L’AGONIA DI GESU’: SESTO VENERDI’ DI QUARESIMA

SESTO VENERDÌ DI QUARESIMA

[Don U. Banci: L’AGONIA DI GESU’, F. Pustet ed. Roma, 1935 – impr.]

In nomine Patris et Filli et Spiritus Sancti. Amen.

Actiones nostras, quæsumus  Domine, adspirando præveni et adiavando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a Te semper incipiat et per Te cœpta finiatur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

[Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia. Inspira, o Signore, le nostre azioni ed accompagnale col tuo aiuto, affinché ogni nostra preghiera e opera da Te sempre incominci e col tuo aiuto sempre si compia. Per Cristo nostro Signore. Così sia.]

INVITO

Già trafitto in duro legno/Dall’indegno popol rio

La grand’alma un Uomo Dio, / Va sul Golgota a spirar.

Voi, che a Lui fedeli siete, /Non perdete, o Dio, i momenti

Di Gesù gli ultimi accenti /Deh! venite ad ascoltar.

SESTA PAROLA DI GESÙ IN CROCE

Consummatum est.

Tutto è compiuto.

[GIOVANNI, cap. XIX, v. 30]

CONSIDERAZIONE

Nel decretare la redenzione dell’uomo Iddio fissò e volle, fin dai primi tempi, per mezzo dei Profeti rendere noto al mondo, nei suoi particolari, il programma che il Redentore avrebbe dovuto svolgere durante gli anni della sua vita mortale, subordinando al completo sviluppo di esso la umana rigenerazione. Ed il Figlio, cui è sacra la volontà del Padre e che ardentemente desidera la salvezza nostra, nell’istante stesso in cui incarnandosi nel seno purissimo di Maria fa il suo primo ingresso nel mondo, con la piena consapevolezza che gli viene da quello spirito di intelligenza e di scienza, che illumina l’anima sua e che gli fa presenti alla mente tutte le circostanze più dolorose della sua vita e della sua morte, accetta il divino mandato, dicendo al Padre suo: Ecco che io vengo a fare, o Dio, la tua volontà. E se leggi quanto gli Evangelisti hanno narrato di Gesù, facilmente vedi come Egli abbia tenuto fede alla sua promessa e quanto giustamente avesse scritto di Lui il Salmista: Nel volume della legge sta scritto di me: io mi compiaccio di fare la tua volontà, mio Dio, e la tua legge sta in mezzo al mio cuore -. Tu lo senti infatti continuamente ripetere che unico scopo, per cui è al mondo, è quello di fare la volontà del Padre suo: Sono disceso dal Cielo, così leggiamo in S. Giovanni, non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato [GIOVANNI, cap. VI. v. 38]. E questo il suo cibo quotidiano, come Egli stesso, quando un giorno ai discepoli che con affettuosa premura, essendo l’ora tarda e sapendolo affaticato e stanco, lo invitarono a prendere cibo, disse: Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato, e così compiere l’opera sua [GIOVANNI, cap. IV, v. 34]. Ed a questa augusta volontà è pronto a sacrificare tutto, anche gli affetti più cari. Era fanciullo di appena dodici anni, quando alla Madre sua, che dopo tre giorni di penose ricerche, ritrovandolo al tempio, gli domanda perché mai l’avesse lasciata in quella profonda amarezza, non dubita di rispondere: Perché mi cercavate? Non sapevate come io debbo essere in quel che spetta al Padre mio? 2 [S. LUCA, cap. II, v. 49]. E dinanzi a coloro che in qualunque modo avessero tentato impedirgli il compimento di tale volontà, si accendeva di un santo sdegno. Predice ai suoi discepoli le persecuzioni ed i dolori che avrebbe sofferto nella sua passione, ed a Pietro, che lasciandosi trascinare dall’affetto per il Maestro esclama scandalizzato: Non sia mai vero o Signore, simil cosa non t’avverrà mai, risponde con quelle energiche parole: Va’ lontano da me, satana; tu mi sei di scandalo, perché non senti quel che è di Dio, ma quel che è degli uomini'[MATTEO, cap. XVI, v. 22, 23]. E quando nel Getsemani Pietro snudò la spada, volendosi opporre all’arresto del Maestro, questi, imponendogli di rimettere la spada nel fodero, disse: Non berrò io il calice che il Padre mi ha dato?