IL RITORNO DEL PRINCIPE DI QUESTO MONDO

IL RITORNO DEL PRINCIPE DI QUESTO MONDO

[tit. redaz.]

mons. J. – J. Gaume

“Trattato dello Spirito Santo” vol. I -1887

[capp. XXX, XXXI, XXXII]

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   Cacciato di Roma, il Re della Città del male non perdé mai la speranza di rientrarvi; ond’è che, dopo la toccata disfatta, sempre fu visto girare intorno ai ripari dell’eterna Città, affin di sorprenderla e ritornarla sua capitale: Egli sa che il suo nemico è là; il Verbo-Dio, il Verbo-Re, il Verbo incarnato nella persona del suo Vicario. Finché non ne l’avrà spodestato, il suo trionfo è imperfetto; ma come riuscirvi? Roma è per ampio tratto circondata dall’amore, dalla venerazione, dalla possanza della grande Città del bene; triplice baluardo che rende impossibile il semplice appressarvisi. Non potendo fare suoi sperimenti nel centro, Satana li fa alle frontiere. Fu solamente dopo lunghi secoli di lontane pugne ch’egli giunse una prima volta, a far di Roma la capitale della sua immensa città: sovvenutosene in buon punto, ei torna, spinto dal suo instancabile odio, alle lotte che già aveva provate cosi felici. Infatti ei si sforza d’intaccare la Città del bene, corrompere una parte de’cittadini e tirarli alla sua bandiera mediante le eresie, e scismi, e scandali, e i formidabili assalti della mussulmana barbarie. Il suo maneggiarsi indefesso non riesce altrimenti vano; e già parziali vittorie ottenute qui e colà gli preparano la via alla vittoria compiuta; cionondimeno, la Città del bene, fedele alle sue gloriose tradizioni, sorgeva tuttavia, salda sulle sue fondamenta.

Come Adamo ed Èva, ne’ di della beata innocenza, avevano vissuto, ignorandovi il male, cosi l’Europa, contenta della scienza del bene, di cui andava debitrice allo Spirito Santo, viveva estranea alla scienza del paganesimo, alla scienza cioè del male organizzato. Se pigliava qualche cognizione dell’antichità, punto nol faceva per ammirarla o per lodarla, e meno ancora per imitarla e farla rivivere. E se n’ha la prova in ciò che’ v’ha minor differenza tra il di e la notte, che tra la lingua, le arti e le istituzioni del Medio Evo, e la lingua, le arti e le istituzioni del paganesimo. È questo un fatto che perentoriamente risponde a tutte le ragioni di coloro che pretendono il Risorgimento, niente o quasi niente avere cambiato il sistema d’insegnamento della vecchia Europa.

Intanto, il seduttore “serpente”, non scordatosi punto che Eva restò sedotta dalla lusinghiera bellezza del frutto vietato, et aspectu delectàbile, ad un tratto trasformasi in angelo di luce, e si spaccia per il Dio del bello. Fa luccicare agli occhi dell’Europa le ingannevoli bellezze del suo regno; si dice calunniato dai re e da’sacerdoti, e invita l’Europa, qualora voglia uscire dalla schiavitù e dalla barbarie, a dar retta a lui. A queste parole, l’originale veleno, non mai spento, bolle e fermenta con istrana forza nelle vene dell’imprudente Europa. Nel medesimo tempo, Greci, cacciati d’Oriente, in pena dell’ostinata lor ribellione alla Chiesa, sbarcano in Italia: e, fuggiaschi dalla loro patria, s’arrogano la missione di risuscitare le pretese glorie dell’antichità pagana. La gioventù di Europa tutta s’accalca nelle loro scuole: e per dileggio del Cristianesimo, il di della grande seduzione vien segnato nella storia col nome di Risorgimento. Quel di infatti, divise la vita d’ Europa in due: i secoli antecedenti ebbero nome di Medio Eco; i seguenti, si chiamarono i tempi moderni. D’allora in poi si videro fenomeni non mai, più veduti.

Primo fenomeno. Parte dall’Italia un generale grido di riprovazione contro il Medio Evo, e risuona in tutta Europa. Ingiurie, sarcasmi, calunnie, tutti i vituperi che l’odio e il disprezzo, sanno inventare, piovono sul tempo che, come abbiam veduto, lo Spirito Santo regnò con maggior signoria. Teologia, filosofia, arti, poesia, letteratura, istituzioni sociali, la lingua stessa, diventano zotichezza, ignoranza, superstizione, schiavitù, barbarie.

I figliuoli si sono vergognati de’loro padri e ne rigettarono l’eredità. «Eppure che cos’erano infine le antiche credenze, le antiche creazioni, le antiche aristocrazie, le antiche istituzioni, con tutti i difetti che possono aver avuto, siccome avviene d’ogni còsa umana? Erano l’opera de’nostri antenati: era l’intelligenza, era il genio, era la gloria, l’anima, era la vita, era il cuore de’ nostri padri. Bisogna aggiungere: era il Cristianesimo nella vita de’ nostri padri; e il regno dello Spirito Santo sul mondo.

Secondo fenomeno. Al grido frenetico di riprovazione contro il Medio Evo, succede l’acclamazione non meno frenetica e generale della pagana antichità; e il tempo che Satana fu ad un tempo Dio e re del mondo, diventò là più splendida età del genere umano. Nelle repubbliche di Grecia e d’Italia, vituperevolmente prostrate a’piedi di Giove e di Cesare, splendé in tutta la sua luce il sole della civiltà. Filosofia, arti, poesia, eloquenza, virtù pubbliche e private, caratteri d’uomini, istituzioni sociali, lumi, libertà: in esse tutto era grande, eroico, inimitabile. Ritornare alla loro Scuola e ricevere le loro lezioni come oracoli, era per i popoli battezzati, l’unico mezzo’ d’uscire dalla barbarie, e mettersi nella via del progresso.

Terzo fenomeno. Non tarda a farsi vedere un radical mutamento nella vita dell’Europa. Ricollocato in onore, lo spirito dell’antichità, torna ad essere l’anima delmondo, ch’ei forma a sua immagine; è allora comincia un sozzo diluvio di filosofie pagane, di pitture e sculture pagane, di libri pagani, di teatri pagani, di teorie politiche pagane, di denominazioni pagane, di continui panegirici del paganesimo, de’ suoi uomini e delle opere sue. Questo vasto insegnamento s’incarna ne’fatti. Veggonsi le nazioni cristiane a un tratto rompere le grandi linee della nazionale lor civiltà, per ordinare la loro vita su altro disegno; e, gettando via, quasi cencio ignominioso, il reale manto, di cui la Chiesa lor madre le aveva vestite, azziniarsi de’fallaci e sozzi ornamenti del paganesimo greco romano. Quindi venne quella che si chiama “civiltà moderna”; civiltà fittizia, che non è altrimenti il frutto spontaneo nè della nostra religione, né della nostra storia, né della nostra indole nazionale; civiltà a rovescio, la quale, invece di sempre meglio applicare il cristianesimo, alle arti, alla letteratura, alle leggi, alle istituzioni, alla società, le informa dello spirito pagano e ci fa indietreggiare di ben venti secoli; civiltà corrotta e corrompitrice, che, tutto ordinando al materiale benessere, vale a dire in servigio della carne e di tutte le sue cupidigie, riconduce l’Europa, tra le rovine dell’ordine morale, al culto dell’oro ed agli indescrivibili costumi di que’ tempi nefasti, in cui la vita del mondo, schiavo dello spirito infernale, era tutta in due parole; mangiare e divertirsi ; panem et circenses.

Quarto fenomeno. La prima conseguenza de’ fatti surriferiti doveva essere, e fu, il sempre maggiore oblio dello Spirito Santo. La notte e il di non possono stare insieme; quando vien l’una, l’altro sen va. Quanto più Satana avanza, tanto più lo Spirito Santo ritirasi. Dal Cenacolo al Concilio di Firenze l’insegnamento dello Spirito Santo scorreva, qual pieno fiume, sull’ Europa da lui vivificata; spuntato il Risorgimento, veggonsi le onde del fiume ritirarsi, e il grande insegnamento dello Spirito Santo farsi sempre meno esteso. Chiediamolo alla storia ed a nostri occhi medesimi. Viene il Risorgimento; e la guerra contro il Cristianesimo, che da parecchi. secoli, Vera ridotta a parziali combattimenti, ricomincia, con forza, su tutta la linea. Vent’anni prima di Lutero, le stesse basi della Religione erano battute in breccia .dalle macchine greco-romane. Mille volte la lotta dà occasione a speciali trattati, ordinati a difendere, gli uni dopo gli altri, tutti i domini cristiani: dimostrazioni, conferenze, prediche, dissertazioni, apologie di’ ogni forma, compaiono d’anno in anno, quasi direi di mese in mese. L’esistenza di Dio; la divinità di N. S. Gesù Cristo; l’autenticità, l’integrità, l’ispirazione, la verità storica delle Scritture, l’infallibilità della Chiesa; l’immortalità, la libertà, la spiritualità dell’anima ; ogni Sacramento, ogni istituzione, ogni pratica religiosa; in una parola, ogni verità cristiana venne dimostrata ben venti volte colle lucenti sue prove e splendide attinenze colla natura dell’uomo ed i bisogni della società.

