EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13 -C-)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13-C)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

La carità non può essere conservata fuori dall’unità della Chiesa,

e così puoi vedere che senza di essa non sei nulla, anche se hai il Battesimo e la Fede, e con la tua Fede puoi anche smuovere le montagne Se questa è anche la tua opinione, non detestiamo e non disprezziamo né i Sacramenti che riconosciamo in te, né la Fede stessa, ma professiamo la carità, senza la quale non siamo nulla, nemmeno con i Sacramenti e la Fede. Professiamo la carità quando abbracciamo l’unità; e abbracciamo l’unità quando la nostra conoscenza è nell’unità con le parole di Cristo, non quando mediante le nostre parole ci formiamo un quadro parziale. – « Un altro pretesto – dice Brownson – per queste persone è: alcuni dicono che Dio deve essere creduto secondo la misura della grazia da Lui ricevuta; i Cattolici, in effetti, credono a molte cose che i protestanti non professano, ma i primi hanno ricevuto i cinque talenti, i ​​secondi solo due o tre. Essi non condannano i Cattolici, ma sperano di essere salvati nella misura ridotta che essi hanno ricevuto. » – « Ma qui ci si può avvalere di ciò che abbiamo appena riportato da Sant’Agostino; poiché se anche il Battesimo e la Fede non servono a nulla senza l’indispensabile Carità, molto meno trarranno profitto da una semplice porzione che si è ottenuta dalla divisione e nello scisma. (De controversiis Tract. General, IX de unità. Eccl. Et Schism, cap. 15; Vide etiam Lib. 1. de Bapt. Contr. Donat. Cap. V.; lib, 1 contr. Litt. Petil. Cap. 23, et lib. 2. cap. 8; et de Unit. Eccl. Cap. 2. S. Optat. Melevit. 1 e 2.). » Questa è la più alta autorità espressa in merito. Elimina tutti i possibili pretesti che i nostri compatrioti possano sostenere, o che possano essere addotti da loro. Coloro che vengono educati nella Chiesa, istruiti nella sua Fede e ammessi ai suoi Sacramenti, se si staccano da Essa, possono essere salvati solo ritornandovi e facendo penitenza; e tutti coloro che, consapevolmente resistono alla sua Autorità o aderiscono a società eretiche e scismatiche, sapendo che sono tali, sono nella stessa categoria e non hanno mezzi possibili di salvezza senza essersi riconciliati con la Chiesa e sciolti dai lacci con i quali erano legati. Fin qui tutto è chiaro e innegabile! Ma anche coloro che si trovano in società separate dalla Chiesa per ignoranza, credendo che queste siano la Chiesa di Cristo, secondo le autorità citate, sono rei di “sacrilegio”, un peccato molto grave, sono carenti di carità, che non può essere praticata fuori dall’unità della Chiesa, e senza la quale essi non sono nulla; quindi, qualunque sia il grado comparativo o l’entità della loro peccaminosità, essi sono comunque sulla via della perdizione, così come quegli altri, e non più degli altri possono essere salvati senza essersi riconciliati con la Chiesa. Ma queste diverse classi includono tutti i nostri concittadini che non siano nella Chiesa, e quindi, poiché ognuno di questi è esposto all’ira e alla condanna di Dio, abbiamo il diritto, anzi siamo in dovere, di predicare a tutti, senza eccezione, che, a meno che non entrino nella Chiesa, e si sottomettano umilmente alle sue leggi, perseverando nel loro amore e nell’obbedienza, saranno inevitabilmente persi. « Fuori dalla Chiesa non c’è nessuna salvezza per nessuno! ». (Quarto Consiglio del Lat.) – « Indiscutibilmente, tutti devono entrare nella Chiesa – diranno alcuni – ma non necessariamente nella Chiesa visibile; dobbiamo distinguere tra il Corpo o la comunione esteriore della Chiesa, e l’anima, o la comunione interiore: ma il dogma della fede dice semplicemente: “fuori dalla Chiesa non c’è salvezza”, e nessuno ha il diritto di aggiungere la parola visibile o esterno. »  – « Aggiungiamo la parola “esteriore” o visibile – dice il dottor O. A. Brownson – per distinguere la Chiesa da cui non c’è salvezza, dalla Chiesa invisibile pretesa dai protestanti, e che nessun Cattolico professa o può ammettere. Senza di Essa, il dogma della Fede non ha significato. Indiscutibilmente, poiché nostro Signore nella sua umanità aveva due parti, il suo corpo e la sua anima, così possiamo considerare la Chiesa, sua Sposa, come avente due parti, quella esteriore e visibile, l’altra interiore e invisibile, o visibile solo dall’esterno, come l’anima dell’uomo è visibile dalla sua faccia; ma sostenere che le due parti siano separabili, o che l’interno esista scollegato dall’esterno e sia sufficiente indipendentemente da esso, significa affermare, in molte parole, la dottrina predominante dei protestanti, e per quanto riguarda le condizioni indispensabili di salvezza, cederle, almeno nella loro comprensione, sull’intera questione. Allo stato attuale delle controversie con i protestanti, non possiamo salvare l’integrità della fede, a meno che non aggiungiamo l’epiteto, visibile o esterno. Ma non è vero che così facendo aggiungiamo qualcosa al dogma della fede. Il senso dell’epiteto è necessariamente contenuto nella semplice parola Chiesa stessa, e l’unica necessità di aggiungerlo è nel fatto che gli eretici hanno mutilato il significato della parola Chiesa, così che per loro non ha più il suo significato pieno e corretto. Ogni volta che la parola Chiesa sia usata genericamente, senza alcuna qualifica specifica, espressa o necessariamente implicita, significa, con la sua stessa forza: Chiesa visibile e invisibile, il Corpo non meno dell’anima; perché il Corpo, la comunione visibile o esterna, non è un semplice accidente, ma elemento essenziale per la Chiesa. « La Chiesa – per sua stessa definizione – è la congregazione di uomini chiamati da Dio attraverso la dottrina evangelica, che professano il vero Cristianesimo, la medesima Fede sotto il loro infallibile Pastore e Capo, il Papa. » Questa definizione non contiene nulla di essenziale per l’idea stessa della Chiesa. La Chiesa, quindi, è sempre essenzialmente visibile ed invisibile, esteriore ed interiore; e escluderne dalla nostra concezione la sua visibilità, sarebbe altrettanto discutibile come l’escludere la visibilità del corpo dalla costituzione dell’uomo. L’uomo è essenzialmente corpo ed anima; e chiunque parli di lui – come uomo vivente – deve considerarlo, con tutte le leggi del linguaggio, della logica e della morale, nel senso in cui includa entrambe le componenti. Quindi, parlando della Chiesa, l’analogia è assolutamente simile. Di conseguenza, quando la fede ci insegna che: “fuori dalla Chiesa non c’è salvezza” e non si aggiunge alcun’altra qualifica, siamo tenuti a intendere la Chiesa nella sua integrità, come Corpo non meno che come Anima, visibile non meno che invisibile, non meno esterno che interno. In effetti, se proprio non dovessero essere inclusi entrambi, piuttosto che l’altra, sarebbe indicato il Corpo; ed infatti il Corpo, la congregazione o la società, è ciò che la parola primariamente e correttamente designa; e designa l’anima solo per il motivo che il Corpo vivente presupponga necessariamente l’anima con la quale il Corpo è vivente e non un cadavere. Abbiamo quindi il diritto, anzi, siamo vincolati dalla forza della parola stessa, a comprendere che nella Chiesa, fuori dalla quale non esiste salvezza, debba esservi sia la comunione visibile o esteriore, sia quella invisibile o interiore. – « Quello che Bellarmino, Billuart, Perrone e altri dicono di persone che appartengono all’anima e tuttavia non al Corpo della Chiesa non toglie