ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Il senso della festa della Croce

[Dom Guéranger: l’Anno liturgico – vol. II]

« Abbiate in voi, fratelli miei, lo stesso sentimento da cui era animato il Cristo Gesù il quale esistendo nella forma di Dio, non considerò questa sua eguaglianza con Dio come una rapina, ma annichilì se stesso, prendendo la forma di servo e, divenendo simile agli uomini, apparve come semplice uomo. Egli umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce ». Le parole dell’Apostolo, che leggiamo nell’Epistola della Messa, ci danno il senso della festa che oggi celebriamo. I termini schiavo, croce sono, è vero, per noi parole correnti, perché hanno perduto il senso abbietto che avevano nel mondo antico, prima dell’era cristiana e perciò i destinatari della lettera di san Paolo capivano meglio di noi l’orrore della cosa e misuravano meglio di noi quanto Gesù Cristo si era abbassato con l’Incarnazione e la morte sulla Croce.

Il supplizio della Croce.

Non era la croce considerata dagli antichi come « il supplizio più terribile e più infamante » (Cicerone, In Verr. II )? Era allora cosa frequente vedere un ladro o uno schiavo messo in croce e ciò che di questo supplizio indirettamente conosciamo ci permette di valutarne l’atrocità. Il crocifisso moriva con lenta agonia, soffocato per l’asfissia, determinata dalla estensione delle braccia in alto, e torturato da crampi ai nervi irrigiditi.

Il culto della Croce.

Il Cristo ha subito lo spaventevole supplizio per ciascuno di noi; ha offerto al Padre, con un amore infinito il sacrificio del suo corpo disteso sulla Croce. Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventa per i cristiani la gloria e san Paolo non vuole aver gloria che nella croce del Signore, nella quale risiede la nostra salvezza, la nostra vita, la risurrezione, e per la quale siamo stati salvati e liberati (Introito della Messa). Il culto della Croce, strumento della nostra redenzione, si è molto diffuso nella Chiesa: la Croce è adorata e riceve omaggi, che non si concedono ad altre reliquie e le feste della Santa Croce rivestono particolare splendore. È stato già festeggiato il fortunato avvenimento del rinvenimento della Croce il tre maggio, oggi la Chiesa celebra l’Esaltazione della Croce, festa, che ha un’origine complessa ma che la storia ci permetterà di precisare.

Origine della festa.

La data del 14 settembre segna l’anniversario di una dedicazione, che lasciò nella storia ecclesiastica un profondo ricordo. Il 14 settembre del 335 una folla considerevole di curiosi, di pellegrini, di monaci, di clero, di prelati, accorsi da tutte le province dell’Impero, si riunivano a Gerusalemme per la Dedicazione del magnifico santuario restaurato dall’Imperatore Costantino nel luogo stesso dove il Signore aveva sofferto ed era stato sepolto. L’anniversario continuò ad essere celebrato con non minore splendore negli anni seguenti. La pellegrina Eteria, venuta a Gerusalemme, al tramonto del IV secolo, ci riferisce che più di 50 vescovi assistevano ogni anno alle solennità del 14 settembre. La Dedicazione aveva rito pari alla Pasqua e all’Epifania e si protraeva per otto giorni con immenso concorso di pellegrini.

Doppio oggetto della festa.

Altri elementi si aggiunsero in seguito alla festa anniversaria della Dedicazione. Primo fu il ricordo dell’antica festa giudaica dei Tabernacoli, che coronava le fatiche della vendemmia. Si credeva che fosse celebrata il 14 settembre e la festa cristiana della Dedicazione doveva prenderne il posto. Dal secolo IV un altro ricordo, questo prettamente cristiano, si attaccava alla festa del 14 settembre. e cioè il ritrovamento del legno sacro della Croce. Una cerimonia liturgica detta elevazione o esaltazione (hypsosis) della Croce ricordava tutti gli anni la fortunata scoperta. Il luogo in cui la Croce era stata innalzata era considerato centro del mondo e per questo un sacerdote alzava il legno sacro della Croce verso le quattro diverse parti del mondo. I pellegrini, a ricordo della cerimonia, si portavano a casa una minuscola ampolla contenente dell’olio, che era stata posta a contatto del legno della Croce.

Diffusione della festa.

La cerimonia prese un’importanza sempre più grande e avvenne che nel VI secolo il ricordo del rinvenimento della Croce e la Dedicazione avvenuta sul Golgota passarono in secondo piano. – I frammenti del sacro legno furono distribuiti nel mondo e con i frammenti si diffuse nelle Chiese cristiane la cerimonia della Esaltazione. – Costantinopoli adottò la festa nel 612, sotto l’Imperatore Eraclio e Roma l’ebbe nel corso del secolo VII. Sotto Papa Sergio (f 701) al Laterano il 14 settembre si ripeteva l’adorazione della Croce del Venerdì Santo e gli antichi Sacramentari hanno conservata un’orazione ad crucem salutandam in uso in tale cerimonia. Il rito durò poco e scomparve dagli usi romani, ma l’orazione restò nelle raccolte di orazioni private (Ephemerides liturgicae, 1932, p. 33 e 38, n. 16). Ai nostri tempi l’adorazione della Croce il 14 settembre si fa ormai solo nei monasteri e in poche Chiese.

