SALMI BIBLICI: “DOMINE, DOMINUS NOSTER” (VIII)

Salmo 8: “Domine, Dominus noster.”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878.

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 8:

In finem, pro torcularibus. Psalmus David.

[1] Domine, Dominus noster,

quam admirabile est nomen tuum in universa terra!

[2] quoniam elevata est magnificentia tua super cœlos.

[3] Ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem propter inimicos tuos, ut destruas inimicum et ultorem.

[4] Quoniam videbo caelos tuos, opera digitorum tuorum, lunam et stellas quae tu fundasti.

[5] Quid est homo, quod memor es ejus? aut filius hominis, quoniam visitas eum?

[6] Minuisti eum paulo minus ab angelis; gloria et honore coronasti eum;

[7] et constituisti eum super opera manuum tuarum.

[8] Omnia subjecisti sub pedibus ejus, oves et boves universas, insuper et pecora campi,

[9] volucres caeli, et pisces maris qui perambulant semitas maris.

[10] Domine, Dominus noster, quam admirabile est nomen tuum in universa terra!

SALMO VIII

Vecchio Testamento Secondo la Volgata

Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Lodi della potenza, sapienza e bontà di Dio, principalmente verso il genere umano. — Per gli strettoi, che traggono il vino, figura dell’amor di Dio tratto dai cuori. Si trova questo titolo in tre Salmi, che parlan dell’amor di Dio.

Per la fine: Per gli strettoi: Salmo di David.

1. Signore, Signor nostro, quanto ammirabile è il nome tuo per tutta quanta la terra!

2. Perocché la tua maestà è elevata fin sopra dei cieli.

3. E dalla bocca de’ fanciulli e dei bambini di latte tu hai ricavata perfetta laude contro de’ tuoi nemici, per distruggere il nemico e il vendicativo.

4. Or io miro i tuoi cieli, opere delle tue dita, la luna e le stelle disposte da te.

5. Che è l’uomo, che tu di lui ti ricordi? Od il figliuolo dell’uomo che tu lo visiti?

6. Lo hai fatto per alcun poco inferiore agli Angeli, lo hai coronato di gloria e di onore;

7. E lo hai costituito sopra le opere delle tue mani.

8. Tutte quante le cose hai soggettate ai piedi di lui, le pecore e i bovi tutti e le fiere della campagna.

9. Gli uccelli dell’aria, e i pesci del mare, i quali camminano le vie del mare.

10. Signore, Signor nostro, quanto ammirabile è il nome tuo per tutta quanta la terrai!

Sommario analitico

Il re Davide, durante la festa dei tabernacoli, passando la notte sotto una tenda di fogliame, contemplava il cielo, nel quale brillava la luna, e scintillavano mille stelle; poi ritornando con gli occhi sulla terra, è colmo di ammirazione per Dio che ha creato e governa tutte le parti di questo vasto universo. – Nessuno dubita che questo Salmo non abbia per oggetto Gesù-Cristo nel senso elevato, dopo l’applicazione che Nostro Signore stesso ne ha fatto del vv. 3 (Matt. XXI, 17), e come San Paolo (I Cor. XV, 26; Efes. I, 22; Ebr. II, 6,7,8). Due cose sono l’effetto della nostra ammirazione: il mondo creato e l’uomo ornato dai doni di Dio.

I – La sovrana potenza di Dio e la sua magnificenza nella creazione del cielo e della terra, e nella conoscenza che Egli da di Se stesso, imprimendo questa conoscenza nel cuore degli uomini, sia dei semplici che dei più istruiti e dei più versati nella scienza delle cose divine (2, 4).

II – La sua benevolenza, il suo amore per l’uomo che considera sotto due aspetti: 1) Nulla è più vile dell’uomo, se si considera il limo dal quale è stato tratto; ciò nonostante Dio lo ama, veglia su di lui con cura particolare, lo aiuta con il suo soccorso (5). – 2) Nulla è più elevato che l’uomo, se si considera che egli brilla dei doni di Dio: a) comparato agli Angeli, è quasi uguale a loro; b) considerato in se stesso è come una regina coronata di gloria e di onore (6), possiede la ragione e la libertà; c) se si compara l’uomo alle creature inferiori, è come un re che ha l’impero sull’universo, e comanda a tutti gli animali (7, 9).

