Terza Creazione dello Spirito Santo: la Chiesa.

Con la “terza creazione” dello Spirito Santo, siamo agli ultimi capitoli prima del “botto finale”, rappresentato dalla quarta creazione: il Cristiano! In attesa quindi della delucidazione delle azioni dello Spirito Santo sull’uomo “cristiano” da santificare, attraverso i “doni” che generano i “frutti”, le opere di misericordia, le virtù e le beatitudini, godiamoci con calma, ruminandoli e facendoli nostri, questi capitoli interessantissimi, che tra l’altro ci danno un’idea precisa della fondazione della “vera” Chiesa di Cristo da parte dello Spirito Santo, e del sostegno che, in collaborazione alla altre Persone della Santissima TRINITA’, Esso costantemente mostra, anche in questi tempi di generale apostasia, usurpazione dell’Autorità e di “eclissi”. Non finiremo mai di ringraziare il buon DIO per aver ispirato con largo anticipo a mons. Gaume quest’opera fondamentale per la rinascita ed un rinnovato splendore della Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa per la Quale si giunge alla salvezza eterna.

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Terza Creazione dello Spirito Santo: la Chiesa.

[dal Trattato dello Spirito Santo, vol. II capp. XV, XVI, XVII]

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L’Incarnazione è l’asse del mondo. La storia universale non è altro che lo svolgimento di questo mistero: compiuto che sia una volta nell’ultimo degli eletti, i tempi finiranno. Per realizzare l’Uomo-Dio, lo Spirito Santo creò Maria. Per generalizzare l’Uomo-Dio, crea la Chiesa. In quella guisa che il cristiano è il prolungamento di Gesù Cristo, cosi la Chiesa è il prolungamento di Maria. Ciò che Maria è di fronte a Gesù, similmente la Chiesa lo è al cristiano. I tratti divini che distinguono Maria, distinguono la Chiesa. Maria è la prima creazione dello Spirito Santo nella legge di grazia, la Chiesa é la terza. Maria è ripiena di tutti i doni delio Spirito Santo: cosi la Chiesa è ripiena di tutti i doni dello Spirito Santo. Maria è Vergine; la Chiesa è vergine: Maria è madre e sempre vergine; la Chiesa è madre e sempre vergine. Lo Spirito Santo, sopravvenuto in Maria, riposa sempre in Lei; Ei La protegge, La ispira, La dirige. Disceso sulla Chiesa, lo Spirito Santo abita sempre in essa per proteggerla, ispirarla, dirigerla. Maria è il focolare della carità; la Chiesa lo è del pari. Queste analogie e altre ancora rivelano la misteriosa unità che presiede alla deificazione dell’uomo: ecco alcuni particolari sopra ciascuna. – Maria è la prima creazione dello Spirito Santo; la Chiesa, la terza. « La terza persona dell’augusta Trinità, dice san Basilio, non lascia 1′ Uomo-Dio risuscitato tra i morti. L’uomo aveva perduto la grazia che aveva ricevuta il di della sua creazione dal soffio di Dio. Il Verbo incarnato gliela vuol rendere. Per ciò Egli soffia sulla faccia de’ suoi discepoli. E che dice loro: Ricevete lo Spirito Santo, i peccati saranno rimessi a chi voi li rimetterete, e ritenuti a chi li riterrete. Che vuol Egli dir ciò, se non che la Chiesa, la sua gerarchia ed il suo governo sono evidentemente e senza contrastoL’opera dello Spirito Santo ? È Esso medesimo, dice san Paolo, che ha dato alla Chiesa da prima gli Apostoli: quindi i profeti: in terzo luogo i dottori: poi il dono delle lingue e dei miracoli, secondo che Egli ha giudicato conveniente. » Apriamo il Libro sacro e seguitiamo, passo passo, il racconto di questa meravigliosa creazione. Ei ci mostrerà che lo Spirito Santo ha formato la Chiesa, come ha formato Maria. « Cum complerentur dies Penlecostes: Come i giorni della Pentecoste erano per finire. [Acti II, 1.] ». – La risurrezione e l’ascensione del Salvatore erano state talmente rispettate, che la discesa dello Spirito Santo doveva in virtù dei numeri sacri, aver luogo nelle feste della Pentecoste mosaica. Siccome in questi giorni lo Spirito Santo aveva per mezzo del ministero degli Angeli dato a Mosè la legge di timore, la quale costituiva definitivamente gli Ebrei allo stato di nazione e di nazione separata, cosi parimente Egli scelse quei giorni solenni per dare, in persona, la legge d’ amore che sostituiva la Chiesa alla Sinagoga, e costituiva definitivamente allo stato di nazione universale la grande famiglia cattolica. Ecco perché la discesa dello Spirito Santo non ebbe luogo lo stesso giorno della Pentecoste mosaica, ma il giorno dopo, primo giorno della grande ottava. Sappiamo infatti, che i Giudei celebravano la Pentecoste il sabato, e gli Apostoli la celebrarono la domenica. Scegliere per la rigenerazione del mondo lo stesso giorno della sua creazione e il giorno, in cui per la sua risurrezione gloriosa, il Redentore aveva trionfato di satana, è appunto qui una di quelle belle armonie che si riscontrano ad ogni tratto nell’ opera divina. « Erant omnes pariter in eodem loco: erano essi tutti insieme in uno stesso luogo ». – Maria sino dalla sua più tenera infanzia, stando racchiusa nel tempio, si era preparata con cura alla visita dello Spirito Santo. Così la Chiesa appena nata dal sangue del Calvario, erasi ritirata nel cenacolo, a fine di prepararsi pel raccoglimento alla venuta dello Spirito Santo, e invocare i suoi favori. Centoventi persone componevano quel giovane consorzio: quest’era presso i Giudei il numero richiesto per formare una comunità ecclesiastica; imperocché centoventi persone composero la grande Sinagoga sotto Esdra, allorché ei ristabilì lo stato ed il culto della nazione. Non formando tutti che un sol cuore, un’anima sola, ed una preghiera ardente per domandare lo Spirito Santo, erano essi nello stesso luogo: “in eodem loco”. Questo luogo era il cenacolo. A qual fine scelse lo Spirito Santo il cenacolo per primo teatro delle sue rivelazioni meravigliose? Perché era il luogo il più santo della terra. E fu in questo stesso cenacolo che il Signore istituì la divina Eucaristia, e che dopo la sua risurrezione egli apparve all’apostolo Tommaso. Colà pure in memoria dei più grandi prodigi fu edificata la santissima Sion, la più venerabile delle Chiese. Luogo sacro, testimone delle più stupende meraviglie come il Sinai, il Giordano e il Tabor; luogo benedetto che rammentava agli Apostoli l’ineffabile bontà del maestro, i suoi discorsi divini, e la loro prima comunione per la stessa mano di Gesù. Oh come dovevano ritornarvi con tenerezza e rimanervi con amore! Questo cenacolo era nella casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, e cugino di san Barnaba. Secondo due Padri insigni della Chiesa orientale, sant’Esichio patriarca di Gerusalemme, e san Proclo patriarca di Costantinopoli, lo Spirito Santo discese in quello stesso momento, in cui san Pietro celebrava in mezzo ai discepoli l’augusto sacrificio della Messa. Subito che ebbe visto il corpo di Gesù e sentito il profumo ineffabile di quella carne immacolata, l’aquila divina si precipita dal cielo. Mirabile contrasto! Lo Spirito di Dio erasi separato dall’uomo, perché la carne l’aveva trascinato nelle sue vergognose cupidigie e il demonio erasi impadronito dell’umanità. Ma ecco che la carne purissima di Gesù si presenta dinanzi a Dio. Tosto lo Spirito discende, attratto da tutte le sue pure bellezze, affascinato da tutte le sue amabilità, e con essa dimora per sempre: e questa carne divina, moltiplicata all’infinito, estende a tutti i luoghi ed a tutti i secoli l’unione dello Spirito Santo con l’umanità. « Et factus est repente de coelo sonus: e venne di repente dal cielo un suono. » Ciascuna di queste divine parole racchiude un tesoro di verità: Venne di repente senza che gli Apostoli se l’aspettassero e senza alcuna precipitazione da parte loro. Così apprendiamo che lo Spirito Santo diffondeva l’abbondanza dei suoi doni interni ed esterni mediante la sua pura liberalità. Vediamo ancora la prontezza e la forza della sua grazia che in un batter d’occhio cambia gli uomini terreni in uomini celesti: Pietro in eroe, Maddalena in santa. O che meraviglioso artefice é lo Spirito Santo! Alla sua scuola nessuna dilazione per imparare, poiché Egli tocca l’anima e l’ammaestra; 1’averla toccata è come se l’avesse istruita. Dal cielo, per mostrare che là é la dimora dello Spirito Santo, che è Dio, e che viene ad innalzare al cielo gli Apostoli e per essi l’intero mondo. O leva potente! « Oggi, grida il gran Crisostomo, la terra per noi diviene il cielo, non per la discesa delle stelle sulla terra, ma per l’Ascensione degli Apostoli in cielo. L’abbondante effusione dello Spirito Santo fa dell’universo un cielo unico, non cangiando la natura degli esseri, ma divinizzando le volontà. Egli trova dei pagani e ne fa tanti cristiani; degli adoratori del demonio, degli adoratori del Verbo Dio; di ladri, tanti disinteressati; di persecutori, tanti apostoli; delle donne pubbliche Ei le agguaglia alle vergini. Ei pone in fuga la iniquità, e le sostituisce la bontà; la legge d’odio universale si converte in legge d’amore universale, la schiavitù in libertà. « Per operare queste meraviglie, tutti i mezzi sono per Lui buoni. Ei prende i timidi apostoli, e che ne fa Egli? ne fa dei vignaiuoli, dei pescatori, e delle torri e delle colonne e dei medici e dei generali e dei dottori, e dei porti, e dei governatori, e dei pastori, e degli atleti e dei trionfanti combattitori. Come colonne essi sono il sostegno e le fondamenta della Chiesa. Come porti, essi mettono in salvo il mondo contro le tempeste delle persecuzioni, dell’eresie, degli scandali. Essi ne hanno trionfato per sé e per noi, e ne trionfano ancora e sempre ne trionferanno. Come governatori hanno rimesso sulla buona via l’umanità. Come pastori hanno cacciato i lupi, e custodite le pecore. Come agricoltori hanno svelto le spine e seminato il grano della pietà. Come medici hanno guarito le nostre ferite. « Insomma non prender tu le mie parole per un vano linguaggio, poiché io metto sotto i tuoi occhi Paolo che fa tutte queste cose. Vuoi tu vedere un agricoltore? ascolta: Io ho piantato; Apollo ha annaffiato e Dio ha dato l’accrescimento. Un costruttore? Come un architetto ho poste le fondamenta. Un soldato? Io combatto non dando colpì in aria. Un corsiero? Da Gerusalemme ed i contorni sino in Illiria e al di là, nelle Spagne e sino alle estremità della terra io ho tutto riempito del Vangelo di Gesù Cristo, Un atleta? Per noi la lotta non è contro la carne ed il sangue, ma contro le potenze dell’aria. Un generale? Pigliate le armi di Dio e indossate la corazza della fede, l’elmo della salute e la spada dello Spirito Santo. Un guerriero? Io ho combattuto