EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (15)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (15)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

§ 8. COME DIO ONNIPOTENTE CONDUCA ALLA SALVEZZA QUELLI CHE SONO INCOLPEVOLMENTE IGNORANTI DELLE VERITÀ DELLA SALVEZZA.

Dio Onnipotente, che è giusto e non condanna nessuno senza propria colpa, pone dunque le anime che sono nell’ignoranza invincibile delle verità di salvezza, sulla via della salvezza, sia con mezzi naturali che soprannaturali. C’è un protestante, che ha vissuto in una parte della Germania, dove è sempre rimasto invincibilmente ignorante della vera Religione, ma ha vissuto secondo i dettami della sua coscienza. Alla fine decide di emigrare in questo Paese (Stati Uniti –ndt.-), con l’idea di migliorare la sua vita temporale. Ma Dio Onnipotente aveva altri disegni nei suoi confronti, desiderava metterlo sulla via della salvezza. Questo protestante entra in una chiesa protestante in questo Paese. Vede subito una grande differenza tra i protestanti in America e quelli in Europa. È perplesso per questa differenza e comincia a dubitare della verità del protestantesimo. Per assicurarsi che abbia ragione o torto nella sua religione, comunica i suoi dubbi ad un amico Cattolico ben istruito, che gli spiega che cosa sia la vera Religione e dove si trovi. Di conseguenza, poiché egli è retto dinanzi a Dio e desidera salvare la sua anima, decide di diventare Cattolico. Così l’emigrazione di questo protestante in questo Paese è stata, nelle mani di Dio, il mezzo naturale per metterlo sulla via della salvezza. – Non molto tempo fa, un mio amico mi ha detto che una signora che era a bordo di un piroscafo fece cadere un libro cattolico nell’acqua. Il capitano della barca, che ha salvato il libro e lo ha letto prima di restituirlo, alla fine è diventato Cattolico. Umanamente parlando, la caduta del libro nell’acqua era piuttosto casuale; ma Dio Onnipotente ha fatto uso di questa circostanza per mettere sulla via della salvezza un uomo che era stato invincibilmente ignorante e che non aveva agito contro la sua coscienza. – C’è una ragazza: i suoi genitori non professano religione. Non vanno mai in chiesa. Non parlano mai di religione a casa, ma si assicurano che la loro figlia non possa conoscere malvagi compagni. Quindi ella rimane naturalmente buona ed innocente. Per darle una buona educazione, la indirizzano in un’istituzione cattolica. Lì conosce i compagni cattolici, con le devozioni cattoliche, le cerimonie, con il servizio della Chiesa, ecc. È curiosa e desidera conoscere il significato di tutto ciò che vede e sente sulla Cattolicità. È soddisfatta della Chiesa Cattolica ed esclama: “Non ho mai sentito nulla del genere prima”. Alla fine diventa Cattolica. Qui, l’educazione è il mezzo che Dio ha usato per porre sulla via del cielo una persona che era stata invincibilmente ignorante dei mezzi di salvezza, ed era rimasta naturalmente buona ed innocente. – Molti esempi simili potrebbero essere citati per mostrare che Dio Onnipotente, nella sua bontà, usa modi e mezzi naturali per mettere delle anime invincibilmente ignoranti, che vivono nella loro buona coscienza, sulla via della salvezza. Questo è il modo ordinario della sua divina Provvidenza, cioè il guidare gli uomini, mediante le vie ed i mezzi naturali, verso ciò che è soprannaturale. – Ma possono esserci casi eccezionali, in cui Dio Onnipotente usa dei mezzi soprannaturali per salvare un uomo incolpevolmente ignorante e che viva nella sua retta coscienza. Supponiamo che una persona viva in un paese in cui, naturalmente, durante la sua vita non possa sentire nulla della Religione Cattolica. In questo caso, come è stato detto sopra, “se necessario …”, Dio Onnipotente, nella sua infinita misericordia, farà uso di un mezzo soprannaturale per condurre quella persona alla salvezza, piuttosto che lasciarla perire attraverso un’ignoranza incolpevole. Può illuminarlo in modo soprannaturale, così da poter sapere cosa deve credere per essere salvato. « Molti dei Gentili – dice San Tommaso – ricevettero una rivelazione divina riguardo a Cristo, come è evidente da ciò che hanno predetto. » Dice Giobbe: « So che il mio Redentore vive, e nell’ultimo giorno risorgerà dalla terra. » (Giobbe, XIX, 25). Anche le Sibille predissero certe cose di Cristo, come dice S. Agostino (Cont. Faust. Lib. XIII., C. 15). Ai tempi di Costantino Augusto e sua madre Irene, fu trovata una tomba in cui giaceva un corpo che aveva un piatto sul petto, sul quale erano state trovate le parole: « Cristo nascerà da una Vergine, e io credo in Lui. O Sole, ai tempi di Irene e Costantino, mi vedrai di nuovo. » (Baron. ad Ann. Christi, 780). Ciò è in armonia con ciò che dice Giobbe: « Dio …. che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche, che