[S. GIOVANNI, cap. XVIII, v. 10]. E tu sai, anima cristiana, quanto costasse a Gesù fare la volontà del Padre suo. Gli costò tutta una vita di umiliazioni e di dolori, di fatiche e sudore di sangue. Quando durante l’agonia dell’orto, prostrato a terra, chiede al Padre che gli sia allontanato il calice di amarezza, Egli sperimenta nella sua natura umana tutta la ripugnanza per il sacrificio che gli si domanda; ma fermo è il suo proposito di fare sempre la volontà del Padre suo. Si accende allora in Lui una fiera lotta che lo prostra a terra spaventato e tremante, e per lo sforzo sovrumano che in quel momento deve compiere per sottomettere la sua alla volontà del Padre, affinché volontario e meritorio fosse il suo sacrificio, suda sangue. Quelle gocce di sangue che gli solcano il volto, gli bagnano le vesti e scorrono a terra, mentre ti dicono meglio che ogni parola quanto gli costi fare la volontà del Padre, sono anche il segno glorioso della vittoria della sua ferma volontà sulla natura riluttante. Ed ora che si trova agli estremi, volgendo un rapido sguardo alla sua vita e ripensando ad uno ad uno a tutti gli anni della sua dolce infanzia, della sua laboriosa gioventù, della sua virilità meravigliosa e feconda di bene, il suo Cuore ha un sussulto di gioia. Tutto ciò che di Lui era stato scritto negli eterni decreti, tutto quanto fu raffigurato nei Patriarchi e nei sacrifici e fu predetto dai Profeti, è ormai un fatto compiuto; gli oracoli, che come una minaccia pendevano sulla sua vita, l’uno dopo l’altro si sono tutti compiuti; non rimane altro che si elevi, secondo la predizione del Salmista [Samo XVIII], un inno di trionfo e di lode per aver eseguito tutti i voleri del Padre. E quest’inno erompe dalle sue labbra quando, appena assaporata la disgustosa bevanda offertagli dal soldato, col giusto e santo orgoglio del trionfatore, che sta per riposarsi nella pace del trionfo, esclama: Tutto è compiuto. È questa dunque, anima cristiana, non già un’espressione di rassegnazione all’inevitabile, ma un grido di gioia per aver raggiunto la mèta tanto bramata. E le schiere invisibili degli Angeli, che raccolti attorno alla croce avevano assistito all’agonia del loro Dio, facendo eco alle sue parole, avranno elevato al cielo il canto della loro ammirazione, che dopo di loro ripeterà S. Paolo: Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e morte di croce [Epistola ai Filippesi, cap. II, v. 8]. Anche tu, anima cristiana, hai una grande missione da compiere qui sulla terra; e la tua è la stessa missione di Gesù: fare cioè la volontà di Dio. Questo, che è lo scopo vero ed unico della tua vita, ti fu solennemente annunziato dalla Chiesa, quando bambino di pochi giorni fosti condotto al fonte battesimale per essere rigenerato alla vita soprannaturale. Allora il Sacerdote nell’iniziare la santa cerimonia rivolse a te quelle stesse parole, che un giorno Gesù disse ad un giovane, che gli domandò che cosa avrebbe dovuto fare per ottenere la vita eterna: Se vuoi ottenere la vita eterna, osserva i comandamenti [Rituale romano]. Quindi anche tu, e con maggior ragione di Gesù, devi ripetere quello che Egli diceva di sé : Son disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato 3 [S. GIOVANNI, loc. cit.] Sì, anima cristiana, tu sei al mondo non per volontà tua, ma esclusivamente per volontà di Dio, il quale ti ha dato la vita per quest’unico scopo: amare e servire Dio; ed è così, e soltanto così che potrai conseguire il fine e raggiungere la vera grandezza e la vera felicità. Un giorno, narra l’evangelista S . Luca, una donna levando alta la voce di mezzo alla folla, disse a Gesù: Beato il seno che ti ha portato e le poppe che hai succhiate, e Gesù subito le rispose: Beato è piuttosto chi ascolta la parola di Dio e la osserva 11 [S. LUCA, cap. XI, v . 27, 28]. – Con questa risposta Gesù non volle certamente negare che Maria fosse grande e felice per essere la Madre sua, ma volle dire che la vera causa della sua grandezza non consisteva nei privilegi di cui era stata arricchita, ma nell’aver Essa ascoltata la parola di Dio, ed avere uniformata pienamente la sua volontà a questa parola. Che cosa infatti, o anima cristiana, giovò agli Angeli essere stati dotati di una natura eccellente, arricchiti di intelligenza, di bellezza e di grazia, quando non seppero ubbidire al volere del loro Creatore? Da Angeli divennero demoni, ed un inferno orribile fu e sarà la loro infelice ed eterna dimora. E che cosa giovò ai nostri infelici progenitori aver ricevuto da Dio, sempre generoso verso le sue creature, tanti doni di natura e di grazia ed essere in possesso di un giardino di delizie, quando poi osarono disobbedire al comando ricevuto? Spogliati di tutti i doni videro il paradiso terrestre convertito in una valle