EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (14)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (14)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

§ 7. L’IGNORANZA INVINCIBILE O INCOLPEVOLE NON SALVA NE’ DANNA DI PER SE STESSA UNA PERSONA.

« Ma, supponiamo – qualcuno dirà – che una persona, nella sua incolpevole ignoranza, creda di essere sulla strada giusta per il Paradiso, anche se non è Cattolico, e fa del suo meglio per essere all’altezza dei suoi dettami. Ora, se dovesse morire in quello stato di credenza, sembrerebbe condannato senza averne colpa alcuna: possiamo capire che Dio non sia obbligato a dare il Paradiso a nessuno, ma, come è giusto, non può certamente condannare qualcuno non per sua colpa. »  Qualunque domanda possa essere fatta ancora riguardo alla grande verità in questione, essa ha sufficientemente ricevuto la spiegazione già data di questa grande verità. Per maggiore chiarezza, tuttavia, risponderemo ad alcune altre domande. Nelle risposte a queste domande, è chiaro che saremo obbligati a ripetere ciò che è già stato detto. Ora, per quanto riguarda la domanda appena proposta, rispondiamo con San Tommaso e Sant’Agostino: « Ci sono molte cose che un uomo è obbligato a fare, ma che non può fare senza l’aiuto della Grazia divina: come, per esempio, amare Dio e il prossimo e credere agli articoli di Fede: egli può fare tutto ciò con l’aiuto della grazia e « … a chi dà la sua grazia, Dio la dona per misericordia divina e a chi non la dà, la rifiuta per la giustizia divina, » per la punizione del peccato commesso, o almeno per la punizione del peccato originale, come dice Sant’Agostino (Lib. de correptione et gratia, 5 e 6, Sum. 22. q ii) art. v.) « E l’ignoranza di quelle cose che riguardano la salvezza, la conoscenza che gli uomini non si sono preoccupati di avere, è senza dubbio un peccato per loro; ma per coloro che non erano in grado di acquisire tale conoscenza, la mancanza di essa è una punizione per i loro peccati , dice S. Agostino, quindi entrambi sono giustamente condannati, e né l’uno né l’altro ha una scusa valida nella sua perdizione. » (Epist. Ad Sixtum, Edit. Maur. 194, cap. VI., N. 27.) – Una persona che vuole andare ad Est, ma, per un banale errore involontario, sale su un treno diretto ad Ovest, non appena avrà scoperto il suo errore, scenderà alla stazione successiva e prenderà un treno diretto a Est. Allo stesso modo, una persona che camminava su una strada che lui, nella sua incolpevole ignoranza, credeva fosse la vera strada per il Paradiso, deve lasciare quella strada non appena scopre il suo errore, e chiedersi quale sia la vera strada per il Paradiso. Dio, nella sua infinita misericordia, non mancherà di fargli scoprire, a tempo debito, la vera strada per il Paradiso, se corrisponde alla sua grazia. Ecco come abbiamo posto la seguente domanda nella nostra “Familiar Explanation”: « Che cosa dobbiamo pensare della salvezza di coloro che sono fuori dalla Chiesa senza loro colpa, e che non hanno mai avuto l’opportunità di conoscerla meglio? » – A questa domanda diamo la seguente risposta:  « La loro ignoranza incolpevole (o invincibile) non li salverà, ma se temono Dio e vivono fino alla loro coscienza, Dio, nella sua infinita misericordia, fornirà loro i mezzi necessari per la salvezza, anche con il mandare, se necessario, un Angelo per istruirli nella Fede cattolica, piuttosto che lasciarli perire a causa dell’ignoranza incolpevole ». (San Tommaso d’Aquino). S. O. invece, così commenta questa risposta, « … che l’autore non è teologicamente corretto, perché nessuno sarà mai punito da, o a causa di un’ignoranza incolpevole ». In queste parole, così impudentemente ci viene imputato ciò che non abbiamo mai affermato, vale a dire che un uomo sarà dannato a causa della sua incolpevole ignoranza. – « Dal fatto che una persona cerchi di vivere secondo i dettami della sua coscienza, e non possa peccare contro la vera Religione a causa dell’essere invincibilmente ignorante di essa, molti hanno tratto la falsa conclusione che una tale persona sia salvata, o, in altre parole, sia nello stato di Grazia santificante, rendendo così l’invincibile ignoranza addirittura un mezzo di salvezza. Questa conclusione è contraria a « latius hos quam praemissæ ». Per fare un esempio, il Rev. Nicholas Russo, S. J., professore di filosofia al Boston College, dice nel suo libro La vera religione e i suoi dogmi: « Supposta questa buona fede, possiamo dire che un tale Cristiano (egli intende cioè un protestante battezzato) sia in qualche modo un membro della Chiesa cattolica. » L’ignoranza di per sé sola è la causa del suo non riconoscere l’autorità della sua vera Madre. La Chiesa Cattolica non lo considera come un estraneo, lo chiama suo figlio, lo preme al suo cuore materno, attraverso altre mani lo prepara a risplendere nel regno dei cieli: sì, la professione di un credo diverso dal vero, di per sé non impedirà che le porte del Paradiso si aprano davanti a questo Cristiano: l’ignoranza invincibile, davanti al tribunale del Dio giusto, garantirà il perdono dei suoi errori contro la fede e, se non mancherà in altro, il cielo sarà la sua casa per l’eternità. »