ci fa più saggi degli uccelli del cielo » (Giobbe, XXXV. 11.) – (De Fide, q. II., Art. VII.). In verità, Dio Onnipotente, nella sua infinita misericordia, può disporre un’anima, a un dato momento, a ricevere la grazia santificante ed infondere, al tempo stesso, questa grazia nell’anima: la luce della vera fede, l’inclinazione volontaria del libero arbitrio nel conformarsi alla volontà e alla grazia di Dio, la determinazione del libero arbitrio dall’astenersi dal peccato, la remissione dei peccati; l’infusione della grazia, avviene con un movimento simultaneo, perché la giustificazione è istantanea e non ha gradazioni successive: è acquisita per grazia e per opera dello Spirito Santo, che prende subito possesso dell’anima: « E improvvisamente arrivò un suono dal cielo, come di un potente vento, e riempiva tutta la casa. » (Atti, II, 2.). La resistenza e la deliberazione mentale possono essere lunghe e lente da parte del peccatore, ma la vittoria e il trionfo sono rapidi ed improvvisi da parte di Dio, con l’infusione della sua grazia in un’anima pentita.  – Ci sono, in effetti, esempi notevoli di improvvise conversioni di anime nel passato e nel presente, che provano che tali effetti potenti possano essere e siano gestiti dalla grazia di Dio. Un prodigio così meraviglioso, un’improvviso rinnovamento spirituale dell’anima di un uomo, è una grazia straordinaria, che Dio Onnipotente può concedere anche ad un grande peccatore nella sua ultima ora. « Siccome Dio è buono – dice Sant’Agostino – può salvare una persona senza alcun merito da parte sua ». Dio onnipotente può anche, per miracolo, portare un prete a una persona invincibilmente ignorante e che viva con i dettami della sua coscienza; oppure può portare una persona simile ad un prete o fare uso di un Angelo o di un Santo per condurlo sulla via della salvezza. Tra le anime sante dei secoli passati che sono state sostenute con segnali di predilizione e con privilegi da Dio Onnipotente, dobbiamo collocare, in prima fila, Maria di Gesù, spesso chiamata Agreda, dal nome del luogo in Spagna dove ella trascorse la sua vita. Il celebre J. Goerres, nella sua grande opera “Misticismo”, non esita a citare come esempio la vita di Maria di Agreda, in un capitolo intitolato « Il punto culminante della mistica cristiana ». – In effetti, non è stato possibile trovare un modello più perfetto delle più alte modalità mistiche. Questa santa vergine bruciava di un ardente amore per Dio e per la salvezza delle anime. Un giorno contemplò in una visione tutte le nazioni del mondo. Vide che la maggior parte degli uomini era priva della grazia di Dio e correva a capofitto verso la perdizione eterna. Vide come gli indiani del Messico mettevano meno ostacoli alla grazia della conversione di qualsiasi altra nazione che fosse fuori dalla Chiesa Cattolica, e come Dio, su questo punto, fosse pronto a mostrare pietà per loro. Quindi raddoppiò le sue preghiere e le sue penitenze per ottenere per loro la grazia della conversione. Dio nell’ascoltare le sue preghiere le ordinò di insegnare la Religione Cattolica a quegli indios messicani. Da quel momento ella apparve, per fenomeno di bilocazione, ai selvaggi, non meno di cinquecento volte, istruendoli in tutte le verità della nostra santa Religione e compiendo miracoli a conferma di queste verità. Quando tutti furono convertiti alla fede, lei disse loro che i Sacerdoti religiosi sarebbero stati inviati da Dio per riceverli nella Chiesa tramite il Battesimo. Come lei aveva detto, così successe. Dio, nella sua misericordia, mandò a questi bravi indiani diversi padri francescani, che rimasero molto stupiti quando trovarono quei selvaggi pienamente istruiti nella dottrina cattolica. Quando essi chiesero agli indiani chi li avesse istruiti, fu detto loro che una vergine santa era apparsa tra loro molte volte, e aveva insegnato loro la Religione Cattolica e la confermava loro con miracoli. (Vita della venerabile Maria di Gesù di Agreda, § XII.). Così quei bravi indios furono portati miracolosamente alla conoscenza della vera Religione nella Chiesa Cattolica, perché seguivano la loro coscienza nell’osservare la legge naturale. – Qualcosa di simile è collegato nella vita di Padre J. Anchieta, S. J., (cap. VI.). Un giorno, questo grande uomo di Dio entrò nei boschi di Itannia, in Brasile, senza alcun motivo plausibile e, in effetti, come se fosse guidato da un altro. A poca distanza scorse un vecchio seduto a terra e appoggiato a un albero. « Affretta i tuoi passi – esclamò il vecchio quando vide il padre – perché ti aspetto da tempo ». Il santo missionario gli chiese chi fosse, e da quale paese fosse venuto. « Il mio paese – disse il vecchio – è al di là del mare ». Aggiunse altre cose, il che indusse il padre a dedurre che fosse venuto da una provincia lontana, vicino a Rio