MESSA DELL’EPIFANIA

adoration_of_the_magi_giuseppe_peroni

Introitus

Malach III:1; 1 Par XXIX:1

Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium.

Ps LXXI:1 Deus, judícium tuum Regi da: et justítiam tuam Fílio Regis. V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in saecula saeculórum. Amen Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium

[Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero. Ps 71:1 – O Dio, concedi al re il tuo giudizio, e la tua giustizia al figlio del re. V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. R. Come era nel principio è ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero.]

Orémus.

Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum géntibus stella duce revelásti: concéde propítius; ut, qui jam te ex fide cognóvimus, usque ad contemplándam spéciem tuæ celsitúdinis perducámur.

[O Dio, che oggi rivelasti alle genti il tuo Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che, dopo averti conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplare lo splendore della tua maestà.]

Lectio Léctio Isaíæ Prophétæ. Is LX:1-6

Surge, illumináre, Jerúsalem: quia venit lumen tuum, et glória Dómini super te orta est. Quia ecce, ténebræ opérient terram et caligo pópulos: super te autem oriétur Dóminus, et glória ejus in te vidébitur. Et ambulábunt gentes in lúmine tuo, et reges in splendóre ortus tui. Leva in circúitu óculos tuos, et vide: omnes isti congregáti sunt, venérunt tibi: fílii tui de longe vénient, et fíliæ tuæ de látere surgent. Tunc vidébis et áfflues, mirábitur et dilatábitur cor tuum, quando convérsa fúerit ad te multitúdo maris, fortitúdo géntium vénerit tibi. Inundátio camelórum opériet te dromedárii Mádian et Epha: omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes.

[Lettura del Profeta Isaia: Sorgi, o Gerusalemme, sii raggiante: poiché la tua luce è venuta, e la gloria del Signore è spuntata sopra di te. Mentre le tenebre si estendono sulla terra e le ombre sui popoli: ecco che su di te spunta l’aurora del Signore e in te si manifesta la sua gloria. Alla tua luce cammineranno le genti, e i re alla luce della tua aurora. Leva gli occhi e guarda intorno a te: tutti costoro si sono riuniti per venire a te: da lontano verranno i tuoi figli, e le tue figlie sorgeranno da ogni lato. Quando vedrai ciò sarai raggiante, il tuo cuore si dilaterà e si commuoverà: perché verso di te affluiranno i tesori del mare e a te verranno i beni dei popoli. Sarai inondata da una moltitudine di cammelli, dai dromedarii di Madian e di Efa: verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore.]

Graduale

Isa LX:6; LX:1 Omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes. V. Surge et illumináre, Jerúsalem: quia glória Dómini super te orta est. Allelúja, allelúja [Verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore. Sorgi, o Gerusalemme, e sii raggiante: poiché la gloria del Signore è spuntata sopra di te. Allelúia, allelúia.]

Alleluja

Matt II:2. Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum. Allelúja.

[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni per adorare il Signore. Alleluja.

Evangelium

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaeum

Gloria tibi, Domine!

Matt II:1-12

Cum natus esset Jesus in Béthlehem Juda in diébus Heródis regis, ecce, Magi ab Oriénte venerunt Jerosólymam, dicéntes: Ubi est, qui natus est rex Judæórum? Vidimus enim stellam ejus in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Audiens autem Heródes rex, turbatus est, et omnis Jerosólyma cum illo. Et cóngregans omnes principes sacerdotum et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nasceretur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Judae: sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Juda, nequaquam mínima es in princípibus Juda; ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israel. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et mittens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce, stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens staret supra, ubi erat Puer. Vidéntes autem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre ejus, hic genuflectitur ei procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham. Et re sponso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem, per aliam viam revérsi sunt in regiónem suam,

[Seguito ✠ del Santo Vangelo secondo Matteo. R. Gloria a Te, o Signore! Matt II:1-12

Nato Gesú, in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco arrivare dei Magi dall’Oriente, dicendo: Dov’è nato il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva sapere da loro dove doveva nascere Cristo. E questi gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché cosí è stato scritto dal Profeta: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i príncipi di Giuda: poiché da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, si informò minutamente circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e cercate diligentemente il bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono: ed ecco che la stella che avevano già vista ad Oriente li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre qui ci si inginocchia e prostratisi, lo adorarono. E aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non passare da Erode, tornarono al loro paese per un altra strada. – Lode a Te, o Cristo.]

