ETERNITA’

ETERNITA’

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[da: I tesori di Cornelio Alapide, vol. II, Torino, 1930]

  1. VI È UN’ETERNITÀ — La ragione dell’esistenza divina riposa nell’immutabilità stessa di Dio. E impossibile che Dio non sia sempre esistito: se non fosse sempre stato, chi l’avrebbe tolto dal niente? Certamente un Essere increato, eterno è necessario; ed eccoci di bel nuovo a D i o . E Dio sarà sempre: egli è indistruttibile di sua natura; egli ha essenzialmente e al sommo grado la vita in se medesimo: è insomma la vita eterna. Egli non può essere in nessun modo toccato né da assalto, né da alterazione, né da distruzione. L’eternità è Dio medesimo. Ma Dio ha dato l’eternità futura agli Angeli e agli uomini? Sì, tale è la volontà di Dio: Egli lo ha rivelato; tutte le nazioni lo hanno creduto; è questo un dogma di fede universale: l’uomo desidera l’immortalità, egli ne prova il bisogno… Dio ha fatto gli uomini e gli Angeli a sua somiglianza ed immagine per l’eternità… « I reprobi andranno, secondo la sentenza di Gesù Cristo, al fuoco eterno; e i giusti all’eterna vita » — “Ibunt hi in supplicium aeternum; iusti autem in vitam aeternam” (MATTH. XXV, 46). « L’uomo, dice l’Ecclesiastico, se n’andrà alla casa della sua eternità » — Ibit homo in domum aeternitatis suae (XII, 5). «Chi di voi, domanda Isaia, potrà dimorare in mezzo alle fiamme eterne! » — Quis habitabit de vobis cum ardoribus sempiternisi (XXXIII, 14). E S. Paolo ci assicura che i reprobi saranno condannati a pene eterne: — Dabunt poenas in interitu aeternas (II Thess. I , 9). L’eternità dei castighi e dei premi è un dogma di fede, di cui tutti i secoli, tutte le nazioni, anche pagane, ebbero conoscenza. « Dio ha fatto l’uomo imperituro» “Creavit hominem inexterminabilem” (Sap. I, 23).
  2.  CHE COSA È L’ETERNITÀ. — « La sua origine, dice Michea parlando di Gesù Cristo, è dal principio, dai giorni dell’eternità » — “Egressus eius ab initio, a diebus aeternitatis” (V, 2). Egli è uscito dall’eternità passata che comprende l’eternità futura; perché in Dio che è l’eternità, non vi è né passato, né avvenire: tutto è eternamente presente… – L’eternità è un principio senza principio, un cominciamento senza cominciamento e il principio di ogni principio … Oh com’è lunga, com’è profonda, com’è immensa, com’è felice od infelice questa eternità, signora di tutti i secoli, interminabile, sempre vivente! … Oh quanto sei lunga, o eternità!… eppure oh quanto poco di te si occupano gli uomini!… Che cosa è l’eternità? è un circolo che si rigira in se stesso, il cui centro si chiama sempre; la circonferenza si chiama nessuna parte, cioè senza fine. Che cosa è l’eternità? È un globo perfetto che non ha né principio né fine. Che cosa è l’eternità? È una ruota che si volge sempre sopra se stessa e che girerà sempre senza mai né logorarsi né spostarsi… Che cosa è l’eternità? È un anno che nasce l’istante che muore, e questo per sempre… Che cosa è l’eternità? Una fontana le cui acque, via via che scorrono, rimontano alla, sorgente, senza che se ne perda neppure una goccia; è una fonte perenne donde zampillano senza interruzione acque di benedizione o di maledizione… Che cosa, è l’eternità? È un labirinto a mille andirivieni e giravolte, che fa camminare del continuo chi vi entra, lo aggira e lo smarrisce… Che cosa è l’eternità? Un abisso senza fondo e che si rinserra quando uno vi entra … L’eternità è un principio senza cominciamento, senza mezzo, senza fine. È un principio continuo, interminabile, sempre cominciante; principio nel quale i beati contemplano ognora la felicità e abbondano sempre di nuove gioie, mentre i reprobi muoiono ad ogni istante e, dopo tutte le agonie e tutte le morti, cominciano da capo le agonie e le morti. E come fu al principio così è ora, e così sarà per tutti i secoli dei secoli. Finché Dio sarà Dio, gli eletti saranno sommamente felici e regneranno e trionferanno. Quanto tempo durerà Dio, altrettanto i dannati soffriranno in mezzo ai tormenti … « La vera eternità, dice S. Anselmo, è una vita interminabile, che esiste tutta intera in ogni istante di tempo» (Menolog. c. XXIV). L’eternità, è una durata senza cominciamento, senza fine, e senza moto …
  3. BISOGNA VIVERE PER L’ETERNITÀ. — Andiamo ripetendo a noi medesimi quel detto del famoso pittore Zeusi: « Io dipingo per l’eternità, vivo per l’eternità [“Pingo aeternitati, vivo aeternitati” (Anton, in Meliss.)]». Lavoriamo intorno all’opera di una santa vita per l’eternità… Noi gettiamo quaggiù il dado per la nostra eternità, e sta a noi il gettarlo bene. Una volta gettato, non si può più riprendere … Crediamo…, studiamo…, lavoriamo…, viviamo per l’eternità… Regoliamoci in modo che abbiamo a vivere eternamente… Prima di ogni azione, pensate e dite: Io lavoro per l’eternità, io vivo per l’eternità: lavorerò dunque e vivrò santamente, per tracciare nell’anima mia e nel mio esteriore l’immagine e l’idea della virtù; cosicché Dio, gli Angeli, gli uomini, possano lodare la mia condotta. Ognuno di noi dica tra sè e sè: è in mio arbitrio il dipingere, in ogni mio pensiero e parola e azione, la ricca e preziosa immagine della virtù, ovvero gli orribili tratti del vizio; io lavorerò per la virtù affinché le opere mie risplendano come stelle per la mia gloria e felicità nel cielo, e non per il vizio che la divina giustizia condannerà al fuoco eterno. Ah! io dipingerò per l’eternità; lavorerò sì bene, che mi abbia da rallegrare, per tutta l’eternità, del mio lavoro; io penserò, parlerò, opererò come vorrei aver pensato, parlato, operato nell’eternità… Quando comparisce l’eternità, non vi è più tempo, dice l’Apocalisse: — Tempus non erit amplius (X, 6)… « Voi dormite, esclama S. Ambrogio, e intanto il vostro tempo cammina » — “Tu dormis et tempus tuum ambulat” (Serm.). E dove mi conduce questo tempo così veloce? All’eternità… O eternità! come sei grande, immensa, fortunata! Eppure, o quanti ti dimenticano!