SALMI BIBLICI: “DEUS, DEUS MEUS, AD TE LUCE VIGILO” (LXII)

SALMO 62: “DEUS, DEUS MEUS, ad te luce vigilo”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 62

Psalmus David, cum esset in deserto Idumææ.

[1] Deus, Deus meus, ad te de luce vigilo.

Sitivit in te anima mea; quam multipliciter tibi caro mea!

[2] In terra deserta, et invia, et inaquosa, sic in sancto apparui tibi, ut viderem virtutem tuam et gloriam tuam.

[3] Quoniam melior est misericordia tua super vitas, labia mea laudabunt te.

[4] Sic benedicam te in vita mea; et in nomine tuo levabo manus meas.

[5] Sicut adipe et pinguedine repleatur anima mea, et labiis exsultationis laudabit os meum.

[6] Si memor fui tui super stratum meum, in matutinis meditabor in te.

[7] Quia fuisti adjutor meus, et in velamento alarum tuarum exsultabo.

[8] Adhæsit anima mea post te; me suscepit dextera tua.

[9] Ipsi vero in vanum quæsierunt animam meam: introibunt in inferiora terræ;

[10] tradentur in manus gladii; partes vulpium erunt.

[11] Rex vero lætabitur in Deo; laudabuntur omnes qui jurant in eo, quia obstructum est os loquentium iniqua.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO LXII

Davide si nascose nel deserto della Giudea, detto forse dell’Idumea per magnificarne l’estensione. La materia del Salmo è un’orazione, con cui Davide, in nome suo e di tutti i giusti, prendendo occasione dal luogo in cui si trovava, deplora il deserto del mondo, e sospira alla patria celeste.

Salmo di David, quando stava nel deserto dell’Idumea.

1. Dio, Dio mio, a te io aspiro al primo apparir della luce. Di te ha sete l’anima mia; in quante maniere ha sete di te la mia carne.

2. In una terra deserta, che vie non ha ed è mancante di acque, mi presentai a te come nel santuario, per contemplare la tua potenza e la tua gloria.

3. Perocché miglior delle vite ell’è la tua misericordia; a te le labbra mie daran laude.

4. Quindi io ti benedirò nella mia vita; e nel nome tuo alzerò le mie mani.

5. Sia come ingrassata e impinguata l’anima mia; e con voci di giubilo te loderà la mia bocca.

6. Se io mi son ricordato di te nel mio letto, al bel mattino mediterò sopra di te;

7. Perocché mio aiuto se’ tu.

8. E all’ombra dell’ali tue io esulterò: dietro a te va anelando l’anima mia; la tua destra mi ha sostenuto.

9. Eglino però indarno cercano la mia vita; entreranno nelle cupe viscere della terra,

10. Saranno dati in poter della spada, saran preda delle volpi.

11. Ma il re in Dio si allegrerà: avranno laude tutti coloro che per lui giurarono; perché  è stata chiusa la bocca di coloro che parlavano iniquamente.

Sommario analitico

Davide, fuggendo da suo figlio Assalonne, e trovandosi nel deserto dell’Idumea (1):

I.Fa conoscere le condizioni richieste per la preghiera e quale debba esserne il fine:

1° Condizione:

.- a) la vigilanza dall’aurora; – b) il desiderio ardente dell’anima di unirsi a Dio; – c) il desiderio naturale del corpo e dell’appetito inferiore di raccogliere qualche briciola di questo sacro banchetto, alcune gocce di questa divina fontana (1);

2° Fine della preghiera è: –  a) la potenza di Dio che ci aiuta e ci fortifica, – b) la gloria di Dio (2).

II. – Esprime tutta la sua riconoscenza per la misericordia di Dio, che pone al di sopra di tutti i beni (3):

1° per lodare e celebrare questa misericordia, egli fa concorrere: – a) la sua bocca e le sue labbra, – b) le sue opere (4), – c) il suo cuore e la sua volontà (5), – d) la sua memoria e la sua intelligenza (6);

2° espone gli effetti di questa divina misericordia, considerato: – a) dal lato di Dio, 1) che lo soccorre nel combattimento (7), 2) lo protegge nel riposo, 3) lo precede nel cammino e lo tiene nella sua mano (8); – b) dal lato dei suoi nemici, per cui egli prevede: 1) che essi saranno frustrati dalla preda che essi desiderano (9); 2) che cadranno nei precipizi, votati alle ferite della spada diventando preda di bestie feroci (10); – c) dal lato di Davide stesso, egli predice: 1) che sarà ristabilito sul suo trono; 2) che coloro hanno abbracciato la sua causa saranno coperti di gloria; 3) che la bocca degli artefici della menzogna sarà chiusa (11).

