Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (3)

LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (3)

[annunciata dalle profezie]

in 4 LETTURE.

LONDRA:

BURNS & LAMBERT, 17 & 18 PORTMAN STREET, e 63 PATERNOSTER ROW;

KNOWLES, NORFOLK ROAD, BAYSWATER.

MDCCCLXI.

LETTURA III

Prima di entrare nel nostro terzo argomento, richiamiamo alla mente i due punti che, spero, siano stati fissati per ciò che ho detto finora. Il primo è che vediamo la rivolta, o la caduta già verificata e manifestata nella separazione spirituale dalla Chiesa, e nell’opposizione alla sua Autorità divina e alla sua voce divina, come abbiamo appreso essere già iniziata dal giorno in cui l’Apostolo disse: « Il mistero dell’iniquità è già in atto », e San Giovanni dichiarò che: gli Anticristi erano già usciti nel mondo. L’altro punto che abbiamo visto è questo: che l’uomo del peccato, il figlio della perdizione – il malvagio – è una persona, con tutta probabilità, di razza ebraica; che deve essere un usurpatore del vero Messia, e quindi un Anticristo nel senso che si spaccerà per vero Cristo, operando falsi miracoli, e reclamando per sé l’adorazione divina. – Ora il terzo punto di cui devo parlare è l’ostacolo che ritarda la sua manifestazione. L’Apostolo dice: « Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. » – Dal momento che c’è un’azione perpetua di questo mistero di iniquità, c’è necessariamente un perpetuo ostacolo o una barriera alla sua piena manifestazione, che sarà in essere fino alla sua rimozione; e c’è un tempo stabilito in cui esso debba essere tolto di mezzo. San Paolo, in questo passaggio, usa due espressioni. Dice: l’ostacolo « che lo trattiene » e « chi lo trattiene ». Ne parla cioè come di una cosa e come di una persona: “τὸ κατέχον” (= to catekon) e “ὁ κατέχων” (= o catekon). A prima vista sembra che ci sia una certa versatilità, ossia che ciò che ostacoli la rivelazione dell’uomo del peccato possa essere una persona o anche un sistema; poiché in un punto si parla (col neutro) di un sistema, nell’altro caso si parla (al maschile) di una persona. Spero in quanto ho finora affermato, di aver già dato una soluzione a questa apparente difficoltà. Si ricorderà che ho tirato in gioco il parallelo tra i due misteri della pietà e dell’empietà con i loro rispettivi testi. Questo è in effetti l’argomento di Sant’Agostino, che ha tratteggiato i due misteri della pietà e dell’empietà, presenti dall’inizio del mondo, sotto le caratteristiche delle due città – cioè, lo Spirito di Dio e lo spirito di satana, che operano mediante una molteplicità di operazioni sia nei servitori eletti da Dio, sia nei nemici di Dio e del suo Regno. E come il mistero della pietà si riassume nella Persona e nell’incarnazione del Figlio di Dio, così il mistero dell’iniquità è riassunto nell’uomo del peccato, che sarà rivelato a suo tempo. Allo stesso modo anche ciò che ostacola o che frena, si trova ad esprimere sia un sistema che una persona, e la persona e il sistema già identificati allo stesso modo dagli esempi che ho già fornito. Prima di tutto, consideriamo in particolare quale sia il carattere di « questo malvagio », o anticristo, che verrà. La parola usata da San Paolo in questo luogo significa “il fuorilegge”, colui che è senza legge, che non è soggetto alla legge di Dio o dell’uomo, la cui unica legge è la sua volontà, a cui la licenza della propria volontà è la sola ed unica regola che conosce o a cui obbedisce. La parola greca è “ὁ ἂνομος” (=o anomos), che significa senza legge o licenzioso. Ora, nel libro del profeta Daniele, c’è una profezia, quasi identica nei termini, dove si predice che sorgerà nelle ultime ere del mondo un re che « … farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre », [o farà “a suo piacere”] (Dan. XI, 16) che si innalzerà sopra tutto ciò che è chiamato Dio, che « … proferirà insulti contro l’Altissimo ». (Dan. VII, 25). Questa è quasi parola per parola la profezia di San Paolo, che ci mostra così come san Paolo stesse letteralmente citando o parafrasando la profezia di Daniele. Ora, nella misura in cui questo malvagio sarà una persona senza legge, che introdurrà il disordine, la sedizione, il tumulto e la rivoluzione, sia nell’ordine temporale che spirituale del mondo, chi ne ostacola lo sviluppo, e sarà il suo diretto antagonista dopo la sua manifestazione, deve essere necessariamente il “principio dell’ordine”, la legge della sottomissione, l’Autorità della Verità e del diritto. Abbiamo quindi quello che potrei chiamare un’indicazione che ci permette di vedere dove questa persona, o “sistema” che si oppone, ostacoli, o trattenga la rivelazione dell’uomo del peccato fino a quando giungerà il tempo della sua manifestazione. Esaminiamo quindi le interpretazioni dei primi Padri su questo punto. Tertulliano credeva che fosse il Romano Impero (Tertull.: De Resurr. Carnis, c. 24). Il potente potere della Roma pagana, diffuso in tutto il mondo, fu il grande principio di ordine che mantenne in quel tempo la tranquillità della terra. Lattanzio, (Divin. Ist. VII, 25)  che scrisse più tardi, mantenne esattamente la stessa opinione, e credette che l’Impero Romano, che tranquillizzò e diede ordine e pace alle nazioni del mondo, in tal modo ostacolasse la rivelazione di questo “fuorilegge”: quest’uomo del peccato; ed entrambi – Tertulliano e Lattanzio – ingiungevano ai Cristiani del loro tempo il dovere di pregare per la preservazione dell’impero pagano di Roma, perché essi credevano che fosse la barriera materiale contro l’irruzione della grande inondazione del male che verrebbe sul mondo alla distruzione di Roma. Insegnava questo anche San Giovanni Crisostomo con altri (Malvenda, lib. II, c. 3). Un’altra interpretazione, che è stata data da Teodoreto, uno scrittore greco, afferma che è la grazia dello Spirito Santo, o il potere divino, che limita la manifestazione o la rivelazione dell’uomo del peccato. Ancora, altri scrittori dicono che questi è il potere apostolico, o la presenza degli Apostoli; poiché, come sappiamo da questa epistola ai Tessalonicesi, i Cristiani si aspettavano una rapida rivelazione della venuta del nostro Signore nel giudizio, e quindi pure una manifestazione altrettanto rapida dell’uomo del peccato (Theodor. In 2 Ep. ad Tess. II, 6); e credevano pertanto che la presenza degli Apostoli sulla terra, con la loro testimonianza e con i loro miracoli, ostacolasse la piena manifestazione del principio di incredulità e di ribellione spirituale. Ora queste tre interpretazioni sono tutte parzialmente vere, e tutte sono in perfetta armonia l’una con l’altra; e scopriremo che, prese nell’insieme, ci presentano una spiegazione completa ed adeguata; ma questi scrittori, scrivendo in tal modo ed in diversi periodi della Chiesa, non sono stati in grado di comprendere a pieno la profezia, perché gli eventi del mondo andavano continuamente e progressivamente interpretati e rispiegati, di età in età, onde comprendere il significato di queste predizioni.

1. Innanzitutto, quindi, il potere dell’impero pagano di Roma era indubbiamente la grande barriera contro lo scoppio dello spirito del disordine senza legge; poiché, come sappiamo, questo era il principio di unità con cui le nazioni del mondo erano tenute insieme. L’impero organizzò i popoli e li unì sotto l’autorità di una sola legislatura, di un potente esecutivo e di una grande sovranità, con una giurisdizione proveniente da una sola fonte, amministrata nei tribunali di tutto il mondo. La pace delle nazioni è stata mantenuta dalla presenza di eserciti permanenti; le legioni di Roma occupavano praticamente tutto il territorio mondiale conosciuto. Le strade militari che provenivano da Roma attraversavano tutta la terra; il mondo intero era come se fosse tenuto in pace e in tranquillità dalla presenza universale di questo possente impero pagano. Era « … estremamente terribile » secondo le profezie di Daniele (Dan. VII, 19); era come di ferro, picchiava e soggiogava le nazioni, tenendole sottomesse e quindi, come con una verga di ferro, dava pace al mondo. Non c’è dubbio che fintanto che l’Impero Romano continuò nella sua forza, fu impossibile per il principio di rivoluzione e di disordine conquistare la testa, e quindi questi primi scrittori cristiani erano perfettamente corretti nell’interpretare che l’impedimento di questo spirito di illegalità fosse lo spirito dell’ordine, del governo, dell’autorità e di una giustizia di ferro che governava le nazioni del mondo.

