LA GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (26): GNOSI E GIANSENISMO (I)

LA GNOSI, TEOLOGIA DI SATANA (26):

GNOSI E GIANSENISMO (I)

[Elaborato da É. COUVERT: Lecture e tradition, n. 227-228, Gen.-Feb. 1996]

Il Giansenismo, al pari delle società massoniche, si presenta alla storia con un doppio volto. Esso si dà le belle apparenze di una società ideale di persone pie, austere, dedite alla devozione, in un monastero dalle rigide apparenze, ma sufficientemente aperto al bel mondo per attirarsi le lodi e la gloria del Gran Secolo. – Queste signore di Port-Royal seppero abilmente dissimulare una ostentata umiltà e pubblicizzare, attraverso la Francia tutta, le loro presunte opere di pietà. Questi “piccoli signori”, le “belle anime” di Port Royal des Champs, seppero risvegliare l’ammirazione del loro secolo mascherandosi da vignaiuoli, lavoratori, calzolai … tutto questo a maggior gloria della setta. – La famiglia Arnauld avendo ben compreso il gioco di ciò che noi oggi chiameremmo i “media”: lanciarono grandi polemiche su soggetti religiosi spinosi, infiammandoli con un linguaggio appassionato, facendosi quindi ammirare per la propria supposta ed indimostrata sincerità declamata ai quattro venti, rilanciando poi queste stesse polemiche, quando cominciavano ad affievolirsi presso il pubblico, con il ricoprirsi di una finta indignazione ogni qualvolta si subiva una condanna più che legittima dall’autorità religiosa, e protestandosi vittima innocente. È un gioco del quale i moderni settari sono divenuti maestri e che riesce sempre a meraviglia. – La storia letteraria, dopo due secoli, e soprattutto dopo il “Port Royal” di Sainte Beuve, non ha fatto che sviluppare questo schema sì bene orchestrato. I nostri critici moderni, ci hanno presentato fino alla nausea la santità e la purezza di queste dame e di questi signori, le grandi qualità letterarie degli autori della setta e soprattutto la profondità [ … nebulosa] dei “Pensieri” del loro più celebre interprete: il cripto-gnostico Pascal. – In questo studio non abbiamo l’intenzione di presentare questo volto pasticciato del Giansenismo, ma al contrario, cercheremo di penetrare all’interno della setta, cercheremo di svelare i veri pensieri sottotraccia di questi signori ed andremo a ritrovarci, stupefatti, in un paese molto ben conosciuto e che stiamo ritrovando ove mai ci saremmo aspettati. I Giansenisti non hanno inventato un bel nulla, essi hanno rispolverato e riattualizzato per il Gran Secolo le formule classiche della Gnosi manichea. – In un’opera, molto antica; “I pregiudizi, nemici della storia di Francia”, Louis Dimier si è sforzato di dimostrare come gli storici moderni hanno tentato di aizzare i loro contemporanei contro l’Antica Francia, dando di quest’ultima un volto quanto più possibile sgradevole. Nei tre capitoli intitolati “Le rivendicazioni delle sette”, egli mostra come questi storici, eredi degli albigesi, dei protestanti e dei giansenisti, si sforzino di “riabilitare i loro ancestri ergendosi in requisitorie violentissime contro l’autorità dei nostri Re e dei Papi di questa epoca”. Di passaggio hanno pure stigmatizzato naturalmente, l’Inquisizione, la Lega, San Bartolomeo, la distruzione di Port-Royal da parte di Luigi XIV, e la revoca dell’editto di Nantes. … ovviamente! Ma essi, naturalmente, si sono ben guardati dal raccontarci le rovine ed i crimini accumulati dai loro ancestri settari contro la Società Cristiana del passato. – Per tornare al Giansenismo, ci proponiamo di evidenziare il volto nascosto della setta; e cominciamo dal “complotto”.

