MORTE AL CLERICALISMO O RESURREZIONE DEL SACRIFICIO UMANO -VIII- di mons. J. J. Gaume [capp. XXVII-XXIX]

CAPITOLO XXVII.

L’AMERICA DEL NORD. — HAITI. — IL MESSICO.

I.

Fin qui abbiamo dimostrata l’esistenza del sacrificio umano, nelle tre parti conosciute del mondo antico: l’Asia, l’Europa e l’Africa. Il fatto è universale e permanente. Non è dunque un affare di razza, di clima, di longitudine, di latitudine, d’una barbarie più o meno grossa o d’una civiltà più o meno progredita; è un affare di culto universale e permanente. II sacrificio umano ha dunque una causa universale e permanente. Questa causa non è nei lumi della ragione, né nelle tendenze della natura, né nella volontà di Dio. A meno che non si voglia rimanere a bocca aperta dinanzi a questo fatto spietato, non può altrimenti spiegarsi che per la parte che vi prese universalmente e permanentemente il grande omicida. Un altro fatto, non meno universale e non meno permanente, è la cessazione del sacrificio umano ovunque il Cristianesimo è predicato ed abbracciato.

II.

Poiché il mondo moderno s’è arricchito d’un nuovo continente, rimane a visitare, per completar la dimostrazione, questa nuova terra, che America s’appella. Per andarvi, attraversiamo il mare delle Antille, ed arrestiamoci alla grande isola d’Haiti, dove è avvenuto di recente un fatto che ha ottenuto una pubblicità giudiziaria. Nel mese di dicembre 1803, a Bizoton, alle porte della capitale d’Haiti, un tal Congo Pelle ricevette dal dio Vandoux [Il dio serpente adorato da Vandoux] l’ordine di fargli un sacrificio umano; era a questo prezzo che la fortuna visitar doveva la povera sua dimora. D’accordo colla sua sorella, Giovanna Pelle, risolse d’immolare al serpente la sua propria nipote, Chiarina di otto anni.

III.

La fanciulla fu condotta il 27 dicembre presso un tal Giuliano Nicolas, il quale, secondato da altri adepti, Floréal, Guerrier, e dalla donna Byard, le legò le braccia e le gambe. Chiarina fu allora trasportata nella casa di Floréal e posta in un luogo misterioso, che nel linguaggio degl’iniziati era detto Humfort. Vi rimase per quattro giorni, e il mercoledì, 30 dicembre, alle dieci di sera, la vittima fu di nuovo condotta presso Congo Pelle. L’ora del sacrificio era suonata.

IV.

Giovanna Pelle afferrata pel collo la sua nipotina, la strangolò, mentre che Floréal le comprimeva i fianchi e Guerrier le teneva stretti i piedi. Disteso per terra il cadavere, Florèal ne tronca con un coltello la testa, e lo scortica. Appena terminata questa operazione, Giovanna Pelle, Florèal, Guerrier, Congo, Nerina moglie di Florèal, Giuliano Nicolas, e le donne Roseide e Beyarv si precipitano sulla vittima, divorano le sue carni palpitanti, e ne bevono il sangue ancor caldo.

V.

Dopo quest’ orribile banchetto, i cannibali si recano in casa Floréal con la testa della povera Chiarina, la fanno bollire cogl’ignami e ne mangiano le parli carnose. Il cranio cosi spogliato è posto sopra un altare. Giovanna suona una campanella, e gli adepti eseguono una danza religiosa, girando attorno l’altare e cantando una canzone sacra, che probabilmente non era altro che il famoso inno: Eh! eh! bomba! ben! ben! Conga Bafio sé! Cinga manne de li, Cinga de ki la. Conga li!

VI.