una buona battaglia ed ho conservato la mia consegna. Un trionfatore? Una corona di giustizia riposerà sul mio capo. Ciò che Paolo fa da sé solo, ogni apostolo lo fa, perché lo Spirito Santo essendo indivisibile è tutto intero in ciascuno. ». « Tanquam advenientis Spiritus vehementis: questo suono era come quello di un vento gagliardo che sopraggiunge. » Questo vento non era lo Spirito Santo ma il suo emblema. Perché quest’emblema e non un altro? Per mostrare la forza irresistibile dello Spirito Santo. Fra tutti gli elementi il vento è il più forte. In pochi minuti sconvolge l’Oceano sin nelle sue profondità, e alza sino alle nubi la pesante massa delle sue acque; ovvero sradica come per divertimento, secolari foreste. Come vento impetuoso ei renderà gli apostoli ardenti ai combattimenti e invincibili nella conquista del mondo. La loro parola animata dal soffio dello Spirito Santo farà cadere gli idoli, crollare gli imperi, confondere tutti i potentati, cacciare le nubi senz’acqua dell’errore e della filosofia; purificare l’aria corrotta da venti secoli di tenebre nauseabonde; condurre dai quattro punti del cielo le nubi cariche di acque fecondatrici, attirare nelle anime la vena divina e spingerle a piene vele come navi ben equipaggiate verso le sponde dell’eterna Gerusalemme. – «Et replevit totam domum: e riempì tutta la casa » . Tanto al morale che al fisico il vento o il soffio è il segnale della vita. Come principio di vita, lo Spirito Santo figurato da questo vento, riempie tutta la casa dove si trovavano gli apostoli; ma egli non riempie che quella: cosi per avere lo Spirito Santo, bisogna essere nella casa degli apostoli, vale a dire nella Chiesa. « Lo Spirito Santo, dice meravigliosamente sant’Agostino, non è che nel corpo di Gesù Cristo. Il corpo di Gesù Cristo è la santa Chiesa cattolica. Fuori di questo corpo divino, lo Spirito Santo non vivifica alcuno. » [Epist. III Class., epist. 1 8 5 , t. II, 995]. – E altrove: « Che divengano il corpo di Gesù Cristo, se vogliono vivere dello Spirito di Gesù Cristo. Solo il corpo di Gesù Cristo vive dello spirito di Gesù Cristo. Il mio corpo, certo, vive del mio spirito. Vuoi tu vivere dello spirito di Gesù Cristo ? sii nel corpo di Gesù Cristo. Che forse il mio corpo vive del tuo spirito? Il mio corpo vive del mio, e il tuo del tuo. » Ei riempì la casa tutta quanta, a fine di mostrare che la Chiesa, figurata da questa casa, riempirebbe un di il mondo intero dello Spirito Santo, e per conseguenza di luce e di carità. Essa l’ha fatto. Cercate in quale epoca l’umanità, tratta dalla barbarie pagana, ha incominciato a camminare sulla via della vera civiltà, voi troverete che fu il giorno delle Pentecoste. Dappertutto dove non è esso, il mondo resta nella sua antica degradazione. Dappertutto dove Egli cede, ritornano le antiche tenebre, ed il genere umano si arresta nella melma, o cammina negli scogli. « Datemi, dice san Crisostomo, una nave leggera, un pilota, dei marinari e delle gomene, degli attrezzi da nave, tutto l’apparecchio necessario alla navigazione, ma non però un soffio di vento; non è egli vero che tutto diventa inutile? Cosi è dell’umanità. Malgrado la filosofia, malgrado l’ intelligenza, la. più ampia provvista di discorsi, se lo Spirito Santo non gli dà l’impulso, tutto è vano. » [Homil. de Spirit. sancto, t. HE, sub. fin. ediz. vet.]. « Ubi erant sedentes: dove stavano seduti ». Non è senza ragione che la Scrittura nota l’attitudine della Chiesa, al momento della discesa dello Spirito Santo. Il riposo del corpo è il simbolo della tranquillità e della sovranità dell’anima: doppia disposizione necessaria per ricevere lo Spirito Santo. – La tranquillità: non è nel rumore esterno del mondo, né nel tumulto interno delle passioni che lo Spirito Santo si comunica alle anime. La sovranità: bisogna essere re della sua anima per ricevere lo Spirito Santo. Egli stesso dice, che non abita in chi é schiavo del peccato. La sovranità: aggiungiamo che Egli stava per darla alla Chiesa: sovranità imperitura, contro la quale non prevarranno giammai le porte dell’inferno. « Et apparuerunt illis dispertitae linguae: ed apparvero ad essi delle lingue ripartite ». Queste lingue dicevano agli occhi, che lo Spirito Santo si posò su tutti quelli che si trovavano nel cenacolo: la Santa Vergine, gli Apostoli e i discepoli, ai quali andava a comunicare la conoscenza delle lingue delle differenti nazioni, chiamate a benefìcio del Vangelo. Perché delle lingue? Il mondo era stato perduto per la lingua; ed è mediante la lingua che doveva essere salvato. Perché lingue visibili? Il più gran teologo dell’Oriente ne dà la ragione: « Il Figliuolo, dice san Gregorio Nazianzeno, aveva conversato con noi in un corpo sensibile e palpabile; era dunque conveniente che lo Spirito Santo apparisse agli uomini sotto una forma corporea. Cosi come il Verbo si è incarnato per insegnarci colla sua propria bocca la via della verità e della salute; parimente lo Spirito Santo si è, per cosi dire, incarnato in tante lingue di fuoco a fine di istruire gli Apostoli ed i fedeli. » Il dono delle lingue suppone la cognizione delle parole e del loro significato; l’accento o il modo di parlare; la vista chiara di tutte le verità necessarie al resultato della predicazione apostolica, accompagnata da una consumata prudenza per dire ciò che bisognava e nient’altro che ciò che bisognava, in mezzo a tante difficoltà e pericoli, e in faccia ad una si grande varietà d’individui e di congiunture: tutto ciò fu dato agli Apostoli. – Ora, i doni di Dio sono senza ripentimento, e lo Spirito Santo è sempre rimasto nella Chiesa, tale quale discese su di lei nel cenacolo. Il dono meraviglioso delle lingue si è dunque conservato nella Chiesa cattolica e in essa sola, non soltanto per eccezione, come in sant’Antonio da Padova, san Vincenzo Ferreri, san Francesco Saverio; ma abitualmente e perpetuamente per ciascun cattolico. – Ascoltiamo sant’Agostino : « Come mai, fratelli miei, oggi, quegli che è battezzato, non parla tutte le lingue; bisogna forse credere che non abbia ricevuto lo Spirito Santo? A Dio non piaccia che una tal perfidia tenti il cuor nostro. Ogni uomo riceve al Battesimo lo Spirito Santo, e s’egli non parla le lingue di tutte le nazioni, è perché la Chiesa medesima le parla. Ora la Chiesa è il corpo di Gesù Cristo. Io son membro di questo Corpo che parla tutte le lingue, io dunque le parlo tutte. Tutti i membri di questo Corpo uniti dagli stretti vincoli della carità, parlano come parlerebbe un solo uomo. La Chiesa è la loro bocca e lo Spirito Santo la loro anima. ».- « Tanquam ignis: queste lingue erano simili al fuoco. ». Il vento ed il fuoco erano simboli eloquenti dello Spirito Santo. Ripetuta parecchie volte la missione dell’augusta Persona, si è manifestata con segni analoghi ad ogni circostanza. « Al battesimo di Nostro Signore, dice l’angelo della scuola, lo Spirito Santo apparisce sotto la forma di una colomba, uccello fecondissimo, per mostrare che il Verbo incarnato è la sorgente della vita spirituale. Quindi quella parola del Padre: Qui è il mio figlio diletto; per suo mezzo tutti diverranno miei figli.

« Nella Trasfigurazione Ei prende la forma di una nube splendidissima per annunziare l’esuberanza della dottrina che farà cadere sul mondo: quindi quella parola: ascoltatelo. Agli Apostoli egli viene sotto l’emblema del vento e del fuoco, perché comunica ad essi la potestà del ministero nell’amministrazione dei sacramenti. Quindi quelle parole: Quelli ai quali rimetterete i peccati, gli saranno rimessi. E nella predicazione della dottrina, predicazione invincibile e vittoriosa di tutti gli ostacoli; da ciò quella parola: Essi cominciarono a parlare diverse lingue. » [I p., q. 43, art. 7, ad 6]. – Le lingue del cenacolo non erano un vero fuoco, ma un fuoco apparente di cui avevano il colore, lo splendore e la mobilità. Lo Spirito Santo elesse il fuoco come simbolo per due ragioni. La prima perché essendo l’amore in sostanza, egli stesso è un fuoco consumante: ignis consumens. – Il fuoco riscalda, illumina, purifica, e si leva in alto. Ora lo Spirito Santo fa tutto questo nelle anime. La seconda, perché la legge antica fu data sul Sinai mediante il fuoco in mezzo al fuoco. » [In dextera ejus ignea lex. Deuter. XXXIII, 2]. – Bisognava che la realtà rispondesse alla figura, e che la legge nuova fosse data mediante il fuoco ed in mezzo al fuoco; ma senza lampi né tuoni: atteso che essa è una legge non di timore ma d’amore. – «”Seditque super singulos eorum”: e questo fuoco in forma di lingua si posò sopra ciascuno di loro. » Il sacro testo non dice: Le lingue si posarono, ma il fuoco si posò. Ciò rivela singolarmente il profondo mistero di una lingua unica e universale, benché divisa in parecchie parti, secondo la diversità delle nazioni che dovevano parlarla, e alle quali doveva essa essere parlata. Rivela altresì l’unità dello Spirito Santo, di cui questa lingua era la lingua. Qual altro mistero in quella parola, si riposò? Una fiamma sul capo d’un uomo era agli occhi della più remota antichità, il contrassegno di una vocazione divina. – Era la prima volta che questo fenomeno si produceva presso i discepoli del Nazzareno. Attestando la divinità del Maestro, proclamava la grande missione affidata agli Apostoli; e per mezzo del fuoco, simbolo dello Spirito Santo, Dio aveva autorizzato i profeti. Sotto l’emblema del fuoco i cherubini che accompagnano il carro di Dio, appariscono ad Ezechiele : “e in un carro di fuoco Elia è trasportato in cielo. [Ez. I, 13]. I profeti ed i cherubini dell’ antica legge non erano che la figura degli Apostoli. Come profeti, essi hanno annunziato gli oracoli divini, non ad un popolo solo ma a tutti i popoli. Come cherubini hanno condotto il carro di Dio nell’intero mondo. « Cherubini della terra, dice san Gregorio di Nazianze, lo Spirito Santo li sceglie pel suo trono e riposa su di loro, come sopra i cherubini del cielo. » [Orat. XLIV]. Ei riposa su di essi per consacrarli dottori del mondo e per mostrare che sono uomini affatto celesti, dotati per conseguenza di una sapienza e di una eloquenza divina. Riposa su di essi, aggiunge san Crisostomo, per annunziare a tutto 1’universo che Ei dimora con loro e co’ loro successori sino alla consumazione dei secoli. [Apud Com. a Lap. in act., n, 3]. Dimora permanente, la quale, assicurando alla Chiesa l’infallibilità di tutti i giorni e di tutte le ore, confonde anticipatamente tutte le eresie, e condanna allo scetticismo ogni ragione ribelle all’insegnamento cattolico.