IL COMPLOTTO

Nel 1654, apparve a Poitiers un’opera intitolata: Relazione giuridica di ciò che è successo a Port-Royal concernente la nuova dottrina dei Giansenisti”, scritta dal signor Filleau, primo avvocato del Re al presidio di Poitiers. L’opera venne stampata per ordine della Regina Madre, la madre di Luigi XIV e conteneva una lettera di felicitazione di quest’ultima datata: 19 maggio 1654. – Cosa raccontava quest’opera esser successo verso l’anno 1621, quando i primi capi del Giansenismo si erano riuniti in una certosa situata nella foresta di Villers-Cotterêts, la certosa di Bourg-Fontaine. Si trattavava di Jean du Virgier de Hauranne, già abate di Saint-Cyran, di Cornelio Jansen (o Giansenio), poi vescovo di Ypres, di Filippo Cospéan, Vescovo di Nantes, poi di Lisieux, di Pierre Camus, Vescovo di Baley ed amico di San Francesco di Sales, d’Arnauld d’Adilly, grande amico del giovane “de Saint-Cyran”, di un consigliere del Re, Simon Victor e della persona rimasta anonima e che ha stilato il resoconto seguente: “Il primo designato, dopo avere fatto intendere all’assemblea che era giunto il tempo in cui i sapienti PIENAMENTE ILLUMINATI, disingannassero i popoli e li ritraessero dalle tenebre nelle quali erano come quasi seppelliti, e che a causa di ciò, essi, che avevano le CONOSCENZE (le GNOSI!!!) necessarie ed i talenti proporzionati a questa GRANDE OPERA (la Grande Opera !!!), dovevano porre mano all’opera capace di fare apparire la potenza di Dio che non brillava nei loro giorni. E per giungere a questa grand’opera, poiché sapevano che c’era un Dio come oggetto della vera credenza, un Dio che faceva delle creature ciò che a Lui piaceva, che conosceva coloro che voleva salvare mentre dannava gli altri che non potevano lamentarsene, avendo meritato la morte eterna a causa della prevaricazione del primo uomo, giacché si trovano ingabbiati in questa MASSA CORRUTTRICE, era necessario aprir loro gli occhi ed iniziare la loro istruzione con la distruzione ed eliminazione dei misteri, la cui credenza è illusoria ed inutile e particolarmente quello dell’Incarnazione, che era come la base ed il fondamento di tutti gli altri. Perché a che serve, egli argomentava, proporre un Gesù-Cristo nato e morto per gli uomini, la cui salvezza dipende dalla sola grazia che Dio dà loro, che “sola” è efficace ed opera la loro buona o cattiva fortuna per l’eternità.” [concetto raffazzonato dai protestanti, specie i calvinisti!] – Colui che disquisì per secondo fu dello stesso avviso ed esagerò questa proposizione per le conseguenze che traeva dai fondamenti e dai principi della loro dottrina. Il terzo, che volevasi aggregare in questa “conventicola”, e che era molto versato nella lettura di S. Agostino, non disse altro, se non che era da folli fare tale proposizione e volerla proporre in un Regno che era tanto lontano da tale novità e che, quanto a lui, non voleva impegnarsi su questo piano. “I tre altri testimoniarono che la via che si voleva battere, cioè abolire dapprima il Vangelo, e combattere poi la credenza dei Misteri e tra essi la Incarnazione, era assai pericolosa e che sarebbe stata poco fruttuosa, argomentando che un albero non può essere abbattuto senza aver prima tagliato le diverse radici che lo fissano al suolo e gli danno forza e stabilità, per cui nella attuazione del disegno progettato, non era il caso di scoprirsi più di tanto, ma che occorreva usare altri mezzi più speciali e sottili, per insinuarsi negli spiriti e tentare così di aprirsi vie più plausibili, per giungere a compiere poi la GRANDE OPERA, con la quale annunciare questa grande verità, della quale tutti i popoli non erano ancora capaci, tanto che dotti ed indotti si sarebbero opposti ai primi passi ed avrebbero reputato questa dottrina come empia, denunciandola ai Magistrati, che sarebbero insorti mettendola alla berlina con pene e prigione. – “Queste ragioni politiche erano state avanzate da costoro contro gli stessi che le avevano proposte, pertanto si rimase tutti d’accordo nel tentare delle vie più morbide, attraverso le quali giungere alla rovina del Vangelo senza che ce se ne potesse accorgere, ed in luogo di attentare ai misteri, si deliberò di minare artificiosamente lr credenze che erano tenute negli spiriti dei Cattolici. – “ … Si decide di attaccare i due Sacramenti più frequenti per gli adulti, che sono quello della Penitenza e dell’Eucaristia. Il mezzo per raggiungere l’obiettivo, fu stabilito essere l’allontanamento che si procurava non attuando alcun mezzo particolare perché fossero meno frequentati, ma rendendone la pratica così difficile ed accompagnata da circostanze sì poco compatibili con la condizione degli uomini di questo tempo, in modo che diventassero inaccessibili, e che il disuso, fondato su delle belle apparenze, ne facesse perdere la fede. – “… Si propose così di elevare la grazia a tal punto da far credere che operasse tutto da sola, da negare che essa fosse sufficiente agli uomini, invertendo la libertà del libero-arbitrio, ed imponendo la necessità di piegarsi sotto la grazia vittoriosa, rendendo pubblico che Gesù-Cristo non era morto per tutti gli uomini: e tutto questo con il proposito