LA RUSPA NELLA SANTA CHIESA: LO SMANTELLAMENTO DEL SANTO UFFIZIO

LA RUSPA NELLA SANTA CHIESA: LO SMANTELLAMENTO DEL SANTO UFFIZIO

Otto settembre 1907: Papa San Pio X promulga l’enciclica “Pascendi dominici gregis” per condannare il modernismo, “sintesi di tutte le eresie, strada aperta all’ateismo”. Nel paragrafo VI dell’enciclica, Papa Sarto elenca i punti principali del programma riformatore dei modernisti: tra essi lo svecchiamento delle Congregazioni romane, ed in capo a tutte “quella del Sant’Uffizio e dell’Indice”. – Sette dicembre 1965: ultima sessione pubblica del (falso)-Concilio Vaticano II, nella quale l’antipapa Paolo VI, il marrano Patriarca degli Illuminati, proclama il satanico-gnostico culto dell’uomo (allocuzione “Noi concludiamo”). Lo stesso giorno, furono votati e promulgati gli ultimi quattro documenti conciliari, tra i quali la dichiarazione “Dignitatis humanæ personæ” sulla libertà religiosa, mentre Paolo VI ed il “patriarca scismatico Atenagora” (due fratelli di loggia!)

I due “fratelli” si tengono la mano con la “stretta” massonica ben evidente … per chi doveva capire ….

dichiaravano la reciproca remissione delle scomuniche del 1054. Porta la data del 7 dicembre 1965 anche il motu proprio “Integræ servandæ” con il quale era soppressa la Suprema Congregazione del Sant’Ufficio, da allora sostituita dalla congregazione della dottrina della (non)-fede. Non si trattava solo di un cambiamento di nome o di regolamento, ma di spirito e finalità, in accordo appunto con la dichiarazione Dignitatis humanæ che, proclamando il diritto alla libertà religiosa, in assoluta contraddizione con tutta la dogmatica ed il Magistero cattolico, oltre che con la Tradizione dei Padri e l’insegnamento evangelico di Cristo stesso, condannava implicitamente la dottrina e la prassi contraria della Chiesa. Vennero esauditi così i voti dei modernisti della “quinta colonna”, dei quali si erano fatti portavoce, l’8 novembre 1963, nel famoso discorso contro la curia romana ed il Sant’ufficio tenuto in concilio [il conciliabolo c.d. Vaticano II], il cardinale Frings ed il suo giovane perito, l’ebreo marrano Joseph Ratzinger, divenuto poi anch’egli Patriarca degli Illuminati di Baviera. “La procedura del Sant’Uffizio, – aveva dichiarato il cardinale Frings – non si addice più alla nostra epoca, nuoce alla Chiesa ed è oggetto di scandalo per molti”. Certamente l’inquisizione nuoceva alla falsa chiesa ecumenica noachide dell’uomo, dove tutto era ed è eresia, o meglio apostasia dalla Fede Cattolica. Invano aveva replicato “in preda ad un’emozione violenta e con la voce interrotta da singhiozzi”, il segretario del Sant’Uffizio, card. Ottaviani, appellandosi all’autorità del Papa [o meglio dell’usurpante marrano], che egli sapeva però bene essere un antipapa, avendo egli partecipato ai conclavi del 1958 e del 1963, innalzando “un’altissima protesta contro le parole che sono state pronunciate contro la Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, il cui presidente è il Sommo Pontefice”. Quel presidente in cui confidava il cardinal Ottaviani, meno di due anni dopo, avrebbe solennemente dato ragione al cardinal Frings e a tutti i nemici del Sant’Uffizio (e della Chiesa), poiché tanto era solo un antipapa, un burattino nelle mani del B’nai B’rith che aveva infiltrato una robusta quinta colonna nella Chiesa di Cristo. Meraviglia il comportamento del “povero” Ottaviani, che pure aveva assistito alle fasi del Conclave del 1958, quando gli infiltrati della quinta colonna, agli ordini del massone 33° Tisserant, e dei suoi tanti “comparielli”, un Lienart, un Bea, etc. etc., aveva imposto al neo eletto Papa Gregorio XVII, di allontanarsi e serbare un rigorosissimo “segreto sul Conclave”, sotto pena di gravi minacce, imposizione poi ribadita anche agli altri cardinali in una seduta straordinaria notturna postconciliare, del tutto illegittima, dal massone Roncalli che, per rendere noto ai suoi “mentori” burattinai il successo della loro “impresa”, assumeva il nome di un antipapa dei tempi dello scisma d’Occidente: Giovanni XXIII. Da persona intelligente qual era, Ottaviani non avrebbe dovuto meravigliarsi, ma la sua coscienza di “cane muto” evidentemente si ribellò a quell’affronto, a quello schiaffo in piena faccia della Chiesa e del suo Capo, Gesù-Cristo. -È poi del tutto evidente che i malfattori di ogni risma non possono desiderare che l’abolizione della polizia, così come il nemico alle frontiere si rallegrerebbe della soppressione dell’esercito avversario. Allo stesso modo, il Pastore del gregge non ha solo il compito di condurre pecore e agnelli nei pascoli, ma anche di difenderli dal lupo rapace. Un Pastore che, per principio, ritenesse non essere suo dovere e suo compito combattere contro i lupi che non cercano che di uccidere e sbranare, e avesse come intenzione programmatica non opporsi ad essi e persino incoraggiarli, avrebbe per il fatto stesso dichiarato le sue dimissioni dal ruolo di Pastore. Questo è appunto il principio che avrebbe dovuto illuminare i sedicenti cattolici e soprattutto i sedicenti “tradizionalisti”, che avrebbero avuto la possibilità lampante di capire che dal 1958 in poi si sono succeduti visibilmente solo clown e marrani-Pulcinella (senza offesa per la maschera partenopea!), invece di giustificare le “porcate” dis-teologiche propinate adducendo la fallibilità di documenti e bolle, o indicando erroneamente ai fedeli come “Papa”, eretici manifesti e noti agenti di conventicole massoniche. Evidentemente anch’essi facevano e fanno parte dei gioco delle “tre carte” attuato dai soliti imbroglioni, da coloro cioè che “odiano Dio e gli uomini” o, per dirla con più eleganza, della Dialettica hegeliana che contempla Tesi [Chiesa Cattolica di sempre], Antitesi [anti-Chiesa conciliare] e Sintesi [Tradizionalismo di copertura dell’apostasia]. Gli altri, chi per minacce, chi per quieto vivere, hanno preferito fare i “cani muti” e tornarsene “a cuccia” a rosicchiare l’osso polposo che era stato messo loro davanti nella ciotola. Ed anche i “presunti” fedeli, se avessero messo in funzione i pochi neuroni attivi necessari, avrebbero facilmente capito: Cristo stesso ha affidato ai pastori della Chiesa le sue pecorelle, le anime redente dal suo Sangue, e l’integra dottrina da Lui rivelata, che sola può salvare: senza la Fede, difatti, è impossibile piacere a Dio. Ma la fede va difesa, come si difende l’agnello dal lupo, la pecora dal cinghiale, con ogni mezzo, anche cruento se necessario, perché in gioco c’è la salvezza eterna di anime riscattate dal sangue di Cristo sulla croce strappandole al “signore dell’universo”, il principe di questo mondo! Quindi, una volta insediatisi, i lupi travestiti, … molto male in verità, nell’ovile delle pecore, la prima cosa che hanno fatto è stata quella di eliminare i cani guardiani posti a protezione del gregge stesso [… beh diciamo pure che anche molti grassi cani in realtà hanno dormito e non hanno abbaiato al momento giusto e con il vigore necessario]. – I Papi ed i Vescovi “veri”, canonicamente eletti come successori rispettivamente di Pietro e degli Apostoli, hanno pertanto sempre tenuto fede al