LO SCUDO DELLA FEDE (XXXIII)

 

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XXXIII.

IL BATTESIMO E LA CRESIMA.

Perché amministrare il Battesimo ai bambini? — Non sarebbe meglio lasciar libero ognuno da qualsiasi religione tino ad un’età discreta? — Per lo meno non si dovrebbe interrogare ad una certa età il battezzato, se intende ratificare il suo battesimo — Perché non amministrarlo ai bambini degl’infedeli all’insaputa dei loro parenti? — La Cresima.

— Ed ora avrei da farle alcune domande riguardo ad alcuni sacramenti in particolare. – Ma le dirò senz’altro, che le farò soltanto quelle, per le quali mi interessa avere una risposta o sciolta qualche difficoltà. Ad esempio riguardo al Battesimo so benissimo che oltre al sacerdote lo può amministrare in caso di necessità qualunque persona, anche un eretico od un infedele, e so che si amministra versando l’acqua sopra il capo, e se non si può sul capo, su qualche altra parte principale del corpo di chi si deve battezzare, dicendo nel medesimo tempo queste parole : « io TI BATTEZZO N EL NOME DEL PADRE, E DEL FIGLIUOLO E DELLO SPIRITO SANTO »: e avendo l’intenzione di fare quello che fa la Chiesa nel battezzare. So che il Battesimo qualora non si possa ricevere può essere supplito dal martirio, oppure da un atto perfetto d’amor di Dio o di contrizione, congiunto col desiderio del Sacramento. Bicordo che m’ha insegnato che i bambini, che muoiono dopo aver ricevuto il Battesimo e prima di arrivare all’uso della ragione, se ne vanno diritti in paradiso, eccetera, eccetera. Ma ciò che non posso capire si è ciò appunto, che si facciano battezzare i bambini, che sono inconsci di ciò che ricevono e delle obbligazioni che per tal Sacramento contraggono. A me pare, che sarebbe meglio assai lasciarli crescere sino ai sedici o diciassette anni, affinché possano allora scegliere da sé la religione, che loro più piace.

Ascolta, caro amico. Se essendo tu bambino ci fosse chi avesse fatto testamento di lasciarti una grande eredità, ti parrebbe bene che i tuoi genitori a nome tuo l’accettassero senza punto aspettare che tu sia arrivato all’età di sedici o diciassette anni, perché temerebbero che, non accettandola tosto, tu l’avessi a perdere?

— Senza alcun dubbio farebbero benissimo; e se io sapessi che, essendovi alcuno che me l’avesse lasciata, essi non l’avessero accettata con tale pretesto di aspettare il mio beneplacito, io mi lamenterei di loro,

Benissimo. Ecco dunque quello che succede nel far amministrare il Battesimo ai bambini, ancorché siano inconsci: si procaccia loro il massimo dei benefizi, che è quello di farli entrare nel novero dei figli di Dio e della Chiesa, dei fratelli di Gesù Cristo e degli eredi del paradiso.

— Ciò è verissimo. Ma tuttavia per tal modo si sottopongono altresì, a loro insaputa, alle leggi del Cristianesimo.

Sì, senza dubbio. Ma a queste leggi non è forse tenuto ogni uomo che venga al mondo? Forse che coloro, che non sono Cristiani, sono perciò irresponsabili del male, che essi commettono per lo meno contro a quelle leggi di natura, che impongono a tutti, alla fin fine, di vivere in conformità alla legge divina? Ed anche non accettando tali leggi a nome del bambino che si battezza, ne resterà, egli forse in seguito dispensato?

— Veramente io non avevo mai fatte queste considerazioni. Eppure quante volte ho inteso a dire che sarebbe meglio lasciar libero ogni individuo da ogni religione fino a quella età dei sedici o diciassette anni, affinché a quell’età si decida egli di essere o cattolico, o protestante, o ebreo, o buddista od anche senza religione. Ho inteso persino dei padri di famiglia a vantarsi, che essi fanno così coi figli loro!

Purtroppo è vero, che vi hanno di coloro che tengono queste idee (che furono messe in mostra attraente da quel sofista che è Gian Giacomo Rousseau), e si regolano in conformità alle medesime. Intanto che succede? Che fino a quell’età il giovane mena la vita dell’animale che mangia l’erba del prato, senza sapere né chi egli sia, né donde venga, né a che fare sia posto su questa terra. Succede che il giovane comincia a prendere una cattiva piega, massime tra gl’incentivi delle passioni e gli ammaestramenti del mondo, e a quell’età anziché abbracciare la fede cattolica risolverà di continuare a vivere nella incredulità e a camminare per la strada della perdizione. Succede che se egli muore prima di essersi deciso a ricevere il Battesimo e a vivere in conformità al medesimo, se ne andrà irreparabilmente perduto. Ecco a che giovano i sistemi dei liberi pensatori, a creare una razza malsana e perversa o a far dei dannati all’inferno!