Terminata che fu la cerimonia, la pelle e le viscere di Chiarina furono sotterrate presso la casa di Florèal. Si era già raccolto nei vasi il sangue che restava della vittima, il quale doveva essere preziosamente conservato. Quanto alle ossa, furono ridotte in polvere, perché la cenere doveva essere egualmente conservata. – L’ opera santa era compiuta, e gli adoratori del serpente si separarono scambiandosi lo a rivederci per il 6 di gennaio, giorno dei re, in cui dovevano fare un nuovo sacrificio. La vittima, celata in casa Florèal, non attendeva che il coltello sacro. La era una giovane figlia, chiamata Losanna, che Nereina avea involata sulla strada di Leogane. Avventuratamente ne fu dato parte alla giustizia; e gli antropofagi condannati a morte dal giurì, sono stati impiccati il 6 febbraio 1864. [Monitenr haitien. 13 marzo 1864].

VII.

Rimbarchiamoci ora, e navighiamo verso il Messico, per vedere quel che esso era avanti la predicazione del Clericalismo. Sul suolo messicano s’immolavano un gran numero di teocallis, o case degli dèi. Cotali Teo-callis avevano tutti la medesima forma, benché con dimensioni diversissime. Erano molti filari di piramidi, che si levavano a una grande altezza, nel mezzo d’un vasto ricinto quadrato, ed attorniato da un muro. Questo ricinto conteneva giardini, fontane, le abitazioni dei sacerdoti, e qualche volta anche magazzini d’armi.

VIII.

Sulla sommità d’una piramide troncata, a cui ascendevasi per una grande scala, si trovavano una o due cappelle in forma di torre, che rinchiudevano gl’idoli colossali della divinità, alla quale il Teocalli era dedicato. Era là finalmente che i sacerdoti mantenevano il fuoco sacro. Per effetto di questa disposizione dell’edificio, il sacrifìcio poteva essere veduto da una gran moltitudine di popolo.

IX.

Or sulla sommità di dette piramidi aveva luogo l’immolazione delle vittime umane. Da tempo immemorabile, gli Aztechi rendevano questo culto sanguinario, sopratutto al dio della guerra, chiamato lo Spavento. Era rappresentato con un dardo nella mano destra, uno scudo nella mano sinistra, colla testa coperta d’un elmo ornato di foglie verdi. L’altipiano centrale del Messico fu il primo teatro sul quale gli Aztechi cominciarono ad immolar gli uomini. Le loro guerre continue fornivano un sì gran numero di vittime, che i sacrifici umani furono offerti senza eccezione a tutte le loro divinità. Gli Aztechi non si contentarono di tingere di sangue i loro giganteschi idoli, essi divoravano una parte del cadavere, che i sacerdoti, dopo averne strappato il cuore, gettavano ai piedi della scala del Teocalli.

X.

Tale orrenda carneficina sorpassa tutte le proporzioni conosciute. Nel 1447, meno d’un secolo avanti la conquista spagnola, ebbe luogo, al Messico, la dedicazione d’un Teocalli o tempio in onore del dio della guerra, per opera di Ahuitzoll, re del Messico. Mai in alcun paese così spaventevole strage erasi compiuta per onorare il grande omicida. Gli storici indigeni, che non possono per questa parte esser accusati né d’ignoranza né di parzialità, portano a ottantamila il numero delle vittime umane immolate in questa festa, di cui danno la descrizione seguente.

XI.

Il re ed i sacrificatori montarono sul terrazzo del tempio. Il monarca messicano si colloca accanto la pietra dei sacrificio, su di una sedia ornata di pitture orribili. Al segno, dato da una musica infernale, gli schiavi incominciarono a salire i gradini del Teocalli, coperti d’abiti festivi e la testa ornata di piume.

XII.

A misura che arrivavano alla sommità, quattro ministri del tempio, con le facce tinte in nero e le mani in rosso, afferravano la vittima, e la stendevano supina sopra la pietra collocata a pie del trono reale. Il re si prostrava voltandosi successivamente verso i quattro punti cardinali [Parodia del segno della Croce]; quindi le apriva il petto da cui strappava il cuore, che mostrava palpitante verso i medesimi punti, e lo rimetteva in seguito ai sacrificatori. Questi andavano a gettarlo nel quanhaicalli, specie di truogolo profondo, destinato a tal uso sanguinoso. Compievano la cerimonia spargendo ai quattro punti cardinali il sangue che restava loro nelle mani.

