SAN GIUSEPPE IL PROTETTORE DEI CRISTIANI (3)

[A. CARMAGNOLA: Il Custode della Divina Famiglia S. GIUSEPPE – Tipogr. e libr. Salesiana, TORINO, 1896]

RAGIONAMENTO XXX.

Del potere di S. Giuseppe, della sua bontà per noi, e della grande fiducia che in lui dobbiamo riporre.

Una delle cose di cui il mondo suole fare maggior conto si è la grandezza delle aderenze. Ad esempio, stimasi sommamente fortunato colui che ha un amico tra i suoi superiori, tra i suoi padroni, tra i deputati e senatori del regno, tra i ministri e i grandi della corte. E perché? Perché generalmente si dice, si crede (io non vo’ cercare se a ragione o a torto) che il più delle volte si ottengono aiuti, si conseguono cariche, si fanno guadagni, si va in alto più per via di protezione che di merito. Ebbene, noi dobbiamo stimarci sommamente avventurati perché come fedeli devoti di S. Giuseppe abbiamo in lui un amico potentissimo ed ottimo presso alla stessa corte celeste. Gettiamo pure lo sguardo sull’innumerevole moltitudine di Santi che si trovano in Paradiso, ma nessuno ne troveremo che torni più di S. Giuseppe accetto a Dio, a Gesù ed alla Vergine, epperò nessuno il cui potere e la cui bontà verso di noi sorpassi il potere e la bontà del medesimo. Oh pensiero consolantissimo che è mai questo! Se tanta è la potenza e la bontà di S. Giuseppe e noi gli professeremo una sincera divozione, possiamo ancor temere, ancor dubitare di non ottenere mercé la sua mediazione, le più belle, le più importanti grazie? E non riporremo in lui una straordinaria fiducia? Studiamoci pertanto in quest’oggi di considerare e comprendere meglio che ci è possibile un tale potere di S. Giuseppe presso Dio, ed un tale amore per noi, affinché il cuor nostro sempre piò si allieti e si infiammi dei sentimenti della divozione verso il Santissimo Custode della Divina Famiglia. Incominciamo senz’altro.

PRIMA PARTE.

A ben riconoscere quale sia la potenza di San Giuseppe in cielo non avremmo a far altro che rappresentarci alla mente quel che ne dicono i santi, che di lui furono tanto devoti. Ecco come si esprime a questo proposito B. Antonino: « Il potere di una persona viene dalla natura, dalla grazia e dal merito. La natura rende un padre onnipotente sul cuor di suo figlio; la grazia rende un marito onnipotente sopra il cuore della propria sposa; il merito rende un servo onnipotente presso il suo padrone cui abbia reso grandi servigi. Ora qual creatura ha più stretti vincoli di Giuseppe con Gesù e con Maria, essendo il padre dell’uno e lo sposo dell’altra? Chi potrebbe essere più grato a Dio di quel gran santo la cui angelica purità non fu mai offuscata dal soffio delle passioni, e che nel corso di trent’anni esercitò tutte le opere di misericordia verso l’adorabile persona del Figlio di Dio con sì ardente zelo, con umiltà così profonda e con fedeltà così inviolabile? » – S. Bernardo dice : « Se è scritto che il Signore fa la volontà di coloro che lo temono, come rifiuterà di fare quella di S. Giuseppe, che lo nutrì così lungo tempo col sudore della sua fronte? Voluntatem timentium se faciet, quomodo voluntatem nutrientium non faciet? – S. Alfonso de Liguori : « Dobbiamo essere ben persuasi, che Dio, in considerazione de’ suoi grandi meriti, non negherà mai a S. Giuseppe una grazia in favore di coloro che lo onorano. » Il grande dotto Gersone dice che « S. Giuseppe non domanda, ma ordina: Non impetrat, sed imperat. » – « Gesù, dice S. Bernardino da Siena, vuol continuare nel cielo a dare a S. Giuseppe prove del suo rispetto figliale obbedendo ai suoi desideri: Dum pater