La strana sindrome di nonno Basilio -13-

 

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La strana sindrome di nonno Basilio-13-

   Eccomi ancora qui, esimio direttore, spero di non essere diventato una presenza ingombrante per lei e per i suoi lettori. Oggi le voglio raccontare un episodio occorsomi recentemente che mi vede protagonista con i soliti miei nipoti ed una figura nuova, nientemeno che una “fiamma” ( anche se mi pare che me ne avesse già presentata un’altra non molto tempo fa … ma … questi giovani!) di mio nipote Mimmoo, una certa Martina, una bella ragazza, per la verità, dall’aria seriosa, forse con un tantino di “puzza al naso”, molto sicura di sé, ma gentile nei modi e rispettosa. Era un giovedì, lo ricordo bene, perché è il giorno dedicato tra l’altro alla preghiera per i sacerdoti, giorno in cui recito abitualmente la “preghiera infuocata” di San Luigi Maria Grignion De Montfort, sottolineandone alcuni punti con i miei nipoti. Trattasi, come lei ben sa, di una stupenda preghiera dai toni profetici, che il Santo faceva per invocare l’aiuto di Dio e della Santa Vergine sui sacerdoti della sua congregazione, ed è zeppa di riferimenti biblici sia vetero-, che soprattutto neo-testamentari. Si sprecano naturalmente le citazioni dal salterio, a cominciare dall’incipit “Memor esto congregationis tuæ quam possedisti ab initio …” dal salmo LXXIII e via via, fino ad un’ampia citazione dal Salmo LXVII, che, le dico sinceramente, è uno di quelli miei favoriti anche se, come concordano unanimamente i Padri della Chiesa, di problematica comprensione, e di cui il Santo della Vandea offre una interpretazione veramente illuminante, e attinente ai nostri tempi. Caro direttore, colgo qui l’occasione per invitarla a pregare, lei con i suoi lettori, per i sacerdoti di questa “congregazione” degli ultimi tempi, che consentirà alla Chiesa attraverso l’unica “vera” linea apostolica, di rivivere e tornare agli splendori più vivi, con questa stupenda orazione, che a quanto sembra è finita nei cassetti polverosi, sostituita da preghiere banali, impregnate di ecumenismo indifferentista, impastate spesso con elementi sentimentali e sociologici di dubbia interpretazione, e finanche veicolo di “sterco” gnostico. Qui siamo nella sicurezza “cattolica” della vera tradizione!! Pare che sia efficace anche nei casi più difficili! A questo punto si inserisce Martina, che esordisce dicendo che in effetti la Bibbia è l’unica norma di fede e di morale, e scoprendo subito la certe, prosegue col dire che la giustificazione si ottiene per grazie mediante la fede, indipendentemente dalle opere buone, e dal rifiuto del Magistero ecclesiastico in nome del sacerdozio universale dei fedeli e dell’assistenza diretta dello Spirito Santo ai fedeli che leggono la Bibbia, ciò che giustifica il libero esame. La mia chiesa, dice tra lo stupore di tutti noi, è costituita dalla comunità dei fedeli, in cui i pastori hanno il compito di predicare la parola di Dio e amministrare i sacramenti che sono due, il Battesimo e la Cena. Il culto consiste nella predicazione della parola di Dio e nella Santa Cena, si rifiuta il concetto di Messa come Sacrificio, ma si ritiene ci sia una consustanziazione, ossia una specie di presenza di Cristo nel pane e nel vino. A questo punto, subodorando la magagna, dico: “visto che tu hai apprezzato i versetti biblici, cara Martina, ti chiedo, ma cosa è per te la Bibbia? Lei prontamente mi risponde: “La Bibbia è tutto, è una rivelazione completa, pertanto non c’è bisogno di nient’altro, né di documenti, né proposizioni, né dogmi o asserzioni presunte”. “Martina, scusami -ribatto io- visto che dici di conoscere bene la Sacra Scrittura, ma in quale passo è scritto questo?” “Ma guardi, mi risponde, lo ritengo evidente. La presunta Tradizione è da evitare … rappresenta un’aggiunta papista non sostenuta dalla Bibbia”. Figlia cara, ribatto io, la Tradizione è tutto ciò che non è scritto nella Bibbia, conservato per ininterrotta trasmissione orale e scritto successivamente in vari documenti della Chiesa, in parte divenuto articolo di Fede in seguito alla proclamazione di dogmi da parte del Papa o di atti di Concili. Non ha valore … e perché? C’è forse un passo, un capitolo, un versetto della Bibbia che dica di essere l’unica fonte della dottrina? Dimmi dove questo è scritto!!