SAN PASQUALE BAYLON

San Pasquale Baylon

(Panegirico recitato il 17 maggio, giorno dell’Ascensione nel 1798 dal p. m. Vincenzo Cassitti In Ariano nella Chiesa dei PP. Riformati – Da: Saggio di Eloquenza Sacra, parte Seconda; Napoli, tipogr. De Cristofaro – 1854]

Videntibus illìs elevatus est, et nubes suscepìt eum,

Negli atti Apostolici capo 1,

Tra i molti e segnalati benefici, che fece Iddio al popol d’Israello, l’ultimo luogo certamente quello non merita col quale per mezzo di una nuvola prodigiosa, che dal tabernacolo usciva, e che su del popolo pellegrino bellamente stendevasi per luoghi aridi, deserti, e scabrosi libero dalle sferze cocenti del sole lo conduceva. Il perché  Davidde in impegno di rinfacciare alla sempre ingrata e rivoltosa gente le sue sconoscenze, quella nube di protezione singolarmente rammenta. Ma poiché quanto nell’antico Testamento avvenne, ombra soltanto fu e figura dei futuri beni, che nella Legge novella doveva a noi toccare con altra più maestosa nube, che pur esce dal Tabernacolo, e che su dei Fedeli tutti distendesi, in questo misero pellegrinaggio ci accompagna e difende. Voi ben lo intendete, accorti Ascoltanti, che dell’augusto Sagramento dell’Altare senzappiù, io intenda parlare, dove velato come da nube sotto gli Eucaristici accidenti lo stesso Dio, Re Signor degli Eserciti adoriamo, che della Chiesa è il refrigerio, il conduttore, il Maestro. Ed oh! veramente tre e quattro volte felici que’ fedeli che da questa nube amorevole non rifuggono, e si fan da quella amorevolmente condurre! Illustrati singolarmente nell’intelletto, accesi prodigiosamente nel cuore s’innalzeranno eglino dal basso tenebrìo della terra, andranno di virtù in virtù, ed in carne fuor di carne vivendo l’amorevole protezione del Sacramentato Iddio potranno sperimentare. E felice, e fortunato voi ben conchiuderò che foste il pria Pastorello, e poi umile Laico, ma infervorato amante ed Apostolo del Sacramento, onor delle Spagne, gioiello illustre dell’Ordine de’ Minori fecondo mai sempre di Eroi, S. Pasquale Baylon, che a cagion di onore nomino io qui per la prima volta solennemente. E chi meglio si fece condurre dall’Eucaristica nube, chi più di lui fu del sacramentato Iddio e nell’intelletto, e nel cuore singolarmente favorito? Or poiché di sì gran Santo a scioglier voto in suo onore già fatto, imprender devesi da me a tesserne serto di lodi, rallegromi meco stesso non poco che abbia a farlo nel dì in cui la memoria rinnova dell’Ascensione prodigiosa di Gesù Cristo nel Cielo. Io veggio non esser ciò senza occulta disposizion di provvidenza accaduto, perché congiunto osservo in modo l’elogio del Santo con le circostanze che, al riferir di S. Luca negli atti Apostolici l’odierno mistero accompagnarono, che ne resto sopraffatto oltremodo e sbalordito. Elevossi di terra il Redentore, così il Sagro Storico, ed una nuvola tutto ingombrollo. Videntibus illis elevatus est, et nubes suscepit eum. Or quel che accadde in quel dì memorando, veramente accadde moralmente nell’anima del Baylon. Una nube, e ben l’udiste, che fu il Sacramento Eucaristico, l’ingombrò tutto, e mente e cuore, innalzò sua mente, elevò suo cuore, cosicché di lui possiam dir altrettanto, benché in moral senso e spirituale; Elevatus est, et nubes suscepit eum. Egli dunque il gran Santo investito da questa nuvola, elevato fu sinpolarmente nella mente: Posuit nubem ascensum tuum. Egli per ajuto, difesa, e virtù di questa mistica nuvola, elevato venne singolarmente nel cuore. Accensiones in corde suo disposuit. Elevatus diciamolo poi in una parola, elevatus est et nubes suscepit eum. Questi saranno i due riflessi, che senza partirmi dall’odierna geminata solennità, e dall’odierno mistero, in onor di S. Pasquale io andrò proponendo, onde convinti esser possiate quanto più dell’antica sia potente a proteggere, a difendere, ad accompagnare la nube che dal nostro Santuario ascende, cioè il Sacramento dell’Altare; e quanto avventurato fu il nostro Santo che si fè da quella amorevolmente condurre, in virtù di cui ad imitazion dell’ascendente Signore elevossi di terra con la mente, e col cuore; Elevatus est; et nubes suscepit eum.