nulla a questa conclusione: in realtà essi insegnano che c’è una classe di persone che possono essere salvate, e che non si può dire che siano realmente e propriamente nella Chiesa. Bellarmino e Billuart si riferiscono ai catecumeni e alle persone scomunicate, nel caso abbiano ancora fede, speranza e carità; Perrone, per quanto abbiamo visto, considera solo i catecumeni, ed è evidente da tutta la portata del loro ragionamento che tutto ciò che dicono su questo punto debba essere limitato ai catecumeni e a coloro che sono sostanzialmente nella stessa categoria, poiché non ne includono altri, e siamo costretti ad interpretare rigorosamente ogni eccezione alla regola, in modo da renderla il meno possibile un’eccezione. Se, quindi, la nostra conclusione è vera, nonostante l’apparente eccezione nel caso dei catecumeni e di quelli che sostanzialmente sono nella stessa categoria, nulla da quanto dicono questi autori può impedire da mantenere vero  l’universalmente accettato. – « I catecumeni sono persone che non hanno ancora ricevuto il Sacramento visibile del Battesimo (in realtà), e quindi non sono realmente e propriamente nella Chiesa, poiché è solo con il Battesimo che si diventa membri di Cristo e incorporati nel suo corpo ». – « Riguardo a questi non ci sono difficoltà – dice Bellarmino – perché essi sono dei Fedeli, e se muoiono in quello stato possono essere salvati; eppure nessuno può essere salvato fuori dalla Chiesa, poiché nessuno è stato salvato fuori dall’arca, secondo il decreto del quarto Concilio Lateranense, C. 1: “Una est fidelium Universalis Ecclesia, extra quam nullus omnino salvatur. « Tuttavia, non è meno certo che i catecumeni siano nella Chiesa, non in realtà e correttamente, ma solo potenzialmente, come un uomo concepito, ma non ancora formato e nato, si chiama solo uomo potenzialmente, perché leggiamo (Atti, II. 41.) “ … perciò quelli che ricevettero la sua parola furono battezzati; e in quel giorno vi furono aggiunti circa tremila anime”. Così il Concilio di Firenze, nelle sue istruzioni per gli Armeni, insegna che gli uomini sono fatti membri di Cristo e del Corpo della Chiesa quando sono battezzati, e così tutti i Padri insegnano che « … I catecumeni non sono realmente e propriamente nella Chiesa, come puoi dire che sono salvati, se sono fuori dalla Chiesa? » – « È chiaro che questa difficoltà, come afferma Bellarmino, nasce dalla consapevolezza che essere nella Chiesa significa essere nella Chiesa visibile e che, quando la fede dichiara che fuori dalla Chiesa nessuno possa essere salvato, significa fuori dalla comunione visibile, altrimenti si potrebbe rispondere, poiché si presume che abbiano fede, speranza e carità, che appartengano all’anima della Chiesa, e questo è tutto ciò che la fede richiede. Ma, Bellarmino non risponde così, e da allora non lo fa, ma procede a dimostrare che in un certo senso appartengono al corpo, ed è certo che intende l’articolo di fede come facciamo noi, e sostiene che gli uomini non sono nella Chiesa a meno che, in un certo senso, non appartengano al corpo ». –  « Ma – continua Bellarmino – l’autore del libro “De Ecclesiasticis Dogmatibus”, risponde, che non vengono salvati. » Ma questo sembra troppo severo; certo è che Sant’Ambrogio, nella sua orazione sulla morte di Valentiniano, afferma espressamente che i catecumeni possono essere salvati, del qual numero era Valentiniano quando lasciò questa vita. È quindi da cercare un’altra soluzione. Melchior Cano dice che i catecumeni possono essere salvati, perché, se non nella Chiesa propriamente detta cristiana, sono ancora nella Chiesa che comprende tutti i fedeli, da Abele fino alla consumazione del mondo. Ma questo non è soddisfacente; poiché, prima della venuta di Cristo, non esisteva una vera Chiesa, quella che è propriamente chiamata cristiana, e quindi, se i catecumeni non ne fanno parte, non ne sono membri. Rispondo quindi che l’affermazione « non si può salvare nessuno fuori dalla Chiesa » deve essere intesa « … da coloro che non sono né della Chiesa, né del desiderio, come dicono generalmente i teologi nel trattare il Battesimo. » (De. Eccl. Milit. Lib. 3, cap 3). – « Ho detto – dice Billuart – che i catecumeni non sono realmente e propriamente nella Chiesa, perché, quando chiedono l’ammissione nella Chiesa, e quando hanno già la fede e la carità, si può dire che siano prossimi alla Chiesa e nel desiderio di farvi parte, come si può dire di essere nella casa perché si è già nel suo vestibolo allo scopo di entrarvi immediatamente. E in questo senso deve essere preso ciò che ho detto altrove della loro appartenenza alla Chiesa, cioè che essi appartengono ad Essa, come “aspiranti” che volontariamente si sottomettono alle sue leggi, e possono essere salvati, nonostante non ci sia salvezza fuori dalla Chiesa, poiché questo va distinto da chi non è nella Chiesa né in realtà, né virtualmente – nec re nec in voto ». Nello stesso senso deve essere compreso Sant’Agostino (Tratc. 4 in Giovanni 13) quando dice “Futuri erant aliqui in Ecclesia excelsioris gratiæ catechumeni“, cioè, nella volontà e disposizione prossima, ‘in voto et proxima dispositione.’ (Teolog. De Reg. Fid. Dissert. 3, art. 3.). « È evidente, sia da Bellarmino che da Billuart, che nessuno può essere salvato se non appartiene alla comunione visibile della Chiesa, realmente o virtualmente, e anche che la salvezza dei catecumeni può essere affermata solo perché essi lo sono; cioè, poiché sono nel vestibolo, con lo scopo di entrare, sono già entrati nella loro volontà e nella disposizione prossima. – San Tommaso insegna riguardo a questi, nel caso in cui abbiano fede operando con la carità, che tutto ciò che manca loro è la ricezione del Sacramento visibile nella realtà; ma, se sono impediti dalla morte dal riceverlo in realtà prima che la Chiesa sia pronta ad amministrarlo, Dio supplisce al difetto, accetta la volontà dell’azione e reputa che siano come battezzati. Se il difetto è supplito, e Dio li reputa battezzati, come se così in effetti avessero ricevuto il Sacramento visibile, essi sono veramente membri della comunione esterna della Chiesa, e quindi sono salvati in Essa, non da esso ». (Summa, 3, q.68, a.2, corp. Ad 2. e ad 3. – « Il caso dei catecumeni si applica a tutti coloro che sono sostanzialmente nella stessa categoria: le uniche persone, oltre ai catecumeni, che possono essere nella stessa categoria, sono le persone che sono state validamente battezzate e che stanno nella stessa relazione con il Sacramento di Riconciliazione, come i catecumeni stanno al Sacramento della fede. Gli infanti, validamente battezzati, da chiunque siano stati battezzati, sono fatti membri del Corpo di nostro Signore e, se muoiono prima di giungere all’età della ragione, vanno immediatamente in Paradiso. Ma le persone giunte all’età della ragione, battezzate in una società eretica, o le persone battezzate in tale società durante l’infanzia e che aderiscono ad essa dopo aver raggiunto gli anni della comprensione – poiché non ci può essere differenza tra le due classi – quella dell’ignoranza colpevole o meno, sono, come abbiamo visto, escluse dall’unità, e quindi dalla carità, senza la quale non sono nulla: la loro fede, se ne hanno, non li avvantaggia, i loro sacramenti sono sacrileghi, la ferita del sacrilegio è mortale ed il solo  possibile modo di essere guariti è mediante il Sacramento della riconciliazione o della Penitenza. Ma affinché questi abbiano la stessa relazione con questo Sacramento, come i catecumeni fanno col Sacramento della Fede …

