L’AGONIA DI GESU’: PRIMO VENERDI’ di Quaresima

[p. Umberto Banci: L’AGONIA DI GESU’, Libr. Pontif. F. Pustet Roma – 1935, impr.]

PRIMO VENERDÌ DI QUARESIMA

In nomine Patris et Filli et Spiritus Sancti. Amen.

Actiones nostras, quæsumus  Domine, adspirando præveni et adiavando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a Te semper incipiat et per Te cœpta finiatur. Per ChrIstum Dominum nostrum. Amen.

[Nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia. Inspira, o Signore, le nostre azioni ed accompagnale col tuo aiuto, affinché ogni nostra preghiera e opera da Te sempre incominci e col tuo aiuto sempre si compia. Per Cristo nostro Signore. Così sia.]

INVITO

Già trafitto in duro legno/Dall’indegno popol rio

La grand’alma un Uomo Dio, / Va sul Golgota a spirar.

Voi, che a Lui fedeli siete, /Non perdete, o Dio, i momenti

Di Gesù gli ultimi accenti /Deh! venite ad ascoltar.

 PRIMA PAROLA DI GESÙ IN CROCE

Pater, dimitte ìllis, non enim sciunt quid faciunt.

[Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno.]

(LUCA, cap. XXIII, v. 34).

CONSIDERAZIONE

Era quasi l’ora sesta del venerdì precedente la solennità della Pasqua ebraica, quando sul Calvario, alla vista del popolo ivi accorso, fu alzata la croce, dalla quale pendeva inchiodato Gesù. Nel tempio di Gerusalemme, invitato dallo squillo delle sacre trombe, si andava raccogliendo il popolo per l’uccisione dell’agnello. Ma è ormai giunto il momento che alla figura debba succedere la realtà, ed ecco che sul Calvario si immola il vero Agnello immacolato, venuto a togliere i peccati del mondo. E poiché durante la sua suprema immolazione fa udire ancora la sua voce, tu, anima cristiana, in questo, come negli altri venerdì della santa Quaresima, sacri in modo particolare all’agonia di Gesù, fatti un dovere di raccoglierti alcuni istanti ai piedi di quella croce dalla quale salla quale l’umanità del Salvatore, salterio vivente, fece udire i suoi ultimi canti. È cosa buona per noi lo star qui, aveva esclamato Pietro sul monte Tabor, rapito in estasi meravigliosa dinanzi a Gesù raggiante di splendore divino. Ma il Calvario, o anima cristiana, è per te più utile che non sia il Tabor; perché quella croce è stata e sarà sempre per l’umanità un libro divino nel quale noi impariamo a conoscere la grandezza e la miseria dell’uomo; una cattedra nello stesso tempo lugubre e gloriosa, che ci rivela il grande e profondo mistero del dolore cristiano ». Sì, anima cristiana, è cosa buona per te lo star qui, sul Calvario, dinanzi a Gesù trasfigurato dal dolore; quelle ultime parole, che tu udrai uscire dal suo labbro, compendiano, in una sintesi meravigliosa, la sua celeste dottrina. Loquere Domine digli dunque col giovanetto Samuele: « Parla pure, o Signore, poiché ecco il tuo servo sta qui ad ascoltarti ». [I Re, III, 10]

Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.

