FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE [2018]

L’ ANNUNCIATA

[G. Dalla Vecchia: “Albe primaverili”; G. Galla ed. Vicenza, 1911]

(PANEGIRICO)

“Et virtus Altissimi obumbrabit tibi. „

E la virtù (potenza) dell’Altissimo ti adombrerà.

(Luc. I, 35)

ESORDIO. — Rutilante celesti fulgori, l’arcangelo Gabriele scende dalle celesti sfere; drizza il volo alla piccola Nazaret; penetra nella stanza solitaria della vergine Sposa di S. Giuseppe … ; e il nome della vergine avventurata, Maria … — La saluta riverente, la conforta turbata agli angelici accenti, le propone la sublime dignità di Madre di Dio.

— Sono vergine, proclama la pia, e come avverrà questo? E l’Angelo: Lo Spirito Santo scenderà su te; e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà di nube divina, come un dì la vetta del Sinai. — Tutto santo sarà il tuo figlio, vero Figliuolo di Dio… Et virtus Altissimi obumbrabit tibi… — E l’umile verginella: Ecco l’ancella del Signore, si faccia in me secondo il tuo accento. — Et Verbum caro factum est. Maria è Madre di Dio! — Chi può scandagliare questo abisso di dignità, di grandezza, a cui viene, innalzata Maria? — Ella stessa non poteva spiegare così arcano Mistero. Nec ipsa explicare potest quod capere potuit (S. Agost.).

— Vediamo dunque: 1. come si preparò Maria a tanta grandezza … 2. la sublime elevazione di Maria, perché Madre di Dio.

PARTE PRIMA

I . – Come si preparò Maria alla divina Maternità. —

Dal momento, che neh’ amoroso decreto dell’Incarnazione era prefisso, che il Verbo incarnato avesse una madre, Ella certo doveva possedere una eccezionale ricchezza di doni ricevuti, di meriti acquistati … E così avvenne appunto in Maria. Meritorum verticem usque ad solium divinitatis erexit (S. Agost.).

(a) Concepita senza ombra di peccato originale, si conserva libera da ogni colpa attuale … Fino dal primo istante gode il libero uso della ragione; e tosto si dona, e consacra al Signore; lo contempla, lo ama …

— I suoi meriti già, si elevano sopra le vette più sublimi dai monti di Sion; è già superiore agli Angeli ed ai santi. Quolibet tempore meruit. (B. Alb. Magno).

— Scrive S. Pietro Damiani: La prima grazia, che il Signore conferì a Maria, sormontò la grazia ultima del più eccelso Serafino; viene superata solo da quel Dio che l’ha creata. Solumque Opificem opus istud supergredi.

— Maria, poi, moltiplica ininterrottamente gli atti di amore, di unione, di conformità; quindi moltiplica del continuo i meriti ed anche l’effusione di nuove grazie su lei … Per singulos actus huiusmodi ita crescebat Ma gratia, ut fleret duplo maior, quam in principio erat (Suarez.)

— Meritava di giorno e di notte; ego dormio, sed cor meum vigilat; (Cantico) mentre l’anima sua liberamente tendeva senza interruzione al suo Dio. (S. Bernardino da Siena).

(b) Il profeta Isaia vaticinava: Ecce virgo concipiet et pariet filium (VII, 14); ecco che una Vergine concepirà e partorirà un figliuolo. — Dunque vergine, nel più stretto senso della parola, doveva essere la Madre del Salvatore del mondo. — E Maria?

— A soli tre anni si presenta al tempio del Signore, dove passerà la fanciullezza accanto all’Arca santa. La santa Bambina pronta risponde alle intime voci dello Sposo divino e, perfettamente conscia del suo sacrificio, consacra al Signore la sua anima, il suo corpo, col voto di verginità (S. Anselmo). Così questa vezzosa bambina innalza, la prima, il prezioso stendardo della sacra verginità (S. Ambrogio); e coi vincoli più ardenti, più intimi e santi, si stringe a Dio, purità per essenza.

