S. GENESIO MARTIRE.

Non vi è altro Re, che Gesù Cristo. Questi è quello, che io adoro; e ancorché mi faceste soffrire mille morti, non cesserei mai di adorarlo. Tutti i tormenti non potranno mai togliermi Gesù Cristo dalla bocca, Gesù Cristo dal cuore”

GENESIO MARTIRE.

Secolo III.

[Raccolta di vite dei Santi – vol. VIII – Venezia 1778]

Gli Atti sinceri della mirabile conversione, e del martirio di S. Genesio si riportano nella Raccolta del Ruinart alla pag. 236. Dell’edizione di Verona.

1. La storia dei matririo di S. Genesio quantunque breve, è però assai edificante, e ci somministra un efficace motivo di ammirare sempre più e lodare l’infinita bontà di Dio, il quale alle volte si degna far uso della sua onnipotenza, con dispensare la sua grazia in una maniera insolita, e fuori delle regole ordinarie della sua provvidenza, come appunto avvenne nella conversione, e nel martirio di San Genesio, che si crede accaduto in Roma nel principio dell’Impero di Diocleziano verso l’anno 285. e si rileva da autentici monumenti nella seguente maniera

2. Era San Genesio un capo commediante, e così nemico dei Cristiani, che non poteva udirne neppure il nome senza accendersi di sdegno, e fremere di furore. Insultava tutti quelli, che vedeva mantenersi costanti, e fedeli a Gesù Cristo in mezzo ai tormenti; e non aveva potuto tollerare nemmeno i medesimi suoi parenti, che erano Cristiani. Per eccesso finalmente dell’odio suo contro la Religione cristiana, aveva procurato di prendere per mezzo forfè di qualche apostata, un’esatta informazione dei riti e delle sacre cerimonie, che la Chiesa praticava nel conferire il Battesimo, a quest’unico oggetto di profanare con le sue sacrileghe buffonerie quanto v’è di più santo nella cristiana Religione. Volle indi farne materia di divertimento all’Imperatore Diocleziano, e al popolo Romano, e beffeggiando in pubblico teatro gli augusti misteri del Cristianesimo».

3. Dopo aver dunque bene istruiti gli altri Attori suoi compagni di ciò che dovevano fare, egli comparve sul teatro contraffacendo uno, che fosse infermo, e richiese il Battesimo, ma con frasi ridicole, e proporzionate al luogo, in cui si trovava. Gli risposero i compagni col medesimo linguaggio, e si fecero venire nel teatro altri due istrioni, che facevano la figura l’uno di Prete, e l’altro d’esorcista. Ma che? In quello stesso momento egli fu toccato da Dio il quale operò invisibilmente e in maniera prodigiosa nel cuore di lui la sua conversione. Sembra, ch’egli avesse dovuto dichiararsi immantinente Cristiano, e procurare di ricevere il Battesimo dai ministri della Chiesa nelle solite forme, se avesse potuto, senza continuare la scena incominciata. Ma il Signor Iddio, le cui mire sono di gran lunga superiori alle nostre, volle condurlo per una via straordinaria, e mostrare la santità dei misteri della sua santa Religione, e confondere i suoi nemici con quei mezzi medesimi, con cui essi tentavano di beffeggiarla.

4. Il finto Prete adunque postosi a sedere vicino a Genesio: “A che, disse, figliuol mio, ci avete voi chiamati?” Ed ei rispose, ma con tutta serietà, e sincerità di cuore: “Io desidero dì ricevere la grazia di Gesù Cristo per rinascere in Lui ed esser liberato dalle iniquità, e dai peccati che mi opprimono”. Si praticarono indi le cerimonie, che sogliono premettersi al Battesimo, gli furono fatte le interrogazioni ordinarie, ed egli rispose davvero, e senza emulazione, che credeva tutto ciò, che gli veniva proposto. Finalmente fu battezzato, come si costuma nella Chiesa e nel medesimo tempo si vide discendere dal Cielo un Angelo tutto risplendente di luce, il quale avendo in mano un libro, in cui erano scritti tutti i peccati da lui commessi fino dall’infanzia, lo immerse in quella medesima acqua, in cui era battezzato, e gli fece poscia vedere, che i suoi peccati erano stati tutti da quel libro cancellati, e ch’egli era divenuto più candido della neve.