E per lo Spirito Santo, niente. Eppure era Lui che si negava, negando le varie manifestazioni del ministero della grazia, di cui Egli è principio ; era Lui che s’impugnava, oppugnando ogni parte della Città del bene, della quale Egli è difensore e re. Infatti, chi mi può nominare una qualche opera grande, composta dopo il Risorgimento, da grande autore, per far conoscere e ricordare alle adorazioni del mondo la terza Persona della SS. Trinità? Noi non abbiamo potuto trovarne pur una né in Italia, né in Allemagna, né in Inghilterra, né nel Belgio, né in Francia. Bisogna confessarlo con nostro dolore: rispetto allo Spirito Santo, l’insegnamento pubblico s’é visibilmente immiserito.

E n’ è prova il mondo attuale: talora almeno si parla di quello che si conosce, di ciò che, in qualunque grado, occupa la nostra mente: la lingua batte dove il dente duole, e spesso s’invoca colui del quale altri si crede aver bisogno. Ma il nome dello Spirito Santo, che posto tiene nel moderno linguaggio? Nel naufragio delle credenze, restarono salvi parecchi nomi;’ Dio, Cristo, la Provvidenza, odonsi di quando in quando suonar sulle labbra dell’oratore, o veggonsi cadere dalla penna dello scrittore. Avviene egli lo stesso dello Spirito Santo? Quando avete voi sentito pronunziare il suo nome? Chi l’invoca da senno? Avete voi memoria di averlo letto Ne’ libri di storia, di scienza, di letteratura, di legislazione, o ne’discorsi ufficiali, da cento e più anni in qua? Or quando il nome sen va, l’idea sparisce ancor essa. Pur troppo, nel mondo presente lo Spirito Santo non conta più. I palazzi, i saloni, le accademie, la politica, l’industria, la filosofia, l’istruzione pubblica, sono vuoti di lui; e’ par ridotto alla condizione di elemento sociale ignoto o vièto. Fra gli stessi cattolici, è egli bene spesso altro che mero oggetto di credenza metafisica? Dov’è il culto speciale, fervente, costante in suo onore? Si davvero; la terza persona della SS. Trinità nell’ordine nominale, é l’ultima nella nostra memoria e ne’ nostri omaggi.

Due volte sole, l’uman genere giacque in questa profonda ignoranza, in questa generale indifferenza. La prima, nel mondo pagano, innanzi la predicazione del Vangelo; la seconda, a’tempi nostri, diciotto secoli dopo lo stabilimento del Cristianesimo. Per gli antichi pagani lo Spirito’ Santo era come se non fosse: il suo nome non si trova in alcuna delle loro lingue. La ragione ne è chiara; nel mondo antico lo Spirito Santo non contava nulla, perché lo Spirito maligno era tutto. Or di che cosa é segno quest’ignoranza e indifferenza del mondo presente rispetto allo Spirito Santo, se non che Satana ricupera il campo perduto e torna a formare la sua Città? Ecco IL VERO MISTERO DEI TEMPI MODERNI. Così è: e chi noi vede né intende, è uomo che non vede né intende il mondo in cui vive.

Quinto fenomeno. Satana rientrato nella Città del bene, comincia dallo scuoterne la base. L’unità di fede, la sociale potenza della Chiesa, il diritto cristiano, la cristiana costituzione della famiglia, erano, siccome abbiamo veduto, le quattro pietre angolari dell’edifizio religioso e sociale de’padri nostri: che diventarono esse? Dov’è, a’ tempi nostri, l’unità di fede? Il simbolo cattolico è fatto in pezzi qual vetro. Metà d’Europa non è più cattolica; l’altra metà l’é a mala pena a mezzo. Dov’è la sociale potenza della Chiesa? dove la sua proprietà? Il suo scettro è una canna, e la madre de’popoli non ha più dove posare il capo.

Dov’è il diritto cristiano? Vituperato, calpestato; è detronizzato dal diritto nuovo, o, a dir meglio, dal diritto antico, dal diritto di Cesare, dal diritto della forza, del capriccio e del tornaconto. Dov’é la cristiana costituzione della famiglia? Il divorzio é tornato ad infettare i codici di Europa; ed altrove regna il concubinato legale sotto il nome di matrimonio civile. La patria potestà scade dovunque; e la famiglia, destituita della sua perpetuità, s’è fatta istituzione passeggera. Or chi è l’autore di queste grandi rovine, che ne suppongono e cagionarono tante altre? È chiaro che, non essendo lo spirito del bene, lo è lo spirito del male.

Eppure, affascinare e distruggere non è che la prima parte della satanica opera; l’usurpatore s’affretta a piantare il suo trono sulle fatte ruine. Chi non resterebbe sgomento al vedere, nel decimonono secolo dell’Era cristiana, il regno del demonio manifestarsi nel centro medesimo della Città del bene, con tutti i contrassegni che aveva nella pagana antichità ? Que’ contrassegni furono, non s’è punto dimenticato, il razionalismo, il sensualismo, il cesarismo, l’odio del Cristianesimo. Or quale di questi contrassegni ci manca?

Il Razionalismo, ossia l’emancipazione della ragione da ogni autorità divina in materia di credenze, può ella essere più completa? L’autorità divina insegna per org’ano della Chiesa; qual si è adesso il governò che l’ascolti? Sotto il nome di libertà di coscienza, le religioni tutte non sono esse forse, politicamente e a parere di molti, egualmente vere, egualmente buone e degne d’egual protezione? Che cos’è questo, se non lo spirito di menzogna che dà, come nell’antica Roma, il diritto di cittadinanza a tutti i culti, e ammette tutti gli dei nel medesimo Pantheon?

E fra i privati stessi, son essi molti che regolino la loro fede secondo la parola della Chiesa? Gli uomini, i libri, i libercoli, i giornali anticristiani, non son essi gli oracoli della moltitudine? E poi la fede si conosce dalle opere come l’albero da’frutti. Or, interrogate i sacerdoti: chiedetelo a ragguagli del mulinale; guardate intorno a voi. E se tanto ancora non basta per dirvi in quale stato si trovi la potenza della fede sul mondo presente e mostrarvi fin dove domina, pigliate in mano un mappamondo, e giudicatene co’vostri occhi!

Il Sensualismo, ossia l’emancipazione della carne da ogni autorità divina in materia di costumi, non cammina egli forse di pari passo col Razionalismo? Eh! che in questa parte il mondo presente corre difilato agli antipodi del Cristianesimo! La vita cristiana venne già definita dal Concilio di Trento, una continua penitenza, perpetua poenitentia; e i nostri tempi che sono? un continuo godere il più largo e con tutti i mezzi che si possa, L’uomo diventa carne. E su questo contrassegno del regno Satanico non occorre dir altro; attesoché è cosa che impaurisce tutti gli animi assennati.

Il Cesarismo, ossia l’emancipazione della società dall’autorità divina in materia governativa, per mezzo del concentramento di tutti i poteri spirituali e temporali nella mano d’un uomo, imperatore e pontefice, dipendente da niun’altro che da sé stesso. Che cosa si ved’égli di questo nuovo contrassegno? mirate; meta dei re d’Europa si sono fatti papi; l’altra metà aspira a farsi. Calpestare le immunità della Chiesa, usurpare i diritti della Chiesa, insultare, spogliare, incatenare la Chiesa, non è forse stata la bell’impresa, direttamente o indirettamente, di tutti governi europei, dal Risorgimento in poi? Non lo è forse tuttavia? Se questo non è il Cesarismo, più non intendiamo il senso delle parole.

L‘odio del Cristianesimo. L’antico paganesimo odiava il cristianesimo d’odio implacabile, universale; di guisa ché di ogni e qualunque mezzo si valeva per insultare, distruggere il suo avversario. L’odiava in Dio, ne’suoi ministri, ne’suoi discepoli, ne’ suoi dommi, nella sua morale, nelle sue pubbliche manifestazioni. Il suo nome era diventato sinonimo di tutti i delitti. A lui si dava la colpa delle pubbliche calamità: il carcere, l’esilio, la morte fra le torture, erano meritato castigo d’una sètta; dica Tacito, rea dell’odio del genere umano. Satana è sempre Satana: il suo odio del cristianesimo è cosi fresco, universale, implacabile adesso come in antico. Egli odia Dio ne’cristiani; da un secolo in qua specialmente, quali bestemmie restano ancora a proferirsi contro il Verbo incarnato? citatemi un solo de’suoi misteri che non sia stato mille volte impugnato, un solo de’ suoi diritti mille volte negato e calpestato.