di prevenire gli spiriti, ed avendoli così persuasi di queste falsità, trarre le conseguenze che rovinerebbero facilmente il Vangelo, i Misteri ed i Sacramenti. –  “ .. Perché, essi dicevano, se possiamo una volta imprimere questo negli spiriti di coloro che ci ascolteranno o che leggeranno le opere che produrremo su tali materie, essi non potranno più restare fermi nella loro primitiva credenza e ci sarà facile persuaderli che l’opera della Redenzione degli uomini è solo supposta, poiché il tutto non dipende che dalla sola grazia efficace, ed alla quale non si può resistere  e che, pertanto, qualunque sforzo si faccia per compiere i Comandamenti di Dio, ce ne sono alcuni che sono impossibili da osservare mancando la grazia per renderli possibili. A cosa serve dunque un Redentore, dei Sacramenti, a che pro tutti questi consigli evangelici? Si sarà salvi o dannati qualunque cosa si faccia, così come piacerà a Dio. – “… Ma intanto che non sarà facile sorprendere gli spiriti dei direttori e dei conduttori delle coscienze, così come sarà agevole agire sugli spiriti deboli e semplici di qualche Cattolico che nelle preposizioni fatte, faranno probabilmente ricorso agli stessi direttori che risolverebbero queste difficoltà, è necessario prevedere questo inconveniente, al quale uno della compagnia cercherà di portare il rimedio necessario che consiste nel discreditare o diminuire l’autorità e la chiarezza della direzione, che apparrebbe totalmente interessata.  – “ … Si prevede pure che non bisogna lasciare il Capo della Chiesa senza attaccarlo; perché siccome è a lui che si fa ricorso per i punti controversi della fede, per pronunciarsi in qualità di sovrano e fondato sull’infallibilità dall’azione e dall’assistenza dello Spirito Santo, si è risoluti in questa assemblea che si lavori contro lo stato monarchico della Chiesa per distruggerla, sforzandosi di stabilire un’aristocrazia, affinché sia più facile abbattere in seguito tutta la potenza della Chiesa. E quanto all’infallibilità del Papa, basta che si protesti contro di essa e non potendolo fare assolutamente, la si restringerebbe alle sole assemblee dei concili; e seppure, nello stato di fatto, quando il nostro Santo Padre, il Papa, avesse pronunciato qualche anatema contro le loro novità, protestando e parlando in un concilio, non si crederebbe più né al Papa né al Vangelo. – “Tutti coloro che in questa assemblea (a parte di colui che non aveva voluto scoprire i propri sentimenti e che li aveva accusati di follia, senza tuttavia impegnarsi in alcuna azione contraria alla loro e senza deferirli, come poteva, al fine di soffocare questo mostro nella sua culla) restavano d’accordo che bisognava scrivere e dare al pubblico dei libri con i quali potessero stabilire queste prime massime che non erano dei passi per giungere al loro ultimo disegno di deisti, che non osavano mostrare subito. – “E poiché tra tutti i dottori della Chiesa non ve n’è alcuno che non abbia uno slancio verso S. Agostino, del quale si può meglio abusare dei passaggi male spiegati e di cui neanche i calvinisti si sono serviti.. si risolse così di dirsi difensori della dottrina di S. Agostino, la cui autorità servisse da velo alla novità della loro dottrina e all’inganno per sorprendere i deboli di spirito. E al fine di non entrare in competizione tra di loro, distribuirono tra loro i punti e le massime che si impegnarono a stabilire con i loro scritti. Questo ha dato luogo non soltanto al libro del Jansenius, ma anche agli altri che sono stati messi in luce in questa occasione., trattando dei punti di cui si era fatta menzione più in alto. , che i dotti potevano facilmente rimarcare sena che ne faccia qui una enumerazione più particolare. L’ultimo comparso a Parigi come conseguenza della risoluzione di questa assemblea è quella dei due capi, con i quali pretendevano di rovinare lo stato monarchico della Chiesa e stabilirne uno tutto differente, che fosse poi distrutto da un’altra penna se non avessero incontrato questa stessa potenza vigorosa che ha fulminato questa opera di iniquità che voleva abolire la monarchia della Chiesa con questa molteplicità di capi. – “Ecco come è stata progettata questa cabala, poursuivit questa ecclesiastica, e che in verità questa assemblea che l’ha formata ed alla quale ho avuto la sventura di assistere e di partecipare, ma anche la fortuna di rinunciarvi quasi subito, era una conventicola contro la Persona sacra di Gesù Cristo, simile a quella che aveva predetto il Profeta: “Convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum ejus” (Ps. II) e che da questa nuova dottrina ha preso il nome di Giansenismo; questo è un nome da “corteccia” e tutto esteriore, ma la vera denominazione che le appartiene  è quella di deista, la loro segreta intenzione e la finale, essendo l’introdurre la sola credenza di un Dio, senza Vangelo  e senza Redentore e di abolire la fede del Sacramento del Battesimo che è reso inutile dalla riprovazione che stabiliscono su di una massa corrotta dal peccato originale, in conseguenza della quale corruzione Dio ha diritto di condannare coloro che ha predestinati alla morte eterna”. – Fine della citazione.