(1) Il ricordo della patria ha raramente sollevato una così viva, una così ardente aspirazione come quella di questo salmo, nel cuore di un esiliato. Oppresso dal calore e dalla sete, in un deserto senza fine, il Profeta si  ricorda di Gerusalemme, la città prediletta, che era contento di abbellire, ed il suo pensiero torna soprattutto alla collina di Sion, sulla cui sommità era stato costruito il tempio di Jéhowah: la c’è il riposo e l’ombra, la felicità e l’abbondanza, la preghiera e la poesia. Così, di notte la sogna sul suo letto, mentre di giorno il suo essere si agita e prorompe in un  indicibile slancio verso questo luogo sacro, ove planano le ali del Signore. La sua fede è incrollabile, la sua speranza infinita: Dio coronerà la sua perseveranza e ricondurrà i suoi piedi fino a respirare la voluttà del santuario. I suoi nemici saranno confusi ed annientati, i suoi fedeli al contrario, siederanno con il loro re ritrovato nel banchetto della gioia inesauribile, ai festini del Signore. (CLAUDE, Les Psaumes.)

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1, 2.

ff. 1. – Necessità della vigilanza: – 1° la vigilanza aumenta la nostra vita, mentre il sonno, che è immagine della morte, la riduce. « Più si veglia, più si vive; Chi somiglia più ad un morto che ad un vivo, di un uomo che dorme? Quale vita è più piena se non in colui che veglia? » (S. Chrys.) – 2° la vigilanza ci difende da tutti i nostri nemici; – 3° essa è la fonte di tutte le nostre virtù; – 4° essa ci fa acquisire i meriti più grandi. – Bisogna vegliare per Dio perché Egli veglia sempre su di noi; Egli incessantemente ha gli occhi aperti per esaudire le nostre preghiere, e diffonde la sua luce su coloro che vegliano (S. Bas., de Spirt. Sanct. I, IX). – Cosa significa vegliare? Non è sicuramente dormire. Che cosa significa dormire? Vi sono due tipi di sonno: quello dell’anima e quello del corpo. Noi tutti abbiamo bisogno del sonno del corpo, perché se questo viene a mancare, l’uomo deperisce, il corpo stesso si indebolisce. In effetti la fragilità del nostro corpo non può sostenere a lungo la veglia e l’applicazione attiva dell’anima. Se l’anima si applica per molto tempo al lavoro, il corpo fragile e terrestre diviene incapace di sostenerla e sopportare la sua azione, cade in disfunzione e soccombe. Ecco perché Dio dà ai corpi il sonno che ripara le forze delle membra affinché possano sostenere l’anima durante tutto il tempo che essa veglia. Ma quel che dobbiamo evitare è lasciare che la nostra  anima dorma; perché il sonno dell’anima è un sonno funesto. Salutare è il sonno del corpo, che ripara i languori del corpo; ma il sonno dell’anima è l’oblio di Dio. Ogni anima che dimentica il suo Dio è addormentata. Questo spiega il linguaggio dell’Apostolo a quelli che dimenticano Dio: « … levatevi, voi che dormite, levatevi tra i morti, ed il Cristo spanderà su di voi la sua luce » (Efes. V, 14). Era il corpo che dormiva in quelli che l’Apostolo voleva svegliare? Era un’anima addormentata che piuttosto voleva svegliare, e la svegliava perché il Cristo la illuminava. È dunque nell’esortare al risveglio in questo modo che il Salmista dice: « O mio Dio, mio Dio! Da quando sorge la luce io veglio ed aspiro a voi ». Voi in effetti non sapreste vegliare nella vostra anima se non si levasse una luce su di voi, a tirarvi dal vostro sonno (S. Agost.). –  Bisogna vegliare per Dio, cercare Dio, implorare il suo soccorso fin dall’aurora. « Il saggio si applicherà a volgere fin dall’aurora il suo cuore verso il Signore che lo ha creato, e pregherà in presenza dell’Altissimo » (Eccli. XXXIV, 6). La saggezza è conosciuta facilmente da coloro che l’amano e trovata da coloro che la cercano. Essa previene coloro che la desiderano, per mostrandosi per prima. Chi veglierà per essa al mattino non si stancherà; perché la troverà seduta alla sua porta (Sap. VI, 13, 15).  – C’è una fame dell’anima, c’è una sete dell’anima, c’è dunque anche un pane di vita per l’intelletto ed il cuore, c’è una bevanda per le vene dell’anima. La Scrittura eccelle nel dipingere tutti i movimenti dell’anima e tutte le forme della vita, la Scrittura ci fornisce in ogni pagina numerose testimonianze di questa verità; essa ci parla delle anime che hanno fame; essa assicura che Dio le disseterà; afferma che certe anime sono tormentate da una sete violenta. – Dio, è la sorgente di vita: non si viene ammessi ad attingere a questa sorgente finché non si abbia sete. È Dio che invita gli uomini alle acque della sua grazia, ma Egli invita coloro che sono assetati. Egli vuole donarsi di buon grado, ma a coloro che bruciano di sete ardente per Lui. – Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui; – Dio dà questa sete a coloro che non ce l’hanno. – Questa sete è la fame e la sete di giustizia, questa sete è il desiderio dell’anima. Quanto pochi sono quelli che hanno sete di Dio! Contate le aspirazioni, i desideri che si elevano ogni istante del giorno dal cuore degli uomini sulla superfice del mondo abitato: quanta poca parte vi ha Dio! – Ecco di quale sete brucia il Profeta, ma vedete anche che è il bene che egli desidera: « la mia anima ha sete di Voi ». Ci sono in effetti di coloro che hanno sete, ma essi non hanno sete di Dio; chiunque voglia ottenere qualcosa è nell’ardore del desiderio, e questo desiderio è una sete dell’anima. Ora vedete quanti desideri diversi si trovano nel cuore degli uomini: l’uno desidera dell’oro, l’altro il denaro, questi delle proprietà, quello delle eredità, chi una grossa somma di denaro, chi mandrie numerose, un altro ancora una grande casa, un altro una sposa, un altro degli onori, un altro dei figli. Vedete come mille desideri agitano il cuore degli uomini. Tutti gli uomini sono consumati da desideri, e a mala pena si trova uno che dice: « la mia anima ha sete di Voi ». In effetti gli uomini hanno sete dei beni di questo mondo, essi non comprendono che sono nel deserto dell’Idumea (S. Agost.). – Per quanto poco la mia anima abbia sete di Voi, la mia carne pure sente la medesima sete, ma se l’anima è dissetata in Dio, come la mia carne può essere dissetata da Lui? È la resurrezione promessa alla nostra carne. Così come la beatitudine è stata promessa alla mia anima, così la resurrezione è stata promessa alla nostra carne (S. Agost.). – « La mia anima ha sete di Voi, in quanti modi la mia carne Vi desidera! » Sì, la mia carne prende parte al desiderio dell’anima; perché è in essa che si compie ciò che causa all’anima questi trasporti: « Il mio cuore e la mia carne si riuniranno nel Dio vivente » (Ps. LXXXIII, 2). Tutte le mie ossa grideranno. « Signore, chi è simile a Voi, chi Vi è simile in potenza? Ma chi Vi è simile in bontà ed amore? (BOSSUET, Méd. LVII j.). – « Ogni creatura attende con gran desiderio la manifestazione dei figli di Dio » nella speranza che essa stessa sarà liberata da questo asservimento alla corruzione, per entrare nella libertà e nella gloria dei figli di Dio (Rom. VIII, 19, 21).