2. In secondo luogo, questo impedimento non era l’Impero Romano, o solo Roma, ma il regno di Dio che era sceso su tutta la terra, e dal giorno di Pentecoste si diffondeva in tutto il territorio del romano Impero, con un’autorità superiore all’autorità della stessa Roma. San Leone M. offre le basi di questa interpretazione. Egli dice: « … che l’effetto di questa ineffabile grazia, diffuso in tutto il mondo, ha preparato l’impero di Roma, la cui espansione è stata estesa fino ai limiti che confinano le famiglie di tutte le nazioni. Perché questa era in realtà una preparazione adeguata all’opera divinamente disposta, per cui molti regni dovessero essere confederati in un solo impero, così che la predicazione universale del Vangelo dovesse penetrare rapidamente attraverso quelle nazioni che il governo di una città sola teneva nell’unità (S. Leone M. Serm. LXXXII, t. 1, p. 322). San Tommaso – appoggiandosi a questo passaggio – dice che l’impero romano non è cessato, ma è cambiato passando dal temporale allo spirituale, « commutatum de temporali in spiritale » (in 2 Ep. ad Tess. in locum). Dominicus Soto è della stessa opinione (In lib. Lv. Sent. Distinc. XLVI, 1). Fu quindi la Chiesa apostolica che, diffondendosi in tutte le nazioni, già unite insieme dal potere dell’impero pagano di Roma, le vivificò con una nuova vita, le penetrò con un nuovo principio di ordine, con un nuovo spirito di unità, e consacrando e trasfigurando l’unità delle forze materiali con cui erano tenuti insieme, diede loro una sola mente, un’intelligenza, una legge, una volontà, un cuore, con la fede che ha illuminato l’intelligenza di tutte le nazioni nel conoscere Dio, mediante la carità che li univa nell’unità di un’unica famiglia, mediante l’unica fonte di Giurisdizione che scaturiva dal nostro divin Signore e, attraverso i suoi Apostoli, governava tutta la terra. C’era così un’unica legislatura spirituale esercitata dagli Apostoli e dai loro successori. C’erano tribunali poi che sedevano accanto ai tribunali di Roma. Ai lati dei tribunali di ferro, furono eretti i tribunali della divina misericordia. Questo nuovo principio di ordine, di autorità, di sottomissione e di pace, entrato in questo mondo, possedeva in se stesso – potremmo dire – il potere materiale del vecchio Impero Romano e lo riempiva di una nuova vita discesa dal cielo: … era il sale della terra. Questo nuovo potere ha prolungato la sua esistenza fino a un certo periodo, così come era previsto nella predestinazione di Dio. È quindi perfettamente vero che questo ostacolo significasse anche lo Spirito Santo; poiché la Chiesa di Dio è la presenza dello Spirito Santo, incorporato e manifestato al mondo nel corpo visibile di coloro che sono battezzati nell’unità della Chiesa di Gesù Cristo.