orat natum, velut imperium reputatur.» –  « Oh quanto saremo felici, dice s. Francesco di Sales, se possiamo meritare di aver parte alle sue sante intercessioni! Perché niente gli sarà negato, né da Maria SS., né dal suo Figlio. Ci otterrà, se in lui confideremo, un santo accrescimento di ogni virtù, ma specialmente di quelle ch’egli possedeva in più alto grado, quali sono la santissima purità di corpo e di spirito, l’amabilissima virtù dell’umiltà, la costanza, e la perseveranza; virtù che ci renderanno vittoriosi dei nostri nemici in questa vita, e degni di andare a godere nella vita eterna la ricompensa che è preparata a coloro che imiteranno gli esempi, che S. Giuseppe ha loro dati. » – « Parecchi santi, dice l’angelico Dottore, hanno ricevuto da Dio il potere di assisterci e di aiutarci in certi particolari bisogni; ma il potere di S. Giuseppe non è limitato; si estende a tutte le nostre necessità; e tutti quelli che lo invocano con confidenza sono certi d’essere esauditi. Gli altri santi godono, è vero, un gran credito in cielo; ma essi intercedono e supplicano come servi, e non comandano come padroni. Giuseppe, che ha veduto Gesù sottomesso alla sua autorità, ottiene quanto desidera dal Re suo figlio. » – « E difatti, prosegue il devotissimo Cartagena, che potrebbe negar Gesù Cristo a Giuseppe, il quale niente negò mai a Lui nel tempo della sua vita! Mosè non era nella sua vocazione, se non il capo e il conduttore del popolo d’Israele, eppure si portava con Dio con tanta autorità, che, quando lo pregava in favore di quel popolo ribelle ed incorreggibile, la sua preghiera sembrava farsi comando, il quale legasse, in certo modo, le mani alla divina maestà, e la riducesse a non poter quasi castigare i colpevoli, finché gliene avesse resa la libertà: Dimitte me, ut irascatur furor meus contra eos et deleam eos. (Esodo, XXXII). Ma quanta maggior virtù e potenza non avrà la preghiera che Giuseppe volge per noi al sovrano Giudice, di cui egli fu guida e padre adottivo? Poiché, s’egli è vero, come dice S. Bernardo, che Gesù Cristo, il quale è nostro avvocato presso il Padre, gli presenta le sacre sue piaghe ed il sangue adorabile che ha sparso per la nostra salute; se Maria, per parte sua, presenta all’unico Figlio il seno che lo portò e nutrì, non possiamo noi aggiungere che S. Giuseppe mostra al Figlio ed alla Madre le mani le quali hanno tanto affaticato per loro ed i sudori che egli ha sparso per guadagnare il loro vitto sopra la terra? E se Dio Padre non può nulla negare al suo Figlio diletto, quando lo prega per le sue sacre piaghe, né il Figlio nulla negare alla sua Santissima Madre, quando lo scongiura per le viscere che lo hanno portato, non siam noi tenuti a credere che né il Figlio, né la Madre divenuta la dispensatrice delle grazie che Gesù Cristo ha meritato, non possono nulla negare a S. Giuseppe quando egli li prega per tutto ciò che ha fatto per essi in trent’anni di sua vita? Immaginiamoci che il nostro santo Protettore volga per noi a Gesù Cristo, di lui Figlio adottivo, questa commovente preghiera: « O mio divin Figlio, degnatevi di spargere le vostre più abbondanti grazie sopra i miei servi fedeli; io ve lo domando pel nome di padre, di cui mi avete tante volte onorato, per queste braccia che vi ricevettero e vi riscaldarono nella vostra nascita, e vi trasportarono in Egitto per salvarvi dal furor di Erode; ve lo chiedo per quegli occhi di cui asciugai le lagrime, per quel prezioso sangue che io raccolsi nella vostra circoncisione; pei travagli e per le fatiche che io portai con tanta