ff. 2. – Ma in quel luogo questa sete è avvertita dalla nostra anima, e così tante volte anche dal nostro corpo, sete che non è affatto il nostro volgare appetito, ma il bisogno di possedervi, Signore nostro Dio? « … In una terra deserta, senza strade e senza acqua ». Questa terra è il mondo, è il deserto di Idumea, di cui il salmo ha ricevuto il suo titolo: « in una terra deserta ». È poco che essa sia deserta, cioè senza alcun uomo che la abiti; essa è per di più « senza strade e senza acqua ». Piacesse al Cielo che in questo deserto vi sia almeno una strada! Volesse il cielo che un uomo caduto in questo deserto stia almeno per uscire o ne sia uscito! Ma non c’è alcun uomo per consolarlo, non c’è alcune strada per uscirne! Egli vi soggiorna dunque. E questo deserto è funesto. Piacesse al Cielo ci fosse dell’acqua almeno per riparare le proprie forze, solo ne potesse uscire. Quanto è funesto questo deserto, è orribile e spaventoso! E comunque Dio ha pietà di noi: Egli ci dà una strada nel deserto, Nostro-Signore Gesù-Cristo stesso (Giov. IV, 4). Ecco dunque che in questo deserto noi possediamo ogni cosa, ma queste non vengono dal deserto. Il Salmista vi ha fatto dapprima conoscere ciò che è il deserto stesso, affinché conoscendo l’estensione del vostro malore, se gusterete quaggiù qualche consolazione, incontrando degli amici, un cammino, dell’acqua, voi non lo attribuiate al deserto, ma lo rapportiate a Colui che si è degnato di visitarvi nel deserto (S. Agost.). – « Per vedere la vostra potenza e la vostra gloria ». Dapprima la mia anima e spesso anche la mia carne hanno sete di Voi nel deserto, in questa terra senza strada e senza acqua; e così « io sono comparso davanti a Voi nel vostro santuario, per vedere la vostra potenza e la vostra gloria ». Nessuno, se non ha dapprima sete in questo deserto, cioè nello stato deplorevole in cui si trova, non giunge mai al Bene sovrano, che è Dio. Ma, egli dice, « io sono comparso davanti a Voi nel vostro santuario ». Già trovarsi nel santuario è una grande consolazione. Cosa vuol dire: « … io sono comparso davanti a Voi  per vedervi ». Egli non ha detto: « io sono comparso davanti a Voi per essere visto da Voi »; ma: « io sono comparso davanti a Voi per vedere la vostra potenza e la vostra gloria ». Ecco perché l’Apostolo ha detto: « Ed ora conoscete Dio, o piuttosto Dio vi conosce » (Galat. IV, 9). In effetti  voi siete prima comparso davanti a Dio, affinché Dio possa apparirvi. « Per vedere la vostra potenza e la vostra gloria ». Sicuramente, in questo deserto, cioè in questo isolamento, se un uomo chiede al deserto stesso ciò di cui ha bisogno per essere salvato, non contemplerà mai la potenza e la gloria del Signore; ma egli vi resterà, destinato a morire di sete, se non vi troverà né la strada né consolazione, né acqua che gli dia la forza di sussistere nel deserto. Al contrario, se quest’uomo si eleva fino a Dio, se Gli dice, dal profondo del suo cuore e delle sue viscere: « La mia anima ha sete di Voi, e tante volte anche la mia carne, egli riceverà grandi consolazioni » (S. Agost.).- È soprattutto nell’orazione, nella meditazione che Dio ci manifesta innanzitutto la sua potenza, poi la sua gloria, come Dio lo permetteva a Mosè: « Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere » (Esod. XXXIII, 21, 23).

II. — 3-11

ff. 3. – Tutte le vite che sono nel mondo possono avere i loro vantaggi, ma cosa sono esse son separate dalla misericordia e dalla grazia di Dio? « La vostra misericordia è meglio di tutte le vite ». Quali vite? Quelle che gli uomini hanno scelto. Tutte queste vite sono differenti; « ma la vostra misericordia è meglio di tutte queste vite che vengono da noi. Vale più ciò che voi date a coloro che sono tornati al bene, che ciò che viene scelto dai perversi. Voi non date che una vita, ma essa è preferibile a tutte le nostre, qualunque siano quelle che possiamo scegliere in questo mondo » (S. Agost.).

ff. 4. – Noi non dobbiamo dare altro fine alla vita se non le lodi a Dio e le nostre buone opere. – Io vi benedirò nella vita che Voi mi avete dato, non in quella che io ho scelto secondo il mondo, con gli altri uomini, tra numerose altre vite, ma in quella che Voi mi avete dato per misericordia vostra, affinché io possa lodarvi. « Così io Vi benedirò nella mia vita ». Che vuol dire. « Così? » È attribuire alla vostra misericordia e non al mio merito la vita nella quale vi loderò. « Ed io alzerò le mie mani verso di Voi invocando il vostro Nome ». Levate dunque le vostre mani verso Dio con la preghiera. Nostro-Signore ha alzato le sue mani per noi sulla croce, e le sue mani sono state stese per noi, le sue mani sono state stese sulla croce perché le nostre mani si stendessero verso le buone opere, perché la sua croce ci ha procurato la misericordia divina. Egli ha in effetti elevato le sue mani e per noi si è offerto da se stesso in Sacrificio a Dio, e tutti i nostri peccati sono stati cancellati da questo sacrificio. Leviamo dunque anche le nostre mani verso Dio con la preghiera, e queste mani così alzate verso Dio, non saranno confuse se si esercitano a fare delle buone opere (S. Agost.). – Noi alziamo le nostre mani nella preghiera per ricordarci: 1° che dobbiamo domandare le cose del cielo; 2° che solo da Dio ci attendiamo il soccorso; 3° che le opere debbano aggiungersi alle preghiere.

