J.-J. GAUME: IL SEGNO DELLA CROCE [lett. 20-21]

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LETTERA VENTESIMA.

16 dicembre.

Nobilitato l’uomo, arricchito e protetto dal segno della croce, qual cosa mai gli manca per raggiungere felicemente lo scopo del suo pellegrinaggio? È mestieri che egli trovi una guida, che lo meni. – Come l’Arcangelo Raffaele, inviato per accompagnare il giovane Tobia nel lungo suo viaggio, così il segno della croce presenta ed offre a tutti noi, come ad amico, Io stesso ministero. Tal’è l’ultimo punto di vista, sotto il quale noi considereremo il segno della croce.

Viaggiatori pel Cielo, il segno della croce è una guida che ci accompagna.

La notte è al mezzo del suo corso, il tuono rimbomba da per tutto, la pioggia vien giù a torrenti, le bestie feroci spaventate sortono dal fondo delle loro tane, e corrono incerte in tutte le direzioni, e non le si vedono che nel lume del baleno. Solo, tu sei nel mezzo della tua Foresta Nera, tale com’essa era ai tempi di Cesare, immensa, orribile, senza vie e sentieri, deserta di abitazioni, vasto ricetto de’ grandi orsi della Germania, che impaurivano i Romani fin sopra gl’inaccessibili gradini del Colosseo. Senti tu il bisogno di una guida caritatevole, che, postasi a te dal lato, ti rassicuri con la sua presenza, e, datati la mano, ti conduca sano e salvo nel mezzo della tua cara famiglia? – Debole immagine è questa della realtà! La Foresta Nera è il mondo; la tempesta con le sue tenebre, con i suoi fulmini, i pericoli, e gli spaventi che produce, è la vita. Ove sono? dove vado io? qual cammino è da prendere ? Questa è la prima questione, che l’uomo a sé stesso muove nel mezzo di questa notte piena di agonie. La risposta non si fa attendere; dessa è tutta intera nel segno della croce. Ecco ragione perché la Chiesa, piena di sollecitudine per l’uomo, glielo insegna fin dalla culla, e questo segno, interpretato dalla parola materna, dissipa tutte le tenebre, illumina il cammino, orienta la vita. – « Venuto da Dio, dice questo segno all’uomo, tu tornerai a Dio: immagine come sei di Dio, ch’è amore, tu devi tornare a Lui per l’amore. L’amore contiene il ricordo, e l’imitazione. Ricordarti di Dio, ed imitarLo: ecco la tua via, la verità, e la vita. Comprendimi, e tu eseguirai le due grandi leggi fondamentali della tua esistenza ». Nulla v’ha di più vero di questo discorrere della divina guida, e poche parole basteranno a mettere io chiaro sì sublime insegnamento. La memoria.— In Francia ed in Alemagna, ed ogni dove, come oggi, così quattro mila anni fa, dicevasi: la memoria è il polso dell’amicizia. Come fino a che il polso batte, la vita esiste, e si estingue quando questo cessa dal battere; così è, non altrimenti e per l’amicizia. Finché la memoria dell’oggetto amato sussiste, l’affezione continua; ma languisce quando la memoria si dissipa, e muore del tutto se quella finisce. Questo, tu il sai, è cosa elementare. L’uomo è si convinto che la memoria è segno, causa e condizione delle affezioni umane, che gli amici non mancano di dirsi, lasciandosi: Non mi dimenticate; non vi dimenticherò giammai; e si scambiano degli oggetti, perché, malgrado la lontananza, la memoria si conservi sempre viva. Fra l’amor di Dio e le amicizie umane v’ha ciò di simile, che la memoria né segno, anima e vita. Il ricordarci di Dio essendo la prima legge del nostro essere, era proprio della divina saggezza darci un mezzo ad osservarla, e perché la legge era universale, il mezzo doveva esserlo parimente. Questa legge era per tutti, ricchi e poveri, dotti ed ignoranti, per gli uomini di piaceri e di pene; questo mezzo però doveva