Fr. Muller: Abbiamo già sufficientemente confutato queste false asserzioni, e le abbiamo citate, non allo scopo di confutarle, ma allo scopo di negare enfaticamente ciò che segue a queste false asserzioni, vale a dire: « Questa è la dottrina tenuta da quasi tutti teologi, e ha ricevuto la sanzione del nostro defunto Papa Pio IX .. Nella sua Allocuzione del 9 dicembre 1854, leggiamo le seguenti parole: « È davvero di fede che nessuno possa essere salvato al di fuori della Chiesa Apostolica Romana; che questa Chiesa sia l’unica Arca della salvezza; che colui che non vi sia entrato perirà nel diluvio. Ma, d’altra parte, è ugualmente certo che, se un uomo fosse invincibilmente ignorante della vera Religione, non sarebbe ritenuto colpevole agli occhi di Dio per non averla professata. » Ora, in quale di queste parole di Papa Pio IX. è sanzionata qualcuna delle false affermazioni sopra riportate del Rev. N. Russo, S. J.? In quali parole Pio IX. dice che un protestante in buona fede sia in qualche modo un membro della Chiesa Cattolica? Non insegna Pio IX il contrario nelle parole riportate, che il Rev. N. Russo, SJ, cita alle pagine 163-166? « Ora, chiunque esaminerà attentamente e rifletterà sulla condizione delle varie società religiose, divise tra loro e separate dalla Chiesa Cattolica – che, dai giorni di Nostro Signore Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, ha sempre esercitato, con i suoi legittima pastori, e ancora esercita, il Potere Divino ad esso affidato da questo stesso Signore – si accorgerà facilmente che nessuna di queste società, singolarmente né tutte insieme, sono in alcun modo o nella forma, la Chiesa Cattolica che nostro Signore ha fondato e costruito, e che Egli scelse dovesse essere tale, e non può in alcun modo dire che queste società siano membri o parti di quella Chiesa, poiché sono visibilmente separate dall’unità cattolica …  « … Tutti coloro che non professano l’unità e la verità della Chiesa Cattolica, si avvalgono dell’opportunità di questo Concilio (Vaticano), in cui la Chiesa Cattolica, a cui appartenevano i loro antenati, offre una nuova prova della sua vicina unità e della sua invincibile vitalità, perché lascino che soddisfino i desideri del loro cuore e si liberino da quello stato in cui non possono avere alcuna garanzia della propria salvezza. Lasciano loro incessantemente offrire ferventi preghiere al Dio della Misericordia, affinché Egli abbatta il muro della separazione, che disperderà le tenebre dell’errore e che li ricondurrà alla Santa Madre Chiesa, nel cui seno i loro padri hanno trovato i salutari pascoli della vita, ed in cui sola l’intera dottrina di Gesù Cristo è preservato e tramandata, e dispensati i misteri della grazia celeste ». – Adesso non dice Pio IX con queste parole, in modo molto chiaro ed inequivocabili, che i membri di tutte le altre società religiose sono visibilmente separati dall’unità cattolica; e che in questo stato di separazione non possono essi avere la salvezza; e che con fervente preghiera dovrebbero implorare Dio affinché abbatta il muro della separazione, disperda le tenebre dell’errore e li conduca alla Chiesa Madre, nella quale solo si trova la salvezza? ». E nella sua Allocuzione ai Cardinali tenutasi il dic. 17, 1847, Pio IX ancora dice: « Che quelli, quindi, che desiderano essere salvati, vengano alla colonna e alla base della Fede, che è la Chiesa; che vengano essi alla vera Chiesa di Cristo, che, nei suoi Vescovi e nel Romano Pontefice, il Capo di tutti, ha la successione dell’Autorità Apostolica, che non è mai stata interrotta, che non ha mai ritenuto che nulla sia più importante che  il predicare e con tutti i mezzi  mantenere e difendere la Dottrina proclamata dagli Apostoli al comando di Cristo…… Non ci asterremo mai, in nessun momento, da preoccupazioni o fatiche affinché, per grazia di Cristo stesso, possiamo riportare coloro che sono ignoranti e che si stanno perdendo, a questo UNICO CAMMINO DI VERITÀ E SALVEZZA. « Ora non Insegna forse Pio IX più chiaramente in queste parole che gli ignoranti non possano essere salvati dalla loro ignoranza, e che, per essere salvati, essi debbano pervenire all’unica strada della verità e della salvezza, che è la Chiesa Cattolica Romana? »  – Di nuovo, non dichiara Pio IX con la massima enfasi, contro le parole sopra citate dal Rev. N. Russo, S. J., che « … È davvero di fede, che nessuno possa essere salvato fuori dalla Chiesa Apostolica Romana? » Come, allora, ci chiediamo, può il Rev. N. Russo, S. J. dire in verità, che un protestante in buona fede, come egli lo ha descritto, sia in qualche modo un membro della Chiesa Cattolica? che la Chiesa Cattolica non lo consideri completamente estraneo? che Essa lo chiama suo figlio, lo stringa al suo cuore materno, lo prepari, attraverso altre mani, a risplendere nel regno di Dio? … Che la professione di un credo diverso dal vero non impedirà di per sé che si aprano le porte del paradiso davanti a questo cristiano, ecc.? Come può questo professore di filosofia al Boston College affermare tutto questo, mentre Pio IX insegna esattamente il contrario? E segnalo soprattutto la scandalosa affermazione del Rev. N. Russo, S. J., e cioè: « Questa nostra opinione è la dottrina che ha ricevuto la sanzione del nostro defunto Papa Pio IX  ». Per dimostrare la sua scandalosa affermazione, cita le seguenti parole di Pio IX: « È ugualmente certo che, se un uomo fosse invincibilmente ignorante della vera Religione, non sarebbe ritenuto colpevole agli occhi di Dio per non averla professata. » – « Se, in queste parole, egli dice, Pio IX, non ha chiamato in causa, che l’ignoranza invincibile della vera Religione scusi un protestante dal peccato di eresia, forse che Pio IX intenda insegnare di conseguenza che tale ignoranza invincibile salvi un tale protestante? Insegna forse che l’invincibile ignoranza fornisca tutto ciò che sia necessario per la salvezza, tutto ciò che si può avere solo nella vera Fede? Come potrebbe il professore di filosofia del Jesuit College di Boston trarre una conclusione così falsa e scandalosa da premesse in cui essa non è contenuta? Pio IX ha invece, in molte occasioni, condannato tali opinioni liberali. Leggasi la sua allocuzione ai Cardinali, tenutasi il 17 dicembre 1847, in cui esprime la sua indignazione contro tutti coloro che hanno affermato di aver sanzionato tali opinioni perverse. « … Ai nostri tempi – egli dice – molti dei nemici della Fede cattolica dirigono i loro sforzi nell’equiparare ogni opinione mostruosa alla dottrina di Cristo, o nel confonderla con essa, e così cercano sempre di più propagare quel sistema empio dell’indifferentismo religioso; anzi piuttosto di recente – e ci sentiamo rabbrividire nel dirlo – certi uomini non hanno esitato a calunniarci dicendo che NOI condividiamo la loro follia, favoriamo quel sistema tanto malvagio e che pensiamo così benevolmente ad ogni classe di umanità supponendo che non solo i figli della Chiesa, ma anche i restanti, per quanto possano rimanere alieni dall’unità cattolica, siano ugualmente nella via della salvezza e possano arrivare alla vita eterna. Non troviamo parole per esprimere la nostra detestazione di questa nuova e atroce ingiustizia che ci viene fatta! ».

Si noti bene, Pio IX pronunciò queste solenni parole contro « certi uomini », che chiama i nemici della Fede cattolica, ciò che significa essere cattolici e sacerdoti liberali, come è evidente da altre allocuzioni, in cui afferma di aver condannato non meno di quaranta volte le loro perverse opinioni sulla Religione. Non è, ad esempio, un’opinione perversa e mostruosa, quella del Rev. N. Russo, S. J., quando dice: “L’elemento spirituale (della Chiesa) comprende tutte le grazie e le virtù che sono il fondamento della vita spirituale; include i doni dello Spirito Santo, in altre parole, è ciò che i teologi chiamano l’anima della Chiesa (segue ora l’opinione mostruosa:) e … questa anima misteriosa non è limitata dai confini dell’organizzazione esteriore (della Chiesa); può andare ben oltre, esistere anche in mezzo allo scisma e all’eresia, professati inconsciamente, e legare al nostro Signore i cuori che non sono collegati da nessun legame esteriore con il Corpo visibile della Chiesa. Questa unione con l’anima della Chiesa è essenziale per la salvezza, così essenziale che senza di essa nessuno può essere salvato, ma la necessità di appartenere allo stesso modo al Corpo della Chiesa, anche se reale, in alcuni casi non può ostacolare la salvezza, quando ogni invincibile ignoranza avvolge così la visione intellettuale di un uomo, che gli causi essere responsabile dinanzi a Dio della luce che non vede »? – La confutazione di questa mostruosa opinione è sufficientemente espressa in tutto ciò che abbiamo detto prima. La stessa Allocuzione di Pio IX, citata dal reverendo N. Russo, è una condanna diretta di tali mostruose opinioni. (Vedi Prefazione). Ora questi moderni “aspiranti teologi” non si vergognano di assicurarci più solennemente che le loro opinioni sono la dottrina tenuta da quasi tutti i teologi, e tuttavia non riescono a citare una sola prova della Sacra Scrittura, o dagli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, che dia il minimo supporto alle loro opinioni. – Il Rev. N. Russo e S. O. sembrano non vedere la differenza che c’è tra il dire: l’ignoranza incolpevole non salverà un uomo, e l’ignoranza incolpevole non danneggerà un uomo. Ogni asserzione è corretta, eppure c’è una grande differenza tra le due. Sarà dunque un atto di carità illuminarli sul punto in questione. –