« … devono cessare di aderire alle loro società eretiche, devono uscire da esse, cercare e trovare la Chiesa, riconoscerla come Chiesa, credere a ciò che insegna, assoggettarsi volontariamente alle sue leggi, bussare alla porta, se si vuole entrare, restare in attesa di entrare, e non appena si apre e si dice: Entra! … entrare ».

Se fanno tutto questo, sono sostanzialmente nella stessa categoria dei catecumeni; e se, impediti dalla morte di ricevere il Sacramento visibile nella realtà, essi possono essere salvati, non così semplicemente uniti all’anima della Chiesa, bensì come in effetti uniti o restaurati alla sua Comunione esterna. Con la loro volontaria rinuncia alle loro società eretiche o scismatiche, con il loro esplicito riconoscimento della Chiesa, con il loro effettivo ritorno alla sua porta, con le loro disposizioni e la volontà di entrare, sono efficacemente, e non solo nella forma, anche membri del Corpo così come dell’anima. Le persone scomunicate stanno sullo stesso piano di queste. Esse sono escluse dalla Chiesa, a meno che non si pentano. Se si pentono e ricevono il Sacramento visibile della Riconciliazione, o nella realtà o nel desiderio, possono salvarsi perché la Chiesa, scomunicandole, ha voluto il loro emendamento, non la loro esclusione dal popolo di Dio; ma non abbiamo nessuna autorità per affermare che ci sia salvezza in qualsiasi altra condizione.  – « L’apparente eccezione presunta risulta, quindi, non essere affatto una vera eccezione; poiché le persone escluse sono in effetti ancora membri del Corpo della Chiesa, come le autorità (citate) hanno con il loro lavoro dimostrato. Sono esse quelle persone che hanno rinunciato alle loro società infedeli ed eretiche e hanno trovato ed esplicitamente riconosciuto la Chiesa. Il loro approccio alla Chiesa è esplicito, non in via di costruzione, da dedurre cioè solo da un certo desiderio vago ed indefinito della verità e dell’unità in generale, prevedibile in effetti, potremmo supporre, per quasi tutti gli uomini; … perché nessun uomo si aggrappa mai alla menzogna e alla divisione, credendo che esse siano tali. Il loro desiderio di verità e unità qui, è invece esplicito. Questa fede è la fede Cattolica; l’unità che si vuole è l’unità cattolica; la Chiesa alla cui porta bussano è la Chiesa Cattolica; il Sacramento che sollecitano, lo sollecitano dalle mani del suo legittimo Sacerdote. Sono in effetti Cattolici e, sebbene non realmente e propriamente nella Chiesa, nessuno si sognerebbe mai di travisare l’articolo di fede per il quale: « fuori dalla Chiesa nessuno può essere salvato », così da essere esclusi dalla salvezza. (*).

(*) (Altrove noi abbiamo parlato, in alcuno dei nostri lavori, dell’anima e del corpo della Chiesa, e desideriamo essere compresi in nessun altro modo che non sia quello che sia stato appena spiegato).  –

« La Chiesa è sempre e dappertutto, allo stesso tempo e indissolubilmente, Chiesa vivente, interiore ed esteriore, che consiste, come l’uomo stesso, di anima e corpo; Essa non è né uno spirito disincarnato, né un cadavere. La separazione del corpo e dell’anima della Chiesa è come, alla sua morte, avviene per la separazione dell’anima dal corpo dell’uomo. Essa è la Chiesa, la Chiesa vivente, solo per il reciproco rapporto dell’anima e del corpo. Nel suo corpo possono esserci gravi peccatori che non hanno comunione con la sua anima, questi sono ancora davvero membri, ma non membri viventi e sono nel Corpo piuttosto che in Essa, poiché gli umori viziosi possono sì essere nel sangue, ma questo non vuol dire che siano in comunione con l’anima come membri viventi.  – « La vita della Chiesa, come insegnano tutti i teologi, è nel mutuo sussistere dell’esterno e dell’interno, del corpo e dell’anima; e quindi nessun individuo non unito al suo corpo può vivere la sua vita. In effetti, supporre che la comunione con il solo corpo possa essere sufficiente, è cadere nel mero formalismo, scambiare il cadavere con l’uomo vivente; e, d’altra parte, supporre che la comunione con l’anima fuori dal corpo ed indipendentemente da esso, sia possibile, significa cadere nel puro spiritualismo, semplice quaccherismo, che si assorbe nel trascendentalismo o nel sentimentalismo. Si considera allora o che la Chiesa sia un organismo morto, o che Essa sia, come abbiamo detto, da considerare sempre, immediatamente e indissolubilmente, unita in anima e corpo ». (Vedi Perrone, de Loc. Theolog., P.1, cap 2, art.3, et cap. 4, art. 1. ad 1) – « Presumere che la comunione reale o virtuale con il corpo non sia necessaria, o che possiamo essere uniti allo spirito senza essere uniti al corpo, è rendere il corpo solo occasionalmente o accidentalmente necessario per la salvezza, e, in effetti, alcuni moderne speculazioni lo implicano e forse insegnano espressamente, che esso è necessario solo nel caso di coloro che lo riconoscono necessario, come se la sua necessità dipendesse dallo stato dell’intelletto umano, e non dalla rivelazione di Dio, o come se fosse possibile ad un uomo per potere scusare o compensare la sua mancanza di fede, elaborare una dottrina non contenuta dalla Sacra Scrittura, non insegnata da nessun padre o dottore medievale, e alla quale, dovremmo supporre, che ogni Cattolico si rivolterebbe istintivamente con odio e disgusto.  – «La Chiesa è il tempio vivente di Dio, in cui i credenti devono essere incorporati come tante pietre viventi. E il suo corpo, non è meno indispensabile della sua anima; altrimenti non potremmo chiamarla sempre visibile, perché ad alcuni sarebbe visibile, agli altri invisibili, e quindi non ci sarebbe nessuna Chiesa cattolica visibile ». Quindi siamo stati sorpresi di trovare la seguente opinione errata in un piccolo lavoro, “Catholic Belief”, pagina 230, § 7: – “I Cattolici non credono che i protestanti che siano battezzati, che conducano una buona vita, che amano Dio e il loro prossimo, e sono incolpevolmente ignoranti delle giuste ragioni della Religione Cattolica di essere l’unica vera Religione (come è chiamato l’essere in buona fede), siano esclusi dal Cielo, purché credano che vi sia un Dio in tre Divine Persone, che Dio ricompenserà debitamente i buoni e punirà i malvagi, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha redenti e in cui dobbiamo confidare per la nostra salvezza e purché si pentano completamente di aver mai, per i loro peccati, offeso Dio.  – I Cattolici sostengono che i protestanti che hanno queste disposizioni e che non sospettano che la loro religione sia falsa, e non hanno alcun mezzo per scoprirlo, o falliscono nei loro onesti tentativi di scoprire la vera Religione, e che sono così disposti nel loro cuore che ad ogni costo abbracciarebbero la Religione Cattolica se sapessero che è quella vera, sono Cattolici nello spirito e sono in un certo senso all’interno della Chiesa Cattolica, senza che loro lo sappiano. Questa tesi sostiene che questi Cristiani appartengano e siano uniti all’”anima”, come viene chiamata, della Chiesa Cattolica, sebbene non siano uniti al corpo visibile della Chiesa per mezzo della comunione esteriore con Essa e per la professione esteriore della sua fede ». –