… Quanto pochi sanno stimarti al tuo giusto valore! Nessuno ti penetra, pochi ti pesano!… Ottimamente dice S. Gregorio: « Se siamo avidi di beni, cerchiamo quelli che possederemo senza fine; se abbiamo paura di mali, temiamo quelli che i reprobi soffriranno eternamente – [“Si bona quaerimus, illa diligamus quae sine fine habebimus; si autem mala pertimescimus, illa timeamus quae a reprobis sine fine tollerantur” (Lib. VI, Epistola XCV)]». Quindi conchiude in altro luogo: « Quantunque le opere nostre si compiano nel tempo, coll’intenzione però dobbiamo guardare all’eternità [“Quamvia in usu operis sit temporalitas; tamen in intentione, debet esse aeternitas (Moral.).]». S. Bonaventura ci insegna sette vie che conducono all’eternità felice. La prima è l’intenzione che guarda dirittamente all’eternità: bisogna che si occupi unicamente dell’eternità, che non intenda fuorché all’eternità, che non si diriga altrove che all’eternità; che solo nell’eternità dimori, a cagione del Dio eterno che è il solo vero bene, il solo necessario, e che giunta la sua fine, tutte le sue brame si compiano in colui che non le sarà mai più tolto. È questo il bene che Gesù Cristo assegnò alla Maddalena (Luc. X, 42). La seconda via all’eternità, è l’attenta meditazione delle cose eterne… La terza, è la chiara contemplazione delle medesime… La quarta, l’amore di quello che appartiene all’eternità. Quando le persone pie, dice S. Gregorio, ardono della brama dell’eternità, poggiano a tale altezza di vita, che anche il solo parlare di cose mondane riesce loro grave e le tiene in disagio; poiché per esse è intollerabile tutto ciò che è estraneo a quello che esse amano. La quinta via è la rivelazione segreta delle cose eterne: la meditazione assidua delle rivelazioni spirituali produce un continuo ingrandimento della vista e delle cognizioni dell’anima; per questo mezzo ella valuta al giusto i beni futuri, penetra il segreto delle verità eterne. Infatti coloro che amano con trasporto, scoprono meglio, distinguono più chiaramente, conoscono più a fondo. Perciò, più si amano le cose eterne e più addentro vi si penetra. Il che ha fatto dire a S. Gregorio: «L’eternità si verifica nei santi, per la considerazione dell’eternità di Dio » — “In sanctis fìt aeternitas, aspiciendo Dei aeternitatem (Mordi.). La sesta via all’eternità, è una certa esperienza che si è fatta delle dolcezze eterne. Questo assaporava il re al profeta, allorché diceva: « Gustate e provate come dolce è il Signore » — Gustate, et videte quoniam suavis est Dominus (Psalm. XXXIII, 8); questo celebrava la Sposa dei Cantici con quelle parole: « Dolce è al mio palato il frutto del mio celeste Sposo » — “Fructus eius dulcis gutturi meo” (Cant. II, 3). La settima via all’eternità, sono le buone opere, conformi agl’impulsi di Dio; i costumi puri ed una vita santa, poiché, dice la Scrittura, « le opere loro li accompagneranno» — “Opera enim illorum sequuntur illos(Apoc. XIV, 13 — In Speculo). Gesù Cristo che è la via , la verità, la vita, ci guida per le sue strade; Egli si adopera perché la nostra conversazione sia nei cieli; Egli ci ha aperto la porta dell’eternità con la sua vittoria su la morte. Fortunato chi va all’eternità per queste strade! Felice chi, liberandosi al di sopra della brevità del tempo e della volubilità dei secoli, ferma la sua mente sulla salda ed immobile eternità! Beato chi tiene a vile i beni vani e transitori della terra e si nutre di quelli solidi ed eterni! S. Agostino designa i quattro gradi della scala che poggia all’eternità beata, nella lettura, nella meditazione, nella preghiera, nella contemplazione. Poi conchiude: «Congiungi il tuo cuore all’eternità di Dio, e sarai eterno con esso [“Iunge cor tuum aeternitati Dei, et cum illo aeternus eris” (In Psalm. XCI)] ». Supponiamo che Dio dicesse a Giuda, o a qualsiasi altro reprobo: Ogni mille anni tu spargerai una lacrima per i tuoi peccati, e quando così facendo, tu avrai versato tante la crime da formare un diluvio che basti ad inondare la terra, io avrò pietà di te e ti caverò dalle pene e dal fuoco dell’inferno; grande sarebbe il giubilo, ineffabile la gioia che ne proverebbe quel dannato, perché egli avrebbe finalmente una speranza di salute. Ma ohimé! Non vi sono più lacrime per i dannati e quindi mai più perdono. Versiamo quaggiù amare lacrime sulle nostre colpe; esse ci chiuderanno l’eternità infelice … l’eternità è un abisso; diciamolo cento volte, diciamolo cento volte, diciamolo mille, diciamolo senza fine … o eternità! eternità!… meditiamo sull’eternità …

Lo SPIRITO SANTO nel Nuovo Testamento

Lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento

-prima creazione –

[J.-J. GAUME: Trattato dello Spirito Santo: Vol. II, cap. XI e XII]

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Ricollegando l’azione incessante e universale dello Spirito Santo nell’ antico mondo, alla sua azione del pari incessante e universale nel mondo nuovo, due grandi dottori uno dell’Oriente l’altro dell’Occidente si esprimono con una precisione che reca all’anima avida di verità, la luce e la gioia. Dice san Basilio che : « Tutte le creature del cielo e della terra debbono la loro perfezione allo Spirito Santo. Quanto all’uomo, tutte le benevole disposizioni del Padre e del Verbo Salvatore, chi può negare che non siano esse state realizzate dallo Spirito Santo? Sia che voi consideriate i tempi antichi, le benedizioni dei patriarchi, la promulgazione della legge, le figure, le profezie, le gesta militari, i miracoli degli antichi giusti, ossia che voi riguardiate tutto ciò che concerne la venuta del Signore nella carne; tutto è stato fatto per mezzo dello Spirito Santo.1 » [Lib. de Spir. sanct., CXVI, n. 39].

