G. FRASSINETTI: CATECHISMO DOGMATICO (V)

[Giuseppe Frassinetti, priore di S. Sabina di Genova:

Catechismo dogmatico

Ed. Quinta, P. Piccadori, Parma, 1860]

CAP. IV

INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO.

§ I.

Nozione dl Mistero.

Come si definisce il mistero della Incarnazione?

Un mistero primario della Religione Cristiana, per il quale il Verbo Eterno inseparabilmente assunse in unità di Persona vera ed intera natura umana, per placare Iddio con i suoi patimenti e riconciliarlo col genere umano (Habert. de Incarn. c. 4).

— Perché lo chiamate mistero primario?

Perché è il fondamento della Cristiana Religione e l’appoggio di ogni nostra speranza.

— Perché si dice che il Verbo Eterno ecc.?

Per fare intendere che s’incarnò una Persona Divina, che perciò Cristo non è puro uomo, ma vero uomo e vero Dio; inoltre per denotare che sola si incarnò la seconda Persona della Ss. Trinità; e non si è incarnato né il Padre, né lo Spirito Santo (Habert ut sup.).

— Dunque l’Incarnazione del Figlio di Dio non è opera di tutta la Ss. Trinità? il Padre e lo Spirito Santo vi concorsero?

L’Incarnazione del Figlio di Dio è opera della Divina Onnipotenza, e perciò è opera della Ss. Trinità; vi concorsero dunque il Padre e lo Spirito Santo; per altro l’unione della natura umana si fece solo con la seconda Persona, solo il Figlio prese e assunse umana carne. Vi porterò un paragone materiale: figuratevi che Pietro si vesta, e siano Giacomo e Giovanni aiutandolo nel suo vestirsi, solo Pietro si mette la veste, ma Giacomo e Giovanni cooperano, concorrono al vestirsi di Pietro (ut sup.).

— Perché si mette quella parola. “inseparabilmente”?

Perché il Verbo avendo assunto la natura umana se la unì per non separarsene mai più; perciò morto Cristo sulla Croce si separò l’anima di Cristo dal suo corpo; ma il Verbo Eterno non si separò né dal corpo, che restò nel sepolcro, né dall’anima che discese al limbo; e per tutta l’Eternità Gesù Cristo sarà sempre vero Uomo e vero Dio (Habert ut sup.).

— Perché si dice che assunse la natura umana e non piuttosto l’uomo; non si potrebbe dire che si unì l’uomo?

Bisogna che intendiate che Dio non ha creato un’anima e un corpo, e non ne ha formato un uomo prima di unirselo nella Incarnazione; ma creò l’anima e il corpo assumendolo, ossia unendoselo alla sua Divina Persona; perciò il Verbo Eterno non prese persona umana, ma la natura umana. Chi dicesse che in Cristo vi sono due persone umana e Divina sarebbe un eretico: in Cristo vi sono due nature Divina ed umana; ma non due persone. Cristo è una sola Persona cioè la seconda della Ss. Trinità (ut mpra).

— Perché sarebbe eresia il dire che in Cristo vi sono due persone umana e Divina?

Perché la Chiesa ha condannato questo errore in Nestorio. Nestorio voleva che Cristo constasse di due persone umana e Divina unite insieme con il vincolo della carità; perché non voleva che Maria Ss. si chiamasse Madre di Dio, come madre della sola persona umana di Cristo, secondo il suo errore (ut supra).

— Dunque Maria è vera Madre dì Dio?

Questo è un articolo di fede, perché nel seno di Maria s’incarnò, e da Lei nacque Gesù Cristo Persona Divina (ut supra).

— Ammettendo di Gesù Cristo una sola Persona non si potrebbe anche dire che vi sia una sola natura?

Questa sarebbe l’eresia condannata in Eutichete. La Chiesa ha definito articolo di fede, che in Cristo vi sono due nature: umana e Divina, e una sola Persona Divina come si è detto; questo è che bisogna dire e credere fermamente (ut sup.).

— Quali conseguenze vengono da queste verità?

Che in Cristo si deve ammettere quella che è chiamata dai Teologi Communicatio idiomatum per la quale a Gesù Cristo si attribuiscano quelle proprietà ed attributi, che convengono tanto alla natura umana come alla natura Divina. Gesù Cristo perciò si dice nato e si dice eterno: nato perché la sua umanità ebbe principio nel seno di Maria Vergine; eterno perché la sua Divinità è sempre stata. Si dice limitato, e si dice immenso: limitato perché tale è la sua umanità; immenso perché tale è la sua Divinità; e così delle altre proprietà delle due nature (ut sup.).