I . Egli è ben certo, o Signori, che l’uomo non peraltro è creato che per lo Cielo, e che là dovrebbero esser fissi i nostri pensieri, e i nostri affetti indirizzati, dove sono, come nell’orazione dell’odierna festività dice la Chiesa, i veri gaudi riposti: Ibi nostra fixa sunt corda, ubi vera sunt gaudia. Questa è la morale riflessione, che dall’augusto mistero dell’Ascensione vuol che i suoi figliuoli ritraggano l’amorevole Madre S. Chiesa. Come fare però, se per funesto retaggio della colpa primiera si sente l’anima a basso tratta così ed inchinata, che difficil troppo sperimenta e malagevole il volar sempre mai all’unico stato beato, eterno principio e fine? Come fare: un occhio a quel Sacramentato Iddio. Egli velato sotto 1’eucaristica nube, laddove l’anima investa, all’alto la rapisce, la conduce, la trasporta. Ed eccone il bellissimo esempio nel gran Santo del Sacramento, S. Pasquale Baylon. – Anche pria di nascer egli nel Villaggio di Torre Formosa in Aragona, rinchiuso ancora nel seno della Madre Isabella dà segno già, che doveva per 1’Eucaristia esser elevato nella mente e nel cuore. E che altro di fatti voglion dire quei salti che dà il portato gentile, emulando quasi la virtù del gran Battista, nel portarsi in sua Casa l’Uomo Dio medesimo dalle Sacramentali specie coperto e velato, approssimandosi per conforto estremo del già vicino agli ultimi aneliti genitor di lui Martino? Voglion dire, che siccome a quella presenza s’intese muovere, e sollevare nel corpo, così doveva poi e con la mente col cuore e corpo dietro la mistica nuvola sollevarsi. Che cresca pure sotto auspici sì fausti Bambinello sì amabile, e con la bocca spruzzolata ancora di latte non parli che degli altissimi Misteri della Religione; s’involi benché muova ancor titubante il picciol piede agli occhi degli uomini, ed o nel più remoto angolo della casa, o nel più ascoso tugurio della vicina selva si asconda, che non farà che additar al Mondo come da superna forza aveva sua mente investita, e come questa era rapita al Cielo dietro la nube Eucaristica. Ponit ut nubem. – Non giunge di fatti se non al primo fiore di sua giovinezza, e già corre veloce nel tempio, e nell’offrirsi a Dio Padre l’adorata incruenta vittima in guisa di celeste ardore si accende, che sembra un nobello Mosè dopo il memorando colloquio sul Sina; e immobile, modesto, con occhi bassi innanzi al Sacramentato Iddio non fa che meditare, che contemplare. Che preme intanto, che destinato egli venga alla custodia del lanuto armento? Egli ancor nelle foreste non fa che volgersi alle più vicine Chiese, e meditare. Bel vederlo , quando in cava spelonca ritrovarsi mentre sicure pascevano le pecorelle, e quivi impennar le ali, e verso il suo Dio nel Sacramento rivolgersi. Bel vederlo svellere dagli alberi i tronchi, il riverito segno della Redenzione formando contemplar il sacrificio, che da quello operato sulla Croce sol perché senza sangue differisce. Oh quante volte conducendo innanzi le pecorelle, ricordavasi del buon Pastore Gesù; oh! quante volte conducendole a pastura, ricordavasi dell’amor del Pastore medesimo Uomo-Dio, che noi sue pecorelle col sangue proprio, e con le carni sue ne pasce! Puro nelle mani, e di cuore innocente in somma si fa scala delle creature a contemplare Iddio e nelle valli, nelle colline, e ne’ monti e negli alberi, e nell’erbe e nelle piante, e nel