de la Plata, e che era stato trasportato da mezzi soprannaturali dal suo stesso paese al luogo in cui si trovava allora, e che, con la direzione e la guida del cielo, era stato condotto lì con grande fatica e con fatica si era posto dove il padre lo aveva trovato, in piena attesa della realizzazione della divina promessa. Padre Anchieta gli chiese allora perché fosse venuto in quel posto: « Sono venuto qui – egli rispose – perché potessi essere istruito sulla retta via ». Questa è l’espressione che usano i brasiliani quando parlano delle leggi di Dio e della via del cielo. Padre Anchieta si sentiva convinto, dalle risposte date a lui dal vecchio, che non aveva mai avuto più di una moglie, non aveva mai preso le armi se non per la sua giusta difesa, e che non aveva mai trasgredito gravemente  alla legge della natura. Percepiva, inoltre, dalle argomentazioni del vecchio uomo, che conosceva molte verità relative all’Autore della natura, all’anima, alla virtù e al vizio. Dopo che padre Anchieta gli aveva spiegato alcuni dei misteri della nostra santa Religione, disse: « È così che finora li avevo capiti, ma non sapevo come definirli ». Dopo aver sufficientemente istruito il vecchio, Padre Anchieta raccolse dell’acqua piovana dalle foglie dei cardi selvatici, lo battezzò e lo chiamò Adamo. Il nuovo discepolo di Cristo sperimentò immediatamente nella sua anima gli effetti sacri del Battesimo. Alzò gli occhi e le mani in cielo e ringraziò l’Onnipotente per la misericordia che gli aveva concesso. Poco dopo, spirò tra le braccia di padre Anchieta, che lo seppellì secondo le cerimonie della Chiesa. Riguardo a queste conversioni miracolose, il Dr. O. A. Brownson osserva bene: « Che ci possano esserci persone in società eretiche e scismatiche, invincibilmente ignoranti della Chiesa, che corrispondono così perfettamente alle grazie che ricevono, e che Dio Onnipotente, con mezzi straordinari, li porterà alla Chiesa, è credibile e perfettamente compatibile con il noto ordine della sua grazia, come si evince da due bellissimi esempi registrati nella Sacra Scrittura: l’uno è l’eunuco ministro di Candace, regina d’Etiopia: egli, seguendo le luci che Dio gli aveva dato, pur vivendo a grande distanza da Gerusalemme, conosceva l’adorazione del vero Dio ed era abituato a recarsi di tanto in tanto a Gerusalemme per adorarlo. Quando, tuttavia, il Vangelo cominciò ad essere annunziato, la religione ebraica non poteva più salvarlo, ma essendo ben disposto per la fedeltà alle grazie che aveva ricevuto fino ad ora, non fu abbandonato da Dio Onnipotente, perché quando ritornò nel suo paese da Gerusalemme, il Signore mandò come messaggero un santo, San Filippo diacono, per incontrarlo e istruirlo nella fede di Cristo e battezzalo (Atti, VIII. 26). L’altro esempio è quello di Cornelio, che era un ufficiale dell’esercito romano della truppa italica, allevato nell’idolatria. Nel corso degli eventi, il suo reggimento arrivò in Giudea, vide lì una religione diversa dalla sua, il culto di un solo Dio. La grazia muoveva il suo cuore, credeva in questo Dio e, seguendo l’ulteriore mozione della grazia divina, diede molte elemosine ai poveri e pregò sinceramente questo Dio che gli dicesse cosa fare. Dio l’ha abbandonato? No, senza dubbio; gli mandò un Angelo dal cielo per dirgli a chi rivolgersi per essere pienamente istruito nella conoscenza e nella fede di Gesù Cristo e per essere ricevuto nella sua Chiesa con il Battesimo. Ora, ciò che Dio ha fatto in questi due casi, non è certamente meno in grado di farlo in tutti gli altri, e ha mille modi nella sua saggezza per condurre anime che siano veramente sincere, alla conoscenza della verità e della salvezza. E sebbene un’anima possa essere nelle più remote regioni selvagge del mondo, Dio potrebbe inviare un Filippo o un Angelo dal cielo, per istruirlo, oppure, con la sovrabbondanza della sua grazia interiore, o con innumerevoli altri modi a noi sconosciuti, potrebbe infondere nella sua anima la conoscenza della verità. La cosa importate è che noi facciamo con attenzione la nostra parte nel rispettare ciò che ci dà; per questo siamo certi che, se non lo desideriamo, non ci verrà mai, ma, quando inizierà il buon lavoro in noi, Egli pure lo perfezionerà, se prestiamo attenzione a corrispondere e a non mettere alcun ostacolo ai suoi disegni. « Tuttavia, in tutti i casi di intervento straordinario o miracoloso di Dio Onnipotente, sia nell’ordine della natura, o nell’ordine di grazia a noi noto, è intervenuto ad Ecclesiam, e non c’è ombra di autorità per supporre che sia mai intervenuto miracolosamente o che mai interverrà diversamente: presumere che, in qualsiasi circostanza, intervenga per salvare gli uomini senza il mezzo ordinario, (la Chiesa) è perfettamente gratuito, per usare un eufemismo. Entrare nella Chiesa nei modi