Sermone di san Leone Papa

Sermone 2 sull’Epifania

Gioite nel Signore, o dilettissimi, di nuovo dico, gioite: perché dopo breve intervallo di tempo dalla solennità della Nascita di Cristo, risplende la festa della sua manifestazione: e colui che in quel giorno la Vergine diede alla luce, il mondo l’ha riconosciuto quest’oggi. Infatti il Verbo fatto uomo dispose il suo ingresso nel mondo in tal maniera, che il bambino Gesù fu manifestato ai credenti e occultato ai suoi persecutori. Fin d’all’ora dunque «i cieli proclamarono la gloria di Dio, e il suono della verità si sparse per tutta la terra» (Ps. 18,1), quando una schiera d’Angeli apparve ai pastori per annunziare loro la nascita del Salvatore, e una stella fu di guida ai Magi per venire ad adorarlo; affinché dall’oriente fino all’occidente risplendesse la venuta del vero Re, perché così i regni d’Oriente appresero dai Magi gli elementi della fede, ed essi non rimasero nascosti all’impero Romano. – Poiché anche la crudeltà d’Erode, che voleva soffocare in sul nascere il Re che gli era sospetto, serviva, a sua insaputa, a questa diffusione della fede; ché, mentre intento a un atroce delitto perseguitava, con un massacro generale di bambini, l’ignoto bambino, ovunque più solennemente si spargeva la fama della nascita annunziata dal dominatore del cielo, rendendola più pronta e più atta alla divulgazione, e la novità d’un segno nuovo nel cielo e l’empietà del crudelissimo persecutore. Allora pertanto il Salvatore fu portato anche in Egitto, affinché questo popolo, in preda a vecchi errori, fosse preparato, con una grazia secreta, a ricevere la sua prossima salute; e affinché, prima ancora d’aver bandito dall’animo la superstizione, ricevesse già ospite la stessa verità. – Riconosciamo dunque, o dilettissimi, nei Magi adoratori di Cristo, le primizie della nostra vocazione e della nostra fede; e con animo esultante celebriamo i princìpi di questa beata speranza. Poiché fin d’allora cominciammo ad entrare nell’eterna eredità: fin d’allora ci si scoprirono i passi misteriosi della Scrittura intorno a Cristo; e la verità, che la cecità dei Giudei non accolse, sparse la sua luce in tutte le nazioni. Onoriamo dunque questo santissimo giorno in cui l’Autore della nostra salute s’è fatto conoscere: e quello che i Magi adorarono bambino nella culla, noi adoriamolo onnipotente nei cieli. E come quelli coi loro tesori offrirono al Signore dei mistici doni, così ancor noi sappiamo cavare dai nostri cuori dei doni degni di Dio.

Omelia di san Gregorio Papa

Omelia 10 sul Vangelo

Come avete udito, fratelli carissimi, nella lettura del Vangelo, un re della terra si turba alla nascita del Re del cielo: ciò perché ogni grandezza terrena rimane confusa allorché si manifesta la grandezza del cielo. Ma noi dobbiamo cercare perché, alla nascita del Redentore, un Angelo apparve ai pastori nella Giudea, mentre non un Angelo, ma una stella condusse i Magi d’Oriente ad adorarlo. Perché cioè i Giudei, servendosi della ragione per conoscerlo, era giusto che lo annunziasse loro una creatura ragionevole, vale a dire, un Angelo: mentre invece i Gentili, perché non sapevano servirsi della ragione, vennero condotti a conoscere il Signore non per mezzo d’una voce, ma con dei segni. Onde anche Paolo dice: «Le profezie sono date ai fedeli e non agl’infedeli; i segni al contrario agl’infedeli e non ai fedeli» (1Cor. 14,22). E così a quelli son date le profezie, perché erano fedeli, non già infedeli; e a questi sono dati i segni, perché erano infedeli, e non fedeli. – Ed è a notare, che allorquando il nostro Redentore sarà giunto all’età d’uomo perfetto, gli Apostoli lo predicheranno agli stessi Gentili, mentre bambino e non ancora capace di parlare con gli organi corporali, una stella lo annunzia alla Gentilità: ciò senza dubbio perché l’ordine della ragione richiedeva che fossero dei predicatori che parlassero per farci conoscere il Signore, quando lui stesso avesse parlato, e che dei muti elementi l’annunziassero quando egli non parlava ancora. Ma in tutti i prodigi che apparvero sia alla nascita del Signore, sia alla morte di lui, noi dobbiamo considerare quale fu la durezza di cuore di quei Giudei, i quali non lo riconobbero né al dono della profezia, né ai suoi miracoli. – Tutti infatti gli elementi resero testimonianza alla venuta del loro autore. E per parlare di essi secondo il linguaggio umano: i cieli lo riconobbero Dio, perché inviarono subito la stella. Lo riconobbe il mare, perché sotto i suoi piedi si dimostrò traversabile. Lo riconobbe la terra, perché tremò alla morte di lui. Lo riconobbe il sole, perché nascose la luce dei suoi raggi. Lo riconobbero i sassi e le pareti, perché al momento della sua morte si spezzarono. Lo riconobbe l’inferno, perché restituì i morti che teneva. E tuttavia, colui che tutti gli insensibili elementi riconobbero per Signore, i cuori degli infedeli Giudei ancora non lo riconoscono per Dio, e, più duri dei sassi, non si vogliono aprire al pentimento.