contentezza per nutrire la vostra infanzia, per allevarvi nella vostra giovinezza » Gesù così pieno di carità potrebbe Egli resistere a tale preghiera ? » – Ma ascoltiamo infine la grande devota di San Giuseppe, la serafina del Carmelo S. Teresa. Le sue parole sembrano essere più persuasive e convincenti di tutte le altre. Parli dunque essa medesima. « Io presi per avvocato e per protettore il glorioso S. Giuseppe e mi raccomandai a lui col più gran fervore. Il suo soccorso si manifestò visibilmente. Questo tenero padre della mia anima, questo amatissimo protettore si affrettò a cavarmi dallo stato in cui languiva il mio corpo; come mi tolse da pericoli più grandi di altro genere, che minacciavano il mio onore e la mia eterna salute. Per colmo di ventura egli mi esaudì sempre al di là delle mie preghiere e delle mie speranze. Non mi ricordo d’aver sinora domandato grazia che non me l’abbia ottenuta. Quale spettacolo presenterei ai vostri sguardi se mi fosse dato di riferire le grazie insigni, di cui Dio mi colmò, ed i pericoli sì dell’anima come del corpo da cui fui liberata per mediazione di questo gran Santo! L’Altissimo concede agli altri santi soltanto la grazia di soccorrerci in tale o in tal altro bisogno; ma il glorioso S. Giuseppe, lo so per esperienza, stende il suo potere sopra tutte le nostre necessità. Nostro Signore vuole con ciò farci intendere, che nello stesso modo che gli fu sottomesso sopra questa terra d’esilio, riconoscendo in lui l’autorità di padre putativo e di governatore, si compiace ancora nel cielo di fare la sua volontà con l’esaudire tutte le sue domande. Molte persone a cui io aveva consigliato di raccomandarsi a questo incomparabile Protettore, lo hanno del pari esperimentato; ond’è che il numero delle anime che lo onorano va crescendo, ed il felice successo della sua mediazione conferma ogni giorno più la verità delle mie parole. Epperò conoscendo oggi per lunga esperienza il meraviglioso potere di S. Giuseppe presso Dio, vorrei persuadere a tutti di onorarlo con culto particolare. Sinora ho sempre veduto le persone che hanno per lui devozione vera e sostenuta dalle opere progredire nella virtù; perché questo celeste Protettore favorisce in modo meraviglioso l’avanzamento spirituale delle anime, che a lui si raccomandano. Da molti anni che nel giorno di sua festa gli domando un favor particolare, non me l’ha mai rifiutato. Se per qualche imperfezione la mia domanda si allontanava dalla mira della gloria divina, egli la raddrizzava in modo da farmene ridondare un bene maggiore. Se io avessi autorità per iscrivere, qual puro piacere proverei a raccontare minutamente le grazie di cui tante persone sono, al par di me, debitrici a questo gran Santo. Ma mi basti scongiurare per l’amor di Dio quelli che non mi danno fede di farne prova; e vedranno quanto sia vantaggioso il raccomandarsi a questo gran Patriarca, e onorarlo in modo speciale. » Fin qui S. Teresa. – Or bene, dopo testimonianze così autorevoli e così ricche di profonde ragioni possiamo noi avere il minimo dubbio sulla potenza veramente grande di S. Giuseppe? Ma ciò che deve raddoppiare la nostra confidenza in S. Giuseppe si è la sua ineffabile carità per noi. Non c’è altra misura dell’amore, che si ha pel prossimo, che quella dell’amore che si porta a Dio. L’amor di Dio e del prossimo sono, dice S. Gregorio, due anelli di una medesima catena, due numi che scaturiscono dalla medesima sorgente. Egli è indubitabile che l’amor di S. Giuseppe verso Dio, quando era ancor sopra la terra, superava incomparabilmente l’amore di tutti gli