LO SCUDO DELLA FEDE (XXVIII)

LO SCUDO XXVIII.[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

GESÙ’ CRISTO DIO-UOMO.

Esistenza di Gesù Cristo. — Autenticità e veracità elei Vangeli. — Affermazioni   di Gesù Cristo sopra la sua divinità. — Sincerità di tale affermazione dedotta dal suo carattere — Prove della verità di tale affermatone nella sua nascita e vita privata. — Nella vita pubblica. — Nella passione e  morte.

Perdoni: avrei ora da farle una domanda che a dir vero non oso neppure. Ma che vuole mai? Dopo aver udite certe cose da certi professori non posso fare a meno di fargliela,

Sentiamo adunque.

Gesù Cristo è egli veramente esistito, o non è altro che un mito chimerico, un fantasma dell’immaginazione dei popoli?

M’immaginava che doveva essere questa la tua domanda, perché so benissimo che in certe scuole, seguendosi certi scrittori nebulosi di oltr’alpe, si ardisce di metter fuori certi deliri. Ma dimmi, se Gesù Cristo non è altro cheun sogno, un fantasma, un mito, non sarebbero per avventura altrettanti sogni, fantasmi e miti e Alessandro Magno, e Annibale, e Scipione, e Cesare e Napoleone?

— Ma la storia accerta indubbiamente l’esistenza di tutti codesti personaggi.

La storia non attesta altresì l’esistenza di Gesù Cristo? Che anzi non fa di Gesù Cristo il centro di tutti i fatti che narra, di tutti i secoli che passa in rassegna? Questo secolo XX non segna esso forse la data della sua esistenza sulla terra? Credilo, amico mio, per negare l’esistenza di Gesù Cristo, come fanno certi pretesi grandi filosofi tedeschi, bisogna o essere divenuti grandi matti o aver perduto ogni pudore nel dire le più audaci menzogne. Epperò quando ti accade di udire taluni, siano pure professori, o qualche cosa di più grosso ancora, a dire simili bestialità …

… Non ti curar di lor, ma guarda e passa.

— L’assicuro che seguirò il suo consiglio. Ma ora mi dica un po’ di qual maniera possiamo noi essere certi che Gesù Cristo sia Dio?

Dai Santi Vangeli che ci attestano averlo Gesù Cristo affermato e comprovato.

— Ma si può essere veramente sicuri sull’autenticità dei Vangeli?

Su questa questione gravissima ti dirò poche parole, ma irrefutabili. Dimmi dunque chi è che dubita della certezza dei libri di Cicerone, di Cesare, di Sallustio, di Tito Livio, e Tacito? Eppure per affermarla vi sono assai meno ragioni, che non ve ne siano per affermare quella dei Vangeli. – Questi libri brevissimi, che narrano in succinto la vita di Gesù Cristo, e i cui autori, da Dio inspirati, rispondono al nome di San Matteo e di S. Giovanni, di S. Marco e di S. Luca, i due primi Apostoli del Redentore, i due ultimi suoi discepoli e contemporanei di Lui non meno degli Apostoli, furono mai sempre avuti come certi non solo dalla Chiesa, da’ suoi Pontefici, da’ suoi vescovi, da’ suoi dottori, da’ suoi santi, da tutti i suoi fedeli, ma eziandio dagli eretici e dai pagani.

— Possibile?

Sì; gli eretici si arrogavano essi la proprietà dei medesimi libri, ed i pagani si valevano slealmente di ciò, che in essi leggevano, per gettare il ridicolo e l’obbrobrio sulla Religione di Gesù Cristo. Ora vorresti che i Cristiani abbiano accettati senz’altro questi libri, in cui è determinata la loro fede, la loro Religione, la loro legge e la sanzione della stessa, senza essere certi degli autori che li scrissero? E ti parrebbe possibile che, oltre ai Cristiani, gli stessi pagani ed eretici dessero tanto peso a libri, che tutt’altro che essere di autori certi, fossero di origine ignota?

— Le ragioni che mi ha addotte dimostrano con la massima evidenza l’autenticità dei Vangeli. Ma si può essere parimenti sicuri della loro veracità, che cioè i Vangeli siano sinceri, narrino sempre le cose conforme a verità? Non si può con fondamento sospettare che le cose ivi narrate siano inventate appunto per poterne poscia inferire la divinità di Gesù Cristo?