In che modo ingannevolmente viene esposta questa opinione! È risaputo che molti protestanti vengono battezzati solo quando sono adulti. Se validamente battezzati, essi sono stati, è vero, segnati indelebilmente con il carattere del Sacramento del Battesimo, ma non hanno ricevuto gli effetti soprannaturali del Battesimo – quindi non sono giustificati – per mancanza delle giuste disposizioni. Il Concilio di Trento insegna che la primissima condizione per ricevere la grazia della giustificazione nel Battesimo è la vera Fede Cattolica. Quando questa Fede in una persona è mancante, gli effetti soprannaturali del Battesimo rimangono sospesi fino a quando un tale battezzato non divenga un vero membro della Chiesa Cattolica. Se tali protestanti battezzati muoiono in quello stato, saranno persi per sempre. Quei protestanti che sono stati battezzati nella loro infanzia e sono cresciuti nell’eresia dopo essere venuti all’uso della ragione, per questo si separarono dalla Chiesa e non poterono conservare, come dice Sant’Agostino, la carità divina derivante dall’unità della Chiesa, e senza tale carità è impossibile essere salvati. – Inoltre, queste quattro grandi verità di salvezza (citate sopra) devono essere credute, come osserva Cornelius a Lapide, con la Fede Divina, l’unica utile per la salvezza. Ma come potrebbero quelle persone avere questa Divina Fede ed un vero pentimento per i peccati senza la speciale misericordia di Dio, che conferisce questi doni solo ai veri convertiti alla Chiesa? « La remissione dei peccati – dice San Fulgenzio, – non può essere ottenuta da nessuna parte se non nella Chiesa ».  E come potrebbero tali persone pensare di unirsi alla Chiesa, se non sia stato fatto loro capire che possono trovare la loro salvezza solo nella stessa Chiesa? E poi avrebbero bisogno di una grazia speciale per venire al loro dovere. E come potrebbero essere Cattolici nello spirito senza avere la vera Fede e la Carità Divina? E come potrebbero appartenere all’Anima della Chiesa, dal momento che quell’anima non è in loro – cioè, la vera Fede e la Carità divina, che, ripetiamo, si può avere solo nell’unità della Chiesa? – « Il Cattolico – afferma il dottor O. A. Brownson – che detiene implicitamente la Fede Cattolica, ma erra attraverso un’invincibile ignoranza nei confronti di alcuni dei suoi corollari e persino dei dogmi, può essere salvato; ma come si può dire che un uomo abbia implicitamente la Fede Cattolica, se non la professa in nulla o rifiuta ogni principio che lo sottintenda? Non è sicuro applicare ai protestanti, che in realtà negano tutto ciò che sia cattolico, una regola che è molto giusta, solo però quando viene applicata ai Cattolici sinceri ma ignoranti, o ai Cattolici che errano attraverso l’ignoranza incolpevole. Il protestantesimo si regge su di una eterodossia ordinaria; non è più cristiano di quanto lo fosse il paganesimo greco e romano. – « È degno di speciale attenzione – dice Brownson – che quei teologi recenti che sembrano non voler aderire a questa dottrina non citino autorità di anche un solo Padre o dottore della Chiesa medievale, strettamente compatibili con essa. » – « Indubbiamente, le autorità a qualunque numero assommino, possono essere citate per dimostrare ciò che nessuno contesta, che la pertinacia nel respingere l’autorità della Chiesa sia essenziale per l’eresia formale o colpevole, che le persone possano trovarsi in società eretiche senza essere eretici colpevoli, e quindi, non possiamo dire di tutti quelli che vivono e muoiono in tali società, siano dannati proprio per il peccato di eresia. Padre Perrone cita in abbondanza passaggi in tal senso, che, come dice Suares, è la dottrina uniforme di tutti i teologi della Chiesa; ma lui e gli altri non citano una sola autorità che sia precedente al diciassettesimo secolo, che accenni mai a qualcosa di più di questo; e questo non significa affatto essere militanti contro Sant’Agostino, San Fulgenzio e altri, perché non ne consegue per nulla il fatto che uno che è un eretico formale sia, finché è in una società estranea alla Chiesa, sulla via della salvezza. « Un uomo può, non essere dannato per la sua errata fede, e tuttavia essere dannato per i peccati non remissibili senza la vera fede, e per la mancanza di virtù impraticabili fuori dalla comunione della Chiesa. » Padre Perrone distingue molto correttamente gli eretici materiali dai formali, ma trattando la domanda ex-professo, egli non pronuncia in alcun modo che il primo sia sulla via della salvezza, ma li rimette semplicemente al giudizio di Dio, il quale, ci assicura, – senza acun dubbio – che non consegnerà alcun uomo alla tortura eterna, a meno che non si tratti di un peccato di cui è vittima volontariamente (Tract. do Vera Relig. adv. Heterodox., prop. ix.).  – « Inoltre, Padre Perrone, quando confuta coloro che sostengono che la salvezza sarebbe raggiungibile se la Chiesa visibile dovesse fallire, cioè con mezzi interni, essendo unita in spirito alla vera Chiesa, sostiene che in tal caso non ci sarebbe alcun mezzo ordinario di salvezza; che, quando Cristo fondò la sua Chiesa, intendeva offrire agli uomini un mezzo ordinario, o piuttosto una raccolta di mezzi, che tutti indiscriminatamente, e in ogni momento, avrebbero potuto usare per procurare la salvezza; che, se Dio avesse voluto operare la nostra salvezza con l’aiuto di mezzi interni, non ci sarebbe stata alcuna ragione per istituire la Chiesa; dire di essere uniti alla Chiesa attraverso lo spirito, parlare di invincibile ignoranza, di eretici materiali, potrebbe essere ammesso solo sull’ipotesi che Dio non dovesse fornire altri mezzi; poiché, siccome è certo che Dio ha voluto salvare gli uomini con altri mezzi, vale a dire, con l’istituzione della Chiesa visibile ed esterna, e che Essa è sempre facilmente distinguibile da ogni setta, è evidente che i sotterfugi immaginati dai non Cattolici, siano completamente improponibili. » (De Loc. Theologic., P.1, cap.4, art.1). – Il Rev. A. Young sembra non stancarsi di ripetere, anche se con altre parole, la stessa errata opinione circa la fede dei protestanti. Così dice ancora: « Se noi cattolici potessimo essere, devo dire, abbastanza impavidi da riconoscere che la comune fede reale dei protestanti, che sono in buona fede, è identica alla nostra nella sua qualità essenziale e salvando la loro grande pia ignoranza, sono convinto che aprirebbe la strada alla conversione di molti di essi. » Ripetiamo quindi una qualità essenziale della nostra Fede come definita di San Tommaso. Egli dice:  L’oggetto formale della fede è la Prima Verità (cioè Dio stesso), come è reso noto nella Sacra Scrittura ed è nella dottrina della Chiesa, che (la dottrina) viene dalla Prima Verità. » – Ma in effetti, chiunque non aderisca alla regola infallibile e divina (di fede), alla dottrina della Chiesa, che procede dalla Prima Verità (Dio) come resa nota nella Sacra Scrittura, tale persona non ha l’abitudine della fede; pertanto quelle verità di fede che egli professa, non le ritiene per fede, ma in qualche altro modo. Ma è evidente che colui che aderisce alla dottrina della Chiesa come regola infallibile (di fede), dà il suo assenso a tutto ciò che la Chiesa insegna; ma colui che ritiene le Verità di Fede che la Chiesa insegna secondo una propria scelta, e rifiuta ciò che non sceglie, non aderisce alla dottrina della Chiesa come infallibile regola di fede; aderisce piuttosto al proprio giudizio privato come regola della sua fede. La “fede” aderisce a tutti gli articoli di fede sulla base di un solo mezzo, vale a dire, a motivo della prima Verità (Dio) proposta per la nostra fede nella Sacra Scrittura secondo la dottrina della Chiesa; (cioè, come spiega Sylvius, la Chiesa, proponendo o dichiarando ciò che è di fede, è il mezzo ordinario stabilito da Dio, in modo che noi possiamo sapere con certezza ciò che Egli abbia rivelato e ciò che obbliga i fedeli tutti a credere). « E quindi – continua San Tommaso – chi non ha questo mezzo (cioè chi non ha la Chiesa come sua maestra in tutte le questioni di fede) non ha alcuna fede. »  – « Formale objectum fidei – dice San Tommaso – est veritas prima” (Deus ipse) secundum quod manifestatur in Scripturis sacris et in doctrina Ecclesiæ, quæ procedit ex veritate prima. Unde quicunque non inhærit sicut infallibili et divinae regulae, doctrinae Ecclesiæ, quæ procedit ex veritate prima in Scripturis sacris manifestata, ille non habet habitum fidei: sed ea quæ sunt dei, alio modo tenet quam per fidem. Manifestum est autem, quod ille, qui inspireret doctrinæ Ecclesiæ tanquam infallibili regulæ, omnibus assentit quæ Ecclesia docet: alioquin, si de his quæ Ecclesia docet, quæ non vult non tenet, jam non inhæret Ecclesiæ doctrinæ, sicut infallibili regulæ, sed propriæ voluntati. Omnibus articulis fidei inhæret fides propter unum. Medium, scilicet propter veritatem primam propositam nobis in Scripturis secundum doctrinam Ecclesiæ intelligentis sane; (i. e., Sylvius explicat: Ecclesiæ propositio vel declaratio, medio est ordinarium a Deo institutum, ut certo sciamus, quænam ipse revelaverit et fidelibus credenda voluerit). “Et ideo, qui ab hoc medio decidit, TOTALITER fide caret .” – Tale è