L’odia ne’suoi ministri. Nel furor della sua rabbia non ha egli detto, che vorrebbe strangolare l’ultimo prete con le budella dell’ultimo reo. E in quanto il potè, non l’ha egli fatto? Havvi egli pur un paese in Europa, dove, dopò il Risorgimento, i vescovi, i preti, i religiosi non siano stati spogliati, cacciati via, inseguiti come belve, oltraggiati, massacrati? Lo stesso Vicario del Figliuolo di Dio, il padre del mondo cristiano, Pietro, almeno Pietro, sarà stato rispettato. Sii guardate come l’hanno trattato nella persona di Pio VI e di Pio VII; guardate come ancora lo trattano nella persona di Pio IX. E che è la moderna Europa se non una famiglia ribellata contro al suo Padre? Non sentesi egli, oggi dì, da nove anni, il grido deicida di milioni di voci: Non vogliamo più ch’egli regni su noi? Assediato da cento scomunicati, il pontificato non è egli diventato un Calvario? Giuda che vende; Caifasso che compra; Erode che schernisce; Pilato codardo, il soldato spogliatore e carnefice, non ricompariscono essi li sulla scena? L’odia ne’suoi discepoli. I veri cattolici sono trattati come i lor Sacerdoti. Tutte le ingiurie fatte da’pagani antichi a’ loro padri, son fatte ad essi da’pagani moderni. Sono tenuti per inetti o per sospetti: vengono esclusi, il più che si può, dalle pubbliche cariche; son detti retrogradi, nemici del progresso, della libertà, delle istituzioni moderne, gente d’un’altra età, che vorrebbe ricondurre il mondo alla schiavitù ed alla barbarie. Sono oppressi nella lor libertà, coll’annullare le donazioni da loro fatte alla Chiesa lor madre, od a’ poveri loro fratelli; col sopprimere le associazioni di carità, cui non si ha onta di mettere al disotto delle società scomunicate. Sono oppressi nel loro diritto di proprietà; si pigliano i loro conventi per farne caserme; le loro chiese, per farne stalle; le loro campane, per farne cannoni; i loro vasi sacri, per farne denaro od oggetti di lusso, in servigio de’loro nemici.

Si può vederne la nomenclatura nel Mamacìti, Antiquitates et Origines christianae, ecc. Questo fatto mostra meglio d’ogni ragionamento, la medesimezza dello Spirito dominatore delle due epoche. Ma questa non è semplice storia, né pura filosofia della storia: è piuttosto, ci si passi la frase, una esatta fotografia del nostro secolo. E si noti ché quando l’autore scriveva queste pagine, molti di questi fatti non erano che cominciati: non ancora Satana, rappresentato dalla massoneria trionfante, aveva posto le sue tende presso al Vaticano, non ancora nella Città stessa del bene si eran potuti innalzare templi eretici, non ancora era stato pronunziato il grido famoso « Il Clericalismo (ossia il Cristianesimo): ecco il nemico! »

Però come satana ispirando Lutero, promosse contro sua volontà, la riforma effettuata dal Concilio di Trento, così ora, in tal modo disponendo Iddio, con l’abuso della vittoria ha attirato gli sguardi di tutto il mondo al Vaticano; i buoni crescono in fervore, la zizzania si separa dal buon grano, e i soldati della Città del bene crescono di animo e di valore. Le vittorie dello Spirito malo non riescono finalmente che a render più gloriosi i trionfi dello Spirito Santo! Sono oppressi nella coscienza, con imporre ad essi lavori vietati: insultando, tuttodì, sotto i loro ocelli tutto quanto è ad essi più caro, più venerando, più adorabile. E acciocché nulla manchi, né al loro martirio, né all’odio, a cui sono fatti segno, in tutta Europa, dopo il Risorgimento, vennero appesi per la gola, arsi vivi, decollati. Ed anche adesso, in Italia, son fucilati; in Polonia, impiccati; in Irlanda, fatti morire di fame. Se Dio non sorge, se ne faranno macelli ; e migliaia di voci grideranno: Loro ben sta! Reus est mortis.

L’odia ne’suoi domini. Da quattro secoli in qua, nella battezzata Europa, si è sciupato, per demolire l’edifiziò della verità’» cristiana, più inchiostro, più carta, più denaro, che forse non ci vorrebbe per convertire il mondo: l’empia guerra non cessò mai. Per non dire de’libri, de’teatri, de’ discorsi anticristiani; che fanno quelli avvelenati fogli che, ogni sera, partono da tutte le capitali d’Europa, per piovere poi, il dì appresso, a guisa di velenose locuste, sulle città e le campagne, e sparger dovunque il disprezzo e fodip della religione, lo scetticismo e l’incredulità?

L’odia nella sua morale. Ridiventato quel ch’era a’ dì della satanica signoria, il mondo presente sembra organizzato per la corruzion de’ costumi : Totus in maligno positus. Se non ve ne son chiaro indizio il dolore e lo sgomento di quanti serbano ancora in petto cuore cristiano, considerate voi stessi. La febbre degli affari; la sete dell’oro e del piacere; l’industria che mette milioni d’anime nella morale impossibilità di adempiere gli essenziali doveri del Cristianesimo; il babilonico lusso, che dà in istranezze sempre peggiori; le mode disoneste; le danze oscene; cinquecentomila caffè o ridotti,1 spalancate voragini in cui 1 Solamente in Francia. vanno a perdersi l’amor del lavoro, il pudore, la sanità, lo spirito di famiglia, il rispetto a sé stesso e ad ogni autorità; in tutte le classi della società, effeminate abitudini, snervatrici degli animi: scandali clamorosi che addomesticano col male e spengono la coscienza; il disprezzo delle leggi ordinate a domare la carne; la profanazione della domenica; la santificazione del lunedi; l’abbandono della preghiera e de’ Sacramenti; che cos’è, dico, che cos’è tutto questo, se non odio della morale cristiana, odio infernale, tendente a soffocare il Cristianesimo nel fango? L’odia nelle sue manifestazioni pubbliche e private. Là, proibisce il suono delle campane e condanna il sacerdote che porti, in pubblico, il suo abito ecclesiastico; costà, abbatte tutte le croci. Qui vieta al Figliuolo di Dio d’uscir da’ suoi templi per ricevere gli omaggi dei suoi figli; e, sotto pena di venir oltraggiato, gli tocca celarsi ben bene quando va a visitarli sul letto del dolore. Tutte cose che avvengono in società che si chiamano cristiane! E avviene ben altro. In segno di vittoria, satana ha ricollocato le sue statue ne’ giardini, su passeggi, sulle piazze delle grandi città, per tutta Europa: e, ficcatosi fin ne’ domestici penetrali delle famiglie, ne ha bandite le immagini del Verbo incarnato e sostituite le sue.

« Non v’è Cristo in casa, esclamava testé un eloquente predicatore; non v’è più Cristo pendente dalla parete; non v’è più Cristo manifestantesi ne’ costumi. E che! voi avete sott’occhio i ritratti de’ vostri grandi uomini; le vostre case s’adornano di statue e quadri profani! Che dico? voi tenete esposti alla vista de’vostri figliuoli ed all’ammirazione della gente di casa gli Amori del paganesimo, le Veneri, gli Apollini dèi paganesimo; si, tutti i vituperi del paganesimo trovano posto nella casa de’cristiani; e, sotto quel tetto che accoglie tanti umani eroi e pagane divinità, non v’ha più un cantuccio per l’immagine di Gesù Cristo, che lo stesso Tiberio non ricusava d’ammettere coi suoi dèi nel Pantheon di Roma. »

Si, è vero, è vero non solo in Francia, dove insegna l’Università, ma vero in Europa dove insegnano gli ordini religiosi, vero molto prima dell’Università e della Rivoluzione francese; nelle case de’ moderni cristiani letterati, Cristo non ha più luogo. Ma ve l’aveva a’ tempi degli ignoranti nostri padri del Medio Evo. Or come ne venne cacciato? Come ha dovuto cedere il posto agli dèi del paganesimo, vale a dire a Satana stesso sotto le molteplici sue forme; “omnes dii gentium daemonia”?

In che tempo s’è ella fatta questa sacrilega sostituzione? Chi ha formate le generazioni che se ne fanno colpevoli? In quali luoghi, e in quali libri hann’esse imparato ad appassionarsi per le cose, per gli uomini, per le idee e le arti del paganesimo? Qual fu lo Spirito che ha dettata la dottrina che produce tal frutti? Lo Spirito del Cenacolo, o quel dell’Olimpo? O l’uno, o l’altro. Havvi infine un ultimo fenomeno che va ogni di più manifestandosi; ed. è il doppio movimento, che mena il mondo presente; movimento d’unificazione materiale, e movimento di dissoluzione morale. Lo Spirito del secolo diciannovesimo spinge con tutte le sue forze alla materiale unificazione de’ popoli; battelli a vapore, strade ferrate, telegrafi elettrici, leghe doganali, trattati di commercio, libero scambio, moltiplicazione delle poste, ribasso di tassa sugli stampati e sulle lettere; non vi è mezzo di comunicazione che non venga accelerato o inventato.

Assorbisce intanto le piccole nazionalità, sopprime la famiglia, il comune, la provincia, la corporazione, ogni specie di franchigia ed autonomia; risuscita gli eserciti permanenti del mondo antico, riedifica le sue grandi capitali, e sul collo dei popoli, fatti liberi dal Cristianesimo, ribadisce le catene della cesarea, cosi detta, centralizzazione. A questo movimento di unificazione materiale corrisponde, fuori del Cattolicismo, un movimento non meno rapido di dissoluzione morale. In materia di dottrine religiose, sociali, politiche, che resta egli più in piedi? Il gran dissolvente d’ogni specie di fede, il Razionalismo, non è egli forse il dio della moltitudine? Dove son esse le convinzioni profonde, le professioni chiare ed aperte, tanto da resistere alle seduzioni dell’interesse, per isfidare le minaccie, o, peggio, la dimenticanza in che vi lascia il governo, per mantenersi immobilmente saldo fra i sofismi dell’empietà e la forza de’cattivi esempi? Qual può essere Punita morale d’un mondo che ha fatto in pezzi il simbolo cattolico, che sta lì a sentire, e sopporta, e lascia passare tutte le negazioni, compresa quella di Dio stesso?  Somigliante spettacolo, solo una volta già ebbe a vedersi; e fu al tempo che il romano impero declinava alla sua rovina. Formata dal continuo assorbimento del debole dal forte, del popolo per via del popolo, l’unità materiale giunse fino al dispotismo d’un solo uomo. Satana aveva raggiunto il suo scopo. Roma era il mondo, e Cesare era Roma; e Cesare era imperatore e sommo sacerdote di Satana. Allora fu che l’uman genere, privo di forza di resistenza perché senza fede, e senz’altro desiderio che di materiali piaceri, “panem et circenses”, altro più non era che un gregge, bastonato, venduto, sgozzato, a volontà del padrone. Eserciti permanenti, grandi capitali, celerità di comunicazioni, centralizzazione universale, unificazione materiale de’popoli, spinta con febbrile ardore; dissoluzione morale, giunta fino allo spezzamento indefinito d’ogni simbolo e d’ogni fede: chi oserebbe sostenere che tale doppio fenomeno non sia precursore della più immane tirannia? Sia forse l’addentellato, dirò cosi, del regno anticristiano, predetto, degli ultimi tempi ? A parer nostro, è Cesare a cavallo, con Lucifero in groppa.