Che avvi di più dolce per i fanciulli che il contemplare la culla della loro madre! continuiamo dunque il racconto minuto della nascita della Chiesa. Restiamo nel cenacolo, nostra casa materna, ed ascoltiamo il sacro testo. Esso aggiunge: «Et replett sunt omnes Spiritus Sancto: e furono tutti ripieni di Spirito Santo. » Tale è la consumazione del mistero creatore. Come il Verbo incarnandosi in Maria mediante 1’operazione dello Spirito Santo, aveva formato sua madre; cosi lo Spirito Santo s’incarna in qualche modo oggi nella Chiesa per formare la madre dei cristiani. Studiamo alcuni tratti di questo sorprendente parallelismo. Sant’Agostino chiama lo Spirito Santo, il Vicario ed il successore del Verbo. Ora aggiungono gli interpreti, come il Verbo è disceso, così lo Spirito Santo ha voluto discendere per compiere la sua opera. Per conseguenza la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, rassomiglia alla discesa del Verbo nel mondo, vale a dire l’incarnazione. Quanto alla sostanza. In quella guisa che la sostanza del Verbo discese nella carne, così lo Spirito Santo discende sostanzialmente sugli apostoli. Quanto al modo. Il modo dell’incarnazione fu riunione ipostatica; così la Persona, o l’ ipostasi dello Spirito Santo, si unisce agli Apostoli in un modo quasi consimile. Il Verbo fu nella carne, come il fuoco nel carbone; ed i Padri lo paragonano ad un carbone incandescente: parimente lo Spirito Santo tu come un fuoco risedente negli Apostoli. – Quanto alla causa. La discesa dello Spirito Santo, come pure l’Incarnazione del Verbo, ebbe per causa l’amore immenso che lo portava, come Dio, a ricolmare l’uomo del più immenso benefìcio, comunicandosi a Lui nel modo il più perfetto; cioè dire sostanzialmente e personalmente. – Quanto alle proprietà. In Nostro Signore, le proprietà della natura umana si attribuiscono a Dio e al Verbo; di modo che in virtù della comunicazione degli idiomi, si può dire che Dio è nato, e parimente che 1′ uomo è Dio, onnipotente, eterno. Di più, tra lo Spirito Santo e gli Apostoli esiste una sorta di comunicazione degli idiomi, per la quale gli Apostoli sono chiamati santi, divini, spirituali, a cagione dello Spirito Santo e divino ch’essi ricevono. Similmente lo Spirito Santo medesimo è chiamato apostolico, profetico, dottore, predicatore multilingue, perché ha reso tali gli apostoli, le labbra dei quali sono divenute suoi organi. – Quanto ai frutti, La seconda Persona dell’adorabile Trinità incarnandosi, ci ha purificati de’ nostri peccati, ricolmi d’ogni sorta di grazie, perfezionati, beatificati e condotti alla gloria eterna. Discendendo sul mondo la terza Persona, ha fatto tutto questo. Purificazione, illuminazione, perfezione, beatificazione; tutto noi le dobbiamo. [Coni, a Lap., in hunc locum]. – Qui si affaccia una difficoltà. Il sacro testo viene a dirci che nel giorno della Pentecoste gli apostoli furono riempiti dello Spirito Santo: repleti sunt omnes Spiritu Sancto. Nostro Signore promette loro di continuo quest’immenso favore. « Se io non me ne vado, lo Spirito Santo non potrà venire in voi. Io vi manderò un altro Paracleto. Allorché sarà venuto, Egli vi insegnerà ogni verità. Fra poco voi sarete battezzati nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non era stato ancora dato perché Gesù non era ancora glorificato. » [Joan., VII, 39; XIV, 16, 26, etc. etc]. Ma che! sino al giorno della Pentecoste gli Apostoli erano stati privi delio Spirito Santo? Se lo avevano ricevuto, come può Nostro Signore prometterlo loro? Che si riceve ciò che già possediamo? Ascoltiamo i Padri e i Dottori. « Il Signore, risponde sant’ Agostino, dice agli Apostoli: Se voi mi amate, osservate i miei comandamenti, ed Io pregherò mio Padre che vi dia un altro consolatore. Evidentemente questo consolatore è lo Spirito Santo, senza del quale non si può, né amare Dio né osservare i suoi comandamenti. Ma se non l’avevano ancora, come potevan’ essi amare e adempiere ai precetti? E se già l’avevano, come è Egli promesso loro? – Frattanto è loro comandato di amare e osservare i comandamenti, a fine di ricevere lo Spirito Santo. -« I discepoli avevano dunque lo Spirito Santo che il Signore prometteva loro; poiché amavano il loro Maestro, ed osservavano i suoi precetti. Ma non l’avevano ancora “come” il Signore Glielo prometteva. L’avevano dunque e non l’avevano; attesoché non l’avevano nel modo che Lo dovevano avere. Essi l’avevano interiormente; e dovevano riceverLo esteriormente e con segni rumorosi. Quest’era un nuovo favore dello Spirito Santo il manifestare a sé medesimi ciò che possedevano. – « Di questo favore immenso l’Apostolo parla, allorché dice: Noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo Spirito di Dio, affinché conoscessimo i doni che Dio ci ha fatti. [I Cor., XI, 12.]. Che lo Spirito Santo sia dato con più o meno di abbondanza, la prova sta nella differenza della carità, con la quale gli uomini amano Dio, e osservano la sua legge. D’altronde, se non fosse più abbondantemente nell’uno che nell’altro, Eliseo non avrebbe detto ad Elia: che lo Spirito che è in voi sia doppio in me. Il Signore dunque ha potuto promettere agli Apostoli ciò che già avevano. » [In Joan Tract. 74, n. 1 e 2]. – San Gregorio Nazianzeno parla come sant’ Agostino. « Lo Spirito Santo, dice, è stato dato tre volte agli Apostoli in differenti epoche, e secondo la capacità della loro intelligenza: avanti la passione, dopo la risurrezione e dopo l’ascensione. Avanti la passione, allorquando essi ricevettero la potestà di cacciare i demoni, ciò che manifestamente non poteva farsi che mediante la potenza dello Spirito Santo. Dopo la risurrezione quando il Signore soffiò su di essi dicendo: Ricevete lo Spirito Santo. Dopo l’ascensione, allorché furono tutti riempiti dello Spirito Santo : repleti sunt omnes Spiritu Sancto. La prima volta in un modo più nascosto e meno efficace; la seconda più espressivo: e la terza più completo, in questo senso, che non è solamente in atto come innanzi, ma per essenza, se così posso esprimermi, che lo Spirito Santo fu loro presente e conversò con essi. » [Orat. in Pentecoste]. – La verità teologica è, pigliando ad imprestito il linguaggio di un dotto commentatore, che gli Apostoli innanzi la Pentecoste avevano ricevuto lo Spirito Santo sostanzialmente e personalmente, substantialiter et personaliter. [Corn. a Lap. in Act apost., n, 4]. – Tale è l’insegnamento dei Padri, e tra gli altri di san Cirillo. Circa le parole di Nostro Signore, Ricevete lo Spirito Santo, ei si esprime in questi termini: «Per insufflazione del Salvatore gli Apostoli divennero partecipanti, non solamente della grazia dello Spirito Santo, ma dello Spirito Santo medesimo. Se la grazia che è data per mezzo dello Spirito Santo, era separata dalla sostanza dello Spirito Santo, perché non dire apertamente: Ricevete la grazia pel ministero dello Spirito Santo ?» [Dialog., VII, p.638, vedi Petan, De dogmat. theolog., De Trnit, lib. VII, c. V et VI]. – Una volta che Egli è nell’anima vi diffonde la sua grazia, la sua carità, i suoi doni; come il sole una volta che è sull’ orizzonte sparge nel mondo la sua luce, i suoi raggi e il suo calore.[ Corn. Alapide]. – Ma perché queste donazioni successive? È con lo scopo di insegnarci che nell’ordine della grazia come nell’ ordine della natura, Dio fa tutto con misura, numero e peso, proporzionando i mezzi al fine, e dando a ciascuna creatura quel che ha di bisogno secondo i doveri che le sono imposti. – Altro mistero: perché la prima di queste donazioni manifeste ha avuto luogo per insufflazioni, mentre l’altra si compiè sotto la forma di lingua di fuoco? Il Salvatore risuscitato, andava ad affidare agli Apostoli la potenza meravigliosa di risuscitare le anime morte alla vita della grazia; e disse loro: « Come mandò me il Padre, anch’io mando voi, » e dopo questo soffiò sopra di essi e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete, e saranno ritenuti a chi li riterrete. » [Joan., XX, 21-28]. – Richiamando in un modo sensibile la primitiva insufflazione che fece di Adamo un essere vivente, questa insufflazione nascondeva un gran mistero. Con questo linguaggio d’azione il divino Riparatore diceva : « Io gli ho comunicato lo Spirito Santo, principio della vita naturale e soprannaturale, come fece Iddio, soffiando sopra Adamo; oggi soffiando su di voi, Io vi dò lo Spirito Santo, principio di vita soprannaturale e divina, perduta per il peccato, affinché alla vostra volta voi la comunichiate al genere umano. Dunque, come Io sono il creatore dell’uomo, cosi sono il suo Rigeneratore e suo Redentore. » S, Cyrill. lib. XII, c: LIV , et & Athan,y Ad. Antioch. q. 64]. – « Et coeperunt loqui variis linguis: e cominciarono a parlare varie lingue. » Ecco gli Apostoli santi e santificatori; che cosa manca ad essi, e che può loro dare la terza e solenne effusione dello Spirito Santo? «Gli Apostoli, dice san Leone, che innanzi la Pentecoste possedevano già lo Spirito Santo, Lo ricevettero allora in tutta la sua pienezza e per fini differenti. » [Serm. III, de Pentecoste]. – Il primo era un grande accrescimento di carità. « Due amori, insegnano sant’Agostino e san Gregorio, costituiscono la perfezione: l’amore di Dio e l’ amore del prossimo.Mediante l’ insufflazione divina gli Apostoli erano riempiti dell’amore del prossimo, e rivestiti della sublime potestà di dargli il maggiore dei beni, la vita della grazia.Ma la carità, sebbene sia la medesima nel suo principio, ha due obietti: Dio e il prossimo. Ecco perché dopo l’insufflazione che comunica l’amore del prossimo vengono le lingue di fuoco che comunicano l’amore di Dio.