3. Ma in terzo luogo, significa qualcosa di più. Per queste due grandi potenze, la spirituale e la temporale, il potere temporale nel vecchio impero pagano di Roma e il potere spirituale nel nuovo regno sovrannaturale di Dio si sovrappongono, essendo entrambe estese nella loro globalità in tutto il mondo; ma ancora una volta si incontravano nel loro centro, che si trovava sempre nella città di Roma. Là rimasero in piedi, dapprima faccia a faccia e tra loro in conflitto, poi fianco a fianco, nella pace. Là questi due possenti poteri – l’uno terrestre, e l’altro celeste, l’uno scaturito dalla volontà dell’uomo, e l’altro dalla volontà di Dio – si incontrarono insieme come nella competizione dell’arena, e per trecento anni l’Impero di Roma martirizzò i Pontefici della Chiesa di Dio. Per trecento anni l’Impero Romano si sforzò di estinguere questo nuovo e strano intruso, arrivato con una giurisdizione superiore e con un circuito più ampio. L’Impero di sforzò di distruggerlo, di spegnerlo nel proprio sangue; e per trecento anni lottò invano; perché più la Chiesa veniva martirizzata, più il seme dei martiri la rendeva numerosa. La Chiesa si espanse e crebbe in vigore, in forza e in potenza, in proporzione a come l’Impero pagano di Roma si sforzava di estinguerla e distruggerla. E questo potente conflitto tra le due sovranità si concluse definitivamente nella conversione dell’impero al Cristianesimo e, quindi, nell’incoronazione della Chiesa di Dio in una supremazia sui poteri del mondo intero. Allora la destra aveva il potere e la supremazia mediante la forza, mentre l’autorità divina prevaleva sull’autorità dell’uomo; pertanto questi due poteri furono mescolati e fusi insieme: divennero un’unica grande autorità, l’Imperatore che governava dal suo trono all’interno della sfera della sua giurisdizione terrena, e l’autorità del Sommo Pontefice, parimenti da un trono, godeva di una sovranità superiore sulle nazioni del mondo, finché Dio, nella Sua provvidenza, rimosse l’impero da Roma e lo piantò sulle rive del Bosforo. Partì per l’Oriente e lasciò Roma senza un sovrano: Roma da allora non ha mai avuto, dimorante tra le sue mura, un sovrano temporale alla presenza del Sommo Pontefice; e quella sovranità temporale si riversò per una legge provvidenziale sulla persona del Vicario di Gesù Cristo. È vero, infatti, che nei tre secoli intercorsi tra la conversione di Costantino e il periodo di San Gregorio Magno, ci furono tre secoli di turbolenze e disordini, di invasioni e di guerre, da cui l’Italia e Roma furono afflitte, ma il potere temporale del Sommo Pontefice era solo all’inizio; verso il settimo secolo era però fermamente stabilito, e ciò che la Divina Provvidenza aveva preparato sin dall’inizio, ricevette la sua piena manifestazione; e non appena il potere materiale fu stabilito a Roma, fu consacrato e santificato dall’investitura del Vicario di Gesù Cristo, con sovranità temporale sulla città in cui dimorava, ed iniziò a creare in tutta Europa l’ordine della Civiltà cristiana, degli Imperi Cristiani, delle Monarchie Cristiane che, confederate insieme, hanno mantenuto la pace e l’ordine del mondo da quell’ora fino ad oggi. Ciò che chiamiamo Cristianità, cioè la grande famiglia delle cristiane Nazioni, delle razze cristiane organizzate e legate insieme ai loro prìncipi e alle loro legislature dal diritto internazionale, dai contratti reciproci, dai trattati, dalla diplomazia e simili, che li uniscono in un unico corpo compatto, non è stata una sicurezza del mondo contro il disordine, la turbolenza e l’illegalità? Ed infatti, per questi milleduecento anni la pace, la perpetuità e la fecondità della civiltà cristiana dell’Europa, è dovuta unicamente al suo principio della consacrazione della potenza e dell’autorità del grande Impero di Roma, ripresa dal vecchio, perpetuata, conservata, come detto, dal sale che era stato sparso dal cielo e continuato nella persona del Sommo Pontefice e in quell’ordine di civiltà cristiana di cui egli è stato il creatore. Siamo ora giunti quasi alla soluzione di ciò che ho affermato all’inizio, vale a dire, che il potere che impedisce la rivelazione di colui che è « il senza legge », non è solo una persona ma anche un sistema, non solo un sistema ma pure una persona. In una parola, nella Cristianità e nella sua testa, cioè, nella persona del Vicario di Gesù Cristo, per quella duplice autorità con la quale, per Divina Provvidenza, è stato investito, possiamo vedere l’antagonista diretto al principio del disordine. La persona “fuorilegge”, colui che non conosce la legge, né umana né  divina, e che non obbedisce a nessuno se non alla propria volontà, non ha antagonista sulla terra più diretto del Vicario di Gesù Cristo, che porta allo stesso tempo il carattere di regalità e di sacerdozio e che rappresenta i due princîpi di ordine nella condizione temporale e spirituale: il principio di monarchia, o se volete, del governo, e il principio dell’Autorità Apostolica. Troviamo, quindi, tutte e tre le interpretazioni che ho tratto dai Santi Padri letteralmente così verificate. Nel lento corso del tempo, quando l’opera degli Apostoli è maturata ed evoluta, è sorta quella che chiamiamo la Cristianità, adempiendo alla lettera alle predizioni, e manifestando ciò che l’Apostolo stesso prediceva essere l’ostacolo allo sviluppo di questo principio di illegalità, e alla rivelazione della persona che dovrebbe esserne il capo. Che cosa, allora, è ciò che in questo momento trattiene e riesce a controllare la manifestazione di questo potere anticristiano e la persona che lo eserciterà? È il resto della società cristiana che esiste ancora nel mondo. Possono infatti esserci solo due società: l’una naturale, l’altra sovrannaturale. La società naturale è quell’ordine politico che proviene dalla volontà dell’uomo, senza relazione con la Rivelazione, o l’Incarnazione di Dio. La società soprannaturale è la Chiesa, comprendente quelle nazioni che ancora sono penetrate dallo spirito di fede e dell’unità cattolica, veramente fedele ai princîpi su cui la Cristianità è stata costituita per la prima volta. Fin dalla fondazione dell’Europa Cristiana, l’ordine politico del mondo si è basato sull’Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo; per quale motivo tutti gli atti pubblici delle autorità, e finanche il calendario con il quale datiamo i nostri giorni, è calcolato dall’anno di salvezza, o da « l’anno del nostro Signore »? Qual è il significato di questa frase, se non questo, che cioè lo stato e l’ordine in cui viviamo si basa sull’Incarnazione; che il Cristianesimo è il nostro fondamento; che riconosciamo le leggi rivelate di Dio consegnate al Figlio suo incarnato, e dal Figlio incarnato agli Apostoli, e dagli Apostoli al mondo, come i primi princîpi di tutta la legislazione cristiana e di tutta la società cristiana? Ora questa società basata sull’Incarnazione è la condizione nella quale abbiamo vissuto fino ad ora. Credo però che ce ne stiamo allontanando, ci stiamo allontanando da tutto il mondo civilizzato. In Inghilterra, la Religione è bandita dalla politica. In molti Paesi, come la Francia, e ora pure in Austria, è dichiarato con atto pubblico che lo Stato non ha alcuna religione, che tutte le sette sono ugualmente partecipi della vita politica e del potere politico della nazione. Non voglio qui discutere di questo – non fraintendetemi – lo dichiaro come un dato oramai di fatto. Ora una grande parte di ogni Nazione, compresa una gran parte della Francia e dell’Austria, è composta da quella razza che nega la venuta di Dio nella carne, cioè da coloro che negano l’Incarnazione. Non sto ora discutendo contro la loro ammissione ai privilegi politici; al contrario, direi che, se non ci fosse nessun altro ordine se non l’ordine naturale, sarebbe un’ingiustizia politica escludere una qualsiasi razza, come quella di Israele, da una partecipazione ad uguali privilegi; ma sostengo ugualmente che nel giorno in cui si ammettono coloro che rinnegano l’Incarnazione per un’uguaglianza di privilegi, si rimuove dalla vita e dall’ordine sociale in cui si vive, l’Incarnazione, ponendo alla sua base la mera natura: e questo è precisamente ciò che si è verificato nel periodo anticristiano. – Abbiamo già visto che il terzo e speciale segno dell’Anticristo è la negazione dell’Incarnazione; e se le Nazioni del mondo sono state costituite dalla fede, sulla base dell’Incarnazione, l’atto nazionale che ammette coloro che lo negano per una unità sociale e politica, costituisce in realtà una rimozione nell’ordine della vita sociale del soprannaturale riducendolo all’ordine naturale: e questo è ciò che vediamo realizzare. Ancora una volta – io dico – non sto discutendo contro tutto questo; ma vedo in tutti questi fatti semplicemente la realizzazione della profezia. Non sto dicendo che la costituzione politica o lo stato di un Paese dovrebbero essere mantenuti a tutti i costi nelle condizioni in cui siano rese moralmente impossibili o difficili per il popolo. Se è diventato impossibile mantenere questo ordine cristiano su un popolo separato dallo scisma o infettato dall’eresia, o che è mescolato con coloro che negano l’incarnazione di Dio, tutto ciò che posso dire è questo: siamo ridotti allo stato miserabile dell’abbandono della vera società cristiana. Questa è la terribile responsabilità che ricade sui governi del mondo quando si allontanano dall’unità e dai princìpi della Chiesa di Gesù Cristo. Se un tale stato non può essere mantenuto senza forza, deve essere abbandonato. « Ecclesia abhorret a sanguine ». Non è lo spirito della Chiesa il far rispettare condizioni politiche con leggi sanguinarie, o costringere gli uomini riluttanti con l’intervento di un potere fisico. Tanto grande è la miseria per un popolo che ha perso la fede nell’Incarnazione, quando è necessario abbandonare l’ordine cristiano istituito dalla provvidenza di Dio! Ma tale è lo stato del mondo, e verso questo stiamo avanzando rapidamente. – Ci viene detto che l’Etna ha centosessanta crateri. Oltre alle due grandi bocche che, unite tra loro, formano l’immenso cratere, così comunemente chiamato, su tutti i suoi lati è perforato ed ha a nido d’ape dei canali e delle bocche, dalle quali nei secoli scorsi la lava è fuoriuscita di tanto in tanto. Non posso trovare una migliore illustrazione dello stato della Cristianità in questo momento. La Chiesa di Dio poggia sulle basi della società naturale, sui fondamenti del vecchio Impero Romano, sulla civiltà delle nazioni pagane del mondo, che per un tempo è stato consacrato, consolidato, preservato, elevato, santificato, trasformato, con l’azione della fede e della grazia. La Chiesa di Dio riposa ancora su quella base; ma al di sotto della Chiesa opera continuamente il “mistero dell’iniquità” come era già al tempo degli Apostoli, che in questo momento di ascesa culmina con la sua forza e la conquista. Che cosa fu, chiedo, la rivoluzione francese del 1789, con tutto il suo spargimento di sangue, le sue bestemmie, l’empietà e la sua crudeltà, in tutta la sua mascherata di orrore e di scherno, – che fu solo un’epidemia dello spirito anticristiano – se non la lava proveniente dalle viscere della montagna? E cosa sono stati i moti nel 1830 e nel 1848, se non proprio lo stesso principio dell’Anticristo che operava al di sotto della società cristiana, spingendo all’esterno la sua ascesa? Nell’anno 1848 questo principio aprì simultaneamente le sue numerose bocche a Berlino, a Vienna, a Torino, a Firenze, a Napoli, e a Roma stessa. A Londra si sollevò e lottò; ma il suo tempo non era giunto ancora. Cos’è tutto questo, se non lo spirito di illegalità che si innalza contro Dio e l’uomo, i princîpi dello scisma, dell’eresia e dell’infedeltà che si fondono in un unico magma che si riversa ovunque possa aprirsi strada, trovando un cratere per il suo flusso ove nella società cristiana si crei uno spiraglio di debolezza? E come questo è andato avanti per secoli, così continuerà fino al momento in cui « … ciò lo che trattiene sarà tolto di mezzo ». Abbiamo già visto che cosa stia ostacolando l’ascesa di questo principio di disordine. Ora, visibilmente, questo ostacolo o barriera si indebolisce ogni giorno. Si sta indebolendo intellettualmente. Le convinzioni intellettuali degli uomini stanno diventando sempre più labili; la Civiltà cristiana e cattolica sta cedendo dinanzi alla civiltà materiale naturale, che trova la sua perfezione suprema nella mera prosperità materiale; ammettere nella sua sfera persone di ogni casta, o di qualsiasi fede, basandosi sul principio che la politica non abbia nulla a che fare con il mondo spirituale, che il governo delle nazioni sia semplicemente costituito per il loro benessere temporale, per la protezione delle persone e della proprietà, per lo sviluppo dell’industria e per il progresso della scienza: questo equivale a dire che c’è spazio solo per lo stabilirsi dell’ordine naturale. Questa è la teoria della civiltà che sta diventando predominante ogni giorno. Anche la pietà cattolica sta diventando sempre più scarsa e, fino a un certo punto, che vi sono ancora Nazioni chiamate cattoliche in cui esigua è la proporzione e difficilmente calcolabile la massa di coloro che frequentano i Santi Sacramenti, secondo quanto il nostro Divin Signore ha detto: « per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. » (Matth. XXIV, 12). Ancora una volta, è sempre più debole la società cristiana, cioè il vero spirito cristiano e il principio della società cristiana. Il defunto M. de Tocqueville, che, per quanto possa percepire, non aveva alcuna intenzione di verificare o stabilire quello che sto dicendo, scrivendo sulla democrazia in America, sottolinea il fatto che la tendenza di ogni governo nel mondo e di ogni nazione nel mondo è la democrazia; vale a dire, la diminuzione e l’esaurimento dei poteri di governo e lo sviluppo del prevalere della volontà popolare, in modo da risolvere tutta la legge nella volontà della maggioranza. Egli sottolinea che in Francia, nel giro di mezzo secolo, una doppia rivoluzione ha portato la società in avanti verso la democrazia, e gli stessi fenomeni si vedono in tutto il mondo cristiano. « In ogni dove – dice – abbiamo visto gli eventi della vita delle Nazioni volgere verso il progresso della democrazia; tutti gli uomini lo hanno aiutato a portare in avanti con i loro sforzi: sia coloro che hanno progettato con attenzione i suoi successi e sia quelli che non hanno mai pensato di servirlo; coloro che hanno combattuto per questo, e coloro che sono i suoi nemici dichiarati: tutti sono stati portati a precipitare sullo stesso sentiero, e tutti hanno lavorato insieme; l’uno a discapito di se stessi, gli altri ignari, come strumenti ciechi nelle mani di Dio. … Questo intero libro è stato scritto sotto l’impressione di una sorta di paura religiosa prodotta nella mente dell’autore nel vedere questa irresistibile rivoluzione, che per tanti secoli ha abbattuto tutti gli ostacoli, e che vediamo ancora in questi giorni procedere con tutte le rovine che ha prodotto. (Alexis de Toquenville: De la Démocratie en Amérique, vol. I, introductions. Pag. 8, 9) È curioso porre a lato di queste considerazioni, le parole di S. Ippolito, scritte nel terzo secolo d. C., che affermano che alla fine del mondo l’Impero Romano passa “εἰς δημοκρατίας (=eis democratias) « nella democrazia » (De Antichristo, XXVII). Ancora, un altro scrittore, uno spagnolo di grande intelligenza e anche di grande fede, che recentemente è morto ambasciatore a Parigi, Donoso Cortez, descrivendo lo stato della società, diceva che la società cristiana è condannata, che dovrà seguire il suo corso ed estinguersi; poiché i princîpi che sono ora in ascesa sono essenzialmente anticristiani. Egli ha descritto ciò che è più evidente nella storia delle Nazioni in questo momento, cioè, che c’è un indebolimento del principio dell’ordine ecclesiastico ovunque, e che dovunque il potere della Chiesa sulla Nazione è indebolito, il potere temporale si è sviluppato in misura maggiore; in modo che nulla è più certo di quel dispotismo temporale che prevale specialmente in quei Paesi dove il potere della Chiesa è decaduto, e che l’unica sicurezza per la libertà tra le razze dell’umanità è da trovare nella libertà della Chiesa e nella sua libera azione sul governo del potere civile. Egli dice: « Rinunciando all’impero della fede considerato morto, e proclamando l’indipendenza della ragione e della volontà dell’uomo, la società ha reso assoluto, universale e necessario il male che era solo relativo, eccezionale e contingente. Questo periodo di rapida regressione è iniziato in Europa con il restauro del paganesimo: filosofico, religioso e politico. – In questo giorno il mondo è alla vigilia dell’ultimo dei suoi restauri – la restaurazione del paganesimo socialista » (Lettre a M. de Montalembert, 4 giugno 1849 – Opere, vol. 1 p. 354). Di nuovo egli scrive: « La società europea sta morendo. Le estremità sono fredde: il cuore lo sarà presto. E sai perché sta morendo? Sta morendo perché è stata avvelenata; Dio lo ha permesso per essere nutrito con la sostanza della Verità Cattolica, e i medici empirici hanno dato come cibo invece, la sostanza del razionalismo. Essa sta morendo perché, come l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, … così le società non periscono solo con la spada, ma con ogni parola che esce dalla bocca dei loro filosofi. Sta morendo perché l’errore la sta uccidendo e perché la società è ora fondata sugli errori. Sappi, allora, che tutto ciò che si ritiene incontrovertibile è falso! La forza vitale della Verità è così grande, che se tu fossi posseduto da una sola verità, una sola, questa verità potrebbe salvarti. Ma la tua caduta è così profonda, il tuo declino è così radicale, la tua cecità così completa, la tua nudità così assoluta, che tu non hai questo trofeo. Per questo motivo la catastrofe che deve venire sarà nella storia la prima di tutte le catastrofi. Gli individui possono ancora salvarsi, perché gli individui possono sempre essere salvati; ma la società è perduta, non perché è ancora in una radicale impossibilità di essere salvata, ma perché non ha la volontà di salvarsi. – Non c’è salvezza per la società, perché non rendiamo i nostri figli Cristiani, e perché non siamo veri Cristiani neppure noi stessi. Non c’è salvezza per la società, perché lo spirito Cattolico, l’unico spirito di vita, non muove il tutto; non muove l’educazione, il governo, le istituzioni, le leggi e la morale. Io vedo che solo un’impresa da giganti potrebbe cambiare il corso delle cose nello stato in cui sono. Non c’è potere sulla terra che da solo, potrebbe raggiungere questo scopo, e difficilmente tutti i poteri che agiscono insieme potrebbero raggiungere il loro obiettivo. Vi lascio giudicare se tale cooperazione sia possibile, e fino a qual punto, e, ammettendo anche questa possibilità, la salvezza della società non potrebbe essere in ogni modo che un vero miracolo. » (Polémique avec divers Journaux de Madrid, vol. 1, p. 574, 576).