San Leone non è meno esplicito : « Non bisogna dubitarne, scrive l’immortale Pontefice, se nel giorno della Pentecoste, lo Spirito Santo ha riempito gli apostoli, ciò non fu principio dei suoi benefizi, ma accrescimento di liberalità. I patriarchi, i profeti, i sacerdoti, tutti i santi che vissero negli antichi tempi, dovettero allo stesso Spirito Santo la vena santificante che fece la loro forza e la loro gloria. Senza la sua grazia, questi sacri segni non furono mai stabiliti, né mai celebrati come misteri; di guisa che la sorgente dei benefizi fu sempre la stessa, sebbene differente nella misura dei suoi doni. » [Serm. II de Pentecost.] – Ora, le effusioni parziali dello Spirito Santo sugli uomini e sulle donne illustri dell’antica legge, sulla sinagoga, sul semplice ebreo medesimo, dovevano far capo nel seguito dei tempi ad una effusione completa, manifestata da quattro grandi creazioni: la santissima Vergine, Nostro Signore, la Chiesa ed il cristiano. – Prima creazione dello Spirito Santo nel Nuovo Testamento, fu la santissima Vergine. — Iddio ha parlato all’uomo e parlato per istruirlo. La sua parola non é dunque, né può essere, un libro sigillato. Quindi l’indispensabile necessità di una interpretazione autentica. Questa interpretazione o non si trova in nessun luogo, ovvero essa è nella tradizione universale della Sinagoghe della Chiesa. – Questa tradizione ci dice che tutte le donne illustri del’antico Testamento sono tanti embrioni, tanti disegni, tante figure della donna per eccellenza, Maria. I doni che esse non possedettero altro che in parte e transitoriamente, Maria li possiede nella loro pienezza ed in un modo permanente. – Come i diversi corsi d’ acqua che irrigano la terra vanno a perdersi nell’oceano, così tutte le effusioni parziali dello Spirito Santo’ su queste donne della Bibbia, si danno un convegno nella donna del Vangelo, per creare l’incomparabile meraviglia del suo sesso, la Vergine madre, Maria. – In quella guisa che noi vediamo spuntare la rosa nel bottone, cosi noi vediamo in Eva Maria, spuntare madre dei viventi, l’irreconciliabile nemica del serpente del quale schiaccerà il capo. Essa risplende in Rebecca, modesta verginella, ingenua, bella e pudica, ricercata tra tutte dal venerando Abramo, per il figlio della sua tenerezza, Isacco. «Tutti i secoli l’ammirano nella coraggiosa Giuditta, la quale ponendo a rischio la sua vita, uccide il crudele Oloferne, e salva la patria. Ester presenta un riflesso della sua incomparabile bellezza, della sua potenza sul cuore del gran Re, della sua compassione per gli infelici. Salomone la canta con tutte le sue attrattive, con tutte le sue virtù, con tutti i suoi benefizi, nella sposa immacolata del Cantico dei cantici. – Tutti questi doni sparsi, sono riuniti in Maria; ma non basta. Posta dallo Spirito Santo tra il mondo antico e il nuovo, essa è come un oceano nel quale vanno a confondersi tutte le meraviglie dei due Testamenti: Tutti i fiumi, dice il Serafico Dottore, entrano in mare e il mare non trabocca mai: così tutte le qualità dei santi si danno convegno in Maria. Il fiume della grazia degli angeli entra in Maria. Il fiume della grazia dei patriarchi e dei profeti entra in Maria. Quello della grazia degli apostoli entra in Maria; quello della grazia dei martiri entra in Maria; quello dei confessori entra in Maria; tutti i fiumi entrano in questo mare, e questo mare non straripa mai. Che cosa vi è di sorprendente che ogni grazia vada a versarsi in Maria poiché ogni grazia da Maria discende?1 »? [In Specul. B. M. V., post Med,]. – Qual è quest’oceano? Quest’oceano senza limiti e senza fondo si compone di tutte le ricchezze della natura della grazia, e di tutte le virtù teologali e cardinali, e di tutti i doni dello Spirito Santo e di tutte le grazie gratuite, in un grado sovraeminente. « Il Verbo incarnato, dice san Tommaso, possedette nella sua perfezione la pienezza della grazia; ma ella fu cominciata in Maria. 2 »2 [“Sicut gratiae plenitudo perfecte quidem fuit in Christo, et tamen aliqua ejus inchoatio praecessit in matre”. III, p. q. 28, art. 3, ad 2]. – Quanto alle grazie gratuite, quelle cioè che sono date per utilità altrui, a fine di faticare a prò della loro salute, sia operando la loro conversione, ossia assicurando la loro perseveranza, vogliamo noi conoscere sotto questo rapporto le ricchezze di Maria? Ascoltiamo san Paolo che specifica le nove specie di grazie gratuite distribuite ai diversi membri della Chiesa; « All’uno, dice egli, è dato, per mezzo dello spirito, il linguaggio della sapienza, all’ altro il linguaggio della scienza; a un altro il dono della fede; a un altro il dono delle guarigioni pel medesimo Spirito; a un altro l’operazione de’ prodigi; a un altro la profezia; ad un altro la discrezione degli spunti; a un altro ogni genere di lingue; a un altro l’interpretazione delle favelle.1 »1 [I Cor., XII, 8]. – Possedere una sola di queste grazie insigni basta per essere eminente nella Chiesa. Ora san Tommaso, seguito dalla teologia cattolica, insegna che Maria le aveva tutte in abito ed in atto: « Non bisogna dubitare, dice, che la beata Vergine non abbia ricevuto eccellentemente il dono di sapienza e dei miracoli, come pure lo spirito di profezia. Pur tuttavia essa non ha ricevuto l’uso di tutte le grazie gratuite; ciò è privilegio esclusivo del Verbo incarnato. Essa ha esercitato quelle che erano convenienti alla sua condizione. A questo modo essa ha ricevuto il dono di sapienza, per innalzarsi a sublimi contemplazioni ; ma non ne ha avuto l’uso per predicare pubblicamente il Vangelo, perché non era convenevole al suo sesso. – « Essa possedeva veramente il dono dei miracoli ; ma non ne ha avuto l’uso sopratutto nel tempo che lo stesso Figliuolo predicava il Vangelo. Era conveniente infatti, che per confermare la sua dottrina Egli solo facesse miracoli, in persona o per mezzo dei suoi organi accreditati, come i discepoli e gli apostoli. Di qui deriva ciò che è scritto di Giovan Battista medesimo, che non fece nessun miracolo. Doveva essere così, affinché l’attenzione del popolo non fosse divisa tra parecchi, ma che tutti gli occhi fossero volti verso il Verbo divino. Quanto al dono di profezia, Maria ne ha fatto uso nel suo cantico immortale. » [III p., q. 27, art. 5, ad 3]. – Come i raggi del sole colorano, nell’ attraversarla, una nuvola diafana, cosi le bellezze interiori della figlia del Re, irradiavano sul suo corpo verginale, e le davano una grazia incomparabile. Maria fu più bella di Rachele, più bella di Rebecca, più bella di Giuditta, più bella di Ester, più bella di tutte le bellezze dell’antico mondo. Siccome il Nostro Signore fu il più bello dei figli degli uomini, così Maria fu la più bella delle figlie degli uomini. Come tipo perfetto della bellezza morale, fu essa pure il tipo perfetto della beltà fisica. [B. Albev. magn., apud Canisium, De M aria Deipv lib. I, c. xm, p. 92, ediz. in-fol.].Da chi è stato formato quest’oceano di perfezioni? Dallo Spirito Santo. Maria è ciò che abbiado già detto e mille volte ancora più, perché tra tutte le creature del cielo e della terra, dei tempi passati e dei secoli futuri, Essa é la sola in cui la terza Persona dell’augusta Trinità sia sopraggiunta con la pienezza dei suoi doni. Se voi domandate a quale scopo lo Spirito Santo si è cosi riposato in Maria, gli angeli e gli uomini rispondono: perché Maria doveva essere sua sposa, la madre del Verbo incarnato, la base della Città del bene, la donna per eccellenza madre di un lignaggio perpetuo di donne eroine.Meditiamo il Fiat creatore di Maria: « L’angelo Gabriele fu mandato da Dio ad una città della Galilea chiamata Nazaret, ad una vergine, sposata ad un uomo per nome Giuseppe, della casa di Davide: e la vergine si chiamava Maria. Ed entrato l’angelo da Lei disse: Io ti saluto, o piena di grazia, il Signore è teco: