De Segur: BREVI E FAMILIARI RISPOSTE ALLE OBIEZIONI CONTRO LA RELIGIONE [risp. XXXIII-XXXVI]

 

XXXIII.

A CHE SERVE LA CONFESSIONE?

R. Primieramente, bisogna che serva a qualche cosa buona, perché è un’istituzione divina, e Dio non opera senza motivo. Ma di più voi domandate a che serve la confessione? Confessatevi e vedrete a che serve. – Vedrete, che serve a divenir buono da malvagio, vedrete che serve a correggersi dei vizi, e ad avanzare a gran passi nelle virtù le più eroiche. – A che serve la confessione? Domandatelo a quel fattorino, a quel povero ragazzo, che vergognose abitudini degradavano e il cui vituperio si imprimeva già sulla sua faccia. Eccovelo tutto cambiato nel fisico come nel morale. Che fece dunque egli mai? Si confessò, si confessa…. Per lo avanti ei non si confessava. – A che serve la confessione? Domandatelo a quell’operaio poc’anzi sì libertino, sì passionato per la bettola, attualmente così casto, così sobrio, così ordinato, così laborioso; diventato in poco tempo il modello de’ suoi compagni! La sua moglie ed i suoi figli trovano che la confessione serve a qualche cosa. – A che serve la confessione? Domandatelo a quella povera donna nel colmo della miseria, carica di prole, maltrattata dal suo marito…. Ella volle più volte, l’infelice, andare a finire le sue pene in un fiume… II pensiero di Dio. e de’ suoi figli la ritenne. Essa s’avvicina al confessore… io non so ciò che le dica; ma eccovi, essa entra in casa colla pace nel cuore e quasi colla gioia sul volto. Essa sopporta dolcemente le sue pene; soffre senza lagnarsi i duri trattamenti del suo marito… Costui si meraviglia per il di lei cambiamento, poi l’ammira, poi l’ama, poi l’imita. Numerate: un suicidio di meno: una madre conservata a sei o sette figli; una buona unione, ed una famiglia virtuosa di più! – Dopo questa povera donna, è un servitore che da lunghi anni faceva dei piccoli profitti un po’ arrischiati, alle spese del suo padrone. Un rimorso l’ha turbato, va a trovare il prete… Se il padrone tien l’occhio a suoi affari, può vedere che la spesa scema senza che il treno della sua casa sia diminuito…. E riceve un bel giorno un biglietto di quattro o cinque cento franchi da mano sconosciuta. – Numerate: un marìuolo di meno; forse il vitupero della galera risparmiato ad un’onorevole famiglia, un onesto servitore di più. – A che serve la confessione? Domandatelo ai poveri di quel comune. Il ricco proprietario del luogo li lasciava nella loro miseria; spendeva per sé tutta la sua immensa fortuna Dopo qualche tempo si confessa… ed eccolo diventato il padre degli infelici; previene le loro privazioni… Le persone povere conoscono che la confessione serve a qualche cosa! La confessione è il segreto della virtù.  È dessa che rende, che conserva la pace del cuore, senza cui non v’ha felicità. È dessa, che previene un’infinità di delitti, e di disgrazie. È dessa, che solleva il povero peccatore, la cui debolezza l’ha diviso da Dio! È dessa soprattutto, che consola il moribondo pronto a comparire avanti il suo Dio, e il suo Giudice. – Qual cambiamento vedreste nel mondo, se tutti sì confessassero sinceramente, seriamente, come si deve fare! Le leggi e la gendarmeria non avrebbero più guari ad esercitarsi. Vi sarebbe in questa sola legge della Chiesa: “Tu confesserai i tuoi peccati almeno una volta all’anno” di che rigenerare il mondo ed arrestare tutte le rivoluzioni. Giudicate adunque dell’albero dai suoi frutti. La stessa cosa è della confessione, come di tutta la religione, essa non ha altri nemici che le passioni.

XXXIV.

IO NON HO BISOGNO DI CONFESSARMI. NON HO NIENTE DA RIMPROVERARMI , NON HO NE’ UCCISO, NE’ RUBATO, NE’ FATTO TORTO A PERSONA. NON AVREI NULLA A DIRE.