Farsi adorare in luogo del Verbo incarnato; tale fu sempre, e sarà, lo scopo dell’angelo ribelle: egli non ne conosce altri; la storia è pronta a narrare a chiunque voglia sentire, l’esito che n’ebbe negli antichi popoli pagani e fra i moderni idolatri. Dopo aver procurato, mediante il razionalismo, il sensualismo, il cesarismo e l’anticristianesimo, il divorzio dell’uomo da Dio, il più che sia possibile completo, e’ si presenta a riannodare il vincolo da lui spezzato: e certo, attesoché è fondato sulla natura delle cose, tranne un miracolo , l’esito sarà infallibile. Il mondo inferiore, checché si faccia, non può sottrarsi all’influenza del mondo superiore; se rompe fede al Re della Città del bene, cade per forza sotto la signoria del Re della Città del male. 0 Dio, o il diavolo: non si dà via di mezzo.

Il demonio stabilisce, tra l’uomo, suo schiavo e zimbello, e sé stesso, suo seduttore e tiranno, molte comunicazioni dirette e palpabili, che sono una contraffazione permanente delle comunicazioni del Verbo coll’uomo. E’si fa, in mille modi da lui stesso indicati,, adorare per Dio, rispettare da padrone, amare come benefattore, consultare come oracolo, invocare come protettore, chiamare per medico, ricevere come amico, trattar come un essere innocuo. Su questo complesso di fatti permanenti, universali, sta l’idolatria antica e moderna; o piuttosto è l’idolatria stessa. Ora, noi ripetiamo, satana non cambia né invecchia; sarà oggi, domani, sempre quello eh’ era ieri. Perpetua scimmia di Dio, implacabile nemico del Verbo incarnato, egli sempre mirerà a gettarlo giù dal trono, per mettersi al suo posto. Se dunque è lui che il Risorgimento ricondusse trionfante in mezzo all’ Europa cristiana; se i grandi contrassegni de’tempi nostri sono il razionalismo, il sensualismo, il cesarismo e l’anticristianesimo, non vi sarà poi molto da stupire se vedremo anche una volta il demonio sforzarsi di materialmente sostituirsi al vero Dio, ed opporre il sovrannaturale satanico al sovrannaturale divino, finché questi ne resti soppiantato. Per mettere nell’uomo moderno gli stessi sentimenti che già mise nell’antico, e’ ci dee comparire intorniato di tutto il cortèo di consultazioni, d’oracoli, di prestigi, di pratiche misteriose, ond’era composto il suo culto, e assicuratoci suo dominio sull’antichità pagana; vediamo se la storia confermi tale induzione.

Fino al Risorgimento ed alla Riforma, che del Risorgimento fu figliuola primogenita, la duplice autorità delle leggi canoniche e delle leggi civili, seguitava a tenere stretto in catene il padre della menzogna, il vinto del Calvario. Se si vide esercitare la tenebrosa sua arte fra i popoli cristiani del Medio Evo, si fu per mera eccezione, e in piccola misura. Richiamato dal Risorgimento sotto la forma di Dìo del bello, e dalla Riforma sotto il nome di Dio della libertà, e’ripiglia assai presto antica indipendenza del suo procedere. In Italia, in Allemagna, in Francia, risorgenti in gran numero, imitatori de’ letterati di Roma e della Grecia, si danno con passione allo studio ed alla pratica delle scienze occulte.

I principali capi del Protestantismo si vantano de’ loro colloqui con Satana. Tornano a comparire, sotto forme leggermente modificate, tutte le superstizioni dell’antico paganesimo ; consultamene, evocazioni, manifestazioni, oracoli, prestigi, adorazioni, vanno moltiplicandosi in un colle negazioni del Vangelo. Questo culto di Satana invadeva l’Europa con tale celerità, che la Chiesa se n’ebbe a commuovere; e per organo di Sisto V, gran niente al certo, segnalò al mondo sgomentato cotesta epidemia della risorgente idolatria, e la colpì di solenne condanna.

Nella famosa bolla “Coeli et terrae Creator” sono enumerate, come ricomparse al gran sole del Cristianesimo, la maggior parte delle pratiche diaboliche usitate nella pagana antichità, e di cui Porfirio ci ha lasciata la lunga filatessa de’nomi. L’immortale pontefice nomina: l5 astrologia, la geomanzia, la chiromanzia, la negromanzia, i sortilegi, gli auguri, gli auspizi, la divinazione co’dadi, co’grani di frumento, e le fave; i patti col diavolo, coll’intento di saper l’avvenire, o sfogar le passioni; i carmi; gli oracoli o evocazioni degli spiriti, interrogati, e rispondenti; l’oblazione d’incenso, di sacrifizi, di preghiere; le genuflessioni, le prostrazioni, le cerimonie del culto; l’anello e lo specchio magico; i vasi ordinati a fissare gli spiriti e ad ottenerne risposte; le donne simpatiche (noi diciamo sonnambule e magnetizzate), che, messe in relazione col diavolo, ne ottengono il conoscimento di cose occulte, passate o future, l’idromanzia co’ vasi pieni d’acqua, in cui uomini, e più spesso donne, fanno apparire figure che danno oracoli. Bisogna aggiungere la piromanzia, la pedomanzia, l’ornitomanzia, l’oniromanzia, ossia l’oracolismo per mezzo de’ sogni, ed altrettali pratiche, « fetidi avanzi, dice il Pontefice, dell’antica idolatria vinta dalla croce. [“Quas pristinae et antiquatae, ac per crucis victoriam prostratae idolatriae reliquias fetinentes, quibus dam auguriis, auspiciis, similibus siguis et vanis observatiouibus ad futurorum divinationem intendunt. – Constit. “Coeli et terrae, etc.” A.D. 1586]

Notisi di passaggio, che il Vicario di Gesù Cristo segnala la donna come prediletto strumento del demonio. Superfluo rammentare che tal preferenza fatta alla donna, si trova dappertutto nell’antico paganesimo, sì come nella moderna idolatria, nell’Africa, nell’Oceania e altrove. Alle ragioni da noi arrecatene, san Tommaso aggiunge questa: « I demoni rispondono anche più facilmente, chiamati da vergini zittelle, a fine di meglio ingannare, col dar ad intendere con tale lustra, ch’essi amino la purità.» Checché ne sia, le donne lo piglino per salutare avviso, che per esse maggiore è il pericolo. Intenderanno perciò la necessità grande che hanno di star vigilanti, e sovratutto di guardarsi ben bene dal prender parte a veruna pratica sospetta, che potrebbe dare appiglio all’implacabile loro nemico di tirarle al suo servigio.

XIR212502 Pope Sixtus V (1520-90) (oil on canvas) by Italian School, (16th century) oil on canvas Chateau de Versailles, France Lauros / Giraudon Italian, out of copyright

Dalla bolla di Sisto V risultano due fatti. Da un lato, la molteplicità delle pratiche diaboliche; la si direbbe un generale sobbollimento dell’Europa, figlia del Risorgimento, al soffio dello spirito satanico; dall’altro, la durata di questi vituperosi fenomeni. « A malgrado di tutti gli sforzi della Chiesa, soggiunge il Pontefice, non s’è potuto ottenere l’estirpamento di queste superstizioni, di questi delitti, di questi abusi. Dì per dì si viene a conoscere che n’é piena ogni cosa; omnia piena esse. » È dunque un fatto interamente storico, che: un secolo dopo il Risorgimento, le comunicazioni di satana coll’uomo s’erano di bel nuovo fatte, come nell’antico paganesimo, generali, permanenti, indistruttibili, e che la possanza del demonio stendevasi, nella Città del bene, a limiti non conosciuti: omnia piena esse in dies detegantnr. Nè i pontificali divieti punto valsero a fermare il male. Il Bearnese, Loudun, Louviers, il paese del Nord, le Cevennes, il cimitero di san Medardo a Parigi ed altri luoghi, col diventare un dopo l’altro teatro di clamorose manifestazioni, mostravano che Satana restava padrone di larga parte del campo. Per gl’ingegni volgari, questi fenomeni erano ciurmerie e non altro, cose da contare a veglia: e la diabolica loro indole, affermata da qualcheduno, fu ostinatamente negata da tutta la setta degl’increduli. Nel secolo di Voltaire, negaronsi non che quelli, ma tutti gli altri fatti di tale natura. Divinazioni, evocazioni, patti, magia, possessioni, stregonerie, malefizi; si stabilì per principio ch’erano tutti sogni. Questa temeraria negazione della storia universale produsse generale indebolimento della credenza nel demonio, nelle sue pratiche ed influenza. Per non mettersi in contraddizione col Vangelo e la dottrina della Chiesa, i più cattolici dicevano che, per verità, quelle eran cose avvenute ne’tempi antichi, ma ne’ tempi moderni non ce n’era più esempio; « Difatto, soggiungeva la filosofia volteriana, il demonio, mercè il progresso de’lumi, altro non è più che un essere inoperoso e disarmato. Anzi si dà per certo che i più dei fatti a lui imputati dalla santa Scrittura, son mero effetto delle leggi naturali: calunniato a talento dal medio evo, ignorante e credulo, è ridotto oggimai ad essere semplice spauracchio delle vecchiarelle e de’fanciulli.» Cosi faceva molto bene il demonio le sue faccende, e s andava avvicinando allo scopo precipuo de’ suoi sforzi. Qual è ? togliere, dal cuore dell’ uomo la paura di lui; rendersi famigliare, a fine di far disprezzare le dottrine della Chiesa, e gettar via le armi antidiaboliche, di cui ella aveva provveduto i suoi figli. Ci è riuscito? interroghiamone la storia contemporanea.

