LE QUARANT’ORE

ISTRUZIONE SULLE QUARANT’ORE

[da:”Manuale di Filotea” del sac. Giuseppe Riva, Milano 1888]

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Lo scopo della devozione: delle Quarant’Ore è d’indennizzare Gesù Cristo di quella specie di abbandonamene in cui fu lasciato dagli uomini dal momento della sua morte sopra la croce fino a quello della risurrezione del sepolcro. – Una cosi bella istituzione ebbe l’origine seguente. Nel 1537 città di Milano, desolata ancor dalla peste, che dodici anni prima l’aveva spogliata di cento quaranta mila abitanti, abbattuta da civili discordie, tiranneggiata da guerre sanguinose, venne da un formidabile esercito minacciata di assedio e di saccheggio. Cessato il dominio del ducato di Milano in Francesco Sforza, secondo di questo nome, morto senza successione verso la fine di Ottobre del 1535, i Milanesi si misero sotto l’ubbidienza dell’imperator Carlo V, cedendogli spontaneamente lo Stato di Milano a lui dovuto per le antiche ragioni dell’impero, e per disposizione dello stesso duca Francesco. – Appena n’ebbe sentore Francesco I re di Francia, che determinò di rendersene egli padrone in forza delle ragioni che aveva sul ducato di Milano per l’eredità di Valentina, figlia di Giovan Galeazzo Visconti, e già moglie di Lodovico duca d’Orleans, dal cui secondogenito proveniva Carlo padre di Francesco. Raccolta quivi una poderosa armata, la quale guidata dal figlio Enrico il Delfino, era già scesa in Piemonte, egli stava per investire Milano con tanto più di violenze, in quanto che all’araldo, che era stato spedito dalla Corte francese per domandare le chiavi, il Senato di Milano aveva risposto colla più assoluta fermezza. – In questo stato di cose dovevasi cominciare in Duomo la quaresimale predicazione da un cappuccino celebratissimo per santità e per dottrina, il padre Giuseppe da Ferno, piccolo paese presso Gallarate nella Diocesi di Milano. Ma qual frutto poteva promettersi da una città tutta in disordine per la vicina invasione del nemico! Non si smarrì tuttavia l’uomo di Dio. Cominciò egli la sua predicazione, e il concorso degli uditori andò crescendo di giorno in giorno. Quando investito da lume particolare propose al popolo l’adorazione di Gesù Cristo sacramentato, esposto per quarant’ore continue sull’altare, come mezzo il più opportuno ad allontanar il flagello che stava per piombare sulla città, il popolo accolse con entusiasmo un progetto cosi santo, e lo realizzò subito col dar principio a questa esposizione nella Domenica delle Palme, due ore prima di sera, intervenendo alla Processione preparatoria, non solo l’Arcivescovo con tutto il Clero secolare e regolare, ma ancora i deputati della città, tutti vestiti di sacco. L’esposizione si fece quella volta nella cappella della Madonna che si dice dell’Albero. Si vedeva quindi la ss. Eucaristia circondata da cento e più lumi, collocata sopra un gran trono a cui si ascendeva per dodici gradini. La prima ora d’adorazione fu fatta dal Cardinale, dagli ecclesiastici e dai deputati, le successive dal popolo che, distribuito in diverse processioni vi veniva da tutte le parti con torce accese. Il concorso fu veramente straordinario, che più è da notarsi, tutti i concorrenti erano in abito di penitenza, con croce sulle spalle e strumenti di mortificazione alla mano. Il Padre Giuseppe, con una corona di spine in capo, una fune al collo, un crocifisso nelle mani, inginocchiato al lato destro del ss. Sacramento, faceva ogni ora dei brevissimi discorsi ai concorrenti che si scambiavano, lavorando sempre il suo dire sul testo di Giona : “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. — Terminata questa funzione in Duomo, si rinnovò collo stesso metodo nelle altre chiese della città, in ognuna delle quali l’indefesso uomo di Dio si trovava sempre a declamare dal pergamo per la santificazione del popolo. Né fu vana la speranza dei Milanesi di ottenere con questo mezzo l’allontanamento dei loro nemici. Negli animi inaspriti dei due monarchi rivali sì risvegliarono sentimenti d’amicizia e di pace; si fece una tregua di sei mesi. Poi il Delfino che stava per piombar sopra Milano, rivalicó le Alpi e se ne ritornò in Francia, e lasciò pacifico il Milanese sotto il dominio dell’imperatore. Un beneficio così grande che ebbe l’aspetto di un miracolo, impegnò i Milanesi alla più viva riconoscenza verso Gesù sacramentato, e quindi resero perpetua l’esposizione della sant’Ostia, facendo delle Quarantore una pratica indispensabile per tutte quante le chiese. Da Milano poi si diffuse in tutti gli Stati cattolici, i quali ne sperimentarono sempre un gran vantaggio. Il Papa Clemente VIII con la Bolla Graves et diuturna, del 25 Nov. 1592 volle che in Roma fosse perpetua, passando coll’ordine da lui stabilito dall’una all’altra chiesa, incominciando nella I Domenica d’Avvento nella Cappella del Palazzo Apostolico, e accordò ai fedeli accorrenti alcune indulgenze che furono poscia confermate da Paolo V, il 10 Maggio 1606. Tali indulgenze sono : 1° la Plenaria a chi veramente pentito, confessato e comunicato visiterà devotamente per quello spazio di tempo che potrà il Santissimo esposto e vi pregherà secondo i soliti fini; 2° indulgenza di 10 anni e 10 quarantene per ogni altra visita fatta col fermo proposito di confessarsi. Tale Indulgenza fu confermata da Pio IX, 26 Nov. 1876. Clemente XI nella sua istruzione per le 40 Ore pubblicata il 21 Gennaio 1705 ne stabilì dettagliatamente le norme liturgiche obbligatorie per Roma e lodevolmente praticabili in tutto il mondo. Pio VII poi col rescritto 10 Maggio 1807, dichiarò privilegiati tutti gli altari di quelle chiese ove si fa la lodata Esposizione, ma solo nei giorni in cui essa ha luogo.