Esiste una seconda versione di questo incontro della certosa di Bourg-Fontaine. Essa è attestata dal priore dei Carmelitani nella citta di Tours, nel 1652 e 1654. Essa ci fa conoscere che l’autore della rivelazione è il signor de Rasilly, di questa stessa città, che nel corso dello scambio di vista Jansenio aveva insistito che si attaccasse dapprima e di preferenza l’ordine dei Gesuiti. Eccone il testo latino:

 

Nos Marcus a Nativite Virginis, provincialis Carmelitarum provinciæ Turonensis, hoc scripto declaramus, quod ann. 1652 et 1654, D. de Rasilly, vir nobilis Turonensis, testatus nobis sit, interfuisse se circa ann. 1620 colloquio cuidam virorum in ecclesia spectabilium, inter quos erant Dominus Duvergier, cui nomen deinde fuit abbati Sancyrano et Dominus Jansénius, dein Yprensium in Flandria episcopus, proponebat in eo colloquio D. Duvergier ut ne fideles regularium tempio adirent tam frequenter, optimum factu fore si ecclesiastici, qui administrandis sacramentis dabant operam, praxi uterentur ei opposita, quæ id temporis usurpabatur a regularibus, pænitentiæ vero sacramentum difficile redderent, eucharistiæ autem ut usus rarior esset, efficerent. Jansenio consultum non videbatur in religiosos omnes simul insurgere, sed initium, aiebat, sumendum esse a Jesuitis, neque enim difficile futurum demonstrare perversam esse eorum de grafia doctrinam et sopitas de ea re sub Clement VIII concertationes restituer. In eum finem librum se conscripturum addicebat, quo Jesuitarum doctrinam impeteret, quem suspicio est eum esse qui deinde prodiit in publicum hoc insignatus titulo: AUGUSTINUS, etc. “Priorem agebam in conventu nostro Turonensi eum Dominus de Rasilly priusquam obiret, sui etiamnum apprime compos et conscius, quæ de ilio colloquio ante commemoraverat, iterato testatus est esse vera. Sed hæc eadem narrarat patri Nicolao a Visitatione praedecessori meo eadem in munere Prioris, subjeceratque edixisse se viris estis, non placuisse sibi ea Consilia aut colloquia, quippe in quibus nihil agebatur aliud quam ut passioni suæ atque utilitati inservirent. In quorum fidem has propria manu scriptas signavi et signari curavi par assistentem nostrum, atque insuper sigillo officii nostri munivi. Actum Turonibus; 29 julii 1687. (Citato dal Padre J . M. Prat, nel suo “Essai sur la destruction des ordres religieux au dix-huitième siecle…” )

