LA DEVOZIONE A MARIA, PEGNO DI PREDESTINAZIONE

La devozione a Maria pegno di predestinazione.

[A. Carmagnola: La porta del cielo; S. E. I. Torino, 1895]

Eccoci al termine del caro mese di Maggio, consacrato a Maria! Come è volato questo mese! Sembra ieri che gli dessimo principio ed oggi è già finito. E che cosa ce lo ha fatto trascorrere sì veloce? Che cosa ci ha reso così brevi i suoi giorni? L’amore e la gioia. Sì, è l’amore e la gioia, che fanno passare rapidamente le ore che si trascorrono in compagnia della persona amata. E noi amando Maria, trattenendoci con Lei, pensando a Lei, venendo dinnanzi al suo altare, considerando le sue grandezze, le sue virtù, i suoi titoli, cantando pieni di santo giubilo le sue lodi, non ci siamo avveduti che i giorni si sono rapidamente inseguiti l’ira l’altro fino a che è pur giunto questo che dei giorni di Maggio è l’ultimo. Ed ora che provavamo tanta delizia nelle pratiche devote di questo mese dobbiamo farne la chiusa. Farne la chiusa? Del mese, sì certo: ma della divozione praticata in esso, no. Anzi se in questo mese siamo riusciti a ben comprendere chi sia Maria, che cosa abbia fatto e faccia per noi. che cosa sia ancora disposta a fare, non solo dobbiamo menomamente desistere dall’amore e dalla devozione, che le abbiamo professato finora, ma dobbiamo per di più oggi rinnovare la nostra totale consacrazione a Lei e fare ai suoi piedi il santo proposito di crescere sempre più nella sua divozione e nel suo amore. E quale sarà la considerazione che varrà a farci fare oggi questa consacrazione e questo proposito? Sebbene dovrebbe prevalere in noi il sentimento dell’amore, tuttavia, miserabili come siamo, diamo sempre maggior ascolto al sentimento dell’interesse. E poiché nessun interesse maggiore possiamo noi avere che di celebrare poi l’eterno maggio in cielo, considereremo perciò come la consacrazione e divozione a Maria è pegno sicuro di eterna salute.

1° Come tale la dimostra Iddio.

Come tale la predica la Chiesa.

3° Come tale la conferma la ragione.

I . Allorché Iddio in sul principio dei secoli, creata la terra vi ebbe introdotto l’uomo a dominarla, non credette d’aver Egli perfettamente operato se non avesse dato allo stesso uomo una compagna, che a lui rassomigliando, con lui dividesse l’onore e la gloria di eseguire i divini disegni nell’accrescimento e nella moltiplicazione del genere umano. Non est bonum esse hominem solum. Epperò un’altra volta il labbro di Dio si apre al solenne faciamus, e, facciamo, disse Egli, un aiuto che all’uomo rassomigli: Faciamus ei adiutorium simile sibi. Or bene, non dissimili parole si dovettero pronunziare nell’angusto consesso della SS.Trinità, allorché propostosi il piano della redenzione del mondo fu stabilito di introdurvi ad operarla l’Unigenito Figliuolo di Dio, Gesù Cristo. Si, anche allora con infinito amore furono pronunziate queste parole: Facciamo un aiuto, che rassomigli al Redentore e Salvatore del mondo: diamo a Gesù Cristo una compagna, che con Lui divida l’onore e la gloria di redimere e salvare il genere umano: Faciamus ex adiutorium simile sibi. Ed in vero sin dai primordi del mondo Iddio, coll’annunzio di Maria, risollevò l’animo dei nostri progenitori, avviliti sotto il peso della colpa e punì l’infernale serpente, loro seduttore: Io porrò inimicizia tra te e la donna, disse, tra il seme tuo ed il seme di Lei, ed Ella ti schiaccerà il capo. Venuta poscia la pienezza dei tempi, di Maria si servì Iddio per adempiere le sue promesse, per dare al mondo il sospirato di tutti i secoli, il desiderato di tutte le genti, per spandere in sulla terra una pioggia non interrotta di benedizioni temporali ed eterne secondo la sua antica parola ad Abramo: Et benedicentur in te cunctæ tribus terræ. Di Maria, già sua Madre, si valse Gesù medesimo per comunicare la grazia di santificazione al suo eccelso Precursore Giovanni Battista, movendola a recarsi nella casadi Zaccaria e di Elisabetta ed a rimanervi per ben tre mesi. Da Maria aspettò Gesù di essere pregato per operare il suo primo miracolo a confortodegli sposi di Cana in Galilea, per il quale un gran numero di persone credettero in lui e si misero per la via della salute, onde fosse a tutti manifesta la benefica influenza, che Ella doveva esercitare presso di Lui a vantaggio dei suoi devoti. A Maria nella persona del discepolo prediletto Egli affidò la cura, la protezione, la difesa de’ suoi seguaci; ed affinché agli Apostoli ed ai primitivi Cristiani fosse guida, maestra, consigliera e salvezza, lasciolla per più anni ancora sulla terra, sebbene già matura pel cielo. E tutto questo non dimostra chiaramente che Gesù Cristo volle associarsi la sua cara Madre nell’opera di nostra salute e che la fiducia, la consacrazione e divozione a Lei è da Lui medesimo riguardata come un pegno sicuro della nostra predestinazione? Sì, come Iddio si vale del ministero degli Apostoli e dei loro successori per illuminare le nostre anime con la luce della verità, come si vale del ministero degli Angeli per assisterci e custodirci in mezzo a tanti pericoli, come si vale del mezzo dei Sacramenti per comunicarci la grazia ed accrescerla in noi, così si compiace valersi dell’opera della Madre sua, della sua potenza, del suo amore, della sua intercessione per compiere nelle anime l’opera dell’eterna salute, sicché ben a ragione dice s. Giovanni Damasceno che l’essere devoti di Maria è un’arma di salute che Iddio dona a coloro, che vuol salvare: Tibi, o Maria, devotum esse est arma quædam salutis, quæ Deus dat illis quos vult salvos fieri. Or che vorremmo di più per essere certi dell’efficacia della consacrazione e divozione nostra a Maria?

