LA PREGHIERA DI CRISTO

La preghiera di Cristo

 (Martedì dopo la Domenica di Settuagesima)

“Abbà, Padre, se è possibile, passi da me questo calice! Padre mio! Tutto è possibile a Te! Prendi da me questo calice! … Tuttavia, non come voglio io, ma come vuoi Tu”.

Questa festa cade il Martedì dopo Settuagesima (Doppio maggiore). Il suo scopo è quello di ricordare la preghiera prolungata che Cristo ha offerto nel Getsemani a nostro favore, in preparazione per la sua Sacra Passione. L’Ufficio insiste sulla grande importanza della preghiera.

La festa è posta all’inizio della Quaresima per ricordarci che la stagione penitenziale è soprattutto un momento di preghiera.

“Egli è nell’arena dei suoi patimenti e sull’altare del suo olocausto che dobbiamo seguire, per ben comprenderlo, quest’uomo che si proclama il Figlio e l’Inviato di Dio. Colà noi invitiamo il fedele per commuoverlo, l’incredulo per convincerlo. – Noi loro additeremo una Vittima che spasima, e che muore; ma una Vittima, che spirando fra gli strazi, opera una quantità di tali prodigi accompagnati da circostanze cotanto straordinarie, che il Cristiano, che Lo adora, vi trova il fondamento più saldo della sua fede, e l’incredulo che lo bestemmia v’incontra, se ha fior di senno, i più possenti motivi di un pronto ritorno alla verità. – Ricordiamoci soltanto prima d’imprendere la lettura delle sofferenze e della morte del Salvatore, che era stato predetto in mille luoghi delle Scritture, che il Cristo sarebbe immolato per la gloria di Dio, per la salute degli uomini, e per lo stabilimento d’un nuovo culto, fondato sulla divinità della sua persona e sul merito del suo sacrificio. Ed è pur d’uopo di ricordarci che Gesù Cristo medesimo nel corso della sua vita e fino all’istante della sua morte verificò nella propria persona, tanto parzialmente che complessivamente, tutti gli oracoli degli antichi Profeti. – Ogni cosa era già disposta all’intero loro adempimento; e da parte dell’Eterno Padre che da oltre quattro mila anni aspettava una vittima che fosse degna di soddisfarlo; e da parte dell’Unico Figlio, che venendo al mondo, aveva offerto sé stesso per surrogare gl’inefficaci olocausti della Legge di Mose; e da parte del genere umano che sospirava il Redentore sì sovente predetto, figurato, promesso, preparato da tanti eventi, il cui sangue doveva riconciliare la terra col Cielo; finalmente, ci sia concesso il dirlo, da parte dell’inferno stesso che aveva di sfrenato contro del Cristo tutte le sue potenze. Era giunto il momento solenne. – Accompagnato da’ suoi undici Apostoli il Salvatore erasi recato al giardino di Getsemani, luogo solitario, che distendevasi sul pendìo del monte degli Olivi, separato soltanto da Gerusalemme mediante la valle di Giosafat, nel cui piano scorreva il torrente Cedron. La distanza che correva da Gerusalemme a questa montagna era appena di mille passi; di modo che in giorno di sabato e nelle feste solenni potevasi fare questo breve tragitto senza trasgressione della Legge. – Il villaggio di Getsemani, presso cui oravi il mentovato giardino, sorgeva sull’alto del colle, e di quivi come in anfiteatro si presentava allo sguardo la città ed il Tempio di Gerusalemme. – Giuda, che Lo tradiva, sapeva che Gesù usava di recarsi colà durante la notte coi suoi discepoli, per attender alla preghiera; ondeché può dirsi che il Figlio di Dio, invece di fuggire il traditore, lo precedeva come a luogo di convegno. Essendo imminente l’ora del combattimento, il Salvatore disse a’suoi discepoli: Trattenetevi qui, mentre io vado colà a pregare: pregate voi pure, affinché non entriate in tentazione. Distaccatosi poscia dagli altri, prese con sé Pietro, Giacomo, e Giovanni. Quando si trovò solo con essi, e si lasciò colpire dagli orrori della sua passione, cominciò a rattristarsi e a cadere in mestizia ed in abbattimento mortale. – L’anima mia, ei disse a’ suoi tre Apostoli, è afflitta sino alla morte, restate qui e vegliate con me. Poscia andato innanzi quanto sarebbe la gittata di un sasso, si prostrò per terra orando e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice: del resto sia fatta non la mia, ma la tua volontà. Egli è manifesto che un interiore e terribile contrasto sorse nella sua grand’anima. Essere da una parte, l’Innocenza medesima, il Figlio unico di Dio, il Re dell’universo, e dover tollerare tanti scherni, tanti oltraggi, e finire da ultimo su d’una croce obbrobriosa, quale avvilimento! Quale ignominia! Ma, dall’altro lato, salvare gli uomini suoi fratelli, soddisfare alla giustizia di Dio, qual consolazione! qual trionfo! Finita la sua preghiera, e ritornato presso i tre discepoli, li trovò addormentati. Disse dolcemente a Pietro: Simone, tu dormi? Così dunque non hai potuto vegliare un’ora con me? Vegliate ed orate, affinché non entriate nella tentazione. Lo spirito veramente è pronto, ma la carne è debole. Si allontanò poscia per la seconda volta, e orò dicendo: Padre mio, se non può questo calice passare, che io lo beva, sia fatta la tua volontà. E ritornato di nuovo presso i suoi discepoli, li trovò egualmente addormentati. Come mai far conto sulle consolazioni degli uomini! Voi soffrite, ed essi dormono! Lasciatili pertanto, andò una terza volta, e ripeté la medesima preghiera. Frattanto la tristezza, il terrore, l’angoscia mortale che volontariamente pativa il Salvatore alla vista delle imminenti torture di sua Passione lo fecero entrare in una violenta agonia, cosicché diede in un sudore di grosse gocce di sangue, le quali uscendo da tutto il suo corpo scorrevano fino a terra, che ne fu ben tosto inzuppata. – Un Angelo allora scese dal Cielo per confortarlo. Gesù accetta la croce, sottomettesi al sacrificio, il mondo è salvo. – Ecco quali sono le vere consolazioni del Cielo; esse non infrangono le nostre croci, ma ci tolgono la tentazione di rifiutarle. Dal momento in cui la sentenza pronunziata dal Padre fu accettata dal Figlio, più non si scorge nel Salvatore che intrepidità e coraggio; ma coraggio modesto, intrepidità tranquilla. Gesù alzatosi dall’orazione, accostassi un’ultima volta a’ suoi discepoli, e disse: su via dormite e riposatevi! Ecco è vicina l’ora, ed il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei peccatori. Alzatevi; andiamo incontro all’uomo che sta per tradirmi; è prossimo il suo arrivo.”