— Si potrà dunque dire che l’umanità di Cristo è immensa, e che la sua Divinità è limitata?

Questo poi no; parlando assolutamente di Cristo, il quale è una sola Persona Divina, e ha due distinte nature, si può parlare di Lui come di Dio, e come di Uomo; ma quando si parla della sua Divinità o della sua Umanità separatamente, non si può fare questa reciproca comunicazione. Perciò bisogna dire che l’umanità di Cristo è limitata, immensa la sua divinità; che la sua umanità ebbe principio nel tempo, che la sua Divinità è eterna ecc.

— Quali altre conseguenze ne vengono?

Che Cristo si deve dire Figlio di Dio naturale, e non si deve chiamare Figlio di Dio adottivo, nemmeno come Uomo; e così ha definito la Chiesa contro alcuni eretici: Che Cristo si deve adorare col supremo culto di Latria, e non di Dulìa, o di Iperdulìa, come si adorano i Santi e Maria Ss.; Che le azioni di Cristo ebbero un merito infinito; Che Maria è vera Madre di Dio, ed altre conseguenze che si possono vedere nei Teologi.

— Se Maria Ss. devesi chiamare Madre di Dio perché nel suo seno s’incarnò il Figliuolo di Dio, si dovrà chiamare Padre di Dio lo Spirito Santo, mediante la cui operazione nel seno di Maria Vergine s’incarnò.

Perché uno si possa chiamar padre bisogna che conferisca della sua sostanza al figlio; lo Spirito Santo non conferì la sostanza alla formazione del corpo del Verbo Incarnato. Questa sostanza la somministrò soltanto Maria, dal cui purissimo sangue per virtù dello Spirito Santo, si formò il corpo di Gesù Cristo (Habert de Incarn., c. 1).

— Perché si dice inoltre che Cristo prese vera ed intera la natura umana?

Per allontanarsi dall’errore di quelli eretici, i quali insegnarono che Cristo aveva preso un corpo aereo, ed apparente, e perciò che non aveva preso vera carne umana. Similmente per indicare ch’Egli prese vera anima umana ragionevole, contro l’errore di altri eretici, i quali pensarono che Cristo avesse preso soltanto il corpo, o pure ammettendo che avesse preso l’anima, dicevano che non era un’anima umana, cioè non ragionevole; perché pensavano che in Cristo facesse le veci dell’anima il Verbo Eterno (Habert ut sup.).

— Per qual ragione si dice infine: per placare Iddio con i suoi patimenti, e riconciliarlo col genere umano?

Con queste parole si nota il fine dell’Incarnazione, il quale fu quello di liberare gli uomini dal peccato, e dal castigo che il peccato si merita; e si nota il mezzo che adoprò Cristo pel conseguimento di questo fine, ciò la sua passione, e la sua morte, mediante la quale la Divina Giustizia restò placata verso di noi.

— Cristo ha patito realmente, ha cioè veramente sentito quei dolori interni ed esterni che dimostrò di patire?

È di fede che Cristo abbia patito realmente, come è di fede che abbia preso vera umana carne. Il Verbo Eterno ha preso un corpo umano soggetto alla fame, alla stanchezza, alle ferite, al dolore, passibile e mortale, e veramente patì tutto ciò che dei suoi patimenti raccontano i Santi Evangelisti. Prese pure un’anima umana la quale era capace di tristezza, di tedio, di afflizione come quella degli altri uomini, con questa diversità che noi soffriamo tristezze, tedii, afflizioni che non possiamo bene spesso né togliere, né alleggerire con la nostra volontà; invece l’anima di Cristo regolava da padrona queste passioni, e le soffriva in quel grado che ella voleva (Habert ut sup.).

— È di fede che Cristo ci abbia meritato il perdono dei peccati, le grazie necessarie alla salute e ci abbia rimesso nel diritto, che avevamo perduto, alla vita eterna?

Queste sono verità di Fede, Gesù Cristo con le sue umiliazioni, e patimenti oltre all’aversi meritato la gloria del suo corpo, e l’esaltazione del suo nome, come dice S. Paolo (ad Philipp. II), ha meritato a noi ogni grazia soprannaturale; ed ha meritato non solo per quelli che vennero dopo il tempo della sua Incarnazione; ma anche per quelli che vissero prima di quel tempo; sicché tutte le grazie soprannaturali concesse agli uomini anche prima della sua Incarnazione, loro furono meritate da Gesù Cristo, cioè le ottennero a riguardo dei meriti di Gesù Cristo che doveva venire a soddisfare per i peccati di tutto il mondo, ed ottenere agli uomini ogni bene salutare per la vita eterna.