   L’ultimo punto, infine, sul quale devo soffermarmi è questo: « … che l’empietà esisterà finché non sarà tolto di mezzo la barriera, o l’ostacolo. » Ora, qual è il significato delle parole, « … fino a quando non sarà tolto di mezzo »? Chi deve toglierlo di mezzo? Deve essere tolto di mezzo dalla volontà dell’uomo? Deve essere tolto di mezzo dalla semplice casualità degli eventi? Sicuramente questo non è il vero significato. Se la barriera che ha ostacolato lo sviluppo del principio del disordine anticristiano è stata figurata dal potere divino di Gesù Cristo nostro Signore, passato poi nella Chiesa guidata dal suo Vicario, nessuna mano è abbastanza potente, e nessuna volontà è abbastanza sovrana da toglierla di mezzo, ma solo la mano e la volontà del Figlio incarnato di Dio stesso. E, quindi, le interpretazioni dei Santi Padri, con cui ho iniziato, sono pienamente e letteralmente esatte. Se il potere divino, dapprima manifestato nella Provvidenza, e poi nella Sua Chiesa, ed entrambi infine fusi insieme, continuerà ad operare fino a quando giungerà il tempo previsto e preordinato per rimuovere la barriera, sarà solo per lasciare apparire una nuova manifestazione della Sua saggezza sulla terra, cosa della quale dovrò parlare in seguito. Ora abbiamo un’evidente un’analogia per meglio comprendere questo. La storia della Chiesa e la storia di nostro Signore sulla terra, corrono tra esse come in parallelo. Per trentatré anni il Figlio di Dio incarnato visse nel mondo, e nessuno ha  potuto mai impadronirsene, nessuno poteva catturarlo, perché « … la sua ora non era ancora giunta ». C’era infatti un’ora preordinata nella quale il Figlio di Dio avrebbe dovuto essere consegnato nelle mani dei peccatori. Lo aveva preannunziato, lo aveva predetto, lo stringeva nelle sue mani, perché la sua Persona era circondata da un’aura della sua stessa potenza divina. Nessun uomo poteva infrangere quell’alone di onnipotenza fino all’ora in cui, per sua volontà, Egli stesso ha aperto la strada ai poteri del male. Per questa ragione Egli disse nel giardino: « … ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre » (S. Luc. XXII, 53). Per questa ragione, prima che Egli si desse da sé nelle mani dei peccatori, esercitò ancora una volta la maestà del suo potere: quando vennero per prenderlo, si alzò e disse: « … sono io!  » (S. Joan. XVIII, 5). E « … appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. » (ivi, v. 6). Solo dopo aver rivendicato la Sua divina maestà, Egli si è consegnato nelle mani dei peccatori, e lo stesso ha detto quando è stato condotto davanti a Pilato, « … Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto » (S. Joan. XIX, 11). Era questa la volontà di Dio: era per concessione del Padre che Pilato aveva potere sul Figlio suo incarnato. Di nuovo, disse: « Pensi forse che Io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di Angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? »  (S. Matth. XXVI, 53, 54). Allo stesso modo avverrà con la Sua Chiesa. Fino a quando non giungerà l’ora, cioè fino a quando la barriera dovrà, per volontà divina, essere tolta di mezzo, nessuno ha il potere di posare una mano su di essa. Le porte dell’inferno possono combattere contro di essa; possono combattere e lottare come lottano ora, contro il Vicario di Nostro Signore; ma nessuno ha il potere di smuoverlo di un passo, finché non verrà l’ora in cui il Figlio di Dio permetterà, per un certo periodo, che il potere del male prevalga. Che lo consentirà ad un certo tempo è scritto nel libro della profezia. Quando l’ostacolo sarà tolto, l’uomo del peccato sarà rivelato; poi verrà la persecuzione di tre anni e mezzo, breve, ma terribile, durante la quale la Chiesa di Dio ritornerà nel suo stato di sofferenza, come nel principio; e l’imperitura Chiesa di Dio, con la sua vita inestinguibile derivata dal costato trafitto di Gesù, che per trecento anni era vissuta nel sangue, passerà immobile attraverso i fuochi dei tempi dell’Anticristo. – Queste cose si stanno adempiendo velocemente, ed è bene per noi tenerle sotto i nostri occhi: perché i prodromi sono già evidenti all’estero: la debolezza del Santo Padre, l’annientamento dei suoi eserciti, l’invasione dei suoi Stati, il tradimento di quelli che sono più vicini a lui, la tirannia di quelli che sono i suoi figli; la gioia, l’esultanza, il giubilo dei Paesi protestanti e dei governi protestanti; o perché sono di cuore pavido e non hanno il coraggio di controbattere la menzogna popolare con una verità impopolare. Lo spirito dell’Inghilterra protestante – l’illegalità, il suo orgoglio, il suo disprezzo e la sua ostilità verso la Chiesa di Dio – ha fatto sì che anche i Cattolici siano diventati di cuore freddo, anche quando il Vicario di Gesù Cristo viene insultato. Abbiamo bisogno, quindi, di stare in guardia. Succederà ancora una volta per alcuni, quello che avvenne quando il Figlio di Dio viveva la sua passione: Lo videro tradito, legato, portato via, schiaffeggiato, con gli occhi bendati e flagellato; lo hanno visto portare la sua croce sul Calvario, poi inchiodato su di essa, e sollevato fino al disprezzo del mondo; e dissero: « … Se lui è il re di Israele, ora scenda dalla croce, e ci crederemo. » (S. Matteo, XXVIII, 42). Così nello stesso modo dicono ora: « Vedi questa Chiesa Cattolica, questa Chiesa di Dio, debole e misera, respinta anche dalle stesse Nazioni chiamate cattoliche. C’è la Francia cattolica, la Germania cattolica, la Sicilia cattolica e l’Italia cattolica, che hanno rinunciato a questa pretesa invenzione del potere temporale del Vicario di Gesù Cristo. « E così, proprio perché la Chiesa sembra debole, e il Vicario del Figlio di Dio sta rinnovando la passione del suo Maestro sulla terra, noi ne siamo scandalizzati, e perciò volgiamo lungi da Lui il nostro volto. Dove, dunque, è la nostra fede? Ma il Figlio di Dio ha preannunciato queste cose quando ha detto: « .. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate ».  (S. Joan. XIV, 29)

SALMI BIBLICI “DILIGAM TE, DOMINE” (XVII)

Salmo 17: Diligam te, Domine…

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

In finem. Puero Domini David, qui locutus est Domino verba cantici hujus, in die qua eripuit eum Dominus de manu omnium inimicorum ejus, et de manu Saul, et dixit:

[1] Diligam te, Domine,

fortitudo mea.