loro sacro dovere di combattere l’eresia e tutti gli errori contro la Fede e la morale. Illusione pericolosa è pensare che “la verità non si impone che in virtù della stessa verità, la quale si diffonde nelle menti soavemente e insieme con vigore (DH 1) e che pertanto la Chiesa non deve chiedere per sé che la libertà”. È vero, verissimo, che la Fede, in quanto dono sovrannaturale di Dio, può venire solo dalla sua grazia. Ma difendere la Fede, favorirne la propagazione, reprimere gli errori ad essa contrari, punirne l’abbandono: tutto questo è compito dell’autorità della Chiesa con l’aiuto ed il sostegno del potere temporale, al quale spetta assicurare alla società il culto pubblico del vero Dio, la confessione della vera Religione, ed il bene prezioso dell’unità religiosa. – Pensare il contrario è non solo un grave errore, ma anche un pratico misconoscimento della natura umana ferita dal peccato originale nell’intelletto, nella volontà e nelle altre facoltà inferiori, e che tende con tanta facilità al male e all’errore. La soppressione del Santo Ufficio, avrebbe dovuto mettere tutti in subbuglio, in allerta, tutti dovevano intervenire, per chiedere le ragioni di un gesto così insano ed offensivo, oltre che contrario a tutta la prassi ecclesiastica di sempre. Anche i “cani muti” avrebbero dovuto svegliarsi, ringhiare ed all’occorrenza mordere, invece di sonnecchiare ammiccanti come nella pennichella dopo un’abbuffata solenne. Ma non disperiamo, il Signore ancora ci mette alla prova. Nei momenti di maggior pericolo, quando la tempesta si manifestava così pericolosa che si poteva pensare che tutto era perduto, che la navicella di Pietro affondasse, ecco che la Chiesa, a mali così gravi oppose valido rimedio, che solo i nostri tempi, che nulla stimano Dio e la Fede, possono aborrire, e questo rimedio fu il tribunale della Santa Inquisizione. Leggiamo qualche pagina della gloriosa storia della Chiesa:

Un primo grave pericolo, si manifestò nel medioevo col diffondersi dell’eresia catara e manichea, distruttrice non solo delle fondamenta del Cristianesimo, ma anche di tutta la vita sociale. Contro questa eresia, la Provvidenza rispose non solo con la santità – si pensi a San Domenico ed a San Francesco – ma anche con la nascente Inquisizione, ovvero con l’invio di giudici delegati direttamente dal Papa per gli affari della Fede e la repressione dell’eretica pravità. E furono proprio due Papi strettamente legati a San Francesco, Innocenzo III e Gregorio IX, che provvidero a questo rimedio (in modo compiuto solo con Gregorio IX, personale amico del Santo di Assisi). Ed è agli ordini mendicanti, tanto amati dal popolo, i Domenicani soprattutto, ma anche i Francescani, che la Chiesa affidò questo compito. Il secondo pericolo, la seconda grave infezione che minacciava di corrompere tutta la Cristianità, si manifestò nella penisola iberica alla fine del XV secolo, quando riconquistata la Spagna alla fede dopo quasi otto secoli di occupazione della maggior parte del territorio, i Cristiani si trovarono a convivere con numerosi musulmani e giudei, nemici interni che spesso solo apparentemente e falsamente si facevano battezzare [i marrani di sempre!], covando nel loro cuore un insanabile odio per i dogmi della Trinità e dell’Incarnazione, per la Chiesa ed il Battesimo. Papa Sisto IV istituì allora, su domanda dei Re Cattolici, con la bolla “Exigit” quell’Inquisizione che sarà detta Spagnola (e poi estesa al Portogallo, e a tutti i domini delle due corone) e che durò fino al 1820, appoggiandosi sempre su di un vasto sostegno popolare.