L’ignoranza incolpabile o invincibile non è mai stata e non sarà mai

un mezzo di salvezza.

Per essere salvati, è necessario essere giustificati ed essere nello stato di Grazia Santificante. Per ottenere la grazia santificante, è necessario avere le giuste disposizioni per la giustificazione: cioè, la vera Fede Divina in almeno le verità necessarie per la salvezza, la fiduciosa speranza nel divino Salvatore, il sincero dolore per il peccato, insieme al fermo proposito di fare tutto ciò che Dio ha comandato, ecc. Ora, questi atti di Fede soprannaturali, la speranza, la carità, la contrizione, ecc., che preparano l’anima a ricevere la Grazia santificante, non possono mai essere fornite da un’ignoranza invincibile; e se l’ignoranza invincibile non può fornire la preparazione a ricevere la Grazia santificante, tanto meno può concedere la grazia santificante stessa. « L’ignoranza invincibile – dice San Tommaso d’Aquino – è una punizione per il peccato ». (De Infid. Q X, art. 1.) Essa è quindi: una maledizione, NON una benedizione o un mezzo di salvezza! – Ma se diciamo che l’ignoranza incolpevole non possa salvare un uomo, non diciamo però che l’ignoranza invincibile danneggi un uomo … lungi da noi questo. E allora, dire che l’ignoranza invincibile non sia un mezzo di salvezza, è una cosa; dire che l’ignoranza invincibile sia la causa della dannazione è tutt’altra! Considerare isolatamente la seconda affermazione, sarebbe sbagliato, perché l’ignoranza incolpevole dei principi fondamentali della Fede, scusa un pagano dal peccato di infedeltà, e un protestante dal peccato di eresia, perché tale invincibile ignoranza, essendo solo una semplice privazione involontaria, non è peccato!  – Quindi per questo principio Pio IX disse « … che, se un uomo fosse invincibilmente ignorante della vera Religione, tale invincibile ignoranza non sarebbe peccaminosa davanti a Dio, se tale persona osservasse i precetti della Legge Naturale e facesse la volontà di Dio al meglio della sua conoscenza. Dio, nella sua infinita misericordia, può illuminarlo in modo da ottenere la vita eterna, poiché il Signore, che conosce il cuore e i pensieri dell’uomo, nella sua infinita bontà non soffrirà che nessuno si perda per sempre senza che sia per l’errore proprio. »

I SERMONI DEL CURATO D’ARS: FESTA DI S. GIOVANNI BATTISTA

– 24 Giugno

FESTA DI S. GIOVANNI BATTISTA.

Mirabilis Deus in sanctis suis.

Mirabile è Dio ne’ suoi santi.

(Psalm. LXVII, 36).

[I Sermoni del B. GIOVANNI B. M. VANNEY, trad. It. di Giuseppe D’Isengrad P. d. M. – vol. IV, Torino, Libreria del Sacro Cuore – 1908- imprim. Can. Ezio Gastaldi-Santi, Provic. Gen., Torino, 8  apr. 1908]