la dottrina di San Tommaso, di Sant’Alfonso e di tutti i Padri e Dottori della Chiesa riguardo a coloro che hanno la Fede Divina e a coloro che non ne hanno alcuna. La nostra Fede è Divina ed infallibile, perché ci viene da Dio attraverso il mezzo divino e infallibile della Chiesa. Ma i “protestanti materiali”, come dice candidamente il Rev. A. Young, « … rifiutano apertamente di ascoltare l’autorità divina della Chiesa, e così sono eretici in foro externo » della Chiesa. Pertanto, essi non hanno una regola di fede infallibile e divina e, di conseguenza, non possono avere la Fede Divina. La loro fede è umana, la nostra è divina. – Un’altra qualità essenziale della nostra Fede è che essa è sempre una e immutabile; la fede protestante è mutevole come il vento; quindi possiamo vedere così tante diverse sette di protestanti. Ancora una volta, una qualità essenziale della nostra fede è che essa è santa, perché proviene da Gesù Cristo. Noi crediamo assolutamente in Gesù Cristo e in tutto ciò che ci insegna attraverso la sua Chiesa. I protestanti, i protestanti materiali non esclusi, non hanno fede assoluta in Cristo, in primo luogo, perché non credono che Egli sia tale come è reso noto nella Sacra Scrittura e nella Dottrina infallibile della sua Chiesa; secondo, perché non credono a tutto ciò che Cristo ha comandato alla sua Chiesa di insegnare a tutte le nazioni, obbligando tutti a credere alla sua Dottrina sotto pena della dannazione eterna. Inoltre, la Chiesa è santa, perché ha i sacramentiistituiti da Gesù Cristo come mezzo mediante il quale la sua grazia è conferita a coloro che sono membri del suo corpo: la Chiesa Cattolica. I protestanti hanno respinto la maggior parte di questi mezzi di santità, e quindi anche gli eretici materiali ne sono privati. Se ricevono il battesimo, non è per la loro salvezza, come dicono San Tommaso, Sant’Agostino e altri Padri della Chiesa (solo i bambini protestanti sono salvati che, se battezzati, muoiono prima che arrivino agli anni della comprensione); ma quelli che crescono nell’eresia perdono le grazie soprannaturali del Battesimo e sono fatalmente feriti dall’eresia. Ma nella nostra Fede si ottiene il perdono dei peccati e noi diventiamo santi vivendoci. Tutto ciò è impossibile nella fede protestante. La loro fede deriva dai nemici di Cristo. La nostra Fede ci insegna un santo culto, stabilito da Gesù Cristo – il santo Sacrificio della Messa – in cui Gesù Cristo si offre, per mano del suo Sacerdote, al Padre suo celeste in modo incruento, come ha fatto in modo sanguinoso sulla croce; è grazie a questo sacro Sacrificio incruento che applica alle anime nostre i meriti del suo sacrificio cruento, e che noi, offrendolo al Padre celeste, lo onoriamo con quell’onore infinito con cui Gesù Cristo lo ha onorato sulla terra, specialmente con la sua morte sulla Croce, e continua a onorarlo per noi, a ringraziarlo per noi, a pacificarlo per noi e ad ottenere immense benedizioni per i membri della sua Chiesa militante e sofferente; cosicché Egli si unisce con il suo Padre celeste per ogni fedele cattolico che è unito al suo corpo: la Chiesa, e che ogni fedele Cattolico si presenta al Padre celeste, in Cristo e con Cristo, con il quale è unito per mezzo del suo Corpo: la Chiesa, dalla quale Cristo non sarà mai separato. Ahimè! La fede protestante ha rifiutato Cristo quando ha rigettato il santo Sacrificio della Messa. Con il rifiuto di questo Sacrificio incruento ha rifiutato la santissima adorazione di Dio. Se il peccato dei figli di Eli era molto grande agli occhi del Signore, perché impedivano al popolo di offrire i sacrifici imperfetti della Legge ebraica, che erano soltanto figure del Sacrificio totale ed infallibile della Nuova Legge, e che erano abolite da Cristo e sostituite dal suo Sacrificio incruento, quale non debba essere il peccato di coloro che impediscono ai protestanti di diventare Cattolici, di servire ed onorare Dio nel modo che Gesù Cristo ha prescritto sotto pena della dannazione eterna! La credenza protestante allontana tutti i suoi seguaci da questa fonte inesauribile di benedizioni temporali e spirituali; li fa adorare Dio mediante una falsa adorazione, che è così severamente condannata da Dio nel primo comandamento. Dall’inizio del mondo Dio stesso prescrisse i sacrifici e il modo in cui il suo popolo avesse dovuto adorarlo; nella nuova Legge anche Cristo istituì una nuova e perfetta adorazione di Dio, poiché il culto divino che Dio desidera ricevere dal proprio popolo è una parte essenziale della vera Religione. Quindi ecco che i buoni Cattolici sono così ansiosi nelle Domeniche e nei santi giorni di precetto, di essere presenti a tempo debito al santo Sacrificio della Messa, di dare a Dio, con questo Sacrificio di infinito valore, quell’onore divino che Egli ha prescritto, e di ottenere da essa tutte le benedizioni possibili per l’anima e il corpo. – Con la fede cattolica il mondo è stato cristianizzato e civilizzato; ma secondo i principi della credenza protestante il mondo è stato riempito da milioni di infedeli, perché la qualità essenziale della credenza protestante è che essa si basa sulla negazione; se i protestanti, anche quelli materiali, detengono alcune verità cattoliche, le hanno prese dai Cattolici, e queste verità sono in realtà tante prove tali da convincerli a dover credere anche alle altre verità della Chiesa Cattolica e diventare Cattolici; ma essi sono separati dalla Chiesa, che è il Corpo di Cristo, e conseguentemente separati da Cristo stesso; e quali che siano le verità cattoliche che sembrano professare, non possono possederle per fede, ma in qualche altro modo, come dice San Tommaso; e queste verità non sono le loro, ma le nostre, dice Brownson; tutto ciò che è loro, è solo la negazione delle altre verità della Chiesa Cattolica. – Un’altra qualità essenziale della nostra fede è che essa è apostolica, cioè è giunta a noi dagli Apostoli attraverso i loro legittimi successori che hanno, attraverso gli Ordini sacri, tutti i poteri che Cristo ha conferito ai suoi Apostoli; ma la fede protestante viene dai Cattolici apostati, che hanno abbandonato la Chiesa per la passione della lussuria, dall’orgoglio o dall’avarizia, e quindi i loro predicatori e vescovi non hanno alcun potere da Cristo, più di quanto possa un uomo nella luna aver potere dal governo degli Stati Uniti di dichiarare guerra al governo inglese. – Un’altra qualità essenziale della nostra fede è che essa è cattolica, vincolante in coscienza tutti gli uomini che vengono a conoscerla per abbracciarla, sotto pena di dannazione eterna; ma la fede protestante, poiché non viene da Cristo, non ha il potere di legare le persone in coscienza. La nostra fede durerà fino alla fine del mondo e rimarrà invariata; quella dei protestanti, come tante altre eresie, scomparirà gradualmente nel vapore dell’infedeltà. La nostra fede è stata confermata da migliaia di miracoli; ma tutti gli autori di eresie sono morti di una morte molto malinconica, e terribili punizioni sono state inflitte da Dio a tutti i persecutori della Fede Cattolica, come è ben noto dalla storia. Ora tutto ciò dimostra che la differenza tra le qualità essenziali della nostra fede e quelle della fede protestante è ben maggiore della distanza che corre tra il cielo e la terra.  – Che peccato, quindi. per il Rev. A. Young proclamare, attraverso il “Catholic Union & Times of Buffalo”, « … Se noi Cattolici potessimo essere abbastanza impavidi da riconoscere che la comune fede reale dei protestanti materiali sia identica alla nostra nella sua qualità essenziale … ». Che oltraggio ed insulto alla Fede Cattolica! Un tale temerario riconoscimento eretico non è mai stato fatto e non sarà mai fatto da nessun vero Cattolico che sia ben istruito. – Dicendoci: « Se noi Cattolici potessimo essere abbastanza impavidi da riconoscere che la fede comune e attuale dei protestanti materiali sia identica alla nostra nella sua qualità essenziale… », il Rev. A. Young dà ai Cattolici ragioni sufficienti per credere che ciò che dice di se stesso è vero, cioè che, diventando Cattolico, la sua fede non ha subito cambiamenti! [perché in realtà è rimasto protestante! – ndt.] Che grande differenza tra il suo modo di parlare del credo Cattolico e protestante e quello dei cardinali Manning e Newman, del vescovo Hay, del dottor O. A. Brownson, di Marshall e di molti altri convertiti celebri: essi parlano come uomini di grande fede; ma il Rev. A. Young parla come uno la cui fede non è molto illuminata. – Che padre Young non dimentichi mai ciò che dice sant’Agostino degli scismatici: « Siamo abituati alle parole dell’apostolo (… se parlassi con le lingue degli Angeli, ecc., I. Cor. XIII 1-8) che mostrano agli uomini che non li avvantaggia l’avere né i Sacramenti né la Fede, se non hanno la Carità, di modo che, quando si perviene all’unità cattolica, tu possa capire ciò che ti è conferito, e quanto era enorme quello in cui eri prima del tua defezione. Perché la CARITA’ cristiana non può essere ottenuta fuori dall’unità della Chiesa, e così puoi vedere che senza di essa non sei nulla, anche se hai il battesimo e la fede, e con la tua fede puoi persino spostare le montagne ».