Il terzo, quasi mortale pericolo, si manifestò con l’eresia luterana. Fu allora che, su domanda del cardinal Gian Pietro Carafa, futuro Papa Paolo IV, il Papa Paolo III istituì con la bolla Licet ab initio del 21 luglio 1542 la prima e più importante congregazione della curia romana: la Sacra ed Universale Inquisizione. Anche la storiografia più recente, seppure con intenti non condivisibili e con falsità storico-ambientali, ha enormemente rivalutato il ruolo di Papa Carafa, il “Papa di bronzo”, e di questa istituzione nel successo della Controriforma Cattolica e quindi nella salvezza della Chiesa (umanamente parlando) pericolante. Alla riforma dei costumi ed al conseguente rifiorire della santità era però sempre necessario affiancare – pensava Paolo IV, e dopo di lui il Santo Pio V – il Tribunale della Fede. Ad esso dobbiamo se l’Italia fu preservata dalle terribili guerre di religione che devastarono altri Paesi, conservando l’unità religiosa nella vera fede. Santità ed Inquisizione! … santità di tanti inquisitori, uomini religiosi, uomini di legge, ma anche pastori, che avevano come scopo la conversione e la salvezza dei rei, e che sapevano bene che esponevano la loro vita al coltello dell’eretico, come lo dimostrano i tanti martiri e confessori: pensiamo ad esempio alla grande santità di un San Pietro da Verona, o dello stesso Michele Ghislieri, San Pio V. – Quando gli Stati Cattolici iniziarono ad allontanarsi dalla Chiesa, minati dai Lumi dei filosofi e delle Logge foraggiate dagli storici “nemici di Dio”, i Re tolsero il loro appoggio del “braccio secolare”, e soppressero questi Santi Tribunali. Si voleva rendere onore ai valori gnostico-massonici, cioè alla Tolleranza, alla Libertà-libertinaggio, e rendersi autonomi dall’autorità “di Roma”. Pochi anni dopo, resa la Chiesa inerme ed indifesa, indifeso ed inerme fu pure lo Stato, e la Rivoluzione eresse in pianta stabile la “tolleranza” della ghigliottina. Sono gli eredi di quei Lumi (lo ammettono essi stessi) e di quelle Logge che hanno voluto distruggere l’ultima difesa della dottrina, il Sant’Uffizio, l’9 novembre 1863, ed il 7 dicembre 1965. Con il documento sfacciatamente anticattolico: “memoria e riconciliazione della Chiesa e le colpe del passato” redatta dalla commissione teologica internazionale e approvata dal prefetto della congregazione per le dottrina della Fede-(persa), J. Ratzinger, si proprio lui, il famoso patriarca degli Illuminati, i modernisti apostati hanno rinnegato il passato della Chiesa e la lotta contro l’eresia voluta dalla Chiesa, dai Sommi Pontefici, da tanti i Santi, per preservare la fede dei semplici, salvare le anime, mantenere integro il deposito della Fede. Al contrario hanno introdotto libertà di eresia, libertinaggio ed apostasia senza condanne e censure … il trionfo della sinagoga di satana!  Noi, al contrario, “pusillus grex” della “vera” Chiesa Cattolica, in unione con il Santo Padre Gregorio XVIII, successore canonicamente eletto di Gregorio XVII G. Siri, del passato della Santa Madre Chiesa, Sposa infallibile di Cristo, Corpo mistico di Cristo stesso, non ci vergogniamo, anzi lo rivendichiamo tutto, condannando come “deliramento”, secondo il linguaggio di S.S. Gregorio XVI nella celebre “Singulari nos”, e di Pio IX nella “Quanto conficiamur”, detto “presunto diritto alla libertà religiosa” ed all’indifferentismo religioso, via aperta verso all’ateismo e la dannazione eterna, ed a rendere pure l’omaggio dovuto a quei tanti Santi che tale lo considerarono e come tale lo combatterono. Exsurgat Deus … et dissiperunt inimici ejus