XIII.

Dopo avere immolato cosi una moltitudine di vittime, il re stanco presentò il coltello al gran sacerdote, il quale lo porse a un altro, e cosi di seguito lino a che le loro forze fossero spossate. Raccontano che il sangue colava lungo i gradini del tempio, come l’acqua durante gli acquazzoni procellosi dell’inverno; e si sarebbe detto che i ministri fossero rivestiti di scarlatto.

XIV.

Questa spaventevole ecatombe durò quattro giorni, aveva luogo alla medesima ora e con lo stesso cerimoniale, nei principali templi della città; e i più grandi personaggi della corte vi compivano, in un coi sacerdoti, le funzioni stesse che Ahuitzotl al santuario del dio della guerra. I re tributari e i grandi, che avevano assistito ai sacrifici, vollero imitarlo nella dedicazione di alcuni templi. Il sangue umano non fu risparmiato: un autore messicano, Ixtlilxochitl, porta a più di centomila il numero delle vittime che s’immolarono in quell’anno.

XV.

Il fiume di sangue umano che in certe circostanze diventava un gran lago, non cessava mai di scorrere. A somiglianza de’ Greci, dei Romani, dei Galli, e degli altri popoli dell’antichità, i Messicani avevano pur essi le loro Targelie. In mezzo ad una fitta foresta, si trovava il sotterraneo consacrato a Pétéla, principe dei tempi antichi. Sotto quelle cupe volte, il viaggiatore contempla con stupore la bocca spalancata d’un abisso senza fondo, dove si precipitano mugghiando le acque d’una riviera. Quivi appunto nei momenti di prova, erano condotti con pompa coloro che erano fatti schiavi o prigionieri a tal fine. Ricoperti di fiori e di ricchi vestimenti, erano precipitati nell’ abisso in mezzo a nuvole d’incenso offerto all’idolo.

XVI.

Tutti i mesi dell’ anno venivano contrassegnati con sacrifici umani. Quello che corrisponde al nostro mese di febbraio, era consacrato ai Genii delle acque. Si compravano, per sacrificarli ad essi, dei fanciullini, che i padri offrivano sovente da se stessi, per ottenere nella prossima stagione l’umidità necessaria alla fecondazione della terra. Questi fanciullini erano portati in cima delle montagne, e là immolati; ma se ne riservavano sempre alcuni, per sacrificarli al cominciar delle piogge. Il sacerdote apriva loro il petto, e ne strappava il cuore, che era offerto in propiziazione alla divinità, e i corpicciuoli venian quindi apprestati in un banchetto da cannibali, ai sacerdoti ed alla nobiltà.

XVII.

Un altro mese era appellato lo Scorticamento umano. Il suo patrono era Aipé, il calvo o lo scorticato, altrimenti detto Totec, morto giovane e di morte infelice. Contraffazione diabolica di Nostro Signore, tanto più che questa divinità ispirava a tutti estremo orrore. Gli si attribuiva il potere di mandare agli uomini le malattie più gravi e schifose [Altro mezzo infernale di far detestare il Crocifisso]. Onde gli si offrivano ancora giornalmente sacrifìci umani!

XVIII.

Le vittime condotte ai suoi altari eran sollevate pei capelli, sino al terrazzo superiore del Teocalli. Cosi sospese, i sacerdoti le scorticavano vive, si rivestivano della loro pelle sanguinante e se n’andavano per la città accattando ad onore del dio. Quei che presentavano queste vittime erano tenuti a digiunare venti giorni anticipatamente, dopo di che si dividevano la carne delle medesime [Histoire des nations civìlisees du Mexique, t. Ili, p. 341, 503, ecc., dell’abate di Bourburg. — M. di Bourboug ha passato più di trenta anni in America, occupato alla ricerca delle antichità messicane. È senza dubbio l’uomo che meglio conosce il Messico. È stato anche posto alla testa della spedizione scientifica mandata in questo paese negli ultimi tempi dell’impero di Napoleone III. Vedi anche de Humboldt, Tue des Cordillères, t. II, p. 250, e t. I, p. 267, ecc.]. – Ecco quel che facevasi nel Messico avanti la predicazione del Clericalismo! Ed oggi vogliono sterminarlo, e dicono che tutte le religioni sono egualmente buone!