straordinari è cosa facilmente ammissibile, perché non si discosta dall’economia della salvezza rivelata, né implica la sua inadeguatezza, nell’intervenire Dio perché siano salvati facendo a meno di Essa, né implica che non sia adeguata alla salvezza di tutti coloro che la bontà di Dio vuol portare alla salvezza. Quelli che nelle società aliene alla Chiesa, sono invincibilmente ignoranti della Chiesa, se corrispondono alle grazie che ricevono, e vi perseverano, saranno salvati, non ne dubitiamo affatto, ma non dove sono o senza essere portati alla Chiesa. Sono pecore che nella prescienza di Dio, sono Cattoliche, ma pecore non ancora riunite nell’ovile. « … Altre pecore Io ho – dice il nostro benedetto Signore – che non sono di questo ovile, ma anche quelle devo portare, esse sentiranno la mia voce, e ci sarà un solo ovile ed un solo pastore. » Quel che è decisivo, è che questi devono essere portati ad entrare nell’ovile, che è la Chiesa, ma in questa vita, come insegna santamente Sant’Agostino. – Ma è portato qualcuno alla Fede e alla Chiesa di Cristo, di coloro che corrispondono come dovrebbero alle grazie ricevute prima?  – « Dio non voglia – dice il vescovo Hay – perché, sebbene sia certo che Dio non mancherà mai di portare tutti quelli che fedelmente corrispondono alla Fede e alla Chiesa di Cristo, alle grazie che concede loro, tuttavia non è legato in nessun modo a conferire quella singolare misericordia a nessun altro: se fosse così, quanto pochi, anzi, l’avrebbero ricevuta! Ma Dio, per mostrare le infinite ricchezze della sua bontà e misericordia, lo conferisce anche a molti dei più immeritevoli, come lo ha elargito anche a molti degli ebrei induriti che crocifissero Gesù Cristo e ai sacerdoti che lo perseguitarono a morte, anche se si erano ostinatamente opposti a tutti i mezzi che Egli aveva usato in precedenza con la sua dottrina ed i miracoli per convertirli. In questo Egli agisce come Signore e Maestro e come libero dispensatore dei suoi doni, dando a tutti gli aiuti necessari e sufficienti per il loro stato attuale; a coloro che collaborano con questi aiuti non manca mai di dare più abbondantemente, e per mostrare le ricchezze della sua misericordia, a numerosi dei più immeritevoli, dà i suoi più singolari favori per la loro conversione. Quindi nessuno ha motivo di lamentarsi; tutti dovrebbero essere solleciti a cooperare con ciò che hanno; nessuno dovrebbe disperare per motivo della propria passata ingratitudine, ma essere certo che Dio, che è ricco di misericordia, avrà ancora pietà di loro, se ritorneranno da Lui. Devono solo temere e tremare, coloro che rimangono ostinati nelle loro vie malvagie, che continuano a resistere alle chiamate della sua misericordia e rimandano la loro conversione da un giorno all’altro. Perché sebbene la sua infinita misericordia non abbia limiti nel perdonare i peccati, per quanto numerosi e dolorosi, se ci pentiamo, le offerte della sua misericordia sono limitate, e se superiamo questi limiti con la nostra ostinazione, non ci sarà più misericordia per noi. Il tempo della misericordia è fissato per tutti, e se non riusciamo ad abbracciare e profittare delle sue offerte entro quel tempo, le porte della misericordia saranno chiuse davanti a noi. Quando lo sposo è entrato una volta nella camera matrimoniale, si chiudono le porte, e le vergini stolte che erano impreparate sono per sempre escluse, con questo terribile rimprovero da Gesù Cristo, – Io non so chi siate voi, allontanatevi da me, voi operatori d’iniquità. Vedendo, quindi, che nessuno sa per quanto durerà il tempo della misericordia per sé, non si dovrebbe ritardare un momento; se si trascura l’offerta attuale, potrebbe essere l’ultima. Quell’ora verrà come un ladro nella notte, quando meno ce lo aspettiamo, come Cristo stesso ci assicura, e per questo ci comanda di essere sempre pronti. – “Diciamolo bene: Affermare che gli atti della fede divina, della speranza e della carità siano possibili fuori dalla Chiesa Cattolica è una diretta negazione dell’articolo di fede: « non c’è positivamente salvezza fuori dalla Chiesa Cattolica; » poiché, a causa di questi atti, Dio si unisce con l’anima nel tempo e nell’eternità. Se questi atti, allora, fossero possibili fuori dalla Chiesa Cattolica, ci sarebbe salvezza fuori dalla Chiesa Cattolica, affermando così una diretta negazione del suddetto articolo di fede, e quindi l’affermazione è essenzialmente eretica. « Un teologo – dice Sant’Agostino – che è umile, non insegnerà mai nulla come vera Dottrina Cattolica, a meno che non sia perfettamente sicuro della verità che afferma. Se viene corretto in qualcosa in cui ha commesso un errore, ringrazia per la correzione, perché il suo unico desiderio è di conoscere la verità. » (Epist. d S. Hier. 73 n. 1). Egli Odia le novità: Animus ab omni novitate