Benedetta in fra le donne.1 » [ Luc. I, 28]. Notiamolo bene, l’angelo non dice: Tu sarai piena di grazia, ma: Tu “sei” piena di grazia, e benedetta sopra tutte le donne. Le perfezioni ineffabili di Maria non datano dalla visita del celeste messaggero. Essa non le ripete da lui, ma le possiede senza di lui e prima di lui. Il divino Artefice, dopo essersi esercitato, come scherzando in mille preludi, costruì nel crear Maria, il suo santuario vivente. Sino dal primo istante della di Lei esistenza, Egli aveva ornato la sua futura sposa della pienezza di grazia. Oggetto delle sue compiacenze infinite, Essa era la sua colomba, unica, tutta bella, senza macchia, né ombra di macchia, bianca come il giglio, graziosa come la rosa, rilucente come lo zaffiro, trasparente come il diamante. Tale era Maria nel momento della visita dell’angelo, e tale era sempre stata. Né al suo concepimento, né alla sua nascita, né durante la sua vita, l’alito impuro del principe della Città del male, aveva mai tocco Colei che doveva schiacciarle il capo. Noi non abbiamo più da provare il plenario possesso e perpetuo della grazia mediante Maria, dacché la Chiesa compendiando la credenza universale dei secoli, ha formulato in domma di fede l’Immacolato Concepimento della sposa dello Spirito Santo. Ci rimane solamente da dire con l’angelo, nei trasporti della riconoscenza e della fede: Io ti saluto piena di grazia: Ave gratia piena. Ripigliamo la storia di questa creazione assai più meravigliosa di quella del cielo e della terra. Gabriele aggiunge: « Non temere, o Maria, tu concepirai e partorirai un figlio. Lo Spirito Santo scenderà sopra di te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà. E per questo ancora quello che nascerà di te Santo, sarà chiamato Figliuolo di Dio.1 »1 [Lue., I, 29]. – La lingua degli angeli sarebbe impotente a spiegare questi misteri profondi; o figuriamoci quella dell’uomo! – La prima cosa che colpisce nell’angelico messaggio è la parola: Non temere o Maria. Quale n’è il senso e la ragione? « Voi avete sentito, risponde un Padre della Chiesa, che per un mistero incomprensibile, Iddio e l’uomo saranno messi in uno stesso corpo, e che la fragile natura della nostra carne deve portare tutta la gloria della Divinità, Per tema che in Maria il grano di sabbia del nostro corpo, non fosse schiacciato sotto il peso immenso del celeste edificio, e che Maria, stelo delicato, destinato a portare il frutto di tutto il genere umano non fosse troncato, l’angelo incomincia dal bandire ogni timore, dicendo: Non temer punto, o Maria. » [S. Pet. Chrys., Ser. CXVII, De Ànnuntiat.]. – Perché la verginella di Giuda deve essere senza timore? L’angelo si dà premura di dirlo, annunziandole il concorso delle tre Persone della Trinità. Il Padre comparisce come sostegno, lo Spirito Santo come sposo, il Verbo come figlio. Perché questo concorso cosi espressamente indicato? gli interpreti rispondono: « Fino a Maria le figlie illustri di Giuda avevano ricevuto lo Spirito Santo parzialmente, per una missione speciale; la Vergine sposa deve ricevere dallo Spirito Santo tutta la sostanza del Verbo eterno, il Verbo medesimo in Persona, il Creatore dei mondi. Gabriele conosce il peso opprimente del miracolo. Perciò ei non si contenta di dire: Lo Spirito Santo scenderà sopra di te; ma si affretta ad aggiungere: E la virtù dell’Altissimo ti adombrerà. Essa lo farà in un modo ineffabile, affinché tu possa sostenere il peso del tuo concepimento. Che cosa doveva infatti concepire questa fanciulla, due volte fragile pel suo sesso e per la sua condizione mortale? – L’Onnipotente, Verbo di Dio, la solida sostanza dell’Eterno, discesa dalla pura sostanza di Dio Padre, e il cui solo sguardo fa tremare gli angeli? È dunque ben detto: Tu sarai sostenuta dalla virtù dell’Altissimo, virtù potente in miracoli, sola capace di associare la sostanza di una donna al Verbo Dio.1 » [Rupert.7 De Trinit. et oper. ejus, lib. XLII, De Spir. sanct, lib, I, c. IX].Un dotto panegirista della Santa Vergine, il padre D’Argentan, porge una nuova ragione di questo premuroso concorso. Ricordando la parola di sant’Esichio di Gerusalemme che dice che in Maria era il complemento di tutta la Trinità. [Serm. de S. Maria Deip.] scrive il seguente commento: « È vero in qualche maniera che Maria dà alle tre Persone dell’adorabile Trinità un certo complemento di perfezione, che esse non avrebbero mai avuto senza di Lei, e che almeno va alla gloria esteriore di Dio.« Incominciamo dal Padre. Non si può dubitare ch’Egli non possegga la perfezione infinita della divina paternità, poiché Egli comunica tutto il suo essere all’unico Figlio suo. Ma questo Figlio essendo ad Esso eguale in tutte le cose non può rendergli nessuno dei doveri della pietà figliale, come servigio, obbedienza e rispetto. Secondo le nostre deboli idee, non parrebbe che facesse un complemento d’onore per il Padre, se questo stesso Figliuolo, rimanendo sempre in possesso della maestà infinita Gli obbedisse nonostante e Gli rendesse profondi omaggi? Qual gloria vedersi adorato da un Dio grande, quanto Lui! Chi la procura al Padre? Maria. Il Padre che vede avanti tutti i secoli il suo figlio nascere dal suo seno, il suo eguale; Lo vede nel tempo nascere dal seno di Maria, come suo inferiore, talmente devoto, e talmente sottomesso, che Gli darà la sua propria vita sopra una croce. Si può negare che rispetto al Padre, l’augusta Vergine non sia il complemento della Trinità: “universum Trinitatis complementum”? «Quanto al Figliuolo, lo stesso ragionamento. Egli possiede eternamente tutte le perfezioni, poiché è Dio di Dio, luce di luce, vero Dio del vero Dio. Ma questo Verbo eterno di Dio dimora nascosto nel seno di Colui che l’ha prodotto. Ora questa parola vivente di Dio, è come quella dell’uomo suscettibile di due nascimenti; uno interno, l’altro esterno. Il primo ha luogo allorquando il nostro spirito concepisce un pensiero che considera in se medesimo.Sant’Atanasio appella ciò il Verbo e la parola dell’ intelletto, verbum mentis. Il secondo si fa quando, per mezza di una parola sensibile noi produciamo al di fuori il nostro pensiero. Questa parola esterna, secondo nascimento dell’interno, le dà il suo complemento. « Cosi avviene della Parola eterna, la quale nata in seno del Padre, era in lui innanzi a tutti i secoli. Nessuno la conosceva, ma era capace di un secondo nascimento che l’esponesse al di fuori e la rendesse sensibile. Secondo il nostro modo d’intendere, questo secondo nascimento Gli dava il suo ultimo complemento. Ora, Maria è stata la bocca, con la quale il Padre ha prodotto ‘il suo Verbo al di fuori. È Lei che gli ha dato un corpo e l’ha reso visibile e sensibile. Essa può dunque essere chiamata rispetto al Figliuolo nello stesso modo che rispetto al Padre, il complemento della Trinità, universum Trinitatis complementum. – « La cosa è ancor più palpabile rispetto allo Spirito Santo. Iddio possiede tutte le perfezioni, tutta la bontà, tutta la fecondità che è nel Padre e nel Figliuolo. La fecondità del Padre apparisce nella generazione eterna del suo unico Figliuolo; la fecondità del Padre e del Figliuolo rifulge nella produzione dello Spirito Santo. Sola questa terza Persona, cosi ricca in fecondità quanto le due altre, rimane sterile, essendole impossibile di produrre una quarta persona della Trinità. Maria fa sparire questa inferiorità apparente. Per mercé sua, lo Spirito Santo diverrà fecondo: e si produrrà un Dio uomo e un Uomo Dio, capo d’opera di potenza e di amore. Non sembra forse che in ciò l’augusta Vergine gli dia un accrescimento di gloria, e che essa meriti una terza volta di essere appellata il complemento di tutta la Trinità : universum Trtnilatis complementum ? »Vedremo ben tosto ciò che produrrà in Maria medesima il concorso premuroso delle tre Persone divine. [Grandezze della Santa Vergine, c. i, § 3].