[da: Il Catechismo di Perseveranza dell’Abate J.-J. Gaume,Vol. 2, Torino 1881].

Qui di seguito c’è la spiegazione dell’Agonia di Nostro Signore, nel giardino, tratto da ‘La Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, secondo le rivelazioni della Beata Anna Caterina Emmerich.

Nell’orto degli Ulivi. L’angoscia mortale di Gesù

«Cristo Gesù, pur possedendo la natura divina, non pensò valersi della sua uguaglianza con Dio, ma annientò se stesso prendendo la natura di schiavo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umilò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte in croce…» (Filippesi II,6-8). Dopo l’istituzione del santissimo Sacramento, in cui Gesù aveva offerto se stesso immolato misticamente, il Signore e gli apostoli intonarono un canto di ringraziamento e lasciarono il cenacolo. Nel vestibolo incontrarono Maria, la Madre di Gesù, con Maria figlia di Cleofa e Maria Maddalena. Le pie donne esortarono il Signore a non recarsi nell’orto degli Ulivi per ché correva voce sulla sua cattura. Ma Gesù le confortò e lasciò il cenacolo, dirigendosi verso il monte degli Ulivi. Compresi che la sua anima era profondamente turbata. Attraversando la valle di Giosafat, Gesù parlò agli apostoli metaforicamente, ma essi non capirono e attribuirono alla stanchezza quel modo strano di esprimersi. – Quando giunsero al monte degli Ulivi era già notte. La luna, benché non fosse ancora piena, illuminava tutta la montagna e rifletteva la sua luce sul volto di Gesù e degli apostoli. Con aria afflitta il Signore disse: «Questa notte sarete indignati con me e vi disperderete, poi ché è scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore si disperde ranno”… Ma quando sarò risuscitato vi precederò in Galilea». – Gli apostoli, che da quando avevano ricevuto il santo Sacramento vivevano la pace dello spirito, si strinsero affettuosamente attorno a Lui e Lo rassicurarono della propria fedeltà. Pietro intervenne più di tutti gli altri: «Se anche tutti si scandalizzassero, io non ti lascerà mai, Signore!». Con il volto afflitto Gesù gli predisse: «In verità, in verità ti dico che questa notte stessa, prima ancora che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Ma Pietro non si diede per vinto e replicò: «Dovessi morire con te, Signore, non ti rinnegherò mai!’». Così ribadirono pure tutti gli altri. – Attraversarono un ponte sul torrente Cedron e si fermarono nel giardino del Getsemani. Era questo un luogo adatto alla meditazione e alla preghiera; qualche volta veniva anche utilizzato dalle persone prive di un proprio giardino per organizzarvi feste e banchetti. – Il Getsemani è ampio, circondato da una siepe, pieno di alberi e di fiori. Vidi anche alcune capanne di frasche. Gli apostoli avevano la chiave del giardino. Nelle notti precedenti Gesù vi si era ritirato con i suoi apostoli per istruirli circa la scienza divina; quella notte, però, scelse di pregare solo nell’orto degli Ulivi, che è lì vicino, cinto da un muro. Il Signore lasciò otto apostoli all’ingresso del Getsemani e portò con sé soltanto i prediletti: Pietro, Giacomo e Giovanni. Giunto nell’angolo più incolto dell’orto interno, in cui si trovano piccole grotte e molti ulivi, Gesù di venne molto triste perché sentì vicina la sua ora. L’angoscia di quel momento si rispecchiava chiaramente sul suo volto. Allora Giovanni gli domandò perplesso: «Signore, come mai sei così triste, tu che ci hai sempre dato conforto e coraggio e ci hai consolato nei tempi peggiori?».

 “La mia anima è triste fino alla morte.”