CAPITOLO XXVIII.

L’AMERICA DEL NORD

(Contiuuazione. )

I.

Al racconto delle crudeltà messicane che siam venuti tracciando, al quadro di quelle onde saremo testimoni in tutte le parti del nuovo mondo, una riflessione sorge naturalmente nel nostro animo. Molto si sono biasimate le crudeltà commesse dagli Spagnoli contro le popolazioni americane. Siamo lontani dall’approvarle; ma si può dire che esse furono un giusto castigo delle loro iniquità. Gli spagnoli trattarono questi popoli assetati di sangue e coperti di delitti secolari, come fecero gli Ebrei a riguardo dei popoli di Chanaan. Dio, dice un proverbio, non paga sempre il sabato!

II.

Continuiamo la nostra visita nell’America del Nord. Eccoci nell’Honduras, importante contrada conquistata da Ferdinando Cortez. Timidi schiavi del grande omicida, gl’idolatri di questo paese gareggiavano in barbarie coi Messicani, se pur non li superavano. Tre Dei principali, vale a dire tre demoni, erano l’oggetto del loro culto. Avevano loro innalzato tre grandi templi.

III.

Ogni anno, in giorni designati, venivano essi in gran pompa a sacrificarvi i loro padri e i loro figliuoli: ogni tempio era servito da un sacerdote, che presiedeva a questi empi sacrificii, e dava i responsi degl’idoli. Questo sacerdote si chiamava papa, come se il demonio avesse voluto usurpare pei suoi ministri il titolo che i cristiani danno al loro capo [Wadding, ar. 1527, n. 13].

IV.

Giunse finalmente per questo popolo l’ora della misericordia. I figli di san Francesco penetrarono coraggiosamente in questo paese, abbatterono i templi, e spezzarono gl’idoli. Non ha guari scosso il giogo dello spirito delle tenebre, gli stessi sacerdoti vedendo la debolezza dei loro dèi, abbracciarono la fede cristiana; e il sacrificio divino rimpiazzò il sacrificio umano.

V.

Verso il medesimo tempo, nel 1528, un figlio di san Domenico, Bernardino da Minaya, non meno zelante e non meno coraggioso dei figliuoli di san Francesco, si portò a Tepeaca, città situata non lungi da Messico. Già il culto esteriore degl’idoli eravi stato abolito dagli Spagnoli. Ma gli abitanti nascondevano attentamente i loro idoli per onorarli in segreto. Il missionario, saputo ciò, comandò a due giovani Indiani cattolici, di frugare per le case e di rompere gl’idoli. Eglino obbedirono, ma costò loro la vita.

VI.

Non era né per devozione e fede che questi poveri idolatri adoravano i loro dèi, e loro offrivano in sacrificio quanto avevano di più caro; ma unicamente per paura. Un religioso, testimone oculare, s’esprime cosi: « Essi non agiscono mai per un principio di virtù, ma per paura; Non fanno il crudele sacrificio dei loro figliuoli, per amore che portino ai loro falsi dèi, ma per la paura che hanno di riceverne del male. – « Questi falsi dèi sono tanti e sì diversi che neppur essi, gl’idolatri, ne sanno il numero; ne assegnano uno a ciascuna cosa, al fuoco, all’ aria, alla terra, agli uomini, alle donne, ai fanciulli, e pressoché ad ogni creatura [Alterazione diabolica della credenza negli angeli]. D’ordinario danno loro nomi di serpenti A chi sacrificano il cuor degli uomini, a chi il sangue, a chi offrono incenso, carta e diverse altre cose, secondo che dagli idoli stessi vien loro ordinato.