alienus et antiquitatis amans. Ciò che cerca di affermare e difendere è la pura dottrina della fede contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. La vera dottrina cattolica – dice Tertulliano – si distingue facilmente dalla falsa dottrina con la seguente regola: « Manifestetur id esse dominicum et verum, quod sit prius traditum; id autem extraneum et falsum, quod sit posterius immissum .» (Lib. De Praescrip, Cap. 31. Ed. Rig. 1675, 213.) Una dottrina che è stata insegnata e creduta fin dall’inizio è una vera Dottrina Cattolica; ma ogni altra dottrina è falsa. Per questo quindi San Paolo ammonisce San Timoteo: « O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza ». (I Tim. VI, 20.) « Vocum, id est, dogmatum, rerum, sententiarum novitates, quæ sunt vetustati et antiquitati contrariæ, quæ si recipiantur, necesse est ut fides beatorum Patrum, aut tota, aut certe magna ex parte violetur. » (Vincentius Lirinensis, Commonit., Cap. 24.). – Ciò che è stato creduto da tutti i fedeli in ogni momento e in ogni luogo, questa è la vera Dottrina Cattolica. Tutte le dottrine che sono totalmente o almeno molto opposte alla Fede dei santi Padri della Chiesa, sono nuovi insegnamenti, che devono essere evitati. L’articolo di fede non dice: « Fuori dall’anima della Chiesa non c’è salvezza »; si legge, « Fuori dalla Chiesa (composta da Corpo e Anima) non c’è nessuna salvezza per nessuno ». Quindi assicuratevi che, poiché nessuno vi permetterà di avere un articolo prezioso con denaro contraffatto, né Dio Onnipotente vi lascerà il Paradiso con il servirlo in una religione contraffatta, dalla quale anzi è gravemente insultato e che Egli ha severamente vietato, e che San Paolo e la Chiesa hanno solennemente maledetto. Tale è, e tale è sempre stata la Fede della Chiesa. Sarebbe senza fine raccogliere tutte le testimonianze dei Padri della Chiesa su questo argomento. Facciamo un po’ di pochi, come un campione del tutto. Sant’Ignazio, vescovo di Antiochia e discepolo degli Apostoli, nella sua Lettera ai Filadelfiani, dice: « Coloro che fanno una separazione non erediteranno il regno di Dio ». Sant’Ireneo, vescovo di Lione e martire nella seconda età, dice: « La Chiesa è la porta della vita, ma tutti gli altri sono ladri e briganti, e quindi da evitare”. (De Hær ., Lib. Ic 3.). San Cipriano, vescovo di Cartagine e martire verso la metà della terza età, dice: « La casa di Dio è una sola, e nessuno può avere la salvezza, se non nella Chiesa ». (Epist. 62, alias 4). E nel suo libro sull’unità della Chiesa, dice: « Non può avere Dio per suo padre chi non ha la Chiesa per sua madre. Se qualcuno potesse scappare chi era uscito dall’arca di Noè, allora anche chi è fuori dalla Chiesa può scappare ». Così tanto per questi padri primitivi. Nel quarto secolo, San Crisostomo parla così: « Sappiamo che la salvezza appartiene alla Chiesa da SOLO, e che nessuno può prendere Cristo, né essere salvato, dalla Chiesa cattolica e dalla fede cattolica ». (Hom. I. in Pasch). Sant’Agostino, nella stessa epoca, dice: « La sola Chiesa Cattolica è il corpo di Cristo, lo Spirito Santo non dà la vita a nessuno che sia fuori di questo corpo ». (Epist. 185, § 50, Edit. Bened.) E in un altro luogo, « Nessuno può avere la salvezza se non nella Chiesa Cattolica. Fuori dalla Chiesa Cattolica si può avere tutt’altro che salvezza … si può avere onore, si può avere battesimo, si può avere il Vangelo, si può credere di predicare nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo, ma non si può trovare la salvezza in nessun luogo se non nella Chiesa Cattolica ». (Serm. Ad. Cæsariens de Emerit Ancora una volta, « nella Chiesa Cattolica – egli dice – ci sono sia il bene che il male, ma quelli che sono separati da Essa, perché le loro opinioni sono opposte alle sue, non possono essere buoni, anche se appaiono encomiabili, in quanto la loro separazione dalla Chiesa li rende cattivi, secondo quello che dice il nostro Salvatore (Luca, XI, 23), « Colui che non è con me è contro è contro di me, e colui che non raccoglie con me disperde. » – (Epist. 209, ad Feliciam.). « Che un eretico – dice sant’Agostino – confessi Cristo davanti agli uomini e versi il suo sangue per la sua confessione, non gli vale nulla per la sua salvezza, poiché, credendo di aver confessato Cristo, è stato messo a morte fuori dalla Chiesa ». Questo è molto vero; chiunque sia messo a morte fuori dalla Chiesa non possederebbe la Carità divina, e san Paolo afferma: « Se dovessi dare il mio corpo per essere bruciato, e non avessi carità, non mi gioverebbe nulla ». (I Corinzi XIII). « Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza »; Chi può negarlo? Ed infatti, benché si professino le verità della Chiesa, queste medesime fuori dalla Chiesa, non avvantaggiano per nulla nella salvezza. Quelli che sono separati