Chi pensa che le cose narrate dagli Evangelisti siano state inventate, è certo che non ha letti mai, né tampoco conosce i Vangeli. E come mai inventare un tipo quale Gesù Cristo è descritto dagli evangelisti, tipo unico, tutto a sé, tipo inarrivabile, tipo impossibile anche allora che si mettessero insieme le virtù più eroiche di tutti i più grandi uomini? Come inventare una dottrina così sublime, quale non si avrebbe neppure congiungendo il distillato dei più grandi filosofi ? E dopo di avere inventato tutto ciò, come scriverlo con tanta semplicità, con tanto disinteresse, con tanta convinzione di essere creduti, e quattro scrittori diversi con sì ammirabile accordo, non ostante le differenze accidentali, che facilmente spiegabili, sono per altra parte una stupenda prova non essersi previamente intesi fra di loro! – E poi gli Evangelisti, se avessero inventato essi dei fatti relativi a Gesù Cristo, non sarebbero stati smentiti dagli Ebrei loro contemporanei, che furono testimoni ancor essi della vita di Gesù Cristo? Ed avrebbero osato, come hanno, rivelare magagne e delitti di re, di proconsoli, di sacerdoti, di dottori, di Giudei di pagani, mentre la maggior parte di costoro, per essere ancora in vita, potevano levarsi su a protestare solennemente contro la menzogna e la calunnia? Ah! che anche tutto ciò è impossibile. – È dunque necessario riconoscere che in tutto ciò che gli Evangelisti hanno scritto, sono stati sinceri e non hanno inventato nulla; è necessario insomma ammettere la veracità del Vangelo. Ed è ciò appunto che sempre si è ammesso, tanto che anche oggi, quando si vuol dire che una cosa è vera, si dice: È verità di Vangelo; ed ogni qual volta si giura per dar sicurezza che si dice il vero, si giura sulla verità del Vangelo.

— Gesù Cristo adunque secondo il Vangelo si è affermato Dio?

Non vi ha certamente nel Vangelo cosa tantto chiara ed esplicita quanto l’affermazione che fa Gesù Cristo della sua Divinità. Un dì, chiede agli Apostoli chi credano che Egli sia. E San Pietro risponde: «Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo». Ed a questa affermazione così aperta, Gesù Cristo soggiunge: « Beato te, Simone, figliuolo di Giovanni, perché né la carne, né il sangue ti rivelarono queste cose, ma il Padre mio che sta nei cieli ». — Un’altra volta all’Apostolo Filippo, che quasi a nome degli altri Apostoli, gli domanda di far loro vedere il Padre celeste, di cui sempre parla, risponde: « Come!? È da tanto che Io sono con voi, e voi non mi avete ancora conosciuto? Filippo, e non sai tu che chi vede me, vede ancora il Padre? Non credi tu che Io sono nei Padre e che il Padre è in me ? » — Un giorno, taluni del popolo gli dicono: « E fino a quando ci terrai sospesi? dinne alla fine, sei tu veramente il Cristo ? » E Gesù: « Io ve l’ho detto ma voi non lo credete, eppure le opere che Io faccio nel nome del Padre mio, rendono testimonianza di me ». A queste parole i Giudei danno di piglio alle pietre per lapidarlo, ma Gesù soggiunge: « Perché mi lapidate voi? »  E i Giudei rispondono: « Per la tua bestemmia, perciocché tu essendo uomo ti sei fatto Dio ». Tradotto dinanzi al consiglio degli anziani dei sacerdoti, dei principi della Giudea, il sommo sacerdote a nome di tutti lo interroga: « Io ti scongiuro pel Dio vivo: Dimmi, sei tu il Cristo figliuolo di Dio? » E Gesù Gesù, senza punto scomporsi con solenne maestà risponde: « Io lo sono ». Anzi Egli dice di più « Sono quegli, e mi vedrete un giorno sedere alla destra della maestà di Dio e venire sulle nubi del cielo ». A questa affermazione gli ipocriti si stracciano le vesti e gridano: « E di qual altra testimonianza abbiamo ancor bisogno? Basta, basta così. Egli è reo di morte. Noi abbiamo una legge, e secondo la legge egli deve morire, perché si è fatto Figliuolo di Dio ». — E Gesù è condannato a morte, vien crocifisso e tra i più atroci tormenti spira, martire della sua affermazione: «Sono Figlio di Dio, cioè sono Dio! »

— Ma qui non si potrebbe domandare se Gesù Cristo nell’affermarsi Dio era sincero? Se cioè Egli credeva veramente di sé quello che si affermava, oppure se non era altro che un povero allucinato od un maligno impostore?