Gesù che fino allora, pur dinanzi a tante ingiustizie e straziato da tanti tormenti, aveva conservato un dignitoso silenzio, appena salito sulla croce apre le labbra ed incomincia a parlare. Era una cosa frequente che il crocifisso, in preda agli spasimi ed al delirio di una febbre cocentissima, con insulti e maledizioni sfogasse sui suoi carnefici la sua rabbia disperata ed impotente. Ma Gesù non impreca, non maledice; le sue prime parole sono una preghiera, che rivolge al Padre suo. E per chi prega Gesù? Lì ai suoi piedi, addolorate e piangenti, stanno raccolte le pie donne; vi è S. Giovanni, il discepolo prediletto, vi è Maria Santissima, la Madre addolorata, dal cui volto traspare il cordoglio che tormenta il suo cuore. Ma non è per loro che prega Gesù; anzi sembra nemmeno accorgersi della loro presenza. Sai a chi pensa Gesù in quel momento? A coloro che fino allora invano aveva cercato di raccogliere sotto le ali della sua misericordia; a coloro che col più orrendo dei delitti stanno ora provocando la divina giustizia. Non aveva Egli detto di essere disceso dal cielo non già per i giusti, bensì per i peccatori? Non è Egli il medico celeste che va in cerca dei malati, il pastore buono che lascia nel deserto le novantanove pecorelle, che sono al sicuro, per andare in cerca della pecorella smarrita? Dunque per i peccatori sono le sue preferenze, per i suoi nemici è la sua preghiera. E guarda in quale stato essi lo hanno ridotto! Il suo corpo porta i segni del loro odio; ha la testa coronata di spine, i capelli sparsi, annodati da grumi di sangue, il volto gonfio di lividure e solcato di lacrime e di sangue, le mani ed i piedi squarciati dai chiodi, le spalle ed il petto lacerati dai flagelli. Si è avverato alla lettera quanto aveva predetto il Profeta: Dalla pianta dei piedi fino alla sommità del capo noti è in Lui sanità, ma ferite, lividure, piaghe sanguinanti [Is. I, 6]. Guarda ora Intorno: a destra ed a sinistra di Gesù due famosi ladri si contorcono negli spasimi di uno stesso supplizio; sono stati messi lì perché il ricordo delle loro scelleratezze gettasse un’ombra d’infamia su Gesù, già tanto vilipeso ed infamato. Ed i suoi nemici sono lì, confusi tra la folla dei soliti sfaccendati, che la curiosità ha spinto sul Calvario; sono venuti a godersi i trionfi della loro perfidia. E mentre i crocifissori, indifferenti a quella scena di dolore, sono intenti a dividersi tra loro le spoglie dei crocifissi, essi, implacabili nel loro odio, hanno per la loro vittima parole di scherno e di bestemmia. Vah! Dicono crollando il capo, tu che distruggi il tempio di Dio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso; se sei Figliuolo di Dio scendi dalla croce. Ha salvato altri, esclamano i Principi dei Sacerdoti insieme agli Scribi ed agli Anziani, non può salvare se stesso! Se è il Cristo, re d’Israele, scenda dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio, lo liberi adesso, se gli vuol bene; imperocché ha detto: sono Figliuolo di Dio [Mt. XXVII, 42-43]. Ed i soldati ancora, offrendogli dell’aceto, soggiungono: Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso [Lc. XXIII, 37]. Così si insulta, si deride, si bestemmia Gesù, che agonizza. E nulla ti vieta di pensare che coloro, i quali trattavano così Gesù, siano i suoi beneficati, i guariti nelle anime e nei corpi! E Gesù li ode tutti questi oltraggi, che feriscono il suo cuore più che le spine ed i chiodi non strazino il suo corpo. Eppure le acque di tanta crudeltà non riescono ad estinguere l’amoroso incendio della sua carità; che anzi, prodigio ineffabile dell’amore di Dio, tanto più esso si accende, quanto più l’umana perfidia si ostina nell’ingratitudine. E prima che la voce del suo sangue, ben più innocente del sangue di Abele, gridi dalla terra al cielo, ed il Padre adirato segni in fronte ai fratricidi il marchio della sua maledizione, non appena il tremito convulso, che al momento della crocifissione dovette invadere tutto il suo corpo, gli permette di parlare, Egli, che già in cuor suo aveva perdonati tutti i suoi nemici, si affretta a sollecitare per loro anche il perdono del Padre suo: Padre, perdona loro. Ed affinché la sua domanda non sia respinta dalla divina giustizia ormai troppo offesa, li scusa nel miglior modo che può, adducendo la loro ignoranza: perché non sanno quello che fanno!