Tale fu il linguaggio del Re-Profeta nel considerare la grandezza de’ beni e delle grazie che Dio concede a quelli che lo amano. Sì, certamente, fratelli miei, tutto quello che Dio ha fatto è mirabile: tutto ci rivela un Dio d’infinita sapienza, potenza e misericordia, infinito in ogni maniera di perfezioni. Ma possiamo pur dire che ne’ suoi santi ha fatto qualche cosa di più singolare, o, piuttosto, ha voluto mostrarci in essi ritratte tutte le virtù che Gesù Cristo, suo Figliuolo, ha praticato nel tempo della sua vita mortale. Vogliamo infatti conoscere quale sia stata la vita nascosta di Gesù? Andiamo a visitar quei solitari, i cui capelli incanutirono nelle foreste, e vedremo in essi le virtù di Lui. Vogliam conoscere, almeno in parte, la bellezza ch’ebbe ai suoi occhi e la stima in cui tenne la più bella delle virtù, la purità? Entriamo nei monasteri e vedremo persone dell’un sesso e dell’altro crocifiggere senza posa la loro carne, per conservare in sé così bella virtù. Vogliamo conoscere la sua vita apostolica? Consideriamo tutti quegli apostoli e quei missionari che varcano i mari per annunziare il Vangelo agli idolatri, e sacrificano sanità e vita per salvare quelle povere anime. Desideriamo avere un’idea della vita sofferente di Gesù Cristo? Andiamo in traccia delle numerose schiere dei martiri, consideriamo i supplizi a cui sono sottoposti: gli uni muoiono sull’eculeo o sulle brace ardenti; altri sotto i denti dei leoni, altri muoiono tra i più terribili tormenti. Sì, miei fratelli, in tutti codesti Santi ci par di rivedere la vita stessa di Gesù Cristo. Ciò appunto fa dire anticipatamente al santo Re-Profeta: « O mio Dio, quanto siete ammirabile nei vostri santi! ». Tuttavia, fratelli miei, possiam dire che san Giovanni Battista, di cui celebriamo la festa, e che abbiam la bella sorte di onorare come particolare nostro patrono, racchiude in sé solo tutte le virtù degli altri Santi. La vita del Salvatore fu tutta spesa nel piacere al Padre suo, salvare le anime e far penitenza; e tale fu pure la vita di S. Giovanni Battista. La vita di Gesù Cristo fu pura; e pura fu quella di S. Giovanni Battista. Fin dagli anni più teneri si ritirò nel deserto e non ne uscì che per combattere il vizio, e morir pel suo Dio, prima che il suo Dio morisse per lui. Gesù Cristo è morto per risarcire la gloria del Padre suo; S. Giovanni è morto per sostenere i diritti del suo Dio. Oh! miei fratelli, quante virtù si scoprono in questo gran santo! Certo Maria tiene il primo posto dopo il suo divino Figliuolo; ma possiamo dire che, dopo Maria, tiene il primo posto san Giovanni Battista. Per animarvi, fratelli miei, ad aver grande fiducia in questo incomparabile santo, vi farò conoscere alcune delle grazie che Dio gli ha fatto a preferenza di tutti gli altri eletti. Se vogliamo far l’elogio di certi santi, cominciamo col ricordare i vizi a cui sulle prime si abbandonarono; poi cerchiamo di seppellir questi nelle lor lacrime e coprirli con le penitenze che praticarono in tutto il resto della vita. Vediamo da una parte la debolezza umana, dall’altra la potenza della grazia. Vogliamo parlare di S. Maddalena? Raccontiamo prima la sua vita peccatrice, poi le lacrime che ha versato e le penitenze che ha fatto per placare la giustizia divina. Parliamo di S. Pietro? Vi diciamo che, dopo avere sgraziatamente rinnegato il divino Maestro, pianse amaramente, e la sua penitenza durò tutto il tempo della sua vita. Le loro lacrime e la loro penitenza ci consolano; ma tuttavia ci affliggono i loro peccati, perché hanno offeso un Dio così buono e sì degno d’essere amato! Ma, miei fratelli, nel nostro buono e grande S. Giovanni Battista non troviamo nulla che possa attristarci. Tutto invece ci deve rallegrare, perché in lui vediamo bene soltanto e nulla di male: solo virtù e nessun peccato. Degli altri santi si cominciano a contare le virtù e le penitenze a partir da una certa età : ma di S . Giovanni Battista possiamo cominciare a dir meraviglie anche prima della sua nascita. Oh! miei fratelli, è pur buona cosa lodare un santo in cui non vediamo che le virtù più sublimi! Ma la gran difficoltà che incontriamo nel far l’elogio di S . Giovanni Battista è che le sue virtù son condotte a sì alto grado di perfezione, e così al di sopra dell’umana conoscenza, che ci par cosa temeraria il volerci provare a dime qualche cosa. Non dovremmo contentarci di lodare e benedire il Signore che in maniera così straordinaria lo ha innalzato sugli altri santi? S. Giovanni Battista è tra gli uomini il solo che sia rimasto così poco tempo sotto la tirannia del peccato; aveva sei mesi appena quando Gesù Cristo venne in persona a santificarlo nel seno della madre: grazia concessa a lui solo. Si dice, sì, che il profeta Geremia sia stato santificato nel seno della madre; ma i santi Padri dubitano che sia stato nell’istessa maniera. Per darvi un’idea della grandezza del nostro santo, vi dirò che fu ambasciatore dell’Eterno Padre, il quale lo mandò ad annunziare la venuta del suo Figliuolo sulla terra. Sì, miei fratelli, questo gran santo fu come quella bella stella del mattino che annunzia il levarsi del sole, che deve riscaldare la terra e ravvivare la natura. Il cielo fece sì gran conto di S. Giovanni Battista, che, per annunziarne la venuta, si valse di quanto aveva di più grande nella sua corte. L’Angelo istesso annunziò la concezione del Salvatore e quella di S. Giovanni. Fu (possiamo dirlo) un bambino tutto celeste: fu formato nel seno d’una madre, dopo la B. Vergine, la più santa che sia stata al mondo ([Senza pretendere di discutere il merito dei Santi, conforme al consiglio dell’Imitazione (lib. III, cap. LVIII) non si potrebbe preferire S. Anna, madre della Madre di Dio, a S. Elisabetta, madre del Precursore? (Nota degli editori francesi)]. Egli fu opera piuttosto della grazia che della natura, perché i suoi parenti erano molto avanzati in età e non più in condizione d’aver prole. S. Agostino (In parecchi sermoni In natali Joannis Baptistæ), domanda perché di S. Giovanni Battista si festeggia la nascita, mentre di tutti gli altri santi si celebra la festa nel giorno della morte.« Perché, risponde il santo, gli altri santi non furono eletti da Dio prima di nascere, e neppure nell’atto del loro nascimento, ma soltanto nel corso della lor vita dopo molti combattimenti e penitenze; S. Giovanni Battista invece fu eletto da Dio non solo nel nascere, ma prima ancor che nascesse; prima di vederla luce è profeta; ancor nel seno della madre riconosce già il Salvatore del mondo, pur esso chiuso ancora nel seno della S S . Vergine » . Sì, diciamolo,fratelli miei, prima che i suoi occhi si aprissero, già contemplava il suo Dio e il suo Salvatore promesso da tanti secoli. E vediamo poi che fu pure un continuo prodigio tutta la sua vita. La sua nascita fu simile a quello splendido sole che sorge ogni giorno a portar in ogni parte gioia e fecondità. La sua culla fu come un monte di balsamo, che spande i suoi profumi fino alle estremità della terra. Infatti, quando S. Giovanni venne al mondo, tutti i suoi parenti e tutti quei dei dintorni erano pieni di ammirazione; si udivano dirsi a vicenda: « Che sarà un giorno codesto fanciullo? Veramente è sopra di esso la mano onnipotente di Dio » (S. Luc. I, 66). Sì, miei fratelli, da qualunque parte consideriamo questo Santo, nulla vediamo in lui che non sia grande. 1° È grande pel nome di Giovanni che gli fu dato; 2° è grande per le grazie di cui il cielo lo ricolmò; 3° è grande per la missione affidatagli da Dio; 4° è grande per le sublimi virtù che praticò; 5° è grande dinanzi a Dio; 6° è grande dinanzi agli uomini; 7° finalmente è grande nella sua morte. Non è un abisso di grandezze? Non ho ragione di dirvi che sarebbe guadagno il serbare il silenzio,anziché voler tentar l’elogio di sì gran Santo:tanto le sue virtù sono superiori all’umana conoscenza? Oh! quante grazie, fratelli miei, possiamo ottener dal cielo per la sua protezione!

Dico adunque: 1° che S. Giovanni è grande pel nome che l’Angelo gli ha dato. L’Eterno Padre scelse per lui questo nome per farci intendere che quel fanciullo sarebbe tutto celeste. Il nome « Giovanni » significa « grazia, benedizione, privilegio singolare ».