«Quest’amore per dignità é il primo. Tuttavia lo Spirito Santo comincia col secondo. “Se, difatti, dice san Giovanni, Voi non amate prima di tutto il vostro fratello che vedete, come amerete voi Dio che non vedete?” – Cosi per formarci all’ amore del prossimo, il Signore mentre era visibile sulla terra, modello vivente della carità del prossimo, ha dato lo Spirito Santo, soffiando sul volto degli Apostoli; poi Egli dal cielo, come dimora della carità divina, ha mandato lo Spirito Santo. Ricevete dunque lo Spirito Santo sulla terra, ed amate il vostro fratello; riceveteLo dal cielo, e amate Dio. [“Spiritum sanctum accipe in terra, et diligis fratrem; accipe de coelo, et diligis Deum”. [S. August. serm. 265, n. 7 et 8; Tract. in Joan. 74, n. 1 et 2; S. Greg. Homil. xxx in Evang. S . Bern ., serm. I, n. 14, in festa Pentecoste]- La seconda era la predicazione del Vangelo per tutta la terra. Quindi il dono delle lingue che gli apostoli parlarono tutte, secondo l’occasione, con la stessa facilità. Poi quest’altro dono d’essere intesi da uomini di diverse lingue, ad onta che non parlassero essi medesimi che una lingua sola. Avanti la Pentecoste gli Apostoli avevano ricevuto la missione di evangelizzare tutto il mondo; ma non parlando tutte le lingue non avevano essi lo strumento della loro missione. – La terza era la piena conoscenza della verità. Avanti la Pentecoste, il loro spirito era troppo debole per portare il peso immenso dei misteri del Verbo incarnato, Dio di Dio e Dio medesimo. « Io molte cose ho da dirvi, diceva loro il Salvatore, ma non ne siete capaci adesso: ma venuto che sia quello Spirito di verità, v’insegnerà tutte le verità. » [Joann. XVI, 16]. Cosi, avanti la Pentecoste, veduto camminare sopra le onde del mare il Signore, si turbarono e dicevano: « Questo è un fantasma. » Dopo la Pentecoste scrivono: «Nel principio era il Verbo, e il Verbo era appresso Dio, e il Verbo era Dio. Egli è avanti a tutte le cose, e le cose tutte per lui sussistono. » Cosi altre verità. – La quarta era la forza di rendere alla verità la testimonianza del sangue. Avanti la Pentecoste, era stato detto loro di confessare il Figliuolo di Dio dinanzi ai tribunali, e dinanzi alle sinagoghe: ma nessuno aveva avuto il coraggio di farlo. Il più bravo aveva rinnegato il suo Maestro alla voce di una ancella. Sino alla venuta dello Spirito Santo neppure un discepolo, né un Apostolo fu adorno della corona del’ martirio. Viene la Pentecoste, e tutti a gara entrano nella lizza sanguinosa, e mietono le palme della vittoria : « Uscivano essi dinanzi ai giudici pieni di allegrezza per essere stati trovati degni di patire degli affronti pel nome di Gesù. » [Joann. V41]. – La quinta era la sovrana potestà di comandare ai demoni, agli uomini ed a tutta la natura, per mezzo dei miracoli. Come ambasciatori di Dio presso tutte le nazioni civilizzate o barbare, bisognava agli Apostoli delle lettere di credenza, autentiche e leggibili a tutti: queste consistevano nel dono dei miracoli, né potevano essere altre. Questa conferma è talmente evidente, che il mondo convertito senza miracoli, sarebbe il più grande dei miracoli. – « Prout Spiritus sanctus dàbat eloqui illis: secondo che lo Spirito Santo gli faceva parlare. » Perché tutti questi doni meravigliosi: dono delle lingue, dono di profezia, dono dei miracoli, dono di forza sovrumana e d’intelligenza, sconosciuta dai profeti d’Israele e dai savi del gentilesimo ? Perché tutti questi doni, accompagnati da un immenso accrescimento di carità, non discendono sulla Chiesa che nella Pentecoste e non avanti l’ascensione del Salvatore? Perché sono altresì comunicati non solitariamente, ma col più grande strepito? I Padri trovano parecchie ragioni degne dell’infinita sapienza: « I ricchi tesori di grazia, dice san Crisostomo, che hanno fatto degli Apostoli gli uomini i più straordinari, che il mondo abbia veduti e che vedrà, non sono stati loro comunicati durante la vita mortale del Salvatore, a fine di farglieli desiderare più vivamente e di preparargli cosi al ricevimento di questi immensi favori. Ecco perché lo Spirito Santo non viene che dopo la partenza del Maestro. Se fosse venuto mentre Gesù era con essi, non sarebbero stati in una viva aspettazione. Bisognava che essi fossero per qualche tempo tristi ed orfani, per apprezzare meglio i benefizi del Consolatore. « Non è dunque venuto né innanzi l’ascensione, né subito dopo, ma soltanto dopo dieci giorni d’intervallo.- Occorreva inoltre che la natura umana apparisse nel cielo perfettamente riconciliata, e l’atto di riconciliazione fosse segnato da Dio Padre in presenza di tutta la corte celeste, avanti che lo Spirito Santo discendesse sul mondo. » [In Act. apost., homil. I, n. 5]. Questi doni meravigliosi sono comunicati alla Chiesa con un tal fragore che ricorda il Sinai, a fine di verificare autenticamente le promesse del Salvatore e stabilire in un sol tratto, agli occhi degli Ebrei e dei gentili accorsi a Gerusalemme da tutte le parti del mondo, la divinità del Nostro Signore e la divinità dello Spirito Santo. In quella guisa che Dio Padre aveva spiegata la sua divinità mandando il Figliuolo; cosi il Figliuolo, Dio fatto carne, doveva per ultima prova della sua divinità, e come glorificazione suprema della sua persona, mandare 1o Spirito Santo, dimostrando in tal guisa che questa Persona divina procedeva dal Figliuolo come dal Padre. – La discesa dello Spirito Santo doveva essere uno dei frutti della passione e. della resurrezione del Salvatore; e l’ascensione, termine finale dei misteri della vita di Gesù sulla terra, il segnale della effusione abbondante e visibile dello Spirito Santo. [Domini ascensio dandi Spiritus fuit ratio. S. Leo, serm. in Pentecost.]. Avvenne ai giudei con gli Apostoli, ciò che era avvenuto al patriarca Giacobbe con i suoi figli. « I figliuoli di Giacobbe, dice la Scrittura, gli diedero le nuove e dissero: Giuseppe tuo figlio vive; ed è padrone di tutta la terra d’Egitto. Udito ciò, Giacobbe, quasi da profondo sonno svegliandosi, non prestava fede ad essi. Ma quelli tutta raccontarono la serie delle cose. E quando egli ebbe veduti i carri e tutte le cose che quegli aveva mandate, si ravvivò il suo spirito e disse:A me basta che sia ancora in vita Giuseppe mio figlio: anderò e lo vedrò prima di morire. » [Gen., LIX, 26 e seg.]. – Cosi gli Apostoli, come figliuoli della Sinagoga, annunziavano alla loro Madre, che Gesù Cristo era risuscitato. Ma a questa nuova i Giudei, uscendo come da un profondo sonno, restavano increduli. Finalmente allorché il dì solenne della Pentecoste ebbero essi veduto i carri ed i magnifici presenti, vale a dire i doni miracolosi stati mandati agli apostoli dal divino Giuseppe, in testimonianza della sua risurrezione e della sua onnipotenza nel cielo, furono colpiti di stupore, rapiti di ammirazione e si dissero l’un l’altro: «Forse che tutti questi uomini che parlano non sono Galilei? Come accade che ciascuno di noi gli intende nella sua lingua propria? Ed essi credettero. » [Vedi Diez, Summa praedicant t. Et, p. 464]. – Simile insegnamento per i gentili. Tutti questi miracoli, frutti della passione di Cristo e pegni delle sue promesse, erano per essi la prova palpabile della sua divinità e del suo trionfo nel cielo. Lo spettacolo che avevano veduto cosi di sovente nelle cose umane, lo vedevano nell’ordine divino. Allorché i re e gli imperatori prendono possesso del loro regno, e che ritornano vittoriosi dei loro nemici, hanno costume di spargere oro e argento nel popolo, in segno di gioia e di congratulazione. Cosi il Figliuolo di Dio pigliando possesso del cielo, suo regno, e vincitore del demonio, diffonde sulla chiesa un’immensa effusione di grazie meravigliose. San Pietro ha cura di dire: «Gesù che è stato resuscitato ed esaltato alla destra di Dio, ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, lo ha diffuso come voi vedete e udite. » [Act, II, 82, 88]. – Ora, questa generazione di Giudei e di Gentili, testimone oculare dei miracoli della Pentecoste, si è perpetuata e si è estesa sul globo. Dei due popoli fusi in uno, essa forma la Chiesa cattolica, fiore dell’umanità, stirpe indistruttibile, la cui ostinazione nel credere ai prodigi della sua culla, spunta dopo diciotto secoli la scure di tutti i carnefici e sventa gli inganni di tutti i sofisti. – Per mezzo dei doni incomparabili della Pentecoste la divinità dello Spirito Santo non è provata con meno evidenza della divinità del Salvatore. È Dio, quegli che dà un Dio per un altro se stesso. Ora, il Figliuolo Dio, innanzi di lasciare gli Apostoli, aveva detto loro: « Io pregherò il Padre e vi darà un altro avvocato affinché resti con voi eternamente, lo Spirito di verità; Ei mi renderà testimonianza, e voi stessi testimonierete di me. » [Joan., XIV, 17, ecc.]