   Rendersi famigliare. Avviene sotto i nostri occhi un fatto inaudito da’ popoli cristiani: fatto poco notato, ma tale che a noi par degno di essere anzi notato ben bene; attesoché forma uno de’più rilevati contrassegni dei tempi presenti. I secoli passati avevano paura del demonio. Il vero suo nome, il nome di Diavolo, non si pronunzia se non di rado, con certa quale esitazione, ed anche scrupolo. E anche adesso vi sono popolazioni, a grande loro ventura preservate dallo spìrito moderno, che nol pronunziano mai. Volendo parlare di Satana, dicono: la ‘brutta bestia. Tranne quest’eccezione, che va facendosi ogni di più rara, il nome di diavolo corre sulle labbra di tutti. Lo si pronunzia come quello della cosa più indifferente. Se non condisce le’ arguzie; se ne rinforza il giurare; serve di titolo ai libri alla moda, e d’invito alle rappresentazioni teatrali. I mercanti medesimi lo trovano buono per l’insegna delle loro botteghe. Si direbbe che il mezzo di tirare i lettori, o adescar gli avventori, sta nell’uso d’una parola, che faceva orrore a’nostri padri. Ci si permetta, a mo’di termometro di cotesto strano progresso, citare alcuni esempi, i più antichi de’quali non passano di molto un quarto di secolo. Roberto il diavolo – Programma di Roberto il diavolo – Canzone di Roberto il diavolo – Leggenda di Roberto il diavolo- Al più maligno di tutti i diavoli-Al buon diavolo- Al diavolo galante – Al diavolo a quattro – Ai diavoletti – Al diavolo verde – Dio e Diavolo – Angeli e diavoli- Un angelo ed un diavolo – Andate al diavolo – Il diavolo del mondo – Tormenta diavolo – Signor Belzebub – Signor Satanasso – Il diavolo e le elezioni – Il diavolo a scuola – Il diavolo nella pila dell’acqua benedetta- Il diavolo d’argento- Il diavolo dell’epoca- Al diavolo la franchigia-Diavolo o donna.

Il tic-tac del mulino del diavolo – L’ uomo del diavolo – Il diavolo in viaggio -Il diavolo a Parigi – Il diavolo a Lione – Il diavolo in provincia – Il diavolo pei campi- Il diavolo al molino – Il diavolo negli spogliatoi delle signore – Il diavolo ficcato dappertutto – Satana-Satanasso – Il diavolo – I cinquecento diavoli – Il diavolo verde – Il diavolo rosso – I poveri diavoli – I diavoli rosei – Il diavolo giallo-I diavoli neri -Il buon diavoletto – Il diavolo zoppo – Il diavolo a cavallo – Il diavolo medico – Il diavolo amoroso – Il diavolo ingannato -I diavoli di Parigi -I diavoli dei Pirenei – I diavoli dolci.- Frà diavolo – Giovanni diavolo – Confessione di Fra diavolo – Almanacco del diavolo – Gli amori del diavolo – Memorie del diavolo – Memorie di una diavolessa – La scienza del diavolo – 1 secreti del diavolo – Le avventure di un diavoletto – Il secreto del diavolo – Le astuzie del diavolo- La malizia del diavolo – La palude del diavolo – Il cerchio del diavolo-La parte del diavolo – Le pillole del diavolo-La casa del diavolo – Il castello del diavolo- I sette castelli del diavolo – La taverna del diavolo – Il pozzo del diavolo – I nomi del diavolo – Il gatto del diavolo – Il cavallo del diavolo – Il cane del diavolo – La cornamusa del diavolo – Il valletto del diavolo – La cantatrice del diavolo – Il danaro del diavolo I – soldi del diavolo – Il cassettino del diavolo – Lo schiaffo del diavolo – I trastulli del diavolo – Il figlio del diavolo – La figlia del diavolo – L’erede del diavolo – La stella del diavolo – Il viaggio del diavolo – La caccia del diavolo – La ronda del diavolo – 1 tre peccati del diavolo – 1 tre baci del diavolo – La cena del diavolo – Una lacrima del diavolo –L’orecchio del diavolo – La mano del diavolo – La coda del diavolo – Ritratto del diavolo – Fisiologia del diavolo. Ecco, con altri assai, i titoli di opere, di cui il secolo XIX va, da vent’anni in poi, fregiando le colonne del Journal de la libratine française. Ecco le insegne, con ritratto, che grandi e piccoli commercianti mettono sui muri delle nostre città; un nuovo patronato alla moda, sotto cui si pongono gli splendidi magazzini di lusso come le botteguccie de’ mercanti di zolfanelli. Non accade illudersi; questo nuovo fatto ha il suo significato. « La rivoluzione delle cose, dice un vecchio autore, non è punto più grande di quella delle parole. ” La popolarità d’una parola è segno della popolarità dell’idea. La facilità, la leggerezza, l’indifferenza con cui vedesi a’nostri dì adoperato un nome fino allora sempre abborrito, è dunque indizio dell’ imprudente dimestichezza del mondo presente, col suo più pericoloso nemico: sì come é indizio che le nostre idee sono, ma di molto, lontane da quelle de’nostri padri. Con tutto ciò rendersi famigliare non è che il primo grado del favore ambìto da satana: farsi negare, in sé stesso e nelle molteplici sue opere, é il secondo. Farsi rimettere in onore, è il terzo. Farsi rammentar come principe, è il quarto. Farsi adorar come Dio, è il quinto. E seguitiamolo in queste varie fermate del suo cammino, il cui termine finale si é il ristabilimento, sotto una od altra forma, dell’antico paganesimo.

Farsi negare. In altri tempi si credeva nel demonio, qual ci é fatto conoscere dalla rivelazione, e se n’aveva paura. Pei nostri avi, Satana non era altrimenti un essere immaginario, un’allegoria, un mito; ma sì un essere reale e personale come l’anima nostra. Non era altrimenti un essere innocuo, impotente; ma un essere essenzialmente malefico, causa della nostra rovina, sempre in azione dì e notte a tenderci insidie, e fornito di tremenda possanza sull’uomo e sulle creature. Difatti, la prima paura del fanciullo si ‘come l’ultimo terror del vegliardo, era il demonio. Quindi l’uso universale e religiosamente osservato, delle difensive insegnate dalla Chiesa contro le sue insidie e i suoi colpi. Quindi ancora la pena di morte, prescritta in tutti ì codici d’Europa, contro chiunque fosse convinto d’aver avuto commercio con questo nemico del genere umano. Adesso saltano fuori disposizioni affatto contrarie, cosicché è uno sgomento vedere, in mezzo alle genti cristiane, molte persone, la cui credenza nel demonio non é più cattolica. Gli uni l’hanno per un mito, e la sua apparizione nel paradiso terrestre sotto la forma di serpente, per una allegoria; altri, benché ne ammettano l’esistenza personale, ricusano di credere alla sua azione sull’uomo é sul mondo. Havvi di quelli che restringono cotale azione in certi limiti segnati dalla loro ragione; e non vogliono saper altro. Molti ancora non l’accettano che con benefizio d’inventario e, a malgrado di migliaia di testimoni, negano intrepidamente quello che non hanno veduto co’ loro occhi. Eccetto alcuni cattolici d’antica data, niuno v’ha che usi fedelmente le armi fornite dalla Chiesa, per tener lontano il principe delle tenebre. A’ fanciulli non se ne parla più, o se ne parla loro leggermente, e se ne dice quel po’ che ne dà la memoria, e come d’un essere antiquato. L’uomo adulto ed il vecchio, non avendo alcuna paura di lui, sogghignano, se voi manifestate d’averne. Agli occhi della legge, il commercio col demonio, o non ha mai esistito, o non esiste più, o non è un delitto. Quindi, ciò che vediamo oggidì, l’interpretazione razionalista di tutti i fatti diabolici dell’Antico e del Nuovo Testamento, la negazione della storia universale, e il disprezzo della dottrina della Chiesa intorno all’ angelo decaduto. Per ispingere quest’opera eh’è appunto la sua, il demonio si travisa sotto tutte le forme, fa tutti i mestieri, s’affibbia tutti i nomi. Sa darla ad intendere fin nelle manifestazioni medesime, che rivelano con la maggior evidenza, la orrenda sua personalità. Or sotto il nome di fluido nervoso, di fluido magnetico, di fluido spettrico, si spaccia per un agente meramente naturale. Or si chiama seconda vista; e non è che una semplice facoltà dell’anima. Qui, si fa passare per un angelo buono e dà pii consigli. Là è uno spirito arguto, che celia, che sghignazza, che vuol essere trattato come un trastullo o come un vano spauracchio. Altre volte si spaccia per l’anima d’un morto ammirato od amato, e ruba la confidenza. La qual ultima trasformazione, assai più pericolosa delle altre, è altresì la più comune; e si sa che è la base dello Spiritismo.