[2] Dominus firmamentum meum, et refugium meum, et liberator meus.

[3] Deus meus adjutor meus, et sperabo in eum; protector meus, et cornu salutis meae, et susceptor meus.

[4] Laudans invocabo Dominum, et ab inimicis meis salvus ero.

[5] Circumdederunt me dolores mortis, et torrentes iniquitatis conturbaverunt me.

[6] Dolores inferni circumdederunt me, praeoccupaverunt me laquei mortis.

[7] In tribulatione mea invocavi Dominum, et ad Deum meum clamavi:

[8] et exaudivit de templo sancto suo vocem meam; et clamor meus in conspectu ejus introivit in aures ejus.

[9] Commota est, et contremuit terra, fundamenta montium conturbata sunt, et commota sunt, quoniam iratus est eis.

[10] Ascendit fumus in ira ejus, et ignis a facie ejus exarsit; carbones succensi sunt ab eo. (1)

[11] Inclinavit cælos, et descendit; et caligo sub pedibus ejus.

[12] Et ascendit super cherubim, et volavit; volavit super pennas ventorum.

[13] Et posuit tenebras latibulum suum; in circuitu ejus tabernaculum ejus, tenebrosa aqua in nubibus aeris. (2)

[14] Præ fulgore in conspectu ejus nubes transierunt, grando et carbones ignis. (3)

[15] Et intonuit de cælo Dominus, et Altissimus dedit vocem suam: grando et carbones ignis.

[16] Et misit sagittas suas, et dissipavit eos; fulgura multiplicavit, et conturbavit eos.

[17] Et apparuerunt fontes aquarum, et revelata sunt fundamenta orbis terrarum,

[18] ab increpatione tua, Domine, ab inspiratione spiritus irae tuæ.

[19] Misit de summo, et accepit me; et assumpsit me de aquis multis.

[20] Eripuit me de inimicis meis fortissimis, et ab his qui oderunt me. Quoniam confortati sunt super me,

[21] prævenerunt me in die afflictionis meae; et factus est Dominus protector meus.

[22] Et eduxit me in latitudinem; salvum me fecit, quoniam voluit me,

[23] et retribuet mihi Dominus secundum justitiam meam, et secundum puritatem manuum mearum retribuet mihi;

[24] quia custodivi vias Domini, nec impie gessi a Deo meo;

[25] quoniam omnia judicia ejus in conspectu meo, et justitias ejus non repuli a me. (4)

[26] Et ero immaculatus cum eo; et observabo me ab iniquitate mea.

[27] Et retribuet mihi Dominus secundum justitiam meam, et secundum puritatem manuum mearum in conspectu oculorum ejus.

[28] Cum sancto sanctus eris, et cum viro innocente innocens eris,

[29] et cum electo electus eris, et cum perverso perverteris.

[30] Quoniam tu populum humilem salvum facies, et oculos superborum humiliabis.

[31] Quoniam tu illuminas lucernam meam, Domine; Deus meus, illumina tenebras meas.

[32] Quoniam in te eripiar a tentatione; et in Deo meo transgrediar murum.

[33] Deus meus, impolluta via ejus; eloquia Domini igne examinata; protector est omnium sperantium in se.

[34] Quoniam quis Deus præter Dominum? aut quis Deus præter Deum nostrum?

[35] Deus qui præcinxit me virtute, et posuit immaculatam viam meam;

[36] qui perfecit pedes meos tamquam cervorum, et super excelsa statuens me;

[37] qui docet manus meas ad praelium; et posuisti, ut arcum aereum, brachia mea;

[38] et dedisti mihi protectionem salutis tuae, et dextera tua suscepit me;

[39] et disciplina tua correxit me in finem, et disciplina tua ipsa me docebit.

[40] Dilatasti gressus meos subtus me; et non sunt infirmata vestigia mea.

[41] Persequar inimicos meos, et comprehendam illos; et non convertar donec deficiant.

[42] Confringam illos, nec poterunt stare; cadent subtus pedes meos.

[43] Et præcinxisti me virtute ad bellum, et supplantasti insurgentes in me subtus me.

[44] Et inimicos meos dedisti mihi dorsum, et odientes me disperdidisti.

[45] Clamaverunt, nec erat qui salvos faceret; ad Dominum, nec exaudivit eos.

[46] Et comminuam eos ut pulverem ante faciem venti; ut lutum platearum delebo eos.

[47] Eripies me de contradictionibus populi; constitues me in caput gentium.

[48] Populus, quem non cognovi, servivit mihi; in auditu auris obedivit mihi.

[49] Filii alieni mentiti sunt mihi, filii alieni inveterati sunt, et claudicaverunt a semitis suis.

[50] Vivit Dominus! et benedictus Deus meus! et exaltetur Deus salutis meae!

[51] Deus qui das vindictas mihi, et subdis populos sub me; liberator meus de inimicis meis iracundis.

[52] Et ab insurgentibus in me exaltabis me; a viro iniquo eripies me.

[53] Propterea confitebor tibi in nationibus, Domine, et nomini tuo psalmum dicam;

[54] magnificans salutes regis ejus, et faciens misericordiam christo suo David, et semini ejus usque in sæculum.

[Vecchio Testamento secondo la Volgata

Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO XVII.

Davide ringrazia Dio dell’ottenuta liberazione.

Per la fine, salmo di David servo del Signore, il quale indirizza al Signore le parole di questo cantico nel giorno in cui liberollo il Signore dalle mani di tutti i suoi nemici, e dalle mani di Saul, onde disse:

1. Te amerò io, o Signore, fortezza mia;

2. Il Signore mia fermezza, e mio rifugio, e mio liberatore.

3. Il mio Dio, mio soccorso, e in lui spererò Protettor mio, e mia potente salute e mio difensore.

4. Loderò, e invocherò il Signore, e sarò liberato dai miei nemici.

5. Mi circondarono i dolori di morte, e i torrenti d’iniquità mi atterrirono.

6. Mi circondarono i dolori d’inferno, mi impigliarono i lacci di morte.

7. Nella mia tribolazione invocai il Signore, e al mio Dio alzai le mie grida,

8. Ed egli dal santo tempio suo esaudì la mia voce, e il gridar ch’io feci dinanzi a lui alle orecchie di lui arrivò.

9. Si commosse, e fu in tremore la terra; agitate furono e scosse le fondamenta delle montagne, perché egli era sdegnato con essi.

10. Dall’ira di lui saliva il fumo, e fuoco ardeva nella sua faccia; da questo furono accesi i carboni.

11.. Abbassò i cieli, e discese, e una nebbia caliginosa era sotto ai suoi piedi.

12. E sali sopra i Cherubini, e sciolse il suo volo; volò sull’ale de’ venti.

13. Si occultò nelle tenebre, nel padiglione che d’ogni parte il copriva, (che è) la nera acqua delle nubi dell’aria.

14. Al fulgore di sua presenza si sciolser le nubi (e ne venne) grandine e carboni di fuoco.

15. E tuonò il Signore dal cielo, e l’Altissimo vociò: grandine e carboni di fuoco.

16. E vibrò sue saette, e li dissipò; mandò in copia le folgora, e gli atterrì.

17. E si rendetter visibili le sorgenti delle acque, e si scoprirono i fondamenti della terra.

18.Per effetto di tue minacce, o Signore, (per effetto) dello spirare del fiato dell’ira tua.

19. Mi porse la mano dall’alto, e mi prese, e dalle molte acque mi trasse.

20. Liberommi da’ potentissimi miei nemici, e da coloro che mi odiavano, ed erano più forti di me.

21. Venner sopra di me repentinamente nel giorno di mia afflizione; ma il Signore si fe’ mio protettore.

22. Trassemi fuora all’aperto; mi fece salvo, perché mi amò.

23. E il Signore renderà a me secondo la mia giustizia, renderà a me secondo la purezza delle mie mani.

24. Perché io seguitai attentamente le vie del Signore ed empiamente non operai contro il mio Dio.

25. Perché io ho davanti agli occhi tutti i suoi giudizi, e i suoi comandamenti non ho rigettati lungi da me.

26. E sarò senza macchia dinanzi a lui, o mi guarderò dalla mia iniquità.

27. E il Signore renderà a me secondo la mia giustizia, e secondo la purezza delle mani mie, ch’ei vede cogli occhi suoi.