. – Intorno a che sant’Agostino cosi si esprime: « Un altro, non inferiore a me, ma simile a me in gloria, in natura, in sostanza, sebbene altro in persona. Ei così parlava, affinché la fede degli Apostoli, preparata da questa infallibile promessa, riconoscesse per vero Dio Colui che era stato promesso loro in luogo di un Dio. Vedete con quale precisione questa promessa esprima il mistero della Trinità! Essa nomina il Padre che deve essere pregato; il Figliuolo che deve pregare; lo Spirito Santo che deve essere mandato. [2Homil. VIII in Miss. Spir. Sanct.]. « O bontà ineffabile del Redentore! Egli porta l’uomo in cielo, e invia Dio sulla terra. Nel Creatore qual cura della sua creatura! Per la seconda volta un nuovo medico è inviato dal cielo. Per la seconda volta la sovrana Maestà degna venire in persona a visitare i suoi infermi. – Per la seconda volta il cielo si unisce alla terra, deputando in lui il vicario del Redentore. Ciò che il Verbo ha cominciato, viene con la sua speciale virtù a consumarlo: ciò che Egli ha redento, lo santifica; ciò che ha acquistato lo custodisce: così si rivela mediante l’unità di grazia e di ufficio, l’unità di Dio, la Trinità, e la perfetta eguaglianza delle persone.3 » [Id., Serm. 185, de Tempore]. – È Dio quegli che dopo il giorno della Pentecoste fa tutte le opere di Dio, e le fa con più splendore del Figliuolo di Dio medesimo. Chi completa gli insegnamenti del Salvatore? Chi procura agli Apostoli una consolazione eguale alla privazione di un Dio? Chi comunica loro il dono delle lingue e dei miracoli? Chi insegna loro la verità di cui hanno inondato il mondo? Chi dà loro la forza invincibile di rendere testimonianza al loro Maestro, dinanzi ai giudici e dinanzi ai filosofi, a Gerusalemme, ad Atene, a Roma? Chi conserva nella Chiesa tutti questi doni sconosciuti da ogni altra società? Non è forse lo Spirito Santo alla Chiesa, ciò che l’anima è al corpo? [S. Aug.j Lib, de Gratia Nov. Test, et Corn. a Lap,, in Joan. XIV, 17].Che questo fiume di doni miracolosi, la cui sorgente deriva dal cenacolo, continui a scorrere sul mondo, basta aprir gli occhi per vederlo. Di dove attingono il loro incominciamento tutte quelle generazioni di martiri, i quali per la fede cattolica, hanno affrontato, e che affrontano ancora gli eculei, i roghi, i carboni, la spada, la canga, le torture le più squisite; tutti quei cori di vergini che per salvare la loro verginità hanno combattuto, e che ancora combattono sino a morire; e le seduzioni, e le minacce, e i supplizi; tutti quelli sciami di solitari, di anacoreti, di religiosi e di religiose che hanno vissuto e che vivono ancora unicamente per Iddio, separati dal mondo, come uomini celesti, o come angeli terreni; tutti quelli ordini di pontefici, di prelati e di sacerdoti, che ripieni di santità hanno governato e governano saggiamente le chiese e le anime affidate alla loro sollecitudine, e le formano ad una santità perfetta; tutte quelle legioni di dottori, di predicatori, di confessori, i quali con la loro parola e scrittura, hanno diffuso e diffondono ancora sul mondo intero tesori di dottrina e di pietà; tutte queste miriadi di fedeli, uomini e donne che hanno vissuto e che vivono ancora nel mondo con sobrietà, giustizia, pietà, attendendo con ansietà la venuta della gloria del gran Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo? In una parola, chi ha formato e chi conserva la grande nazione cattolica, i cui splendori e virtù la fanno brillare in mezzo alle nazioni come il sole tra gli astri del firmamento? Non è forse lo Spirito Santo ? E non è forse ciò un magnifico e perpetuo testimonio che questo divino Spirito rende a Se medesimo e alla divinità di Colui che l’ha mandato ?[Corn. a Lap., in Joan VIII, 39]. In cosiffatto modo, prodigi due volte misteriosi per il tempo in cui si compiono, e per la somiglianza con altri prodigi, accompagnavano la nascita della Chiesa. Mille cinquecento anni prima, alla creazione della Sinagoga sul Sinai, la montagna fu scossa sino dalle sue fondamenta. Mentre che dalla vetta uscivano torrenti di fiamme e di fumo, scese Mosè, col volto infiammato, per proclamare alla presenza del popolo d’Israele i comandamenti del decalogo. Oggi in mezzo agli stessi segni, è fondata la Chiesa della nuova alleanza. Pietro, nuovo Mosè, annunzia ai Giudei meravigliati la fine dell’antica legge, il compimento di tutte le profezie e la risurrezione dei corpi, operata nella persona di Cristo, primizie dei risorti. – Era circa le ore nove: la folla usciva dal tempio dove era stata ad assistere al sacrificio del mattino, allorquando udì il rumore della tempesta, vide la casa tremare, e alcuni uomini uscire tutti ispirati per parlare al popolo. Ciascuno invece di ritornare alla sua dimora, corse sulla piazza del cenacolo. Mirabile contrasto l’oggi tutti i popoli che sono sotto il cielo e che in antico si erano separati a Babele, si ritrovano insieme nei loro rappresentanti, e non formano che un solo e medesimo consorzio. – Eranvi infatti in quel momento a Gerusalemme alcuni uomini appartenenti ai tre rami dell’ umanità ed alle tre lingue madri, parlate sulla terra. Tra i figli di Sem, vi erano Elamiti, Mesopotamii, Lidii, Arabi ed Ebrei. I discendenti di Cham erano rappresentati da Egizii, da Cirenei, da abitanti della Colchide, da Cananei e Fenicii. I figli di Iaphet, da Romani, Greci, Parti, Medi, Cretesi, Pamfilii, Cappadocii e da Frigii. [ Act., II , 9, ecc.]. – « Tutti questi popoli, sebbene parlanti lingue differenti, intendevano i discorsi degli Apostoli. In questo giorno si faceva il contrario di ciò che era succeduto a Babele. Là, lo spirito di Dio era disceso per confondere il linguaggio degli uomini e forzarli cosi a separarsi: qui, Egli discende pure, e le lingue che allora si erano divise, si ritrovano in uno stesso linguaggio comprensibile per tutti. Chiamati d’ora in poi a non fare che una sola famiglia, tutti i popoli si riconoscono oggi dinanzi ai rappresentanti di Dio, come i figli di uno stesso. Padre. La parola che è loro annunziata, è la parola cattolica. Per questo tutte le tribù della terra si ritrovano oggi formanti una sola società spirituale e visibile insieme, mediante il legame di questa religione, che ricongiungeva all’origine, popoli e lingue. Perciò i Padri della Chiesa non temono di chiamare i fatti che oggi si compiono, il contrapposto di Babele » [Sepp., Storia di Nostro Signore Gesù Cristo, t. II, 258, ecc.]