Qual è, per il padre della menzogna il benefizio di tutte codeste trasformazioni? Quello di eseguire il suo disegno senza patente d’autore; in altri termini, farsi negare. Ed è una grande scaltrezza la sua! Infatti, chiunque nega satana, nega il Cristianesimo. Chiunque snatura satana, snatura il Cristianesimo. Chiunque si burla di satana, si burla della Chiesa, le cui antidiaboliche prescrizioni, altro non riescono più che superstizioni da donnicciuole. Chiunque nega la malefica azione di Satana sull’uomo e sulle creature, accusa il genere umano di pazzia, sessanta volte secolare; e, stracciando una dopo l’altra tutte le pagine della storia, finisce nel dubbio universale. Con tutti i fatti summentovati, satana dice al mondo presente: Non aver paura di me. Vedremo adesso che il mondo presente risponde: No, non ho paura di te!

Farsi riabilitare. La dimestichezza del tempo presente col demonio, e, per conseguenza, la generale diminuzione della paura che deve incutere, è un fatto; ma questo fatto non è altro che il primo grado della satanica invasione: havvene un altro più incomprensibile, non meno vero, la redintegrazione dell’angelo decaduto. Il vero, dice un poeta, può talora non essere verosimile; é proprio il caso d’applicar questo detto al fatto che vogliamo segnalare. In fatti, non è ella cosa in credibilissima che, dopo diciotto secoli di Cristianesimo, nel bel mezzo del regno cristianissimo, si trovino uomini battezzati che si mettano da senno, e con ostinato proposito a rimettere in onore satana, il gran dragone, il grande omicida, l’impenitente autore di ogni male, giustamente fulminato dalla divina giustizia? Eppure bisogna crederla, perché vera. Dopo il Vangelo, il demonio aveva sempre ispirato alle genti cristiane un orrore ed abborrimento universale; e di questo duplice sentimento, erano chiaro segno le forme, gli atteggiamenti, il posto medesimo che artisti e letterati davano, nell’opere loro, all’implacabile nemico di Dio e dell’uomo. Adesso invece di metterlo alla gogna dello scherno e dell’obbrobrio come si merita, lo si lascia da parte, oppur lo si presenta sotto le forme men brutte, e si applaude agli sforzi di chi si prova a rappresentarlo quasi bello, in modo che tali sforzi hanno vanto di progresso sociale. Quella che si chiama la grande critica dà, in questo senso, certe sue sentenze regolatrici dell’opinione. Essa scrive: « Bello come tutte le creature nobili, più infelice che malvagio, il satana del sig. Scheffer, segna l’estremo sforzo dell’arte, per romperla una volta col dualismo, e attribuire il male alla medesima fonte che il bene, al cuore dell’uomo…. Egli ha perduto le sue corna e gli artigli; non ha conservato che le sue ali, sola giunta che ancora lo unisca al mondo sovrannaturale….

Si lasci al Medio Evo, che viveva continuamente in presenza del male, forte, armato, presidiato, di portargli’ quell’ implacabile odio, che l’arte rappresentava con cupa energia. « Noi oggidì siamo tenuti a meno rigore.. Siam biasimati di non esser più severi col male. Ma in realtà l’è questa una delicatezza di coscienza; si è per amore del bene e del bello che noi siamo talvolta sì timidi, sì deboli ne’nostri giudizi morali… Noi esitiamo a pronunziare sentenze esclusive, per tema ch’abbiamo d’avvolgere nella nostra condanna qualche atomo di beltà ». Quale si è questo nuovo obbligo imposto a chi, parla del demonio, di doverlo trattar con riguardo? Onde viene quest’obbligo strano; e che significa egli, imperocché qualche cosa significa? queste sacrileghe moine sono il termometro del progresso.

“Schiacciamo l’infame”, fu la parola d’ordine dello spirito infernale nel secolo passato: ed era nel suo periodo di distruzione.

“Adoriamo Satana”, è la parola d’ordine del medesimo spirito nel tempo presente: ed è nel suo periodo di ricostruzione. La medesima lega che combatteva per distruggere, combatte per edificare. Sulle rovine del Cristianesimo, che, a detta di lei, ha fatto il suo tempo, ella vuole ristabilire il regno, a suo avviso, troppo a lungo calunniato, dell’ angelo decaduto. A tal’uopo, mettono mano a riesaminare il processo di Satana, a farlo sorgere dal suo decadimento, ed a rimetterlo in onore dinanzi al mondo.

Meschinissimo ripetitore de’razionalisti tedeschi, il sig. Renan ha dunque petto di scrivere: « Fra tutti gli esseri già maledetti, per la tolleranza del nostro secolo risorti dal loro anatema, satana è senza alcun dubbio quello che ci ha più guadagnato nel progresso de’lumi e dell’universale incivilimento. Egli s’è raddolcito a poco a poco nel suo lungo viaggio, dalla Persia a noi; egli s’è spogliato di tutta la malvagità d’Arimane. Il Medio Evo, intollerantissimo, lo fece a suo senno brutto, malvagio, torturato e, per colmo di disgrazia, ridicolo.

« Milton finalmente intese il povero calunniato, e cominciò la metamorfosi che l’alta imparzialità del nostro tempo doveva compiere. Un secolo così fecondo come il nostro in ogni guisa di redintegramenti, non poteva mancar di ragioni per iscusare un rivoluzionario sventurato, spinto dal bisogno di metter mano ad arrischiate imprese. E si potrebbero far valere, per attenuar la sua colpa, molte altre ragioni, contro le quali noi non avremmo diritto di esser severi. »

Un de’ maestri del Renan, lo Schelling, va più in là; egli di satana fa addirittura un dio, attesoché Dio doveva avere un antagonista degno di Lui. Il Michelet, nel suo Corso di filosofia della storia, predice il ritorno del regno satanico; e nella Strega e’ si fa suo storico, narrando con amore ì trionfi di satana sovra Cristo. Il Quinet, che vuole soffocare il Cristianesimo nel fango, trova in satana nientemeno che il Principe, che ha dà riunir tutti i cuori. Il Proudhon desidera di sostituire satana; il diletto dell’anima sua, all’inconseguente riformatore che si fe crocifìggere. I Giornali rinomati pigliano la sua difesa e chiedono la sua completa riabilitazione. « Noi crediamo, dice l’Opinion Nationale, che questo Satana, cosi violentemente assalito dagli ultramontani, questo satana, del quale portiamo in fronte il segno, valga più della riputazione che si vorrebbe fargli. Molto a torto lo si dà per fondatore e per protettore del cesarismo, questo satana così calunniato. satana s’incaricherà nel compiere l’opera sua, di provare ai signori vescovi che non vi è bisogno del potere religioso per correggere il cesarismo. » E il “temp” esprime il dispiacere che gli cagiona la parte monotona di satana nel teatro : « È sempre, egli dice, lo stesso mistificatore mistificato. Gli si danno sempre i primi posti per togliergli crudelmente anche gli ultimi, e l’inevitabile voragine col suo zolfo, da lungo tempo scavata dall’industria, riceve sempre allo scioglimento, questo cornuto monarca, col mantello rosso, la cui missione, a quanto pare, è di arrabbiarsi senza riuscita, per la dannazione di alcune povere animuccie di contadini e di contadine. Che un uomo di spirito voglia ben darci una rappresentanza, una incantagione nella quale il diavolo, completamente riabilitato, assisterà nella serenità della sua gloria, alle vane imprese tentate per farlo discendere; sarà lui che nello scioglimento congederà gli angeli e ritirerà loro la direzione delle anime, per affidare ad essi quella dei palloni. Liberato dalle maledizioni secolari, non maledirà nessuno ; riconcilierà pure il Dio nero col Dio bianco, e proclamerà come coronamento della piramide luminosa, la libertà. »

Se questi ed altri non meno empi scrittori avessero, con queste loro enormità, destata una generale riprovazione, potrebbe dirsi che e’ son pazzi ed empi, senz’altro. Ma l’accoglienza fatta a tali inaudite bestemmie; ma il numero de’ lettori e degli encomiatori de’ libri che le contengono, non sono forse tal fatto che dà molto da pensare? Si può egli non vederci un contrassegno de’ tempi nostri ? La pubblicazione di quelle mostruose empietà non ha punto scemata, agli occhi dell’opinion dominante, la gloria de’ Renan, de’ Proudhon e lor simili. Punto non s’è chiusa in faccia loro la porta delle sale né delle accademie. Essi hanno larghe relazioni sociali; si siede a mensa, si conversa con essi, e si trovano amabili. I distributori della nomèa letteraria proclamano ad alta voce il loro ingegno; e le opere loro, tradotte nelle principali lingue, contano, rispetto a’libri cristiani, cento lettori per uno. Tali sono le bestemmie, ignote nella storia, che si stampano a’ tempi che corrono, non solo in Francia, ma anche in Allemagna, e che sono lette nell’antico e nel nuovo mondo. Ciononostante fino a questi ultimi anni, la redintegrazione, l’apologia di Satana non era passata fuori di certi libri ignorati dalla moltitudine. Per spingere avanti l’ opera infernale, restava da infettare il mondo de’ saputelli, gli sfaccendati e le donne. Ed ecco, dopo i filosofi ed i letterati delle accademie, venir fuori i romanzieri ed i comici, che si sono incaricati di renderlo popolare. La è la stessa’ tattica che satana adoperava, or fanno sedici secoli, per conservare il suo’ regno e impedire quello dello Spirito Santo; dopo Celso sofista, comparve Genesio istrione.