essere accessibile a tutti. Questa legge essendo fondamentale, questo segno doveva essere di grande efficacia. – Ho detto, mio caro Federico, che la legge del ricordarsi dell’amico è una legge fondamentale. La esposizione di questa parola ti mostrerà sotto nuova luce l’importanza del segno della croce. Quello ch’è il sole nel mondo fisico, l’è Dio, per ogni riguardo, ed ancora più nel mondo morale. Se il sole, invece di spargere sul globo i suoi torrenti di lume e di calore, ad un tratto si estinguesse, pensa tu stesso, quello che avrebbe luogo nella natura. All’istante medesimo la vegetazione si arresterebbe, i fiumi ed i mari si muterebbero in pianure di gelo, la terra diverrebbe dura come le rocce. Le bestie feroci, che la luce caccia nel fondo delle foreste, con spaventevoli urli si chiamerebbero a far strage dell’uomo, e la confusione e lo spavento padroneggerebbero quest’ultimo. Da per tutto regnerebbe la confusione e la disperazione, pochi giorni condurrebbero di nuovo il mondo al caos. Cosi, se il sole delle intelligenze dispare, tosto la vita morale si estingue; poiché tutte le nozioni del bene e del male si cancellerebbero, la verità e l’errore andrebbero confuse nel diritto del più forte ; avverrebbe un caos morale. Nel mezzo di queste fitte tenebre, tutte le orride cupidigie, ed i sanguinari istinti, assopiti nel cuore umano, si risvegliano, si comunicano, si sbrigliano, e, senza paura e senza rimorso, si disputano i mutilati lembi delle fortune, delle città e degli imperi. La guerra è in ogni dove: la guerra di tutti contro tutti, rende il mondo un vasto recinto di ladri ed assassini. – Questo spettacolo non si è mai presentalo allo sguardo umano, come mai gli si è mostrato l’universo senza l’astro che lo vivifica; ma quello che ha veduto è un mondo, in cui, simile al sole coperto di spesse nubi, l’idea di Dio non dà che un barlume incerto. Allora un brancolare continuo degli uomini fra la verità e l’errore; una moltitudine di sistemi fantastici ed immorali; le superstizioni crudeli e le passioni prendere il luogo delle leggi, i delitti quello delle virtù; il materialismo essere alla base, il dispotismo al sommo, l’egoismo da per tutto, ed ai combattimenti de’ gladiatori unirsi i festini di umana carne. – Tuttavolta la dimenticanza di Dio fosse minore presso gli Ebrei di quello che l’era presso i gentili, pure, presso di loro gli effetti erano analoghi. Per lo mezzo de’ Profeti ben venti volte il Signore attribuisce a questo delitto le iniquità ed i castighi di Gerusalemme, che era, come sai, il tipo de’ popoli. Ecco quel che dice il Signore: « Chi mai ha udito orrori simili a quelli che ha commessi la vergine d’Israele…. poiché essa m’ha dimentico. Tu ormi la tua sorella Samaria, ed io porrò nelle tue mani la sua coppa. Tu berrai la coppa di tua sorella, coppa grande e profonda: i popoli si befferanno di te. Tu sarai ebra di dolori, e del calice dell’amarezza, e della tristezza, del calice di tua sorella Samaria. Tu lo berrai, e lo sorbirai sino alla feccia, e ne divorerai i frammenti, e lacererai le tue viscere. Poiché tu mi hai dimenticato, e fatto da meno del tuo corpo, tu sentirai il tuo delitto e la pena di esso » [Gerem., XVIII, 13,15. — Ezech., XXIII. 31,35.— Is. VII, etc.]