28. Col santo tu sarai santo, coll’uomo innocente sarai innocente.

29. Coll’uomo sincero sarai sincero e con chi mal fa, tu sarai malfacente.

30. Perocché tu salverai il popolo umile, e umilierai gli occhi degli orgogliosi.

31. Perché tu, o Signore, alla mia lampa dai luce: Dio mio, rischiara tu le tenebre mie.

32. Imperocché per te sarò tratto fuori dalla tentazione, e col mio Dio sormonterò le muraglie.

33. Immacolata ell’è la via del mio Dio: le parole del Signore son provate col fuoco: Egli è protettore di tutti quelli che sperano in Lui.

34. Imperocché chi è Dio fuori che il Signore? e chi è Dio fuori che il nostro Dio?

35. Dio che mi cinse di robustezza, e la via ch’io batto rendette immacolata.

36. Che fece i miei piedi simili a quei dei cervi, e in luogo sublime mi ha collocato.

37. Che insegna alle mie mani la guerra; e tu le mie braccia facesti quasi, arco di bronzo.

38. E mi desti in mia difesa la tua salute, e la destra tua mi sostenne.

39. E la tua disciplina mi corresse in ogni tempo, e la tua disciplina stessa mi istruirà.

40. Tu allargasti le vie ai miei paesi, e le mie gambe non vacillarono.

41. Terrò dietro a’ miei nemici, e li raggiungerò, e non tornerò indietro finché sieno consunti.

42. Gli abbatterò, e non potranno più reggersi; cadranno sotto i miei piedi.

43. E tu mi cingesti di valore per la guerra, e facesti cadere sotto di me quei che si levavano contro di me.

44. E a’ miei nemici facesti volger la schiena e dispergesti coloro che mi odiavano:

45. Alzaron le grida, e non era chi li salvasse; (alzaron le grida) al Signore, e non li esaudì.

46. Li stritolerò come al soffiar del vento la polvere; come il loto delle piazze io li conculcherò.

47. Tu mi salverai dalle contraddizioni del popolo: mi stabilirai capo delle nazioni.

48. Un popolo, ch’io non conosceva, mi ha servito; tosto che ebbe udito, si rese a me obbediente.

49. I figliuoli adulteri negarono fede a me; i figliuoli adulteri sono alla vecchiaia, e zoppicando van fuori di loro strada.

50. Viva il Signore, e diasi benedizione al mio Dio, e sia glorificato il Dio di mia salute.

51. Dio, che a me dai potere per far vendetta; e soggetti a me le nazioni, tu che mi salvasti dall’ira de’ miei nemici.

52. E sopra coloro che si levano contro di me, tu mi innalzerai; mi torrai dalle mani dell’uomo iniquo.

53. Per questo ti loderò io, o Signore, fra le nazioni, e canterò inni al nome tuo.

54. A lui, il quale meravigliosamente ha salvato il suo re, e fa misericordia a David suo Cristo, e al seme di lui pe’ secoli.

(1) Dal seno dei bagliori che la sua faccia espande, sono partite le nubi, la grandine ed i carboni ardenti.

(2) Delle tenebre che sono intorno a Lui, cioè delle acque tenebrose e degli ammassi di nuvole, ne ha fatto la sua tenda.

(3) Da quando il Signore ha fatto scoppiare il suo tuono, la grandine e i fulmini coprono la terra.

(4) Questi versetti non possono che applicarsi rigorosamente a Nostro Signore,

Sommario analitico

I. Dopo un preambolo in cui, liberato dalle persecuzioni di Saul e dei suoi nemici, promette a Dio di essere riconoscente per tanti e sì grandi benefici (I-11), Davide espone la grandezza delle sue tribolazioni e le preghiere che ha indirizzato a Dio. –

II. Egli descrive, con la figura di una tempesta, la maniera con cui Dio ha distrutto i suoi nemici.

III. Indica come Dio lo abbia salvato da questa orribile tempesta, – la causa, i motivi di questa liberazione. –

IV. Proclama la vittoria che ha riportato, grazie a questo soccorso divino, e rende a Dio delle azioni di grazie per tutti questi favori segnalati. – Nel senso spirituale, questo salmo può applicarsi a Nostro Signore morente, invocante il Padre che annunzia, col rintronare della terra, il soccorso che va a portargli. È a causa della sua innocenza che Egli esce trionfante dalla tomba, ed il suo impero si estende su tutto l’universo (Ebr. I, 12; Rom. XV, 11).

Davide promette a Dio di essere riconoscente per i grandi benefici ricevuti:

1) Per il suo amore per Dio, che è stato: a) la sua forza in mezzo ai combattimenti; b) il suo sostegno nei suoi trinceramenti; c) il suo rifugio nella fuga; d) il suo liberatore quando era assediato (1, 2);

2) Per la sua speranza in Dio, che è stato: il suo aiuto nell’attacare i nemici; .b) il suo protettore nel difenderlo; .c) la forza che lo ha salvato e liberato da tutte le sue tribolazioni (2, 3);

3) Per la sua fede costante, in riconoscimento: .a) perché Dio lo ha ricolmato di beni; .b) perché lo ha liberato da ogni male (4).

I SEZIONE

Egli fa il quadro dell’afflizione estrema alla quale è ridotto, afflizione che è stata: .a) terribile nei suoi inizi (5, 6); .b) pericolosa lungo il protrarsi, e che lo ha costretto a ricorrere a Dio; c) e la cui uscita è stata felice per lui, grazie a Dio, che ha prestato orecchio alla sua voce ed alle sue grida (7).

II SEZIONE

Davide espone, con la figura di una tempesta, la maniera nella quale i suoi nemici sono stati distrutti: a) la terra ha tremato, le montagne si sono sgretolate (8); b) l’atmosfera coperta da spesse nubi e solcata da folgori e saette (9, 15); c) il mare stravolto fin nelle sue profondità (16, 17).

III. SEZIONE

I. – Davide mostra come Dio lo abbia salvato da così grandi pericoli e dalla mano dei nemici (19-21).

II. – Egli indica la duplice causa di questa liberazione:

1) da parte sua, la sua innocenza: .a) la giustizia della sua anima; .b) la purezza delle sue mani; .c) la cura con la quale ha camminato nelle vie del Signore; .d) i giudizi di Dio, sempre presente ai suoi occhi; .e) la sua attenzione a tenere senza macchia tutte le potenze dell’anima e del corpo (23, 27);

2) Da parte di Dio: a) la sua santità (28, 29); b) la sua bontà per gli umili e la sua severità verso i superbi (30); c) la sua saggezza che ci aiuta nella prosperità e nelle avversità (31); d) la sua potenza, che libera da ogni tentazione e fa superare tutte le difficoltà (32).

IV. SEZIONE

I. – Davide prosegue con la numerazione dei benefici ricevuti da Dio: proclama la vittoria che ha riportato con il soccorso di Dio, conformemente alle sue promesse, e di cui esalta la fedeltà (31, 32), che gli ha dato: 1) prima del combattimento: a) circondandolo con la sua forza come un baleno (34); b) preparandogli la via (35); c) fermando i suoi piedi (36); d) istruendo le sue mani al combattimento (37); e) fortificando le sue braccia; f) insegnandogli i mezzi per trionfare dei suoi nemici (38, 40); – 2) durante il combattimento aiutandolo: a) ad inseguire i suoi nemici; b) a colpirli (41); c) a distruggerli; d) ad abbatterli (42); e) a metterli in fuga; f) a ridurli in polvere (43); – 3) dopo il combattimento: a) allontanando ogni pericolo di guerra civile (45); b) facendolo regnare su popoli stranieri e lontani /45, 46).

II – Egli paga a Dio il tributo con azioni di grazie che Gli ha promesso: a) a causa di Dio, che esiste per se stesso e che è la vita per essenza (47); b) a causa di se stesso, che Dio ha messo alla testa di queste diverse nazioni, e che ha liberato da tutti i pericoli (48); c) a causa dei suoi nemici umiliati (49); d) a causa delle nazioni vinte, in mezzo alle quali egli promette di cantare le lodi di Dio (50); e) a causa del suo primo popolo, di cui Dio lo ha elevato e glorificato come re, e che estenderà le sue benedizioni sulla estrema posterità (51).