II. — Ma poiché si tratta qui di una verità così importante, affinché non ci accada di prendere abbaglio vediamo un poco che cosa ne pensa la Chiesa. I suoi santi Padri, per cominciare da essi, si può dire che ad una voce hanno riconosciuto ed insegnato, che come il non avere punto stima ed amore per la Santissima Vergine è un segno infallibile di riprovazione, così per contrario è un segno infallibile di predestinazione essere a Lei interamente consacrati e devoti. Così pensano fra gli altri S. Agostino, S. Efrem, S. Cirillo, S. Germano, S. Giovanni Damasceno, S. Anselmo, S. Bernardo, S. Bernardino, S. Tommaso, S. Bonaventura, il pio Suarez, S. Francesco di Sales e S. Alfonso de Liguori: e sono del tutto ammirabili i sentimenti, i discorsi, gli esempi coi quali essi provano invincibilmente una tale loro asserzione. I Pastori delle anime poi, i Vescovi, i Pontefici soprattutto furono mai sempre così persuasi dell’efficacia della devozione e consacrazione a Maria per ottenere l’eterna salute, che messi dallo Spirito Santo a reggere quella Chiesa nella quale soltanto si può trovar la salute, ogni qual volta si avvidero che satana e i suoi seguaci cercavano con nuovi mezzi di rapire ai fedeli o il tesoro della fede, o quello della morale cristiana, facevano pronto ricorso a Maria e di nulla si mostravano maggiormente solleciti che di richiamare e riaccendere i fedeli all’amore ed alla divozione per Lei. E ciò fecero e fanno tuttora riconoscendo come la divozione a Maria è il gran mezzo per vincere i nemici di nostra eterna salute ed ottenerla con sicurezza non ostante le loro insidie. Ma di ciò non contenta la Chiesa, quasi che il suo sentimento non fosse abbastanza palese, che cosa fa Essa ancora? Nelle Messe composte ad onor della Vergine, nelle varie officiature ordinate per le sue feste è in un continuo esaltare la Vergine, siccome Colei da cui ci è venuto ogni bene e ce ne verrà ancora ogni altro che possiamo aspettarci, nel cantare che Maria è la cagione di nostra allegrezza, è la fonte delle grazie tutte, la porta per cui entriamo nel cielo, nel riguardarla come l’arca benedetta che scampa dal diluvio d’inferno quelli che in Lei si ricoverano, come la scala di Giacobbe per la quale dalla terra si sale con sicurezza al cielo, come la celeste Giuditta che scampa dalla morte eterna quanti ripongono in Lei la loro speranza, e finalmente nel mettere in bocca a Maria quelle parole così chiare e precise del libro della Sapienza: Qui me invenerit inveniet vitam et hauriet salutem a Domino. Qui elucidant me vitam æternam habebunt. Chi ha trovato me, ha trovato la vita ed attingerà dal Signore la salute: Quelli che mi amano, mi onorano e mi sono devoti avranno lavita eterna. Oh! potrebbe più efficacemente la Chiesa farci comprendere come Essa pensi e ritenga che la divozione e consacrazione a Maria Santissima è un pegno dei più sicuri della nostra predestinazione? Potrebbe Essa con più ardore animare i suoi figli a gettarsi fidenti nelle braccia di Maria, e consacrarsi del tutto a Lei, a professarle la più tenera divozione?