* * *

Quale sublime lezione per te, anima cristiana, per te che non sai perdonare una piccola offesa; che serbi rancore per ogni piccolo torto ricevuto. Pensa, anima cristiana, che non sarai mai degna di Gesù se di cuore tu non perdoni. Ed hai tanto bisogno della misericordia del Signore! E Gesù, asceso al cielo, sta sempre dinanzi al Padre suo, come dice l’Apostolo S. Paolo, ad interpellare per Noi [Ebr. VII, 25], a ripetere per te la sublime preghiera: Padre, perdona. Ma rileggi qui le parole di Gesù; esse ti diranno a quale condizione potrai ottenere il perdono. Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno altrettanto forse i pubblicani? E se salutate solo i vostri fratelli, che fate di speciale? Non fanno pure così anche i gentili? Ma io vi dico: amateli i vostri nemici; fate del bette a coloro che vi odiano e pregate per coloro che vi perseguitano e calunniano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli [Mt. V, 44 e segg.]. E con queste parole, comprendilo bene, anima cristiana, Gesù non ti ha voluto suggerire un consiglio, ma ti ha voluto imporre un precetto. E forse questo il più grande dei suoi precetti, ma è una conseguenza necessaria di quella carità che è a fondamento della nuova legge; ed è diretto a colpire in te lo spirito di vendetta, l’odio, il risentimento; a distruggere ciò che in te vi è di umano per elevarti fino a Dio, il quale non è che carità: Deus caritas est! E dall’osservanza di questo precetto dipende la tua salvezza, perché sta scritto: Perdonate, e vi sarà perdonato. Ed affinché questo comando non ti cadesse di mente, ha voluto rammentartelo ogni qualvolta reciti la preghiera, che Lui stesso ti ha insegnata: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Né le tue offerte saranno a Dio gradite, né le tue preghiere saranno da Lui ascoltate quando non sei in pace col tuo prossimo. Se stai per fare l’offerta all’altare e ti sovviene che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, deponi la tua offerta davanti all’altare, e va a riconciliarti col tuo fratello e poi ritorna a fare la tua offerta [Mt. V, 23] … perché se perdonate agli uomini le loro mancanze, il Padre vostro celeste vi perdonerà i vostri peccati; ma se non perdonate agli uomini, nemmeno il Padre vostro perdonerà a voi le vostre mancanze giacché: Sarà misurato a voi con la stessa misura, con la quale avrete misurato [ Lc. VI, 38]. E prima di morire volle, col suo esempio, dare dalla croce a questo insegnamento la più autorevole conferma. L’hai proprio ora ascoltata la sublime preghiera: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. Ti è difficile, anima cristiana, perdonare le offese, e più difficile ancora è per te amare i tuoi nemici? Ma Gesù non ha forse detto: Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua? [Mt. XVI, 24]. Risolviti dunque a rinnegare questa natura guasta dal peccato; impegnati a soffocare i naturali risentimenti ed a maturare nel tuo cuore il sentimento del più generoso perdono, ed allora soltanto sarai degno di Gesù. Chi non porta la sua croce e così mi segue, non può essere mio discepolo [Lc. XIV, 27]. In alto dunque il cuore, sollevalo alle sublimi altezze della carità cristiana; prendila questa croce e guarda a Gesù; il suo esempio te ne renderà leggero il peso.

Breve pausa, poi si reciti la seguente:

PREGHIERA

O Gesù mio amabilissimo, ammiro e benedico la vostra carità infinita che lungi dal raffreddarsi rende sempre di nuovo ardore dinanzi all’ingratitudine nostra. No, non è col discendere dalla croce che potevate dimostrarmi la vostra divinità; la prova migliore me l’avete data con la vostra preghiera, perché solo un Uomo-Dio poteva pregare come avete pregato Voi. E quanto dovrei confondermi, o mio Salvatore, al pensiero che quando sulla croce invocaste il perdono sui vostri nemici, anch’io ero presente al vostro sguardo, perché purtroppo anche su di me si sono tante volte avverate le parole dell’Apostolo: Hanno crocifisso nuovamente in se stessi il Figliuolo di Dio, e lo hanno esposto all’ignominia [Ebr. VI, 6] . Vi ringrazio, o mio Salvatore, di avere anche per me implorato dal Padre vostro il vostro generoso perdono; veramente anch’io, quando vi ho offeso, oltraggiandovi e bestemmiandovi, non sapevo davvero che cosa mi facessi. E poiché so che Voi, o mio Gesù, non vi contentate di sole parole, vi offro tutte quelle pene che il mio prossimo mi cagiona, depongo qui ai piedi vostri tutti i miei risentimenti, ed in Voi e per Voi voglio amare i miei nemici; così potrò, con la certezza di essere esaudito, rivolgervi la preghiera: Dimitte nobis debita nostra; perdonatemi, o Signore, perché anch’io perdono. – O Maria Santissima, Voi che stando ai piedi della croce faceste vostri i desideri ed i sentimenti di Gesù, interponete la vostra materna intercessione presso il Divin Padre, affinché Egli, che ha sempre esaudito il suo e vostro Figlio diletto, ascolti quella voce che domanda perdono. Non guardate, o Vergine addolorata, alle mie colpe così gravi e così numerose, delle quali mi pento con tutto il cuore, ma guardate a quel sangue che anche per me è sparso; ascoltate la voce del vostro cuore materno ed allora son sicuro che non permetterete mai che sia abbandonato un figlio, sia pure indegno, ma sinceramente pentito. Così sia.