— Se Egli a tutti gli uomini ha meritato la vita eterna, vuol dire che tutti si salveranno?

Ha meritato la vita eterna a tutti gli uomini, per altro esige la cooperazione degli uomini per il conseguimento della medesima. Non ha meritato che gli uomini fossero sforzati a salvarsi, ma ha meritato che si potessero salvare volendo con la sua grazia; perciò nonostante i suoi meriti soprabbondanti, e capaci a salvare innumerevoli uomini di più di quanti ne esistettero, ne esistono, e ne esisteranno, chi vuole dannarsi si danna, come vediamo che fa la maggior parte degli uomini, i quali abusandosi della propria libertà, vanno perduti.

— Dio non avrebbe potuto in altro modo salvare gli uomini senza farsi uomo?

Di potenza assoluta avrebbe potuto salvarci in altra maniera. Ma Egli ha scelto questo modo per avere una condegna soddisfazione dell’ingiuria che gli fece il peccato. Bisogna notare che Dio di potenza assoluta avrebbe potuto perdonare il peccato senza esigerne alcuna soddisfazione, o accettando la soddisfazione, che gli fosse stata offerta da qualche santa creatura, p. es. da un Angelo; questa soddisfazione però sarebbe stata sproporzionata all’ingiuria ricevuta (Antoin. tract. de Incarn, cap. 1. est. 3).

— Per qual ragione adunque Dio ha scelto più quel modo che un altro?

Noi non dobbiamo cercare a Dio la ragione delle sue operazioni; per altro possiamo dire che scelse questo modo, perché era convenientissimo; restando in tal maniera pienamente soddisfatta la sua Divina Giustizia, e venendo manifestati in un grado incomparabile gli altri suoi attributi, come la Clemenza, la Sapienza, l’Onnipotenza ecc. Inoltre questo era il modo più efficace per conciliarsi il nostro amore; giacché un Dio che si fa uomo, si assoggetta ai patimenti, alla morte per salvare gli uomini, è un tratto di amore così eccessivo da obbligare anche i cuori più duri ad amar questo Dio (Antoin. ut sup. art. 2).

— Dio era obbligato a rimediare in qualche modo alla nostra rovina, nella quale eravamo incorsi per lo peccato?

Che abbia rimediato ai nostri mali fu un tratto della sua infinita Misericordia, e giustamente poteva abbandonarci nel peccato, e nelle sue conseguenze.

— L’Incarnazione del Figliuolo di Dio fu predetta prima che si sia effettuata?

Fu predetta subito dopo il peccato di Adamo e ne parlarono in seguito tutti i Profeti; perciò Gesù Cristo era aspettato dal Popolo Ebreo, e gli stessi Gentili, come si ricava dalle storie profane, aspettavano un Salvatore.

— Per qual ragione il Popolo Ebreo non volle riconoscerlo quando è venuto?

Per la sua superbia e ostinazione nei suoi pregiudizi. Il Popolo Ebreo fu assolutamente inescusabile, perché esso aveva le Profezie che ne parlavano chiaramente, e queste Profezie si vedevano avverate in Gesù Cristo.

§ II.

Del Corpo e dell’Anima di Cristo.

— Si deve dire che il Corpo di Gesù Cristo constasse di carne umana, e che Egli perciò siasi fatto figlio di Adamo?

Abbiamo già notato essere verità Cattolica che Cristo ha preso umana carne vera e reale come è quella degli altri uomini, con questa differenza, che Egli non  l’ha presa per opera di uomo, ma per opera dello Spirito Santo: perciò avendo preso vera, e reale umana carne si è fatto figlio di Adamo.

— S. Giuseppe Sposo di Maria non fu il Padre di Gesù?

Giuseppe fu Sposo di Maria; ma restò sempre vergine, e lasciò sempre Vergine Maria Ss. Sarebbe una eresia il dire che S. Giuseppe fosse vero Padre di Gesù Cristo; ne era Padre putativo, cioè creduto tale dalle persone, le quali sapendo che aveva sposato, ed abitava con Maria, vedendo che Ella aveva avuto un figliuolo, pensavano che lo avesse avuto da Giuseppe; ma invece S. Giuseppe visse sempre con Maria Ss., come se fosse stato suo fratello, e nulla più.