(e) E la sua vita nel tempio, in mezzo alle nobili fanciulle, che venivano educate in quel luogo santo? — Mente umana non può certo scoprirne gl’ignoti orizzonti. Secondo S. Anselmo, la purità di Maria (e colla purità procede parallela la santità) deve dedursi, in qualche modo, dalla stessa purità e santità di Dio, dall’amore reciproco delle persone della SS. Trinità, dalla divina potenza che vuole rendere Maria degna di diventare Madre del Figlio di Dio. Chi può narrare il fervore della sua prece, la pronta sommessione della sua obbedienza, la profondità della sua adorazione, l’attività assidua del suo lavoro, la soavità del suo silenzio, la dolcezza della sua parola, l’attrattiva del suo esempio, le fiamme del suo amore, la generosità dei suoi sacrifici? — Nulla in lei di leggero, o puerile. — Assidua allo studio dei sacri Libri, si cibava della parola di Dio, vero pane angelico, ed a stento prendeva il cibo necessario alla vita. Contemplava ogni dì il gaudio degli Angeli, e sprezzava le vane cose del mondo. Vergine colomba, fissava l’innamorata pupilla nello Sposo divino, e con inni di grazie, con tutta 1’effusione dell’anima, supplicava l’eterno Creatore della terra e dei cieli (S. Tarasio). – Era in lei tale sublimità di virtù e di meriti, da essere pronta ad accogliere nel suo seno il Figlio di Dio. Talis eligitur Virgo, quæ tantum haberet meritum, ut Dei Filium in se susciperet (S. Agost.).

— L’Angelo stesso, a nome di Dio, proclama la santità di Maria; ave, gratia piena; ave, la piena di grazia; così conveniva alla dignità di Madre di Dio. In Matre Dei fuit gratia tali dignitati proportionata (S. Tom.).

— E poi quel: Come avverrà questo, se sono vergine; quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco ? Questi accenti non sono forse 1’ultimo rito, con cui Maria consacra tutta se stessa, quale tempio vivente, a quel Dio, che doveva fra poco prendervi possesso; proprio come si dedicano le nostre chiese prima che vi entri Gesù sacramentato? Deo dicata et consacrata caro! (S. Greg. Nisseno).

— Oh ! sì, Vergine immacolata e santa, acconsenti all’angelica parola; accetta di essere la Madre del promesso Salvatore e nostra Madre ancora, Madre di amore. Acconsenti! lo attende la terra … , il cielo…, Dio… Momento unico al mondo! L’umile Verginella china la fronte, giunge le mani, pronuncia: Ecco 1’ancella del Signore, fiat mihi secundum verbum tuum… Maria è già Madre di Dio.

Maria Madre di Dio. — Accettando la divina maternità, scrive S. Tomaso, Maria meritò più di tutti gli Angeli ed i santi, in tutti i loro atti, affetti, e pensieri . ..

(a) Maria infatti è perfettamente libera; non le viene imposto di accettare un ministero così sublime; che 1’Angelo glielo propone, le chiede, se acconsenta di prendere una parte così intima all’Incarnazione, e quindi alla Redenzione… Maria crede, accetta… Ecce ancilla…, fiat mihi.

— Non basta. Maria con umiltà, ma fermezza, dichiara all’Angelo, che vuole salva la propria verginità; e l’Angelo l’assicura: Spiritus Sanctus superveniet in te, anzi le aggiunge, che diverrà Madre per 1’opera onnipotente dell’Altissimo, al quale niente è impossibile. Quia non erit impossibile apud Deum omne verbum (‘Luca I, 37).

— Vi è di più. — Per dare liberamente e consciamente il consenso, Maria doveva conoscere e la grave responsabilità che si assumeva e, almeno nelle linee generali, le pene, le angosce, il martirio riservato alla Madre del Redentore del mondo. — E dinfatti ( Faber) dietro i raggi fulgenti della futura grandezza, a cui era prescelta, Maria vede designarsi l’ombra sanguinante del Golgota, che pareva giungere fino a Lei … Eppure: Fiat mihi! Quanto sei grande, o Maria! — Al Fiat dell’ Onnipotente, il mondo usciva dal nulla; al Fiat umile e generoso di Maria, il Verbo si fa carne nel suo seno verginale. – Colui, che non possono contenere la terra ed i cieli, si asconde in questa vergine sposa, ed ora, per privilegio unico al mondo, Madre e Vergine… Dio è figlio della sua creatura!…

(b) Lo Spirito Santo col vergine sangue di Maria forma un corpo bellissimo, vi crea un’anima perfettissima; a questo corpo ed a quest’anima si aggiunge la Persona del Verbo… Eccovi Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, vero Figlio di Dio, e vero figlio di Maria. – Dunque Maria è il tempio vivente, dove il Pontefice divino offre il grande sacrificio delle sue umiliazioni, sacrificio, che si compirà più tardi con la morte di croce.