fiume o nel rio ritrova sempre somiglianze, che lo ricordano dell’Eucaristia, questa sempre medita, sempre questa  contempla. – Or se così dalla misteriosa nuvola era di Pasquale la mente ingombrata e posseduta, se tanto alto ella poggiava per la contemplazione, figuratevi se poteva farsi trattenere dalle basse cose del mondo, dalle pie ricchezze e da Martino Garzia, e da Giovanni Apparizio offertegli. Che anzi spiccando Aquila generosa di grandi ali ardito il suo volo, d’ogni impaccio di secol togliendosi nei Chiostri di S. Francesco sen fugge, che insiem con Chiara ve lo aveva invitato, e propriamente nella sì romita solitudine di S. Pietro d’Alcantara, che inaccessibil si rende all’armento, al pastore, al bifolco, al pellegrino. – Oh! Quì sì che nella Casa ammesso del suo Dio Sacramentato, felice veramente si stima. Le ore, le notti in santa contemplazione dinanzi a lui ne impiega, né ha riposo, né si sazia, né si stanca dal contemplare. Ha ben dunque a designare questa sublime sua elevazione di mente, ha ben destinato il Cielo che ora tra sontuose Basiliche prodigiosamente da invisibil destra innalzate ai tremendi sacrifici assister si vegga: ed ora tra nobil coro di Angeli si osservi dell’Eucaristia cibarsi. Sia dall’obbedienza inviato di porta in porta ad accattar il necessario vitto; sia impiegato in esercizi meccanici, in servigi annosi, e che preme? Eh! che Pasquale ne punto né poco sa discostarsi dalla contemplazione, e dovunque si porti, qualunque cosa ne operi non pensa che al suo Sacramentato Dio. –  Ed or si che intender possiamo donde e come il Baylon, senza studio, senza lettere, passato dallo stato di Pastorello a quello di umile Laico, tanta dottrina abbia imparato quanta ne dimostrò in ogni rincontro. Nella scuola del Sacramento, nella contemplazione, nella meditazione elevata venne in modo sua mente, che non vi son già dubbiosi, che ei non consigli; non ignoranti, che non siano ammaestrali da lui; e quel che reca più stupore, non sono scolastiche difficoltà, non sono nelle sagre pagine oscure antilogie,

sono di mistica acute questioni, che egli il bel Santo non isviluppi, non ispieghi, non decida o scrivendo o parlando dell’ineffabil mistero della Incarnazione del Verbo, della Triade Sacrosanta, dei Divini attributi, dell’Eucaristico pane con tal precisione, con tal profondità di sentimenti, che stupidi fa esclamare i popoli; E donde Pasquale Baylon semplice idiota cotanto sapere apprese? Quomodo hic scit, eum litteras non didicerit? Donde lo apprese tanto sapere? E non lo vedete investito, ripieno lutto nella mente dell’Eucaristica nube, e non lo vedete sempre a contemplare, ad orare? Ecco la sua scuola, ecco l’origine della elevatezza di sua fortunata mente. Elevatus est, et nubes suscepit eum. Posuit nubem ascensum suum. – Ma se è così, che più si aspetta? Spediscasi pure per obbedienza il Laico Baylon in Francia (ed oh! fosse vissuto a dì nostri per andarvi). A che fare? A predicare, a convincere, a confutare Quingliani, Sociniani, Ugonotti, Luterani con la parola, con la dottrina, cogli esempli, coi prodigi? Eccolo intanto accinto al grand’uopo. Egli verso Parigi a pie nudi incamminasi, mal coperto da poveri cenci; passa i monti Pirenei tra i rigor del Verno, perviene ferito, straziato, e giunto finalmente a fronte degli scherni, delle contumelie, delle minacce, de’ sassi, de’ veleni, delle