Sì, senza dubbio, desiderando avere le prove razionali della divinità di Gesù Cristo. Ma a questa domanda torna facilissimo il rispondere. Difatti a conoscere che Gesù Cristo era sincero nella sua affermazione, basta esaminare gli elementi del suo carattere, giacché propriamente dal carattere d’una persona, che si può trarre argomento per giudicare con sicurezza della sincerità o falsità delle sue affermazioni. Ora da tale esame risulta che la intelligenza, il cuore, la volontà di Gesù Cristo, gli elementi cioè che costituiscono il carattere, sono tutti in Lui d’una bellezza inarrivabile, senza la minima ombra, ed in perfettissimo equilibrio fra di loro, tanto che gli stessi nemici di Gesù Cristo sono stati costretti di ammettere per lo meno che Egli fu un uomo savio, un uomo eletto, un personaggio incomparabile. Ora qualità così eccelse sarebbero comportabili con la miseria dell’allucinazione o col vizio ignominioso dell’impostura? Il più volgare buon senso risponde di no. Gesù Cristo adunque era sincero, era anzi la stessa sincerità. Essendo sincero Egli credeva quello che diceva; ed Egli diceva di essere Dio, dunque Egli credeva che era Dio.

— E non poteva essere che Gesù Cristo credesse di essere Dio senza esserlo?

Per supporre ciò, tutt’altro che riconoscere che Gesù. Cristo era d’intelligenza sublime, di cuore grande, di volontà ferma, epperò della massima sincerità, bisognerebbe invece arrivare al punto da dire che Egli era matto. L’uomo anche il più meschino non s’ingannerà mai sopra la sua natura. Potrà credere di aver delle doti che non ha, ma ritenere sinceramente di essere uccello o pesce anziché uomo, a meno che abbia perduto il cervello, non è possibile. Come adunque si sarebbe ingannato intorno al suo essere Gesù Cristo con quelle qualità così stupende che Egli aveva? Non resta perciò che la schietta verità. Gesù Cristo afferma di sé ciò che vede in sé; Gesù Cristo afferma lo stato reale della sua Persona: Gesù Cristo afferma un fatto della sua coscienza; Gesù Cristo è Dio!

— Ma Gesù Cristo si è contentato di affermare la sua divinità, oppure ne ha dato anche le prove?

Ne ha date prove stupende in tutta quanta la sua vita, nella quale se per una parte si manifesta veramente uomo, per l’altra, sia per i prodigi che l’accompagnano, sia per quelli che opera Egli stesso. si comprova Dio nel modo più evidente.

— Amerei che mi facesse conoscere ciò in complesso.