2° Dico che è grande pei favori concessigli dal cielo. Dio infatti per cancellare in lui il peccato originale, non seguì le leggi ordinarie: fu santificato nel seno della madre. S. Ambrogio dice che la grazia di Dio l’animò anche prima che avesse vita; e S. Pier Crisologo, che Dio lo mise in cielo prima che i suoi piedi toccassero la terra; gli diede lo spirito divino prima dell’umano, e gli fece dono della sua grazia prima che la natura avesse formato il suo corpo. Sì, aggiunge questo gran santo, Dio lo fece vivere in Sé prima che vivesse della vita naturale. Ma se vogliamo avere un’idea anche più sublime di questa grandezza, convien considerare che Gesù Cristo stesso, in quanto uomo, gli ha meritato queste grazie, e che la SS. Vergine fu eletta dall’eterno Padre per esserne depositaria. Oh! miei fratelli, quante grazie, quante virtù, quante grandezze rinchiuse in un solo santo! Appena Gesù Cristo è concepito nel seno della sua SS. Madre, parte, o meglio comanda a Lei d’andare prontamente a visitare sua cugina Elisabetta per santificare il suo precursore. « Pare, dice S. Pier Damiani, che il Salvatore sia venuto al mondo per lui  solo: lascia tutti gli altri da parte per cercar solo S. Giovanni » . Dà a sua Madre forza straordinaria per varcare le montagne della Giudea, il che Ella fa con incredibile prestezza. Al giungere di Maria S. Elisabetta e S. Giovanni Battista son presi da un dolce rapimento: Elisabetta apre la bocca per manifestare i favori che Dio le ha fatto con la visita di Maria; Giovanni Battista esulta di gioia, e adora il suo Dio e Salvatore, anche prima di vederlo con gli occhi del corpo. Ah! felice santificazione, che fu fatta da Gesù Cristo in persona con tanta benevolenza e sollecitudine! Ma a quest’amore premuroso di Gesù Cristo aggiungiamo, miei fratelli, le sollecitudini di Maria, dispensatrice delle sue grazie. Oh! qual felicità fu quella di S. Giovanni Battista che, uscendo dal seno della madre, fu posto tra le braccia della SS. Vergine! (Ognun sa che gl’interpreti disputano se la S.S. Vergine sia tornata a Nazareth prima o dopo la nascita di S. Giovanni. (Nota del Traduttore). – Oh! miei fratelli, quale effusione di grazie nei tre mesi che rimase presso Elisabetta sua cugina! Quante volte prese tra le braccia il fanciullo! Quante volte lo portò e lo baciò! S. Ambrogio ci dice che la SS. Vergine aveva tale purezza e santità, soprattutto dopo aver concepito e poi dato alla luce il Figliuol di Dio, che a chiunque la vedesse comunicava la purità. Impossibile, dice questo Padre, mirarla e non sentirsi accesi d’amore per sì bella e preziosa virtù. S. Dionisio Areopagita dice che, anche dopo l’Ascensione di Nostro Signore, Ella aveva tali grazie, tal fascino, tali attrattive, tale santità, e si vedevano in Ella tanta maestà e tali raggi di divinità che, se la fede non l’avesse vietato, tutti l’avrebbero adorata come una dea ((V. il P. Lejeune Sermone CXXIV T.V. Nascita, vita e morte di S. Giovanni Battista. Il Beato cita testualmente il celebrepredicatore dell’Oratorio. Basti questo semplice rimando. – Nota degli editori francesi). Se dunque chiunque soltanto la rimirasse, si sentiva pieno di sì grande purità, qual purezza non dovette comunicare a S. Giovanni Battista carezzandolo, abbracciandolo, effondendo sulle sue labbra lo spirito della grazia col suo alito verginale; poiché in quel momento Gesù e Maria erano, per così dire, una cosa sola? Gesù, in quel tempo felice per Maria, respirava per la bocca di Lei; il soffio e l’alito di Maria non erano altro che il respiro di Gesù. Se Maria dopo l’Ascensione di Gesù Cristo aveva sì grande impero sulle anime, qual torrente di grazia non dovette spandere su S. Giovanni quando Gesù era nel suo seno? O avventurato fanciullo! O madre felice! Quante grazie vi ha recato la visita di Maria! E non dovremo credere che, in quei momenti beati, il cuoricino di S. Giovanni fosse una fornace ardente delle fiamme dell’amor divino? Ma se tante grazie si accompagnarono alla sua nascita, che sarà del corso della sua vita? Ad ogni tratto Iddio gli concede nuovi favori; comincia a darglieli fin dal seno della madre e non cesserà che quando Erode gli farà troncare il capo per consegnarlo all’infame Erodiade.

3° S. Giovanni Battista è grande per la missione da tutta l’eternità assegnatagli da Dio Padre. Lo Spirito Santo ne parla con effusione d’ammirazione: ci fa sapere che l’eterno Padre l’ha scelto per annunziare agli uomini la venuta del Salvatore. I profeti e le figure l’avevano prenunziato molto tempo prima; ma Giovanni Battista è veramente la voce di Dio che grida nel deserto annunziando al popolo che il regno de’ cieli è vicino, che il Salvatore è già sulla terra. Vedendo venire a sé il Figliuolo di Dio, Giovanni, pieno di gioia, si volge verso il popolo e dice: « Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che cancella i peccati del mondo » – S. Giov. I, 29). Ecco il Redentore del mondo promesso ed aspettato da quattromila anni: è desso, e viene a redimere gli uomini… « Fate dunque frutti degni di penitenza! » (S. Matt. III, 8). Sì, miei fratelli, quest’ufficio di precursore è sì nobile che non abbiamo termini per parlarne degnamente. L’eterno Padre volle che S. Giovanni Battista sostenesse le parti del suo Figliuolo; a lui par che voglia affidata la cura della sua causa, come a cuore più puro d’ogni altro e più degno. Ma accresce poi quasi all’infinito la grandezza di S. Giovanni Battista l’aver avuto l’alto onore di battezzare il suo Dio: questa missione è ultimo compimento che mette interamente il colmo alla sua gloria. « O mio Dio! esclama S. Agostino con effusione di meraviglia, qual gloria maggiore pel servo che quella di battezzare il suo Salvatore e il suo Padrone? Qual onore per una creatura vedere a’ suoi piedi il Creatore! » (Sermo VI in Natali S. Joannis Baptistæ c. IV, 4). « Figliuoli miei, ci dice Tertulliano, per toccare il corpo adorabile di Gesù Cristo era necessario che S. Giovanni Battista avesse purità proporzionata a quella della S. S. Vergine », la qual cosa par che lo inetta quasi al pari di Lei.