…” “… non saprei,… no non c’è”. Cara Martina, alla fine del vangelo di San Giovanni si afferma esplicitamente ed espressamente che tutti i libri del mondo non basterebbero a contenere l’immensità della Rivelazione divina, e che le poche cose scritte sono state scritte per la salvezza degli uomini, perché credendo abbiano la salvezza nel nome di Cristo”! “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. (Giov. XXI, 25) … “ma quella di Giovanni è una semplice figura retorica “… “Beh, visto che tu capisci tutto e tratti il Vangelo come un qualunque testo letterario e non come parola di Dio”; “no, no, aspetti … sì, è parola di Dio, ispirata non dettata”.  “Cara Martina, Dio quindi ha parlato a patriarchi, profeti, apostoli, ma ti chiedo ancora … Gesù, ai suoi Apostoli in particolare, ha mai ordinato di scrivere”? “Ma … non c’è la prova …” risponde lei imbarazzata, “E allora come mai sono stati scritti? Una cosa ascoltata o vista da persone diverse, viene raccontata o descritta in modo diverso, anche perché fatto in tempi diversi … l’ispirazione quindi non preserva da imprecisioni o inesattezze umane. Ciascuno ha scritto quello che ricordava. Ad esempio in San Matteo i ladroni che insultavano Gesù erano due, mentre in San Luca era uno solo, mentre l’altro Lo implorava di ricordarsi di lui … la parola di Dio si contraddice forse?” “Ah,no … non è possibile …”! “Ecco, vedi che discrepanze del genere provano che i due Autori attingono alla medesima tradizione, ricordata in modo diverso evidentemente … Questo dimostra quindi la priorità della Tradizione sulla Scrittura, che tu pensi di conoscere solo perché ogni tanto citi qualche versetto con il quale sei stata imbeccata … e ancora, perché S. Paolo scrive: “Restate saldi… e conservate le tradizioni che vi sono state insegnate, sia a VIVA VOCE, sia per iscritto” (II Tess. II, 14)! “E poi, Martina, perché le Traduzioni della Bibbia in tutte le lingue volgari senza conservare gli originali autentici?” Qui con aria seccata, un po’ saccente, esplode: “.. la Chiesa papista aveva vietato le traduzioni per mantenere il suo controllo autoritario … la gente spasimava per poter leggere la Bibbia, ma non poteva perché solo pochi dotti conoscevano le lingue antiche …”. Qui si inserisce la Caterina, mia nipote, un po’ a sorpresa: “… e quali conseguenze ha avuto la diffusione della Bibbia tradotta in tutte le lingue … finalmente a disposizione di tutti, grazie all’invenzione della stampa? La conseguenza più funesta è stata, ovvio, l’interpretazione a proprio piacimento, col risultato di una confusione babelica, quello che volevano appunto i settari, e che la Chiesa voleva evitare e che faceva sia con la spiegazione corretta ed univoca dei Padri e dei dottori riconosciuti, sia di Occidente che d’Oriente, sia con la Storia Sacra divulgata con mezzi visivi (sculture e affreschi …) e sonori (canti inni e mottetti sacri)! Dalla materna sollecitudine della Chiesa, la gente, anche se analfabeta, poteva imparare tutto quello che c’era da sapere per salvare l’anima”. “E già – riprende col viso congesto Martina – solo quello che serviva al potere papista … la Bibbia doveva essere alla portata di tutti! …”. Ma si doveva pure interpretare! “A questo ci hanno pensato Lutero ed i vari interpreti protestanti …”. “E tu, cara Martina, tu ritieni di saperla spiegare meglio dei vari Papi e dei dottori della Chiesa? Ma che modestia … e chi ti da l’autorità e la certezza che la tua interpretazione sia corretta?”. “… e poi vorrei farti un’altra domanda elementare, (ma d’altra parte, io che sono oramai “al lumicino”, posso permettermi solo questo …). Scusami, Martina, ma … Cristo è un’unica Persona? E perché avrebbe dovuto fondare più chiese?”