— Maria è il talamo nuziale, dove il Verbo celebra le sue mistiche nozze coll’umana natura, che egli associa e disposa alla sua natura divina, in una sola persona … . Dum esset rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis (Cantic.). Ed intanto i gigli della purezza, della verginità, delle virtù, dei meriti di Maria profumano olezzanti questo arcano Banchetto di amore; nardus mea dedit odorem suavitatis.

— Maria è Madre di Dio! dunque la Regina degli Angeli i quali, nel dì della prova, avendo adorato riverenti il Mistero dell’incarnazione del Verbo, implicitamente ne hanno ancora venerata la Madre, loro futura regina.

— Madre di Dio! Dunque Maria entra nelle più intime relazioni colla SS. Trinità. — È la mistica sposa dello Spirito Santo, che in lei operò tale stupendo prodigio, quod soli datum est nosci, cui soli datura est experiri (S. Bernardo). — E’ la Madre del Figlio di Dio, che si lascerà portare dalle sue braccia, nutrire del suo latte, e la chiamerà col nome ineffabile di! Madre. —. E con l’eterno Padre? — O abisso di grandezza, di elevazione! Maria, sulla terra, per effetto di grazia genera quel medesimo Figlio, che il Padre genera in cielo per perfezione di natura. — Il Padre lo genera con un atto del suo intelletto, Maria col fìat, cioè con un atto della sua volontà. Il Padre senza concorso di madre, Maria senza concorso di padre. — L’eterno Genitore trova le sue compiacenze nel suo Figlio unigenito; e Maria? — Chi può dirmi l’ebbrezza di gaudio nel dire a Gesù: Tu sei mio figlio; nel tempo io ti ho dato là vita? —. Ah! che i riverberi (Ugo di S. Vittore) della divinità fatti balenare sullo spirito di Maria, i lumi, le tenerezze, i doni dal divin Verbo a lei comunicati, poteva bene goderli, ma neppure Ella poté spiegarli.Più ancora. Maria ha non solo le grandezze ed i gaudi, ma ancora tutti i diritti di Madre. — Gesù, che ha dato e conserva la vita a Maria, Gesù il re dei secoli, che tutto ha creato e per cui furono fatte tutte le cose; Gesù, a cui obbediscono tremebondi gli alati serafini, sì Gesù, obbedisce alla sua creatura, alla Vergine sposa di Giuseppe; obbedisce a Maria, povera, ignorata, dimenticata; et erat subditus illis (Luca). Obbedisce a Maria, perché Maria è sua Madre. Maria Madre di Dio! È una dignità, che tocca l’infinito; così il beato Alberto Magno. — Dio può fare dei mondi più belli, ma non può fare una Madre più bella e grande di Maria; così S. Bonaventura.

— Maria stessa nell’estasi dell’amore, che ammira ed esulta, esclama rapita: Cose meravigliose ha operato in me 1’Onnipotente. Fecit mihi magna qui potens est. Maria Madre di Dio è un prodigio unico dell’amore onnipotente di Dio. Et virtus Altissimi obumbrabit tibi.

PARTE SECONDA

III. La divina maternità della Vergine è il fondamento inconcusso della nostra confidenza in Maria. —

Il Padre, come l’ha associata alla sua paternità di natura riguardo al Verbo incarnato, così 1’ha associata alla sua paternità di adozione verso di noi suoi figli adottivi.

— Quindi ne viene, che Maria è potente…, ed ancora che Maria ci ama, ed ha pietà di noi.