prigioni, delle ferite, dei pugnali, delle lance, qual altro Stefano pieno di fortezza e di grazia, qua difende la real presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia contro i seguaci di Berengario, di Carlo Stadio, di Zuinglio, di Calvino; là convince Pascasio Roberio e i Luterani, l’uno della impanazione, gli altri della consustanziazione nella Eucaristia acerrimi sostenitori. Or di Filippo Melantone gli audaci discepoli rampogna, che nell’ ostia Santissima non esservi sempre il Signore, ma sol quando ai popoli si distribuisce sostengono: ora altri dommi della Religione contro Pietro Vermiglio, e contro Teodoro Beza, e contro gli Ubiquisti, e contro gli Ugonotti tutti, ed altri innumerevoli settari, con tal felice successo, che moltissimi attoniti e confusi i loro errori detestano. – O mente davvero elevata dal Sacramento, o mirabili ascensioni dell’intelletto di Pasquale da quella nuvola mistica condotto, illustrato, sollevato, difeso: Ponit ut nubem ascensum. Io sbalordisco, Signori, io mi confondo, e sol meco stesso non fo che replicare quante volte queste cose contemplo. Ah ! mio Dio! cosi è, mio Dio creator del Cielo e della terra, è, che ai superbi negaste i misteri vostri, e li deste agli umili, agli idioti: Confiteor tibi Pater. Il perché non fidandomi più di tener dietro ai voli spicca il nostro Santo colla mente, miglior partito stimo che sia se mi rivolga a contemplar le ascensioni del suo cuore: Ascensiones in corde suo disposuit, giacché della nube stessa Eucaristica e l’intelletto, e il cuor di lui sono elevati: Elevalus est, et nubes suscepit eum. Ponit nubem ascensum tuum; ascensiones in corde suo disposuit.

II. Per ammirabile comunicazione non può la volontà e il cuore volere se non quello, che l’intelletto le presenti. Quindi ben persuaso l’intelletto, facil cosa è penetrar per occulte vie nel cuore. Or poiché la mente di Pasquale Baylon fu così ben elevata e sublimata a contemplare il Sacramento, e i misteri, inferir giustamente possiamo, che il cuore suo ancora sia stato tratto dalla mente, poiché l’uno e l’altra furono dall’Eucaristica nube investiti. – Ed oh! se tutti espor vi potessi gli amorosi slanci di quel cuore, i sussulti, i voli, le alterazioni meravigliose! Deh! Quante volte poiché contemplato aveva grandezze del suo Dio e Signore, a se stesso rivolgevasi, ed alto coll’Apostolo sclamava, chi mi spezzerà queste catene? chi mi libererà dai legami di questa morte? Oh! quante volte poi la terra guardando, chiama a gran voce ed invita le creature tutte, le stupide finanche e le insensate ad accompagnar suoi cantici di benedizione e di ringraziamento, ed al risponder degli antri, de’ macigni, degli alberi curvi ed annosi disfogasi in amorosi lamenti! Oh! quante fiate posto in dimenticanza il suo frale, senza moto, senza fiate, e pressocchè senza vita nell’abisso tuffasi della Divina Luce, con esso lei si mischia, si unisce, si confonde in guisa, che già comprensore, e non più viatore comparisce. – Uditelo in grazia, come l’Eucaristico Pane contemplando fuor di se stesso rapito variamente seco stesso favella secondo che vari sono gli affetti, che lo sorprendono: Ahi di me… Il mio Gesù… Dunque per me Sacramentato… Il freddo mio cuore… E dietro a tal voci con occhi ruggiadosi, con volto proprio di Angelo, con pianto non interrotto sospira, geme, grida, si  lamenta. – Qual