— Maria Ss. come ha potuto avere un figliuolo restando Vergine?

Questo è un miracolo della Onnipotenza di Dio, e miracolo tale, che non mai ne è succeduto un altro simile. Lo Spirito Santo, già abbiamo accennato, formò dal purissimo Sangue di Maria il Corpo di Gesù Cristo; al debito tempo Maria Ss. lo partorì nella stalla di Betlemme, restando pure allora Vergine come prima; perciò lo partorì senza alcuno spasimo, o dolore, e senza danno alcuno della sua inviolata integrità. Si noti essere articolo di fede che Maria fu Vergine prima del parto, nel parto, e dopo il parto, come definì il Concilio Generale di Calcedonia.

— Nel Santo Vangelo si nominano i fratelli di Gesù Cristo: vuol dire dunque che Maria Ss. ebbe altri figliuoli?

Gli Ebrei chiamavano col nome di fratelli anche gli altri parenti; perciò quelli erano parenti di Gesù Cristo, ma non suoi veri fratelli; e perciò Maria Ss. non ebbe altri figliuoli.

— Come é avvenuta la morte di Gesù Cristo?

Si separò l’anima dal suo corpo siccome avviene quando muoiono gli uomini, restando però, come già si é detto, unita la Divinità, cioè il Verbo Eterno, tanto al corpo quanto all’anima.

— Il corpo di Gesù Cristo in quel tempo che restò nel sepolcro aveva cominciato a corrompersi come avviene ai corpi dei morti?

Il corpo di Gesù Cristo non soffrì alcuna corruzione nel sepolcro: lo aveva predetto il Profeta Davide (Salmo XV).

— Per quanto tempo stette nel sepolcro il corpo di Cristo?

Parte del Venerdì, l’intero Sabato, e parte della Domenica. Nel mattino della Domenica, l’Anima si riunì di nuovo al suo corpo, e risuscitò glorioso, immortale e impassibile. Gesù Cristo in tal modo risorto, comparve molte volte ai suoi Discepoli, e dopo quaranta giorni dalla sua Risurrezione ascese al Cielo.

— Il Verbo Eterno facendosi uomo ha preso pure un’anima della stessa natura della nostra?

È articolo di Fede, come già abbiamo accennato, che il Verbo Eterno prese un’anima umana; e perciò della stessa natura che la nostra.

— In Cristo si deve riconoscere umana volontà, oltre la Divina?

È articolo di Fede che si debba riconoscere in Cristo umana volontà, la quale, sebbene libera come la nostra, fu però sempre uniforme alla Divina, non avendo mai voluto l’Anima di Cristo se non quello che voleva il Verbo Eterno. Questo articolo di Fede fu definito dalla Chiesa contro i Monoteliti, antichi eretici.

— In Cristo oltre le operazioni Divine si devono riconoscere anche le operazioni amane?

Essendo Cristo non solo vero Dio, ma anche vero Uomo, si devono certamente riconoscere in Lui operazioni umane; e in fatti quando nel Santo Vangelo leggiamo che Cristo soffrì fame, stanchezza, pianse, si attristò ecc., intendiamo subito che queste sono operazioni umane; però le umane operazioni di Cristo avevano un merito infinito stante che per l’unione ipostatica erano azioni di una Persona Divina (Habert de Incarn. Cap. I).

— L’Anima di Cristo era dotata di scienza?

L’Anima di Cristo fin dal primo momento della sua creazione, ebbe una piena e perfettissima scienza di tutte le cose; e sebbene crescendo poi Cristo in età, pareva, come nota il Vangelo, che crescesse nella scienza, in realtà non cresceva nella medesima, avendone avute subito la pienezza. L’anima di Cristo godeva pure della visione intuitiva di Dio, come ne godono i Santi in Paradiso, vedendo chiaramente la Persona del Verbo Eterno cui era unita ipostaticamente, e necessariamente insieme a quella, la Persona del Padre, e la Persona dello Spirito Santo.

— Se l’Anima di Cristo vedeva Dio chiaramente, doveva essere beata, e incapace di patire; come dunque può sussistere, con questa visione di Dio attribuita a Cristo, il dogma cattolico, che Cristo patì veramente nella sua Passione, e Morte?