Traduzione

Noi, Marco della Natività della Vergine, provinciale dei Carmelitani della provincia di Tours, dichiariamo con questo scritto che nell’anno 1652 e 1654, il signor Rasilly, nobiluomo di Tours, ci ha attestato che circa l’anno1620 egli aveva partecipato ad un colloquio di uomini rispettabili nella Chiesa, tra i quali c’era il signor Duvergier, che fu in seguito abate di Saint-Cyran, ed il signor Jansenius, poi vescovo di Ypres nelle Fiandre. In questo colloquio il signor Duvergier sosteneva questa proposizione: che i fedeli non dovessero più frequentare le chiese dei religiosi. Bisognava fare in modo che gli ecclesiastici che avevano la carica di amministrare i Sacramenti, si opponessero all’uso che dai religiosi era stato usurpato in quest’epoca. Bisognava rendere difficile l’uso del Sacramento della Penitenza e fare in modo che il Sacramento dell’Eucarestia diventasse più raro. Jansenius non pensava che bisognasse interessarsi a tutti i religiosi del nostro tempo, ma precisava che era opportuno cominciare prima dai Gesuiti, perché non sarebbe difficile dimostrare che la loro dottrina sulla grazia fosse perniciosa e riprendere le controversie su questo soggetto, sopito sotto Clemente VIII. Egli aggiungeva che avrebbe scritto, all’uopo, un libro per attaccare la dottrina dei Gesuiti, libro che si è sospettato essere quello che è stato pubblicato sotto il titolo di: AUGUSTINUS, etc. – Io ero priore del nostro Convento di Tours, quando il signor Rasilly, prima di morire, ma ancora padrone di sé e cosciente, ci attestò di nuovo che ciò che mi aveva ricordato in precedenza su questo colloquio fosse vero. Ma egli aveva raccontato la stessa cosa al padre Nicolas della Visitazione, mio predecessore in questa funzione, ed aveva aggiunti di aver spiegato a questi uomini che egli non avrebbe più partecipato al loro progetto perché aveva compreso che volevano asservirlo alla loro passione ed alla loro utilità. – in fede, io ho firmato questo scritto di mio pugno e l’ho fatto firmare dal mio assistente e munito del sigillo della nostra carica. Fatto a Tours, il 29 luglio 1687.

UNA SETTA DI INIZIATI, GLI “ELETTI”