mirammo noi aerostatico globo per forza di attrazione, e reso specificamente dell’aere più leggiero incamminarsi per le vie del Cielo, tal direi il cuor di Pasquale verso Dio s’indirizza, s’innalza, sen vola, se non conoscessi che scarso pur troppo ei l’è il paragone Pensate voi poi se un cuor così innamorato del Sacramento, non fosse ad imitazion del suo Dio Sacramentato stato amante ancor degli uomini. Si sa bene che, che nella puerile età or il cibo scarso a se destinato riserbava pei poveri, e più grandicello arrivò a togliersi per vestirli il suo pastorale pelliccio. Si sa che egli ora sgrava di pesi i passaggieri, e qual vile giumento sulle sue spalle sacchi interi di frumento, e fasci ben grandi di legna si caricava; ed ora illuminava per carità i ciechi, raddrizzava zoppi, guariva infermi, suscitava defunti, consolava, istruiva – Pensate, se un cuor così innamorato del Sacramento non sapeva umiliarsi ed ubbidire ad imitazione dal suo caro Dio nell’Eucaristia umiliato ed ubbidiente, se il suo stato non fu che di umiltà e di ubbidienza per lo appunto. Ma che dirò della virginea purità, della severa penitenza, della rigida povertà, c del coro delle virtù tutte nelle quali egli andò anzicché profittando, volando a passi di gigante per la contemplazione ed amore del Sacramento? Dirò, che se lingue cento io avessi e cento bocche non potrei fil filo tutto narrare; dirò che tutte queste virtù tutte in eroico grado, sublime egli ebbe; dirò, che il suo cuore infiammato di amore con tutto il treno delle virtù fu elevato dal Sacramento in modo che di pochi si legga altrettanto. Ascensiones in corde suo disposuit. De virtute in virtutem. – Volete convincervene senzappiù, o Signori? Miratelo in grazia disteso sul povero letticciuolo nei giorni di Pentecoste, in quelli appunto nei quali venuto era al mondo, e nei quali è per dipartirsi dal mondo? Penetriamo in quel cuore, esaminiamone i sentimenti. Ah! sono essi un complesso di tulle le virtù dominanti, elevate, condotte dall’amore verso Gesù Sacramentato. Io per me par che lo sento coll’infervorato Davide in quegli ultimi istanti di sua illibatissima vita ripetere: Oh Sacro Altare, o Ciborio, o Tabernacolo del mio Dio, quanto a me siete cari, quanto da me siete amati. Non solo il mio intelletto è rapito in estasi di meraviglia a contemplarvi, ma il cuore altresì s’innammora, ed il corpo sollevasi, s’innalza, esulta per voi: Quam dilecta tabernacula tua. E come non sentirmi rapito, mio Dio, se io penso se anche il passerino sa ritrovarsi una comoda abitazione, un buon nido, voi scegliete ad abitarne mio Dio, mio Re, i Sacri Aliati, e sotto l’umiltà degli Eucaristici accidenti vi nascondete. Ah! beato chi vi sta dappresso sempre, e vi loda in eterno. Ah! beato chi cibato dalle vostre carni, salirà col cuore di virtù in virtù, e malgrado le miserie di questa vita gusterà la felicità dell’altra. Sì, mio Dio, ascoltate le mie preghiere; fate, che dopo di avervi contemplato ed amato Sacramentato in terra venga a contemplarvi ed amarvi in Cielo. Benedetto quel dì che venni nella vostra casa, benedetto quel punto che mi scelsi di star abietto in vostra casa anziché rimanermi nel mondo a mezzo a ricchezze e piaceri, che almen ho speranza così, che voi, che siete tanto pieno di bontà mi darete grazia e gloria, perché sta scritto che arricchirete di beni coloro che camminano