Spiegazioni e Considerazioni

I –  1, 4

ff. 1. – Per coloro che non credono in Lui, Dio non è il loro Signore che in un sola maniera; Egli è “il nostro” a doppio titolo, sia perché ci ha tratti dal nulla con la Creazione, sia perché ci ha estratti dal secondo niente del peccato, mediante la Redenzione. – Il profeta non si impegna nel dire quanto sia ammirevole il suo Nome, questo è impossibile; ma egli esprime, così come può, la grandezza e l’eccesso della sua ammirazione (S. Chrys.). – Chi è colui che in mezzo alle innumerevoli meraviglie della creazione: tra queste foreste superbe e maestose in cui la solitudine, il silenzio, il fitto degli alberi, penetrano l’animo di un santo raccoglimento; ai bordi di un mare alternativamente calmo e in tempesta; sulla cima di queste alte montagne dove l’occhio si perde lontano in un orizzonte immenso e contempla con trasporto questo vasto insieme di vallate e di colline, di monti e di pianure, di campi coperti da ricche messi e di praterie verdeggianti, non si lasci scappare lacrime di ammirazione e di commozione e non gridi: « Dio, nostro Maestro sovrano, che il vostro nome sia mirabile su tutta la terra! ». Il Nome di Gesù, mirabile in particolare nel cielo e sulla terra, Nome al di sopra di ogni nome, Nome che è il solo per il quale possiamo essere salvati, Nome davanti al quale tutto si piega in cielo, sulla terra e negli inferi.

ff. 2. – La magnificenza dei prìncipi della terra che ha eretto dei palazzi superbi, ha costruito delle città, ha posseduto un gran numero di servi ed anche intere armate, ha ricolmato persone di ricchi doni, non è che debolezza, indigenza, povertà, comparata alla magnificenza di Dio che ha elevato i palazzi del mondo, di cui la terra è il pavimento ed il cielo il tetto, e nutre tutti gli esseri della terra, benché numerosi (Bellarm.). – Bisogna ammirare le opere di Dio ma senza arrestarsi; … elevare la propria anima, i propri pensieri, i propri affetti fino all’Autore di tutte queste meraviglie. – Le creature sono lo specchio in cui si riflette l’immagine di Dio, un’eco, una voce che grida a noi che esse non si sono fatte da se stesse, ma che sono l’opera di Dio; sono come le vestigie dei passi di Dio sulla terra, una scala che tocca terra e che deve condurci fino al cielo, le lettere con le quali Dio ha scritto caratteri strabilianti e rese visibili le sue perfezioni invisibili, la sua eterna potenza e la sua divinità (Rom. I, 20).

ff. 3. – Perché tuttavia questa magnificenza che oltrepassa i cieli non è riconosciuta e lodata in tutto il mondo? Gesù-Cristo ha risposto a questa domanda quando ha detto: « Io vi lodo, Signore, per ciò che avete nascosto ai saggi ed ai prudenti, per rivelarlo ai piccoli » (Luca X,21). – Dio chiede una prova eclatante della sua potenza facendo asservire alla sua gloria il più debole, delegando la lingua ancora balbettante dei bambini a cantare le sue lodi (S. Chrys.). – I prìncipi hanno bisogno di bocche eloquenti per far conoscere e rendere pubbliche le loro presunte grandezze, quella di Dio è invece così eclatante, che bastano dei bambini per proclamarla (Dug.). – la Chiesa di Gesù-Cristo è stata fondata non dai sapienti, dai saggi, dagli oratori secondo il mondo, ma da uomini deboli, ignoranti, balbettanti come bambini al seno materno; così l’orgoglio presuntuoso dei filosofi e dei saggi è stato confuso e annientato dalla semplicità della fede (S. Agost.). – I predicatori eloquenti convertono raramente i grandi peccatori, affinché l’uomo non sia tentato dall’attribuire alla delicatezza o alla sublimità dei suoi pensieri, alla disposizione delle sue parole, all’armonia ed alla perfezione del suo stile, ciò che è invece l’opera di Dio. – Dio ha introdotto l’uomo in questo mondo sensibile e corporeo per contemplarlo e gioirne; contemplarlo in ciò che Davide dice con queste parole: « Io vedrò i vostri cieli che sono l’opera delle vostre dita, io vedrò la luna e la stelle che voi avete stabilito ». In mezzo a queste immense perfezioni con cui avete regolato il corso del tempo per mezzo di una legge di inviolabile stabilità, l’uomo deve anche gioire del mondo, secondo gli usi che Dio ne ha prescritto: del sole, della luna e delle stelle, « per distinguere i giorni, i mesi, le stagioni e gli anni » (Bossuet, Elév., IV S., IV E.).