. – A nome di tutti ascoltiamo sant’Agostino : « A Babele satana, lo spirito d’ orgoglio, il padre del dualismo, ruppe in pezzi l’unico e primitivo linguaggio del genere umano. Al Cenacolo invece lo Spirito Santo ristabilisce l’unità di linguaggio. La ragione per la quale gli Apostoli parlano le lingue di tutte le nazioni, è che il linguaggio é il legame sociale del genere umano. Questa unità di linguaggio esprimeva l’unità sociale di tutti i figli di Dio, sparsi fra tutte le tribù della terra. E come nei primi giorni della Chiesa, quegli che parlava tutte le lingue era conosciuto per avere ricevuto lo Spirito Santo; cosi oggi si riconosce per avere ricevuto lo Spirito Santo colui che parla con la bocca e col cuore la lingua della Chiesa, diffusa fra tutte le nazioni. » Spiritus superbiae dispersit linguas; Spiritus sanctus congregavi linguas, etc. In Ps. liv ; et lib. De blasphem. in Spirit sanct. — Il dono universale delle lingue ha sussistito parecchi secoli. Sant’Ireneo afferma avere udito dei cristiani che parlavano tutte le lingue; “audisse se multos universis linguis loquentes”. Contr. Haer. lib. V, c. VI]. Perciò a questo miracolo senza analogia nella storia, la moltitudine rimase stupefatta. Essa perdeva il cervello sino al punto che alcuni esclamarono: Questi uomini sono ubriachi di vino dolce: “Mosto pleni sunt”: Ebbri di vin dolce nel mese di maggio! questa è la miglior prova, che voi non sapete quel che vi diciate. Pur tuttavia, avete ragione; questi uomini sono ubriachi, ubriachi di vin dolce; essi sono pazzi; ma ubriachi e pazzi diversamente da quel che ne pensate. « Il vino dolce che essi hanno bevuto, dice eloquentemente san Cirillo di Gerusalemme, è la grazia del Nuovo Testamento. Esso viene dalla vigna dello Spirito Santo, il quale area di già parecchie volte inebriato i profeti dell’antica alleanza, e che rifiorisce in questo giorno per inebriare gli Apostoli. Siccome la vigna naturale rimanendo sempre la stessa, dà ogni anno nuovi frutti; così la vigna spirituale, lo Spirito Santo, sempre lo stesso, opera oggi negli apostoli, quel che operava sui profeti. » Vera dicunt Judaei, sed irridendo. Nóvum enim vere erat illud vinum, novi Testamenti gratia, etc. Catech., XVII]. – Questa ubriachezza gli rende pazzi, poiché essa si manifesta con tutti i segni della comune follia. L’ubriachezza fa perdere la ragione, per questo gli Apostoli l’avevano perduta. In essi non più calcoli umani, non più giudizi umani; ma sentimenti, linguaggio, impresa, tutto è sovrumano, soprannaturale, divino e per conseguenza incomprensibile, e insensato per la semplice ragione. L’uomo ebbro non conosce più né parenti, né amici: ei gli assale e gli batte a torto e a traverso; cosi sono gli ubriachi della Pentecoste. Essi non conoscono più né parenti, né amici, né grandi sacerdoti, né magistrati, né popoli, né re. Alle difese, alle minacce, ai castighi, essi non sanno opporre che una parola: Val meglio obbedire a Dio che agli uomini; non temiamo nulla perché noi adempiamo il ministero che ci è stato affidato. L’uomo ubriaco va ora a diritta ora a sinistra, nelle strade, sulle piazze, e attacca discorso con tutti quelli che incontra. Cosi fanno gli Apostoli; essi vanno a Oriente e Occidente, da Gerusalemme a Samaria, da Samaria a Gerusalemme, a Cesarea, ad Antiochia, dappertutto: la loro vita non è che una serie di marce e contromarce. Con la stessa intrepidezza si gettano sul giudaismo e sul paganesimo, sui Greci e sui barbari, sui proconsoli di Roma e sui filosofi di Atene, sui principi e sui Cesari padroni del mondo, né abbandonano la preda fintanto che non l’hanno inebriata come sé medesimi, o lasciata la propria vita nel combattimento. L’uomo ubriaco è di una gaiezza folle; ride e canta. Chi più ubriaco degli apostoli? Sono battuti pubblicamente con verghe, ed essi se ne vanno ridendo e cantando la loro felicità per tutta la città di Gerusalemme.”Ibant gaudentes a conspectu concilii quoniam digni habiti sunt prò nomine Jesu contumeliam pati”. Act, V, 41]. L’uomo ubriaco è audace, aggressivo, ciecamente intrepido, non riconoscendosi più, come se fosse pazzo. – Tutto ciò si manifesta del pari negli Apostoli. Ebbri del loro vin dolce, non conoscono più pericoli, non respirano altro che combattimenti, e provocano tutto ciò che incontrano. Ieri, la vista del più piccolo pericolo gli faceva cadere; oggi, coraggiosi come leoni, non domandano che guerra, guerra contro il genere umano tutto quanto, guerra contro Satana, sostenuto da tutte le potenze dell’Oriente e dell’occidente. Senza impallidire si gettano intrepidamente in mezzo ai pericoli, presentano le loro mani ai ferri, il loro capo alla spada, il loro corpo alle zanne dei leoni, scendono nelle prigioni, salgono sui roghi: niente li può guarire della loro follia. – Udite uno di questi ubriachi che si ridono del mondo intero con tutti i suoi terrori: « Avete un bel fare: chi ci dividerà dalla carità di Cristo? Forse la tribolazione, forse l’angustia, la fame, la nudità, forse il rischio, la persecuzione, forse la spada? Io son sicuro che, né la morte, né la vita, né gli angioli, né i principati, né le virtù, né ciò che ci sovrasta, né quel che ha da essere, né la fortezza, né l’altezza, né la profondità, né alcun’altra cosa creata potrà dividerci dalla carità di Dio, la quale è in Cristo Gesù signor nostro. » [Rom. VIII, 35, 38, 39]. – Ma quel che fu più strano, l’ubriachezza degli Apostoli fu epidemica. Nella moltitudine che si era burlata di costoro, tre mila persone diventarono sull’istante ubriachi e pazzi; ebbri di santa ebbrezza, pazzi della sublime pazzia del cenacolo. Come i primi granelli della nuova raccolta che ai di della Pentecoste si offriva a Dio nel suo tempio, così furono le primizie di quel popolo immenso di pazzi, la cui stirpe incurabile si è perpetuata a traverso i secoli, su tutti i punti del globo, e che a malgrado di tutti i rimedi dell’umana sapienza, si perpetuerà sino alla fine del mondo. Questo popolo di pazzi é la grande nazione cattolica. Come fare ad enumerare tutti i suoi tratti di follia? Non vedete voi, da duemila anni a questa parte, questi innumerevoli sciami di giovani, tanto maschi che femmine, idolo del focolare domestico, gioia del mondo, fiore dell’umanità, rinunziante a tutti i piaceri del presente come a tutte le speranze dell’avvenire; e senza esservi forzati, ma liberamente e con allegrezza, abbandonano i loro parenti e la loro patria, per farsi schiavi del giogo dell’obbedienza, vivere poveri, sconosciuti, disprezzati, notte e giorno occupati in ciò che ripugna di più alla natura? Come a Paolo, si grida loro che sono pazzi: Insanis, Paule; e come Paolo ne convengono: nos stulti propter Christum; e come Lui, lungi dal cercare di divenir dotti, non aspirano altro che a completare la loro pazzia. Più pazzi sono i martiri. Dinanzi a quegli esseri strani, uomini, fanciulli, vecchi d’ogni stato e condizione, visti in tutti i luoghi illuminati dal sole, e oggi ancora visibili sulle contrade insanguinate della Cocincina e del Tonchino, si presentano con tutti i loro orrori, l’indigenza, la fame, la nudità, l’esilio, la prigione, 1′ apparato dei supplizi, infine la morte in mezzo alle torture. Una parola detta all’orecchio del giudice, un grano d’incenso gettato sopra un carbone, un passo sopra una croce di legno basta per salvarli. Malgrado le preghiere dei loro amici e le lacrime dei loro prossimi, quella parola non la diranno mai; quel grano d’incenso, mai lo bruceranno, quel passo mai lo faranno. Come a Paolo si grida loro che sono pazzi, Insanis Paule; e come Paolo ne converranno: nos stulti propter Christum; e come lui, invece di cercare di diventar saggi, cantano la follia che li conduce al patibolo: Libenter impendam et super impemdar ipse. E che dire di più ancora? La folla tumultuante, innumerevole, quel grosso dell’ umanità che appellasi mondo, vive appassionato per le ricchezze, per gli onori e per i godimenti. Al di là del presente il suo occhio nulla vede, il suo spirito nulla comprende, il suo cuore niente desidera. Secondo il parer suo, illusi, pazzi, visionari quelli che si danno per vedere, per cercare, per sperare altra cosa. Ora in mezzo a questo mondo esiste per tutta la terra un popolo numeroso che disprezza il presente e che aspira all’eternità; un popolo che preferisce la povertà alla ricchezza,- la mortificazione ai piaceri, l’oblio alla gloria, le tante veglie alle notti colpevoli; un popolo pel quale gli aspri combattimenti della virtù sono tante delizie, il perdono delle ingiurie un dovere amato, lo stesso nemico un fratello degno di compassione, oggetto preferito di preghiere e di benefizi. Come a Paolo si grida che sono pazzi: insanisi, Paule; e come Paolo ne convengono: Nos stiliti propter Chrìstum. E come lui, anziché cercare di divenir sapienti, si fanno gloria della loro follìa: Omnia detrimentum feci et arbitror ut stercora, ut Christum lucrifaciam. Quel che vi ha di più incomprensibile è la stessa natura della loro ubriachezza e della loro follia. Essi son pazzi di quella sublime follia, alla quale il mondo deve la sua ragione e tutta la sua ragione; pazzi di quell’ebbrezza del cenacolo che ha reso al buon senso i pazzi di Babele. Tale è stata, tale è ancora e tale sarà sino alla fine la Chiesa cattolica, istituzione per ciò solo, straordinariamente miracolosa, e di cui il reale profeta cantava la nascita mille anni innanzi alla Pentecoste cristiana: Signore voi manderete il vostro spirito, e tutto sarà creato : e voi rinnoverete la faccia della terra …. Mediante la follia del cenacolo aggiunge l’Apostolo: Per stultiiìam praeclicatìonis placuit salvos facere cedentes. 1 Cor., I, 21].

