NELLA SETTIMANA SANTA: MEDITAZIONE PER IL LUNEDI’

[A. Carmignola: “Meditazioni”, vol. I – S.E.I. Ed. Torino, 1942, impr.]

Nella Settimana Santa

MEDITAZIONE PER IL LUNEDÌ.

Sopra le prime parole di Gesù in croce.

Mediteremo sopra le tre prime parole pronunziate da Gesù agonizzante sopra della croce. C’immagineremo di essere sul Calvario con le anime devote, che attorniano il divin crocifisso, e di ascoltare quei divini insegnamenti che, stando Egli per morire, ci dà ancora da quella cattedra, quasi compendiando alcuni insegnamenti più importanti della sua legge evangelica. Li custodiremo gelosamente dentro del nostro cuore e pregheremo l’adorabile Maestro che ci aiuti a farne tesoro nel tempo opportuno.

PUNTO 1°.

Prima parola: Padre, perdona loro.

Gesù, agonizzando sulla croce e meritando ogni compassione, è invece ancora dileggiato dai Giudei, ai quali egli risponde non già con collera, ma con mansuetudine, pregando per essi il suo Divin Padre così: Padre, perdona loro, perché non sanno quel che si facciano: Pater, dimitte illis, non enim sciunt quid faciunt ( Luc. XXIII. 34). Oh preghiera di mitezza e misericordia infinita! Ben a ragione osserva S. Agostino, che non vi è stato mai un avvocato così abile a perorare la causa dei suoi clienti, come Gesù per i suoi crocifissori. Ma perché mai, anziché fare questa preghiera nel secreto del suo cuore, volle proferirla a voce alta? Per farci intendere ancora una volta con la parola e più ancora con l’esempio la gran legge del perdono!Senza dubbio praticare la dolcezza, la carità, essere mansueti, padroni di noi e perdonare, in certi casi, con persone, che a bella posta ci fanno del male, e che, peggio ancora, tentano coprire le loro intenzioni con la sembianza di far del bene, di compiere il loro dovere, di rimuovere degli scandali o dei pericoli di scandalo, e che nondimeno ci disonorano e ci fanno altri gravi danni, è assai difficile. Con tutto ciò chi mai potrà fare a noi il male che i Giudei fecero a Gesù? E se Gesù tuttavia li ha perdonati, ed ha ancora implorato il perdono per essi dal suo celeste Padre, perché noi, che vogliamo e dobbiamo essere imitatori di Gesù, non perdoneremo a chi ci fece un male immensamente minore? Rinnoviamo dunque davanti all’agonizzante Gesù il grande proponimento di praticare la mansuetudine e di perdonare sempre, a tutti e particolarmente ai nostri più fieri nemici, di ricambiare anzi il loro male con il nostro bene e col pregare per essi. Perdonando generosamente agli altri i loro torti verso di noi, meriteremo che Dio perdoni a noi i nostri peccati.

PUNTO 2°.

Seconda parola: Oggi sarai meco in paradiso.

Gesù, crocifisso tra due ladroni, mentre era dall’uno bestemmiato, dall’altro veniva grandemente compassionato. Che anzi, riconoscendo questi in Gesù il vero Messia, Figliuolo di Dio e Salvator del mondo, con viva fede e profonda umiltà gli rivolse questa preghiera; Signore, ricordatevi di me, quando entrerete nel vostro regno. Alla quale preghiera Gesù prontamente rispose: Oggi sarai meco in paradiso: hodie mecum eris in paradiso (Luc., XXII, 43). Oh prontezza della misericordia divina nel muovere incontro al peccatore penitente e nell’assicurarlo non solo del perdono, ma ancora dell’eterna beatitudine! L’uomo può sempre allargare alla speranza il suo cuore, anche dopo una vita malamente trascorsa, purché assecondi l’impulso della grazia, che Iddio pur negli estremi istanti di vita concede. Con tutto ciò imitando ora, se ne abbiamo bisogno, la illimitata fiducia del buon ladrone, guardiamoci bene dal differire la penitenza. Il buon ladrone all’estremo istante della vita si convertì; ma il cattivo si ostinò anche allora nella sua cecità e malizia e si perdette. E sì che stava vicino a Gesù, e il sangue di Lui si versava per la salute degli uomini, e le sue piaghe stavano aperte per riceverli. Ad ottenere la salute non basta esser vicini a Gesù per ragione del nostro stato, se non corrispondiamo alla grazia singolare della sua vicinanza col fare noi la parte nostra. Preghiamo adunque Gesù crocifisso che, avendoci fatta la grazia di chiamarci a vivere e morire dappresso a Lui, ci faccia ancor quella di corrispondervi degnamente, perché anche noi alla fine possiamo sentirci dire la consolante parola: Oggi sarai meco in paradiso.

PUNTO 3°.

Terza parola: Donna, ecco il tuo figlio!

Gesù Crocifisso, giunto al colmo delle sue pene e delle sue agonie, scorgendo Maria e Giovanni ai piedi della croce, posa sopra di essi il languido sguardo, già vicino a spegnersi nelle ombre di morte, e accennando l’uno all’altro dice a Maria: Donna, ecco il tuo figlio: Mulier, ecce filius tuus; e soggiunge a Giovanni: Ecco la tua madre: ecce mater tua! (Jo., XIX, 26, 27). Oh parole piene di tenerezza e di amore e nella loro semplicità sommamente feconde! Con esse Gesù premia la verginità di Giovanni e la sua vicinanza alla croce; con esse dà a Maria un sostegno pel restante della sua vita nella persona di Giovanni; con esse soprattutto costituisce Maria Madre nostra e raccomanda a noi di onorarla, di amarla, di servirla, di trattarla da buoni figliuoli. Fu come un dire a Maria: Donna, Voi che con i vostri dolori cooperate con me a dare la vera vita agli uomini, prendeteli adunque per figli vostri, facendo parte ad essi di quell’amore che avete per me, e adoperandovi sempre come loro Madre alla loro salvezza e santificazione. E fu come un dire a noi: O uomini, ecco che stando io per morire, e non avendo più altro da darvi, vi do la Madre mia per madre vostra: vogliatele bene, fate di amarla, di ossequiarla e compensarla di quello che Ella insieme con me ha fatto e farà ancora per voi. Maria ha corrisposto e corrisponde sempre alle intenzioni di Gesù! Corrispondiamo anche noi per la parte nostra! Sì, o Maria, vi amerò, vi onorerò, mi affiderò alla vostra pietà; anzi farò di tutto per farvi amare e onorare dagli altri.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.