. Si può con maggiore energia caratterizzare i funesti effetti dell’abbandono di Dio! Ora l’enormità del delitto si misura dalla santità della legge, di che è violazione; il ricordarsi di Dio è dunque legge vitale della umanità. Dal che, argomenta tu stesso, l’importanza del segno della croce, destinato specialmente a tener vivo nella mente umana sì salutare ricordo. – Dissi specialmente, a disegno; poiché, questo segno è un vaso tutto pieno di divine rimembranze, che, eseguendolo, come vivificante liquore, penetrano sino al fondo dell’ essere umano. Ricordandomi necessariamente del Padre, sollevando il mio pensiero al Figlio, ed allo Spirito Santo, desse mi ricordano il Padre Creatore, il Figlio Redentore, lo Spirito Santo Santificatore. – II Padre, ricorda a te, a me, a quanti hanno uno spirito per comprendere, ed un cuore per amare, tutti i benefizi divini nell’ordine della creazione. Io esisto, ma a voi devo, o Padre, la vita base di tutti i beni naturali; vita, che voi mi avete data, preferendomi a tanti milioni di esseri possibili! A voi devo la conservazione di essa, e ciascun battito del mio cuore è un vostro benefizio; voi la rinnovellate ad ogni istante del dì e della notte. Voi la continuate da poi molti anni, non ostante le mie ingratitudini, ed il mal uso da me fatto di essa. Voi siete meco largo di un tal benefizio, preferendomi a tanti altri, che, nati con me, o dopo di me, sono già morti. Vostro benefizio è altresì quanto conserva, consola ed abbellisce la vita. Il sole che m’illumina, l’aria che respiro, la terra che mi sostiene, gli alimenti che mi nutriscono, gli animali che mi servono, le vestimenti da coprirmi, i farmaci per guarirmi, i mici parenti, gli amici, il mio corpo con i suoi sensi, l’anima con le sue facoltà, tutte le creature visibili ed invisibili, poste con tanta magnificenza a mio servizio, Padre Creatore, queste, son tutte dono vostro. – Il Figlio ricorda tutti i benefizii nell’ordine della Redenzione. Quando profferisco il vostro Nome, o Figlio adorabile, desso mi rapisce negli splendori dell’eternità, dove voi, eguale al Padre, assiso sullo stesso trono, siete felice d’una infinita beatitudine. Ma ad un tratto, mi trovo in una misera stalla, dove vi vedo povero fanciullo, mancante di tutto, tremante di freddo, disteso su dura paglia, riscaldato a pena dalle carezze materne, e dal fiato di due animali! Dalla stalla passo al Calvario. Quale spettacolo! Voi, o mio Dio, il Re de’ mondi, il Re degli Angeli e degli uomini, sospeso al patibolo fra il cielo e la terra, nel mezzo di due ladri, dilacerato nelle membra, coronato di spine, bruttato nel volto da sputi, e da grommi di sangue: e questo per amor mio. La croce mi conduce al tabernacolo. Innanzi al mio Dio annientato, al mio Dio divenuto mio pane, al cospetto del mio Dio divenuto mio prigioniero, e mio servo, che ubbidisce alla voce d’un fanciullo; avanti questo compendio di tutti i miracoli dell’amore la mia bocca diviene muta! Le lingue tutte degli Angeli e degli uomini tornano impotenti a profferire parola su di un mistero, che il solo amore infinito ha potuto concepire! – Lo Spirito Santo ricorda tutti i benefizii in ordine alla Santificazione. Il mondo tutto vi deve, o Amore consustanziale al Padre ed al Figlio! Desso vi deve il suo Redentore; qui conceptus est de Spiritu Sancto: desso vi deve Maria sua madre ; Spirìtus Sanctus superveniet in te: desso vi deve la santa madre Chiesa Cattolica, ch’è per me quello che Maria era per Gesù; credo in Spiritum Sanctum, Sanctam Ecclesiam. Le sue viscere mi hanno portato, il suo latte m’ha nutrito, e con i suoi Sacramenti mi fortifica, e guarisce. Ad essa io devo la comunione dei Santi, gloriosa società, che mette me povera creatura in stretto ed intimo rapporto con le gerarchie angeliche, e con tutti i Santi, da Abele sino all’ultimo degli eletti: ad essa devo la conservazione dell’Evangelio, luminosa fiaccola, e benefizio inestimabile, che ha tratto il genere umano dalla barbarie, e che gl’impedisce il ricadérvi! – Conosci tu un ricordo