Nuovo splendore della festa.

Un avvenimento venne nel corso dei secoli a rinnovare lo splendore della festa della Esaltazione. Gerusalemme nel 614 era stata occupata dai Persiani e messa a ferro e fuoco. Dopo le vittorie del pio Imperatore Eraclio, la città santa era stata restaurata ed Eraclio aveva ottenuto che fosse restituita la Santa Croce, portata dagli invasori a Ctesifonte. Il 21 marzo del 630, la Croce fu di nuovo eretta nella Chiesa del Santo Sepolcro e si riprese il 14 settembre seguente la cerimonia della Esaltazione.

Carattere nuovo della Festa.

Si resta stupiti nel vedere che la festa, ripristinata con l’antica cerimonia, ha un nuovo carattere di tristezza e di penitenza. Hanno forse contribuito a fare della cerimonia di adorazione un rito di intercessione, nel corso del quale si ripete il Kyrie eleison, le sventure dell’Impero. Il digiuno diventa in quel giorno di rigore, almeno nel mondo monastico. Il carattere di intercessione resta nei testi della nostra liturgia proprii della festa di questo giorno (Gli altri testi sono presi dalla festa del 3 maggio o dalla Settimana Santa). Offertorio e Postcommunio chiedono protezione e soccorso mentre il Vangelo ricorda l’Esaltazione del Figlio dell’uomo sulla Croce, figurata dal serpente di bronzo.Essendo stata l’adorazione della Croce un rito della festa di oggi per molto tempo, riportiamo la preghiera composta da sant’Anselmo per la cerimonia del Venerdì Santo.

Preghiera composta da sant’Anselmo

O Croce Santa, la vista della quale ci ricorda un’altra croce, quella sulla quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha strappati con la sua morte alla morte eterna, nella quale stavamo precipitando miseramente, risuscitandoci alla vita eterna perduta per il peccato, adoro, venero, glorifico in te la Croce che rappresenti e, in essa, il misericordioso Signore. Per essa egli compì la sua opera di misericordia. O amabile Croce, in cui sono salvezza, vita e resurrezione nostra! O legno prezioso per il quale fummo salvati e liberati! O simbolo di cui Dio ci ha segnati! O Croce gloriosa della quale soltanto dobbiamo gloriarci! Come ti lodiamo? Come ti esaltiamo? Con quale cuore ti preghiamo? Con quale gioia ci glorieremo di te? Per te è spogliato l’inferno; è chiuso per tutti coloro che in te sono stati riscattati. Per te i demoni sono terrificati, compressi, vinti, schiacciati. Per te il mondo è rinnovato, abbellito, in virtù della verità che splende e della giustizia che regna in Lui. Per te la natura umana peccatrice è giustificata: era condannata ed è salvata; era schiava del peccato e dell’inferno ed è resa libera; era morta ed è risuscitata. Per te la beata città celeste è restaurata e perfezionata. Per te Dio, Figlio di Dio, volle per noi obbedire al Padre fino alla morte (Fil. 2, 8-9). Per questo Egli, elevato da terra, ebbe un Nome che è al di sopra di ogni nome. Per te Egli ha preparato il suo trono (Sal. IX, 8) e ristabilito il suo regno. Sia su di te e in te la mia gloria, in te e per te la mia vera speranza. Per te siano cancellati i miei peccati, per te la mia anima muoia alla sua vita vecchia e sorga a vita nuova, la vita della giustizia. Fa’, te ne prego, che, avendomi purificato nel battesimo dai peccati nei quali fui concepito e nacqui, tu ancora mi purifichi da quelli che ho contratto dopo la nascita alla seconda vita, e che per te io pervenga ai beni per i quali l’uomo è stato creato per il medesimo Gesù Cristo -Nostro Signore, cui sia benedizione nei secoli.

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Preghiera

[Manuale di Filotea – Milano 1888 impr.]