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13 -B-)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13b)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]


« Ancora una volta – continua il Rev. A. Young – Dio dà la sua grazia a tutte le persone; cioè, muove la loro volontà, come dice san Tommaso nella sua definizione, per costringere l’intelletto a dare assenso alla verità divina. Perciò Dio ha trasferito la mia volontà a tal fine. » –

Rev. Muller: Per capire quanto sia necessaria la grazia di Dio e credere nella vera Religione, riportiamo la seguente citazione di san Tommaso: « la beatitudine finale dell’uomo – dice san Tommaso – consiste nella visione beatifica di Dio. Poiché questo fine dell’uomo è molto al di sopra della forza della natura umana, era necessario che Dio gli insegnasse come ottenere la beatitudine eterna. Così Dio ha rivelato certe verità soprannaturali, che sono al di sopra della comprensione umana, per condurlo alla beatitudine del cielo. Per acquisire la conoscenza di queste verità, egli deve impararle da Dio, attraverso coloro ai quali Dio le ha comunicate e che ha incaricato di insegnare infallibilmente, nel suo nome. Quindi è necessario che colui che impara queste verità da Dio, attraverso il suo infallibile insegnameno, dovrebbe dare il suo fermo assenso ad esse. La causa che induce l’uomo a dare il suo assenso a queste verità soprannaturali può essere duplice: essa può essere esteriore, come un miracolo che una persona vede, o nel caso in cui qualcuno cerchi con le sue parole di persuadere una persona a credere. Nessuna di queste due cause è però sufficiente per creare la fede; tra quelli che vedono uno stesso e medesimo miracolo, e tra quelli che ascoltano lo stesso sermone sulla fede, ci sono alcuni che credono ed altri che non credono. Quindi è necessario assegnare un’altra causa interiore che induca una persona ad aderire alle verità di Fede. I pelagiani (eretici) hanno insegnato che questa causa interiore sia il libero arbitrio dell’uomo che induce a credere, e che in questo senso l’inizio della fede, è nell’uomo stesso, in quanto egli è pronto a credere alle verità divine, ma che la perfezione della Fede viene da Dio, che propone le verità che devono essere credute. Ma questo è falso, perché dando il suo assenso alle verità di Fede l’uomo è innalzato al di sopra della sua condizione naturale, mentre la causa che solleva l’uomo al di sopra del suo stato naturale deve essere soprannaturale: nel muovere l’uomo interiormente a credere, questa causa interiore soprannaturale è Dio. Quindi l’assenso alle Verità di fede, che è l’atto principale della Fede, deve essere attribuito a Dio che, con la sua grazia, muove interiormente l’uomo a credere alle verità della Fede. Sebbene l’atto del credere consista nella volontà, tuttavia è necessario che la volontà dell’uomo sia preparata dalla grazia di Dio, per essere elevato a quelle cose che sono al di sopra della natura umana. » (2. 2. q. II ., art. e q.VI., art. 1.) È pertanto necessario che Dio illumini l’intelletto e muova la volontà dell’uomo a credere nella vera Religione quando gli venga predicata; ma sarebbe blasfemo dire che Dio muove la volontà dell’uomo nel credere alla dottrina eretica. Eppure il Rev. A. Young afferma « che Dio mosse la sua volontà per dare il suo assenso alla verità divina » nel protestantesimo. È ciò che credeva del vero insegnamento divino di Dio – la Chiesa Cattolica Romana – e lo afferma candidamente quando dice: « Sono stato educato a credere che la Chiesa Cattolica Romana fosse la Chiesa dell’Anticristo; che era la donna scarlatta di Babilonia, e il Papa l’uomo del peccato; che insegnava le false dottrine; che Essa era il grande nemico di tutta la verità cristiana, la moralità e l’amore di Dio. Leggevo “l’ebreo errante”, leggevo anche molti altri libri orribili, bugiardi e immorali scritti per diffamare la Chiesa Cattolica Romana; e poiché non c’era alcuna possibilità per me di imparare meglio, credevo che fossero veri ». Ora, chi sarà abbastanza sciocco da credere che Dio abbia mosso la volontà del Rev. A. Young a credere a tali dottrine diaboliche? Dio ha illuminato il suo intelletto e ha mosso la sua volontà quando egli ha detestato quelle dottrine e ha fatto la sua professione di fede nell’unica vera Chiesa, la Cattolica; Dio muove la volontà verso ciò che è buono, ma non verso ciò che è male; non può essere l’autore del male. « Come protestante – continua il reverendo A. Young – mi è sempre stato insegnato che la Religione cristiana era divinamente vera, perché era la Religione di Cristo, che era Dio incarnato. Mi è stato insegnato e inculcato con fermezza come tutte le dottrine della Religione cristiana fossero formulate nel Credo degli Apostoli e in quello niceno, esattamente con le stesse parole, e, a tutti gli effetti, proprio nello stesso senso in cui ora le recito come Cattolico. Volevo credere e credevo qualunque cosa intendessero gli Apostoli e qualunque cosa il Concilio di Nicea intendesse trasmettere, che io lo comprendessi o meno perfettamente; e perciò, ogni volta che recitavo quei “Credo”, facevo indiscutibilmente degli atti distinti di fede divina. Ed è anche oltre ogni dubbio che includo implicitamente nei miei atti di fede divina tutta la verità divina che Dio abbia mai rivelato all’umanità ».  – Dal tempo degli Apostoli ci sono stati uomini che si chiamavano Cristiani, perché erano battezzati; ma poiché non credevano in Cristo come reso noto nella Sacra Scrittura e nella dottrina della Chiesa, furono chiamati anti-Cristo. (“Qui enim non credit Christum esse sub his conditionibus, quas fides determinat” dice San Tommaso, “non vere Christum credit et ideo Christum non convenit ipsis sub e ratione qua ponitur actus fidei.”)  – « Le persone pazze – mi disse un giorno un tale – sono anche chiamate uomini, ma non sono il tipo giusto di uomini ». Allo stesso modo gli eretici materiali possono chiamarsi Cristiani e le loro sette chiese cristiane; ma non sono il giusto tipo di Cristiani e le loro sette non sono la vera Chiesa di Cristo. Non sono Cristiani Cattolici e quindi non sono la Chiesa di Cristo. – Nel suo catalogo di eresie, Sant’Agostino menziona ottantotto eresie, e poi aggiunge: «Se qualcuno non crede a queste eresie, non deve quindi pensare o dire che sia un Cristiano Cattolico, perché forse ci sono altre eresie, o altre ne possono ancora sorgerne, e colui che dovesse aderire a qualcuna di esse, non può essere un Cristiano Cattolico ». – Quindi il Rev. A. Young credeva in una religione cristiana, ma non nel giusto tipo di Religione Cristiana, perché non era la Religione Cattolica Cristiana. Credeva in una chiesa cristiana, ma non nella Chiesa Cristiana Cattolica, « che – come ha candidamente confessato – egli nella sua ignoranza, odiava, detestava e temeva, credendo che fosse la Chiesa dell’Anticristo, ecc. ». Che abbia recitato il Credo degli Apostoli e il Credo di Nicea non cambia la questione, perché « può accadere – dice Sant’Agostino – che un eretico sostenga tutte le parole del Credo, e tuttavia non creda giustamente, perché non crede alle divine verità del Credo, così come spiegate dalla Chiesa; sotto queste parole gli eretici generalmente nascondono le loro dottrine velenose. » (De Fide et Symb. c. 1). – San Cipriano dice la stessa cosa (Epist. 76 ad Magn.): « Qualcuno potrebbe dire che un novaziano abbia la stessa legge della Chiesa Cattolica, che battezza nel simbolo (Credo) come facciamo noi, ecc.: ma prima sappia che la legge del nostro simbolo non è la stessa cosa di quella degli scismatici, né le nostre questioni sono le stesse loro: perché se qualcuno chiedesse loro: credi alla remissione dei peccati e alla vita eterna attraverso la Santa Chiesa?, la loro risposta a questa domanda sarebbe un falso, poiché essi non hanno la Chiesa ». – San Girolamo (adverso Lucif. C. V) dice: « Quando battezziamo, solennemente chiediamo, dopo la professione di fede nella Santissima Trinità: « Credi nella Santa Chiesa? Credi nel perdono dei peccati? A quale Chiesa dici di credere? In quella degli Ariani? Ma loro non hanno il nostro Credo; e perciò, essendo stato battezzati da essa, non potevano credere in quello che non conoscevano. » – « Chiedi, in modo analogo, ad un episcopale: “Credi alla Chiesa cattolica?” Egli ti risponderà, “Sì; ma non alla Chiesa Cattolica Romana “, che gli viene insegnato ad odiare e detestare e a considerare il Papa come l’uomo del peccato. « Essendo cresciuto sfortunatamente protestante – continua il reverendo A. Young – ero come un Cattolico ignorante in buona fede che non è riuscito ad imparare tutto ciò che insegna la Chiesa Cattolica, l’insegnante visibile e autorizzato di tutta la verità divina. » –