R. È questo il risultato del vostro esame di coscienza? Mio buono amico, l’una delle due cose: O siete un uomo eccezionale, o non vedete chiaro nella vostra coscienza. Volete che ve la dica francamente? lo son certo, che voi siete un uomo simile agli altri, e che la seconda ipotesi sola è la vera. — Voi non avete niente a rimproverarvi? — Esaminiamo un poco — Sarebbe singolare che io vedessi più chiaro di voi in voi stesso! – 1.° Primieramente come state voi in riguardo a Dio? Voi mi confesserete, che Gli dovete qualche cosa! Non è per niente che Egli è vostro creatore, vostro padrone, vostro padre, vostro ultimo fine! L’adorate voi? Lo pregate voi ciascun giorno? Lo ringraziate dei suoi favori? Gli domandate perdono delle mancanze che commettete contro la sua legge? Obbedite voi a questa legge? Colui, che dovrebbe essere la prima occupazione della vostra vita vi ha parte anche solo in qualche cosa? I poveri selvaggi idolatri adorano i loro falsi Dei. E voi, che conoscete il Dio vivente, e vero, non vivete voi, come se non esistesse? Ecco dunque un punto, che avevate molto male esaminato, quando or ora mi dicevate, che non avevate niente a rimproverarvi, e che eravate impicciato a trovare qualche cosa a dire al vostro parroco. – 2.° E nei doveri verso gli altri siete voi più fedele? Mettete la mano sulla coscienza. Ancor là quante miserie! Carità fraterna, efficace, e sincera; affabilità, e prontezza in servir gli altri; misericordia verso i poveri, indulgenza per le mancanze dei vostri fratelli; rispetto per la loro riputazione; perdono delle ingiurie; aiuto scambievole; buon esempio; doveri di cittadini; doveri verso la famiglia, doveri di buon figlio e di buon padre, doveri di buono sposo; doveri di buon padrone o di buon servo; doveri di buono e fedele amico; doveri di operai coscienziosi, o di padroni giusti ed umani ecc.; la lista è ben lunga. Gli adempite voi tutti? – Anche in ciò una buona materia per la vostra prossima confessione! – 3,° Sui vostri doveri verso voi stesso, credo potervi assicurare che se voi non praticate la religione vi ha ancora a dire di più. Osservate: Avete un’anima; qual cura ve ne prendete? Vivete quasi come non ne aveste. Quando fate del bene, quali motivi vi animano? Sapete che è l’intenzione che fa l’azione, come dice il proverbio. Un’intenzione cattiva rende cattive le azioni anche le migliori in apparenza. È egli dunque il motivo del dovere che vi fa agire? È il desiderio di compiere la volontà di Dio, di piacere a Dio, o non è piuttosto l’interesse personale, l’ostentazione, il desiderio d’essere stimato ed apprezzalo dal mondo? Come state voi di sobrietà, di temperanza? Come state voi soprattutto di castità? Se vostra figlia facesse in vostra presenza ciò che voi fate avanti Iddio che vede tutto, voi la scaccereste di vostra casa come un’infame !… Se un altro dicesse alla vostra moglie, a vostra sorella, a vostra figlia, ciò che diceste tante volte a mogli, a giovanette, che pensereste voi di lui? non lo giudichereste ben colpevole? Non siete dunque insozzato di ciò che macchia gli altri? Potremmo spingere ben più avanti questo esame del far vostra coscienza; la cava, credetemi, non è punto esaurita. Eccovi ben molto per convincervi se volete esserne convinto, che malgrado la vostra perfetta innocenza, avete tutto il necessario per fare un’eccellente, lunga o soda confessione. Voi avete da una parte i peccati: vi feci conoscere i più gravi; d’altra parte avete, non ne dubito, una buona volontà. Voi conoscete qualche buon prete che sarà lieto di ricevervi e di perdonarvi in nome di Dio. Andate adunque a trovarlo e con buone disposizioni. Non vi ha che il primo passo che alquanto costi; la difficoltà passa ben tosto; la gioia rimane. — « Ma è già da molto tempo che non vi sono stato! »—perciò ne avete maggior bisogno. —«Ma io ne ho troppe a direi » — Tanto meglio; i pesci grossi sono i migliori. I confessori amano assai più i gran peccatori che i piccoli; dacché però ben si pentono. — «Ma giammai mi sovverrei di tutto!» — A che serve ciò? Dite quel che vi ricordate; pentitevi di tutto, e Dio che conosce la buona volontà vi perdonerà tutto. Il pentimento è la cosa principale nella confessione. Credetemi, andate a confessarvi. Vedrete che sarete contento e meravigliato di voi quando avrete finito. La vera felicità sulla terra è la pace del cuore frutto della buona coscienza.

XXXV.

CONOSCO DE’DEVOTI CHE NON SONO MIGLIORI DEGLI ALTRI UOMINI. CERTUNI CHE SI CONFESSANO NON SONO MIGLIORI PER CIÒ.