Verg. con Bambino

Maria è creata dallo Spirito Santo.

Maria è creata dallo Spirito Santo, capo d’ opera unico della Potenza infinita. « Verso di voi, le grida san Bernardo, come verso 1’arca di Dio, e verso la causa e il centro degli avvenimenti, come verso la gran faccenda di tutti i secoli, negotium omnium saeculorum, volgono i loro sguardi e gli abitatori dei cieli e gli abitatori della terra, e quelli che ci hanno preceduto, e noi che passiamo, e quelli che ci seguiranno, ed i figli de’ loro figli. Tutta da creazione fìssa gli occhi su di Voi, e con ragione. Di Voi, in Voi, per voi, la mano benefica dell’Onnipotente ha rigenerato tutto ciò che essa aveva creato. » [“Merito in te respiciunt oculi onmis creaturae, quia in te, et per te et de te benigna manus Omnipotentis quid quid creaverat, ricreavi”. Ser. II, de Pentecoste]. – Lo stesso Creatore contempla l’opera sua con infinite compiacenze. Maria è creata per essere la Sposa dello Spirito Santo e la madre del Verbo. Il matrimonio suppone il libero consenso delle parti: vediamo in qual modo é sollecitato quello della augusta Vergine. Le tre Persone della SS. Trinità inviano un messaggero, incaricato di chiederLa in matrimonio. Meravigliata di tanto onore, Maria si turba; ma ella stabilisce le sue condizioni e tratta con Dio anche da pari a pari. Io acconsentirò, dice, a patto di conservare intatto il giglio della mia verginità. Cosi una fanciullina di dodici anni tiene in sua mano la salute del mondo. Dalla sua volontà dipende il compimento dell’opera, alla quale si riportano sin dall’eternità tutti i divini consigli. L’augusta Trinità apparisce quasi supplichevole dinanzi a Maria. Ineffabile procedere! che contiene tutta una rivoluzione morale. La donna, fino allora l’essere il più abietto, diviene tutt’ad un tratto l’essere il più rispettato. Il genere umano avrà egli un Salvatore? La risposta di una donna deciderà. Maria riflette. Accettando il duplice titolo di Sposa dello Spirito Santo e di madre del Verbo, sa che essa accetta quello di regina dei martiri. Dinanzi ai suoi occhi si spiega una lunga serie di lugubri immagini; il presepio, la croce, il calvario saranno per Lei, poiché essi saranno pel suo Figliuolo. « Acconsentite, acconsentite, le grida sant’Agostino, non ritardate la salute del mondo. L’angelo vi ha data la sua parola; voi resterete vergine e sarete madre; voi avrete un figlio e la vostra verginità non patirà alcun danno. Felice Maria! tutto 1’uman genere schiavo vi supplica di acconsentire. Il mondo vi stabilisce presso Dio come l’ostaggio della sua fede. Non tardate; rispondete una parola al messaggero; acconsentite a diventar madre, impegnate la vostra fede, e conoscerete la virtù dell’Onnipotente. » [“Jam audisti quomodo fìet hoc; responde mane verbum. Vitam quid tricas mundo? Noli morari, Virgo; nuncio festinanter responde verbum, et suscipe filium; da fidem, et senti virtutem”. Ser. XVIII, de Sanct S. Bem., Ber. III, sup. Missus]. – Maria ha chinato dolcemente il suo capo verginale e ha detto: Io sono l’ancella del Signore, che sia fatto secondo la tua parola. Essa è sposa, è madre, e la sua corona nuziale è una corona di spine e le sue gioie materne sono il principio di un lungo martirio. Intanto il mondo è salvo, salvo per una donna; e l’anatema quaranta volte secolare, che pesava sulla donna è tolto via per sempre, imperocché da qui in poi Ella appare alla cima d’ogni bene. – Peraltro lo Spirito Santo è sceso sopra di Maria, e l’Essere santo che nascerà da Lei sarà chiamato il Figliuolo di Dio. – Perché il Figliuolo di Dio e non dello Spirito Santo? Per bocca dei dottori la fede cattolica risponde: Non sarà chiamato né sarà Figliuolo dello Spirito Santo, perché non sarà formato della sostanza dello Spirito Santo. La sua carne sarà la carne di Maria, e Maria sarà sua madre; ma la sua carne non essendo formata della sostanza dello Spirito Santo, lo Spirito Santo non sarà suo Padre. – Notiamo la precisione meravigliosa del divino linguaggio. – L’angelo non dice: Egli sarà chiamato, ovvero: Sarà Santo, ma dice: “L’essere Santo che nascerà da te, sarà chiamato il Figliuolo di Dio. Difatti, quegli che Maria concepisce era da lungo tempo; Egli era santo per essenza e Figliuolo di Dio. Restava dunque di appellarlo ciò che era, e appellandolo, a manifestare ch’Egli era Figliuolo di Dio non per adozione, ma per natura. – « L’angelo non dice: Il Santo che nascerà di te, ma: La cosa santa, l’Essere santo che nascerà di te. – Perché? Perché un gran numero sono chiamati o santificati, ma non vi ha che una cosa santa, un Essere santo, la stessa santità, da cui emana quella di tutti i santi. Quest’Essere santo è il Santo dei santi, il Figliuolo di Maria. Estraneo alla prevaricazione di Adamo, concepito per opera dello Spirito Santo, nato da una vergine senza màcchia, Ei non ha avuto bisogno, né al suo concepimento, né alla sua nascita di una santificazione accidentale, ma è santo per essenza e la santità medesima. » [Rupert., De Spir. sanct, lib. I, c. x.] – Ecco dunque la Verginella di Giuda divenuta la sposa dello Spirito Santo, la madre del Verbo, la parente di tutta la Trinità, “consanguinea Trinitatis”. Tanta gloria non è per essa sola. Come Eva e Adamo furono le basi della Città del male, cosi Maria e suo Figlio saranno le basi della Città del bene, innalzata sulla terra alla sua più gran perfezione. Conosciuta nel mondo tutto sotto il nome incomunicabile di Chiesa cattolica, questa gloriosa città riconosce Maria per sua Madre e sua padrona. Ai Cinesi, ai Tibetani, ai selvaggi d’oggidì, come ai Greci ed ai barbari d’un tempo, i quali le domandano la sua origine, essa risponde: Io sono figlia del Verbo eterno concepito di Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria : conceptus de Spiritu Sancto natus ex Maria Virgìne”.Essendo Madre e padrona della Chiesa, questa prerogativa di Maria spiega un mistero altrimenti inesplicabile.’Quando si conosce l’affezione reciproca di Gesù e di Maria si domanda con meraviglia, perché il Salvatore salendo al cielo non vi condusse seco la sua dilettissima Madre? Non aveva Essa più di qualunque altro partecipato ai suoi travagli, alle sue umiliazioni, a’ suoi patimenti? Ohi dunque meritava più d’essere associata alle sue glorie ed alle sue gioie? Mentre Egli medesimo, il migliore dei figli, va a godere di una felicità immutabile, senza fine, perché lascerà la più tenera delle madri nelle tristezze dell’esilio? I giusti dell’antico mondo che formano il suo corteggio, sono essi di miglior condizione di Maria? I loro desideri del cielo, più vivi dei suoi? Lo stesso buon