nell’innocenza, e beato è l’uomo che in Voi confida: Non privabit bonis, qui ambulant in innocentia. – Queste dovettero esser le voci, e i sentimenti estremi di Pasquale Baylon; queste le tenere espressioni di suo cuore amante. Voli intanto la bell’alma innocente in Cielo, e resti a noi il suo corpo incorrotto per sempre esser testimonio di sua verginità prodigioso. Resti il suo corpo in terra, questo ancora benché senz’anima dimostrerà con inusitato prodigio come fu elevata la mente, il cuor dal Baylon dall’Eucaristica nube, poiché in elevarsi la Sacra Ostia, alza il capo dalla bara più volte, balza, si muove, apre gli occhi prodigiosamente, e li chiude. Resti con noi il suo corpo e sian le sue reliquie, che dimostrano l’amore, ch’ei portò al prossimo, ed ora con festosi rimbombi arrivino le speranze de’ miseri, ora con mesti colpi presagiscano imminenti castighi. Voli al Cielo l’anima e resti il suo corpo con noi, e sia egli in Cielo a vegliare, come dice nel suo antico officio la Chiesa, al ben degli uomini con impegno. Mortalium bono sollicitam vigilantiam. – Ma che vado io più trattenendovi, o Signori, a dimostrare che S. Pasquale Baylon fu elevato nella mente, elevato nel cuore in virtù ed in forza di quella nube Eucaristica che tutto riempillo? La Chiesa stessa che nelle orazioni in onor dei Santi le virtù di essi principali ne addita, non altre ha saputo trovarne infra mille per decorar la memoria e i merito del Baylon, che quella dell’amore verso il Santissimo Sacramento dell’Altare. Gli scultori stessi ed i Pittori in atto di estasi cel rappresentano verso il Sacramento che in mezzo a nuvole un Angelo gli dimostra, quasi per indicar quelle elevazioni di mente, quelle di cuore che dalla nuvola Eucaristica ebbe il Baylon, il caro l’amabile Santo del Sacramento; onde ripeter noi siamo a ragione: Elevatus est, et nubes suscepit eum, cioè quanto veramente avvenne nell’Ascensione del Signore, moralmente nell’anima di S. Pasquale avvenne.  Si elevò colla mente per virtù di quella nuvola benedetta: Posuit nubem ascensum suum, si elevò col cuore; Ascensiones in corde suo disposuit. Elevatus et nubes suscepit eum. – Or che rimane a fare in più di questo vostro qualunque siasi Elogio, o gran Santo, se non pregarvi dall’intimo del cuore, che per le vostre preghiere, per lo vostro merito facciate, che siano i nostri pensieri ancora i nostri desideri al Cielo rivolti, dove l’Autore della solennità odierna ne entra, dove aveste voi rivolta e la mente vostra e i1 cuore. Deh! per quella pinguedine meravigliosa, che voi dall’Eucaristico cibo ricavaste; Deh! per quel meraviglioso amore che portaste al Sacramentato Iddio, fate, o gran Santo, che quella mente, e quell’amore noi abbiamo, onde volar coi pensieri, volar col cuore, dove voi volaste; ut quam ex illo Divino convivio spiritus percepisti pinguedinem, eamdem et nos percipere mereamur; ch’è quanto per i meriti vostri la Chiesa prega in questo giorno il Signore. Ho detto.

Leone XIII, in Mirae caritatis (28 maggio 1902):… di aver curato che i congressi eucaristici fossero numerosi e fruttuosi come conviene; di avere ad essi e ad altre opere simili assegnato per protettore celeste san Pasquale Baylon, che si segnalò nella devozione e nel culto verso il mistero eucaristico.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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