di lacrime. Maria invece, quando ricevette l’annunzio dell’Angelo, che veniva da parte di Dio a chiedere l’assenso della sua volontà, chinando la testa disse: Si faccia di me secondo la tua parola 1 [S. LUCA, cap. I , v. 38]. E fu proprio per questa obbedienza umile, pronta, generosa che fu elevata alla grandezza sublime di Madre di Dio, che tutte le generazioni avrebbero chiamata beata; poiché fu proprio allora che il Verbo discese nel suo seno e si fece carne. Beata te, le dirà S. Elisabetta, che hai creduto, perché s’adempirono le cose dette a Te dal Signore 2 [S. LUCA, cap. 1, v. 45]. E in tanti modi Gesù cercò di far comprendere ai suoi discepoli questa verità fondamentale. Fu avvertito un giorno che sua Madre e i suoi fratelli volevano parlargli, ed Egli rispose: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? e stesa la mano verso i suoi discepoli soggiunse: Ecco mia madre e ì miei fratelli, perché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, colui mi è fratello e sorella e madre [S. MATTEO, cap. XII, v. 48 e seg.]. E nel discorso che tenne agli Apostoli nell’ultima cena, più volte con dolce insistenza ritornò su questo argomento; se mi amate, osservale i miei comandamenti … chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello è che mi ama22 [S. GIOVANNI, cap. XIV, v. 15, 21], assicurandoli che il premio di questa obbedienza sarebbe una gioia senza limiti: v’ho detto questo, affinché sia in voi la mia gioia e la gioia vostra sia completa [S. GIOVANNI, cap. XV, v. 11]. E S. Paolo, dopo aver detto che Cristo fu obbediente fino alla morte di croce, subito soggiunge: Per la qual cosa Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome [S. PAOLO, loc. cit.]. Dunque lo stesso Gesù è stato glorificato non per i suoi sapienti discorsi, né per i suoi strepitosi miracoli, ma per la sua obbedienza; e l’obbedienza a Dio è anche per te la via unica della salvezza. Non ti contentare dunque di pii desideri, di belle parole o di semplici promesse; no, ciò non basta; potresti fare anche miracoli, ma senza la sottomissione completa della tua volontà a quella di Dio, dimostrata con la docile osservanza dei suoi comandamenti, dei precetti della Chiesa, dei doveri del tuo stato, tu non sarai mai trovata degna del regno dei cieli. Anzi incorreresti in quell’amaro rimprovero che Gesù rivolse ai Farisei: Ipocriti, ben profetò di voi Isaia dicendo: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore e lontano da me [S. MATTEO, cap. XV, v. 7, 8]. D’altronde non tutti quelli che dicono; Signore, Signore, ha detto Gesù, entreranno nel regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei Cieli, questi entrerà nel regno dei Cieli [S. MATTEO, cap. VII, v. 21]. Verrà anche per te, anima cristiana, il momento di dover dire: «Tutto è finito». Lo dirà il peccatore nel punto della sua morte, e sulle sue labbra questo grido avrà un senso di profonda tristezza: sono finiti i piaceri, sono svanite le speranze; e toccherà con mano come nel mondo « tutto è vanità ed afflizione di spirito » [Ecclesiaste, cap. II, v. 17], e non senza orrore si vedrà alle soglie di una eternità di miserie e di dolori. Lo dirà anche il giusto, ma per lui vorrà significare il termine dei patimenti ed il principio della gloria, poiché sta scritto: L’uomo obbediente canterà vittoria [Proverbi, cap. XXI, v. 28]. Ti sia dunque familiare quella preghiera, che Gesù in uno dei momenti più desolati della sua vita ripeteva: Sia fatta la tua, o Padre, non la mia volontà; e ripetila più col cuore che con le labbra nelle tue pene intime, come nelle pubbliche calamità; ripetila con tutte le forze del tuo spirito, con tutto lo slancio generoso del tuo cuore, rapito d’amore e dominato dall’unico desiderio di essere pronta a tutto, pur di compiere la volontà sempre adorabile di Dio. Così potrai, con la tranquillità del servo buono e fedele, affidarti al giudizio di Dio, ripetendo con fiducia le parole di S. Paolo a Timoteo: Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi (ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservata la fede). In reliquo reposita est mihi corona justitiæ, quam reddet mihi Dominus illa die, justus judex (del resto è serbata a me la corona della giustizia, la quale a me in quel giorno renderà il Signore, giusto giudice) [Epistola IIa Timoteo, cap. IV, v. 7, 8].