ladrone sale al cielo, e Maria rimane sulla terra! Qual è il mistero di una simile condotta? Ritornando ora a suo Padre, Nostro Signore, lasciava la Chiesa nella culla. Come piccola e tenera bambina essa aveva bisogno di latte e di cure materne: Ei le dà sua madre, per nutrice, “ecce Fitius tuus”. Maria, sempre obbediente, accetta questo ufficio che prolungherà il suo esilio, e se ne sdebiterà con una premura ineffabile. Essa nutrisce la giovine sposa del suo Figliuolo, delle sue preghiere, de’ suoi esempi e delle sue lezioni, siccome Essa aveva nutrito del suo latte verginale lo Sposo della Chiesa, mentre era bambino. Come per esempio, in una casa, nell’assenza o dopo la morte del padre, la madre prende cura della famiglia e ne fa le faccende; cosi il Capo della Chiesa avendo cessato d’essere visibilmente presente in mezzo a lei, è Maria che vi si sostituisce. [Corn, a Lap., in Act, v, 42]. Ecco perché gli apostoli ed i discepoli La circondano del loro rispetto e della loro obbedienza filiale. Questa missione di Maria spiega la sua presenza nel Cenacolo con gli apostoli e con le sue preghiere continue per ottenere loro lo Spirito Santo. Essa spiega la fedeltà degli apostoli nel consultarla nelle faccende importanti. Possedendo di per sé sola più grazie e lumi che tutto il collegio apostolico, allorché gli organi del Verbo hanno bisogno di un supplemento d’istruzione, o d’una testimonianza per confermare l’interpretazione delle Scrittura, fanno ricorso a Colei che durante nove mesi fu la sede vivente della sapienza, “Sedes sapientiae”. Quindi san Bonaventura chiama Maria la maestra dei maestri, la maestra degli Evangelisti. [“Magistra magistrorum et magistra evangelista rum”. S. Bonaven Psalt. Mar.]. – I bei giorni della Chiesa primitiva ce la mostrano nel pieno esercizio di questa prerogativa. La sua parola. sovrana chiarisce tutti i dubbi, la sua materna autorità riconduce tutte le divergenze all’unita. È Essa che al concilio di Gerusalemme tronca la questione delle osservanze legali; questione delicata, vivamente discussa, cagione di serie turbolenze per la Chiesa nascente, e che anche per un istante aveva diviso Paolo e Cefa. « Non perchè, dice Ruperto, abbia Maria presieduto al Concilio; un simile ufficio non conveniva ad una donna, ma essa ne aveva dettati i decreti.1 » [Corn. a Lap., in Act., XV, 13]. -Prima della dispersione degli apostoli è Maria che apre la sua bocca in mezzo all’assemblea dei santi, ed emette, come la rugiada, le parole della sua sapienza per illuminare i principi della Chiesa. [Eccl, xv, 5. — Ps. CIV, -21]. – Come avrebbero gli apostoli e i discepoli potuto naturalmente conoscere i misteri della santa infanzia e della vita nascosta di Nostro Signore, se la santa Vergine non li avesse istruiti.? Chi altri se non la divina Madre poteva loro raccontare ‘l’annunzio del Precursore, la visita di Gabriele e il suo colloquio con Maria, la Visita a santa Elisabetta, la santificazione di Giovanni Battista nel seno di sua madre, il cantico virginale, la nascita ammirabile di Lui, e il cantico di Zaccaria, la nascita del Salvatore, la sua circoncisione, la sua presentazione al Tempio, il cantico e la profezia di Simeone, la venuta dei Magi, la fuga in Egitto, il ritorno a Nazaret, l’insegnamento di Gesù al Tempio, la sua sottomissione a’ suoi genitori ed una moltitudine d’altri particolari? – Dove sono i testimoni di questi misteri, compiuti la maggior parte nel segreto della vita domestica? Chi li conosceva come Maria? Essa sola poteva insegnarli agli apostoli. Questi alla loro volta ne hanno istruito il genere umano, consegnando nel Vangelo il racconto dell’augusta Madre. San Luca specialmente si dà incarico di descrivere le prime circostanze dell’incarnazione del Verbo. « Ho scritto, dice, secondo il racconto di quelli che hanno visto co’ loro propri occhi, sino da principio, e che sono stati i ministri del Verbo.1 » [Luc. I, 2]. Senza dubbio esistevano tuttora molti testimoni che avevano assistito al principio della predicazione del Salvatore, i quali avevano visto ciò che faceva, e sentito quel che diceva; ma fino al suo trentesimo anno, Maria sola lo sapeva, solo Essa poteva dirlo, poiché al tempo in cui san Luca scriveva, san Giuseppe era morto da lungo tempo. In conseguenza san Luca, storico della vita nascosta, è chiamato il segretario della Santa Vergine, Notarius Virginis. – Così prendendo ad imprestito il linguaggio di sant’Ilario, Maria sola insegnò agli apostoli ciò che fu sin da principio, quel che Ella sentì, ciò che vide co’suoi occhi. Essa manifestò pubblicamente ciò che contemplò, ciò che le sue mani toccarono del Verbo di vita, ciò che aveva veduto in segreto. Quel che le sue orecchie sole avevamo udito, ella l’annunziò sui tetti, affinché i predicatori apostolici lo facessero conoscere all’ intero mondo.1 « Qual riconoscenza dobbiamo noi a Maria, aggiunge Eusebio Emisseno, per avere custodite tante verità importanti, le quali non avremmo mai sapute senza di lei: Nisì enim ipsa conservasset, non ea haberemus. » – Dal canto suo san Bernardo, scandagliando con la sua consueta penetrativa i misteri di Maria, domanda perché l’Arcangelo Gabriele gli annunzia lo stato di Santa Elisabetta? Egli risponde: « Lo stato di santa Elisabetta è manifestato a Maria, affinché essendo informata a quando a quando della venuta del Precursore e di quella del Verbo, Ella conoscesse il tempo e l’ordine degli avvenimenti per modo, da potere più tardi rivelare agli apostoli ed agli evangelisti, la verità intorno alla quale Essa era stata sin dall’origine pienamente e divinamente istruita. – Non solamente l’augusta Madre nutre la giovine Chiesa dei più dolci e più importanti misteri, ma la fortifica,, la consola e le assicura una gloriosa immortalità. La Passione del suo divin Figliuolo non dee finire al Calvario. Ivi essa non fa che cominciare, perpetuandosi nei fratelli del Verbo incarnato, in tutti i punti del globo, sino alla fine dei secoli. Il giovine e coraggioso diacono Stefano, è arrestato, giudicato e condannato a morte. Maria non l’abbandona, come non aveva abbandonato il suo figliuolo che saliva sul Calvario. Scesa in fondo alla valle di Giosafat, non lungi dal torrente di Cedron, dove il giovine diacono deve essere lapidato, la dolce Vergine accompagnata da san Giovanni, si pone in ginocchio, e le preghiere della Regina dei martiri ottengono la palma della vittoria al primo di essi.