Egli gli rispose: «La mia anima è triste fino a morire!» Guardandosi intorno vide avanzarsi nubi cariche d’immagini orrende: erano le tentazioni della vicina prova. La sua passione spirituale stava per avere inizio. Prima di ritirarsi nella solitudine orante, Gesù disse ai tre: «Mentre io vado a pregare nel luogo che ho scelto, resta te qui e vegliate: pregate per non cadere nella tentazione. Ricordate che lo spirito è pronto, ma la carne è debole!». Così dicendo, nella sua sconfinata angoscia interiore, Gesù scese per un piccolo sentiero ed entrò in una grotta profonda sei piedi. Vidi spaventose figure affollare minacciose la stretta caverna dove il Signore si era ritirato a pregare. – Fu qui, ai piedi del monte degli Ulivi, che Adamo ed Eva piansero disperati il loro peccato. Vidi i nostri progenitori nello stesso luogo in cui Gesù depose la sua divinità nelle mani della santissima Trinità, affidando la sua innocente umanità alla giustizia di Dio. Con questo sublime atto di carità il Redentore si donava interamente al Padre quale vittima riparatrice dei nostri peccati. – Tutte le colpe del mondo, commesse dall’uomo fin dal la sua prima caduta, gli apparvero a miriadi nella loro completa mostruosità. Nella sua sconfinata angoscia, Gesù supplicò il Padre celeste di perdonare i pensieri malvagi e le offese degli uomini, offrendogli in cambio la sua suprema espiazione. La grotta si era affollata di forme spaventose, immagini delle passioni, dei vizi e delle malvagità del genere umano. Vidi il Redentore abbandonarsi alla sua natura umana e prendere sopra di sé le nefandezze del mondo. Era su dato, stremato e angosciato di fronte agli innumerevoli peccati che Satana continuava a mostrargli come sue conquiste, mentre gli diceva: «Come?!… Anche questo vuoi prendere sopra di te e sopportarne la pena?». La sua umanità stava già per soccombere sotto l’enorme peso dei nostri peccati, quando un solco di luce chiarissima scese dal cielo, da oriente. Erano le schiere angeliche del paradiso inviate dal Padre celeste per infondere rinnovato vigore al suo Figlio divino. Gesù era al limite del le sofferenze spirituali, il peso delle colpe umane continuava a gravare immensamente su di lui e a causargli dolori atroci, mentre gli spiriti malvagi lo deridevano e i demoni gli facevano sentire la loro orribile voce. Infine, nonostante le spaventose visioni, rincuorato dagli angeli, Gesù misericordioso seppe accogliere tutto su di sé. Egli amò immensamente Dio e anche gli uomini, vittime delle loro stesse passioni. – Il demonio ignorava che Gesù fosse il Figlio di Dio; credendolo soltanto un uomo giusto, lo tentò in tutti i modi come già aveva fatto nel deserto. Satana lasciò scorrere’dinanzi alla santa anima del Signore le sue opere di carità facendole apparire come colpe contro il mondo e contro Dio. Tentò di dimostrargli che esse non sarebbero valse a nulla e non erano state adatte a soddisfare la giustizia divina, anzi erano state causa di scandalo e di rovina per molti. – Come un arguto fariseo, Satana gli rimproverò le mancanze e gli scandali che avevano suscitato i suoi apostoli e i discepoli, i disordini che essi avevano provocato abolendo le antiche usanze e, tra l’altro, incolpò Gesù di aver causato la strage degli innocenti e una vita di tribolazioni ai suoi genitori. Inoltre l’accusò di essersi rifiutato di operare diverse guarigioni e