dall’unità della Chiesa non sono con Cristo, ma sono contro di Lui, e chi non raccoglie con Lui, disperde. (Matteo XII 30.) (Contra Donatistas) – Lattanzio, un’altra grande luce della quarta età, dice: « Solo la Chiesa Cattolica mantiene la vera adorazione, Essaa è la fonte della verità, è la casa della fede, è il tempio di Dio. Se qualcuno o non viene in questa Chiesa, o se ne allontana, la sua salvezza eterna è senza speranza; nessuno deve ingannare se stesso con l’ostinarsi, poiché sono in gioco la sua anima e la sua salvezza ». (Divin. Instit ., lib. IV, c 1). – San Fulgenzio, nel sesto secolo, parla così: « Con fermezza e senza il minimo dubbio, nessun eretico o scismatico, o chiunque sia battezzato fuori dalla Chiesa Cattolica, può prendere parte alla vita eterna se prima della fine di questa vita, non sarà ricondotto alla Chiesa Cattolica e incorporato in Essa ». (Libid de Fid., C.37). Secondo il primo Canone del IV Concilio di Cartagine, l’ultimo degli articoli che un Vescovo eletto debba nominare prima della sua ordinazione è: « Credat ne quod extra Ecclesiam nullus salvetur. » Crede che nessuno possa essere salvato fuori dalla Chiesa. – Ripetiamo le parole di S. Alfonso: « Quanto grati, quindi –  egli dice – dovremmo essere a Dio per il dono della vera Fede. Quanto è grande il numero degli infedeli, degli eretici e degli scismatici. Il mondo è pieno di essi, e, se muoiono fuori dalla Chiesa, saranno tutti condannati, tranne i bambini che muoiono dopo il Battesimo ». (Catech. Primo comando ., N. 10 e 19.). – « Perché – come dice Sant’Agostino – dove non c’è la Fede Divina, non può esserci la Carità divina, e dove non c’è la Carità divina, non può esserci alcuna giustificazione né la grazia santificante, e morire senza essere nella grazia santificante significa perdersi per sempre. (Lib. I. Serm. Dom. In monte, cap. V.). – Tutti i Padri della Chiesa non hanno mai esitato a dichiarare perduti per sempre tutti coloro che muoiono fuori dalla Chiesa Cattolica Romana. « Chi non ha la Chiesa come sua Madre – dice San Cipriano – non può avere Dio come Padre »; e con lui i Padri in generale dicono che: « … come tutti coloro che non erano nell’arca di Noè perirono nelle acque del Diluvio, così periranno tutti coloro che sono fuori dalla vera Chiesa ». Sant’Agostino con gli altri Vescovi d’Africa, al Concilio di Zirta, A. D. 412 dice: « Chiunque sia separato dalla Chiesa Cattolica, per quanto possa essere, a suo avviso, lodevole la propria vita, per la ragione stessa che è separato dall’unione di Cristo, non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora su di lui ». Perciò, dice Sant’Agostino, « Un Cristiano non dovrebbe temere nulla se non di essere separato dal Corpo di Cristo (cioè la Chiesa). Perché, se è separato dal corpo di Cristo, non è un membro di Cristo; se non è un membro di Cristo, non è vivificato dal suo Spirito. » (Tract. XXVII in Joan., n. 6, Col. 1992, tom III). – « Per un Cattolico non illuminato – dice Brownson – c’è qualcosa di molto scioccante nel supporre che l’articolo di fede: “fuori dalla Chiesa positivamente nessuno può essere salvato”, che considera essere vero solo in generale, e quindi non come un articolo di fede. Tutti i dogmi cattolici, se Cattolici, non solo sono generali, ma universalmente veri e non ammettono alcuna eccezione e nessuna restrizione. Se gli uomini potessero venire a Cristo e essere salvati senza la Chiesa, o senza l’unione con Cristo nella Chiesa, Essa non sarebbe Cattolica, e sarebbe falso chiamarla « Chiesa una, santa, cattolica », come nel Credo. » – « La Chiesa si chiama cattolica – dice il Catechismo del Concilio di Trento – perché tutti coloro che desiderano la salvezza eterna devono abbracciarla e aggrapparsi ad Essa, così come coloro che sono entrati nell’arca, per sfuggire al perire nel diluvio ». – Quindi, chi spiega il dogma della salvezza esclusiva, nega, in linea di principio, la Cattolicità della Chiesa e la Fede che professa ed insegna. – Di ogni dogma della Chiesa è vero ciò che papa Pio IX ha dichiarato nella definizione del dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, vale a dire: « Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della Chiesa … ». E nella definizione del dogma dell’Infallibilità del Romano Pontefice si dice: « Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia! Sia anatema. » Dobbiamo credere alle verità di fede, non a causa di ragioni umane, che sono date solo come supporto e corroborazione a qualsiasi articolo di fede, ma a causa dell’Autorità divina, che ha rivelato gli articoli di fede e che la Chiesa propone alla nostra fede. « Chiunque creda a questi articoli solo per ragioni umane – dice san Gregorio – non ha alcun merito della sua fede » (Omelia 26 in Evang.)  