Pater, Ave e Gloria.

Di mille colpe reo,

Lo so, Signore, io sono:

Non merito perdono,

Né più il potrei sperar.

Ma senti quella voce,

Che per me prega, e poi

Lascia, Signor, se puoi,

Lascia di perdonar.

GRADI DELLA PASSIONE

1. V. Jesu dulcissime, in horto mœstus, Patrem orans,

et in agonia positus, sanguineum sudorem effundens;

miserere nobis.

R). Miserere nostri Domine, miserere nostri.

2. V. Jesu dulcissime, osculo traditoris in manus

impiorum traditus et tamquam latro captus et ligatus

et a discipulis derelictus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

3. V. Jesu dulcissime ab iniquo Iudæorum concilio

reus mortis acclamatus, ad Pilatum tamquam malefactor

ductus, ab iniquo Herode spretus et delusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

4. V . Jesu dulcissime, vestibus denudatus, et in

columna crudelissime flagellatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

5. V. Jesu dulcissime, spinis coronatus, colaphìs

cæsus, arundine percussus, facie velatus, veste purpurea

circumdatus, multipliciter derisus et opprobriis

saturatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

6. V . Jesu dulcissime, latroni Barabbæ postpositus,

a Judæis reprobatus, et ad mortem crucis injuste condemnatus;

miserere nobis.

R). Miserere etc.

7. V . Jesu dulcissime, tigno crucis oneratus, ad locum supplicii tamquam ovis ad occisionem ductus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

8. V. Jesu dulcissime, inter latrones deputatus,

blasphematus et derisus, felle et aceto potatus, et

horribilibus tormentis ab hora sexta usque ad horam

nonam in ligno cruciatus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

9. V. Jesu dulcissime, in patibulo crucis, mortuiis et

coram tua sancta Matre lancea perforatus simul

sanguinem et aquam emittens; miserere nobis.

R). Miserere etc.

V . Jesu dulcissime, de cruce depositus et lacrimis

mœstissimæ Virgiuis Matris tuæ perfusus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

V. Jesu dulcissime, plagis circumdatus, quinque

vulneribus signatus, aromatibus conditus et in

sepulcro repositus; miserere nobis.

R). Miserere etc.

V . Adoramus Te Christe, et benedicimus Tìbi.

R). Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.

OREMUS

Deus, qui prò redemptione

mundi nasci voluisti,

circumcìdì, a Judæis reprobavi

et Judæ traditore

osculo tradi, vinculis alligavi,

sic ut agnus innocens

ad victimam duci, atque

conspectibus Annæ, Caiphæ,

Pilati et Herodis

indecenter offevri, a falsis

testibus accusari, flagellis

et colaphis cædi, opprobriis

vexari, conspui, spinis

coronari, arundine percuti,

facie velari, vestibus

spoliari, cruci clavis af-

Jigi, in cruce levari, inler

latrones deputari, felle et

aceto potari et lancea vulnerari;

Tu Domine, per

has sanctissimas pœnas,

quas ego indignus recolo,

et per sanctissimam crucem

et mortem tuam libera

me a pœnis inferni et perducere

digneris quo perduxisti

latronem tecum

crucifixum. Qui cum Patre

et Spiritu Sancto vivis

et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[1. V . O dolcissimo Gesù, triste nell’orto, al Padre con la preghiera rivolto, agonizzante e grondante sudore di sangue; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi, o Signore, abbi di noi pietà.

2. V . O dolcissimo Gesù, con un bacio tradito e nelle mani degli empi consegnato, e come un ladro preso e legato e dai discepoli abbandonato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

3. V . O Gesù dolcissimo, dall’iniquo Sinedrio giudaico reo di morte proclamato, e come malfattore a Pilato presentato, e dall’iniquo Erode disprezzato e schernito; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

4. V . O dolcissimo Gestì, delle vesti spogliato, e c rudelmente alla colonna flagellato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

5. V. O dolcissimo Gesù, di spine coronato, schiaffeggiato, con la canna percosso, bendato, di rossa veste rivestito, in tanti modi deriso e di obbrobri saziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

6. V. O dolcissimo Gesù, al ladro Barabba posposto, dai Giudei riprovato; ed alla morte di croce ingiustamente condannato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