È vero che la visione beatifica di Dio rende l’anima incapace di patire; ma per un gran miracolo della Divina Onnipotenza fu trattenuto, e a così dire raffrenato il gaudio che le veniva dalla visione di Dio nella parte superiore dell’anima, cioè intellettuale; affinché alla parte inferiore, cioè sensitiva, non si comunicasse, e in tal modo potesse patire; quindi veramente patì dolori interni ed esterni come ci insegna il Vangelo.

— Mi potrebbe meglio spiegare la cosa con una parità?

Osservate ciò che avviene nelle montagne molto alte; alle volte verso la metà delle medesime si condensano delle nuvole, e si formano delle tempeste mentre sulla cima risplende il sole. Per tanto chi è sulla cima del monte gode del Cielo sereno, chi è alle falde vede il Cielo nuvoloso ed è percosso dalla tempesta. Secondo il nostro modo d’intendere, avvenne le stesso nell’Anima di Cristo; la sua parte superiore, cioè intellettuale, godeva della chiara vista di Dio, la sua parte inferiore, cioè sensitiva, soffriva ogni genere di dolori, e di pene.

— L’Anima di Cristo vedendo e conoscendo Dio più chiaramente di qualunque creatura, arriva a comprenderlo, cioè a conoscerlo, quanto Dio comprende e conosce se stesso?

Abbiamo già notato (Cap. 2. § 4) che Dio, essendo incomprensibile, nessuna creatura lo può comprendere; perciò l’Anima di Gesù Cristo lo conosce più chiaramente di qualunque creatura, ma non lo comprende, cioè non lo conosce con quella pienezza di cognizione, con cui Dio conosce se stesso.

— L’Anima di Cristo era dotata di libertà?

Senza dubbio, altrimenti le sue operazioni non sarebbero state azioni umane, e sarebbe stata di una natura diversa dalla natura dell’anima nostra.

— Poteva peccare?

Unita ipostaticamente col Verbo Eterno non poteva peccare; anzi aveva la grazia detta di unione, ossia sostanziale, per la quale era santa sostanzialmente.

— Ebbe la grazia santificante?

L’ebbe in grado sommo, che eccede senza comparazione la grazia di tutti gli Angeli, di tutti i Santi, e della stessa Maria Ss. .

— Furono in Cristo tutte le virtù?

Senza dubbio, eccettuate quelle che suppongono il peccato o altra imperfezione; perché non poté avere la virtù della penitenza, giacché in Lui non si trovò cosa di cui si potesse pentire, né meno la virtù della Fede, o della Speranza, perché queste non possono ritrovarsi in un’anima che gode la vista intuitiva di Dio.

— L’Anima di Cristo, essendosi separata dal suo corpo quando morì sulla Croce, discese all’inferno?

È un articolo di Fede espresso nel Simbolo; però bisogna notare che sotto il nome d’inferno qui non s’intende l’inferno destinato ai demoni e ai dannati, ma quei luoghi sotterranei chiamati volgarmente col nome di Limbo, ove riposavano le Anime Sante di tutti i Giusti morti prima della venuta di Cristo, i quali aspettavano che, compita l’opera della Redenzione, loro fossero aperte le porte del Paradiso.

— I Giusti adunque morti prima dell’epoca della morte di Cristo non godevano in Cielo la vista di Dio?

Non la godevano: ma in somma pace e tranquillità riposavano nel Limbo. Quivi discese l’Anima di Cristo e li liberò da questa carcere per condurli al Cielo.

§ III.

Di vari titoli che convengono a Cristo, del culto che a Lui si deve, e di quello che compete ai suoi Santi.

— Quali titoli convengono a Cristo?

1. Egli è Figlio di Dio Naturale, e nemmeno considerandolo come Uomo si deve chiamare Figliuolo di Dio adottivo. 2. È Re secondo la Divinità non solo, ma anche secondo l’Umanità. 3. È Capo degli uomini e degli Angeli. 4. È Legislatore. 5. È Giudice. 6. È Sacerdote e Sacerdote in eterno. 7. È Mediatore, ossia Conciliatore di Dio con gli Uomini avendo pienamente, anzi sovrabbondantemente soddisfatto per essi appresso la Divina Giustizia (Habert de Incarn. e. 8).

— Cristo prega per noi il Divin Padre?

Dice S. Agostino che Cristo come Uomo prega per noi, e che, come Dio, esaudisce la preghiera insieme al Divin Padre: Christus homo prò nobis est orator, ut Deus est cum Patre exauditor (Habert ibid.).