Le verità del Vangelo sono state rivelate da Dio, non per essere capite, ma per essere credute. Quindi, quando sappiamo che il nostro Signore Gesù Cristo ha insegnato qualcosa e la propone alla nostra fede mediante la sua Chiesa, dobbiamo crederla con fermezza e senza il minimo dubbio. – « Ci sono – dice San Tommaso – tre tipi di infedeltà: c’è l’infedeltà dei pagani o dei gentili, l’infedeltà degli ebrei e l’infedeltà degli eretici. Gli errori delle genti riguardo a Dio sono, è vero, più numerosi di quelli degli ebrei, e gli errori degli ebrei riguardo alla vera fede, sono più numerosi di quelli degli eretici, tuttavia il peccato di infedeltà degli Ebrei è maggiore di quello dell’infedeltà dei pagani, e il peccato di infedeltà degli eretici è maggiore del peccato di infedeltà degli Ebrei e dei pagani. La ragione è che: i gentili non hanno mai ricevuto la fede del Vangelo, ma gli Ebrei l’hanno ricevuta nella sua figura nell’Antico Testamento che interpretano e corrompono in modo perverso, e quindi il loro peccato di infedeltà è maggiore di quello dei Gentili. Il peccato di infedeltà degli eretici è maggiore ancor più di quello degli Ebrei perché professano la fede del Vangelo, ma si oppongono a questa fede corrompendola, e quindi peccano più gravemente degli Ebrei. Quindi San Pietro dice: « Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato ». (II Piet. II. 2) ». I Gentili non hanno mai conosciuto la via della giustizia, ma gli eretici e i Giudei l’hanno conosciuta fino ad un certo grado e tuttavia l’hanno lasciata, e quindi il loro peccato è maggiore. Qui qualcuno potrebbe dire: « Se gli errori delle genti riguardo alla fede sono più numerosi di quelli dei Giudei, non ne consegue che i pagani sono più colpevoli dei Giudei? E se i Giudei sono in più punti più lontani dalla vera fede che gli eretici, non segue che i Giudei sono più colpevoli di fronte a Dio degli eretici? – Ma no, senza dobbio; poiché la grandezza della colpa del peccato di infedeltà non deriva dal numero degli errori riguardo alle cose che appartengono alla fede, ma dalla conoscenza della fede che si è ricevuta. Quindi colui che pecca contro la fede che ha ricevuto, interpretandola perversamente e corrompendola, pecca più gravemente di colui che non ha mai ricevuto la fede, proprio come pecca più gravemente chi non mantiene ciò che ha promesso, rispetto ad un altro che fa non fa ciò che non ha mai promesso. Poiché i Gentili non hanno mai ricevuto la fede, peccano contro di essa in modo meno grave degi Giudei, che l’hanno ricevuta almeno in figura, credendo, come essi, nell’Antico Testamento, in cui era prefigurato la Legge della Grazia del Nuovo Testamento; e i Giudei peccano meno severamente contro la vera Fede del Vangelo, che essi non hanno mai ricevuto, di quanto facciano gli eretici, che fanno professione di fede nel Vangelo che ricevono sì, ma che interpretano perversamente e corrompendolo. » (Pars 2a 2æ quæst. X., art. V. et VI.). – « Pertanto – dice Cornelius a Lapide – non è mai lecito essere lieti di vedere l’eresia predicata e propagata, anche tra i pagani; poiché, sebbene annunci Cristo, allo stesso tempo annuncia anche molte eresie riguardo a Cristo o alla sua Chiesa e ai suoi Sacramenti, e queste eresie sono più perniciose del paganesimo stesso; cosicché è molto meglio per i pagani che non ricevano alcuna verità o dottrina dagli eretici, piuttosto che riceverla commista a così tanti errori ed eresie perverse. » (Commento in Epist. ad Philip., c. I, v. 18.). Sant’Agostino, come abbiamo visto, dice lo stesso. – Ahimè! Quanto balordi, quindi, per i Cattolici sono stati quegli articoli nel “Buffalo Catholic Union & Times”, in cui così tante cose erano falsamente affermate a favore della fede protestante, e del tutto contrarie alla Fede Cattolica. – « Se è vero allora – dice O. A. Brownson – e come è certo che Dio esiste e non può né ingannarsi né ingannare, così è pur vero, che non c’è salvezza fuori dalla Chiesa, in che responsabilità spaventosa non dovremmo incorrere, nell’astenerci dal proclamarlo, o per le nostre enunciazioni errate o alterate, nell’incoraggiare l’incredulo, l’eretico o l’indifferente a sperare il contrario! E quanto è ancora più spaventoso, se dovessimo andare più lontano, e tentare nelle nostre pubblicazioni di dimostrare che chi insiste fermamente su di questo è duro, ingiusto, poco caritatevole, procedendo nel suo zelo avventato verso un estremo non autorizzato! » – « Coloro che hanno imparato bene la teologia – dice San Basilio – non permetteranno che si tradisca neppure una virgola dei dogmi cattolici. Piuttosto si sottoporranno, se necessario, volontariamente a qualsiasi tipo di morte a loro difesa. » (Apud. Theod., Lib. 4, Hist. Eccl., C. XVII). « Non opporsi a una dottrina errata – dice Papa Innocenzo III (Dist. 85) – è approvarla; e non difendere la vera dottrina è come