DUPLEX

DUPLEX

Posto dell’ufficio dei Santi a fianco dell’ufficio feriale o domenicale. –

[R. Aigrain: “Enciclopedia liturgica” – Ed Paoline, Alba; 1957 – pp.537-538]

Per lungo tempo la differenza di origine dei due uffici, ufficio del tempo ed ufficio dei santi, si manifestò nella maniera di recitarli.

1) Dapprima, l’ufficio dei santi, nato sulle tombe dei martiri, per conseguenza fuori delle grandi basiliche, fu per lungo tempo fedele alla sua tradizione di ufficio cimiteriale; esso si sovrapponeva all’ufficio feriale o domenicale; invece di sostituirsi o di incorporarsi ad esso, come avvenne in seguito, si limitò ad aggiungersi al primo. – Ancora nel IX secolo, queste doppie vigilie esistevano in certe feste maggiori come quella di S. Pietro e Paolo, di S. Andrea, di S. Lorenzo, della Assunzione, di S. Giovanni Battista; erano totalmente scomparse a Roma nel secolo XIII: non resterà che l’espressione liturgica, altrimenti inesplicabile, di festa doppia o ufficio doppio, duplex.

2) Verso il 754, questo secondo ufficio cominciò a fondersi nel grande ufficio quotidiano. Amalario, analizzando l’antifonario di Corbia, inviato da Papa Adriano, segnala ancora due uffici alla vigilia delle grandi feste, l’uno al cadere della notte, senza invitatorio, senza Alleluja, al quale il popolo non assisteva; l’altro a mezzanotte, con invitatorio, al quale i fedeli sono invitati: « io penso, scrive il Batiffol, che l’ufficio celebrato senza invitatorio al cadere della notte, fosse l’ufficio proprio del santo, la vigilia; e l’ufficio con l’invitatorio, celebrato a mezzanotte, fosse l’ufficio feriale trasformato poi in ufficio del Santo »

3) Esisteva quindi una specie di compromesso fra i due uffici senza che si possa dire con esattezza in che cosa consistesse; è probabile che nelle feste semplici, come si pratica tuttora, i salmi fossero della feria, le lezioni invece fossero del Santo; nelle feste più solenni l’ufficio del santo era di nove salmi e nove lezioni, come nelle feste di Nostro Signore a Natale,- all’Epifania, alle Ascensione; i salmi che dovevano formare il comune si riferivano al Santo; le lezioni erano prese, almeno in parte, dalla sua vita; così pure il testo delle antifone, dei responsori, dei versetti. Infine, l’ufficio dei santi prese completamente il posto dell’ufficio feriale, il quale veniva così soppiantato man mano che le feste dei santi si moltiplicavano e queste aumentarono soprattutto quando, all’ufficio delle ferie o delle feste semplici, si aggiunse l’obbligo di recitare il Piccolo ufficio della B. Vergine e l’ufficio dei morti. – Era lasciata grande libertà nell’accettare o meno una festa e nella scelta dell’ufficio; ogni chiesa, ogni monastero seguiva la propria devozione e non tutti i santi iscritti nel calendario venivano necessariamente celebrati. – Alla fine del IX secolo, tuttavia, « l’ufficio romano nel suo insieme, che abbiamo descritto, era giunto ad uno stato di perfezione tale, che non essere né superato né conservato… Opera anonima formatasi lentamente, opera singolare in cui viveva l’anima di Roma! Roma infatti vi aveva messo il meglio della sua letteratura e della sua storia: il suo salterio, la sua Bibbia, i suoi martiri. Vi aveva impresso il suggello della sua pietà lineare e semplice, più storica che sottile; della sua estetica, rimasta sensibile alle composizioni sobrie, vaste ed armoniose; della sua lingua concisa, chiara, concreta, fatta di termini biblici e ben ritmata. Essa vi aveva infine e soprattutto messo il suo canto » (Batiffol). I cambiamenti successivi non faranno che appesantirlo, e tutte le riforme, in ciò che avranno di saggio, consisteranno nel ricondurlo alla forma che ebbe in questa epoca.