La storia particolareggiata della Pentecoste mostra che la fondazione della Chiesa è come la creazione di Maria, il capo d’opera dello Spirito Santo. Tra queste due meraviglie vi sono altre analogie che adesso indicheremo. Maria è ripiena di tutti i doni dello Spirito Santo, come un diadema d’immortalità, i quali brillano sul suo capo verginale [non bisogna eccettuarne il dono delle lingue. Maestra e consolatrice non solamente degli apostoli, ma di tutti i fedeli che accorrevano da tutte le parti per vederla e consultarla, era necessario che essa conoscesse le loro lingue per animarli, istruirli e infondere nel cuor loro il suo cuore materno. Altrettanto bisogna dire di santa Maddalena, presente al cenacolo con Maria e più tardi, apostolo della Provenza]: cosi la Chiesa. Lo Spirito Santo inseparabile dai suoi doni, gli diffonde non con misura, ma secondo la capacità dei vasi che incontra. Creazione immediata dello Spirito Santo, Maria, capacità completa; la Chiesa, parimente. In Maria dunque pienezza dei doni dello Spirito Santo, pienezza dei doni interiori, pienezza del dono di sapienza e di Intelletto, pienezza del dono di consiglio e di forza; pienezza del dono di scienza e di misericordia; pienezza del dono di timor di Dio; pienezza dei doni esteriori; pienezza del dono dei miracoli, e del dono di profezia; pienezza del dono di guarigione e del dono delle lingue. – Siccome ne attesta la storia, tutti i doni ch’Egli comunica all’augusta Madre del Verbo, lo Spirito Santo li comunica alla madre del cristiano. Oggi, in faccia al cenacolo, il cielo e la terra possono dire alla Chiesa ciò che l’Arcangelo diceva a .Maria: « Salve piena di grazia, il Signore è teco; tu sei benedetta tra tutte le genti e gli esseri beati ai quali tu darai nascimento saranno appellati figli di Dio. Non dubitare; vedi come la virtù dell’Altissimo ti circonda della sua ombra, e con quale magnificenza lo Spirito Santo scende sopra di te. «Il Verbo incarnato, vincitore del Re della Città del male, compie le sue promesse. Egli si è innalzato nei cieli, conducendo in trionfo i demoni incatenati, e gli schiavi loro, resi gloriosamente alla libertà. A guisa degli antichi trionfatori Ei distribuisce oggi le sue elargizioni. Dalle sue mani divine scorrono su di voi non talenti d’oro né mine d’argento, ma gli stessi doni dello Spirito Santo, e fra tutti, quelli delle lingue. Grazie a questo nuovo dono, 1’Ebreo divenuto vostro figlio e parlante il suo idioma materno, farà risuonare alle orecchie di tutti i popoli le glorie del Verbo e adorare dai Romani Colui che un dei loro Proconsoli, Pilato, fece morire sulla croce. » [S. Maxim., Serm. in Pentecoste versus fin.]. – Maria è vergine, la Chiesa è vergine. Fra tutte le prerogative di Maria brilla di uno splendore particolare la sua inviolabile verginità. La Chiesa è onorata della stessa prerogativa: essa è vergine e vergine immacolata. Depositaria incorruttibile del Verbo divino, essa è vergine nella sua fede e vergine nel suo amore. Ciò che era ieri, è oggi, e lo sarà sempre: essa non può non esserlo. Che forse il Verbo e lo Spirito Santo non hanno promesso solennemente d’essere tutti i giorni con lei sino alla fine del mondo? [Matth., XXVIII, 20; Joan. XIV, 16]. Una simile promessa può ella mancare? Se nella durata dei secoli fosse possibile di trovare non dico un’ora, ma un secondo, in cui la sposa dello Spirito Santo avesse insegnato l’ombra di un errore, il regno della verità sulla terra sarebbe finito. – I Protestanti accusando la Chiesa romana d’ infedeltà, non s’accorgono ch’essi pongono in principio lo scetticismo universale. Se la Chiesa si é ingannata, o, come dicono, si è corrotta, che cosa diventano le assicurazioni d’infallibilità date da Gesù Cristo? Che diventa tutto quanto il Cristianesimo ? Cosa diventa la verità qualunque sia il suo nome? La Chiesa é adunque, come Maria, vergine, sempre vergine e anche per questo, unicamente per questo, per un privilegio rifiutato a tutte le sette, essa è l’oggetto eterno dell’odio del demonio. Vergine come Maria, la Chiesa è madre come lei. « Il vostro capo, dice sant’Agostino, è figlio di Maria, e voi, siete figli della Chiesa; imperocché essa pure è madre e vergine. Essa è madre per le viscere della sua carità; vergine per la integrità della sua fede. Essa partorisce dei popoli interi, ma tutti appartengono a Quegli di cui è il corpo e la sposa: nuova rassomiglianza con Maria, poiché malgrado la molteplicità, essa é madre della unità.1 »1 [ “Caput vestrum peperit Maria, vos Ecclesia. Nam ipsa quoque et mater et virgo est. Mater visceribus charitatis, virgo integritate fìdei et pietatis. Populos parit, sed unius membra sunt, cujus ipsa est corpus et conjux ; etiam in hoc gerens ilìius virginis, quia et in multis mater est unitatis.” Serm. 142, n. 2]. Per la nascita del Verbo lo Spirito Santo discende in Maria: il seno dell’augusta Vergine è il santuario del mistero. Per opera misteriosa dello Spirito Santo il Verbo è concepito: gli stessi sono gli elementi nella formazione dei figli della Chiesa. Ciò che fu il seno di Maria per Gesù, per noi lo è la fontana battesimale. Dall’acqua fecondata mediante lo Spirito Santo nasce il cristiano; egli non può nascere altrimenti.22 [Joan III, 5]. – Nel libro dei cantici il divino Spirito, parlando alla sua sposa le dice: « Il tuo ventre è simile a un monticello di frumento contornato di gigli. » [“Venter tuus sicut acervus tritici vallatus liliis”. Cant., VII, 2]. Fecondità e verginità: tali sono le due prerogative significate dall’espressione profetica. Il seno verginale di Maria fu un monticello di frumento. Là come in un granaio di abbondanza fu formato e rinchiuso il frumento divino, frumento dorato e odorifero, frumento inalterabile e inestinguibile, il quale di generazioni in generazioni si muta in raccolte di eletti, destinati agli eterni granai del padre di famiglia.Il seno della Chiesa cattolica pure è un monte di frumento la cui fecondità è inesauribile e il grano indistruttibile.Contare le stelle del firmamento non sarebbe più difficile che il contare gli uomini ed i popoli generati dalla Chiesa alla vita della verità. Né le armi dei persecutori, né i loro roghi, né le loro belve feroci, né la zizzania degli eretici, né gli scandali dei peccatori hanno potuto mai distruggere il frumento cattolico. Su tutta la faccia della terra e sino alla fine dei tempi si riprodurrà sempre lo stesso. Siccome pianta cosmopolita, né la varietà dei climi, né la differenza di cultura lo faranno degenerare: ciò che è scritto è scritto.Questa inesauribile fecondità della Chiesa non è il contrassegno meno luminoso della sua origine celeste e della sua perpetua verginità. Se per caso la Chiesa avesse contratto con la menzogna un’adultera alleanza, da molto tempo avrebbe essa cessato di produrre. Solo lo Spirito Santo è fecondo. Ogni società, come ogni anima che esso abbandona, diventa sterile ; sterile perché ha cessato d’essere vergine. Vedete il protestantismo con la sua operosità febbrile, con le sue importazioni di bibbie stampate in tutte le lingue, con i milioni spesi a diffondere i suoi opuscoli o a stipendiare i suoi agenti; qual popolo ha egli generato a Gesù Cristo? Ma perché parlare del protestantismo? La sua essenza essendo una negazione, non potrebbe niente produrre; se è fecondo, lo è solamente nelle rovine. Rovine intellettuali, rovine morali, rovine sociali; queste tre parole riassumono la sua storia e quella di tutte le eresie passate e future.Volgiamo i nostri sguardi verso la Chiesa orientale, triste sorella della Chiesa latina, e com’essa dotata in antico di una gloriosa fecondità; dopo lo scisma che ha ella prodotto? Nulla. Ha piantato la croce in qualche regione lontana? ha ella civilizzato una sola popolazione dell’Asia o dell’America? ha ella favorito il movimento delle scienze, o compiute qualcuna di quelle opere che lasciano dietro di sé un lungo solco di gloria? No. Ma ha ella almeno potuto difendersi contro la sua propria corruzione ? Neppure. Come vittima della simonia, dello scandalo e dell’intrusione che la divorano come i vermi un cadavere, essa è caduta in una prodigiosa ignoranza ed in una mortale atonia. Essa non ha né un dottore celebre, né un concilio degno di qualche rilievo. « Se facciamo un parallelo tra il clero greco è quello latino, diceva Montesquieu, se paragoniamo la condotta dei Papi con quella dei patriarchi di Costantinopoli, vedremo della gente tanto dotta, quanto gli altri erano poco sensati. ».La differenza delle due chiese, rifulge nella continua espansione di forze e di vita della Chiesa romana, e nelle sue conquiste su tutti i punti del globo; mentre la chiesa greca rimane immobile, rinchiusa nei confini della servitù, e spogliata del principio di fecondità comunicato alla vera sposa, il giorno della Pentecoste.Lo Spirito Santo, siccome è inseparabile da Maria, cosi è inseparabile dalla Chiesa. Formata nel cenacolo, la madre del cristiano apparisce vivente il dì della Pentecoste.Essa vive, poiché possiede il principio del suo movimento, cioè lo Spirito Santo, il Quale si manifesta con atti riservati a lui solo. [“Dicimus animal vivere, cum incipit ex se motum habere”. S. Th. I p., q. 18, art. I corp.]. « Nel dì della Pentecoste, dice sant’Agostino, lo Spirito Santo discese come una rugiada santificante sugli Apostoli, sui templi viventi. – Non è un visitatore passeggiero ma un consolatore perpetuo, un eterno abitatore. Ciò che il Verbo incarnato aveva detto di Se medesimo ai suoi apostoli: Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo, Ei lo dice dello Spirito Santo: Il Paracielo che mio Padre vi darà, dimorerà sempre con voi. Egli fu dunque presente ai fedeli, non per favore della sua visita e delle sue operazioni, ma per la presenza stessa della sua maestà. Questi vasi ricevettero, non solamente l’odore del balsamo, ma il balsamo medesimo, affinché il suo profumo riempisse la terra intera, e rendesse i discepoli degli Apostoli capaci della vita di Dio altresì, e partecipanti della sua natura. » [Serm, 185, De temp.]