R. Ciò prova 1.° O che questi non sono sinceri, o almeno che sono poco istruiti nella religione, praticandone l’esteriore, ma non ne curando lo spirito di cui devesi soprattutto occupare. – 2.° Oppure che la loro indole è stranamente ribelle, giacché un’influenza cosi potente non li rende migliori del comune degli uomini. – 3.° Ovvero (e ciò è il più probabile) che voi non li giudicate con imparzialità, e che siete ingiusto con essi.  – I cristiani, notatelo bene, non lasciano d’esser uomini dacché sono cristiani. Essi conservano la debolezza, l’inconseguenza della nostra povera umana natura, che il peccato sì profondamente corruppe; la loro condotta, da quel tempo, non è sempre d’accordo coi loro principi, i loro desideri, le loro risoluzioni. – Ma se ]a religione non corregge tutti i difetti di carattere, se non distrugge interamente e subito tutte le imperfezioni, almeno le diminuisce e le distrugge a poco a poco. Essa ordina incessantemente di combatterle; offre mezzi semplicissimi e potentissimi per diventare non solo buoni, ma perfetti quanto il comporta l’umana condizione. Osservate i santi: guardate S. Francesco di Sales, S. Francesco Zaverio, S. Vincenzo de’ Paoli, non erano altro che veri cristiani! – Così pure le anime rette e coraggiose che usano questi mezzi, si correggono prontamente, e finiscono per diventare migliori, poi buone, poi perfette. Ciò che è certo si è che la maggior parte di quelli che gridano contro i devoti sono, il più delle volte, dieci volte più malvagi di questi; vedono la festuca nell’occhio del loro vicino, e non s’accorgono della trave che hanno nel proprio. La religione non può che render migliore. Colui che ha difetti, essendo cristiano, avrebbe questi medesimi difetti, e maggiori ancora, se non Io fosse. E di più egli avrebbe il grande, e capitale difetto che voi avete, voi che lo biasimate d’essere religioso: di non rendere cioè a Dio il culto d’adorazione, di preghiera, e d’ubbidienza, ch’Egli esige da tutti gli uomini.

XXXVI.

COME IL CORPO DI GESÙ CRISTO PUÒ EGLI ESSERE PRESENTE NELL’EUCARISTIA? CIÒ È IMPOSSIBILE.