Ora è del tutto falso che il Rev. A. Young come protestante « fosse come un Cattolico ignorante che non è riuscito a imparare tutto ciò che insegna la Chiesa Cattolica, insegnante autorizzato e visibile di tutta la verità divina ».  Un Cattolico ignorante non è un eretico materiale; è un membro del Corpo di Cristo; se è un membro morto di esso, essendo nello stato di peccato mortale, in quanto tale è ancora in grado di compiere atti di Fede Divina, sebbene non meritevole, perché crede tutto ciò che Dio gli insegna attraverso il suo infallibile maestro: la Chiesa Cattolica; se è in stato di grazia santificante, i suoi Atti di fede saranno meritori della vita eterna. Nulla di questo genere però è vero per un eretico materiale, perché egli è fuori dalla Chiesa e quindi non è un membro del corpo di Cristo. – « Come sono vivificati dall’anima solo quei membri – dice Sant’Agostino – che sono uniti al corpo, così, allo stesso modo, sono vivificati dallo Spirito di Cristo, solo quelli che rimangono membri del suo Corpo: la Chiesa … Colui che è separato dal Corpo di Cristo non è un membro di Cristo; e se non è un membro di Cristo, non può essere vivificato dallo Spirito di Cristo. Pertanto chiunque non abbia lo Spirito di Cristo non appartiene a Cristo. Quindi un Cristiano non deve temere nulla più della separazione dal Corpo di Cristo, che è la Chiesa. » (Tratto 27, in Giovanni). « Così dopo tanto tempo – continua il Rev. A. Young – poiché la propria fede è una oblazione volontaria, o un sacrificio spirituale dell’autorità personale, basandosi sulla sua ragione nel credere a ciò che pensa (secondo le sue luci e le sue opportunità) essere la fonte divinamente autorizzata delle istruzioni mediante la quale viene istruito direttamente, e attraverso le quali crede onestamente che Dio gli voglia insegnare la verità divina, l’uomo è Cattolico agli occhi di Dio, ed è Cattolico agli occhi della Chiesa, non importa come egli la chiami e, sebbene tale persona muoia devotamente come episcopaliano, presbiteriano, metodista, battista o cosa altro, San Pietro lo farà entrare in paradiso come Cattolico. E molti di loro gioiranno nel ritrovarsi così riconosciuti dopo la morte, nonostante il suo nome terreno e la sua l’ignoranza. Che un tale protestante battezzato sia Cattolico agli occhi della Chiesa è provato dal fatto che sia trattato come tale, quando si converte e chiede di essere accolto nella Chiesa Cattolica, poiché è assolto come uno che lo sia stato, o, come dice saggiamente il rituale, “se per caso egli è stato un cattolico scomunicato, a causa di un’eresia professata “. –

Rev Muller: Il Reverendo A. Young sarà stato abbastanza onesto da credere veramente a quello che ha appena detto? Come avrebbe potuto scrivere: « Essi (gli eretici materiali) rifiutano apertamente di ascoltare l’autorità divina della Chiesa, e così sono eretici” in foro externo” (della Chiesa). Come il Rev. A. Young è stato ben infelice nello spiegare la dottrina di San Tommaso sulla Fede, così, allo stesso modo, è di nuovo ed ancor più infelice nella spiegazione della formula dell’assoluzione dall’eresia, che la Chiesa ha prescritto al Sacerdote ed usa per assolvere gli eretici dall’eresia quando stanno per essere ricevuti nella Chiesa. – Prima di dare la vera, genuina spiegazione di quella formula di assoluzione, dobbiamo osservare che questa formula di assoluzione non è mai usata dalla Chiesa quando un Cattolico scomunicato deve essere assolto dalla censura della scomunica, né la Chiesa considera l’eretico scomunicato come un Cattolico scomunicato. Con quale diritto, dunque, il Rev. A. Young paragona un eretico scomunicato ad “un cattolico scomunicato”? Ora qual è la vera spiegazione della formula dell’assoluzione prescritta dalla Chiesa per il ricevimento di un eretico scomunicato? « Si può presumere – dice il reverendo J. O ‘Kane – che tra i protestanti ci siano molti la cui eresia sia solo materiale; e si può aggiungere che questo sia molto probabilmente il caso di coloro che si siano convertiti alla fede, per il fatto stesso della loro conversione, essendo questa, in generale, una prova della sincerità con cui in precedenza hanno aderito ai loro errori. » Ora è solo l’eresia formale (vale a dire, l’eresia a cui si aderisce pertinacemente, benché la vera dottrina e le motivazioni della sua credibilità siano chiaramente proposte) che è riservata al Papa, e non l’eresia materiale, anche quando la persona sia colpevole di peccato grave per la sua negligenza nell’indagare quando si sono avuti dubbi, o per la sua colpevole ignoranza, perché questo, sebbene possa essere un peccato grave contro la Fede, non è, dopo tutto, il peccato di eresia formale. Accade che nessuna speciale facoltà è richiesta per l’assoluzione di questi convertiti. (LACROIX, lib. VI., p., II., 1613.).  « Ancora, poiché c’è un dubbio, come supponiamo, se siano stati veramente battezzati, ci deve essere il dubbio che possano incorrere nelle censure della Chiesa. De Lugo discute la questione, e dà come sua opinione che, quando, dopo un’indagine diligente, rimane un dubbio sulla validità del Battesimo di colui che è colpevole di eresia, non deve essere considerato come incorso nelle censure della Chiesa legate all’eresia. (De Fide, Disp. XX., N. 143. « Noi consideriamo, quindi, molto probabile, che i convertiti che ne fanno domanda, non abbiano subìto la scomunica annessa all’eresia; altrimenti il caso sarebbe riservato al Papa, a causa dalla scomunica annessa. (Sant’Alfonso, lib. VI., N. 580), e dal momento che un confessore ordinario può assolvere dai casi riservati in cui vi è un dubbio in merito alla legge o al fatto (Ibid., 600), sembrerebe così che non sia necessaria alcuna facoltà speciale per assolvere nei casi di cui stiamo discutendo, almeno per quanto riguarda la riserva papale. – « La pratica comunque è quella di trattare tutti i convertiti dalle sette eretiche, come se avessero subìto la scomunica riservata. » Osserva Kenrick (De Bapt., 243) che la Chiesa non riconosce, in foro esterno, la distinzione tra ” materiale ” e ” formale “, che escluderebbero dalla censura riservata coloro vivono in una comunione eretica e cita un decreto del Sant’Uffizio, riprendendo chi, facendo affidamento su quella distinzione, aveva assolto un calvinista: “Eo quod ignarus hæresum et errorum Calvini non posset dici hæreticus formalis, sed tantum materialis.” Il dubbio che un convertito abbia subito una censura riservata può essere espresso sotto forma di assoluzione, come indicato nel rituale per l’uso del clero americano, inserendo la parola forsan: ‘… a vinculo excommunicationis quam forsan incurristi,’ etc.  “Sebbene i Vescovi non possano, per il loro potere ordinario, assolvere dall’eresia, possono farlo in virtù di facoltà speciali, che di solito hanno dalla Santa Sede, e possono delegare un Sacerdote ad assolvere dalla scomunica”. (Rev. J O ‘Kane su Rubrics, n ° 467, 468.). La parola “forsan” (forse), quindi, invece di provare che gli eretici materiali appartengono alla Chiesa Cattolica e sono considerati da Essa come appartenenti ad Essa stessa, dimostra chiaramente il contrario. La Chiesa considera tutti i protestanti (sia formali che materiali) come Cristiani separati, ma gli eretici materiali ed i dubbiosi non sono scomunicati con quel tipo di scomunica, l’assoluzione dalla quale, è riservata al Papa. Quindi Sant’Alfonso dice: “Gli eretici, benché battezzati, sono separati dalla Chiesa”. (Primo Comando, n. 4.) Il fatto che la Chiesa riceva la conversione nella sua comunione dimostra chiaramente che Essa li considera come persone che non ne fanno parte. E si ricordi anche che la Chiesa Cattolica non avrebbe mai seppellito un eretico materiale deceduto, né permesso ad un Prete di annunciare alla sua congregazione che il sacro Sacrificio della Messa fosse da offrire per lui, per la semplice ragione che Essa lo considera come separato dalla sua Comunione o dal Corpo di Cristo. – Ahimè! Come potrebbe la Chiesa considerare  un eretico materiale uno dei suoi membri, dal momento che aderisce a dottrine piuttosto opposte alle sue, finché non ha rinunciato agli errori della sua setta, non ha fatto professione della sua fede, e non è accolto nella sua comunione. Per diventare un cittadino degli Stati Uniti, devi rinunciare alla fedeltà a tutti i potentati stranieri, ecc.; allo stesso modo, per diventare un membro della Chiesa, un cittadino del Regno di Dio sulla terra, deve rinunciare all’alleanza con ogni dottrina contraria a quella della Chiesa. –