cosi fecondo e cosi eloquente come il segno della croce? Il filosofo, il politico, il cristiano dimandano, qualche volta, un libro per meditare; ecco quello, che può tutti rimpiazzare. Questo libro, intelligibile per tutti, da potersi leggere da tutti, gratuitamente dato, è fra le mani di tutti. Iddio così l’ha fatto: quel ch’è tatto da Dio è ben fatto. – L’imitazione. — Ricordarci di Dio è la prima legge del nostro essere. Tu vedi, mio caro Federico, l’importanza di questa legge, e come il segno della croce ci sia aiuto per osservarla. Imitar Dio è un’altra legge non meno fondamentale, che nessuno spirito assennato ha messo in dubbio. Ogni essere non è in dovere di sé stesso perfezionare? non è per questo, e solo per questo che la vita gli è data? La perfezione di un essere non è lo assomigliarsi al tipo su cui è stato modellato? La perfezione del quadro non è in ragione della espressione con che rende i tratti del modello? L’uomo è fatto alla immagine di Dio. Esporre in sé stesso tutti i tratti di questa divina immagine, senza assegnare altri limiti alla propria perfezione, che la perfezione del suo sublime modello, tal’è la legge del suo essere, ed il lavoro di tutta la sua vita. – « Io v’ho dato l’esempio, diceva Cristo, perché voi facciate come me ». Ed il suo grande Apostolo: « Siate miei imitatori come io lo sono del Verbo incarnato: guai a chi non sarà trovato simile al tipo divino ». Ora nulla v’ha che possa meglio guidarci in questa via d’imitazione come la croce. Che cosa fa l’uomo formandola? Egli pronunzia il nome di Dio; perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tre persone distinte in una sola e medesima divinità, sono Dio. Dicendo il nome di Dio, all’uomo il segno della croce gli presenta il suo eterno modello, l’essere per eccellenza, in cui sono le perfezioni tutte in grado eccellente. E del pari, ripetendo i nomi di ciascuna persona dell’augusta Trinità, propone alla nostra imitazione le perfezioni proprie di esse. – Nel Padre la potenza divina; e mi dice: Tu devi imitare la potenza del Padre Creatore, e moderatore di ogni cosa, nel governo di te stesso, e del mondo, con l’impero sulle tue passioni, su le massime, gli usi, gl’interessi, i modi, le minacce, le promesse contrarie alla libertà ed alla dignità di un figlio di Dio, Re come suo Padre. – Nel Figlio la saggezza infinita; e mi dice: Tu devi imitare la saggezza del Figlio con la giustezza de’ tuoi giudizi e delle tue appreziazioni, col preferire invariabilmente l’anima al corpo, l’eternità al tempo, il dovere ai piaceri, la ricchezza che non vien meno, alla passeggera e transitoria. – Nello Spirito Santo l’amore infinito; e mi dice: Tu devi imitare la carità dello Spirito Santo col disciplinare, nobilitare le tue affezioni; strappando dal tuo cuore fin dalle fibre le più profonde l’egoismo, la gelosia, l’odio, e tutti i vizii, che producono internamente la degradazione, ed il disturbo all’esterno. – Che ne pensi tu? Non è il segno una guida eccellente? Qual professore di filosofia può gloriarsi di mostrare con modo più chiaro, a ciascuna facoltà dell’anima, la maniera di sé stessa perfezionare? Nondimeno, noi non conosciamo che una parte de’ suoi insegnamenti: domani tu vedrai gli altri.

LETTERA VENTESIMAPRIMA.

18 dicembre.

Caro Amico, in grazia del segno della croce, ciascuna delle Persone dell’adorabile Trinità è d’innanzi a noi, e lasciasi copiare. Desse, sotto il gran nome di Dio, offrono alla nostra imitazione tutte le perfezioni insieme raccolte. Io ne scelgo due, che, brillando a gran lustro, è mestieri imitare di presente più che in ogni altro tempo: la santità, e la carità.