Intorno all’anno 1600, Duvergier de Hauranne era studente all’università di Lovanio e si legò ad un maestro illustre, Juste Lipe, filosofo ed umanista. Egli era di un Cattolicesimo incerto, molto influenzato dall’Olanda e dalla Germania protestante. È là che fece conoscenza con il giovane studente Jansen. I due giovani di legarono con un’amicizia stretta, tenace, malgrado le distanze che rendevano le relazioni rare e difficili. Nel 1620, egli si trovava a Poitiers ove fece venire il suo amico Jansen. È circa a questa data che si colloca l’incontro di Bourg-Fontaine. Jansen era tornato nei Paesi Bassi, e la loro corrispondenza si fece fitta. Bisognava mettere in opera il progetto iniziale. In una lettera datata 1620, Jansen gli precisa che non bisogna mettere a corrente del segreto un gran numero di persone amiche, perché non ci si può aggregare in Italia (cioè a Roma): Tandem aliquando desperat a via transalpina (la via transalpina, è l’ostacolo di Roma infrangibile), concessus est Solion (è lo pseudonimo di guerra di Saint Cyran) esse virum prodentem, eo quod credere incipiat negotium istud (è il progetto di Bourg-Fontain) finiri non posse nisi cospiratione multorum”. Nelle loro corrispondenze segrete il progetto di Bourg-Fontaine è chiamato Pilmot. Jansen promette a Saint-Cyran di non divulgare il piano: “Io seguirò il vostro avviso esattamente in ciò che riguarda l’affare Pilmot, cioè lo spirituale dell’affare, non dicendo nulla di questa lettera a M. l’Illustrissimo e sono contento che lo prendiate a cuore e che non ne facciate parola che in generale, perché l’affare è ancora attualmente nel suo montare”. In questo stesso anno 1620, Saint-Cyran scrive ad Arnauld d’Andilly, sua fedele amico: “Tutti gli spiriti della terra, per quanto acuti e sapienti siano, non capiscono nulla della nostra cabala, se non si fanno iniziare a questi misteri che rendono, come orge sante, gli spiriti più trasportati gli uni verso gli altri. ..” – I membri del complotto si chiamano tra loro “fratelli” e gli “amici della verità”. Essi sono gli “eletti”, i “perfetti”. Essi sono i “Santi”, già pervenuti alla perfezione celeste. Per essi, come per gli gnostici, “Omnia sunt munda mundis”. Tutte le cose sono pure per i puri. Noi ritroveremo infatti questi principi manichei nei loro insegnamenti. – In tutta la sua corrispondenza con Saint-Cyran. Jansen, fino alla sua morte, gli rende un racconto fedele del suo “Processo”, dell’ “affare spirituale”, del suo “Pilmot, tutte espressioni che ricordano il piano di Bourg-Fontaine. – Ma questa corrispondenza non è sfuggita alla vigilanza della polizia reale agli ordini del Cardinale Richelieu. Quest’ultimo comincia ad inquietarsi per una cabala di cui comprenderà subito il danno. Il 15 maggio 1638, egli fa arrestare Saint-Cyran e lo rinchiude nel castello di Vincennes. Fa portare tutte le sue carte e la corrispondenza con M. Arnauld d’Andilly, a Poitiers. Prepara poi un’informazione giudiziaria affidata ad uomo sicuro, Laubardemont. Nei confronti di questioni indiscrete del suo entourage, egli si spiega subito. Egli dice a Hardouin de Perefixe “ … che egli stava per arrestare, per ordine del Re, un uomo che cominciava a rendersi celebre, per l’opinione della sua virtù e della sua capacità, della professione che faceva di una severità di sentimento e di una austerità di costumi divenuti raccomandabili presso la maggior parte delle persone che ne faranno forse un mormorare. Ma il Cardinale aggiunse che l’aveva arrestato per il suo amore di novità e per la libertà che si dava di dogmatizzare in modo da imporre al pubblico e scandalizzare la virtù, assicurando che si sarebbe rimediato a tutti i disordini in tutta l’Europa nel secolo passato, se si fosse imprigionato Lutero e Calvino fin dal momento della loro comparsa, come aveva egli fatto con l’abate di Saint-Cyran, che il Re stava per mettere in prigione nel castello di Vincennes. Ed il Cardinale aggiungeva al Principe de Condé che si inquietava dell’arresto: “Sappiate di qual uomo mi parlate, egli è più pericoloso di sei armate …”. – Saint Cyran non è stato liberato se non dopo la morte del Cardinale, nel 1643, e rese l’anima qualche giorno dopo. È la famiglia Arnaud che riprende la fiaccola della nuova dottrina e col seminare l’agitazione religiosa ed il fuoco dell’eresia in tutta l’Europa Cattolica per due secoli.

[1. continua ...]