(a) È la figlia primogenita dell’Altissimo, e non può certo avere un rifiuto dal Padre, che la vide così generosa ed intrepida nel sacrificare tutta se stessa per entrare nelle sue amorose e divine intenzioni. — Gesù Cristo nulla negava sulla terra alla Madre sua; per lei, alle nozze di Cana, anticipava 1’ora dei miracoli; la coronava regina degli angeli e dei santi, del cielo e della terra; oh! Gesù Cristo nulla può negare ai desideri, alle suppliche della sua Genitrice. – In cielo Maria è l’arbitra, la regina, la tesoriera del Cuore di Gesù, che sulla croce affidava all’amore della Madre sua la causa della Chiesa, di tutti i credenti. Quindi (il Damiani) la preghiera di Maria, i n cielo, non è una supplica, ma un comando; e, se Dio è onnipotente per natura, Maria è onnipotente per grazia. Omnapotentia supplex. Infatti la potenza di Maria deve corrispondere ai privilegi ricevuti, alla santità da lei acquistata, al ministero sublimissimo esercitato lungo la vita, alla sua cooperazione nell’Incarnazione e nella Redenzione. — Ora, tutto questo, solo Iddio lo può comprendere nella sua totalità; e così pure Dio solo conosce i limiti della potenza di Maria.

(b) Madre di Gesù: ma lo divenne solo per noi, che siamo i fratelli minori di Gesù, nostro fratello primogenito: quindi siamo suoi figli adottivi, figli di amore. — Come, per farla Madre del suo Figlio divino, il Padre la ricoprì della sua ombra onnipotente, così per far la nostra madre di adozione le trasfuse nel cuore le tenerezze della sua misericordia e bontà. — Ella, dice S. Agostino, è veramente nostra madre secondo lo spirito, perché colla sua carità ha cooperato alla nascita dei fedeli nella Chiesa. – Di più, Maria è entrata nelle intenzioni, nei desideri, negli affetti del Cuore amoroso di Gesù, che per noi patì e morì sulla croce; e, dopo Gesù, non vi è chi ci ami, quanto la Vergine Madre di Dio. Per noi accettò di diventare Madre del nostro Redentore; per noi l’offerse sull’altare del tempio; per noi lo nutrì, lo vegliò, lo riservò ai flagelli, alla croce, alla morte; per noi volle essere presente agli estremi aneliti del suo Diletto crocefisso; per noi, se fossero mancati i carnefici, lo avrebbe confitto sul legno ferale. — E per questo suo amore meritò, che 1’agonizzante Signore la proclamasse ufficialmente Madre nostra; Donna, ecco il tuo figlio. In Ioanne intelligimus omnes, quorum beata Virgo per charitatem effecta est mater (S. Bernardino da Siena).

E Maria ci ama. — Lo dicono i templi, gli altari a lei dedicati, le lampade votive, i cuori d’argento sospesi alle pareti dei suoi santuari; i ceri scintillanti, i fiori olezzanti innanzi alle sue immagini. — Lo dice la storia della Chiesa e del mondo; gl’immensi pellegrinaggi alle cappelle a lei sacre: soprattutto lo dice il nostro cuore sussultante di amore per la nostra tenerissima Madre celeste. Col cuore gonfio di gioia, di confidenza e di amore, andiamo a questo mistico Trono di misericordia, andiamo a Maria. A lei ergiamo suppliche ardenti per noi, per la Chiesa, per la società, per i derelitti, per i peccatori. – Alle sue mani materne affidiamo 1’anima nostra, il nostro corpo, la nostra famiglia, i nostri interessi, e con tutta confidenza la preghiamo di farci sentire gli effetti del suo amore.

— Monstra te esse matrem. Sì, o Maria, tu sei la Madre nostra. Con la tua potenza abbatti le infernali squadre, congiurate alla nostra eterna rovina. — In gemito e pianto a te innalziamo la prece, la pupilla, il cuore. — Tergi le nostre lagrime, ci sostieni se deboli, ci illumina se dubbiosi; ne allontana i perigli, ci afforza nella lotta, ci dona la vittoria, ne ottieni il trionfo. — Ci accogli peccatori, ne scuoti se tiepidi, ed ai giusti dona la perseveranza nel bene. – O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria, la tua parola tutto può, tutto ottiene, tutto strappa al Cuore di Dio … Dilla dunque anche per noi peccatori, questa parola di amore… E nel cielo canteremo in eterno le lodi della tua materna potenza e bontà. Et virtus Altissimi obumbrabit tibi.

L’Angelus.