Spiegazioni e Considerazioni

PRELUDIO — 1-4.

ff. 1, 4. –  C’è qui il Cristo e la Chiesa, vale a dire il Cristo tutto intero, la testa ed il corpo, che dice: « Io vi amerò, Signore, Voi che siete la mia forza » (S. Agost.). –  È  l’effusione di un cuore che si trova nell’impotenza di esprimere i sentimenti che lo animano, non potendoli renderli con le sue parole, cerca nel suo amore e nella sua riconoscenza dei termini nuovi, delle nuove espressioni. – Se Dio è tutta la nostra forza, cosa abbiamo da temere? « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? » (Rom. VIII, 30). Siamo sicuri? Se è Lui il nostro fermo appoggio per sostenerci, siamo esposti a qualche pericolo? È il nostro rifugio al quale dobbiamo ricorrere? Cadiamo nelle mani dei nostri nemici? È il nostro liberatore per sfuggir loro? (Duguet) – Occorre pensare a Dio prima di pensare a se stessi. Lodare primariamente Dio per poi invocarlo, è mezzo infallibile per essere esaudito! Cercando la gloria del Signore e non la mia, io Lo invocherò, e gli errori dell’empietà non potranno nuocermi (S. Agost.). – « O Signore, che siete la mia forza, io Vi amerò »; ma. O Signore, perché dire … io vi amerò? Diciamo già al presente « io Vi amo ». Oh! Che questo precetto sia a me prossimo! Ma o Dio, quanto esso è lontano da me in altra maniera, e qual è la mia malattia! (Bossuet, Médit. Sur l’Ev.). –

I SEZIONE. — 5-7.

ff. 5, 6, 7. –  Un torrente non viene da una sorgente, né da un’acqua viva, esso è formato da piogge torrenziali che scendono con impetuosità dalle montagne nelle valli (S. Gir.). – Delle folle di empi sollevati per un tempo, simili ai torrenti passeggeri che la pioggia forma ed ingrossa, si sono sforzati di turbarmi (S. Agost.). – Da qualsiasi lato il Salvatore nella sua Passione volgesse gli occhi, Egli non vedeva che torrenti di peccati che venivano ad abbattersi sulla sua persona. All’abbattersi di più torrenti, un uomo viene sospinto, travolto, sopraffatto (Bossuet, I^. Pass.). – Dolori di morte, sono terribili per chi non ha mai pensato che a gustare le dolcezze della vita, senza mai pensare che dovesse morire; – ma dolci ed accompagnati da grandi consolazioni essi sono per coloro che, durante la loro vita, hanno sempre avuto la morte presente, e l’hanno considerata come un passaggio alla vera vita. – I torrenti di iniquità che sembrano scorrere così dolcemente attraverso questo mondo, quale spaventoso rigurgito di scompiglio e di inquietudine non causeranno? – Dolori di morte, sono un leggero preludio di quelli dell’inferno. Sentirli, provarli in qualche parte di se stessi è qualcosa che oltrepassa ogni immaginazione. Che cos’è dunque un essere assediato, circondato da ogni parte? – Il laccio della morte, teso davanti al peccatore, e nel quale è preso, è un terribile accecamento dello spirito, un orrido indurimento del cuore. – Si deve ricorrere primariamente e principalmente a Dio nella propria afflizione (Duguet). Il grido che ho gettato in sua presenza, grido che non risuona nelle orecchie degli uomini, ma che io proferisco davanti a Lui dentro di me, è penetrato fino alle sue orecchie (S. Agost.). – « Egli mi ha scacciato dal suo tempio santo », cioè dal mio cuore dove Egli abita come nel suo tempio, o meglio come nel suo corpo, che è un vero tempio in cui l’umanità è stata sostituita dalla divinità (S. Agost., S. Gir.) . Dio attende spesso fini all’estremità per esaudire coloro che Lo pregano: 1) al fine di esercitare la loro pazienza; 2) al fine di farli pregare con più fervore; 3) al fine che, quando sembra tutto disperato, è ben evidente che è da Lui solo che viene la salvezza. Preghiera fatta in presenza di Dio, quando non si ha che Lui solo davanti agli occhi, preghiera potente fatta per ottenere (Duguet).

II SEZIONE — 8-17.

ff. 8-17. – È una descrizione forte e descrittiva, ma ancora troppo debole per esprimere sensibilmente i segni eclatanti che hanno accompagnato la morte e resurrezione di Gesù-Cristo, le circostanze terribili che devono precedere il giudizio universale, e gli effetti terrificanti della collera di un Dio irritato contro i peccatori incalliti (Dug.). – Alla vista del Figlio dell’uomo glorificato, i peccatori sono stati atterriti ed hanno tremato, le speranze dei superbi, figurate con delle montagne, sono state scosse e deluse, non volendo Dio che la speranza dei beni temporali potesse affermarsi nel cuore degli uomini (S. Agost.). -Dio ha abbassato i cieli fino alla debolezza degli uomini (S. Agost.). – Questa espressione « Dio ha abbassato i cieli », indica l’umiltà profonda del Figlio di Dio nella sua incarnazione, la sua carità che Gli ha fatto unire i termini estremi più distanti, la sua liberalità che gli ha fatto spandere, come un vaso che si inclina, l’abbondanza dei suoi doni. – Benché Egli si degni di scendere verso di noi per farci sentire la sua presenza, e sembra che abbassi i cieli fino alla nostra piccolezza, è per noi ancora avviluppato da una nube oscura, che toglie la sua luce alla nostra vista. Noi non Lo conosciamo, noi non Lo vediamo che come in uno specchio e sotto delle immagini oscure (Cor. XIII, 12). – « Egli è salito sui Cherubini e ha preso il suo volo »; Egli si è elevato al di sopra di ogni scienza di modo che nessuno possa giungere a Lui se non con la carità, e la carità è … la pienezza della legge (S. Agost.). – Il Figlio di Dio avendo abbassato i cieli per discendere tra noi, con l’inconcepibile umiltà della sua Incarnazione, nella quale la sua santa umanità era come una nuvola oscura che nascondeva la sua divinità ai nostri occhi, è risalito e si è nascosto nel seno del Padre suo, che è per gli uomini questo ritratto oscuro ed impenetrabile a tutti i loro spiriti, e come una tenda che lo circonda. – Egli è nascosto nelle tenebre della fede, nelle quali noi camminiamo mentre viviamo in questo mondo, sperando ciò che noi non vediamo, attendendo con impazienza ciò che noi non possediamo. Dio si nasconde nei Sacramenti della sua Chiesa. Egli si nasconde negli scritti dei profeti, che somigliano a nuvole tenebrose. Egli si nasconde nelle parabole e nei discorsi oscuri, si nasconde nella profondità dei misteri che non sono conosciuti se non da Lui solo (S. Agost.). – Maestà e grandezza di Dio sono vivamente impressi nei versetti 14, 15, 16, 17. – La presenza di Dio fa fondere le nuvole, e fa piovere quando Gli piace, grandine e carboni di fuoco. – Le folgori e le tempeste, sono voci di Dio che intimano agli uomini di temere Colui che li ha creati. Le nuvole e le folgori, sono emblemi dei predicatori del Vangelo. – Due tipi di frecce Dio scaglia: le frecce d’amore con cui trafigge i cuori dei suoi servitori, e le frecce di collera che Egli lancia per dissipare i suoi nemici; fulmini che scoppiano per illuminare i giusti, e per fulminare i peccatori; scompiglio salutare di penitenza, e scompiglio di rabbia e disperazione; Saul peccatore, mutatosi per rivelarsi giusto; il faraone indurito, mutatosi per non rivelarsi mai (Duguet); le sorgenti d’acqua che sono scaturite nella persona degli Apostoli, hanno zampillato fino alla vita eterna (S. Agost.); sorgente feconda delle acque di grazia, sorgente maledetta dei torrenti di iniquità: le une e le altre appariranno un giorno, e le fondamenta, cioè il sostegno ed il motivo delle azioni, saranno scoperte (Duguet).

III SEZIONE — 19 – 32.