Nel 1861 venne fuori un romanzo, nel quale satana, trasformato in bellimbusto, è cosa tutta vaga e leggiadra. Contegno irreprensibile, maniere signorili; parla con eleganza, sorride con garbo, è spiritoso. Fuma, giuoca, danza a maraviglia; non si può dare maggiore amabilità. C’è egli a stupire se l’uomo, sotto tale metamorfosi empia e sacrilega, s’avvezza a guardare in faccia, a stringer la mano al suo eterno nemico? Il terrore che pur testé ispirava passa per vana paura; la malvagità, ond’è accusato, per calunnia nata dall’ignoranza e dalla superstizione. Qual mezzo di propaganda, il romanzo tiene un posto di mezzo tra il libro dotto ed il teatro. Da’ gabinetti di lettura, o dalla casa del rivenditore a minuto, il romanzo entra ne’ saloni del ricco, nella casa del borghese, nella capanna del povero. Coglie più o meno lettori; ma non parla agli occhi e non corrompe se non alla spicciolata.

Altra cosa è il teatro. Il quale col barbaglio delle decorazioni, còlla realtà de’personaggi, coll’arte degli attori s’impadronisce dei sensi tutti, e profondamente v’ imprime quel che vuole insegnare. Inoltre e’piglia addirittura la moltitudine. La commedia ottiene ella favore da venirne in voga? State sicuri che dopo venti rappresentazioni, gli scherzi, i lazzi, le massime, i biasimi, gli elogi eh’ essa contiene, diventeranno purtroppo sentenze in bocca a molte e poi molte persone d’ogni educazione e grado. Ond’è che il vero mezzo di mettere in derisione l’uomo più venerando, o la cosa più sacra, si è di farli comparir su’ teatri; Il demonio l’ha intesa meglio di chiunque. All’uopo di rendere popolare la sua redintegrazione, facendo mettere in derisione i dommi cristiani che concernono lui, s’è reso padrone d’un importante teatro della capitale de’ lumi; e vi fa rappresentare questo, che ora diremo. In una dell’ultime giornate d’agosto del 1861, sulle mima di Parigi vedevasi un cartellone azzurro, con entravi stampato a grandi caratteri : La beltà del diavolo, commedia fantastica in tre atti’. Della quale ecco qui un cenno: ci si presenta dinanzi uno spazzo riccamente decorato; gli è un appartamento dell’inferno; la camera da letto di Monsieur Satan. Vedesi, attraverso le bianche cortine d’un letto voluttuoso, la testa d’un giovane elegante, il quale chiede che lo si venga a vestire. Ed ecco tavole e tavolini coprirsi di cosmetici, di ampolle, di ferri da parrucchiere, portati da certi diavoletti, famigli di satana. Il quale, uscito di letto,, si fa vestire e azziniare; in modo ch’egli stesso s’ammira, e si fa ammirare dagli altri. Ebbro di sua bellezza, .s’impromette di far molto bene i suoi fatti, e annunzia un ballo per la sera. Sei ballerine dell’ Opera cascano, proprio allora, nell’inferno: e al suono de’ musicali strumenti si danza allegramente. satana dà di mano alle ballerine giunte testé e, ballando, si permette con esse certi detti e certi gesti, che però non hanno l’esito ch’ei ne vorrebbe. Infuriatone, domanda a tutti i demoni s’e’non è sempre il re della bellezza: e gli si risponde con qualche esitanza. Allora satana dà affatto ne’lumi e vuol sapere che sia avvenuto della sua bellezza. Un dannato, di professione magnetizzatore, si offre di svelargli 1’arcano. E viene in scena Madama Satan; la quale, magnetizzata, é interrogata, che sia avvenuto della bellezza di suo marito. Madama Satan non risponde, ma s’agita grandemente sulla sua seggiola. Si torna a magnetizzarla, cosicché, carica di fluido, s’addormenta profondamente. Interrogata di nuovo, dice; son io che ho tolta la bellezza a mio marito. — Perché? — Perché ne abusava! — Che ne hai tu fatto ? — L’ho data ad una giovinetta di Normandia, — Di qual villaggio ? (lo nomina.) — Quando gliela hai data? — Quel di medesimo che l’ho tolta a mio marito; quella giovinetta è nata quel dì. satana non chiede altro. Manda pel suo cocchiere, fa allestire la sua vettura alla Daumont e, trasformato in ispettore delle scuole primarie, parte, col dannato magnetizzatore, in cerca della sua bellezza. Giunto nel villaggio, entra nella scuola, esamina le giovinette e ne chiede l’età. Le n’ha otto nate lo stesso dì: quale è quella che possiede la bellezza di satana? Impossibile saperlo. Quel ch’ è certo si è che satana ricupererà la sua bellezza, quando quella giovinetta l’avrà perduta. Per consiglio del magnetizzatore, si decide che si piglieranno tutte otto le giovinette, e le si meneranno a Parigi. Affascinate, innamorate pazze, partono per la capitale in compagnia di satana e del suo pedissequo. La loro virtù non tarda a fare naufragio, nella via di Boemia, della quale si dà una particolareggiata descrizione, discretamente sozza e prolissa. Vituperata l’ultima, torna la sua beltà a Satana che, pavoneggiandosi, ritorna a farsi ammirar nell’inferno, dopo aver promessa fedeltà a sua moglie. Tale si è quest’ignobile farsa, in cui non v’ha né arte, né gusto, né lingua francese, ma, in loro vece, lussuria ed empietà fetente. .satana trasformato in ganimede, fashnonable; l’inferno cambiato in sontuoso albergo, a cui s’arriva colla valigia da viaggio; una casa di tolleranza, dove si beve, si giuoca, si balla, si diserte e se n’esce in calesse in cerca di avventure. Oh! che cosa è mai tale commedia se non un lungo scherno de’ dommi cristiani, una cinica profanazione de’ più tremendi misteri dell’ eternità? Chi è che, dopo aver veduto, applaudito, assorbito questa sacrilega beffa, ancora serbi il menomo orror del demonio,’ il menomo timor dell’inferno? diciamolo pure a nostra vergogna: nel mondo cristiano non s’era veduto mai e poi mai tale scandalo. Eppure v’ha uno scandalo peggiore ancor della sozza commedia, ed è la voga ch’ell’ebbe. Chi crederebbe mai che somigliante mostruosità fosse rappresentata sessantatre volte di seguito? e in uno de’teatri più frequentati di Parigi, il teatro del Palais-Royal! C’è egli più a stupire se, quel medesimo anno, alla presenza d’immensa turba, si è potuto fare e freneticamente applaudire: “un brindisi alla morte del Papa, ed alla salute del diavolo”?

Ecco a che punto ci troviamo nel XIX secolo dell’era cristiana. Per sintomo, noi non conosciamo altra cosa più grave di tale commedia. [certo mons. Gaume sarebbe impallidito trasecolando davanti agli spettacoli blasfemi moderni, pieni di volgarità, bestemmie, sconcezze innominabili, mottetti stercoracei spacciati per artistiche forme di libera di espressione, oramai presenti in modo più o meno velato e spudorato in quasi tutti gli spettacoli teatrali, nonché televisivi, da tutti visibili – bambini compresi – a qualsiasi ora del giorno – n.d.r. -] Cosi la pensa anche un valente scrittore, del quale ci piace allegare questa pagina : « Il demonio, ei dice, aveva sempre avuta finora una sua forma incontrovertibile, una specie di forma classica, che i maestroni in letteratura, fino allo Scribe medesimo, adoperavano a lor senno senza alterarla se non il men che potessero. Il demonio faceva sempre una brutta parte e senza ambagi. Adesso l’ideale del demonio s’è fatto color di rosa. La sua personalità tutta leggiadra sembra l’eroe della canzone di Béranger: « Ella appare, Spirito, Fata o Bea, ma giovane e bella, col sorriso sulle labbra. ». « Per esempio, nella Bellezza del diavolo, non può essere a meno che sua signoria il demonio, non renda tutta cara ed amabile la infernale personalità. Le sue malizie sono benefiche, le sue gherminelle son tratti d’un buon genio della Boemia parigina. Ecco dunque all’ideale cattolico del demonio, ideale stupendamente vero, che esprime o rappresenta il sensualismo al suo più alto grado, l’uomo bestia, opposto un ideale tutto contrario. « La è pure una grande stranezza! che neghino le verità del Cristianesimo coloro, che dalla forza delle cose furono tenuti fuori della loro luce, s’intende: ma osare ammettere, mentre tutto il resto si nega, la personalità infernale, e riconoscerla per glorificarla, redintegrarla, farla amare! gli è un fatto, incomprensibile; incomprensibile e gravissimo, attesoché fa contro una verità tutt’insieme religiosa e razionale, per distruggerla à sangue freddo e senza alcun prò. Qui non è più solo il caso di manifestazione d’amore del sovrannaturale; ma d’occulta influenza dello Spirito del male. »