“Con tutte le forze del mio cuore, vi amo, vi lodo, vi benedico, vi adoro, o vera Cattedra di sapienza, per tutti i popoli della terra, o Arma debellatrice di tutte le infernali potenze, o Strumento stimabile della comun redenzione, santissima Croce di Gesù Cristo. Voi, nobilitata dal sangue dell’Agnello divino, siete divenuta tutt’assieme la speranza dei peccatori, il conforto de’penitenti, la consolazione dei giusti, e il carattere distintivo di tutti i discepoli del vero Dio. I più potenti Re della terra si recano sempre ad onore il farvi ossequio, e, piantandovi in mezzo alle lor corone, vi dichiarano pubblicamente per la loro difesa, per la loro gloria. Deh apprenda io una volta quelle divine lezioni di umiltà, di pazienza, di mansuetudine, di carità, di costanza che ci diede morendo sopra di voi l’Autore di nostra fede, il Consumatore della nostra salvezza! Colla contrizione la più sincera io detesto tutto quel tempo in cui ho ricusato di conformare ai vostri insegnamenti la mia condotta: e colla risoluzione la più ferma, protesto di volere per l’avvenire portarvi con santo coraggio e con edificante allegrezza, mortificando in ogni maniera gli affetti sregolati del mio cuore, i sensi sempre ribelli del mio corpo, e sopportando con pazienza e con gioia, tutte quelle traversie con che l’amoroso mio Salvatore si compiacerà di provarmi, onde, dopo essere stato con Lui compagno degli obbrobri e delle pene che soffrì disteso sulle vostre braccia, possa partecipare con Lui alla beatitudine di quel regno di cui voi siete la chiave.” 3 Pater all’agonia di Gesù.

A S. Elena Imperatrice.

Per la premura che voi aveste di trarre dalle rovine in cui stava nascosta la santa Croce di Gesù-Cristo, e per lo strepitoso miracolo dell’immediato e perfetto risanamento di un moribondo con cui il cielo benedisse i vostri desideri, perché si distinguesse da tutti gli altri il legno della comun redenzione, impetrateci, o incomparabile S. Elena, di non gloriarci mai d’altro che della Croce di Gesù Cristo, e di portare con santa rassegnazione la mistica croce dei patimenti. 3 Gloria.

 

LITANIE DELLA SANTA CROCE.

Voglio amarvi sempre più,

Santa Croce di Gesù.

Fondamento della Chiesa,

Stendardo dei Cristiani,

Redenzione degli uomini,

Venerazione degli Angioli,

Sconfitta dei Demomi,

Speranza dei peccatori,

Conforto dei penitenti,

Allegrezza de’ giusti.

.Magnificenza dei Re,

Vaticinio dei Profeti,

Predicazione degli Apostoli

Fortezza dei Martiri,

Sapienza dei Dottori.

Porto dei naufragati,

Baluardo agli assediati.

Guida dei ciechi.

Sostegno dei deboli,

Sollievo degli afflitti,

Medicina degli infermi,

Risurrezione dei morti

Gaudio dei sacerdoti

Mortificazione dei monaci,

Castità delle vergini,

Concordia dei coniugati,

Custodia dei bamboli,

Istruzione dei giovani,

Direzione degli adulti,

Meta dei vecchi,

Ricchezza dei poveri.

Moderazione dei ricchi,

Nutrimento degli orfani,

Protezione delle vedove.

Luce nelle tenebre,

Consiglio ne’ dubbi,

Difesa ne’ pericoli.

Principio della salute,

Strada della vita.

Distruzione del peccato,

Conservazione della grazia,

Misura della gloria,

Terrore dell’Inferno,

Chiave del Paradiso.

Ad ogni Litania si può ripetere:

Voglio amarvi sempre più – Santa Croce di Gesù.

 

INVOCAZIONE ALLA CROCE DI S. TOMASO D’AQUINO.

Crux mihi cèrta salus,

Crux est quam semper adoro

Crux Domini mecum.

Crux mihi refugium,

[La Croce è la mia salute.

La Croce io sempre adoro

La Croce del Signore è con me

La Croce è il mio rifugio.]

Il S Padre Pio IX, con Rescritto di propria mano, 21 gennaio 1874 concesse Indulgenza di 300 giorni una volta al giorno a chiunque reciterà devotamente e con cuore almeno contrito le suddette preci espresse in forma di Croce dall’Angelico Dottore S Tommaso.

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INNO ALLA SANTA CROCE

Vexilla Regis prodeunt;

Fulget Crucis mysterium,

Qua vita mortem pertulit,

Et mortem vita reddidit.

Vigunt cruenti Numinis

clavi manus vestigia;

Redemptionis gratia,

Hic immolatur hostia.

Post vulneratus impiane

Muerone diro lanceæ,

Ut nos lavaret crimine,

Manavit unda et sanguine.

Impleta sunt quæ concinit

David fideli Carmine,

Dìcendo nationibus.

Regnavit a ligno Deus.

Arbor decora et fulgida,

Ornata Regis purpura,

Electa digno stipite

Tum sancta membra tangere

Beata, cujus brachiis,

Salus pependit saeculi,

Statera facta est corporis,

Tulitque prædam Tartari;

O Crux, Ave, spes unica,

Hoc passionis tempore (1)

Piis adauge gratiam,

reisque dele crimina.