4° S. Giovanni Battista è grande per le virtù sublimi che ha praticato. Non vi parlerò, miei fratelli, delle sue virtù interiori: è un abisso senza fondo, cui Dio solo poté scandagliare: tutt’al più possiamo parlare di quelle che apparvero agli occhi degli uomini, e li riempirono di stupore. Se consideriamo la sua penitenza, il suo zelo infaticabile, il suo distacco e la sua grande umiltà, non sapremo di quale convenga parlar per la prima. Dico innanzi tutto che uscì, ancor fanciullo, dalla casa paterna per andare in un deserto, ove visse solo in compagnia delle fiere selvagge: per veste aveva una tunica grossolana fatta di pelo di cammello: suo nutrimento erano un po’ di miele selvatico e qualche locusta (S. Matt. III, 4). Per bevanda aveva acqua soltanto, e in sì piccola quantità che Gesù Cristo disse di lui « che non mangiava né beveva » (Ibid. X I , 18), facendoci intender con ciò che prendeva scarsissimo alimento, tanto per sostentare la vita. Vediamo, sì, molti santi andare a passar nelle foreste parte dei loro giorni; ma avevano come alloggiare e provvedere alle loro necessità. San Giovanni solo, possiamo assicurarlo, entrò sì giovane nella solitudine. Infatti aveva diciotto mesi appena quando il re Erode ebbe il barbaro pensiero di far morire tutti i bambini dai due anni in giù (Propriamente l’ordine d’uccidere i bambini era soltanto per Betlemme e il suo territorio. – Nota del Traduttore). Zaccaria, padre di S. Giovanni, consigliò ad Elisabetta, sua consorte, di prender il fanciullo e fuggire per scampare al macello. Infatti dopo tutte le meraviglie che si eran vedute alla sua nascita, v’era motivo di temere che fosse preso pel Messia. Per salvar da morte il suo figliuolo Elisabetta fuggì frettolosamente nei boschi abbandonandosi nelle mani della Provvidenza; ma (ohimè!) quaranta giorni dopo morì (Vedi in Ribadeneira al 24 di Giugno i particolari qui riferiti). Gli ufficiali del re, andati da Zaccaria, gli chiesero ove fossero la madre e il figliuolo. Il padre rispose che non poteva dirlo. Sbuffando di collera, lo uccisero tra il vestibolo e l’altare; perché era allora a pregare nel tempio. Ma che sarà di S. Giovanni che non ha ancora due anni, in mezzo ad un bosco, senza padre, senza madre, senza speranza d’alcun d’aiuto umano? Ciò vi fa forse meraviglia; ma non temete: tutto accade per ordine preciso della Provvidenza. Sebbene i suoi parenti fossero gran santi, pur non erano degni d’aver cura di questo incomparabile fanciullo: questo onore era riservato agli Angeli. Morta appena Elisabetta, l’eterno Padre mandò, non solo un Angelo, ma uno stuolo d’Angeli che vegliarono alla conservazione di questo celeste fanciullo fino al tempo in cui fu capace di provvedere a se stesso. Sappiamo bene che il Signore mandò parecchie volte ai santi con che provvedere alle loro necessità: agli uni mandò corvi, come a S. Paolo primo eremita; ad altri cani, come a S. Rocco; o cervi come a S. Gille; comandò una volta ad un Angelo di recare il nutrimento al profeta Elia, mentre era perseguitato dalla regina Gezabele (III Re, XIX, 5). Ma quanto a S. Giovanni gli animali non avrebbero osato di accostarsi all’ambasciatore dell’eterno Padre. Neppur bastava un Angelo, era necessario che di lui s’occupasse tutto il Paradiso. Il nostro santo è dunque privo delle braccia materne, ma tosto scendono gli Angeli e lo circondano. « O mio Dio! esclama l’illustre Cardinal Baronio, qual prodigio di meraviglie è questo fanciullo che, anche nascendo, fa stupire cielo e terra! ». La sua penitenza comincia quasi con la vita. Ah! povero bambino, perché fai tu penitenza? Certo non è il solo che abbia fatto penitenza. Se scorriamo le vite dei santi, vi incontriamo rigori che riempiono di confusione la nostra mollezza. Gli uni passano sette od otto giorni senza mangiare e bere; altri, quale S. Simeone Stilita (Vite dei Padri del deserto T. VII), giungono a quaranta giorni; oppure tollerano tormenti la cui pittura fa morire di spavento, come un S. Venanzio, una S. Regina e molti altri. Vediamo però che tutti avevano peccato, e tutti perciò avevano bisogno di far penitenza per soddisfare alla divina giustizia. Ma S. Giovanni perché fa penitenza? La sua vita, dopo quella della SS. Vergine, non è la vita più pura e più santa di tutte? Eccone la ragione. Essendo ambasciatore dell’eterno Padre per annunziare la venuta del suo Figliuolo, doveva essere adorno delle più sublimi virtù, e la sua sola presenza doveva cominciare a scuotere e commuovere i cuori con l’esempio d’una vita sì innocente e insieme così penitente. Suo nutrimento e sua occupazione son lacrime e gemiti; non v’è virtù ch’egli non pratichi nel più alto grado di perfezione. Dopo tanti anni di lacrime e di penitenze lascia il deserto; ma per annunziare al popolo la venuta del Messia e prepararvelo ; mostrò tanto coraggio perché sperava di dar la vita pel suo Salvatore, prima che il Salvatore la desse per lui. – Fu grande pel suo zelo. Parlava con tanto ardore, con zelo così acceso, che faceva tutti stupire. Si credeva vedere in lui il profeta Elia tornato sulla terra e salito sul suo carro di fuoco per convertire i peccatori più induriti. Nulla lo trattiene; dovunque trova il vizio lo combatte con zelo inaudito. Rimprovera ai peccatori la loro vita vergognosa, e li minaccia della collera di Dio, se non fanno penitenza: « Razza di vipere, dice loro, chi vi ha insegnato a fuggire la collera del Signore, vicina a cadere su voi? Fate dunque frutti degni di penitenza, non ritardate più la vostra conversione, poiché la scure è ai piedi dell’albero, e ogni albero che non porta buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco » (S. Matt. III, 7, 10). « Sì, esclama S. Bernardo, era talmente acceso d’amor di Dio, che le sue parole erano a guisa di ardenti carboni, capaci d’accendere i cuori più ghiacciati e convertire i più ostinati peccatori ». Se gli si chiedeva che cosa dovesse farsi per prepararsi alla venuta del Messia, rispondeva: « Chi ha due vesti ne dia una ai poveri. Chi ha pane ne dia a chi non ne ha » (S. Luc. III, 11). Finalmente nell’ardore del suo zelo, saputo che il re si abbandonava al vizio infame dell’impurità, va alla corte ed arditamente gli rimprovera una vita sì ignominiosa ed indegna. Eppur sapeva certo che questo passo gli costerebbe la vita! Non importa: la gloria di Dio è assalita, e ciò basta perché né minacce, né tormenti valgano a trattenerlo; si mette ogni altro riguardo sotto i piedi; crede d’essere al mondo solo per difendere la causa del suo Dio, e, dacché se ne presenta l’occasione, la coglie. Ah! piacesse a Dio che i suoi ministri ai dì nostri fossero tutti in eguali disposizioni, e né promesse, né minacce potassero indurli a tradire la loro coscienza! Sì, fratelli miei, questo santo ardeva di desiderio di dar la vita pel suo Salvatore. Oh! se avessimo tutti questa sorte felice, e facessimo a tal fine tutto ciò che possiamo, quanti peccati di meno, e quante opere virtuose e buone di più! – Egli è grande pel suo distacco dai beni di questo mondo e pel suo dispregio pur della vita. Nella povertà ha, in certo modo, superato Gesù Cristo. Se Gesù non volle nascere in una casa che appartenesse ai suoi parenti, tuttavia qualche tempo dopo venne a Nazareth, in casa di sua Madre. Invece S. Giovanni Battista abbandonò la casa paterna in età di circa diciotto mesi e non vi tornò più. Il Figliuolo di Dio fu assai povero nelle vesti e nell’alimento; S. Giovanni Battista lo fu, per così dire, anche di più. Il Figliuol di Dio aveva vesti ordinarie; egli ha soltanto una pelle di cammello irta di peli. L’alimento del Figliuol di Dio è un po’ di pane comune; quello di S. Giovanni Battista un po’ di miele selvatico e qualche locusta. Il Figlio di Dio riposava sopra un letto disagiato; S. Giovanni aveva per letto la nuda terra. Perciò Gesù Cristo medesimo ha detto che Giovanni Battista non mangiava né beveva per farci intendere la grandezza della sua penitenza. Il Salvatore del mondo aveva la compagnia dei suoi parenti; S. Giovanni Battista non ebbe altra compagnia che le bestie selvagge. Non è vero, fratelli miei, (e dobbiamo pur confessarlo) che di quest’oceano di virtù non può trovarsi il fondo, e quanto possiamo dirne, di fronte alla realtà, è nulla! – È grande per la sua umiltà. La terra, miei fratelli, non ebbe mai la sorte avventurata di vedere un santo umile del pari. Dopo la SS. Vergine egli è quanto v’ha di più grande, e si paragona a quanto v’è di più vile e di più debole sulla terra. Agli occhi del mondo gode la più alta stima: chi lo riguarda come un Angelo sceso dal cielo, chi lo crede il Messia. Invero i Pontefici e i capi del popolo giudaico avevano concepito di lui sì grande idea, che gli mandarono i più ragguardevoli della loro nazione, i sacerdoti e i leviti, per saper da lui, dalla sua propria bocca chi fosse. Gli domandarono prima s’era il Messia, perché una vita accompagnata da tanti prodigi, così ritirata e penitente, ai loro occhi, conveniva solo al Messia. Quell’abisso d’umiltà risponde loro senza rigiri: « No ». Non potendo persuadersi che fosse un uomo ordinario, gli domandano se è Elia, sapendo che questo profeta era operator di miracoli. Risponde di nuovo: « No: non sono » . — « Ma, gli dicono allora, se non sei né il Messia, né un profeta, dicci chi sei, perché possiamo dar risposta a quelli che ci han mandato » . — « Ebbene, risponde questo prodigio d’umiltà, io son la voce di colui che grida nel deserto: preparate le vie del Signore, fate penitenza » (S. Giov. I). Poteva mostrare in miglior modo la sua umiltà che dicendo d’essere un mero suono di voce risuonante nel deserto? Può trovarsi cosa più debole e di minor valore che il suono della voce? « Colui che viene dopo di me è infinitamente più grande di me, e io non son degno neppure di sciogliere il legacciolo delle sue scarpe ». Oh! umiltà incomparabile! Poteva a buon dritto attribuirsi la qualità di profeta,» perché mandato da Dio per annunziar la venuta del suo Figliuolo; ma, per distruggere la buona opinione che si aveva di lui, si serve delle parole più adatte a farlo confondere con la, comune degli uomini. « È facile, fratelli miei, dice S. Agostino, non desiderar lodi, quando niuno vuol darcene; ma è difficile non godere nell’udirle quando pubblicamente ci si danno ».