« Io, inoltre – continua il reverendo A. Young – naturalmente (devo dire, provvidenzialmente, poiché non è stata colpa mia) avevo scambiato la mia Chiesa episcopaliana con quella che è la Chiesa Cattolica Romana. Perciò non si può mettere in dubbio che, quando recitavo il Credo, e dicevo: “Credo nella Santa Chiesa cattolica” e credevo nello stesso tempo che la Chiesa episcopale fosse essa la Chiesa Cattolica, certamente fecevo atti di fede divina ».

In risposta a questo, diciamo con il Dr. A. O. Brownson, che si chiede: “Ma non possono essere considerati come sulla via della salvezza coloro che siano battezzati nelle società eretiche per ignoranza, credendo che esse siano la Chiesa di Cristo? Non sono loro che sono nati e istruiti nelle Chiese protestanti che si sono separati dall’unità della “Chiesa Cattolica”, ma i loro antenati, Calvino, Lutero, Enrico VIII, ecc. Risponde Agostino: « Ma quelli che per ignoranza sono battezzatt là (con gli eretici), giudicando la setta come la Chiesa di Cristo, peccando meno di questi (che sanno che sia eretico); tuttavia sono rei del sacrilegio dello scisma, e quindi peccano più leggermente, mentre gli altri peccano più gravemente. Perché, quando viene detto a certe persone, che la sorte di Sodoma sarà più tollerabile nel giorno del giudizio che per esse, non è detto questo perché i Sodomiti non saranno puniti, ma perché gli altri saranno puniti più severamente”. E ancora, Sant’Agostino dice: « È vero, i donatisti che battezzano i pagani li guariscono dalla ferita dell’idolatria o dell’infedeltà; ma infliggono loro una ferita più seria, la ferita dello scisma. Quelli del popolo di Dio nell’antica legge, che caddero nell’idolatria, furono distrutti dalla spada, ma sotto i piedi degli autori dello scisma si aprì la terra che li inghiottì, (Salmo CV, 17) e il resto dei loro seguaci furono consumati da una fiamma di fuoco dal cielo. (Eccl. XLV, 24). Chi, dunque, può dubitare che anche coloro che erano più severamente puniti peccassero più gravemente? » (De Bapt, contr. Donatist., Lib. I, c. 8). I battezzati dai donatisti e credutisi in Cristo, furono guariti dalla loro ferita di infedeltà; ma essi non hanno mai vissuto nell’unità della Chiesa Cattolica. Non l’hanno mai volontariamente lasciata che nei loro antenati, come ha fatto il Rev. A. Young ed altri eretici; eppure sant’Agostino ci dice che la ferita dello scisma che hanno ricevuto aderendo alla setta dei donatisti fu per loro più fatale di quella che avevano ricevuto prima dal crimine dell’idolatria. Ora la ferita inflitta dall’eresia, benché materiale, è ancora più fatale di quella dello scisma. Quindi quelli che sono separati dalla Chiesa non possono essere innocenti. (S. Agostino, lib. I. Contr. Epist. Parm., C. 3.) « Dove non c’è unità nella fede, non può esserci alcuna carità divina. Perciò la carità divina può essere mantenuta solo nell’unità della Chiesa . » (Sant’Agostino, contr. Petil. Lib. Ii. C. 77.) – Una persona che ha, nella sua ignoranza, assunto cibo molto velenoso, ne diventa molto malato e potrebbe anche morire, se gli effetti di esso non possono essere controllati in tempo debito dalla medicina; così, allo stesso modo, colui che ha preso, sebbene ignorantemente, il cibo molto velenoso delle dottrine eretiche, ne viene ferito più gravemente nell’anima, e a meno che questo veleno non sia espulso dall’anima prima della morte, cioè da una sincera rinuncia all’eresia e dalla professione della vera fede nella Chiesa, l’anima sarà persa per sempre. – Il nostro Santo Salvatore, in una breve frase, mostra chiaramente il destino miserabile di tutti coloro che seguono i falsi maestri, quando dice: « Sono ciechi, maestri dei ciechi; e se il cieco guida i ciechi, entrambi cadranno nella fossa ». (Matteo XIV, 14). Ciò dimostra evidentemente che la sorte di entrambi sarà la stessa, e che tutte le terribili maledizioni pronunciate nelle Sacre Scritture sugli insegnanti delle false religioni cadranno anche su coloro che li seguono ciecamente. – « Se qualcuno senza la vera fede – dice San Tommaso – riceve il battesimo dalla Chiesa, non lo riceve a sua salvezza. » Quindi S. Agostino dice (De Bapt. Contr. Donatist., Lib. Iv., In princip.) : « La Chiesa paragonata al Paradiso ci indica che la gente può, è vero, ricevere il suo Battesimo da Essa, ma nessuno può, da Essa, ricevere o OTTENERE la felicità eterna, “cioè, OTTENERE la grazia santificante nella sua anima. (Sum. Pars. III. Q. 68, art. 8.) – « Non c’è salvezza fuori dalla Chiesa – dice Sant’Agostino. Chi nega questa verità? E quindi tutto ciò che è tenuto fuori dalla sua comunione, non serve alla Chiesa. Quelli che sono fuori dalla sua unità, non si radunano con Cristo, ma si disperdono. » (Matteo XII. 30). (Contra Donatist.) « Fuori dalla Chiesa –  dice san Fulgenzio – il battesimo non è di alcuna utilità per la salvezza, né alcuno da esso può ricevere il perdono dei suoi peccati, né ottenere la vita eterna nonostante tutte le elemosine che si possano dare. » (Lib. 1, de Remiss, Peccat, Cap. 22, e Lib. De Fide ad Petrum.) – Com’è assurdo, quindi, che il Rev. A. Young asserisca che se un tale, un eretico materiale, muoia, egli sarà ammesso come Cattolico in paradiso. « Un altro pretesto – dice Brownson – che è addotto da questi (scismatici) è questo: Essi dicono che sono stati battezzati, che credono in Cristo, si applicano alle buone opere, e quindi possono sperare nella salvezza, anche se aderiscono ad una fazione divisa dalla Chiesa. »  – « Sant’Agostino risponde: Siamo dissuasi da queste parole dell’Apostolo “Se anche parlassi con la lingue degli Angeli, ecc.” (I Cor. XIII, 1-8); esse mostrano agli uomini che l’avere i Sacramenti e la Fede non li avvantaggia per nulla, se non hanno la carità, in modo che, quando si giunge all’unità cattolica, si può capire ciò che sia stato conferito, e quanto fosse enorme ciò in cui prima si era carente.

[Continua …]