di non aver salvato Giovanni Battista, e così continuò a lungo. Gesù era rimasto perseverante nell’orazione, pur continuando a sudare con tremiti convulsi. Egli aveva lasciato prevalere la sua infinita misericordia permettendo al demonio di fargli soffrire le pene dei comuni mortali, in particolare dei giusti, i quali in punto di morte dubitano per fino delle loro sante opere. Atterrito dall’immensa ingratitudine degli uomini verso Dio, il Signore sentì piagare la sua anima e cadde in un violento dolore; allora si alzò e rivolse la sua pena al Padre:

 “Abbà, Padre, se è possibile, allontana questo calice da me.”

«Abbà, Padre mio, se puoi, allontana da me quest’amaro calice!». Ma subito soggiunse: «Sia fatta, però, non la mia, ma la tua volontà!». Sebbene la sua volontà e quella del Padre fossero strettamente congiunte, la natura umana di Gesù tremava di fronte alla morte. Lo vidi sfigurato in volto e le sue labbra erano livide. Barcollando, uscì dalla grotta e si diresse verso i tre apostoli che aveva lasciato fuori. Vedendoli addormentati, il Signore, estenuato e sopraffatto dalla tristezza, incespicò e cadde vicino a loro. Ancora circondato dalle tremende visioni, rialzandosi lentamente, Gesù disse: «Perché dormite? Non potete vegliare nemmeno un’ora? ». I tre, che frattanto si erano svegliati e si erano levati in fretta, vedendo il Signore trafelato e madido di sudore, sta vano per chiamare gli altri apostoli, ma Gesù fermò Pietro dicendo: «Non chiamare gli altri, non voglio che mi vedano in queste condizioni, dubiterebbero di me e cadrebbero in tentazione. Ma voi che avete veduto il Figlio dell’uomo nello splendore, potete pure vederlo nell’oscurità e nell’abbandono. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è sveglio, ma la carne è debole e inferma». Gesù non ignorava che anche i suoi amati apostoli erano caduti in preda all’angoscia e alla paura. Allora parlò loro con amorevole tristezza, mettendoli al corrente circa la dura lotta della natura umana contro la morte. Dopo un quarto d’ora fece di nuovo ritorno alla grotta. Erano quasi le undici di notte. I tre apostoli, afflitti, si chiedevano: «Cosa gli accade per essere così smarrito?». Si coprirono la testa e si misero a pregare. – Frattanto, nella notte silenziosa di Gerusalemme, Ma ria santissima, Maria Maddalena, Maria figlia di Cleofa, Maria Salomè e Salomè avevano lasciato il cenacolo e si erano recate a casa di Maria, la madre di Marco. Tutte erano molto preoccupate per la sorte di Gesù, in modo particolare Maria santissima, la quale non dubitava più sul tradimento di Giuda. Con il cuore colmo d’amara tristezza, Gesù dunque era ritornato nella grotta. Si gettò col viso al suolo e, con le braccia distese, pregò il Padre in cielo. – Allora gli angeli consolatori gli mostrarono l’immagine beata dei nostri progenitori nello stato di santa innocenza, ossia quando Dio dimorava ancora nel loro cuore, facendogli vedere come la loro caduta l’avesse deturpata. – In tale contesto il Salvatore vide le indicibili sofferenze che la sua anima avrebbe dovuto superare per redimere l’uomo dal peccato d’origine, causa di tutti i patimenti. Gli angeli gli fecero notare che l’unica natura umana esente dal peccato era quella del Figlio di Dio, il quale per prendere sopra di sé il debito dell’intera umanità doveva superare la ripugnanza umana per la sofferenza e la morte.