[Dom Guéranger: l’Anno Liturgico, vol. I, Ed. Paoline, Alba 1957- impr.]

Non chiuderemo questa giornata senza ricordare e raccomandare la pia e salutare istituzione che la cristianità solennizza giornalmente in ogni paese cattolico, in onore del mistero dell’Incarnazione e della divina maternità di Maria. Tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, si ode la campana e i fedeli, all’invito di quel suono si uniscono all’Angelo Gabriele per salutare la Vergine Maria e glorificare il momento in cui lo stesso Figlio di Dio si compiacque assumere umana carne in Lei. – Dall’Incarnazione del Verbo il nome suo è echeggiato nel mondo intero. Dall’Oriente all’Occidente è grande il nome del Signore; ma è pur grande il nome di Maria sua Madre. Da qui il bisogno del ringraziamento quotidiano per il mistero dell’Annunciazione, in cui agli uomini fu dato il Figlio di Dio. Troviamo traccia di questa pratica nel xiv secolo, quando Giovanni XXII apre il tesoro delle indulgenze a favore dei fedeli che reciteranno l’Ave Maria, la sera, al suono della campana che ricorda loro la Madre di Dio. – Nel XV secolo S. Antonino c’informa nella sua Somma che il suono delle campane si faceva, allora, mattina e sera nella Toscana. Solo nel XVI secolo troviamo in un documento francese citato da Mabillon il suono delle campane a mezzogiorno, che si aggiunge a quello dell’aurora e del tramonto. Fu così che Leone X approvò tale devozione, nel 1513, per l’abbazia di Saint-Germain des Près, a Parigi. D’allora in poi l’intera cristianità la tenne in onore con tutte le sue modifiche; i Papi moltiplicarono le indulgenze; dopo quelle di Giovanni XXII e di Leone X, nel XVIII secolo furono emanate quelle di Benedetto XIII; ed ebbe tale importanza la pratica, che a Roma, durante l’anno giubilare, in cui tutte le indulgenze eccetto quelle del pellegrinaggio a Roma, rimangono sospese, stabilì che le tre salutazioni che si suonano in onore di Maria, avrebbero dovuto continuare ad invitare i fedeli a glorificare insieme il Verbo fatto carne. Quanto a Maria, lo Spirito Santo aveva già preannunciati i tre termini della pia pratica, esortandoci a celebrarla soave « come l’aurora » al suo sorgere, splendente « come il sole » nel suo meriggio e bella « come la luna » nel suo riflesso argenteo.

331

a)

– Angelus Domini nuntiavit Mariæ,

Et concepit de Spiritu Sancto.

Ave Maria.

– Ecce ancilla Domini,

Fiat mihi secundum verbum tuum.

Ave Maria.

– Et Verbum caro factum est,

Et habitavit in nobis.

Ave Maria.

Ora prò nobis, sancta Dei Genitrix,

Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus.

Gratiam tuam, quæsumus Domine, mentibus nostris infunde: ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

b)

Regina cœli lætare, alleluia:

Quia quem meruisti portare, alleluia,

Resurrexit, sicut dixit, alleluia.

Ora prò nobis Deum, alleluia,

Gaude et lætare, Virgo Maria, alleluia,

Quia surrexit Dominus vere, alleluia.

Oremus.

Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Iesu Christi mundum lætificare dignatus es: præsta quœsumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam perpetuæ capiamus gaudia vitae. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen (ex Brev. Rom.). [Nel periodo pasquale]

[Fidelibus, qui cum primo diluculo, tum meridiano tempore, tum sub vesperam vel cum primum postea potuerint,  precationem Angelus Domini cum statutis versiculis et oratione, aut tempore paschali antiphonam Regina cœli item cum usìtata oratione, aut demum quinquies salutationem angelicam Ave Maria devote recitaverint, conceditur [ai fedeli che avranno recitato al mattino, mezzogiorno e sera le preghiere suddette con versicolo e orazione, si concede …]:

Indulgentia decem annorum [dieci anni] quoties id egerint [ogni volta]; Indulgentia plenaria suetis conditionibus, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem persolverint (S. Pæn. Ap., 20 febr. 1933). [ENCHIRIDION INDULGENTIARUM, Tip. Pol. Vatic. – 1952]