. – Ora lo Spirito Santo resta con Maria per proteggerLa, per ispirarLa, per dirigerLa; in altri termini, per conservarLa sino alla fine, piena di grazia e tipo unico di bellezza morale. Ei la protegge: senza la protezione speciale dello Spirito Santo, come avrebbe potuto Maria povera e delicata, come pure il suo giovine figlio, sottrarsi al furore d’Erode? La Chiesa è ancora nella culla, e la stirpe immortale d’Erode ha giurata la sua morte. – Tre armi micidiali sono tra le mani de’ suoi nemici: la persecuzione, l’eresia, lo scandalo. Queste armi troveranno sempre braccia per maneggiarle, ma sempre si spunteranno contro la forza, la sapienza, la costanza sovrumana, triplice corazza, della quale lo Spirito Santo ha rivestito la Chiesa. Il divin Verbo nel lasciarla le aveva detto: restate nella solitudine, non v’impegnate in nessun combattimento, non affrontate alcun pericolo, innanzi d’essere rivestita della forza celeste. Allora soltanto voi sarete in stato di servirmi di testimone a Gerusalemme, in Samaria e sin nell’estremità della terra. [Act. I, 8]. – Questa forza invincibile è data. Vengano i giudici ed i manigoldi di Gesù di Nazaret, vengano i giudei ed i gentili, vengano gli imperatori romani colla loro potenza, venga come un sol uomo tutta la vecchia società, furibonda di odio e folle di libidine; essi troveranno a chi parlare. La giovine società, animata dallo Spirito Santo, si riderà delle loro minacce, affronterà i loro supplizi, e circondandosi di miracoli, getterà loro nella fronte quella parola senza replica: “val meglio ubbidire a Dio che agli uomini”. Porgete l’orecchio, e udirete dopo diciotto secoli risuonare su tutti i punti del globo questa parola eternamente vincitrice delle porte dell’inferno. – Lo Spirito Santo ispira Maria ed ispira la Chiesa. A cagione della sublimità del suo canto profetico Maria è chiamata la Regina dei profeti. Se nei profeti l’ispirazione fu un ruscello, in Maria fu un fiume, e un vasto mare. – Cosi è lo stesso della Chiesa. Lo Spirito di sapienza che in bocca dei fanciulli o degli uomini del popolo fa stupire i pretori romani per l’opportunità e la sublime semplicità delle risposte, si esprime nelle assemblee della Chiesa, per organo dei Pontefici con una lucidità che confonde Terrore, e con una autorità fino allora sconosciuta. – Sin dall’origine, gravi questioni riuniscono in un concilio gli antichi pescatori di Galilea. Come teologi di prim’ordine e per conseguenza come filosofi eminenti, discutono i punti più difficili con ragionamento così alto, che fa ecclissare le sedute tanto vantate del Senato e dell’Areopago. – Terminate le discussioni, il concilio invia ai fedeli dell’Oriente e dell’Occidente la sua decisione formulata, come assemblea umana non osò mai formulare la sua: È parso cosa buona allo Spirito Santo ed a noi: “Visual est Spirititi Sancto et nobis’.” Ecco l’intelligenza umana posta allo stesso livello dell’intelligenza divina! Ecco l’uomo che divide con Dio l’infallibilità dottrinale e la potenza giudiziaria! Se qui non è il sublime, dove lo troverete voi? Questa deificazione dell’uomo, per opera dello Spirito Santo, non ha mai cessato nella Chiesa. In termini differenti, ma con la stessa assicurazione, tutti i concili generali, da diciotto secoli in poi, ripetono la gloriosa formula; « Il santissimo universale ed ecumenico concilio (di Trento), legittimamente radunato dallo Spirito Santo, insegna, statuisce, ordina, proibisce. » I concili hanno doppiamente ragione: da una parte, lo Spirito di verità è sempre con essi [Joan. XVI, 16]: dall’altra, la storia prova che di tutte le società la Chiesa è la sola, che non abbia niente da ritrattare. Lo Spirito Santo non ispira solamente le parole di Maria, ma dirige i suoi passi. Da Nazzaret Ei la conduce a Betleem, da Betleem in Egitto, d’Egitto nella Giudea, di Giudea nella Galilea, a Gerusalemme, al Calvario al Cenacolo. – Egli opera nello stesso modo sulla Chiesa. Sempre sensibile nel succedere dell’età, questa azione é palpabile nei primi secoli. Il ministro della potente regina d’Etiopia, venuto ad adorare a Gerusalemme, se ne ritorna nel suo paese; qual nobile conquista! Lo Spirito Santo parla al diacono Filippo che si accosta al ministro, sale sul carro, lo istruisce e lo battezza. In un attimo, lo stesso diacono trovasi trasportato dallo stesso spirito nella città di Azot, e la sua vittoriosa parola risuona in tutte le città intermedie sino a Cesarea. – Occorre chiamare i gentili alla fede? è lo Spirito Santo in Persona che sceglie Pietro per questa missione, e gli indica, volta per volta, il modo di compierla. È giunto il momento di portare lungi la face divina; chi saranno gli operai? Chi li piglierà per la mano, e li condurrà senza abbandonarli neppure un istante, come il precettore conduce il suo discepolo, e l’anima il corpo? Non sarà né il Padre, né il Figliuolo, ma lo Spirito Santo. – « Separatemi, dice egli, Paolo e Barnaba per 1′ opera alla quale Io gli ho destinati. » [Act., XIII, 2]. – Seguiamo per un istante i conquistatori evangelici, e vedremo che tutti i loro movimenti sono regolati dallo Spirito Santo medesimo: « Avendo attraversato, dice lo storico sacro, la Frigia e la Galazia, essi furono impediti dallo Spirito Santo di annunziare la parola di Dio nell’Asia. » [ Act, XVI, 6]. – Venuti nella Misia tentano di entrare nella Bitinia, ma lo Spirito Santo vi si oppone. La Macedonia è loro aperta, e lo Spirito Santo gli conduce nella città di Filippi, dove san Paolo deve riportare un splendido trionfo sul demonio, ispiratore di una giovine pitonessa. Atene, Corinto, Efeso gli vedranno di quando in quando, seminare i miracoli e moltiplicare le conquiste. – Con tutto ciò questi possenti uomini obbediscono in tutte le cose allo Spirito di forza e di sapienza. È Esso che avverte Paolo di lasciare Efeso, di attraversare rapidamente la Macedonia e l’Acaja e di recarsi a Gerusalemme. – Né i lacci de’ suoi nemici, né le lacrime dei suoi cari discepoli possono ritardare il suo cammino. « Io sono, dice egli medesimo, incatenato dallo Spirito Santo che mi conduce a Gerusalemme. Io ignoro ciò che mi starà per accadere; solamente in tutte le città dove io passo, egli mi fa annunziare che catene e tribolazioni mi attendono a Gerusalemme; ma io non temo nulla di tutto questo ; né stimo la mia vita più di me, purché io consumi la mia carriera e il ministero della parola che ho ricevuto dal Signore Gesù. »[Ibid., 22 e seg.]. – Nobili disposizioni che l’imminenza del pericolo non farà cambiare. «arrivammo ben presto, dice san Luca, a Cesarea, dove noi dimorammo alcuni giorni. Allora venne dalla Giudea un profeta di nome Agabbo, il quale pigliando la cintura di Paolo si legò i piedi e le mani e disse: Ecco ciò che dice lo Spirito Santo: l’uomo a cui appartiene questa cintola, sarà legato a questo modo dai Giudei in Gerusalemme e lo daranno in potere dei Gentili. Udita la qual cosa, e noi e quelli che erano di quel luogo, lo pregammo che non andasse a Gerusalemme. – Allora rispose Paolo e disse: che fate voi, piangete affliggendo il mio cuore? Conciossiaché io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire in Gerusalemme per il nome del Signore Gesù. » [ Act., XXI, 11 e seg.]. – Il seguito della storia dimostra che Paolo non si smentisce un istante; essa dimostra altresì la ragione recondita di tutti i passi del grande apostolo e di tutte le persecuzioni alle quali è in balia. Se egli è obbligato a fuggire da Efeso, se gli è proibito di fermarsi in Bitinia, se gli è ordinato di attraversare l’Asia correndo, e di venire a farsi prendere a Gerusalemme, è perché lo Spirito Santo ha deciso di inviarlo a Roma. Caduto nelle mani dei Giudei, sarà da essi dato nelle mani dei Romani. Egli ricuserà il giudizio del governatore Festo, si appellerà a Cesare, e questo appello lo condurrà nella capitale di satana, le cui mura saranno scosse dalla sua potente parola. – Questa direzione dello Spirito Santo che trovasi anche nella vita degli altri Apostoli, non ha mai abbandonato la Chiesa. Dalla creazione in poi, la sapienza infinita conduce il sole come per mano, e gli addita ogni dì i luoghi in cui deve egli portare la luce. Così, dalla rigenerazione evangelica in poi, lo Spirito Santo dirige la Chiesa, il sole del mondo morale, e le indica con precisione i popoli e le anime ch’ella deve visitare o abbandonare. – A questa azione direttrice fa d’uopo attribuire il passaggio della fede da una nazione all’altra; la conversione dei popoli del Nord nel momento dello scisma orientale; la scoperta dell’America quarant’anni dopo il risorgimento del paganesimo in Europa; lo slancio meraviglioso della propagazione della fede, della quale siamo noi testimoni, nel momento in cui l’Apostasia generale delle società moderne domanda per riparare le perdite della Chiesa immensi compensi. – Diamo termine al parallelismo tra Maria e la Chiesa con un nuovo tratto, e che non è il meno commovente. – Simile a Maria per la sua feconda verginità, la Chiesa le rassomiglia altresì per l’amore materno. Madre del Verbo incarnato, Maria nutre il suo Figliuolo dei suo latte verginale, ubere de coelo pleno. Essa Lo circonda delle più teneri cure, Gli prodiga le più affettuose carezze, Lo salva da tutti i pericoli, prende parte a tutti i suoi dolori, né Lo abbandona neppure alla morte. La Chiesa Madre del cristiano, lo nutrisce del latte verginale della sua dottrina. Non un errore e neppur l’ombra di esso lascia penetrare in quella intelligenza, fatta per la verità, niente altro che per la verità. Essa è gelosa: incessante è la sollecitudine con cui questa madre veglia sul nutrimento de’ suoi figli. Per allontanare dalle loro labbra qualunque cibo corrotto, trova il coraggio della leonessa che difende i suoi leoncelli. Sopra gli Erodi avvelenatori o assassini, cadono le sue minacce ed i suoi anatemi. Felici i cristiani se avessero sempre inteso il cuore della loro madre! – Via via che suo figlio cresce e che i combattimenti della vita divengono più pericolosi, le precauzioni della Chiesa si moltiplicano. Se a malgrado dei suoi sforzi viene egli a cadere, ella lo rialza, lo incoraggia, medica le sue ferite, gli rende la sua salute, e fino all’ultimo momento raddoppia le sue cure materne, a fine di farlo morire riconciliato col suo maggior fratello, suo giudice e suo rimuneratore. Non basterebbero volumi per ridire ciò che dalla culla sino alla tomba, e al di là, fa la madre dei cristiani per il corpo e per l’anima de’ suoi figli: imitazione permanente delle sollecitudini di Maria per il suo diletto figliuolo. – Non solo Maria ha amato il suo Figliuolo, ma essa ha amato tutti quelli che egli ama. Ora ama Egli tutti gli uomini: il suo amore non conosce né incostanza, né freddezza, né limiti di tempo, di luoghi o di persone. “Ego dominus et non mutor”. Cosi pure è l’amore di Maria. Per attestarlo ha fatto ciò che nessuna madre ha fatto mai: Essa ha dato il suo proprio Figliuolo. Maria mostrando in tutti i secoli Gesù inchiodato sulla croce, può dire: Cosi ho amato il mondo sino a dargli il mio unico figlio. Siccome è stato necessario il mio consenso per l’incarnazione del Verbo, cosi ci è voluto questo per l’immolazione di questa cara vittima. – La Chiesa, come madre del cristiano, è in diritto di tenere lo stesso linguaggio. Su tutti i punti del globo divenuto per lei un immenso Calvario, essa mostra le croci, i roghi, i patiboli, le caldaie d’olio bollente, le canghe, i supplizi d’ogni sorta, le belve degli anfiteatri, tutti insomma i mille generi di torture e di morti, inventati da satana, e dopo diciotto secoli rimasti in permanenza nelle diverse parti della terra: poi i suoi figli i più diletti, crocifissi, bruciati, appesi, ridotti in polvere, squartati, torturati sino da quello stesso tempo in poi, e sulla medesima estensione. A questo spettacolo, pigliando in imprestito il linguaggio di Maria, essa dice agli Angeli ed agli uomini: a questo modo io ho amato il mondo; e per salvarlo, ho dato e do ancora i miei più amati figli, Yl’ossa delle mie ossa, il sangue del mio sangue. – Quest’ultimo tratto aggiunto a tanti altri somiglianti, ci mostra negli annali dell’umanità due madri, due soltanto, Maria e la Chiesa, che sacrificano i loro figli per la salute del mondo. O Maria! o Chiesa! miracoli inauditi di carità! anatema a colui che non vi ama!

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.