[Corn, a Lap. in Act, VII, 57]. – Il fuoco della persecuzione si accende ognora più: tantoché gli Apostoli hanno bisogno di consigli, e i fedeli di consolazioni. Maria si fa tutta a tutti; la Chiesa di Gerusalemme è una famiglia della quale essa è madre. Intorno a Lei si riuniscono i suoi figliuoli; ciascuno le espone i suoi dolori ed i. suoi timori. Nessuno la lascia senza essere illuminato e consolato. Fortunati colloqui! un’ora dei quali si acquisterebbe a prezzo di una vita di ottant’anni. Ciò che sant’Agostino dice della sua buona madre, deve con molta più ragione dirsi di Maria: Essa era, o mio Dio! la serva de’ vostri servi, essa pigliava cura di loro, come se tutti fossero stati suoi figli, ed Ella si prestava ai loro desideri come se di tutti fosse stata la figlia.» [“Erat serva servoram tuorum, o Domine…. Ita curam gessit, quasi omnes genuisset.; ita servivit, quasi ab omnibus genita fuisset”. Confess, lib. IV, c. ix]. – La missione di consolare la Chiesa, di incoraggiarla, di proteggerla, non finisce colla vita mortale della santa Vergine. Immortale come la parola che ne compone il titolo, durerà quanto i secoli. Ecco il vostro Figlio, ecce filius tuus, le dice il Salvatore morendo. Finché questo figlio viaggerà sulla terra d’esilio, esposto agli assalti del principe della Città del male, egli avrà bisogno di voi; voi gli terrete luogo di madre, ecce filius tuus. La fedeltà di Maria al divino mandato è scritta in tutte le pagine della storia. – Da una parte, la Chiesa non esita di farle omaggio della distruzione di tutte le eresie: “cunctas haereses sola interemisti in universo mundo”. Dall’altra, essa le dà il nome glorioso di aiuto dei Cristiani: “Auxilium christianorum”. Con gli splendidi santuari eretti in suo onore in tutti i punti del globo, con le manifestazioni entusiastiche della loro figliale fiducia, del loro amore e della loro riconoscenza, gli individui ed i popoli ripetono, dall’origine del Cristianesimo in poi ad una voce, che 1’empietà non potrà mai ridurre al silenzio che Maria è l’aiuto dei cristiani, la colonna della Chiesa, il terrore di satana, la speranza dei disperati, la consolatrice degli afflitti, la salute degli infermi, quella del mondo, e la pietra angolare della Città del bene. – La Sinagoga fa eco alla Chiesa, e, per bocca dei suoi dottori, proclama le glorie, la potenza e le bellezze della Vergine di Giuda. «Dicono essi che é per amore alla Vergine immacolata, che Dio ha creato il mondo. Non solamente egli l’ha creato per amore verso di Lei, ma per amor suo Egli lo conserva. Da lungo tempo i delitti del mondo l’avrebbero fatto perire, se la potente intercessione della dolce Vergine non l’avesse salvato. » [R. Onkelos, apud Cor. a Lap., in Prov., VIII, 22].San Bernardo mostra che la fede più ortodossa non trova alcuna esagerazione nelle parole dei rabbini, allorquando esclama: « Per Maria tutta la scrittura è stata fatta: per Lei tutto l’universo è stato creato. Come piena di grazia, per Lei il genere umano è stato redento, il Verbo fatto carne, Dio umile e l’uomo Dio. » S. Bern in Serm. IV in Assumpt.].Sposa dello Spirito Santo, Madre del Verbo, pietra angolare della Città del bene, capo d’opera di interiore ed esteriore bellezza, Maria è la perla dell’universo.Tante gloriose prerogative sono forse 1’ultima parola della sua creazione? Nient’affatto. Per un privilegio unico, Maria riunisce in sé le due glorie incompatibili della donna, la verginità e la maternità. Vergine e Madre, mistero di santità e mistero d’ amore: mistero di grazia, di pudore, di timida modestia, e mistero di coraggio e di sacrificio sublime; tipo di una nuova donna, ignota all’antico mondo: stipite eternamente fecondo di un glorioso lignaggio di donne, vergini per la loro purità senza macchia, e madri per l’eroismo della loro carità: tale è Maria, e tale essa doveva essere. – Dopo la primitiva prevaricazione, un anatema speciale pesava sulla donna: bisognava che una donna venisse a levarlo. Ed era necessario; affinché il Principe della Città del male avesse la vergogna d’esser vinto da Quella stessa, di cui si era fatto un istrumento di vittoria. Era necessario, perché la donna, causa principale della rovina dell’uomo, diventasse la sua salute. Come colpevole messaggera del demonio, aveva essa recato la morte all’ uomo; come messaggera benefica di Dio, essa doveva apportargli la vita’. [“Per foeminam mors, per foeminam vita; per Evam interitus, per Mariani salus”. S. Aug. De Symbol, ad catechum., tract. m, § 4]. – II genere umano lo sapeva ; tutte le tradizioni dell’antico mondo ponevano la donna alla testa del male; e tutte le tradizioni del nuovo mondo dovranno porla alla testa del bene. Le antiche generazioni col ripetersi a vicenda : è la donna la causa di tutte le nostre disgrazie, avevano accumulato sul capo della donna un mucchio d’odio e di disprezzo, da fare dell’antica compagna dell’uomo, il più abietto e il più miserabile degli esseri. Per conseguenza ripetendosi fin sul limitare dell’ eternità: “Alla donna noi andiamo debitori dì tutti ì beni”, le novelle generazioni circonderanno essa di una venerazione e di una riconoscenza, che ne formeranno l’essere il più rispettato ed il più santamente amato di tutti quelli che Iddio ha tratti dal nulla. – Come Vergine e Madre, Maria è ciò che fu la donna nella mente del Creatore: l’aiuto dell’uomo, simile a lui : Adjutortum simile sibi. Essa medesima partorisce figli simili a Lei, madri come Lei, e madri degne di questo nome. – Siccome Maria aveva assunto in sé tutte le glorie delle donne bibliche, le sue preparazioni e le sue figure; così essa comunica le sue qualità alle donne evangeliche, la sua continuazione ed il suo prolungamento. Tutte sono sue figlie; ma qualunque siano le loro ricchezze e le loro bellezze, Maria le supera tutte. Agnese é sua figlia, Lucia è sua figlia, Cecilia, Agata e Caterina parimente. Tutte queste vergini, tutte queste donne, risplendenti di virtù, ricche di meriti e di glorie, sono figlie di Maria, ma essa tutte le supera. [S. Bonav., in Specul., c. II.] – Bisognerebbe scorrere gli annali di tutti i popoli cattolici, se si volessero nominare queste donne nuove, figlie gloriose di Maria; queste madri di famiglia così grandi, così rispettate, così predilette e cosi devote; queste vergini eroine, fiori graziosi del giardino dello Sposo, api infaticabili, le quali compongono delle più rare virtù, un balsamo sovrumano per tutte le infermità. Considerate piuttosto e vedete tutto ciò che il mondo deve alla donna rigenerata da Maria. Esso deve a Lei la famiglia; ed è alla famiglia che la società cristiana è debitrice di tutta la sua superiorità. La donna è una potenza cristiana. Quest’elemento di civilizzazione mancava al mondo antico; manca altresì al mondo idolatra; e con