III. Del resto, per poco che si rifletta, si vedrà dalla ragione istessa non dover essere altrimenti. Lo stesso divin Redentore nel santo Vangelo ci dice che questo è che vale ad ottenerci la vita eterna, la conoscenza efficace di Dio e di Gesù Cristo, quella conoscenza che di Lui ci innamora e facendoci vivere in Lui e per Lui ci fa produrre frutti di eterna vita: Hæc est vita æterna, ut cognoscant te solum Deum verum, et quem misisti Jesum Christum (Io., XVII, 3). Ciò posto, che cosa vi ha di meglio ad ottenere questa unione con Dio, della divozione a Maria Santissima? Questa divozione anzitutto facendoci studiare le grandezze di Maria ci fa studiare necessariamente le grandezze di Gesù, che di quelle di Maria sono la radice e la fonte. Facendoci conoscere Gesù Cristo ci eccita ad amarlo, poiché è come impossibile conoscere quanto Gesù sia amabile e quanto ci abbia amato e non ricambiarlo del nostro amore. Facendoci amare Gesù ci sprona ad osservare esattamente la sua santa legge, perché, come dice un Santo, próbatio amoris exibitio est operis, la prova dell’amore è l’esibizione dell’opera, né si può amare veramente una persona senza conformarsi alla sua volontà. La divozione a Maria in secondo luogo eccitandoci ad imitare le sue perfezioni e le sue virtù, non solo ci fa praticare la legge di Dio, ma suscita in noi il santo desiderio di renderci perfetti e santi e ci induce a prendere per ciò tutti i mezzi necessari. E poiché uno di questi mezzi più efficaci si è la frequenza dei Sacramenti, è di questa per l’appunto che ci invoglia. Oh! questa divozione non permette che passi solennità sacra a Maria senza che ci accostiamo a ricevere nella santa Comunione il suo caro Gesù, quel caro Gesù che ha promesso la vita eterna a chi mangia la sua carne e beve il suo sangue, anzi ci incoraggia a riceverlo più spesso, ogni quindici, ogni otto giorni, più volte alla settimana ed i più ferventi anche tutti quanti i giorni. Or che vi ha di più utile della Comunione frequente per accrescere in noi la vita della grazia, per ascendere nella via della perfezione, per operare la nostra santità? E finalmente la divozione a Maria ci fa pregare; poiché non potrebbe chiamarsi devoto di Maria, chi non le dimostrasse almeno il suo affetto, nell’invocarla sovente con l’indirizzarle le sue preghiere. Ora una tal pratica conduce appunto a conseguire, per mezzo di Lei, l’eterna salute. Donde viene che la conversione della maggior parte dei peccatori non è duratura? Donde viene che uno ricade sì facilmente nel peccato? E donde viene ancora che la maggior parte dei giusti, invece di avanzare di virtù invirtù e di acquistare nuove grazie, perdono spesso quel po’ di virtù e di grazie che avevano? Questa disgrazia viene ordinariamente da ciò, che l’uomo, essendo sì corrotto, sì debole e sì incostante, si fida di sé stesso, si appoggia sopra le proprie forze e si crede capace senza l’aiuto divino di custodire da sé il tesoro delle sue grazie, delle sue virtù e de’ suoi meriti. Ma non è così che opera colui che prega Maria. Con la sola preghiera che costantemente le indirizza riconosce il suo nulla, la sua debolezza e la sua miseria, il bisogno continuo che ha dell’aiuto celeste, e per questo appunto si diporta umilmente al cospetto di Dio, riceve con abbondanza le sue grazie e fra le altre quella della perseveranza finale. Poiché, come dice S. Agostino, la perseveranza si ottiene davvero col domandarla quotidianamente e non in altro modo, e quotidianamente la domanda colui, che, devoto di Maria, le ripete ogni giorno ed anche più volte al giorno: Ora prò nobis nunc et in hora mortis nostræ. Con somma gioia pertanto possiamo conchiudere con la sentenza consolantissima di Guerrico abate, riferita da S. Alfonso de Liguori nelle Glorie di Maria, con la quale si dà precisamente ai suoi devoti la sicurezza della loro eterna salute: QUI VIRGINI FAMULATUR ITA SECURUS EST DE PARADISO AC SI ESSET INPARADISO. Chi si dedica a servir Maria, chi si consacra a Lei, si tenga così certo di ottenere per mezzo suo la gloria eterna del cielo, come se già entrato in quella città, si trovasse al possesso di quei gaudi sempiterni. Oh sentenza! Oh parole! Perché non mi è dato di scriverle sulle mura di tutte le case, sugli angoli di tutte le vie, sui frontoni di tutte le chiese, e più ancora nel cuore di tutti gli uomini? Le stamperemo per lo meno in tutte le anime nostre, e con queste parole in cuore cominceremo oggi a consacrarci a Maria in un modo più perfetto che non abbiamo fatto per il passato, a Lei daremo il nostro corpo con i suoi sensi, la nostra anima con le sue potenze, il nostro cuore co’ suoi desideri ed affetti, a Lei tutto quel po’ di bene che abbiamo fatto per il passato e tutto quello che speriamo di fare per l’avvenire; e nel darci tutti interamente a Lei, prometteremo sinceramente di voler essere sempre per tutta la nostra vita suoi veri devoti, di amarla con tutta l’espansione del nostro cuore, di lodarla e di benedirla, di farla amare, lodare e benedire da quanti cuori e lingue ci sarà possibile, per poter poi al fine amarla, lodarla e benedirla per tutta la eternità.