ff. 5. – E cosa dirò nell’alzare le mie mani verso di Voi, invocando il vostro Nome? Cosa chiederò? Quando elevate le vostre mani verso Dio, cercate ciò che Lui vi chiede. Domandate dunque qualcosa di grande, e non delle cose da nulla, come comandano quelli che non hanno ancora fede in Lui. Voi vedete ciò che vien dato pure agli empi. Chiederete a Dio del denaro? Dio ne da anche agli scellerati che non credono in Lui? Cosa potete chiedergli di grande di tutto ciò che Egli dà anche ai malvagi? Ma non rifiutate nulla, perché i beni che Egli da anche ai malvagi, sono assai futili per meritare di essere anche dati, ed essi sono dati loro per timore che ciò che possa essere dato loro non vi sembri importante. Senza dubbio tutti questi doni terrestri vengono da Dio, ma comprendete che tutto ciò che può essere anche dato ai malvagi, non debba essere considerato prezioso. Ciò che ci riserva è ben diverso. Cosa ha domandato il Profeta: « Io alzerò le mie mani verso di Voi – egli dice – invocando il vostro Nome ». Cosa vuol ricevere? « Che la mia anima sia dissetata dal nutrimento più grasso » … – « … c’è per l’anima una grassa vivanda che le è propria; essa può essere dissetata e ingrassata dalla saggezza; perché le anime alle quali manca la saggezza si disseccano e giungono a tal punto di magrezza che cadono spossate quando si tratta di qualche opera buona. Perché esse diventano incapaci di qualunque opera buona? Perché non hanno sazietà né sovrappeso? » (S. Agost.) – Lo spirito del Profeta si eleva ad un oggetto più eccellente ancor della vita: è la misericordia di Dio, la sua grazia ed il suo amore. Così nella concorrenza tra la perdita della nostra vita e la perdita della grazia di Dio, non c’è da dubitare: tra il sacrificio della nostra vita e la perdita della grazia di Dio, non c’è da oscillare. Il sacrificio della nostra vita è necessario, ma il sacrificio è il beneficio più segnalato dalla misericordia divina, perché Dio lo ricompensa con una corona eterna (Berthier). –  Sì, l’anima ha bisogno della tavola divina, e diviene esigente a motivo della sua origine e della sua grandezza, essa non aspirerà a nulla meno che a nutrirsi della sostanza stessa di Dio, che a riempirsi e rimpinguarsi della pura essenza di Dio, come dice Tertulliano. È questa comunione con l’Essere infinito che fa tutta la gloria e tutta la forza della nostra anima;  è essa che dà ai Cristiani pienezza di vita morale, la sovrabbondanza di una energia divina che lascia al cuore il riposo e la calma di una dolce sazietà. Come diceva Sant’Agostino (Du lib. Arb., L. II n° 38), gli uomini si dicono felici quando siedono ad una splendida tavola, ma non desiderano la felicità che si prova nel nutrirsi ed abbeverarsi di verità! Gli uomini si credono felici quando respirano i soavi odori delle piante e dei profumi, quando le loro orecchie godono dei suoni e delle armonie, quando i loro occhi si dilatano al chiarore sereno della luce, e sorridono increduli quando si fa loro apprendere la verità dei profumi incomparabili, di una armonia interiore che appaga ogni agitazione, ed una luce più dolce di quella di tutti gli astri del firmamento!  (Mgr. LANDRIOT, L’Eucharistie).