5° S. Giovanni Battista è grande dinanzi a Dio, perché Gesù di sua bocca ne ha fatto l’elogio, e ha lodato le sue belle virtù. Vi è certo gran differenza tra le lodi che danno gli uomini e quelle che Dio medesimo dà. Tutti gli uomini possono ingannarsi; ma Dio stima e loda soltanto ciò che merita d’essere stimato o lodato. Oh! qual gloria pel nostro santo essere stato grande dinanzi a Dio! È il maggior di tutti gli onori. Gesù Cristo ebbe di lui tanta stima, che non volle lasciarne far l’elogio da un uomo qualsiasi e neppur da un Angelo; volle farlo Egli in persona, facendo conoscer così che nessuna creatura, in cielo ed in terra, era capace di farlo degnamente. Leggiamo, sì, nella santa Scrittura che Dio, parlando di Mosè, di Giuseppe, di Nathan profeta e del profeta Elia, dice che furono grandi dinanzi ai re della terra; ma, quanto all’esser grande dinanzi a Dio, ciò è detto di S. Giovanni Battista soltanto. Se mi fosse lecito parlar così, direi che Dio pare volerlo eguagliare a se stesso. L’Angelo, nunzio dell’Incarnazione, usò le medesime parole parlando a Maria e ad Elisabetta (Intendi a Zaccaria. S. Luc. I, 15 e segg. – Nota del Traduttore): « Il Figliuolo vostro sarà grande dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini ». Ciò posto, fratelli miei, non ho ragione di dire che niuna creatura era capace di far l’elogio di quest’angelo vivente sulla terra? Gesù Cristo, è vero, ha lodato Maddalena per avere abbracciato i suoi piedi; ha lodato il centurione e la Cananea, dicendo che in tutto Israele non aveva trovato fede sì grande; mai ha parlato di qualche virtù in particolare; ma quanto al nostro santo si compiace singolarmente di parlar di ciascuna delle sue perfezioni. Uditelo quando, rivolgendosi ai Giudei, parla ad essi della grandezza di S. Giovanni: « Che cosa siete andati a veder nel deserto? Una canna agitata dal vento? » cioè un uomo ordinario, che abbia per sua porzione l’incostanza e la debolezza, e pieghi ad ogni vento? No, no, è un uomo incrollabile e inviolabilmente attaccato alla legge divina. Uditelo parlar della sua penitenza. « Chi siete andati a vedere? Forse un uomo delicatamente vestito come i mondani? No, uomini di tal fatta sono nelle case dei grandi ». Finalmente per estenderne la lode quasi all’infinito, dice « che tra i nati di donna niuno può superarlo » (S. Matteo XI, 11). Può forse dirsi di più, miei fratelli? Gesù Cristo nel lodare qualche virtù non la mise mai al di sopra di quella d’altri santi; ma nel dar lodi a Giovanni Battista ne esalta la santità al di sopra di quella di tutti gli altri uomini. Inoltre asserisce infine ch’esso « è profeta e più che profeta ». Oh! miei fratelli, quante grazie e quante benedizioni otterremmo se avessimo la bella sorte d’avere vera confidenza in questo gran Santo!…

6° S. Giovanni è grande dinanzi agli uomini. Parecchi secoli innanzi i profeti ne annunziarono la nascita e, parlando della sua venuta, usarono di tutta l’eloquenza che aveva dato loro lo Spirito santo. Il profeta Isaia lo dipinge sotto la figura d’una voce risuonante che si farà sentire per tutti i deserti della Giudea (Isai. XL, 3). Geremia lo paragona ad un muro di bronzo e ad una saetta infocata, per farcene conoscere la costanza e lo zelo per la gloria di Dio (Gerem. I, 18). Malachia lo chiama un angelo per mostrarci la bellezza e la grandezza della sua purità (Malac. III, 1). « Sì grande stima si aveva di lui, dice S. Giovanni Damasceno, che tutto il popolo lo seguiva credendolo il Messia. Quand’ebbe la bella sorte di battezzare Gesù Cristo, gli si sarebbero attribuite quelle parole che si udirono scender dal cielo: « È questi il mio Figliuolo diletto », se lo Spirito Santo, che apparve allora sotto forma di colomba, non avesse fatto conoscere il Figliuolo di Dio posandosi sul suo capo » . Dopo la sua morte si credette vedere nella persona di Gesù Cristo S. Giovanni Battista risorto. I Padri della Chiesa non sanno in quali termini parlare di lui; tanto al di sopra della loro scienza riconoscono essere i suoi meriti! S. Pier Crisologo lo chiama scuola di virtù, modello di santità, regola di giustizia, martire della verginità, esempio di castità, predicatore della penitenza, voce degli apostoli, luce del mondo, testimonio di Dio e santuario della SS. Trinità. Per darvi una prova della stima, in cui la Chiesa del cielo e della terra tiene il nostro Santo, vi dirò che Dio aveva ispirato alla sua Chiesa il pensiero di celebrar tre Messe nel giorno della sua nascita, come in quello della nascita del Salvatore: tanto conforme è la sua vita con quella del divino Maestro! Ebbene, fratelli miei, avevate voi tale idea della grandezza, della dignità e della santità di S. Giovanni Battista? Ah! perché, amici miei, abbiamo si poca devozione verso i Santi e sì poca fiducia in essi? Perché non ci siam mai dati pensiero di conoscere le virtù e le penitenze che han praticato e il potere che hanno presso Dio.