Omelia di S.S. Gregorio XVII per

EPIFANIA (1977)

Parrebbe, cari fedeli, che l’odierna solennità sia destinata soltanto a ricordare il fatto della venuta dei Magi, che avete sentito raccontare ora nella lettura del Santo Vangelo (Mt II, 1-12), ma non è così. Questa solennità ha un respiro molto più ampio, e questo respiro molto più ampio ci è indicato dalle letture che hanno preceduto quella del Vangelo. – Ma quello che impressiona è il cantico – perché in realtà è un cantico -, che abbiamo sentito leggere nella prima lettura ed è tolto dal cap. LX del profeta Isaia (vv. 1-6). Questo capitolo ha un andamento non solo poetico, ma trionfale, ed è questo che dobbiamo cogliere ed è questo che ci dà la dimensione forse più profonda di questa solennità. Cosa dice Isaia in quel cantico? Dice questo: rinnova la promessa contenuta già nel cap. 54 della stessa profezia del ritorno dall’esilio che doveva ancora accadere – sarebbe accaduto quasi tre secoli dopo -, dall’esilio babilonese, e pertanto canta la ricostruzione di Gerusalemme. Ma come è solito nella letteratura tanto del Vecchio quanto del Nuovo Testamento, dal fatto contingente nel tempo l’agiografo si leva alla considerazione universale e dalla Gerusalemme materiale, capitale della Palestina, sorge contemplare un’altra Gerusalemme, un’altra città, un altro regno. La chiama Gerusalemme, ma in senso figurato, che aduna tutto il mondo, che porta tutto il mondo, da tutte le genti, con tutte le lingue, con tutti i canti, verso Colui che deve venire. Cioè la prima lettura ci dice questo: che l’Epifania, manifestazione globale di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, è anche e soprattutto la vocazione di tutte le genti alla fede, cioè la chiamata delle genti a Gesù Cristo. Ed è questo il punto sul quale io voglio attirare la vostra attenzione. – La chiamata di tutte le genti costituisce un mistero, e ve ne accorgerete da quello che sto per dire. Ed un mistero sotto diversi aspetti. Anzitutto la chiamata di tutte le genti non significa la connversione di tutte le genti, per la ragione che Dio chiama, ma lascia liberi, perché rispetta la libertà che ha donato; è coerente Iddio, non lo siamo noi, generalmente, ma Lui sì. Rispetta questa libertà, che è il fondamento del valore personale, del merito personale dell’uomo. Pertanto chiamata universale non significa cammino universale, anche se questo cammino universale è adombrato nel cantico di Isaia. Chiamata delle genti: noi restiamo un po’ sopra pensiero, perché ne vediamo molte riottose, ne vediamo molte poco fedeli, ne vediamo molte ancora nelle tenebre. Sì, il Vangelo è annunziato fino agli estremi della terra – tant’è vero che il giorno di Natale è sentito da tutto il mondo, cristiani e non cristiani -, ma le cose non sono così completamente perfette e limpide. Questa chiamata delle genti lascia il cielo coperto, soltanto si vede qua e là qualche sprazzo di sereno e questo è un mistero per noi, ma non tanto. Perché? Per questo motivo: nella Sacra Scrittura è asserito che Dio vuole salvi tutti gli uomini (cfr. I Tim II, 4) e non vuole che alcuno di essi perisca. – Questo è quello che vuole Dio: desiderio divino, ma non desiderio tale da pigliar per il collo gli uomini. Però indica che Dio da parte Sua fa tutto perché tutti gli uomini siano salvi. Ed è proprio da quest’affermazione della Sacra Scrittura che la dottrina cattolica ha derivato un’affermazione dottrinale certa e che non può essere messa in dubbio: che Dio dà a tutti gli uomini la grazia necessaria per salvarsi. È questo il mistero: come, quando, in che modo noi non lo constatiamo; lo sappiamo, perché l’ha detto, ma non lo constatiamo. E a questo punto sul margine del corpo visibile, societario, gerarchico della Chiesa siamo obbligati a spaziare sul mare immenso di cui non conosciamo i confini, cioè sulla moltitudine di quegli uomini che furono, che sono e che saranno e che attraverso un filo sottile e segreto, non iscritto nei fatti esterni e umani, Dio chiama a sé, ne ascolta anche la più piccola risposta affermativa data nel semplice ordine naturale, la accoglie e porta a perfezione, compiendo Lui, al di la della constatazione esterna, quanto occorre perché si abbia l’atto di fede esplicita nei misteri principali della Trinità e dell’Incarnazione ed implicita su tutto il rimanente corpo rivelato e perché si abbia l’atto di adesione a Dio, e attraverso questo atto di fede e di amore possa avvenire la salvezza. Badate che questo mare va all’infinito. Chi lo può contare? E il mistero di Dio! Non è un mistero nel fatto che esiste, è un mistero nel modo per cui si realizza. Per cui la famiglia di Dio non è larga quanto è compresa negli annuari. No, molto di quelli che sono compresi negli annuari della Chiesa ci sono ben poco e alcuni che sembrano esserci e scritti a caratteri anche a rilievo non ci sono affatto, perché hanno perduta la fede e l’hanno corrotta; e senza fede, che è adesione alla verità certa, è impossibile – parlo con le parole della Scrittura -, è impossibile piacere a Dio (cfr. Eb XI,6). Ma i confini del Regno di Dio veramente si estendono su tutta la terra, e noi, che qualche volta possiamo essere colti da un pensiero di superbia, come ad essere i privilegiati, i vicini, i carismatici, noi dobbiamo umilmente riconoscere che al di là del cerchio visivo dei nostri poveri occhi esistono tante altre anime che piacciono a Dio, che sono sulla via della salvezza. Ne esistono anche tante che hanno detto di no e diranno di no. Ci saranno giusti e ci saranno reprobi all’ultimo giudizio di Dio – ce lo dice il Vangelo -, ma ci sono tanti altri che dicono di sì. Dio non concede a noi per ragioni Sue, che forse in parte possiamo intuire, di avere la visione dettagliata di questo stupendo e trionfale accorrere da tutte le genti a Cristo Redentore, al Verbo di Dio incarnato, ma sappiamo che c’è ed è questo che rende grande il giorno della Epifania del Signore festa. Io consiglierei alle medesime di studiarsi meglio il catechismo e la Sacra Scrittura, perché forse capirebbero quello che non hanno mai capito. E l’augurio che faccio a loro e, se qui dentro ci fosse qualcuno che avrebbe bisogno di questo augurio, lo faccio anche a lui!