La santità. — Santità vuol dire unità, esenzione di tutto ch’è straneo. Dio è santo perchè uno; e l’è tre volte, perché tre volte uno. Uno in potenza, perché essa è infinita; uno in saggezza, perché essa è infinita ; uno in amore, essendo questo infinito. In Dio nulla limita né altera questa triplice unità; epperò santo, perfettamente, completamente santo in sé stesso. – Egli lo è nelle sue opere; in nessuna di esse potendo Egli soffrire la riunione colpevole, il disordine, o, per dirlo col suo nome, il peccato. Gli angeli cacciati dal Cielo e l’uomo dal Paradiso terrestre, il mondo allagato dal diluvio, Sodoma consunta dal fuoco, l’impero romano scrollato da’ colpi de’ Barbari, la vittima del Calvario crocifissa fra due ladri, le calamità pubbliche e private, l’inferno con il suo fuoco eterno, sono tutte testimonianze della santità di Dio nelle sue creature. – Grande lezione, che m’insegna di continuo il segno della croce! Io nol posso eseguire senza ch’esso mi dica: Immagine di un Dio santissimo, ed inesorabilmente santo, tu devi esserlo perfettamente ed inesorabilmente nella tua memoria, nella tua intelligenza, e nella tua volontà. Santo nell’anima e nel mio corpo, in me stesso, e nelle mie opere, solo o in compagnia, giovane o vecchio, forte o debole, santo in tutto, da per tutto, e sempre; poiché è questa la sublime unità che devo in me realizzare. O uomo, esclama Tertulliano, tu sarai grande, se arrivi a comprendere te stesso: O homo, tantum nomen, si intelligas te! – Ciò non è tutto: io devo attuare fuor di me nel mio esteriore questa santità, come Dio esternamente la realizza nel creato; su quanto mi circonda deve splendere la santità, o unità di mia vita. Esempi, parole, preghiere, tutto in me deve esser tale, da poter allontanare il male, il dùellismo dal mio prossimo, immagine di Dio come me, ed al pari di me creato per l’unità. In questo dovere, sì vivamente ricordato dalla croce, prendono loro origine i prodigi dei sacrifizi, che di continuo rinascono nel seno del cattolicismo. Dimanda a’ nostri apostoli dell’uno e l’altro sesso, qual cosa mai li meni al sacrifizio delle intelligenze le più nobili, delle vite le più pure, e del sangue il più generoso. Tutti ti risponderanno, la parola del Maestro: “Noi abbiamo intesa la parola del Verbo redentore, che ordinava si contrassegnassero tutte le membra dell’umana famiglia col segno della Trinità. Questa parola immortale come Lui, risuona nel fondo del nostro cuore, e dove v’ha una fronte da segnare del segno liberatore, noi accorriamo, lavoriamo, moriamo! Ascolta il generalissimo di queste legioni eroiche, il S. Paolo de’ tempi moderni. Tu sai, che per i suoi giganteschi lavori questo uomo straordinario conquista un mondo alla civiltà ed alla fede; ma qual molle potente rafforzava il suo coraggio, e quello de’ suoi successori, sino alla temerità, ed il desiderio sino all’entusiasmo ed alla pazzia? O sanctissima Trinitas. O santissima Trinità! Questo grido di guerra sì frequente sulle sante labbra del Saverio, come la sua respirazione, ti rivela il pensiero comune. — Col suo sguardo illuminato dalla fede l’Apostolo ha considerato i popoli dell’India, della Cina, e del Giappone; e li ha visti assisi nelle ombre della morte, contrassegnati del disonorevole segno della bestia, e mancanti del glorioso carattere della Trinità. A vista di sì immensa degradazione il suo zelo s’infiamma, e dal suo petto scappa fuori il grido di guerra : O sanctissima Ttinitas, o Trinità! è onta per voi, e sventura per l’opera vostra! E perché le sfigurate immagini fossero riparate imprimendo su tutte le fronti il segno divino, Saverio si slancia da gigante, e lo spazio dispare sotto la corsa de’suoi piedi. Egli si beffa de’ pericoli, e non conosce altri limiti per la sua ambizione riparatrice, che quelli del mondo; anzi, il mondo stesso tornava piccolo per lui, e lo corse tanto da farne tre volte il giro (Vita di s. Fr. Sav. t. II, lib. VI, p. 808-813); e, se la morte non gli consente percorrerlo in tutte le direzioni, egli mostra a’ suoi successori le nazioni da conquistare. II suo desiderio è compreso.