— Ma pure la Chiesa in qualcuno dei secoli non differiva il Battesimo ad età avanzata?

Pur troppo vi fu in qualche secolo, specialmente nel IV e nel V, questo abuso famiglie di aspettare a far amministrare il Battesimo ai figliuoli quando fossero già adulti, ma questo abuso la Chiesa non lo ha mai voluto, lo ha sempre riprovato e combattuto fino a farlo scomparire.

— Ad ogni modo non andrebbe bene che ad ogni bambino battezzato, giunto che sia all’uso della ragione, si domandasse se intende, sì o no, ratificare le promesse fatte per lui al Battesimo dai suoi padrini?

Mente affatto. E prima di tutto perché è contrario all’insegnamento della Chiesa, che nel concilio di Trento pronuncia l’anatema contro chi così asserisse. E poi perché ciò è contro allo stesso buon senso comune. Chiunque entra in una società per godere dei benefìci d’esserne membro, deve pure assumerne i pesi. Dimmi un po’, si domanda forse al bambino, giunto all’uso di ragione, se vuole sottoporsi alle leggi della società civile, nella quale nascendo, egli entrò? No, mai più, perché egli è obbligato queste leggi dal momento stesso che prese a far parte della società. Così deve essere per il battezzato: dal momento che egli per il Battesimo ha ricevuto la fede ed è entrato nella società religiosa della Chiesa, come ha acquistato il diritto a’ suoi benefizi, così ha contratto l’obbligo delle sue leggi, epperò non potendo egli ricusarlo senza venir meno al suo dovere, non è neppure da domandargli se intenda di tenerlo o no.

— Se è così non andrebbe bene battezzare più che sia possibile i bambini degli ebrei, dei turchi, degli infedeli anche all’insaputa e contro la volontà dei loro genitori.

Ah! questo no. La Chiesa come non battezza gli adulti infedeli, che non vogliono saperne del Battesimo, così rispetta la loro volontà sopra i loro bambini. « Il diritto naturale, dice S. Tommaso, colloca questi bambini sotto la tutela dei loro genitori fino a che essi possano essere padroni di sé. Il battezzarli contro loro volontà è un offendere la giustizia, come il battezzare un adulto suo malgrado. Di più: è un esporre la loro fede a cadere nelle terribili tentazioni dell’amor figliale, che un giorno deve svegliarsi nel loro cuore. Perciò è uso della Chiesa di non opporsi in questo alla volontà dei genitori ».

— E se qualche bambino infedele o giudeo fosse battezzato all’insaputa e contro la volontà dei genitori, il Battesimo allora sarebbe valido?

In questo caso sì, benché il Battesimo sia stato amministrato illecitamente. E allora la Chiesa può far valere, quanto le è possibile, i suoi diritti, perché quel battezzato eviti il pericolo dell’apostasia. Vi sono anzi dei casi, in cui il Battesimo non solo è valido, ma anche lecito. Quando uno dei parenti si converte alla fede e domanda che si battezzino i suoi figli, il suo diritto prevale su quello del suo consorte, e si può non tener conto della opposizione di quest’ultimo, purché questa opposizione non minacci di rovesciare l’ordine della famiglia. Così pure i parenti, che abbandonano i loro figli, perdono su di essi il loro diritto, e non si fa ad essi ingiuria provvedendo alla salute dei loro figli abbandonati. Infine è certo che un bambino infedele, in pericolo di morte, può essere battezzato anche all’insaputa de’ suoi genitori, perché in tal caso non vi è pericolo per la fede, né ingiuria all’autorità dei parenti, che cessa col cessare della vita del bambino.

— Intorno al Battesimo non ho più nulla da domandarle. Passo perciò al Sacramento della Cresima pregandola di dirmi soltanto quando fu istituito da Gesù Cristo?

Il Vangelo non lo dice: ma la Chiesa, appoggiata alla tradizione, ha sempre creduto a questo Sacramento come istituito al pari degli altri da Gesù Cristo. Di esso negli Atti Apostolici si legge che gli Apostoli imponevano le mani ai battezzati, pregavano sopra di loro e questi ricevevano lo Spirito Santo.

— È vero che oltre il Vescovo può amministrare la Cresima anche un semplice sacerdote?

Sì, ma con la delegazione esplicita della Santa Sede, la quale fin dalla più remota antichità ha usato di conferire tale delegazione per speciali ragioni e necessità. Tuttavia senza la delegazione della Santa Sede la Cresima data da un semplice sacerdote non sarebbe né lecita, né valida.

— Ma mi pare che i preti greci, anche quelli uniti alla Chiesa Cattolica, diano subito

la Cresima ai bambini dopo il Battesimo; e questa è valida?

Sì, perché così fanno colla facoltà esplicita della Santa Sede, o almeno col tacito riconoscimento che Essa fa di tale facoltà.

— E per ora basta, e la ringrazio.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.