ff. 4 – Davide si unisce ai bambini per lodare il Creatore del cielo e della terra. Davide si mostrava essere un sapiente osservatore degli astri, quando diceva: « Io vedrò i vostri cieli, l’opera delle vostre mani, la luna e le stelle che avete stabilito! » Figuratevi una notte tranquilla e serena, che in un cielo pulito e terso sfoggia tutte le sue luci. È durante una tal notte che Davide guardava gli astri, perché egli non parla del sole: la luna e l’armata del cielo che la segue costituiscono l’oggetto della sua contemplazione. Egli non vede qui se non la bellezza della notte, gioisce di un sacro silenzio, e in una bella oscurità contempla la dolce luce che gli presenta la notte, per elevarsi così a Colui che solo riluce tra le tenebre (Bossuet, Elév.). – Studiare, come lui, i corsi regolari della luna e delle stelle, non serve altro che a far ammirare ed adorare la saggezza e la potenza di Dio e considerare la natura dei cieli per il fine onde Dio li ha creati.

II. — 5- 9.

ff. 5. – Quando con l’occhio misurate la distanza tra i pianeti dal sole, la loro relativa grandezza, la loro densità, il tempo di rotazione e di rivoluzione; quando vedete questa flottiglia di mondi vagare di concerto ed avanzare nello stesso senso, e la nostra terra illuminata da questa isola di luce che è il nostro sole; quando vedete tutta questa geometria in azione, tutta questa fisica vivente, tutto questo meraviglioso meccanismo della natura, sempre intrattenuta dalla presenza di Dio e manifestamente regolata dalla sua sapienza con leggi che sono la sua immagine; quando vedrete la vita e la morte nel cielo, un mondo infranto i cui rottami rotolano intorno a noi, il cielo che trascina con sé i suoi cadaveri nel suo viaggio del tempo, come la terra trascina i suoi; le stelle sparire, mentre altre nascono, crescono e si ingrandiscono; … quando vedrete su tutti questi mondi questo alternarsi di notte e di giorno, questo susseguirsi di stagioni in armonia con la vita della natura, e direi anche con la vita dei nostri pensieri e delle nostre anime, con le vicissitudini, le alternanze ovunque inevitabili, eccetto che in questo mondo centrale ove regna un’estate piena, un mezzogiorno pieno … qual è il grido naturale che prorompe dal cuore? « Che cos’è l’uomo Signore perché vi degnate ricordarvene? » (Gratry, Sources). – « Che cos’è l’uomo perché gli accordiate uno sguardo salvante? » Davide non ignorava che Giobbe prima di lui aveva già detto: « l’uomo nato dalla donna vive poco tempo e questo breve spazio è pieno di molte miserie ». Egli è simile al fiore che non appena schiuso è calpestato dal piede; egli fugge come l’ombra e non resta mai nello stesso stato (Giob. XIV, 1, 2). Ecco cos’è l’uomo nella sua condizione mortale e corruttibile. « Ora, Signore, è su di un essere di questo tipo che Voi vi degnate di posare gli occhi, è su di lui che vi prendete pena di confidare! » Conviene alla grandezza di Dio abbassarsi fino a considerare il dettaglio dei passi di una creatura così insignificante e così fragile? – In verità l’uomo è poca cosa e tuttavia questa poca cosa offre nella sua stessa natura degli aspetti così grandi da toccare l’infinito. Per questo, solo per chi è dotato di un’anima intelligente e libera, i suoi atti morali sono suscettibili di prendere una direzione assolutamente contraria, a seconda che sia osservata o disconosciuta la Volontà divina: ed è da questo libero esercizio delle facoltà umane che ne risulta un bene o un male, uno stato di ordine o di disordine, al quale il Dio di ogni perfezione e di ogni giustizia non sarebbe indifferente. Ma questa risposta non è che una risposta abbozzata. Che cos’è l’uomo? Ebbene consideratelo in Colui del quale è stato detto: « Ecco l’uomo ». Che cos’è il Figlio dell’uomo? Ebbene esaminatelo in Colui al quale il Padre ha detto nel tempo, come Gli aveva detto nell’eternità: « Voi siete mio Figlio ». Comprendete dopo ciò come Dio si ricordi dell’umanità e non la tratti da estranea. Sì, o Dio, e non si tratta solo della Persona del vostro Cristo, ma di tutto quanto Egli rappresenta, di tutto ciò che continua e prolunga, nella razza umana, questo Figlio di Dio, divenuto il Figlio dell’uomo; sì, Egli ha allora di che attirare i nostri sguardi, c’è là un oggetto legittimo dei nostri pensieri e delle nostre attenzioni (Mgr. Pie, Tom. VIII, 243, 244). – Pensare che oltre al rapporto che noi abbiamo sotto l’aspetto corporale con la natura cangiante e mortale, noi abbiamo d’altro canto un rapporto intimo ed una segreta affinità con Dio, perché Dio stesso ha messo qualche cosa in noi che può confessare la verità del suo Essere, ed adorarne la perfezione, ammirarne la pienezza; qualche cosa che può sottomettersi alla sovrana potenza, abbandonarsi alla sua alta ed incomprensibile saggezza, confidare nella sua bontà, temere la sua giustizia, sperare nella sua eternità. Da questa angolazione, se l’uomo crede di avere un’elevazione, non si ingannerà (Bossuet, Or. Fun. De la Duch. D’Orl.). – La grandezza dell’uomo, è tale in ciò che si riconosce miserabile. È dunque miserabile riconoscersi miserabile, ma è grande riconoscere che si è miserabile. Il pensiero fa la grandezza dell’uomo. L’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per schiacciarlo. Un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quando pure l’universo lo schiaccerebbe, l’uomo sarebbe ancora più nobile di chi lo uccide, perché egli sa che muore; mentre del sopravvento che l’universo ha su di lui, l’universo non ne sa nulla. (Pascal). – Dopo la creazione di cui Davide ha fatto comprendere il magnifico insieme per una sola delle sue parti, il Re-Profeta giunge alla provvidenza particolare per gli uomini, e soprattutto al grande beneficio dell’Incarnazione, che ne è l’espressione più sublime (S. Chrys.). Questi termini di “ricordo”, di “visita”, designano nel testo, come nelle versioni, delle attenzioni particolari della Provvidenza, dei benefici segnalati, delle testimonianze di favore. (Berthier). – Dio, infinitamente elevato al di sopra dell’uomo, vuole certo ricordarsi di lui: Egli lo ha visitato in mille modi, in tutti i tempi, ed infine con la straordinaria visita del Figlio suo incarnato: e questa visita intima, la più stretta dopo l’unione ipostatica, Egli l’ha perpetuata fino alla fine dei tempi nell’adorabile Sacramento dell’Eucarestia, vera e sostanziale estensione dell’Incarnazione, ove un Dio si offre non più alla natura umana in generale, ma distintamente ad ogni fedele in particolare.