Credo …

 

Antif. All’Offertorio

Orémus Ps LXXI:10-11 Reges Tharsis, et ínsulæ múnera ófferent: reges Arabum et Saba dona addúcent: et adorábunt eum omnes reges terræ, omnes gentes sérvient ei.

[I re di Tharsis e le genti offriranno i doni: i re degli Arabi e di Saba gli porteranno regali: e l’adoreranno tutti i re della terra: e tutte le genti gli saranno soggette.]

Secreta

Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, dona propítius intuere: quibus non jam aurum, thus et myrrha profertur; sed quod eisdem munéribus declarátur, immolátur et súmitur, Jesus Christus, fílius tuus, Dóminus noster: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

[Guarda benigno, o Signore, Te ne preghiamo, alle offerte della tua Chiesa, con le quali non si offre più oro, incenso e mirra, bensì Colui stesso che, mediante le medesime, è rappresentato, offerto e ricevuto: Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore: Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. R. Amen.]

Communio

Matt II:2 Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum.

[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni ad adorare il Signore.]

Postcommunio

S. Dóminus vobíscum. R. Et cum spíritu tuo. Orémus. Præsta, quaesumus, omnípotens Deus: ut, quæ sollémni celebrámus officio, purificátæ mentis intellegéntia consequámur. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. R. Amen.

[V. Il Signore sia con voi. R. E con il tuo spirito. Preghiamo. Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che i misteri oggi solennemente celebrati, li comprendiamo con l’intelligenza di uno spirito purificato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. R. Amen.]