FIORETTO.

Consacrare interamente e per sempre il nostro cuore a Maria.

GIACULATORIA.

O Maria, porta del cielo, pregate per noi.

Maria, Janua caeli, ora prò nobis.

Esempio e preghiera.

Oh quanto è bella e lodevole la pratica di quei genitori, che, non appena ebbero da Dio qualche figliuolo, lo consacrano a Lui ed alla SS. Vergine sua Madre! La madre di S. Andrea Corsini l’offerse a Maria prima ancora che nascesse. E ciò può riguardarsi come il motivo della sua santità. La notte innanzi alla sua nascita, a Pellegrina, madre di lui, parve in sogno che nascesse un lupo, il quale poi entrando in una chiesa tosto si tramutasse in agnello. Or bene il sogno non fu contrario alla realtà. Infatti Andrea, sebbene piamente educato, negli anni della gioventù urtò nello scoglio fatale delle vanità mondane, e messosi con cattivi compagni si abbandonò interamente ad una vita viziosa. La sua buona madre, in sull’esempio di Santa Monica, madre di S. Agostino, piangeva e pregava, non tralasciando di fare al figlio i più aspri rimproveri, ma sempre tralasciando di fare al figlio i più aspri rimproveri, ma sempre indarno. Un giorno lasciandosi trasportare dalla sua grande afflizione: figlio mio, gli disse con le lagrime agli occhi, tu sei veramente quel lupo, del quale io mi sognai. A che giova, che io ti abbia consacrato a Maria, se tu tanto la disonori e l’affliggi con la tua vita di scandalo? Queste parole pronunciate con una energia ed una pena insolita furono la spada, che trafisse a compunzione il cuor di Andrea. La notte seguente non poteva pigliar sonno, e tornandogli sempre in mente le parole di sua madre, andava seco ripetendo: Dunque io fui consacrato a Maria…? Maria è la mia Regina e la mia Madre…. ? Ed io non vorrò essere suo servo e suo figlio? Ah!…. sì, sì…. lo voglio, lo voglio. Appena spuntato il giorno si alzò e si portò subito alla chiesa dei Carmelitani e prostratosi dinnanzi all’altar di Maria, la supplicò ardentemente ad aiutarlo per potere da lupo rapace convertirsi sinceramente in mansueto agnello. Maria lo esaudì e d’allora in poi con una vita piena di fervore e di penitenza si fece santo. Ed ecco ciò, che con sicurezza possiamo fare anche noi, consacrandoci oggi a Maria e risolvendo di volere d’ora innanzi praticare costantemente e sinceramente la sua devozione. Vi può essere adunque chi si rifiuti per questo atto e per questa promessa? Ah! pensiamo e seriamente pensiamo, che alla fin fine una cosa sola importa: salvare eternamente l’anima nostra. Tutto il resto, piaceri, onori, ricchezze, a nulla giova e non è altro che vanità delle vanità ed afflizione di spirito. Se salviamo l’anima tutto è salvo, quando anche avessimo perduto ogni cosa in questo mondo; ma se perdiamo l’anima, tutto è perduto, quando anche avessimo guadagnato in questa vita il mondo intero. Ma questo affare così decisivo ed irreparabile dipende ora interamente da noi. È in nostro potere il procacciarci la eterna