ff. 6. – Utilità del ricordo di Dio durante la notte, per assicurarsi il successo della meditazione del mattino: « … Quando riposate nel vostro letto vorrei che facciate come una catena di salmi e di orazioni domenicali, sia quando vi svegliate, che prima che il sonno si impadronisca del vostro corpo ». (S. AMBR., Lib. in de Virg.) – « La mia anima vi ha desiderato durante la notte, e fin dall’aurora io mi risveglierò per cercarvi con il mio spirito ed il mio cuore ». (Isa. XXVI. 9). – Con il suo giaciglio, il Profeta designa il tempo del suo riposo. Quando l’uomo gusta qualche riposo, si sovvenga di Dio; quando l’uomo riposa, il riposo non lo rammollisca e non gli faccia dimenticare Dio; se si ricorda di Dio durante il riposo, nelle sue azioni, mediti su Dio. In effetti, il mattino significa gli atti della vita; perché al mattino ogni uomo inizia a fare qualche cosa. Cosa dice dunque? « Se mi sono ricordato di Voi sul mio giaciglio, al mattino medito su Dio ». Se dunque io non mi ricordo di Voi sul mio giaciglio, io non posso meditare su di Voi al mattino. Colui che non pensa a Dio quando riposa, può pensare a Lui quando agisce? Al contrario colui che si ricorda di Dio nei momenti del riposo, medita su di Lui anche quando agisce, per timore di mancare in qualcuna delle sue azioni. Così, cosa ha aggiunto? « E al mattino io meditavo su di Voi, perché Voi siete diventato il mio aiuto ». In effetti se Dio non ci aiuta nelle nostre buone opere, noi siamo incapaci di compierle con le nostre stesse forze (S. Agost.).

ff. 7, 8. – « E sotto l’ombra delle vostre ali, io mi rallegrerò ». Io gioirò nelle opere buone, perché sono al coperto sotto le vostre ali. Se mi proteggete, io che non sono che un pulcino, sarò preso dall’aquilone. Noi siamo ancora piccoli; che Dio ci protegga dunque all’ombra delle sue ali. Ma che sarà quando saremo diventati più grandi? Sarà allora per noi salutare che Egli ci protegga ancora, e che, sempre davanti a Lui che è così grande, noi restiamo dei pulcini. In effetti qualunque accrescimento noi facciamo, Egli è sempre più grande di noi. Che nessuno dica: Egli mi protegge fin quando sono piccolo, come se potessi mai giungere ad essere grande per essere sufficiente a me stesso. Senza la protezione di Dio, voi non siete niente. Desideriamo essere sempre protetti da Lui, così noi potremo ingrandirci con Lui, se sappiamo essere ogni giorno piccoli sotto di Lui. (S. Agost.).

ff. 9. – « La mia anima si è stretta a Voi come incollata ». Vedete i desideri del Profeta, vedete il suo attaccamento a Dio. Possa questo stesso amore nascere in voi!  Se già è in germe nel vostro cuore, possa una pioggia feconda farla ingrandire! Possa diventare assai forte, perché possiate dire con tutto il vostro cuore: « La mia anima è stretta a Voi come con la colla! » E qual è questa colla? Questa colla è la carità. Che la carità sia in voi e che essa sia la colla che attacchi la vostra anima presso Dio. Non a Dio, ma presso Dio, affinché vi preceda e voi lo seguiate; perché colui che vuol precedere Dio vuol vivere e governarsi da se stesso, e non seguire i Comandamenti di Dio (S. Agost.). 

ff. 10. – Ecco l’inutilità del lavoro degli ingiusti persecutori degli innocenti, che per tutta ricompensa di tante fatiche a cui si sono sottoposti per sopraffare la debolezza dei giusti che essi non possono soffrire, entrano al momento della morte nella parte più bassa della terra, cioè nell’inferno. Essi saranno consegnati alla spada vendicatrice della giustizia divina per esserne eternamente le vittime, e diventeranno parte delle volpi, cioè dei demoni, le cui indicazioni ingannatrici li hanno impegnati in un disastro dal quale non potranno mai uscire (Dug.). – I miei nemici hanno cercato invano la mia anima (Ps. XLII, 10). Cosa hanno fatto coloro che hanno cercato la mia anima per perderla? Che potevano mai fare? Essi non potevano togliere la colla che stringe la mia anima a Voi; « perché, … chi ci separerà dall’amore di Cristo? L’afflizione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità o la spada? » (Rom. VIII, 35). « La vostra destra mi ha preso sotto la sua protezione ». Ecco perché grazie a questa colla ed alla vostra onnipotente mano « i miei nemici cercano invano la mia anima » (S. Agost.).  

ff. 11. – Se gioisco in Dio solo, ogni altra gioia è vana e pericolosa. – Osservare fedelmente i giuramenti che si fanno a Dio al Battesimo e negli altri Sacramenti, è la sola cosa che merita delle lodi vere. – Dio, col suo potere sovrano, chiude, quando Gli piace, la bocca dei calunniatori dei suoi fedeli servitori (Dug.).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.