Te, summa cœlis Trinitas,

Collaudet omnis spiritus

Quos, per Crucis mysterium,

Salvas, tuere jugiter. Amen.

(1) Nel tempo pasquale — Paschale quae fers gaudium.

Nella festa dell’Esaltazione — In hoc triumphi gloria.

[Indulgentia quinque annorum. Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem hymnus pie recitatus fuerit – S. C. Indulg. , 16 Ian. 1886; S. Pæn. Ap., 29 Apr. 1934]

[trad. in versi]

[Del Monarca s’avanza il vessillo

Della Croce rifulge il mistero

Onde a morte distrusse l’impero

Ei che a tutti la vita rendè.

Del divino Paziente le mani

Qui trafissero i chiodi ferali

E a riscatto di tutti i mortali

Qui l’Eterno olocausto si fe’.

Qui da barbara lancia si vide

I1 divin costato trafitto.

E a mondarci del primo delitto

Sangue insiem con acqua verso.

E fu allor che del regio Profeta

Si compiè la famosa parola.

Lorchè disse: Israel ti consola,

Che l’Eterno da un legno regnò.

O dell’ostro regal rivestito,

Arbor santo, fra mille tu solo

Del Signor della terra e del polo

L’almo corpo prescelto a toccar;

La salute del mondo sostennero

Le tue braccia tre volte beate;

E le schiere d’abisso, spogliate,

Di lor preda, si vider tremar;

Salve, o Croce, che l’unica speme,

Sei dell’uom, deh! compine i voti

Per te cresca la grazia ai devoti

E dei rei si cancelli l’error.

Ogni spirto ti lodi.o granTriade,

E di lor che a salvezza tu guidi

Per la Croce deh! muovanti i gridi

E li guarda con occhio d’amor].

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Omelia di san Leone Papa

Sermone 8 sulla Passione del Signore, dopo la metà

Dopo l’esaltazione di Cristo sulla Croce, o dilettissimi, il vostro spirito non si rappresenti soltanto l’immagine che colpì la vista degli empi, ai quali dice Mosè: «La tua vita sarà sospesa dinanzi ai tuoi occhi, e sarai in timore notte e giorno, e non crederai alla tua vita» (Deut. 28,66). Infatti essi davanti al Signore crocifisso non potevano scorgere in lui che il loro delitto, ed avevano non il timore che giustifica mediante la vera fede, ma quello che tortura una coscienza colpevole. Ma la nostra intelligenza, illuminata dallo spirito di verità, abbracci con cuore puro e libero la Croce, la cui gloria risplende in cielo e in terra; e coll’acume interno penetri il mistero che il Signore, parlando della sua prossima passione, annunziò così: «Adesso si fa il giudizio di questo mondo, adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutto a me» (Joann. 12,21). – O virtù ammirabile della Croce! o gloria ineffabile della Passione, in cui è e il tribunale del Signore, e il giudizio del mondo, e la potenza del Crocifisso! Sì, o Signore, attirasti tutto a te, allorché, «dopo aver steso tutto il giorno le tue mani a un popolo incredulo e ribelle» (Is. 65,2), l’universo intero comprese che doveva rendere omaggio alla tua maestà. Attirasti, Signore. tutto a te, allorché tutti gli elementi non ebbero che una voce sola per esecrare il misfatto dei Giudei; allorché oscuratisi gli astri del cielo e il giorno cangiatosi in notte, anche la terra fu scossa da scosse insolite, e la creazione intera si rifiutò di servire agli empi. Attirasti, Signore, tutto a te, perché squarciatosi il velo del tempio, il Santo dei santi rigettò gl’indegni pontefici, per mostrare che la figura si trasformava in realtà, la profezia in dichiarazioni manifeste, la legge nel Vangelo. – Attirasti, Signore, tutto a te, affinché la pietà di tutte le nazioni che sono sulla terra celebrasse, come un mistero pieno di realtà e senza alcun velo, quanto era nascosto nel solo tempio della Giudea, sotto l’ombre delle figure. Difatti ora e l’ordine dei leviti è più splendido, e la dignità dei sacerdoti è più grande, e l’unzione che consacra i pontefici contiene maggior santità: perché la tua Croce è la sorgente d’ogni benedizione, il principio d’ogni grazia; essa fa passare i credenti dalla debolezza alla forza, dall’obbrobrio alla gloria, dalla morte alla vita. E adesso che i diversi sacrifici d’animali carnali sono cessati, la sola oblazione del corpo e sangue tuo rimpiazza tutte le diverse vittime che la rappresentavano: ché tu sei il vero «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo» (Joann. 1,29); e così tutti i misteri si compiono talmente in te, che, come tutte le ostie che ti sono offerte non fanno che un solo sacrificio, così tutte le nazioni della terra non fanno che un solo regno.