VII.

« Né oserebbero farne a meno, per timore che questi dèi sanguinari e carnivori non avessero ad ucciderli subito e divorarli. Così, per evitare la morte, onde credonsi minacciati, lor fanno a gara il sacrificio di ciò che hanno di più caro. Quest’idoli sono serviti da alcuni sacerdoti, i quali son riveriti come santi, e non si nutrono che della carne e del sangue che immolano» [Hist. gèn. des miss. cath., t. I parte 2 p. 402]. Sacrifici umani e antropofagia sotto tutte le forme, ecco quel che avveniva a Tepeaca e nei dintorni, avanti la predicazione del Clericalismo! E oggi vogliono sterminarlo! e dicono, che tutte le religioni sono egualmente buone!

VIII.

A conferma del racconto che si è letto, il venerabile vescovo di Messico, Giovanni di Quinarraga, scriveva il 12 giugno 1531 al capitolo generale de’ Francescani dell’Osservanza, riunito a Tolosa: « Miei reverendissimi Padri, noi lavoriamo con assiduità alla conversione degl’Indiani, e la grazia di Dio dà un felice successo alle nostre fatiche. I nostri religiosi hanno già battezzato più d’un milione di questi infedeli, demolito cinquecento loro templi, e fatto bruciare più di ventimila idoli. Abbiamo fatto fabbricare delle chiese e delle cappelle in più luoghi, dove la santa Croce è adorata. »

IX.

« La cosa più degna d’ammirazione si è che, in questa città dove non ha molto, era il costume di sacrificar tutti gli anni più di venti mila cuori di giovanetti o di giovanette, i religiosi hanno sì felicemente modificato queste crudeli e sacrileghe immolazioni, che tutti i cuori umani non sono più offerti oggi che al vero Dio, e solamente per sacrifìci di lode. È così che la divina Maestà vien servita con amore dai suoi figli senza che siano essi obbligati di pagarle il tributo inumano che il demonio esige da loro. »

X.

Ecco quel che avveniva in questa grande città di Messico, avanti la predicazione del Clericalismo. Ascoltiamo ciò che accadeva dopo. Il medesimo vescovo continua: « Questi piccoli innocenti, giovani garzoni e giovani zitelle, liberate dal timore d’essere immolate al demonio, digiunano spessissimo, sono assidui alla preghiera accompagnata dalle loro lacrime. Si confessano spesso, ricevono la santa Comunione con gran fervore, e spiegano esattissimamente ai loro genitori le istruzioni apprese. Si alzano a mezzanotte per dire l’officio della santa Vergine, per la quale hanno una devozione particolare.

XI.

« Ricercano con non poca diligenza gl’idoli nascosti, e li portano ai religiosi. Parecchi han guadagnato la corona del martirio per questo atto di zelo; e sono stati i loro proprii genitori che li han fatti crudelissimamente perire. Questi fanciulli sono assai umili, modesti, casti, ingegnosi, specialmente nella pittura, ed amano i loro padroni, come i loro proprii padri» [Waduing, anno 1531. n. 1]. E oggi vogliono sterminare il Clericalismo! E dicono che tutte le religioni sono egualmente buone!

CAPITOLO XXIX

L’AMERICA DEL NORD

(Continuazione);

I.

Non lungi dalla diocesi messicana di Chiapa, che ebbe la fortuna d’avere a vescovo l’illustre Bartolomeo di Las Casas, si trovava il paese di Puchutta, dove il sacrificio umano era in uso come in tutte le contrade circonvicine. Gli abitanti, tanto superstiziosi quanto guerrieri, vedevano con pena i loro vicini dell’antica Terra di guerra, rinunziare al culto degl’idoli per abbracciare il Cristianesimo. Si credettero obbligati di vendicare i loro dèi sterminando coloro che rifiutavano di tributare ad essi la fede e i sacrifici dovuti.

II.