Farsi chiamar re. Quando il razionalista del secolo XIX non riduce il satana biblico ad un essere meramente immaginario, egli ne fa un essere degno di compassione. Non é altro che un rivoluzionario sventurato; e chi, più o meno, non l’è, a’ tempi nostri? In esso, personificazione vivente del male e della sozzura morale, 1’artista sa trovare un tipo non privo di nobiltà né di bellezza. Il romanziere ve lo trasforma in damerino del Jockey-Club, dalle eleganti maniere. Il comico ve lo rappresenta per l’allegro padrone di casa dell’inferno, e l’inferno per un luogo di diletto, dove si trovano riuniti piaceri d’ ogni sorta. E con tutto ciò il proteggere, scolpare, far bello satana e chiedere, in nome del progrèsso, che gli si dia diritto di cittadinanza nelle cristiane società, non basta altrimenti; si vuole che diventi, come già in altri tempi, principe e Dio del mondo. Ed egli stesso aspira, come a sua ultima mèta, nientemeno che a questa duplice supremazia, cui pretende di riacquistare. Ed invero, la rivoluzione è, a’ tempi che corrono, la più formidabile potenza, e, tranne il caso d’inauditi miracoli, sarà la regina del mondo. E che altro è la rivoluzione se non l’abbassamento di Dio, e l ‘esaltamento di satana? Or bene, la rivoluzione diceva testé, per bocca d’un de’ suoi figli, a’ fratelli sparsi per tutta la terra : « Lucifero è il capo della piramide sociale. E lui il primo operaio, il primo martire, il primo ribelle, il primo rivoluzionario. Noi rivoluzionari; democratici, socialisti, dobbiamo per rispetto e gratitudine portare sulla nostra bandiera, la cara immagine dell’ eroico insorto, che primo osò rivoltarsi contro la tirannide di Dio.1 » [Discorso di un rifugiato di Londra pronunziato alla taverna de’Frammassoni, 1862.]

Dopo aver approvato l’odio di Dio, con iscrivere: Dio è il male; un altro bestemmiatore, ben noto, dà il suo cuore a satana, e l’invoca con tutte le sue forze. Chi dedica la sua penna, gli consacra la sua vita e invita tutta quanta, l’Europa a seguire il suo esempio. « Vieni, dice, vieni, o satana, il calunniato dai sacerdoti e dai re; vieni ch’io t’abbracci e ti stringa al mio seno! È «già gran tempo che ti conosco, e tu conosci me. Le tue opere, o benedetto dell’anima mia, non sempre sono belle né buone; ma esse sole danno un senso all’ universo egl’impediscono d’essere assurdo. che cosa sarebbe, senza te, la giustizia? un istinto. La ragione? una consuetudine. L’uomo? una bestia. Tu solo animi e fecondi il lavoro; tu fai nobile la ricchezza; tu servi di scusa all’autorità: tu metti il suggello alla virtù. Spera, si spera ancora, o proscritto…. » Il resto la nostra mano non osa più trascriverlo. Il Proudhon non è se non un consequenziario. Da quel di che suonò alle orecchie de’ giovani europei il detto, diventato assioma dell’insegnamento pubblico: « Il Cristianesimo è vero, ma non è bello: non è bello né in letteratura, né in poesia, né in eloquenza, né in pittura, né in scultura; per avere il bello, bisogna cercarlo nel paganesimo. È là ancora, è là soltanto, che si trovano le grandi civiltà, i grandi uomini, le forti istituzioni, la vera sapienza e la vera libertà: » da quel dì, dico, satana si mise in cammino per rientrare nel mondo cristiano, e formarvi di nuovo la sua città. E l’imprudente Europa gli faceva un ponte d’oro: vediamo se egli ha saputo valersene.

Qual è il re della moderna Europa, considerata nei generali suoi contrassegni? Re dell’Europa moderna è colui che là governa nell’ordine dell’idee e nell’ordine de’ fatti. Ora, sette grandi fatti intellettuali e materiali, religiosi e sociali costituiscono l’Europa moderna. Il Risorgimento, il Razionalismo, il Protestantismo, il Cesarismo, il Volterianismo, la Rivoluzione francese, e la Rivoluzione, propriamente detta, le danno una sua impronta, le imprimono certe sue tendenze: e colui che le ha prodotte, che le fa durare, che si sforza di applicarle, fin nelle ultime loro conseguenze, questi è il vero re dell’Europa moderna: è egli lo Spirito Santo? E venendo a’ particolari, chi è che forma l’opinione pubblica? Le inaudite bestemmie summentovate sarebbero state impossibili nel Medio Evo; non ne sarebbe pur venuto il pensiero in veruna testa. E se alcuno avesse osato proferirle, l’Europa di Carlo Magno e di san Luigi si sarebbe turate le orecchie per non udirle, e il bestemmiatore avrebbe espiata la sua sacrilega audacia col supplizio. Or come vuole essere chiamato lo Spirito che regge una società, nella quale si può impunemente, pronunziarle, che se ne mostra indifferente, ne ride, le accetta? Forse do Spirito Santo?

Quale Spirito regna sulla stampa in generale, sulle arti, sui teatri, nelle accademie’, sui romanzi, ne’ giornali, sugli scrittori più in voga, di ogni nome e colore, innumerevole turba sparsa per tutta Europa e che semina a piene mani la menzogna e la corruzione, come l’agricoltore sparge il seme nel suo campo? Forse lo Spirito Santo? Qual si è il legislatore che ha fatto mettere ne’ codici dell’Europa moderna il divorzio, distruggitore della famiglia cristiana; il matrimonio civile, concubinato legale; la libertà de’culti, ufficiale diploma dato a tutti i falsificatori della verità, negazione autentica di ogni religion positiva ; sacrilega ironia, in virtù di cui i sudori de’ popoli servono a mantenere in piedi il cattolicismo che afferma, il protestantesimo che nega, il giudaismo che si ride dell’uno e dell’altro? Forse lo Spirito Santo?

   E non vediamo noi autorizzato, sotto i nostri occhi nella Capitale del regno cristianissimo, il pubblico culto di Maometto? Fra tutte le città cristiane, Parigi, anima delle crociate, la città di san Luigi, doveva, pare, essere l’ultima ad avere una moschea : ed è la prima. È egli lo stesso Spirito che regna sulla Parigi del Medio Evo e quella del secolo XIX? Questo fatto, del quale han certo dovuto fremere nelle lor tombe le ossa de’ nostri padri, non segna per altro ancora l’ultimo grado della supremazia che noi andiam qui segnalando : quell’ultimo grado sta nel trionfale cantico che la parigina moschea ispira agli organi dell’opinion pubblica. « Musulmani, e’ dicono, faranno lor vita in Parigi, nella città di Clodoveo e di san Luigi, frammisti a’ nostri soldati e collo stesso ordine e disciplina. Basta questa parola per segnare l’ importanza d’ un fatto che non sarebbe modesto se non in forza del prodigioso cambiamento che si fece nelle nostre idee e ne’ sentimenti da un secolo in poi. Si, è questo uno degli avvenimenti caratteristici della storia dell’ incivilimento Europeo…. Il filosofo medita e ammira. E si pensi un poco alle tante lotte che questo semplice incidente rammenta sostenute contro i pregiudizi di razza, ed alle vittorie ottenute sul fanatismo. » Cosi, ad essere la più religiosa delle cinque parti del mondo, altro più non manca all’ Europa moderna se non i templi de’ Mormoni, i templi di Budda, le pagode di Confucio, i santuari di tutti gli dèi dell’Africa e dell’Oceania. Se non è questo un chiamare al trono il padre della menzogna, e vagheggiare i bei dì dell’antico suo regno, qual più lo sarà? Da ultimo, da chi vuolsi dire ispirata la politica d’un mondo che si dice cristiano, e che spinge con babilonico furore a tutti i materiali piaceri, come se l’uomo si rigenerasse ingrassandolo; che sotto il nome di diritto nuovo, inaugura il diritto della forza: diritto antico, abolito col regno di satana; che sotto le parolone di “progresso” e di “libertà” cela la secolarizzazione delle società e la loro emancipazione sempre maggiore dall’autorità del Cristianesimo; che fa, incoraggia, o lascia fare la guerra al Papa; che lo insulta, lo calunnia, chiede ad alte grida che questo padre universale de’ credenti venga spogliato dell’ ultimo lembo di terra indipendente, in cui possa posare là sua testa ? Forse dallo Spirito Santo fondatore della Chiesa? Addormentatori e addormentati, voi negate l’esistenza del demonio e la sua azione sull’uomo; diteci dunque quale Spirito governi il mondo presente, considerato in generale?

-madonna-di-fatima

[Mons. Gaume certo immaginava che questo fosse solo l’inizio, ma probabilmente non avrebbe mai pensato che il “principe” avrebbe addirittura preso dimora nel Tempio Sacro, come da terzo segreto di Fatima:

“effettivamente satana riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa” !

Cosa dovremo aspettarci ancora?

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.