R. Non ho che una cosa a rispondervi; ma essa basta: Ciò è; dunque è possibile. Ciò e; dunque lo dovete credere, benché voi non comprendiate come ciò possa essere. Dico adunque, che ciò è, che Gesù Cristo è veramente, e sostanzialmente presente nella santa Eucaristia, e che dopo la Consacrazione della Messa non vi ha più pane sull’altare, tra le mani del sacerdote, ma il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo vivente, velato sotto le umili specie del pane e del vino. – Per convincervene, io non vi farò vedere tutti i secoli cristiani dagli apostoli fino a’ nostri giorni, che credono, adorano, proclamano altamente questa presenza reale di Gesù Cristo nel acramento dell’Eucaristia. Sarebbe senza dubbio gran cosa il vedere i più grandi ingegni, i più profondi, e più saggi dottori, adorare colla fede la più perfetta il sacrosanto mistero dell’altare… Ma oltre che ciò ci condurrebbe a troppo lunghe spiegazioni, io non voglio fare di ciò che un affare di buona fede; si è ad essa sola, che io mi rivolgo, e non voglio, che citarvi testualmente quasi senza commenti le parole medesime di Gesù Cristo, che dice essere l’Eucaristia Lui stesso, il suo corpo, il suo sangue, la sua carne. – Due volte egli parla dell’eucaristia nel Vangelo: La prima per prometterla (un anno circa avanti la sua passione), la seconda (la vigilia della sua passione), per instituirla, e compiere così la sua promessa.  – 1.° La prima parola è in S. Giovanni, al capo VI ; eccovela, la propongo al vostro buon senso. – « In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha la vita eterna. » Egli sulle primo esige fede alla sua parola; perché ciò che va a dire è il mistero più grande della fede. « Io sono il pane di vita… Io sono il pane vivo, che son disceso dal cielo: chi di un tal pane mangerà, vivrà eternamente. E il pane che io darò, ella é la carne mia per la salute del mondo [Notate questa parola: Gesù Cristo promette questo pane misterioso; ancora non lo dona; lo darà più tardi: « Il pane che io darò. » Non è dunque, come dicono i protestanti, una maniera figurata di parlare della dottrina che predicava, perché questa dottrina la donava; non si può promettere ciò che si è già donato, e ciò che si dona.] – I Giudei, ai quali egli parlava, dissero allora ciò che voi dite: Come può Egli dare la sua carne a mangiare? Come mai ciò può essere? — E non lo volevano credere. Osservate, come nostro Signor Gesù Cristo loro afferma di nuovo la sua presenza reale nel pane eucaristico. « In verità, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figliuolo dell’uomo, e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha la vita eterna; ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Imperocché la mia carne è veramente cibo, e il sangue mio veramente bevanda. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue sta in me, ed Io in lui. Chi di questo pane mangia, vivrà eternamente. » – Che ne dite? Non credete voi alla parola di Gesù Cristo stesso, che v’assicura, l’Eucaristia essere il suo corpo e il suo sangue con una chiarezza d’espressioni cosi forte e viva, che i protestanti cercano e ricercano invano da trecento anni, ed arrovellano il cervello per sottrarsi a questa evidenza? – 2.° Se questa prima parola di Gesù Cristo è chiara come la verità stessa, la seconda che è la parola medesima dell’istituzione dell’Eucaristia non lo è di meno. La vigilia della sua passione, nostro Signore, dopo la cena prende del pane tra le sue mani divine e venerabili, lo benedice, e lo presenta ai suoi apostoli dicendo: « Prendete e mangiatene tutti; perchè questo è il mio corpo. » – Non è ciò chiaro? « Questo, ciò che tengo in mano e che vi presento, è, che? il mio corpo. » Quindi concede ai suoi Apostoli, che furono i suoi primi preti, l’ordine ed il potere di fare ciò che egli ha fatto, aggiungendo queste parole : « E ogni qual volta farete ciò, lo farete in memoria di me: » cioè come io stesso or ora ho fatto. Uomini di buona fede udite e giudicate; questo è il mio corpo !!! – Per me, io vi dichiaro, questa sola parola mi basta, e non solamente essa è per me una prova sfolgorante della presenza di Gesù Cristo nella Eucaristia, ma essa mi prova d’una maniera non meno irrefragabile la sua divinità… Giammai un uomo disse, poté dire una simile cosai… Due osservazioni molto semplici vi faciliteranno inoltre la fede al mistero dell’Eucaristia. – 1.° Il corpo di Gesù Cristo nell’Eucaristia è in uno stato glorificato, soprannaturale, tutto differente dallo stato del corpo umano quale noi lo vediamo in questa vita. – Ciò, che era impossibile nello stato mortale terrestre e passibile, diventa possibile nello stato immortale, celeste, ed impassibile— Non si può dir dell’uno ciò, che si dice dell’altro. – Così il ferro, il rame, non possono prendere la forma dello stampo, quando sono nel loro stato ordinario. Esponeteli all’azione del fuoco, metteteli in fusione, nello stato di liquido: essi prenderanno facilmente questa forma. Questo cambiamento di stato rende possibile ciò che non lo era dapprima. — Lo stesso noi possiamo dire del corpo di nostro Signore nel Sacramento dell’altare. Quand’anche sì dimostrasse, che è assolutamente impossibile, che nello stato in cui l’abbiamo osservato, egli sia presente nei santo Sacramento, ciò non proverebbe l’impossibilità di sua presenza in uno stato nuovo e che sfugge alla nostra analisi. – 2.° La natura ci offre numerosi esempi di questo cambiamento, che vi pare impossibile, d’una sostanza in un’altra. Quello che colpisce di più è il nutrimento del corpo. Il pane che mangio è cambiato per l’opera misteriosa della digestione nel mio corpo, nella mia propria carne, e nel mio proprio sangue. La sostanza del pane è cambiata in quella del mio corpo. – Ciò che Dio opera ciascun giorno naturalmente in noi, perché non lo potrà operare in modo soprannaturale nel mistero dell’Eucaristia? Voi vedete dunque, che non è impossibile, che per la divina onnipotenza, il pane ed il vino siano cambiati sui nostri altari nella sostanza del corpo e del sangue di nostro Signor Gesù Cristo, e che la Chiesa insegnando la sua presenza reale nel santo Sacramento, non insegna, come lo pretendono alcuni ignoranti e sciocchi, un’assurdità, una cosa impossibile, e ripugnante alla ragione. – Ora come si opera quest’ammirabile prodigio? Io non so, ed i più grandi dottori non lo sanno più che gli altri. È il mistero della fede, il segreto di Dio. Ciò che sappiamo, è che esiste, e ciò basta. Per questa adorabile presenza Gesù Cristo, il Re delle anime, la vita dei cristiani, il capo della Chiesa, il rifugio dei peccatori, l’amorevole e dolce Salvatore, il consolatore di tutti i dolori, è incessantemente in mezzo a’ suoi figli… Dio, e uomo nello stesso tempo, è il vivo legame, che ci unisce a suo Padre, e al nostro Padre. Egli l’adora perfettamente, supplisce all’imperfezione dei nostri omaggi. Egli domanda misericordia per i continui peccati del mondo. – Egli è presente a tutte le umane generazioni, che ama e che egualmente salvò, per ricevere da ciascuna di esse sino alla fine del mondo l’omaggio delta fede, dell’adorazione, del culto e delle preghiere. Se il santo Sacramento è il mistero della fede, è pur anco, e molto più, il mistero dell’amore!… Crediamo, amiamo, ed adoriamo.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.