Quindi si riunirono nel 1555, formarono un’armata numerosa, e invasero la Terra di guerra, risoluti di non risparmiare né Spagnoli né indigeni, se non acconsentivano ad adorare gl’idoli. Poiché non erano quelli in stato di resistere, essi s’avanzarono fino alla provincia di Chiapa, bruciando per ogni dove le Chiese dei cristiani, spezzando le immagini, rovesciando le croci e sacrificando i fanciulli al sole o ai loro idoli, sugli stessi altari dove l’Agnello divino s’offriva al Padre suo [Fontana, Monumenta Dominikana, e Touron, Hist. gen. de l’Amerlque, t. VI, p. 120]. Cosi dappertutto il sangue umano, e sempre il sangue più puro, offerto al demonio. Ecco, non bisogna lasciare di ripeterlo, quel che si vede in tutte le parti del mondo avanti la predicazione del clericalismo! Ed oggi vogliono sterminarlo! E dicono che tutte le religioni sono egualmente buone!

III.

Entriamo ora nella Florida. Questa bella provincia dell’America del Nord deve il suo nome europeo al giorno in cui essa fu scoperta dagli Spagnoli. Questo giorno fu la domenica delle Palme, appellata Pasqua de fiori. Sembrava che il sole fosse la sola divinità degl’indigeni. Tutti i templi erano ad esso consacrati. Il modo di sacrificio più comune consisteva in gettare nel fuoco l’oblazione o la parte della vittima offerta al sole, dopo avergliela presentata con una allocuzione in forma di preghiera. Gli abitanti della Florida riguardavano i loro capi come figli del sole. In questa qualità, rendevano loro gli onori divini, e loro facevano il sacrificio dei primogeniti. I francesi, succeduti agli Spagnoli, furono anch’essi spettatori di questa triste cerimonia. E ciò avvenne nel 1569. Un testimone oculare la descrive in tali termini:

IV.

« L’è una costumanza di quei popoli offrire al re i primogeniti in sacrificio. Scelto il giorno di questa offerta, ed accettato dal principe, questi portasi nella piazza dove si deve fare tale solennità. Quivi è preparato a lui uno scanno per trono. Nel mezzo della piazza si pone un ceppo di due piedi di diametro e della medesima altezza. Dinanzi a questo ceppo recasi la madre del fanciullo, che dev’essere immolato, e siede in terra, nascondendo la faccia fra le ginocchia, e deplorando la sorte di quella vittima infelice.

V.

« Una donna, delle più considerevoli fra i parenti o fra le amiche di questa madre infelice, prende il fanciullo e lo presenta al re. Tutte le altre donne incominciano allora una ridda, nel mezzo della quale danza ancor quella che tiene in braccio il fanciullo, cantando qualche canzone in onore del principe. -« Durante questa danza religiosa, sei scelti Indiani stanno a un canto della piazza, avendo in mezzo a loro il sacrificatore, armato d’una mazza e magnificamente ornato. Terminata la danza e le altre armonie, che sono in uso in tal sorta di circostanze, egli prende il fanciullo, lo pone sul ceppo, e lo ammazza » [Relazione di Iacopo di Moyne, incaricato a disegnare le coste della Florida, nell’ Hist. gen. Des Miss.,, t. I. pari. 2 p. 539].

VI.

Gli abitanti della Florida non si contentavano d’immolare i loro fanciulli al demonio. In tempo di guerra, dopo avere uccisi i loro nemici, strappavano loro dalla testa la pelle con tutti i capelli. Nelle feste che seguivano la vittoria, erano le donne d’età avanzata quelle che, abbellite di queste capigliature, guidavano i crocchi dei ballerini e delle ballerine. Si contentavano di ridurre in ischiavitù le femmine ed i fanciulli presi alla guerra; ma gli uomini erano immolati al sole, e riguardavasi come dovere di religione mangiar la carne di queste vittime. – Ecco quel che accadeva nella Florida avanti la predicazione del Clericalismo! Ed oggi vogliono sterminarlo! E dicono che tutte le religioni sono egualmente buone!

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.