sopprimerla ». – Ricordiamo sempre le parole di Leone XIII, citate alla fine del capitolo I., cioè: « Quel metodo di insegnamento che si basa sull’autorità e sul giudizio dei singoli professori ha una base mutevole, e quindi da ciò nascono opinioni diverse e conflittuali, che alimentano i dissidi e le polemiche che hanno agitato le scuole cattoliche per lungo tempo e non senza grave detrimento per la scienza cristiana: riunire e disperdere opinioni secondo la nostra volontà e il nostro piacere è reputata la licenza più vile, menzogna e falsa scienza, una disgrazia e una schiavitù della mente. » (Breve, 19 giugno 1886) – « Un vero cattolico – dice Vincenzo di Lerino – è colui che ama le verità di Dio, la Chiesa, il Corpo di Cristo; che non apprezza nulla di più della nostra divina Religione, della nostra santa Fede cattolica; che non si lascia trascinare in nessun tipo di errore religioso dall’autorità, dall’insegnamento, dall’eloquenza, dalla filosofia di qualsiasi persona. Egli disprezza questa grandezza umana; rimane saldo e incrollabile nella sua Fede ed è determinato a credere solo a ciò che la Chiesa Cattolica ha ovunque e sempre ha insegnato e creduto sin dall’inizio; rifiuta, come nuova dottrina, qualunque cosa venga insegnata contro la dottrina dei Padri della Chiesa, e considera le opinioni moderne nella Religione come lacci del diavolo in cui vengono catturati gli ignoranti e gli sconsiderati, « perché devono esserci anche eresie » dice San Paolo (I. Cor. XI, 19), grazie alle quali la fede dei Cattolici buoni e fermi diventa meglio conosciuta e più rimarchevole. Perciò, tutti quelli che non hanno appreso la sana Teologia cattolica, disimparino presto ciò che non hanno imparato bene; che provino a capire ogni dogma della Chiesa il più ampiamente possibile, ma che credano fermamente a qualsiasi cosa seppur non riescano a capire. » (Commonit.). – Nella storia della fondazione della Compagnia di Gesù, nel Regno di Napoli, si racconta la seguente storia di un giovane nobile della Scozia, di nome William Ephinstone. Egli era un parente del re scozzese. Nato come eretico, seguiva la falsa setta a cui apparteneva; ma illuminato dalla grazia divina, che gli mostrò i suoi errori, andò in Francia, dove, con l’assistenza di un buon padre gesuita, che era anche scozzese, finalmente vide la verità e, abiurata l’eresia, divenne Cattolico. Andò in seguito a Roma e si unì alla Compagnia di Gesù, nella quale morì felicemente. Stando a Roma, un suo amico lo trovò un giorno molto afflitto e in lacrime. Gliene chiese la causa, e il giovane rispose che la notte, sua madre gli era apparsa e gli aveva detto: « Figlio mio, è bene per te che sia entrato nella vera Chiesa; io sono già persa, perché sono morta nell’eresia. » (San Alfonso de’ Liguori: Le glorie di Maria).  – Leggiamo, nella Vita di S. Rosa di Viterbo, che ella era infiammata di grande zelo per la salvezza delle anime. Provava una tenera compassione per coloro che vivevano nell’eresia. Per convincere una certa signora, che era un’eretica, che non poteva essere salvata nella sua setta, e che era necessario per la salvezza morire come un vero membro della Chiesa Cattolica, fece un grande fuoco, vi si gettò dentro e vi rimase per tre ore senza esserne ustionata. Questa signora, insieme a molti altri, nel testimoniare il miracolo, abiurarono la loro eresia e si facero Cattolici. – Quando l’imperatore Valente ordinò che san Basilio il Grande dovesse andare in esilio, Dio, nell’alta corte del Cielo, emise, allo stesso tempo, sentenza contro l’unico figlio dell’imperatore, di nome Valentiniano Galato, un bambino di circa sei anni. Quella stessa notte il bambino reale fu colto da una violenta febbre, alla quale i medici non furono in grado di dare il benché minimo sollievo; e l’imperatrice Dominica disse all’imperatore che questa calamità era una giusta punizione del cielo per aver bandito il Vescovo, per cui ella era stata inquietata da terribili sogni. Allora Valente mandò a chiamare il Santo, che stava per andare in esilio. Non appena il santo Vescovo entrò nel palazzo, la febbre del bambino cominciò a scemare. San Basilio assicurò ai genitori il recupero completo del loro figlio, a condizione che ordinassero che fosse istruito nella Fede Cattolica. L’imperatore accettò la condizione: San Basilio pregò e il giovane principe fu guarito. Ma Valente, infedele alla sua promessa, in seguito permise a un vescovo ariano di battezzare il bambino. Il giovane principe ricadde immediatamente malato e morì. (La vita dei santi di Butler, 14 giugno) Con questa guarigione miracolosa del bambino, Dio aveva manifestato le verità della nostra Religione; e così pure con l’improvvisa morte del bambino, che aveva ricevuto il battesimo eretico, Dio mostrò come Egli considerasse l’eresia essere un tale abominio.