. “Si, ma le ha fatte fondare dai suoi Apostoli” “… e che cos’è la Chiesa?” … “La Chiesa è comunità dei credenti”, mi risponde prontamente” … “ma credenti in cosa”? ribatto io … le varie confessioni divergono tra loro in fatto di dottrina, come possono costituire una comunità? … ci sono quindi credenze correte ed altre non corrette … dunque sono portato a pensare che alcune confessioni sbagliano, visto che pare ce ne siano in giro circa sedicimila!?! … lo scopo delle sedicimila sette è quindi solo negativo, cioè niente carità, niente verità, solo unione per distruggere la Chiesa unica e vera, quella Cattolica romana, in combutta con le conventicole esoteriche, gnostiche e mondialiste. E allora se nelle varie confessioni ci sono dottrine false, qual è la vera dottrina?”. “Ma è quella luterana epurata dagli errori papisti” mi risponde piccata!. “Perdonami ancora, Martina, ( … ho come il sospetto che cominci ad infastidirsi …) ma se il Fondatore è unico, doveva lasciare la continuazione della sua opera ad un suo Vicario, e questi ad un altro dopo di lui e così via … e visto l’importanza dei Martiri era ovvio che il luogo che aveva visto il martirio del primo Vicario, dovesse essere il cuore della Chiesa”. “Ma questo non dimostra che il vicario debba essere necessariamente il Vescovo di Roma!”, mi rintuzza altera! “E chi dovrebbe essere secondo te? Tutti i successivi Vicari di Cristo: Lino, Cleto, Clemente, Sisto e … fino a S. Marcello I (mi rivolgo a Mimmo che assiste …, un po’ “sulle spine” e via via sempre più paonazzo a questo dialogo) prima di Costantino il Grande, che ufficializzò poi il culto nell’Impero, sono morti martiri a Roma (l’unico a non essere ucciso, ma solo per caso, fu il diciassettesimo: Papa S. Callisto). E sempre a Roma, il centro della Chiesa, designato da Cristo stesso. il Signore Gesù, che, apparso a S. Pietro che fuggiva dalla furia neroniana, appena fuori Roma, alla richiesta: “quo vadis Domine?”, risponde “… a farmi crocifiggere di nuovo a Roma, al tuo posto”. Allora Pietro comprende il senso della missione affidatagli e ritorna a Roma per affrontare impavido il martirio sulla croce a testa all’ingiù”. “Ma è solo una leggenda, sbotta ancora Martina!”. “Certo tutto il Cristianesimo è una leggenda, come vuole la “riforma” dalla quale nasce lo scetticismo, la secolarizzazione, il rifiuto del soprannaturale, il nulla per finire nel pleroma o nell’ensof! Infatti le filosofie successive, provenienti dalle conventicole dei rosa+croce e dallo gnosticismo giudaico-massonico, dal naturalismo al nichilismo, attraverso i secoli, sono state generate dal pensiero protestante, ferocemente anti-tomistico, così come lo sfruttamento dei popoli mascherato da lotta di classe, e finanche il “modernismo” infiltratosi subdolamente nella chiesa di Cristo, Una, Santa, cattolica, Apostolica Romana … ma di questo parleremo un’altra volta. E poi che cosa è una leggenda? È “ciò che si legge” si legge ciò che è stato scritto per tramandarne la memoria, perché era un fatto buono, di amore, che non andava dimenticato … sono le radici della nostra cultura, del nostro essere, del nostro esistere. Leggende autentiche, di verità, di apparizioni, di miracoli. Ma credendo solo in una Bibbia manipolata a proprio uso e consumo, mutilata, interpretata da chiunque, anche senza essersi sottoposto alla prova del palloncino per verificarne il tasso alcoolemico … è così che il ramo amputato dalla vite si secca e muore per essere gettato nel fuoco”. E a proposito di alcool, stanco di blaterare, invito la bellicosa Martina a bere con me un “goccetto” di buon vinello nostrano, tanto per lubrificare le corde vocali, ma lei … non capisco perché … rifiuta! E poiché vedo che Mimmo la porta via imbarazzato e celere, la invito a tornare per poterle chiedere delle altre stranezze, che puzzano di eresia da un miglio di distanza, da lei professate. Direttore, prosit! Saluti e … sentirà, … ne vedremo ancora di belle!