— Migliaia di apostoli trasportati sulle ali de’ venti, come dice Fenelon, arriveranno in tutte le isole, nel fondo delle foreste, su tutte le spiagge, per quanto lontane ed inospitali si fossero. Prima loro cura sarà il segnare del segno santificante la fronte dell’ uomo degradato sino all’antropofagia, al grido del loro capo: O sanctissima Trinitàs! Che tale sia il motivo che anima i conquistatori dell’evangelio, n’è prova, che il loro ministero è tutto nel segnare le infedeli nazioni del suggello delle adorabili persone, e nel mantenere inviolabile la divina somiglianza. – Il segno della croce fa di più ancora, santifica quanto tocca: gli uomini e le cose. Ora santificando le creature, dopo aver santificalo l’uomo, la guida divina mena tutto al suo fine; cosicché è articolo di fede universale, che i segni religiosi hanno il potere di modificare le creature inanimate, e noi lo abbiamo veduto precedentemente. – La verità di tale credenza è garantita dalla sua universalità, e la grande maestra della verità la reputa come parte del deposito affidato alle sue cure, e ciascun giorno la insegna e la pratica. Da poi diciotto secoli in tutte le parti del globo, la Chiesa Cattolica santifica col segno della croce l’acqua, il sale, l’olio, il pane, la cera, le pietre, il legno, le creature insensibili. – Che cosa vuol dire teologicamente che il segno della croce santifica l’uomo e le creature? In riguardo dell’uomo non pretendo che il segno della croce conferisca la grazia santificante, o che sia strumento atto a conferirla come i sacramenti: ma voglio dire, che comunica una specie di santificazione simile a quella de’ catecumeni, su i quali si fa il segno della croce innanzi ricevano il battesimo; poiché, dice santo Agostino, che v’hanno diverse sorti di santificazione [“Non unius modi est santificatio; nam et cathecumenum secundum quemdam suum modum per signum Christ! et manus impositione puto sanctificari. lib. II. de Peccat. merit, et remiss, c. CXXVI. – Il segno della croce è un atto a cui Dio attacca l’applicazione de’ meriti del suo Figlio come alla elemosina, che, per comune credenza, ò buona, pia, salutare e santificante, tuttavolta non abbia la virtù del battesimo, e della penitenza. – In quanto poi alle creature, santificarle non è dare, od aggiungere ad esse una qualità fisica ed inerente; ma è un ricondurle alla loro purità nativa, e comunicarle una virtù superiore alla naturale. II perché v’hanno due effetti della santificazione. Il primo, le purifica sottraendolo alle influenze del demonio: il secondo, le rende atte a produrre effetti superiori alle forze naturali di esse. Siffattamente purificate, diventano nelle mani dell’uomo strumenti di salute, armi contro il demonio, preservativi contro i pericoli dell’anima e del corpo. Si potrebbero ben apportare molti fatti miracolosi, pubblici e privati,antichi e moderni, dovuti a queste creature insensibili santificate dal segno della croce; ma per amor di brevità li tralasciamo. Solo avvertiamo, che se le giovani generazioni degli studenti a vece di brontolar favole pagane di Roma e della Grecia, studiassero la Storia della Chiesa, ed i fasti de’ Santi, i tuoi compagni conoscerebbero de’ fatti ben più singolari di quelli di Alessandro e di Socrate, per Io mezzo delle cose benedette operate [Gretzer p. 896 et seg.] – Non è per sola imitazione della santità di Dio, ma altresì per quella della carità, che il segno della croce, guida eloquente e sicura, ci mena, ci sorregge, e spinge nella nostra via. La Carità. — Dio di cui siam figli, e che dobbiamo imitare è carità, “Deus charitas est”. Questa parola dice tutto, dice quello che Dio è in sé stesso, e nelle sue opere. Il Padre essendo Dio, è carità; il figlio perché Dio, l’è parimente; lo Spirito Santo comecché