7° Finalmente S. Giovanni Battista è grande per la sua morte. Essa è pienamente conforme a quella di Gesù Cristo. Gesù Cristo ha tracciato la via del cielo; ma quanto a S. Giovanni Battista, l’ha fatto camminare innanzi a sé. S. Giovanni lo ha preceduto nel deserto, ha abbracciato prima di Lui la penitenza esteriore, prima di Lui ha predicato, prima di Lui è morto. Il Salvatore fu abbandonato da tutti i suoi amici, eccetto la sua SS. Madre; S. Giovanni pare lo sia stato anche di più. Gesù Cristo, nella sua Passione, fu seguito da alcune pie donne che piangevano; S. Giovanni non ebbe chi lo consolasse: ad esempio del divino Maestro moriva fra i tormenti e nell’abbandono universale. Quando il beato S. Stefano fu lapidato da’ Giudei, ebbe la sorte felice d’essere incoraggiato dal Signore medesimo, che schiuse i cieli, e per questa apertura gli si mostrò. S. Giovanni soffre una morte anche più amara che S. Stefano; perché, se Gesù avesse voluto consolare S. Giovanni, non avrebbe avuto bisogno d’aprire i cieli; ma solo di far pochi passi per venire dalla Galilea in Giudea. Avrebbe potuto almeno mandargli un angelo per consolarlo, come lo mandò a S. Pietro che, imprigionato nella città stessa di Gerusalemme per ordine di Erode, fu visitato da un Angelo che spezzò le sue catene e lo restituì sano e salvo ai fedeli (Atti degli Ap. XII). Perché dunque, fratelli miei, Gesù Cristo non fece così a riguardo del suo congiunto, ch’era di tutti i santi il più innocente, il più austero tra tutti i confessori ne’ rigori della penitenza, il più casto tra i vergini, il più mortificato e il più tormentato tra i martiri nella sua passione e nella sua morte? Non v i meravigliate, fratelli miei, di vedere un santo sì grande, di cui Dio medesimo ha fatto tanti elogi, morire senza consolazione e nell’ultima sua ora abbandonato; dopo essere stato in tutto il corso della sua vita immagine vivente di Gesù Cristo, doveva esserlo anche nella sua morte. Come il Figliuol di Dio ne’ suoi ultimi momenti dovette essere abbandonato dal Padre suo, così il nostro santo dovette essere abbandonato da Gesù, suo congiunto. Lo zelo che Gesù Cristo mostrò per la gloria del Padre suo, la sua libertà nel riprendere il vizio, gli attirarono accusatori e falsi testimoni. L’istesso fu di S. Giovanni Battista (S. Marc. VI). Erode, vedendo la sua libertà nel riprenderlo, lo fece imprigionare per richiesta dell’adultera Erodiade. Quelli che resero falsa testimonianza contro Gesù erano persone di niun conto; quei che fecero condannare S. Giovanni Battista erano quanto può darsi d’infame sulla terra: un re impudico, una donna adultera e la figliuola di lei non meno spregevole. Mentre il re e tutta la sua corte s’abbandonavano alla crapula e all’impudicizia, questa ballò con tanta grazia che il re promise di darle qualunque cosa volesse, foss’anche la metà del suo regno. L’infame fanciulla si rivolse alla madre per sapere che cosa dovesse chiedere al re. La madre adultera, nemica del più santo tra gli uomini, le disse: « Va, prendi questo piatto e recami il capo di Giovanni ». La sciagurata figlia, degna di tal madre, torna subito dal re e gli dice: « Dammi subito su questo piatto la testa di Giovanni Battista ». Parve che a tal domanda il re inorridisse; ma, non volendo aver nome d’incostante, comandò ad un manigoldo di andar a decapitare Giovanni. La rea fanciulla, lieta d’aver quella testa più che se avesse avuto la metà del regno d’Erode, andò tutta in festa a portarla alla madre, la quale, sbuffando di collera, osò afferrare con le sue mani impure la lingua del più santo tra i figliuoli degli uomini, e preso lo spillo con cui teneva ferme le trecce, la trafisse in mille punti, per vendicarsi della libertà con cui le aveva rimproverato i suoi delitti. Ohimè! miei fratelli, chi non sarà pieno di confusione alla vista di tanta crudeltà? Gesù Cristo fu bagnato del suo sangue nella flagellazione; ma non meno lo fu S. Giovanni Battista nella sua passione, poiché par che il suo sangue gli abbia fatto come un secondo vestimento. Gesù Cristo dopo morte non fu più perseguitato; ma il nostro santo provò anche dopo morte il furore dei suoi nemici. Chi non si meraviglierà di vedere così gran santo soffrir tanti tormenti senza che Gesù ne prenda la difesa? Ah! miei fratelli, fu perché Dio voleva innalzare Giovanni al più alto grado di perfezione e di gloria. Volle che la sua vita e la sua morte fossero un continuo martirio. Dio poi non tardò a punire gli autori della morte di Giovanni. La fanciulla impudica, un giorno passando un fiume, fu presa, dicesi, tra due massi di ghiaccio, che le troncarono il capo. Erode poi e l’adultera Erodiade, accusati da Agrippa d’aver macchinato una sedizione e costretti ad andar esuli in Ispagna, morirono entrambi per via oppressi da ogni sorta di mali. Quanto abbiam detto ci mostra che i patimenti e le persecuzioni furono e saranno sempre il retaggio dei santi e dei buoni Cristiani, e che, quando siam spregiati e perseguitati dai seguaci del mondo, dobbiamo rallegrarcene. Chiediamo a Dio, miei fratelli, nell’ottava di questa bella festa, che voglia concederci, per l’intercessione di questo gran santo, le virtù ch’egli praticò nel corso della sua vita, e soprattutto la sua umiltà ch’egli spinse a così alto grado; la sua purità che difese a costo della vita; il suo distacco dai beni terreni e il suo disprezzo della morte; finalmente la sua perfetta unione con Dio. Sì, rivolgiamoci con fiducia a S. Giovanni Battista; ricordiamo che in cielo è assai più potente che sopra la terra, e ci otterrà grazie nel tempo e gloria nell’eternità. Questa felicità vi desidero.