Breve pausa, quindi si reciti la seguente:

PREGHIERA

O mio buon Gesù, se in questo momento io andassi ripensando alla mia vita passata, che cosa vedrei? Non altro che continue trasgressioni alla vostra santa legge e peccati senza numero. Purtroppo ho vissuto fino ad ora per fare non già la vostra, ma la mia volontà, ripetendo coi fatti, se non con le parole, il grido insano di Lucifero: Non serviam (non ti voglio servire). E se in questo istante mi chiamaste a rendervi conto del mio operato, che cosa potrei aspettarmi da Voi, che pur essendo infinitamente misericordioso, siete anche infinitamente giusto, né potete lasciare la colpa invendicata? Misero me! dinanzi a questa croce, ove vi siete immolato per compiere la volontà del Padre vostro, come diventano inescusabili le mie ribellioni, come ridicoli i miei lamenti! E non meriterei altro che essere gettato via come servo iniquo ed infingardo, lontano da Voi, al buio, ove è pianto e stridore di denti. Abbiate pietà, o Signore, secondo la vostra grande misericordia, di quest’anima, che vi costa tanti dolori e tanto sangue! Voi che avete viscere di bontà per i peccatori, fatemi ben comprendere che non si può servire a due padroni, e che Voi solo siete veramente degno di tutto il mio amore. Insegnatemi vi dirò col Salmista, a fare la vostra volontà.

— Doce me Domine, facere voluntatem tuam — a farla sempre, anche quando essa mi chiede dei sacrifici, perché la grazia vostra non mi mancherà mai e tutto potrò col vostro aiuto. Ravvivate in me il desiderio della mia salvezza, affinché abbandonando tutto vi segua e possa così ricevere un giorno il centuplo e possedere la vita eterna.E Voi, Madre mia Maria, che umile nella vostra eccelsa grandezza, avete saputo essere sempre serva fedele di Dio, ottenetemi la grazia di imitare il vostro esempio; perché anch’io, come il servo buono e fedele, meriti di entrare un giorno nel gaudio del mio Signore.

Pater, Ave e Gloria.

L’alta impresa è già compiuta,

E Gesù con braccio forte

Negli abissi la ria morte

Vincitor precipitò.

Chi alle colpe ornai ritorna

Della morte brama il regno,

E di quella vita è indegno,

Che Gesù ci ridonò.