ff. 19-32. –  Felicità delle anime che Dio degna di soccorrere dall’alto del cielo, che prende e sottrae dall’inondazione delle acque, cioè dai vizi del secolo. – Dio attende talvolta che i nostri nemici diventino molto forti, più forti di noi, per farci capire meglio che tutta la nostra forza non è che debolezza, in confronto dell’Onnipotente. – Dio chiama gratuitamente tutti gli uomini; la sua buona volontà è la sua infinita misericordia ed è essa sola che salva. « Dio mi ha salvato perché ha voluto possedermi », e prima che io stesso lo volessi (S. Agost.). « Non siete voi che avete scelto me, ma Io che ho scelto voi » (Giov. XV, 16). – Il Signore ci ricompenserà secondo i meriti della nostra buona volontà, Lui che ci ha concesso misericordia prima della nostra buona volontà, e ci ricompenserà secondo la purezza delle nostre azioni, Egli che ci ha permesso di fare il bene, introducendoci negli spazi liberi della fede. (S. Agost.). La giustizia nel cuore, la purezza nelle opere, è la migliore preghiera che si possa offrire a Dio, e la più efficace per ottenere tutto (Duguet). – Il pensiero corrente della presenza di Dio, è il principio di tutte le virtù, così come l’oblio di questa divina presenza, è invece la fonte di tutti i vizi e sregolatezze. « Dio non è affatto davanti ai suoi occhi, le sue vie sono insozzate in tutti i tempi » (Sal. IX, 26). – « Tutti i suoi giudizi sono davanti ai miei occhi », vale a dire le ricompense dei giusti, i castighi degli empi, le sofferenze di coloro che bisogna correggere e le tentazioni di coloro che bisogna provare. Giudizi che io considero con attenta perseveranza (S. Agost.). – Quale purezza è necessaria onde essere puro davanti a Colui che è la purezza stessa, e che ha trovato macchie finanche nei suoi Angeli! (Giob. IV, 18). – Quanto è necessario guardarsi da questo fondo inesauribile di iniquità e di corruzione che è in ciascuno di noi! – Dio ci renderà secondo la purezza delle nostre mani come essa apparirà ai suoi occhi: non a quelli degli uomini, ma a quelli di Dio (S. Agost.). – Noi non siamo santi, giusti e puri, se non per grazia di Dio; ma siccome questa grazia non impone alcuna necessità al nostro libero arbitrio, se noi non siamo ciò che dobbiamo essere sotto il suo impulso, Dio non è affatto al nostro sguardo più di ciò che dovrebbe essere: benefattore, liberale, misericordioso (Berthier). – Dio è dunque in qualche modo così come l’uomo lo fa. Un uomo dolce e caritatevole, rende Dio dolce e pieno di misericordia al suo riguardo. Colui che non vuole perdonare un’ingiuria, mette Dio nella necessità di non perdonare i suoi peccati. Niente di più comune e nello stesso tempo niente di più pernicioso che usare la dissimulazione e l’artificio con Dio. Giusta è la punizione delle anime che dissimulano con Dio, poiché Dio dissimula con esse; esse cercano di mascherarsi a Lui, Egli si maschera e si nasconde ad esse, e per il giudizio di Dio terribile ed equo, esse sono camuffate non solo a Dio e agli uomini, ma anche a se stesse (Duguet). – Non c’è quasi nessuna pagina della Scrittura in cui non sia scritto a caratteri indelebili questa verità: « Dio resiste ai superbi e dona la sua grazia agli umili ». – Questa lampada che Dio accende, è la nostra ragione illuminata dalla fede e dalle Sante Scritture, « fiamma che riluce nei luoghi oscuri fino a che il giorno comincia ad apparire, e che la stella del mattino eleva nei nostri cuori » (II Piet. 19). – Questa muraglia che noi superiamo con il soccorso di Dio, è quella stessa che i nostri peccati hanno elevato tra Dio e noi (S. Agost. – S. Gerol.). Questa muraglia è costruita con il fango della voluttà, con i mattoni e le pietre dell’avarizia, con la paglia della vanagloria ed il cemento dell’amore del mondo. Essa ha per fondamento la paura di soddisfare Dio, la sua ampiezza è la perseveranza nel peccato, la sua altezza è la presunzione (Hugues, Card.). – Quando anche ci si fosse convertiti, le cattive abitudini, le passioni e le inclinazioni al male, la tirannia del rispetto umano e del mondo, sono altrettante muraglie che ci arrestano nel cammino della virtù e che non possono essere superate se non con il soccorso di Dio.

IV SEZIONE. — 34 – 53.

ff. 33- 50. – « I miei pensieri, dice Dio per bocca del Profeta, non sono i vostri pensieri; le mie vie non sono le vostre vie. Quanto i cieli sono elevati al di sopra della terra, tanto le mie vie sono sopra le vostre delle vostre vie e tanto i miei pensieri al di sopra dei vostri pensieri. » (Isaia LV, 8, 9.). – L’anima che, sull’esempio di Davide, ama veramente Dio, gioisce per il fatto che nulla somigli a Dio; essa gioisce con Lui della sua unità, una della sue gioie più profonde e più segrete; essa è felice per il fatto che niente possa accostarvisi; essa sfida tutte le gerarchie della creazione, con una fiera sicurezza e l’espressione del trionfo; essa grida loro: « Chi è simile al Signore nostro Dio? Non c’è altro Dio al di fuori di Lui » ! (P. Faber, il Creatore, etc. 180). – Un’anima che è arrivata sinceramente a Dio, dopo grandi traviamenti, riceve dei benefici che oltrepassano tutte le sue speranze. Essa diviene attiva contro i nemici della salvezza, essa corre nella carriera della penitenza e della virtù, è superiore a tutte le traversie della vita, esce vittoriosa da tutti i combattimenti che la liberano dal demonio e dalle sue passioni, si erge contro tutte le difficoltà che incontra nelle imprese in cui lo zelo la introduce per la gloria di Dio (Berthier). – Si apprendono da Dio anche l’arte di combattere i nostri nemici. Nostro Signore, e dopo di Lui S. Paolo, ci hanno istruito e rivestito di armi che devono farci trionfare. « Siate attenti, vegliate e pregate », dice Gesù (Marco XIII, 33). « Rivestitevi delle armi di Dio – dice l’Apostolo – per potervi difendere dai tranelli e dagli artifici dei demoni … affinché, fortificati in tutto, voi possiate, nel giorno malvagio, resistere e restare fermi » (Efes. VI, 11-13). – La disciplina o l’istruzione di Dio, è una regola sicura nel guidarci e che noi dobbiamo seguire. La disciplina o il castigo di Dio, è istruzione non meno importante, che ci fa conoscere i difetti che Dio vuole correggere in noi. – I castighi istruiscono utilmente i giusti, li rendono più umili e più vigilanti; essi non fanno che irritare ed indurire ancor più i peccatori (Duguet). – Vi sono due tipi di vie, le larghe e le strette: nelle une, il peccatore prende la via larga che porta alla perdizione, ed il giusto segue la via stretta che conduce alla vita; nell’altra, al contrario, il giusto è nel largo, nella libertà dei figli di Dio, sempre pieno di una santa gioia; ed il peccatore è sempre nello stretto, rinchiuso nelle sue passioni, legato dalle catene dei suoi peccati, catene sempre più tenaci perché volontarie, come diceva S. Agost. (Conf. VIII, 5). – Generosa risoluzione di un Cristiano contro i suoi nemici spirituali, è quella di perseguirli, di raggiungerli, e non tornare indietro, finché non li abbia completamente sconfitti con il soccorso e la potenza di Dio. « La vostra forza – dice il Profeta – ha tolto dai miei reni il drappo fluttuante dei desideri carnali, per timore che, in questo combattimento, essi non indeboliscano la mia azione » (S. Agost.). – I giusti che gridano verso Dio sono sempre esauditi, anche se non sempre secondo le loro vedute, anzi spesso in un senso più alto di quello che essi intendevano. Gli uomini volti al male gridano anche talvolta verso Dio ma non sono esauditi, perché avendo disdegnato di ascoltare la voce di Dio che li chiamava, saranno a loro volta disprezzati ed il Signore si renderà sordo al loro grido (Zacc. VI, 13). – Il destino ordinario dei Santi, è quello di fare grandi cose e, sull’esempio di Gesù Cristo, soffrire di grandi contraddizioni. – C’è da temere che ciò che sia successo ai Giudei, non accada anche ai Cristiani; che essi cioè lascino, come i Giudei, perdere la grazia, la salvezza che essi avevano tra le mani, mentre altri popoli barbari che Dio non conosceva, appena avranno sentito parlare di Lui, saranno docili alla sua voce! – Quanti Cristiani chiamati da Dio ad un’alta perfezione, mentono al Signore, vegliano nel santuario senza acquisirvi le vere virtù, si perdono nei loro sentieri e sono in gran pericolo di compiere deplorevoli cadute!

ff. 50-53. –  Il Signore è il Dio vivente: « che il mio Dio sia benedetto » . L’amore per le cose carnali è morte (Roman. VIII, 6). « Il Signore è vivente e che sia benedetto ». Che i miei sentimenti per il Dio che mi salva non abbiano nulla delle abitudini della terra, non speri io in una salvezza che viene dalla terra, ma speri nella salvezza che viene da Lui e dall’alto dei cieli (S. Agost.). Nemico implacabile del quale è permesso il desiderio di essere vendicato, è il peccato: desiderare che i popoli rivoltati, cioè le nostre passioni, ci siano assoggettate; lavorare attivamente a questa vittoria, e quando siamo presi nel furore di questi terribili nemici, cantare con l’Apostolo (I Cor. XV, 57): « Grazie a Dio che ci ha dato la vittoria, per il Nostro Signore Gesù Cristo » (Duguet). – « Siete voi, mio Dio, che tenete i miei popoli sottomessi al mio potere ». Dio che tiene a freno i flutti del mare, è il solo che può anche tenere sotto il giogo, l’umore indocile dei popoli. È la follia ordinaria dei poteri pubblici: essi non riconoscono né la loro impotenza a tenere i popoli sotto il giogo, né il bisogno che hanno di Dio e della sua Chiesa per un compito che oltrepassa infinitamente le loro forze. Essi si gonfiano solo della loro abilità, si circondano di un formidabile apparato di armi, si credono e si dicono in sicurezza. Pertanto lo spirito del popolo si agita, le volontà si muovono, un soffio di rivolta passa sulla nazione intera, viene dato un segnale, sfugge un grido, il potere pubblico è precipitato prima che ci si renda conto dell’ombra di un pericolo (Duoblet, Ps. Étud. En vue de la Pred.).