lui manca e mancherà sempre la civiltà. Esso deve a Lei la più splendida varietà di gratuiti servigi per tutti i bisogni dell’anima e del corpo. Esso Le deve la conservazione di ciò che resta di fede sulla terra. – Come la prima alle catacombe, così la donna è l’ultima ai piè degli altari. Le deve infine, anche oggi, Io spettacolo forse il più bello, ma certamente il più misterioso che egli abbia visto giammai. – Fin qui le donne e le vergini cattoliche, figlie e sorelle di Maria, erano rimaste nell’interno del focolare domestico o non avevano varcato mai, almeno per l’apostolato, le frontiere del mondo civilizzato. Tutt’ad un tratto lo Spirito del Cenacolo si è diffuso su di esse. Il suo ardore le anima, la sua forza le sostiene. Trasformate come gli apostoli, volano esse alla conquista delle anime. – Timidità, delicatezza, pregiudizi, vincoli di sangue, tutto è sparito, la donna dà luogo all’eroina. – Simile a quei leggeri granelli,che nei giorni di autunno il vento trasporta in tutte le direzioni, per dar nascita a delle pepiniere di fiori e di arboscelli, cosi esse vanno, portate sulle ali della Provvidenza, a riposarsi alle quattro parti del mondo. Alla vista loro, l’Arabo, il Cinese, il Mussulmano, il Selvaggio rimangono colpiti di stupore. Domandano ingenuamente se esse sono femmine, e non piuttosto angeli discesi direttamente dal cielo! Tante virtù eroiche in un sesso che non hanno mai saputo altro che disprezzare, è per essi un mistero palpabile che le dispone a credere tutti gli altri. – Maria essendo quel che essa è, facendo ciò che noi sappiamo e anche molto più, si può prevedere sino a qual grado di potenza e di perfezione la sua influenza innalzerà la Città del bene. Satana l’aveva compresa meglio dell’uomo. L’anatema primitivo era a lui sempre presente; egli, orgoglio incarnato, sapeva che un giorno il capo gli, sarebbe schiacciato da una donna! Questo pensiero fa salire il suo odio sino al parossismo. Per quattro mila anni ei si vendica della donna oltraggiandola in tutti i modi; ma non basta; egli vuole ad ogni costo impedire la vittoria che egli teme. Ei sa che la Donna il cui piede gli schiaccerà la testa, sarà Vergine e Madre di Dio; perciò egli adopera tutti i suoi artifizi per far disconoscere Maria, e paralizzare la sua azione salutare sul mondo. – Come grande scimmia di Dio, molto tempo innanzi, ei moltiplica presso tutti i popoli le caricature dell’augusta Vergine; « Per timore, dice egli, che la mia nemica non sia riconosciuta e onorata come Madre di Dio, io ne inventerò un’altra.» E sino dalla più remota antichità inventa Cibele, la madre di tutti gli dei, la moglie del vecchio Saturno, di essi il più antico. Il suo culto, celebre per tutta la terra, impedirà all’uomo di non fare alcun caso di un’altra madre di Dio, più recente e meno feconda; ma una sola non gli basta. Tutte le antiche mitologie dell’ Occidente, come tutte le mitologie attuali dell’Oriente, sono piene di dee, madri di dei! – “Senza dubbio che la mia Nemica farà mostra del suo Figliuolo; poiché l’orgoglio di una madre si è di portare il suo figlio nelle braccia. Questo spettacolo farà si che tutti ameranno lei e il suo figliuolo.” Ed egli inventa Venere, tipo della sensuale bellezza; tra le sue braccia le pone un figlio, Cupido, il quale con le sue trecce accende l’amore in tutti i cuori. Tutto quanto il genere umano farà il cambio, e crederà che questa madre col figlio, non è che una copia di Venere e di Cupido. « Senza fatica si attribuirà un gran credito alla mia Nemica sul cuore di Dio. Il mondo sarà condotto ad implorarla; e questa fiducia affermerà il suo impero. » – Ed egli inventa Giunone, la regina dell’Olimpo, potente sul cuore di Giove, suo sposo, e il padrone degli dei. – « La mia Nemica sarà l’ausiliatrice degli infanti, degli infelici e delle persone del suo sesso. I suoi santuari saranno assediati da moltitudini che verranno ad esporle i loro bisogni dell’anima e del corpo. Le grazie ottenute renderanno popolare il suo culto, ed il mio cadrà a poco a poco in dispregio. » Affinché dunque niuno faccia ricorso a Maria, egli inventa Diana, dea a tutti benefica. I pastori ed i villici l’invocheranno, perché sarà creduto che essa presegga alle selve ed ai monti. Le donne incinte ricorreranno a lei, come pure i viandanti di notte e quelli che avranno male agli occhi, poiché sotto il nome di Lucina o luminosa, si crederà che essa aiuti l’infante a venire alla luce, e che dissipi le tenebre e renda ai ciechi la vista. [Vedi il Padre d’Argentari, Grandezze della santa Vergine, t. Ili, o. xxv, §11]. Il ‘pensiero satanico di screditare Maria non é vecchio. – Un missionario scrive dalle Indie: « Mariamacovil è una grossa borgata, vicino a Tanjaour. Le sue case stanno aggruppate intorno all’enorme pagoda di Mariamél, falsa divinità, che ha dato il suo nome alla piccola città. Il furibondo demonio contro Colei che gli ha schiacciato il capo, ha voluto travestire il culto della nostra buona Madre del cielo. Egli ha dunque ispirato a suoi sacerdoti d’immaginare una dea che portasse il nome di Maria, e di presentarla ai loro balordi come una divinità malefica, che non si dee cercare altro che di pacificare, per impedirle di far del male. Questa orribile bestemmia contro la Madre di bontà è ben degna dell’inferno. Perciò questo borgo è un dei baluardi del paganesimo. » [Annali della santa Infanzia, n. 89, p. 411, dicem. 1862.] – Insomma, molti secoli avanti la nascita di Maria, satana riempì il mondo pagano di un numero infinito di dee e di semidee, di Palladi, di Minerve, di Cereri, di Proserpine e cento altre, che tutte insieme formano un’immensa contraffazione di Maria, all’oggetto di oscurare la sua gloria, come una nuvola di polvere che nasconde la faccia del sole. – Vani sforzi! «La Santissima Vergine, dice Eutimio, ha stritolato gli altari degli idoli, rovesciato i templi dei gentili, fatto asciugare i torrenti di sangue cristiano sparsi in tutte le parti del mondo. ». satana non si dà per questo vinto. Per mezzo delle eresie, ei ricomincia la lotta. Ancora qui, come l’abbiamo osservato, tutti i suoi sforzi tendono a distruggere il domma del Verbo incarnato, e per conseguenza a detronizzare Maria. Disperato tentativo! Tutte le volte che l’antico serpente alza il capo, egli sente il piede verginale di Maria che lo schiaccia; imperocché bisogna che l’anatema divino abbia eternamente il suo effetto; Ipsa conteret caput tuum. Sino alla fine della prova riserbata alla specie umana, la lotta ricomincerà sotto un nome o sotto un altro, con la stessa onta per satana e la stessa gloria per Maria.