uomini, di tutti i santi e di tutti gli Angeli. Egli è dall’amore, di cui Giuseppe arde per Dio, che bisogna misurare quello che ha per noi; ed è facile il comprendere che l’uno e l’altro oltrepassano l’umano intendimento. – A cotesta ragione fondamentale se ne devono aggiungere molte altre. Giuseppe è nostro padre, poiché noi siamo figli di Maria, fratelli e coeredi di Gesù Cristo, suo divin Figlio. Gesù, facendosi suo Figlio gli pose nel cuore un amore più tenero di quello del miglior dei padri; e ciò non solo per essere amato come figlio, ma acciocché quello stesso amore si spandesse sopra tutti gli uomini divenuti parimenti suoi figli. Egli è in questo modo, che gli comunicò una grazia tutta speciale d’amore, di tenerezza e di sollecitudine per noi, la quale lo porta a farci tanto bene quanto il padre più sviscerato possa desiderare ai suoi figli, che egli ama più di se stesso. – Il Divinissimo Gesù, che ebbe riposato tante volte sopra il cuore di Giuseppe per accendervi una fornace d’amore proporzionato alle cure paterne di cui egli era incaricato, seppe rendere così grande quel cuore, affinché tutti i Cristiani potessero trovarvi un asilo nelle loro pene e nei loro travagli. S. Giuseppe sa che il suo divin Figlio ci amò sino ad incarnarsi, soffrire e morire per noi. Quante volte nel corso di sua vita non ha egli inteso il Salvatore manifestare il vivo desiderio di cui ardeva di dare per ciascuno di noi, sino all’ultima stilla, il suo sangue! Come sarebbe dunque possibile, che Giuseppe ci guardasse con indifferenza e vedesse perire senza dolore una famiglia di cui Gesù Cristo è il primogenito? Egli è in servigio degli uomini che S. Giuseppe fu arricchito di tante grazie e di privilegi cotanto gloriosi, e che fu scelto per essere il casto sposo di Maria ed il padre di Gesù. Se non ci fossero stati degli uomini, e se Dio non li avesse amati sino al punto d’incarnarsi per salvarli, Giuseppe non avrebbe ricevuto il titolo sublime che lo colloca al di sopra di tutti gli Angeli e di tutti i santi. Egli conosce queste verità; come potrebbe dunque, egli tanto riconoscente, non essercene grato e non amarci? Quando Giuseppe viveva sopra la terra era dotato di cuore eccellente, inclinato alla compassione ed alla misericordia verso tutti gli uomini. Ora che nel cielo la sua carità è perfetta, potrebbe egli essere insensibile ai nostri pericoli, alle nostre miserie ? Giuseppe è nostro padre sì, ma della stessa natura di noi, egli soffrì e pianse come noi; conobbe tutti i nostri pericoli; e questo è un motivo di più per amarci e compatirci nelle nostre pene. Animo adunque, se tale è la potenza, tale la bontà di S. Giuseppe per noi, ricorriamo a lui fiduciosi in tutti i nostri bisogni, e proveremo la verità di ciò che ci è dato per certo da S. Teresa: che cioè non mai persona alcuna, per quanto fosse povera ed abbandonata, l’invocò invano; sempre dall’alto dei cieli egli rivolge i suoi sguardi pieni di misericordia verso gl’infelici che lo implorano dal tristo loro esilio. Dalle mani di Giuseppe come dalle mani di Maria piovono a torrenti le grazie; egli versa le benedizioni del cielo sopra tutti gli uomini: ma le spande con maggior abbondanza sopra quelli che lo invocano. Imploriamolo con fiducia, e non scoraggiamoci, se la nostra preghiera non è esaudita tanto prontamente quanto vorremmo. Perseveriamo allora nella preghiera, applicandoci nello stesso tempo ad imitare le sue virtù, e S. Giuseppe non lascerà di ottenerci la grazia richiesta se può giovare alla gloria di Dio e al bene della nostra anima.

SECONDA PARTE.