 Gesù vede i peccati del mondo in tutta la loro bruttezza.

La sua santa anima vide le pene future che sarebbero gravate sugli apostoli, sui discepoli e sui santi martiri. La crescita della Chiesa tra ombre e luci, le eresie, gli scismi e tutte le forme di vanità e le colpe scandalose del clero. La tiepidezza e la malvagità di numerosi sedicenti cristiani. E ancora: la desolazione del regno di Dio sulla terra e le or rende raffigurazioni dell’ingratitudine e degli abusi degli uomini. Con il suo martirio egli avrebbe instaurato nel mondo il precetto salvifico dell’amore e sarebbe stato il Salvatore divino per quanti, nei secoli, avrebbero voluto sfuggire alle fiamme dell’inferno e avvicinarsi alla luce beatifica di Dio. – L’umanità, corrotta dal peccato, che Lui si preparava a riscattare col proprio tributo di sofferenze indicibili, si sarebbe potuta salvare solo alla sequela della sua imitazione. Era quindi necessario che Egli bevesse quest’amaro calice per trasfigurarsi nella “verità”, nella “porta” e nella “via” al Padre. – Vidi Gesù versare lacrime di sangue di fronte all’immane ingratitudine degli uomini; per quelle moltitudini che l’avrebbero odiato e si sarebbero rifiutate di portare la croce con lui. Egli pativa affinché la sua Chiesa fosse fondata sulla roccia, contro la quale le porte dell’inferno non avrebbero prevalso. – Ecco perché il demonio per provocano gli aveva detto: «Vuoi davvero soffrire per questa massa d’ingrati?». Con forte dolore, vidi una fitta schiera di nemici del mio Sposo divino mossi dal fanatismo, dall’idolatria e dall’odio contro la Chiesa: ciechi, paralitici, sordi, muti e persino fanciulli. Ciechi che non volevano vedere la verità, paralitici che con la verità non volevano camminare, muti per ché si rifiutavano di trasmetterla agli altri e sordi perché rifiutavano di ascoltare le ammonizioni di Dio. I fanciulli crescevano insensibili alle cose divine, istruiti dai genitori e dai maestri alla vana sapienza del mondo. Questi mi fecero maggior compassione perché erano stati oggetto del massimo amore di Gesù. Non potrei mai finire se volessi raccontare tutti gli oltraggi fatti a Gesù, dai sacerdoti indegni, nel santissimo Sacramento… Vidi gli angeli che seguivano con il dito le diverse immagini che essi stessi producevano, ma non udivo quel che dicevano; compresi solo che avevano molta compassione per le sofferenze del Signore. Le sofferenze interiori di Gesù, per tali orribili peccati e concupiscenze, furono così intense che il suo corpo versò fiotti di sangue. – Nello stesso tempo vidi la Vergine Maria patire a sua volta l’agonia spirituale del Figlio. La Madre di Gesù si trovava ancora nel giardino di Maria di Marco e veniva con solata dalle pie donne, particolarmente dalla padrona di casa e dalla fedele Maria Maddalena. Perse più volte i sensi mentre sollevava le mani imploranti verso il Getsemani. – Anche Gesù, con molto trasporto, contemplava nello spirito le pene della sua santa Madre. Fu una visione intensa e molto commovente. Gli Otto apostoli, sbigottiti e afflitti dal dubbio, teme vano per la sorte di Gesù e per la loro. Essi si chiedevano: «Che faremo, se il Maestro verrà arrestato e morirà? Abbiamo rinunciato a tutto per seguirlo e adesso siamo poveri ed esposti al ridicolo. Forse abbiamo sbagliato affidandoci completamente a