GRADI DELLA PASSIONE

1. V. Jesu dulcissime, in horto mœstus, Patrem orans,

et in agonia positus, sanguineum sudorem effundens;

miserere nobis.

R). Miserere nostri Domine, miserere nostri.

2. V. Jesu dulcissime, osculo traditoris in manus

impiorum traditus et tamquam latro captus et ligatus

et a discipulis derelictus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

3. V. Jesu dulcissime ab iniquo Iudæorum concilio

reus mortis acclamatus, ad Pilatum tamquam malefactor

ductus, ab iniquo Herode spretus et delusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

4. V . Jesu dulcissime, vestibus denudatus, et in

columna crudelissime flagellatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

5. V. Jesu dulcissime, spinis coronatus, colaphìs

cæsus, arundine percussus, facie velatus, veste purpurea

circumdatus, multipliciter derisus et opprobriis

saturatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

6. V . Jesu dulcissime, latroni Barabbæ postpositus,

a Judæis reprobatus, et ad mortem crucis injuste condemnatus;

miserere nobis.

R). Miserere etc.

7. V . Jesu dulcissime, tigno crucis oneratus,

ad locum supplicii tamquam

ovis ad occisionem ductus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

8. V. Jesu dulcissime, inter latrones deputatus,

blasphematus et derisus, felle et aceto potatus, et

horribilibus tormentis ab hora sexta usque ad horam

nonam in ligno cruciatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

9. V. Jesu dulcissime, in patibulo crucis, mortuiis et

coram tua sancta Matre lancea perforatus simul

sanguinem et aquam emittens; miserere nobis.

R). Miserere etc.

10. V . Jesu dulcissime, de cruce depositus et lacrimis

mœstissimæ Virgiuis Matris tuæ perfusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

11. Jesu dulcissime, plagis circumdatus, quinque

vulneribus signatus, aromatibus conditus et in

sepulcro repositus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

V . Adoramus Te Christe, et benedicimus Tìbi.

R). Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

OREMUS

Deus, qui prò redemptione

mundi nasci voluisti,

circumcìdì, a Judæis reprobavi

et Judæ traditore

osculo tradi, vinculis alligavi,

sic ut agnus innocens

ad victimam duci, atque

conspectibus Annæ, Caiphæ,

Pilati et Herodis

indecenter offevri, a falsis

testibus accusari, flagellis

et colaphis cædi, opprobriis

vexari, conspui, spinis

coronari, arundine percuti,

facie velari, vestibus

spoliari, cruci clavis afFigi,

in cruce levari, inter

latrones deputari, felle et

aceto potari et lancea vulnerari;

Tu Domine, per

has sanctissimas pœnas,

quas ego indignus recolo,

et per sanctissimam crucem

et mortem tuam libera

me a pœnis inferni et perducere

digneris quo perduxisti

latronem tecum

crucifixum. Qui cum Patre

et Spiritu Sancto vivis

et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[1. V . O dolcissimo Gesù, triste nell’orto, al Padre con la preghiera rivolto, agonizzante e grondante sudore di sangue; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi, o Signore, abbi di noi pietà.

2. V . O dolcissimo Gesù, con un bacio tradito e nelle mani degli empi consegnato, e come un ladro preso e legato e dai discepoli abbandonato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

3. V . O Gesù dolcissimo, dall’iniquo Sinedrio giudaico reo di morte proclamato, e come malfattore a Pilato presentato, e dall’iniquo Erode disprezzato e schernito; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

4. V . O dolcissimo Gestì, delle vesti spogliato, e c rudelmente alla colonna flagellato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

5. V. O dolcissimo Gesù, di spine coronato, schiaffeggiato, con la canna percosso, bendato, di rossa veste rivestito, in tanti modi deriso e di obbrobri saziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

6. V. O dolcissimo Gesù, al ladro Barabba posposto, dai Giudei riprovato; ed alla morte di croce ingiustamente condannato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

7. V. O dolcissimo Gesù, del legno della croce gravato, e come agnello al luogo del supplizio condotto, per esservi immolato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

8. V. O dolcissimo Gesù, tra i ladroni annoverato, bestemmiato e deriso, di fiele e di aceto abbeverato, e con orribili tormenti dall’ora sesta fino all’ora nona nel legno straziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

9. V. O dolcissimo Gesù, sul patibolo della croce morto, ed alla presenza della tua santa Madre con la lancia trafitto versando insieme sangue ed acqua; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

10. V. O dolcissimo Gesù, dalla croce deposto, e dalle lacrime dell’afflittissima tua Vergine Madre bagnato; abbi di noi pietà

R). Pietà di noi ecc.