Lo farò volentieri, a grandi linee, passando in brevissima rassegna i fatti principali della sua nascita, della sua vita privata e pubblica, e della sua passione e morte. Qual è la nascita di Gesù Cristo? Spogliamento totale, abbandono completo; suo rifugio una stalla, sua culla un presepio: ecco l’uomo che nasce. Ma i cieli si aprono; pastori e Magi, Giudei e Gentili corrono ad adorare il nato Gesù. Erode trema sul suo trono e con rispetto ipocrita nasconde il suo turbamento. I celesti cantano: Gloria a Dio nell’alto dei cieli, pace in terra agli uomini di buon volere. Ecco Dio che discende. – Egli è sottoposto alla Circoncisione: e la sua stilla di sangue è il segno della sua umanità. Ma è chiamato Salvatore, ecco il titolo della Divinità di Gesù. – Presentato al Tempio è riscattato con due colombe: è l’offerta del povero. Ma un vegliardo lo riconosce, lo proclama il Messia. Cercato a morte da Erode fugge in terra straniera: è l’esilio dell’uomo. Ma un Angelo avvisa Giuseppe, i Magi miracolosamente avvertiti prendono un’altra via; è il passaggio di Dio. – Cresce a poco a poco in età, in sapienza: la sua lingua si snoda, il suo discorso si svolge: è la condizione dell’uomo. Ma a 12 anni siede in mezzo ai Dottori; non risponde come discepolo, ma li interroga come maestro: è la sapienza di Dio. Giuseppe ammira con rispettoso silenzio. Maria gli fa un dolce rimprovero: Figlio mio. che hai tu fatto? ecco che noi ti cercavamo. È l’uomo che viene accusato. Ma Gesù: Perché cercarmi, non sapete che Io debbo fare le cose del Padre mio? Dunque suo padre è Iddio,  sua casa il Tempio, da cui discaccerà un giorno i profanatori. È Dio che si giustifica. – Sulle rive del Giordano si abbassa a ricevere il Battesimo di penitenza: è la somiglianza con l’uomo peccatore. Si apre il cielo, lo Spirito Santo discende sopra di Lui, e la voce di Dio Padre dice: « È questi il mio figliuolo diletto! È la testimonianza del Cielo. – Nel deserto vuol essere tentato da satana,  vuol sentire la fame: ecco l’uomo che soffre. Ma respinge satana, è servito dagli Angeli; ecco Dio che trionfa. – Si addormenta su d’una nave e i discepoli ne rispettano il sonno; è l’uomo che riposa. Infuria la tempesta, i discepoli impauriscono, lo chiamano, Egli sorge, placa con una parola i venti ed il mare. Chi è colui a cui gli elementi obbediscono? È Dio che comanda. Non ha una pietra su cui posare il capo; è la povertà dell’uomo. Ma con pochi pesci e pochi pani sazia la moltitudine del deserto: è la ricchezza, la provvidenza di Dio. – Minacciato, fugge per sottrarsi ai nemici; la debolezza dell’uomo si manifesta. Ma risana gl’infermi, dà la vista ai ciechi, la loquela ai muti, l’udito ai sordi, raddrizza gli zoppi, monda i lebbrosi, risuscita i morti, discaccia gli spiriti maligni, li atterrisce, li soggioga: si Trasfigura sul Tabor, è la potenza di Dio che si rivela. – Al sepolcro di Lazzaro freme dentro di sé e gli sgorgano le lagrime dell’umanità; ma alla sua voce la morte restituisce la vittima: è l’impero della Divinità. – Nell’ultima cena si lamenta di chi lo tradirà, e di chi lo negherà come un uomo derelitto, ma profetizza le circostanze della sua passione e tramuta il pane e il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue, manifestando la potenza divina. – Nel Getsemani abbandonato dai suoi, senza poter riscuotere dal sonno i discepoli eletti, agonizza, gronda sangue: è l’uomo che soccombe. Ma si alza con maestà davanti ai carnefici, con una parola li fa cadere ai suoi piedi: è Dio che si presenta. – Flagellato orribilmente nel pretorio di Pilato, coronato di spine, coperto d’un lacero manto di porpora, postagli una canna derisoria in mano e circondato dagli scribi, dai farisei, è oppresso di accuse e di calunnie, ed il popolo ne domanda la morte: ecco l’umanità nella sua ignominia. Ma sfolgora Caifas, parla di verità a Pilato, non degna Erode di una parola; va ad appendersi chi lo ha tradito: ad un suo sguardo piange chi lo ha rinnegato: ecco il raggio della divinità, terribile al peccatore ostinato, pietosa al pentito. – Eccolo sulla Croce: passano i suoi nemici innanzi a Lui, scuotono il capo e bestemmiano il suo nome: è l’estremo insulto all’uomo che agonizza. Ma il sole si oscura, la terra trema, i macigni si spezzano, il velo del tempio si squarcia; è l’angoscia della natura, che veste il lutto pel suo Dio. Muore perché vuole, ed emesso il supremo anelito, strappa al Centurione il grido: Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio. – Ecco come in Gesù, se per una parte di continuo apparisce l’uomo, che Egli volle farsi per noi, dall’altra di continuo apparisce quel vero Dio che rimase pur sempre essendosi fatto uomo.

— Sì, alla luce di questi fatti è impossibile negare che Gesù Cristo sia Uomo-Dio!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.