lui». Fu così che gli apostoli entrarono in tentazione e si misero a cercare un nascondiglio. Anche i discepoli furono assaliti da un grande sconforto e andavano in giro per Gerusalemme con l’intento di apprendere qualche notizia in torno alla sorte del Redentore. – Mancava poco alla mezzanotte. Gesù continuava l’intimo colloquio con il Padre celeste, allorché si aprì la terra sotto di lui e si trovò all’improvviso su un sentiero luminoso che scendeva nel limbo. Il Maestro divino scorse Adamo ed Eva, gli antichi patriarchi, i profeti e i giusti, i genitori di sua Madre, Giovanni Battista e una moltitudine di sacerdoti, di martiri, di beati e di santi della futura Chiesa. Tutti avevano il capo cinto dalle corone del santo trionfo, conseguite grazie alle sofferenze patite e alla perseverante lotta contro il male. Lo splendore ditale trionfo era legato unicamente ai meriti della sua prossima passione. Essi lo circondarono, esortandolo a compiere il sacrificio del suo sangue, sorgente di redenzione e di vita spirituale per tutti gli uomini di buona volontà. Questa visione rinvigorì Gesù che stava soggiacendo all’abbattimento umano. Dopo quelle confortanti scene, gli angeli gli mostrarono in tutti i particolari la passione che avrebbe subito tra poco. Quando il divino sofferente si vide inchiodato sulla croce completamente nudo per espiare l’impudicizia degli uomini, pregò fervorosamente il Padre di risparmiargli quell’immane umiliazione. Questa preghiera sarebbe stata esaudita per l’intervento di un uomo pietoso che l’avrebbe coperto. -Dopo la visione del suo martirio sulla croce anche gli angeli lo abbandonarono. Egli cadde a terra sfinito come se fosse moribondo: il suo corpo era agonizzante e in preda a un tremito convulso. Vidi la grotta illuminata da tenui raggi lunari. – All’improvviso un’altra luce illuminò la grotta: era un angelo inviato da Dio, indossava abiti sacerdotali e aveva nelle mani un piccolo calice. Senza discendere al suolo, la creatura celeste accostò il calice alle labbra di Gesù e, ciò fatto, disparve. Così il Signore aveva accettato il calice delle sue pene, dal quale ne trasse straordinarie energie. Restò ancora per alcuni minuti in atto di gratitudine verso il Padre celeste, poi si rialzò, si asciugò il volto con un sudario e fece ritorno dagli apostoli. Quando Gesù uscì dal la grotta, vidi la sua faccia pallidissima e spettrale: destava profonda compassione; notai però che il suo passo era diritto. La luce lunare e lo splendore delle stelle mi apparvero molto più naturali. Pietro, Giacomo e Giovanni, spossati dall’angoscia, era no caduti di nuovo nel torpore e si erano assopiti con la te sta coperta.

 “Non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?”

Gesù, pieno di amarezza, li chiamò ancora una volta e disse loro che non era il momento di dormire ma di pregare, perché l’ora della verità era venuta. Li avvertì che egli si sarebbe consegnato ai suoi nemici senza opporre resistenza; chiese che assistessero sua Madre ed ebbe parole di compassione per il traditore. Ma Pietro gridò: «Noi ti difenderemo, vado a chiamare gli altri!». Gesù lo fermò e gli fece segno di guardare nella valle,dall’altra parte del torrente Cedron, dove una masnada di armati si avvicinava alla luce di una lanterna.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.