7. V. O dolcissimo Gesù, del legno della croce gravato, e come agnello al luogo del supplizio condotto, per esservi immolato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

8. V. O dolcissimo Gesù, tra i ladroni annoverato, bestemmiato e deriso, di fiele e di aceto abbeverato, e con orribili tormenti dall’ora sesta fino all’ora nona nel legno straziato; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

9. V. O dolcissimo Gesù, sul patibolo della croce morto, ed alla presenza della tua santa Madre con la lancia trafitto versando insieme sangue ed acqua; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

10. V. O dolcissimo Gesù, dalla croce deposto, e dalle lacrime dell’afflittissima tua Vergine Madre bagnato;abbi di noi pietà

R). Pietà di noi ecc.

11. V. O dolcissimo Gesù, di piaghe coperto, da cinque ferite trafitto, di aromi cosparso, e nel sepolcro deposto; abbi di noi pietà.

R). Pietà di noi ecc.

V. Ti adoriamo, o Cristo, e Ti benediciamo.

R). Poiché con la tua santa croce hai redento il mondo.

PREGHIAMO

O Dio, che per la redenzione del mondo volesti nascere, essere circonciso, dai Giudei riprovato, da Giuda traditore con un bacio tradito, da funi avvinto, come agnello innocente al sacrifizio condotto, ed in modo indegno ad Anna, Caifa, Pilato ed Erode presentato, da falsi testimoni accusato, con flagelli e schiaffi percosso, con obbrobri oltraggiato, sputacchiato, di spine coronato, con la canna percosso, bendato, delle vesti spogliato, alla croce con chiodi confitto, sulla croce innalzato, tra i ladroni annoverato, di fiele e di aceto abbeverato, e con la l’ancia ferito; Tu, o Signore, per queste santissime pene, che io indegno vado considerando, e per la tua croce e morte santissima, liberami dalle pene dell’inferno e, desiati condurmi dove conducesti il ladrone penitente con Te crocifisso. Tu che col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Così sia.]

CANTO DEL TEMPO DI QUARESIMA

Attende, Domine, et miserere, quia peccavìmus Tìbi.

R). Attende, Domine, et miserere, quia peccavimus Tibi.

V. Ad Te, rex summe,

omnium redemptor,

oculos nostros sublevamus

flentes; exaudi Christe,

supplicantium preces.

R). Attende etc.

2. V. Dextera Patris, lapis

angularis, via salutis,

janua cœlestis, ablue nostri

maculas delicti.

R). Attende etc.

3. V . Rogamus, Deus,

tuam majestatem, auribus

sacris gemitus exaudi; crimina

nostra placidus indulge.

R). Attende etc.

V. Tibi fatemur crimina

admìssa; contrito corde

pandimus occulta; tua, Redemptor,

pietas ignoscat.

R). Attende etc.

V. Innocens captus,

nec repugnans ductus, teslibus

falsis prò impiis damnatus,

quos re demisti Tu

conserva, Christe.

R). Attende etc.

OREMUS

Respice, quæsumus Domine,

super liane familiam

tuam, prò qua Dominus noster

Jesus Chris tus non dubitava

manibus tradì nocentium,

et Crucis subire tormentum.

Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. Amen.

[R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

R). Ascolta, o Signore, ed abbi misericordia, perché abbiamo peccato contro di Te.

V. A Te, o Sommo Re, redentore universale, eleviamo i nostri occhi piangenti;  esaudisci, o Cristo, la preghiera di chi a Te si raccomanda. R). Ascolta ecc.

V. O destra del Padre, o pietra angolare, o via di salvezza, o porta del cielo, tergi le macchie del nostro peccato. R). Ascolta ecc.

V. Preghiamo, o Dio, la tua maestà, porgi le sacre orecchie ai gemiti, e perdona benigno i nostri delitti. R). Ascolta ecc.

V. A Te confessiamo i peccati commessi; con cuore contrito manifestiamo ciò che è nascosto; la tua pietà, o Redentore, ci perdoni. R). Ascolta ecc.

5. V. Imprigionato innocente, condotto non riluttante, da falsi testimoni per i peccatori condannato, Tu, o Cristo, salva coloro che hai redento. R). Ascolta ecc.

PREGHIAMO

Riguarda benigno, o Signore, a questa tua famiglia, per la quale nostro Signore Gesù Cristo non dubitò di darsi in mano ai nemici e di subire il supplizio di croce. Egli che vive e regna Teco nei secoli dei secoli. Così sia.]

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.