11. V. O dolcissimo Gesù, di piaghe coperto, da cinque ferite trafitto, di aromi cosparso, e nel sepolcro deposto; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

V. Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo.

R). Poiché con la tua santa croce hai redento il mondo.

PREGHIAMO

O Dio, che per la redenzione del mondo volesti nascere, essere circonciso, dai Giudei riprovato, da Giuda traditore con un bacio tradito, da funi avvinto, come agnello innocente al sacrifizio condotto, ed in modo indegno ad Anna, Caifa, Pilato ed Erode presentato, da falsi testimoni accusato, con flagelli e schiaffi percosso, con obbrobri oltraggiato, sputacchiato, di spine coronato, con la canna percosso, bendato, delle vesti spogliato, alla croce con chiodi confitto, sulla croce innalzato, tra i ladroni annoverato, di fiele e di aceto abbeverato, e con la lancia ferito; Tu, o Signore, per queste santissime pene, che io indegno vado considerando, e per la tua croce e morte santissima, liberami dalle pene dell’inferno e, desiati condurmi dove conducesti il ladrone penitente con Te crocifisso. Tu che col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Così sia.]

CANTO DEL TEMPO DI QUARESIMA

Attende, Domine, et miserere, quia peccavìmus Tìbi.

R). Attende, Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.

1. Ad Te, rex summe,

omnium redemptor,

oculos nostros sublevamus

flentes; exaudi Christe,

supplicantium preces.

R). Attende etc.

2. V. Dextera Patris, lapis

angularis, via salutis,

janua cœlestis, ablue nostri

maculas delicti.

R). Attende etc.

3. V . Rogamus, Deus,

tuam majestatem, auribus

sacris gemitus exaudi; crimina

nostra placidus indulge.

R). Attende etc.

4. V. Tibi fatemur crimina

admìssa; contrito corde

pandimus occulta; tua, Redemptor,

pietas ignoscat.

R). Attende etc.

5. V. Innocens captus,

nec repugnans ductus, testibus

falsis prò impiis damnatus,

quos re demisti Tu

conserva, Christe.

R). Attende etc.

OREMUS

Respice, quæsumus Domine, super hanc familiam tuam, prò qua Dominus noster Jesus Christus non dubitavit manibus tradì nocentium, et Crucis subire tormentum.  Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.

[R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

1. V. A Te, o Sommo Re, redentore universale, eleviamo i nostri occhi piangenti;  esaudisci, o Cristo, la preghiera di chi a Te si raccomanda. R). Ascolta ecc.

2. V. O destra del Padre, o pietra angolare, o via di salvezza, o porta del cielo, tergi le macchie del nostro peccato. R). Ascolta ecc.

3. V. Preghiamo, o Dio, la tua maestà, porgi le sacre orecchie ai gemiti, e perdona benigno i nostri delitti. R). Ascolta ecc.

4. V. A Te confessiamo i peccati commessi; con cuore contrito manifestiamo ciò che è nascosto; la tua pietà, o Redentore, ci perdoni. R). Ascolta ecc.

5. V. Imprigionato innocente, condotto non riluttante, da falsi testimoni per i peccatori condannato, Tu, o Cristo, salva coloro che hai redento. R). Ascolta ecc.

PREGHIAMO

Riguarda benigno, o Signore, a questa tua famiglia, per la quale nostro Signore Gesù Cristo non dubitò di darsi in mano ai nemici e di subire il supplizio di croce. Egli che vive e regna Teco nei secoli dei secoli. Così sia.]

 

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.