la corona di tutto l’anno. La messe che si raccoglierà alla fine dei secoli è qui chiamata la fine dell’anno. « Nella vostra bontà, Voi benedirete la corona dell’anno ». Se intendete parlare di corona, è perché si tratta della gloria di una vittoria. « Trionfate del demonio e riceverete la corona, e voi benedirete, nella vostra bontà, la corona dell’anno ». Il Profeta richiama qui la bontà di Dio, per timore che non ci si glorifichi come per meriti propri (S. Agost.). – Annata veramente favorevole, è l’annata di bontà e di misericordia di Dio; sono i tempi di salvezza, nei quali questa bontà ci ha salvato diffondendo il suo Santo Spirito su di noi con una ricca effusione. – È questa effusione del Santo Spirito che ha fatto produrre con abbondanza dei frutti di giustizia a coloro che, nella Chiesa, sono chiamati i campi di Dio che Egli coltiva con la sua grazia. – È questo stesso Spirito che ha rimpinguato in maniera tutta spirituale, con la sua unzione sacra, i luoghi deserti. – Le colline ripiene di gioia, sono le persone più elevate delle altre che per la loro dignità, per il loro spirito e per le loro ricchezze sono state ammesse alla grazia della salvezza. –  Gli arieti, cioè i pastori e i capi delle greggi, si sono visti circondati da una grande moltitudine di pecore, per la moltiplicazione quasi infinita dei loro greggi. (Duguet). – La valli comparate alle montagne esprimono principalmente l’umiltà delle anime umili … le vallate dell’umiltà hanno dei fiori, esse sono anche dei frutti. « Le vallate abbondano in frumento », è la parola del salmista; perché, aggiunge S. Agostino: « Gli umili portano molti frutti e la santa Sposa dei Cantici lascia gli abbracci del suo Sposo, e discende nel suo giardino per ammirarvi i frutti delle vallate ». –  Le vallate abbondano in frumento; San Gregorio lo spiega così: « avviene – egli dice – che coloro che sono dolci, semplici e disprezzati dal mondo, ricevono con abbondanza l’alimento della verità ». (XL Hom. in Ev.). – Ma non c’è un altro alimento celeste se non quello della divina parola? Si, il frumento degli eletti, il corpo sacro del Salvatore, la divina Eucaristia! Solo gli umili la ricevono degnamente. Dio resiste ai superbi, e si dà interamente agli umili. Egli non si nutre che tra di essi, e non impingua che le vallate (Mgr DE LA BOUILLERIE, Symb. 221).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.