— Quale culto si deve a Cristo?

Bisogna notare tre sorta di culto. Il primo è quello di Latria, che è l’adorazione somma ed assoluta con la quale si adora Dio per la sua Eccellenza increata ed infinita. Il secondo è di Dulia, e questa è l’adorazione con la quale si venera alcuna creatura per la sua dignità soprannaturale, non però eccellente in modo singolare. Il terzo di Iperdulìa, e questa è l’adorazione con la quale si onora una creatura per la sua dignità soprannaturale in modo singolare eccellente. Notate queste cose, è di fede che Cristo Uomo Dio, devesi adorare con adorazione di latria, e con adorazione di latria si deve pure adorare la sua Umanità, non per se stessa, ma per l’Increata e Infinita Eccellenza del Verbo Eterno, cui personalmente e sostanzialmente è unita (Antoin. de. Incarn. cap. 7. art. 1 et 2).

— A chi si deve il culto di Dulìa?

Si deve agli Angeli ed ai Santi, i quali hanno una dignità soprannaturale, ma non eccellente in modo singolare.

— A chi si deve il culto di Iperdulia?

Si deve soltanto a Maria Vergine, la quale ha una dignità soprannaturale, eccellente in modo singolare, essendo vera Madre di Dio come abbiamo detto.

— È cosa conveniente il venerare i Santi, gli Angeli, e Maria Vergine?

È cosa convenientissima, come fu sempre cosa convenientissima l’onorare gli amici, i ministri, e tanto più la Madre del Sovrano. I Sovrani in questa terra vedendo onorati i propri amici, ministri e madre, reputano fatto a loro stessi l’onore che si rende a quelli. Similmente Iddio si onora con l’onore reso ai Santi, agli Angeli, e a Maria Vergine.

— È ella cosa utile il ricorrere all’Intercessione dei Santi, degli Angeli, e di Maria?

É cosa utilissima: perché eglino ascoltano le nostre preghiere, sono zelantissimi del nostro bene, e ci ottengono le grazie delle quali abbisogniamo. Sopra tutto, è cosa utilissima il ricorrere all’intercessione di Maria Ss., perché Ella, appresso il suo Divin Figlio, è così potente con le sue preghiere, che ne varrebbe più una delle sue che tutte quelle degli Angeli e dei Santi tutti del Paradiso. La Chiesa ha sempre promosso con impegno singolarissimo la Divozione verso Maria Ss., la quale appunto consiste nel venerarla e nel pregarla ché interceda per noi. I Santi più distinti in scienza e pietà, si distinsero sempre per una specialissima devozione a Maria. Gli Autori che nella Chiesa godono il pregio di più sicura e immacolata dottrina, scrissero ognora grandi cose della Divozione a Maria; mentre il suo culto non è disapprovato che dagli eretici, e i poco devoti di Lei. sono solamente i poco buoni Cristiani. Mi perdoni perciò Maria, mi perdonino i suoi devoti, se io dico soltanto che la divozione a Maria è cosa utilissima; se ne dica di più senza timore di errare.

— Si esprimono bene, quelli che dicono che Maria fa delle grazie?

Si esprimono bene, perché la Chiesa domanda a Maria che faccia grazie: “Solve vincla reis, profer lumen cœcis etc;” per altro bisogna intendere che Maria le impetra, essendo certo che l’autore di ogni grazia è Dio, come l’Autore di ogni bene.

— Quali sono le cose espressamente definite di Fede a riguardo del culto dei Santi?

Il sacrosanto Concilio di Trento, nella sess. XXV, dichiarò di Fede che i Santi pregano per noi appresso Dio, e che è cosa buona ed utile l’invocarli supplichevolmente, perciò chi negasse queste verità, sarebbe un eretico.

— Si devono venerare le immagini Sante?

È cosa di Fede definita nel Concilio Niceno II, e nel Tridentino che si debbano venerare le sante immagini, riferendo però il culto che loro si presta o a Cristo, o alla Vergine, o ai Santi che rappresentano.

— Si devono pure venerare le reliquie dei Santi?

Il sacrosanto Concilio di Trento (sess. XXV) definì espressamente, che alle Reliquie dei Santi si deve venerazione ed onore; s’intende poi che speciale venerazione ed onore fra tutte le Reliquie merita il Legno della vera Croce di Cristo, come la più eccellente Reliquia che ci è rimasta del Salvatore.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.