Dio, non può non esserlo: la Trinità tutta è carità. Conosci tu un nome più bello di questo? E questo nome è ripetuto al nostro cuore ciascuna volta che eseguiamo il segno della croce. – Carità vuol dire unione ed effusione. Fra le tre Persone-divine tutto è unione ed unità: unità di pensieri, unità di operazione, unità di felicità e di essenza. L’ombra stessa di disaccordo non può turbare questa perfetta, ineffabile armonia; poiché uno ed istesso amore, amore perfetto, eterno ed inalterabile, è il legame delizioso della Trinità. Effusione, essenzialmente comunicativa è la carità; epperò tende a diffondersi esteriormente, e la carità divina con forza ed abbondanza infinita. Ora, le opere di Dio sono la creazione, la conservazione, la redenzione, la santificazione, e la glorificazione. Cosi creare è amare, conservare l’è parimente; riscattare non è altro per fermo; santificare l’è altresì; glorificare è ancora amare. Ogni carità viene dal cuore. Conosci tu un nome più delizioso? E questo c’è detto ogni volta, che facciamo il segno-delia croce. – Dio è carità. Questa parola dice a tutti i membri della umana famiglia di qualsiasi età e condizione, quello che dobbiamo essere: immagine di Dio, noi dobbiamo somigliarGli. SomigliarGli è esser carità in noi stessi, e nelle nostre opere. In noi stessi; per lo mezzo sopranaturale della grazia, che unisce fra loro tutte le nostre facoltà, le nobilita, fortifica le une colle altre, e le fa intendere allo stesso scopo, ed attuare in noi la somiglianza perfetta con Dio. Nelle nostre opere; unendoci a tutti gli uomini, per divina ragione come membra dello stesso corpo, facendo’ battere il nostro cuore all’unisono col loro; spargendosi diffusamente su tutto, che loro appartiene, realizza l’ultimo voto del divino maestro: «Padre, ch’eglino siano uniti, come noi lo siamo. » – Mi arresto a questi brevi cenni, o Federico, tu potrai ben svilupparli. Essi bastano a mostrare l’importanza del segno della croce come guida: ma se i tuoi compagni avessero la sventura di dubitarne, presenta loro le seguenti quistioni: È vero, si, o no, che nulla v’ha di più atto del segno della croce, a ricordarci di Dio, e della Trinità? È vero, sì, o pur no, che l’uomo è fatto ad immagine di Dio? È vero, si o no, che il primo dovere, e la tendenza naturale di qualsiasi essere è di riprodurre in sé il tipo su cui è stato fatto? – È vero, si o no, che l’uomo che non agogna a formare in sé l’immagine di Dio, egli s’informa all’immagine del demonio, e delle sue sregolate passioni; dimodoché, se non diviene di giorno in giorno più santo, più caritatevole, più di Dio, egli diviene, di giorno in giorno, più perverso, più egoista, più del demonio, più bestia, anitnalis homo? – È vero si o pur no, che l’uomo tende di continuo, a sua saputa ed insaputa, a rendere tutto a sua immagine, e che da questa azione permanente procede la santificazione, o la perversione, l’ordine o il disordine, la salute o la rovina degl’individui, delle famiglie, delle società, delle credenze e de’ costumi? – Per poco ch’eglino abbiano di logica, e soprattutto d’imparzialità, la loro risposta, non ne dubito, sarà quella che dev’essere. Eglino diranno con noi, che niente è meglio fondato, o per parlare come oggidì è in uso, niente è più profondamente filosofico dell’uso frequente del segno della croce. Eglino continueranno dicendo, che, non i primi cristiani, né i veri fedeli di tutti i secoli, né la Chiesa Cattolica, né, in fine, il fiore della umanità caddero in errore, conservando invariabilmente l’uso di questo segno misterioso. Eglino conchiuderanno, che l’errore, il torto, e la vergogna stanno per gli sprezzatori di questo segno; poiché col non eseguirlo, col vergognarsi di farlo, e beffandosi di quelli che lo praticano, si cacciano nel fango della umanità, si rendono inferiori a’ pagani, si assomigliano alle bestie. Qual cosa mai resta per essi e per noi? Le mie ultime lettere te lo apprenderanno.