ff. 6, 7, 8. – Tre sono i benefici di Dio verso la natura umana: – Egli lo ha creato di poco inferiore agli Angeli, – lo ha circondato di gloria e di onore, facendolo a sua immagine, dotandolo di intelligenza e di libertà, – infine gli ha dato il dominio su tutte le altre sue opere (Bellarm.). – Malgrado l’abbassamento dell’uomo seguito al suo peccato, Dio non lo ha spogliato interamente delle sue prerogative, non gli ritirato, ma solo ristretto l’impero che gli aveva dato su tutti gli animali (S. Chrys.). – O Dio, io ho considerato le vostre opere e ne sono stato colpito. Cosa è diventato questo impero che Voi ci avete dato sugli animali. Non se ne vede più tra noi che un piccolo resto, come un debole memoriale della nostra antica potenza ed un resto maledetto della nostra passata fortuna (Bossuet, Elév.). – Per grande giustizia, gli animali si sono rivoltati contro colui che si era rivoltato contro Dio. – L’uomo, quasi uguale all’Angelo per la sua condizione, si mette al di sotto degli animali con le sue inclinazioni sregolate; Dio lo ha coperto di gloria e di onore, ed egli si copre di obbrobrio e di infamia; Dio l’ha stabilito sulle opere delle sue mani, ed egli si assoggetta alle creature delle quali la sua cupidigia lo rende schiavo. Ahimè, Ahimè « L’uomo, che è stato messo in tanto onore, distinto dagli animali con la sua creazione, costituito loro maestro e loro sovrano, si è reso uguale alle bestie insensate, ed è divenuto simile a loro » (Sal. XLVIII, 13, 21).

ff.10 – Questo salmo, che termina come è incominciato, ci fa comprendere che noi dobbiamo cominciare e finire la nostra vita, i nostri anni, i nostri mesi, le nostre giornate, le nostre ore, tutte le nostre azioni, con l’ammirare ed adorare la grandezza di Dio, e che dobbiamo concludere tutte le nostre preghiere gettando uno sguardo su Gesù-Cristo.