5. Terminata la funzione del Battesimo, rivestirono Genesio con abiti bianchi, com’era solita farsi dai Cristiani con i novelli battezzati; e poiché tutto ciò nel concetto degli spettatori passava per una buffoneria, si continuò la commedia, fintantoché vennero per ultimo altri Attori travediti da soldati, i quali arrestarono Genesio, come Cristiano, e lo condussero innanzi all’imperatore, contraffacendo essi gli atti e le maniere che praticavano i Gentili, quando presentavano qualche Cristiano al Tribunale degli Augusti. Ma Genesio allorché si trovò davanti a Diocleziano, manifestò francamente la visione che aveva avuta nell’atto di ricever il Battesimo, e protestò di desiderare ardentemente, che tutti riconoscessero, e confessassero, come egli faceva, essere Gesù Cristo il vero Dio, la vera luce, la vera bontà, e l’unico mediatore, per cui noi possiamo ottenere la remissione dei nostri peccati. Stupefatto Diocleziano, e oltremodo irritato per un tal discorso, lo fece tosto caricare di bastonate, e poi lo lasciò in mano di Plauziano, Prefetto del Pretorio, affinché a forza di tormenti lo costringesse a disdirli, e a rinunziare a Gesù Cristo. Plauziano lo fece stendere sull’eculeo, ove fu il «corpo del S. Martire straziato per lungo tempo con uncini di ferro e bruciato in più parti con torce accese, senza però che si potesse mai far vacillare la sua costanza, e la sua Fede, ripetendo spesso quelle parole: Non vi è altro Re, che Gesù Cristo. Questi è quello, che io adoro; e ancorché mi faceste soffrire mille morti, non cesserei mai di adorarlo. Tutti i tormenti non potranno mai togliermi Gesù Cristo dalla bocca, Gesù Cristo dal cuore. L’unico, e il massimo mio dispiacere è di aver aborrito, e perseguitato il suo sacrosanto Nome nei suoi Santi, e di aver cominciato così tardi ad adorare il mio vero Re, perché il mio orgoglio mi impediva di riconoscerlo”. Fu alla fine per ordine del tiranno decollato, e così ottenne la corona del Martirio.Se negli odierni teatri non si mettono più, come una volta, in ridicolo i sacrosanti mister della nostra Religione, non si può negare però, che in quelli anche di presente non si deridano [oggi si fa anche di molto peggio nelle chiese del “novus ordo” -ndr.- ], almeno tacitamente, le principali e fondamentali virtù cristiane, l’umiltà, la modestia, la mortificazione, la pazienza, la dilezione dei nemici etc., esaltandosi, e mettendosi in piacevole vista, e onorevole comparsa l’ambizione, il lusso, il falso, la vendetta, e sopra tutto l’amor profano. E pure quanti Cristiani credono innocenti quei divertimenti, che fomentano il vizio, e le passioni sregolate, e che sono tanto opposti allo spirito di Gesù Cristo? – Preghiamo S. Genesio, che siccome egli con un prodigio straordinario della divina grazia ottenne di esser illuminato, e convertito in un teatro, così impetri a noi con la sua intercessione lume sufficiente per ben discernere i pericoli dei teatri, e quanto sia ripugnante al carattere di vero Cristiano il frequentare simili spettacoli, funesti avanzi del Gentilesimo, e lacci deplorabili delle anime, specialmente dell’incauta gioventù.

Noi Cattolici “pusillus grexG” [leggi “grex Greg. XVIII”] invochiamo S. Genesio per impetrare da Dio la conversione dei tanti teatranti, buffoni, nani, giullari, lacché, tirapiedi, fanfaroni, azzeccagarbugli, baldracche, cortigiane, favorite/i, sodomiti, pedofili, “travestiti” da carnevaleschi chierici, etc. che hanno invaso i sacri palazzi e le chiese dell’orbe per conto della sinagoga di satana manovrata dai marrani, dagli apostati traditori di Cristo e della sua Santa infallibile Sposa mistica, la Chiesa Cattolica, unica arca di salvezza eterna. Preghiamo, poiché ad onta delle apparenze: « … tu, Domine, deridebis eos; ad nihilum deduces omnes gentes… Disperge illos in virtute tua, et depone eos, protector meus, Domine! » [Ps. LVIII; 9, 12]. Che il nostro Signore Gesù Cristo, per intercessione di S. Genesio, ce ne ottenga la grazia! Amen.