salute e lo scampare dalla eterna dannazione. Basta che noi ci consacriamo a Maria e sinceramente le siamo devoti. Questa sincera divozione per lei è veramente la nostra Porta del Cielo, quella porta, per la quale entreremo un giorno con tutta certezza nel bel paradiso ad essere felici in eterno. Oh! se è adunque così, non tardiamo più un istante. Tutti col più vivo slancio di amor filiale assecondiamo l’amoroso invito, che Maria istessa ci fa, di offrire e consacrare a Lei il nostro cuore per tutta la vita: Præbe, fili mi, cor tuum mihi. Con un atto vigoroso della nostra volontà mondiamolo da ogni affetto terreno, purifichiamolo e rendiamolo meno indegno che sia possibile della nostra cara Madre Maria; e prendendolo tutti nelle nostre mani, prostrati ai piedi di Lei, mettiamolo con grande fiducia nelle mani sue, recitando tutti insieme questo:

ATTO DI OFFERTA E DI CONSACRAZIONE

O Maria, Vergine Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, nostra corredentrice, nostra avvocata e nostra salute, aiuto, consolazione e rifugio nostro, nostra vera porta del cielo, eccoci dinnanzi a Voi per offrirci al vostro servizio, per consacrarci interamente a Voi e per promettervi sinceramente di essere sempre tutti vostri. Nell’esaminare le vostre grandezze, nel considerare le vostre virtù, nel riconoscere la vostra bontà e la vostra potenza, noi ci siamo fermamente convinti, che è proprio per Voi, che passano tutte quante le grazie del vostro Figliuolo e che per conseguenza è per Voi, che noi abbiamo a conseguire la nostra eterna salvezza. A Voi adunque interamente ci affidiamo e ci appigliamo al vostro più vivo amore ed alla vostra più sincera devozione. E qual pegno di nostra solenne promessa, eccovi, o Maria, il nostro povero cuore. Sì, pur troppo, esso non è degno di Voi; ma Voi siete Madre e come Madre non lo respingerete, benché sì meschino e sì spoglio di meriti. Prendetelo adunque, e ponetelo, vi preghiamo, vicino al cuor vostro e non permettete che più mai si allontani da Voi. A Voi dappresso si infiammerà ognora più d’amore per Voi e pel vostro Figliuolo Gesù, e vi diventerà sempre più accetto. Ed ora, o Maria, con la vostra materna benedizione confermate questi nostri propositi e tutto quel bene, che vi siete degnata di operare in noi durante questo passato mese di Maggio. Benedite le nostre considerazioni, i nostri affetti e i nostri pensieri per Voi; benedite le nostre preghiere, i nostri ossequi, le nostre pratiche di pietà; benedite i consigli, le industrie, gli eccitamenti, di cui abbiamo fatto uso per animare altri ad amarvi; benedite tutto quel poco che abbiamo fatto per voi, affinché adorno della benedizione vostra tutto ascenda al trono di Dio come incenso gradito in odore di soavità. Benedite ancora, o Maria, il nostro corpo e l’anima nostra, i nostri interessi materiali e spirituali, benediteci nel tempo e nella eternità.

Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.