Abbiamo già altre volte osservato come l’antico Giuseppe sia stato una bella figura del nostro in moltissimi tratti della sua vita. Or bene lo fu eziandio della pienezza del suo potere e della sua somma bontà verso degli uomini. Faraone per ricompensare i servigi, che da Giuseppe figliuolo di Giacobbe aveva ricevuto, lo stabilì intendente generale della sua casa, padrone di tutti i suoi beni, volendo che ogni cosa si facesse secondo il suo cenno. Dopo averlo costituito viceré dell’Egitto gli affidò il sigillo della sua autorità reale, e gli donò il pieno potere di  concedere tutte le grazie che volesse. Ed allora che i popoli, sollecitati dalla fame si rivolgevano al re d’Egitto per aver del frumento, quel principe li inviava a Giuseppe, da lui stabilito dispensatore di tutte le ricchezze del suo regno. Ei diceva: Ite ad Ioseph, et quidquid dixerit vóbis, facite. Andate da Giuseppe, fate tutto quello che egli vi dirà, e ricevete da lui quanto egli vorrà donarvi (Gen. XLI, 55). E Giuseppe, pieno di compassionevole carità verso di quei bisognosi aperuit universa horrea, et vendébat Ægyptiis ; aperse tutti i granai, ed a prezzo distribuiva il frumento a quei poveri oppressi dalla fame. Così pure, o miei carissimi Cristiani, da quanto abbiamo oggi considerato dobbiamo riconoscere che Gesù Cristo avendo costituito S. Giuseppe quale suo plenipotenziario in cielo, egli è altresì a S. Giuseppe che ci invia per ottenere più sicuramente a sua intercessione le grazie che ci sono necessarie, e che S. Giuseppe pieno di bontà per noi, purché gli offriamo il prezzo delle nostre preghiere e delle nostre opere buone, è prontissimo ad aprire i tesori delle grazie celesti e distribuircene in grande abbondanza. Ricorriamo adunque a Giuseppe colla ferma fiducia di ottenere quanto gli chiederemo. Egli è il favorito del Re del cielo, a cui dobbiamo piacere se vogliamo essere bene accolti dalla divina Maestà; egli è il padre che dobbiamo renderci favorevole per poter ottenere qualche grazia dal Figlio; egli è l’intendente della sua casa, che deve presentare le nostre suppliche per farle gradire dal padrone; egli è il migliore ed il più caritatevole avvocato che possiamo impiegare presso la sua sposa, per patrocinare la nostra causa presso Gesù Cristo, riconciliarci con Lui e rimetterci nelle buone grazie sino al nostro ultimo respiro. Andiamo a Giuseppe, acciocché interceda per noi. Tutti i Cristiani devono trovare nella vita di questo gran Patriarca grandi motivi di confidenza. I nobili ed i ricchi devono considerare pregandolo, che S. Giuseppe è il pronipote dei Patriarchi e dei re; i poveri considerino, ch’egli visse come essi nella povertà; gli operai, che egli ha continuamente lavorato come un semplice operaio; le persone vergini, che egli conservò per tutta la sua vita la più perfetta verginità, e fu trascelto da Dio per essere il custode ed il protettore della Regina delle Vergini; le persone maritate, ch’egli fu il capo della più augusta famiglia che possa mai esistere: i fanciulli, ch’egli fu il padre putativo di Gesù, il conservatore, il governatore della sua infanzia: i sacerdoti, ch’egli ebbe sovente la somma ventura di portare Gesù fra le braccia; che di più ha offerto al Padre eterno le primizie del Sangue del Salvatore nel giorno della circoncisione; le persone religiose, ch’egli santificò la sua solitudine di Nazaret con la pratica delle più perfette virtù e con pii ragionamenti con Gesù e Maria. Da colui, che siede sul trono fino a chi per vivere deve mendicare il pane, tutti debbono trovare i più forti motivi per riporre una fiducia illimitata nella sua potenza e nella sua bontà.